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    Auto, Urso: occorre rimodulare gli incentivi, priorità ambientale svecchiare il circolante

    (Teleborsa) – Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha dichiarato che è necessario “predisporre una rimodulazione degli incentivi prendendo atto della realtà anche al fine di svecchiare il parco autovetture circolante che è vecchio e altamente inquinante”. Durante un’interrogazione del PD alla Camera sulle misure per il settore automotive il ministro ha riferito che “nel 2022 sono rimaste inutilizzate sull’elettrico risorse per 127 milioni di euro”, mentre per quel che riguarda il 2023, “dei 425 milioni complessivamente stanziati per le auto elettriche ed ibride sono stati ad oggi utilizzati solo 33 milioni. Meno dell’8%”. Sono invece andati esaurite le risorse stanziate per l’acquisto di auto a basse emissioni, quelle nella fascia 61-135g CO2/km.La vera priorità ambientale secondo il ministro è quindi quella di “agire sul potere di acquisto di coloro che hanno più difficoltà a sostituire la loro autovettura con una nuova a basse emissioni”.Il ministro ha risposto anche ad un’interrogazione di deputati di Forza Italia sulle chiusure di attività nelle città italiane e l’adeguamento delle locazioni commerciali. “Occorre contrastare la desertificazione attraverso una strategia complessiva che, in aggiunta alla risposta emergenziale con ristori e sgravi fiscali, preveda misure di carattere strutturale e di sistema con la consapevolezza di quanto importante sia presidiare i centri urbani”, ha affermato. Oltre alla misura fiscale relativa all’estensione della cedolare secca agli affitti degli immobili commerciali, Urso ha sottolineato che il governo è impegnato a “individuare misure specifiche per il settore e per questo abbiamo insediato il tavolo di confronto stabile sulla distribuzione del commercio presso il ministero e dalle risultanze del quale sarà possibile valutare la percorribilità di altre misure in ordine alla fissazione di una soglia massima per gli aumenti dei contratti di locazione”. LEGGI TUTTO

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    USA, PMI servizi marzo sale a 52,6 punti: aumento più rapido da giugno

    (Teleborsa) – Si conferma in miglioramento il settore dei servizi negli Stati Uniti a marzo 2023. L’indice PMI dei servizi definitivo, elaborato da S&P Global, si è portato a 52,6 punti dai 50,6 del mese precedente e risulta inferiore ai 53,8 punti stimati dagli analisti ed emersi nella stima preliminare.L’indice, che rappresenta un sondaggio sui direttori acquisto delle aziende attive nel settore terziario, resta dunque al di sopra la soglia dei 50 punti, che fa da spartiacque con tra espansione e contrazione. Sale anche l’indice composito, che tiene conto anche della variazione del PMI manifatturiero, e si attesta a 52,3 punti, rispetto ai 50,1 punti del mese precedente e ai 53,3 punti della stima di consensus.”L’attività commerciale nel settore dei servizi è cresciuta a un ritmo più rapido a marzo, poiché il ritorno alla crescita dei nuovi ordini ha supportato l’economia statunitense, che ha visto l’aumento più rapido della produzione del settore privato dallo scorso giugno – ha commentato Sian Jones, economista senior presso S&P Global Market Intelligence – Miglioramenti nella spesa dei clienti in tutto il settore dei servizi l’economia ha contrastato un altro calo delle vendite manifatturiere”.”La maggiore domanda del settore dei servizi e l’aumento della pressione sulla capacità hanno stimolato un altro round di creazione di posti di lavoro, con il tasso di crescita dell’occupazione che ha leggermente accelerato fino al massimo di sei mesi”, ha aggiunto.”Tuttavia, le preoccupazioni per l’impatto dell’inflazione e dei tassi di interesse più elevati sulla spesa dei clienti sono rimaste evidenti – ha spiegato l’economista – L’ottimismo presso i produttori di beni e i fornitori di servizi è diminuito da febbraio a causa delle elevate pressioni sui costi. Tuttavia, l’inflazione dei prezzi di vendita ha nuovamente accelerato a causa di condizioni della domanda più accomodanti. L’aumento delle tariffe contrasta con l’andamento dei prezzi degli input, che sono aumentati al secondo ritmo più lento da ottobre 2020″.(Foto: Foto di Saulo Mohana su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Bonus edilizi, ricessione crediti fiscali: accordo tra Intesa Sanpaolo e Luiss Guido Carli

