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    USA, migliora settore manifatturiero distretto Fed Richmond

    (Teleborsa) – Migliora a marzo l’indice Fed di Richmond sullo stato del settore manifatturiero. L’indicatore che sintetizza lo stato dell’attività del distretto si mantiene in territorio negativo e si porta a -5 punti dai -16 punti di febbraio, risultando anche migliore delle aspettative del consensus (-10).Il dato, pubblicato dal Distretto Fed della capitale della Virginia, evidenzia un netto miglioramento della componente delle consegne che si porta a 2 punti dai -15 del mese precedente, mentre quella dei servizi si porta a -17 da -3 punti precedenti. LEGGI TUTTO

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    USA, cresce la fiducia dei consumatori a marzo

    (Teleborsa) – Aumenta la fiducia dei consumatori americani. Il sondaggio del Conference Board degli Stati Uniti sul sentiment dei consumatori ha segnalato un aumento dell’indice a 104,1 punti nel mese di marzo 2023 rispetto ai 103,4 punti del mese di febbraio (dato rivisto da 102,9 punti). Il dato è anche migliore delle attese degli analisti che erano per un indice in discesa fino a 101 punti.Nello stesso periodo l’indice sulla situazione presente si porta a 151,1 punti da 153 precedenti, mentre l’indice sulle attese è salito a 73 punti da 70,4 punti.”Spinta da un aumento delle aspettative, la fiducia dei consumatori è leggermente migliorata a marzo, ma rimane al di sotto del livello medio visto nel 2022 (104,5). Il guadagno riflette una prospettiva migliore per i consumatori di età inferiore ai 55 anni e per le famiglie che guadagnano 50.000 dollari e oltre”, ha affermato Ataman Ozyildirim, Senior Director, Economics presso The Conference Board.”Sebbene i consumatori si sentano un po’ più sicuri di ciò che li aspetta, sono un po’ meno ottimisti riguardo al panorama attuale – ha aggiunto – La quota di consumatori che affermano che i lavori sono “abbondanti” è diminuita, mentre è aumentata la quota di coloro che affermano che i lavori sono “poco abbondanti”. Gli ultimi risultati rivelano anche che le loro aspettative di inflazione nei prossimi 12 mesi rimangono elevate, al 6,3%. I piani di acquisto complessivi per gli elettrodomestici hanno continuato a diminuire, mentre gli acquisti di automobili hanno registrato un leggero aumento”.(Foto: Photo by Nik Shuliahin on Unsplash ) LEGGI TUTTO

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    Fondazione GIMBE: “Servizio Sanitario Nazionale in codice rosso”

