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    Iren, nuovo piano: no a M&A trasformativi. Aumentano le assunzioni

    (Teleborsa) – “Con 12,7 miliardi di investimenti previsti al 2030, Iren sarà in grado di raddoppiare il proprio business ottenendo un EBITDA atteso pari a 1,8 miliardi di euro e un utile di 500 milioni di euro, grazie anche all’ingresso nel perimetro del gruppo di 7.000 nuovi lavoratori”. È quanto ha affermato Gianni Vittorio Armani, amministratore delegato di Iren, nel presentare il nuovo Piano Industriale del gruppo al 2030 il cui “impianto strategico poggia le basi su tre pilastri quali la transizione ecologica, la qualità del servizio e la territorialità”. La nuova CFO Anna Tanganelli ha aggiunto che il piano è assolutamente “ambizioso anche in termini di tempistica, in quanto la nostra curva di investimento sta crescendo rapidamente e più della metà dei nuovi investimenti saranno prima del 2026. La direttrici finanziaria ha posto l’attenzione sugli 1,8 miliardi di euro di investimenti per linee esterne, che non saranno trasformativi ma verso utility locali medio-piccole, incremento di partecipazioni e nuove gare.L’incremento degli investimentiA chi gli chiedeva se il piano presentato non fosse troppo ambizioso, il CEO ha risposto: “Iren è un’azienda perfettamente sana, quindi dovrebbe percorrere questa strada con pochi sforzi. Inoltre, vedo in Iren una macchina capace di realizzare investimenti importanti, di cui il Paese è carente. Abbiamo già dimostrato di essere capaci di portare l’ente locale a comprendere la necessità di determinati investimenti e di realizzarli”.Sull’incremento degli investimenti ha puntualizzato: “Abbiamo una macchina industriale che oggi è in grado di investire molto più di prima e la domanda dei nostri clienti è uno stimolo a fare sempre di più”. Armani ha ammesso che è nella natura delle utility investire una grande quantità di denaro, ma Iren lo sta facendo oggi “molto velocemente e bene”. “C’è bisogno di rilanciare gli investimenti pubblici in Italia – ha aggiunto – Avremo una quantità enorme di fondi europei e dobbiamo organizzarci per spenderli prima del 2026. Dal canto nostro, possiamo aggiungere valore nel processo perché conosciamo le comunità locali, quindi per noi essere locali rappresenta un’opportunità per accrescere le opportunità di investimento”.La crescita per linee esterneA differenza dei precedenti piani industriali, sono stati inclusi gli investimenti per linee esterne pari al 14%, ovvero 1,8 miliardi di euro, e destinati al consolidamento di società partecipate, alla partecipazione alle gare gas e al completamento degli ATO nei quali Iren è incumbent. Incalzato sul tema dell’M&A, l’AD ha detto di non vedere “a breve termine un’acquisizione importante di Iren da parte o a favore di un altro grande player”. “Aree di collaborazione ci possono essere”, ha aggiunto, sottolineando che i diretti competitor A2A o Hera hanno più o meno prestazioni simili (al netto delle differenze tra perimetro e società) e che non esiste un chiaro leader industriale in ciascuna delle divisioni dove sono attive. “Siamo locali, qui possiamo generare opportunità e non abbiamo bisogno di andare in altri Paesi per averne altre”, ha chiosato.I risvolti occupazionaliIl piano al 2030 prevede l’ingresso in azienda di 7.000 persone. “Durante il piano è prevista l’uscita per anzianità di 2500 dipendenti – ha spiegato il CEO – “Ovviamente l’efficienza operativa, soprattutto sotto forma di automazione dei processi, porterà all’ingresso di meno persone, circa 1.700. È però previsto anche un piano di espansione, per cui serviranno 1.600 nuove persone, mentre altre 3.800 arriveranno dallo spazio di consolidamento e acquisizione, oltre che dalle gare”.La gara per la rete gas di A2AIren ha confermato di stare partecipando alla gara per le reti gas di A2A. “Partecipiamo con Acea e Ascopiave, con cui ci sono rapporti molto buoni: questo è importante quando si fanno le gare assieme. Abbiamo chiarezza trasparenza e fiducia su tutta la linea”, ha detto Armani, sottolineando che comunque il ruolo di Iren è marginale sul totale degli asset, aspirando a circa il 15%.La nuova giunta a TorinoIl numero uno dell’azienda non vede problemi nel cambio di Giunta a Torino, una città molto importante per la multiutility. “La nostra governance è da sempre complicata, ma siamo passati da territori tutti dello stesso colore ad avere tutto l’arco costituzionale”, ha detto Armani con il sorriso. “In ogni caso è il nostro operato che porta gli azionisti pubblici a convergere sui valori della nostra azienda. Quindi non vedo problemi nella gestione con nuove giunte, attendiamo con ansia di collaborare con quella di Torino”. LEGGI TUTTO