    (Teleborsa) – Intesa Sanpaolo e l’Università Luiss Guido Carli hanno siglato un accordo per la ricessione dei crediti fiscali legati ai Bonus Edilizi e al Superbonus per un valore fiscale pari a 60 milioni di euro. Intesa Sanpaolo è stata la prima banca ad annunciare l’operatività in ambito Superbonus, Ecobonus e Sismabonus ad agosto 2020 e, attraverso un sistema di controlli monitorato dal partner Deloitte su una piattaforma online dedicata ai clienti Intesa Sanpaolo, ha acquisito oltre 16 miliardi di crediti fiscali, pari al 50% del mercato, che corrispondono a circa 200mila pratiche evase per oltre 70mila clienti associati ad oltre 160mila immobili riqualificati sul territorio nazionale.Il Gruppo guidato da Carlo Messina è stata inoltre la prima banca italiana a dare piena attuazione al Decreto Aiuti, che ha previsto la ricessione al mondo delle imprese con la finalità di ampliare la capacità fiscale delle banche. In una fase in evoluzione, la Banca ha utilizzato e prosegue nell’utilizzare questo strumento con continuità e ha avviato contratti di ricessione per oltre 6 miliardi di euro. “L’obiettivo – spiega Intesa Sanpaolo in una nota – è continuare a coinvolgere un cospicuo numero di imprese per riattivare il mercato della cessione dei crediti e il contratto siglato con l’Università Luiss Guido Carli risponde esattamente a tale logica”.Un obiettivo che Luiss ha condiviso, “convinta dell’importanza di dare un contributo di supporto al settore delle costruzioni, fondamentale per l’ammodernamento del patrimonio immobiliare del Paese”.”Grazie all’importante accordo con Luiss – ha dichiarato Roberto Gabrielli, direttore regionale Lazio e Abruzzo di Intesa Sanpaolo –continuiamo a dare attuazione al meccanismo di ricessione dei crediti fiscali per il Superbonus e altri bonus edilizi per ampliare la capacità fiscale delle banche. È un’operazione importante e auspichiamo che seguano presto nuove iniziative con altre imprese del territorio, che possano cogliere un vantaggio fiscale significativo e, al tempo stesso, contribuire ad un’iniziativa a sostegno del Sistema Italia. Il nostro Gruppo ha sempre operato in collaborazione con Deloitte, offrendo un elevato grado di controllo delle pratiche e garantendo quindi un portafoglio crediti di qualità. Questo rappresenta un valore sia per le imprese edili che si rivolgono a noi, sia per le aziende che acquistano i crediti fiscali maturati”.”Grazie all’accordo con Intesa Sanpaolo, – ha affermato il direttore Generale della Luiss, Giovanni Lo Storto – consolidiamo ulteriormente il costante impegno dell’Ateneo nelle tematiche ESG. È una iniziativa, con uno dei nostri partner storici, che auspichiamo possa essere seguita da altre realtà del Lazio, e non solo, e che conferma come le università possano rappresentare hub in grado di generare un impatto concreto e positivo nel territorio in cui operano”. LEGGI TUTTO

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    MIMIT: al via il primo Tavolo sulle politiche Agroindustriali