    (Teleborsa) – “La crisi di sostenibilità del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sta raggiungendo il punto di non ritorno tra l’indifferenza di tutti i Governi che negli ultimi 15 anni, oltre a tagliare o non investire in sanità, sono stati incapaci di attuare riforme coraggiose per garantire il diritto alla tutela della salute. Con l’aggravante di ignorare tre incontrovertibili certezze: che la sanità pubblica è una conquista sociale irrinunciabile e un pilastro della nostra democrazia; che il livello di salute e benessere della popolazione condiziona la crescita economica del Paese; infine, che la perdita di un SSN universalistico porterà ad un disastro sanitario, sociale ed economico senza precedenti”. Questo l’allarme lanciato da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE. L’emergenza COVID-19 ha ulteriormente indebolito il SSN, specialmente sul fronte del personale e il netto aumento del finanziamento pubblico negli ultimi anni è stato interamente assorbito dall’emergenza, tanto che ora le Regioni rischiano di tagliare i servizi. Senza contare che il DdL sull’autonomia differenziata potrebbe dare il colpo di grazia al SSN. “E se durante la fase più drammatica dell’emergenza – sottolinea Cartabellotta – tutte le forze politiche convergevano sulla necessità di potenziare la sanità pubblica, ben presto è ritornata nell’oblio. E i professionisti sanitari continuano ad essere ringraziati solo con la “retorica degli eroi. Oggi i pazienti – chiosa il Presidente – vivono ogni giorno le conseguenze di un SSN ormai in codice rosso per la coesistenza di varie malattie: imponente sotto-finanziamento, carenza di personale per assenza di investimenti, mancata programmazione e crescente demotivazione, incapacità di ridurre le diseguaglianze, modelli organizzativi obsoleti e inesorabile avanzata del privato. Un SSN gravemente malato che costringe i pazienti ad attese infinite, migrazione sanitaria, spese ingenti, sino alla rinuncia alle cure”. Liste di attesa – Il ritardo delle prestazioni sanitarie accumulato durante la pandemia ha determinato un ulteriore allungamento delle liste di attesa che le Regioni non riescono a smaltire nonostante le risorse stanziate dal Governo. “Così le persone sono costrette a rivolgersi al privato se ne hanno le possibilità economiche – spiega Cartabellotta – oppure attendere gli inaccettabili tempi di attesa delle strutture pubbliche sino a rinunciare alle prestazioni, con conseguenze imprevedibili sulla loro salute”. Secondo una recente audizione dell’ISTAT la quota di persone che hanno dovuto rinunciare a prestazioni sanitarie è passata dal 6,3% nel 2019 al 9,6% nel 2020, sino all’l’11,1% nel 2021. E se nel 2022 le stime attesterebbero un recupero con una riduzione al 7%, l’ostacolo principale rimangono le lunghe liste di attesa (4,2%) rispetto alle rinunce per motivi economici (3,2%).La spesa privata – Nel 2021 la spesa sanitaria in Italia ha raggiunto i 168 miliardi di euro, di cui 127 miliardi di spesa pubblica (75,6%), 36,5 miliardi (21,8%) a carico delle famiglie e 4,5 miliardi (2,7%) sostenuti da fondi sanitari e assicurazioni (dati ISTAT). Secondo il recente Rapporto CREA Sanità nel 2021 la spesa privata è in media 1.734 euro per nucleo familiare, ovvero il 5,7% dei consumi totali. E nel 2020 oltre 600mila famiglie hanno dovuto sostenere spese “catastrofiche”, ovvero insostenibili rispetto ai budget, e quasi 380mila famiglie si sono impoverite per spese sanitarie, in particolare nelle Regioni meridionali. “La chiave di lettura – afferma Cartabellotta – è chiarissima: la politica si è sbarazzata di una consistente quota di spesa pubblica per la sanità, scaricando oneri iniqui sui bilanci delle famiglie”.Diseguaglianze – Il monitoraggio del Ministero della Salute sugli adempimenti ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) spiega Cartabellotta “documenta enormi diseguaglianze regionali con un gap Nord-Sud ormai incolmabile, che rende la questione meridionale in sanità una priorità sociale ed economica”. Infatti, guardando ai punteggi LEA nel decennio 2010-2019, tra le prime 10 Regioni solo due sono del centro (Umbria e Marche) e nessuna del sud; nel 2020 solo 11 Regioni risultano adempienti ai LEA, di cui solo la Puglia al Sud; eccetto Basilicata e Sardegna sono in Piano di rientro tutte le Regioni del centro-sud, con Calabria e Molise commissariate; e nel 2020 Lombardia, Emilia-Romagna e Veneto attraggono il 94,1% della