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    USA, stoccaggi gas ultima settimana +7 BCF

    (Teleborsa) – Crescono secondo attese gli stoccaggi settimanali di gas negli USA. Secondo l’Energy Information Administration (EIA), divisione del Dipartimento dell’Energia americano, gli stoccaggi di gas nella settimana terminata il 5 novembre 2021, sono risultati in aumento di 7 BCF (billion cubic feet) contro i +10 BCF del consensus. La settimana prima si era registrata una crescita di 63 BCF.Le scorte totali si sono dunque portate a 3.618 miliardi di piedi cubici, risultando in calo del 7,8% rispetto a un anno fa (quando erano pari a 3.926) e in diminuzione del 3,2% rispetto alla media degli ultimi cinque anni (3.737 BCF). LEGGI TUTTO

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    Banda ultralarga, Colao: per gare modello a incentivo

    (Teleborsa) – Il modello scelto dal Governo per il Piano Italia 1 Giga “è quello ad incentivo”. Lo ha detto il Ministro della Transizione digitale, Vittorio Colao, rispondendo al Question Time e spiegando che i bandi per le gare per portare la rete “a circa 6 milioni di civici che, sulla base degli esiti della mappatura delle reti fisse (wired e wireless), non saranno coperti entro il 2026 da almeno una rete in grado di raggiungere una soglia minima predeterminata” saranno pubblicati a gennaio 2022 e “entro giugno 2022 i bandi saranno aggiudicati”.Parlando del modello a incentivo Colao ha chiarito che “prevede la selezione – attraverso procedure ad evidenza pubblica – di operatori che potranno presentarsi in forma individuale e nelle aggregazioni previste dal Codice degli appalti, in modo che per ogni lotto vengano realizzate le infrastrutture di rete che, una volta completate, rimarranno di loro proprieta’, a fronte di un contributo pubblico determinato come percentuale massima sul costo complessivo delle opere”.Entrando nel merito Colao ha spiegato che “la connessione a 1 Giga verrà fornita senza limiti al volume di traffico per gli utenti e nel rispetto del principio della neutralita’ tecnologica”. “Lo Stato finanzierà la realizzazione delle infrastrutture di rete end-to-end in grado di fornire accesso wholesale. Ovviamente l’operatore aggiudicatario dovrà realizzare l’infrastruttura di rete (inclusiva del Roe) fino all’edificio in cui sono situati gli utenti, mentre nel caso di reti wireless, l’intervento dovrà includere l’installazione dell’antenna sull’edificio per ovviare ai problemi a cui lei accenna”, ha chiarito il ministro. LEGGI TUTTO

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    USA, scorte petrolio settimanali in aumento ma sotto attese

    (Teleborsa) – Sono aumentate meno delle attese le scorte di greggio in USA nell’ultima settimana. L’EIA, la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, ha confermato che gli stocks di greggio, negli ultimi sette giorni al 5 novembre 2021, sono aumentati di circa 1 milione a 435,1 MBG, contro attese per una crescita di 2,1 milioni.Gli stock di distillati hanno registrato un calo di 2,6 milioni a 124,5 MBG, contro attese per una flessione di 1,1 milioni, mentre le scorte di benzine hanno registrato un decremento di 1,6 milioni a quota 212,2 MBG (era atteso un calo di 1,2 milioni).Le riserve strategiche di petrolio sono aumentate di 3,1 milioni a 609,4 MBG.(Foto: © Aleksandr Prokopenko / 123RF) LEGGI TUTTO

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    ENEA, con Enel Green Power nel progetto UE per la produzione pannelli fotovoltaici da riciclo