    (Teleborsa) – Definire una strategia comune tra imprese e governo per il futuro della filiera puntando su investimenti in innovazione di prodotto e di processo per permettere all’intero settore di essere competitivi sui mercati rispetto alla concorrenza. Questo l’obiettivo del primo Tavolo per il settore dell’Agroindustria che si è svolto oggi, a Palazzo Piacentini. Il tavolo è stato presieduto dal ministro delle imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso e dal ministro dell’Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste, Francesco Lollobrigida. Presenti anche il viceministro Valentino Valentini i sottosegretari, Fausta Bergamotto e Massimo Bitonci, i rappresentanti della Conferenza Stato-regioni, i sindacati e le associazioni di categoria. Il settore dell’Agroindustria, di cui l’Italia è leader nel mondo, è un settore strategico per il Made in Italy e per il Paese. Un comparto il cui prestigio è il risultato di un lungo lavoro dove l’innovazione imprenditoriale, le tradizioni territoriali, le strategie per la tutela e la valorizzazione del patrimonio naturale e paesaggistico convivono in un perfetto equilibrio.”L’Agroindustria segna la crescita del Made in Italy nel mondo – ha dichiarato Urso –. Settore leader per produzione di beni, occupazione, valore di produzione, investimenti ed export. Da oggi insieme al Masaf abbiamo dato il via ad un confronto continuativo, sano e costruttivo per una politica di filiera e di sistema, asse portante della nuova politica industriale a cui il Governo lavora e che il Paese attende da decenni”.”Il tavolo di oggi ricompone gli asset di agricoltura e industria, divisi da decenni – ha commentato Lollobrigida –. Per sostenere le nostre imprese, il Governo Meloni lavorerà sul vantaggio competitivo della qualità e del Brand Italia. Vogliamo aprire i nostri prodotti ai mercati esteri, come fatto con l’Albania che rappresenta un ponte verso i Balcani. Il nostro obiettivo – ha concluso – è superare la dicotomia imprenditori-lavoratori per produrre ricchezza da ripartire con equità”.In Italia l’agroindustria è il primo tra i settori impegnati nella produzione di beni, per numero di occupati (ben 1,4milioni), per valore della produzione (205 miliardi di euro), per valore aggiunto (65 miliardi) e per investimenti tecnici (18 miliardi). L’Italia è prima per qualità in Europa per numero di prodotti riconosciuti: al 2022 sono 319 riconoscimenti tra Denominazione di origine protetta (DOP), Indicazione geografica protetta (IGP) e Specialità tradizionale garantita (STG) e 526 denominazioni protette per il settore vitivinicolo. LEGGI TUTTO

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    Germania, ordini industria febbraio balzano oltre attese

    (Teleborsa) – Continuano ad aumentare gli ordinativi all’industria in Germania nel mese di febbraio. Secondo l’Ufficio Nazionale di Statistica Destatis, si è registrato un aumento degli ordinativi del 4,8% su base mensile, mentre il consensus era per una salita più contenuta, ovvero dello 0,3% dopo il +0,5% del mese precedente (dato rivisto da +1%).Rispetto allo stesso mese dell’anno precedente gli ordinativi risultano ancora in calo del 5,9% contro il precedente -12%.Nel dettaglio, gli ordini domestici sono cresciuti del 5,6% rispetto al mese precedente, mentre quelli esteri hanno registrato un aumento del 4,2%. LEGGI TUTTO

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    PNRR, Fitto: “Governo riferirà a Camere”, Ue apre a collaborazione

    (Teleborsa) – “Il Governo accoglie volentieri l’invito a riferire in Parlamento sullo stato di attuazione del PNRR, intanto perché non vi è nessuna difficoltà a farlo, ma soprattutto perché la consideriamo un’opportunità. Lo ha detto il Ministro per Affari Europei, il PNRR, il Sud e la Politica di coesione Raffaele Fitto che ha parlato anzi di “un’ottima occasione di confronto per approfondire e chiarire il merito delle questioni”. LEGGI TUTTO

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    Imprese: quante si ritengono a rischio con crisi energetica?