mobilità sanitaria. “Esistono poi – spiega Cartabellotta – altre diseguaglianze meno note: tra aree urbane e rurali, tra uomini e donne, oltre che correlate al grado di istruzione e di reddito. Ovvero, il SSN garantisce una salute diseguale che si riflette anche sugli anni di vita perduti”. Infatti, il recente report dell’Eurostat documenta che in Italia si vive più a lungo nelle Regioni del Centro-Nord, con la Provincia autonoma di Trento in testa (84,2 anni), rispetto a quelle del Sud, con la Campania fanalino di coda (80,9 anni). “Un inaccettabile gap di oltre 3,3 anni – commenta Cartabellotta – che dimostra come la qualità dei servizi sanitari regionali produca effetti evidenti sull’aspettativa di vita, vanificando quel vantaggio che le Regioni meridionali avevano conquistato nei decenni scorsi grazie a favorevoli condizioni ambientali e climatiche e alla dieta mediterranea”.Mancato accesso alle innovazioni – L’ultimo aggiornamento dei LEA risale al gennaio 2017, ma per mancanza di risorse non è mai stato approvato il cd “Decreto Tariffe” relativo a specialistica ambulatoriale e protesica. “Di conseguenza – puntualizza il presidente della Fondazione GIMBE – innovazioni quali la procreazione medicalmente assistita, lo screening neonatale esteso, ausili e dispositivi all’avanguardia (es. apparecchi acustici digitali, protesi di ultima generazione, carrozzine basculanti) oggi possono essere erogate solo dalle Regioni non in Piano di rientro con risorse proprie, generando ulteriori diseguaglianze e tenendo in ostaggio i diritti dei pazienti. Intanto, il “continuo aggiornamento dei LEA al fine di mantenerli allineati all’evoluzione delle conoscenze scientifiche” rimane solo un vuoto slogan, visto che i LEA non vengono aggiornati da oltre 6 anni rendendo numerose innovazioni diagnostico-terapeutiche inaccessibili a tutti i pazienti che ne avrebbero diritto”.Privatizzazione – L’annuario statistico del SSN pubblicato il 23 marzo restituisce l’entità dell’offerta delle strutture sanitarie private accreditate, ovvero rimborsate con il denaro pubblico. Nel 2021 risultano private accreditate: il 48,6% delle strutture ospedaliere (n. 995); il 60,4% di quelle di specialistica ambulatoriale (n. 8.778); l’84% di quelle deputate all’assistenza residenziale (n.7.984) e il 71,3% di quelle semiresidenziali (n. 3.005), ovvero le due tipologie di RSA; il 78,2% di quelle riabilitative (n. 1.154). “Inoltre esiste un vero e proprio cavallo di Troia – aggiunge Cartabellotta – che erode risorse pubbliche dirottandole ai privati: il connubio tra fondi sanitari e assicurazioni, sostenuto dalle politiche del welfare aziendale”. I fondi sanitari, che godono di consistenti agevolazioni fiscali, erano nati per integrare le prestazioni non offerte dal SSN (odontoiatria, long term care), ma di fatto per circa il 70% erogano prestazioni già incluse nei LEA tramite la sanità privata accreditata. E siccome le assicurazioni sono divenute veri e propri gestori dei fondi sanitari, puntualizza Cartabellotta “i presunti vantaggi del welfare aziendale per i lavoratori iscritti ai fondi sono una mera illusione, perché il 40-50% dei premi versati non si traducono in servizi in quanto erosi da costi amministrativi e utili delle compagnie assicurative. Ovvero, i beneficiari delle risorse pubbliche provenienti dalla defiscalizzazione dei fondi sanitari sono le assicurazioni che generano profitti, la sanità privata che aumenta le prestazioni erogate e le imprese che risparmiano sul costo del lavoro”. “Nel marzo 2013 – conclude Cartabellotta – la Fondazione GIMBE ha lanciato la campagna ‘Salviamo il Nostro Servizio Sanitario Nazionale’, con il monito che la perdita del SSN non sarebbe stata annunciata dal fragore di una valanga, ma dal silenzioso scivolamento di un ghiacciaio, attraverso anni, lustri, decenni. Che lentamente, ma inesorabilmente, avrebbe eroso il diritto costituzionale alla tutela della salute. E dopo 10 anni di battaglie GIMBE per la sanità pubblica, nell’indifferenza di tutti i Governi, le evidenze dimostrano che siamo vicini al punto di non ritorno. Se un SSN pubblico, equo e universalistico rappresenta ancora una priorità del Paese Italia e un pilastro della nostra democrazia è necessario un repentino cambio di rotta, indicato dalla Fondazione GIMBE con il ‘Piano di Rilancio del Servizio Sanitario Nazionale’ che sarà presentato a Bologna il 31 marzo, in occasione della 15a Conferenza Nazionale”. LEGGI TUTTO