    (Teleborsa) – Sviluppare soluzioni tecnologiche innovative per massimizzare il recupero di materie prime da pannelli fotovoltaici a fine vita e creare una filiera industriale europea per produrne di nuovi in un’ottica di economia circolare. Questo l’obiettivo del progetto Ue Photorama, finanziato dal programma Horizon2020 con 8,4 milioni di euro, che vede la partecipazione di 13 tra istituti di ricerca e aziende, tra cui Enea ed Enel Green Power (EGP) per l’Italia e l’ente francese CEA nel ruolo di coordinatore.”La tecnologia che svilupperemo grazie a questo progetto permetterà di recuperare dai pannelli a fine vita quasi il 100 per cento dei materiali e con una grado di purezza mai raggiunto prima. Oggi – spiega Massimo Izzi, responsabile per Enea del progetto Photorama e ricercatore del Laboratorio Ingegneria per l’Industria Fotovoltaica – non esiste nessun processo industriale al mondo che sia in grado di fare ciò. Centrare questo obiettivo aiuterebbe l’intera industria solare a compiere un enorme passo in avanti rispetto agli attuali standard di riciclaggio e, soprattutto, a ridurre la dipendenza dell’Europa dalle importazioni di materie prime critiche”.La ricerca Enea – sottolinea l’Agenzia in una nota – sarà focalizzata sull’eco-design dei moduli fotovoltaici per elaborare una tecnica produttiva che renda il pannello facilmente riciclabile in tutti i suoi componenti. Enel Green Power si occuperà di valutare la migliore tecnologia di riciclo dei moduli fotovoltaici e di validare l’utilizzo, nella manifattura di moduli fotovoltaici, di componenti prodotti con le materie prime recuperate, incrementando la circolarità dei moduli della fabbrica 3SUN di Catania. La nuova linea industriale utilizzerà un’innovativa tecnologia di delaminazione che è in grado di separare in modo efficiente le celle solari dalla lastra di vetro, mentre processi chimico-fisici innovativi consentiranno di recuperare tutti i materiali senza ricorrere alle attuali e poco efficienti tecniche di triturazione dei moduli fotovoltaici in cui le celle, la parte pregiata del modulo, finiscono in una catena di recupero di basso valore economico (il cosiddetto down-cycling). Il nuovo processo tecnologico si tradurrà in un “up-cycling” con il recupero di materiali di alto valore (come l’alluminio dal telaio e il vetro e i polimeri dalle lastre) e metalli dallo strato delle celle solari (critici come silicio, indio e gallio, e preziosi come l’argento).”La nuova tecnologia di recupero e riciclaggio – prosegue Izzi – consentirà così l’implementazione di un business case economico rilevante attraverso un’alta percentuale di recupero, superiore al 98% dei materiali fotovoltaici a fine ciclo vita a livello industriale. Allo stato attuale si tratta della percentuale più alta di riciclo che si conosca a livello mondiale”.Nel rapporto “End of Life: Solar Photovoltaic Panels” dell’International Renewable Energy Agency (Irena) si prevede che si passerà da 10 milioni di tonnellate nel 2030, a circa 78 milioni di tonnellate nel 2050 di pannelli disponibili, con i quali sarebbe possibile realizzare oltre 2 miliardi di nuovi pannelli e generare un giro di affari di 15 miliardi di dollari. La gestione del futuro dei moduli fotovoltaici, quindi, può diventare un’opportunità in grado di dare vita a un giro di affari, legato ai componenti recuperabili, di 450 milioni di dollari al 2030. Inoltre, si prevede che la crescita della produzione di elettricità solare raggiungerà una capacità cumulativa di 2.840 GW entro il 2030 e 8.519 GW entro il 2050, che equivale a diciotto volte la capacità globale del 2018. “Sebbene i pannelli fotovoltaici forniscano una generazione di energia a emissioni zero per una durata complessiva di circa 25-30 anni, è fondamentale – evidenza Enea – garantire sempre di più prodotti sostenibili e a basso impatto ambientale per sostenere la transizione ecologica prevista dal New Green Deal europeo”. LEGGI TUTTO

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    Enel, De Paoli: “Solida performance operativa. Trend investimenti alimenta crescita”

    (Teleborsa) – Una performance operativa solida, frenata da alcuni venti contrari che hanno colpito le attività in America Latina, ed una crescita a doppia cifra degli investimenti per alimentare la crescita futura. E’ questo il quadro offerto dai risultati di Enel, che ha visto crescere i ricavi del 17%, mentre l’utile è sceso a 2,5 miliardi di euro a causa dell’impatto di eventi non ricorrenti: la modifica dello sconto energia in Spagna, l’impatto dei cambi in America Latina, gli impatti delle riforme fiscali in Argentina e Colombia.Il Cfo Alberto De Paoli in conference call ha parlato di un “recupero solido e visibile” della performance operativa, legato ad una crescita del 35% della nuova capacità delle rinnovabili, del 6% dell’energia erogata e del 9% dell’energia vendita nel mercato libero. La crescita del 21% degli investimenti a 7,9 miliardi di euro – ha sottolineato – è in grado di alimentare la crescita del Gruppo in tutte le divisioni (Ifrastrutture e Reti, Enel Green Power, Mercati finali ed Enel X).Sul fronte generazione energia, la produzione a zero emissioni ha raggiunto il 63% della generazione complessiva, coerente con il piano di lungo periodo che prevede la completa decarbonizzazione al 2050. Per la divisione Infrastrutture e reti, si registra un +6% dell’energia distribuita ed un aumento di 400mila unità dei contatori di nuova generazione (smart meter) istallati. La divisione Retail, infine, ha visto crescere di 1,2 milioni i clienti nel mercato libero ed è frutto – ha spiegato De Paoli – di una “costante migrazione” dal mercato regolato al mercato libero, che “non esclude una possibile accelerazione fra l’ultimo trimestre 2021 ed il primo trimestre 2022”. Risultati forti per Enel X che ha visto crescere del 79% le colonnine di ricarica istallate. Lato finanziario, De Paoli ha detto che il costo del debito ha registrato una leggera riduzione di 10 basis point al 3,6%. La quota della finanza sostenibile ha raggiunto circa il 50% con due anni di anticipo rispetto al target.De Paoli ha infine parlato dello stato di avanzamento della vendita del 50% di Open Fiber, confermando che è in attesa dell’approvazione da parte di Bruxelles, che “a metà d questo mese” dovrebbe rilasciare il parere sulla transazione con Cdp Equity e Macquarie ha riferito il manager. LEGGI TUTTO