    (Teleborsa) – Nonostante la severità e la pervasività dell’impatto della crisi energetica, a fine 2022, le imprese italiane non intravedevano seri rischi operativi per la propria attività, almeno in relazione al primo semestre del 2023. Lo rileva il Rapporto sulla competitività dei settori produttivi diffuso dall’Istat dal quale emerge che a fine 2022 il 50,2% delle unità della manifattura e il 58,9% di quelle dei servizi ritenevano “solida” l’attività della propria impresa, e il 36,3 e il 26,4% la riteneva “parzialmente solida”; a fine 2022, si riteneva seriamente o parzialmente a rischio circa il 10% delle imprese di entrambi i comparti. Tra i nove comparti con una quota di imprese solide o parzialmente solide superiore alla media nazionale troviamo alcuni dei principali settori del Made in Italy e del modello di specializzazione italiano: macchinari, automobili, altri mezzi di trasporto, bevande, pelli. Al contrario, nei comparti di alimentare, tessile e abbigliamento, legno e mobili la quota di unità che si considera solida è inferiore rispetto alla media della manifattura, e particolarmente esigua nel comparto della stampa. Nel terziario, invece, diffusa percezione di solidità tra le unità dei servizi di informazione e comunicazione (oltre il 73%), mentre la maggiore percentuale di imprese a rischio e parzialmente a rischio si riscontra nei servizi alle imprese e negli altri servizi (composti prevalentemente da attività di servizi alla persona). Le imprese manifatturiere hanno reagito agli shock sui prezzi dei beni energetici e intermedi aumentando i prezzi di vendita (in misura pari al 60% delle imprese colpite dal lato dell’approvvigionamento energetico e al 67% di quelle interessate da aumenti di costi di prodotti intermedi); le imprese più grandi hanno fatto ampio ricorso anche alla rinegoziazione dei contratti. L’aumento dei prezzi è stato superiore alla media manifatturiera nei comparti di alimentari, bevande, tessile, carta, gomma e plastica, mentre risulta relativamente meno praticato nell’abbigliamento, nel coke e raffinazione, nella farmaceutica e nei mezzi di trasporto (ad esclusione degli autoveicoli). In questi ultimi settori (con l’eccezione dell’abbigliamento), appare più frequente la riduzione dei margini di profitto. Nel terziario l’aumento dei prezzi di vendita è stato meno diffuso (è stato utilizzato da poco più del 30% delle unità, ma in quelle del turismo la quota supera il 56%); si è fatto invece maggiormente ricorso alla riduzione dei margini di profitto (46,5%), al risparmio energetico e alla ricerca di autosufficienza energeticaDal report emerge che rispetto a inizio 2022, il margine operativo lordo (Mol) è diminuito per oltre la metà delle unità della manifattura; nel 5% dei casi essi sono divenuti negativi; il 30,9% delle imprese è riuscito a salvaguardare i margini, l’8,8% li ha addirittura aumentati. La quota di imprese il cui Mol si è ridotto supera il 50% in 18 comparti su 23, con picchi particolarmente elevati nei mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli (81,4%) e nelle bevande (72,1%); le uniche eccezioni sono Coke e raffinati, Prodotti da minerali non metalliferi, Elettronica, Altre manifatturiere. LEGGI TUTTO

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    Stati Uniti, offerte di lavoro in diminuzione a febbraio

    (Teleborsa) – Il numero di offerte di lavoro negli Stati Uniti è sceso ancora attestandosi a 9,9 milioni a febbraio 2023, in calo dai 10,5 milioni del mese precedente e rispetto ai 10,4 milioni attesi dal mercato. quanto rilevato dal Report JOLTS dell’U.S. Bureau of Labor Statistics americano, che misura le posizioni di lavoro aperte (Job Openings) nel mese.Sempre a febbraio, il numero di assunzioni e le uscite totali sono cambiate poco, rispettivamente a 6,2 milioni e 5,8 milioni. All’interno delle separazioni, crescono leggermente le cessazioni (49 milioni), mentre calano i licenziamenti (1,5 milioni). A gennaio si sono registrate le maggiori diminuzioni delle offerte di lavoro nei settori professionale e servizi (-278.000), salute e assistenza sociale (-150.000), trasporti, magazzinaggio e utilities (-145.000). Il numero di offerte di lavoro è aumentato nelle costruzioni (+129.000) e nel settore arti, intrattenimento e settore ricreativo (+38.000). LEGGI TUTTO