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    BCE, Schnabel: per riassorbire eccesso di liquidità nell'Eurozona ci vorranno 6 anni

    (Teleborsa) – Isabel Schnabel, componente del Comitato esecutivo della BCE, ha stimato che ci vorranno oltre 6 anni alla Banca Centrale Europea per riassorbire le liquidità in eccesso nell’Eurozona. Anche procedendo con la manovra di inasprimento quantitativo, che segue oltre 8 anni, all’opposto, di espansione “la mole del nostro bilancio non tornerà ai livelli visti prima della crisi finanziaria”, ha spiegato in un intervento alla Columbia University. Questo, ha proseguito Schnabel, perché ci sono elementi che sono al di fuori del controllo della stessa BCE: tra questi la consistenza del numero di banconote in circolazione che ha mostrato una forte crescita a partire dal 2007. Nelle prossime settimane prima del Consiglio direttivo di inizio maggio la BCE valuterà attentamente quali siano gli effetti sulla politica monetaria e sul credito bancario della recente fase di tensione delle Borse e sulle banche, posto che le banche dell’eurozona sono “solide”, ma questi episodi possono avere ricadute in senso restrittivo. “Ovviamente abbiamo avuto queste turbolenze nelle ultime settimane, le stiamo prendendo molto seriamente. Le banche dell’eurozona sono molto forti e al momento non abbiamo alcun tipo di preoccupazione sulla stabilità finanziaria, ma ovviamente la situazione è estremamente fragile e stiamo monitorando le tensioni finanziarie molto da vicino. Abbiamo anche detto che siamo pronti a dare liquidita’ se necessario”. “Dovremmo valutare – ha spiegato Schnabel – fortunatamente abbiamo un po’ di tempo prima della prossima riunione, specialmente sui prestiti delle banche, se vedremo restrizioni sull’offerta di credito e se si avrà un impatto sulla trasmissione della politica monetaria. E quindi anche sulle prospettive di inflazione”. “Ovviamente è una cosa di cui dovremmo tenere conto su quello che dovremmo stare più avanti. In questo senso – ha concluso – dovremo vedere se le previsioni economiche reggono ancora con questa tensione”.La componente del Comitato esecutivo ha assicurato che la manovra di inasprimento quantitativo avviata dalla BCE ha già sortito effetti sui tassi di breve termine di mercato, l’istituzione ha deciso di muoversi “molto gradualmente” e ora “la prossima mossa sarà decidere cosa accadrà a partire da luglio”, dopo che nei primi tre mesi a partire da marzo è stata stabilita una riduzione degli stock di titoli al ritmo di 15 miliardi di euro al mese. “Abbiamo visto che finora la capacità di assorbimento dei mercati è stata piuttosto buona. Non abbiamo visto malfunzionamenti di mercato il Quantitative Tightening – ha detto – sta procedendo in modo morbido”. “Un aspetto importante da ricordare è che consideriamo i tassi di interesse come lo strumento principale per ulteriori inasprimenti. Poi, di recente, abbiamo iniziato” questo inasprimento quantitativo “e quando l’abbiamo annunciato, a dicembre, abbiamo chiarito che il modo con cui lo faremo dipenderà da tre fattori”. “Il primo è la generale linea di politica monetaria, il secondo – ha affermato – è il funzionamento del mercato. Il terzo è la capacità di spingere i tassi sul breve termine”. LEGGI TUTTO

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    IA, secondo studio Usa 80% dei lavoratori potrebbe essere influenzato da Chat GPT

    (Teleborsa) – Uno studio citato dal New York Post ha affermato che fino all’80% dei lavoratori americani potrebbe vedere i propri impieghi influenzati dall’intelligenza artificiale. In particolare oggetto del rapporto è l’impatto di ChatGPT sul mondo del lavoro. I ricercatori di OpenAI e della University of Pennsylvania hanno sostenuto che l’80% della forza lavoro statunitense potrebbe avere almeno il 10% delle proprie mansioni interessate dall’introduzione di ChatGPT. Per circa il 19% dei lavoratori potrebbe arrivare almeno al 50%. Gli esperti hanno sottolineato che questo non equivale a compiti completamente automatizzati dal GPT, ma che la tecnologia potrebbe far risparmiare ai lavoratori “una notevole quantità di tempo completando gran parte delle loro mansioni”.(Foto: Foto di Studio Republic su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Eurozona, Standard&Poor's conferma le previsioni: leggera recessione nel 2023