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    USA, scorte petrolio settimanali in aumento di 3,3 milioni barili

    (Teleborsa) – Sono aumentate oltre le attese le scorte di greggio in USA nell’ultima settimana. L’EIA, la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, ha confermato che gli stock di greggio, negli ultimi sette giorni al 29 ottobre 2021, sono aumentati di circa 3,3 milioni a 434,1 MBG, contro attese per una crescita di 2,2 milioni.Gli stock di distillati hanno registrato una crescita di 2,2 milioni a 127,1 MBG, contro attese per un calo di 1,4 milioni, mentre le scorte di benzine hanno registrato un decremento di 1,5 milioni a quota 214,3 MBG (era atteso un calo di 1,3 milioni).Le riserve strategiche di petrolio sono calate di 1,7 milioni a 612,5 MBG.Nel frattempo, i prezzi nel greggio continuano a muoversi al ribasso, mentre aumentano le pressioni sull’OPEC (l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) affinché incrementi l’offerta: il presidente USA Joe Biden ha attribuito l’impennata dei prezzi delle commodities energetiche al rifiuto dei Paesi del Cartello di estrarre più greggio.I future sul Brent di gennaio 2022 hanno raggiunto gli 82,63 dollari al barile, in diminuzione del 2,47%, mentre i derivati sul West Texas Intermediate (WTI) di dicembre scambiano in calo del 2,88%, a 81,49 dollari al barile.(Foto: © Aleksandr Prokopenko / 123RF) LEGGI TUTTO

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    Clima, la Cina aumenta ancora la produzione di carbone: +1,1 milioni di tonnellate al giorno

    (Teleborsa) – La Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma (Ndrc), la massima autorità di Pechino impegnata nella pianificazione economica, ha fatto sapere che la Cina ha aumentato la produzione giornaliera di carbone di oltre un milione di tonnellate negli sforzi per allentare la crisi energetica. La produzione media giornaliera di carbone è salita così a più di 11,5 milioni di tonnellate dalla metà di ottobre, con un aumento di 1,1 milioni di tonnellate rispetto alla fine di settembre. La notizia è arrivata mentre a Glasgow, nella cornice della COP26, i leader mondiali sono impegnati nei colloqui sul clima per scongiurare gli effetti del global warming. Quello del carbone è infatti uno degli aspetti più spinosi delle trattative in corso in Scozia. Da un lato ci sono le economie più sviluppate occidentali – Ue in testa – che chiedono un percorso chiaro per il phase out dal combustibile fossile più impattante in termini di emissioni di gas climalteranti, dall’altro le economie emergenti – guidati dalla Cina, appunto, e l’India – che invece fanno più fatica a sostituirlo con fonti energetiche alternative visto il grande peso che ha nella loro crescita economica.Xi Jinping non è andato a Glasgow. Il presidente cinese non viaggia all’estero da quasi due anni per via delle forti restrizioni legate alla pandemia in vigore in Cina ma in questo caso la giustificazione si lega a doppio nodo alla strategia della cosiddetta “sedia vuota”: un chiaro messaggio ai leader occidentali nel sottolineare che la transizione ecologica in Cina procederà a ritmi determinati solo da Pechino e dalle sue necessità economiche. Il presidente cinese ha inviato alla COP26 una lettera in cui ha ribadito inoltre che i Paesi sviluppati “non solo devono fare di più, ma devono fornire anche sostegno ai Paesi in via di sviluppo”.L’enorme ricorso della Cina all’uso del carbone delle ultime settimane è dovuto alla forte crisi energetica – superiore anche a quella che si sta registrando in Europa – che ha colpito il gigante asiatico con la ripresa post Covid. Il solo incremento di produzione registrato per far fronte alla penuria di energia è superiore all’estrazione annuale di carbone in Europa occidentale. La Cina oggi è la più grande fonte di emissioni annuali di emissioni climalteranti con una quota pari al 28% del totale globale.(Foto: © Artur Nyk/123RF) LEGGI TUTTO