    (Teleborsa) – Standard&Poor’s ha confermato le previsioni di una leggera recessione nell’area euro, mentre l’inflazione non dovrebbe rientrare i livelli perseguiti della BCE prima del 2025. Nell’Economic Outlook Eurozone Q2 2023: Rate Rises Weigh On Return To Growth l’agenzia di rating ha affermato che a dispetto del solito avvio di 2023 lo scenario di base per l’unione monetaria resta quello di “stagnazione”. “Vediamo un elevato rischio di una lieve recessione più avanti – ha spiegato Sylvain Broyer, capo economista per Europa e Meio Oriente di S&P Global Ratings citato in un comunicato –. Abbiamo rivisto marcatamente al ribasso la nostra previsione sulla crescita 2024, al più 1% dal più 1,4%, e ci attendiamo che ci vorrà fino al 2025 prima che la crescita del PIL torni al suo potenziale”. Secondo Standard&Poor’s l’inflazione totale non tornerà al 2% perseguito dalla BCE prima del 2025 e l’inflazione di fondo non lo farà prima del terzo trimestre, sempre del 2025. Questo costringerà l’istituzione a tenere i tassi di interesse elevati più a lungo di quanto precedentemente atteso, mentre il tasso di sui depositi potrebbe essere alzato al 3,50% (50 punti base sopra il valore attuale). Secondo l’agenzia le prospettive di breve termine per lare euro appaiono “complicate”. Perché la politica monetaria restrittiva si trasmetterà alla domanda interna, mentre produzione e lavoro potrebbero perdere slancio. “Le prospettive sono complicate ma non cupe”, ha concluso Broyer. LEGGI TUTTO

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    USA, indice manifatturiero Fed Dallas peggiora a marzo

    (Teleborsa) – Peggiora l’attività delle fabbriche nel Distretto di Dallas, nel mese di marzo, secondo quanto segnalato dai dirigenti aziendali che hanno risposto al Texas Manifacturing Outlook Survey. L’indice generale manifatturiero, elaborato dalla Federal Reserve di Dallas, si è portato a -15,7 punti rispetto ai -13,5 del mese precedente. Bisogna ricordare che quando le aziende che segnalano un aumento supera il numero di quelle che segnalano una diminuzione, l’indice sarà maggiore di zero e viceversa.L’indice di produzione, una misura chiave delle condizioni di produzione dello Stato, è salito a quota +2,5 da -2,8 punti, mentre i nuovi ordini sono negativi per il deci -14,3 punti da -13,2. L’indice della capacità di utilizzo si è portato in positivo a +2,3 da -4,1 punti e l’indice delle consegne è peggiorato a -10,5 da -5 punti. LEGGI TUTTO

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    L'Italia delle piccole e micro imprese: la fotografia INAPP

    (Teleborsa) – Il 99,4% del tessuto produttivo italiano è formato da piccole e microimprese (rispettivamente di 10-49 addetti e 0-9 addetti), che danno occupazione al 63,4% degli addetti del settore privato non agricolo.Sono i dati analizzati dall’INAPP (Istituto nazionale per l’analisi delle politiche pubbliche) nel corso di una giornata di studi dedicata all’ultimo numero della rivista scientifica dell’ente Sinappsi “Dallo sviluppo delle piccole e microimprese dipendono in misura significativa le prospettive di sviluppo dell’intera economia e del mercato del lavoro italiano – ha commentato Sebastiano Fadda, presidente dell’Inapp – Le politiche industriali e del lavoro devono essere strategicamente orientate a favorire il superamento dei limiti che le imprese di piccole dimensioni incontrano nello svolgimento delle funzioni superiori”, ha aggiunto.”I numeri ci dicono che sarebbe sufficiente che anche soltanto una piccola quota di questo tessuto produttivo si sviluppasse in modo significativo per contribuire ad una nuova fase di crescita del Paese. Le evidenze presentate in questo numero di Sinappsi – ha concluso Fadda – servono proprio a focalizzare il dibattito su come portare a maturazione tutte le potenzialità che per l’economia italiana si sono venute costruendo, a partire dagli anni Novanta, con la creazione di un settore straordinariamente ampio e articolato di piccole e microimprese” LEGGI TUTTO