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    Bollette, Nomisma prevede maxi stangata. Fondi in manovra non bastano

    (Teleborsa) – Al 1° gennaio 2022 le bollette del gas aumenteranno del 50%, mentre quelle dell’elettricità saliranno di almeno del 17%, a meno di interventi del governo. È la previsione di Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia. “Le tariffe del gas sono decise ogni trimestre dall’ARERA, sulla base dei prezzi internazionali – ha detto Tabarelli all’ANSA – Ma questi, dopo essere rimasti tranquilli per dieci anni, alla metà del 2021 sono impazziti, e oramai sono fuori controllo. Nel trimestre ottobre-dicembre 21, la tariffa ARERA è 0,95 euro al metro cubo. Ma dato l’andamento dei mercati internazionali, senza un intervento dello stato per calmierare, nel trimestre gennaio-marzo 22 si arriverà a 1,40 euro”.Discorso analogo per la bolletta elettrica. “A fissare la tariffa è il GME, gestore dei mercati energetici, sulla base dei prezzi internazionali – spiega Tabarelli – Al primo ottobre abbiamo avuto un aumento incredibile, del 30%, quando di solito gli aumenti erano sull’1%. Oggi sui mercati spot l’elettricità si paga da 250 euro al megawattora a quasi 300 (in passato ci sembrava tanto quando costava 40-50 euro). Senza un intervento dello stato, al primo gennaio l’aumento della bolletta elettrica sarebbe dal 17 al 25%”. In questa situazione, secondo il presidente di Nomisma Energia “i due o tre miliardi che saranno stanziati in manovra per calmierare le bollette sono poca cosa”.Le cause dell’aumento dei prezzi del gas sono diverse: “La prima è che gli stoccaggi sono bassi, perché la Russia consegna meno gas all’Europa. Un po’ perché vuole spingere sul gasdotto North Stream (che aprirà a marzo), un po’ perché ha problemi di trasporto, dato che la sua rete è molto vecchia. Poi c’è stata la ripresa produttiva dopo la pandemia; la Cina ha aumentato la domanda di gas per uscire dal carbone; le compagnie energetiche investono di più sulle rinnovabili e meno sulle fossili, ma la domanda di gas non cala; l’eolico e l’idroelettrico in alcuni paesi hanno ridotto la produzione per motivi di meteo”.Infine, secondo l’esperto “i mercati sono in mano alla speculazione, e i politici non sanno che pesci pigliare”. Tabarelli ricorda che “chi ha fatto contratti di acquisto a lungo termine, oggi paga il gas 35 centesimi a metro cubo”.(Foto: © Richard Villalon | 123RF) LEGGI TUTTO

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    “Hydrogen Joint Research Platform”, università e aziende insieme per la ricerca sull'idrogeno

    (Teleborsa) – Studiare lo sviluppo del vettore energetico che potrà dare un contributo decisivo al raggiungimento dei target climatici globali: l’idrogeno. Con questo obiettivo nasce Hydrogen Joint Research Platform (Hydrogen JRP), piattaforma di ricerca congiunta tra università e aziende creata dalla Fondazione Politecnico di Milano, insieme al Politecnico di Milano e a tre aziende fondatrici Edison, Eni e Snam. Hydrogen JRP è volta a promuovere studi e ricerche innovative su: produzione dell’idrogeno pulito, che comprende l’idrogeno verde e low carbon; soluzioni per il suo trasporto e relativi sistemi di accumulo avanzati; impieghi innovativi di tipo elettrochimico e termico in applicazioni residenziali, industriali e di trasporto; sviluppo di best practice per la progettazione e realizzazione delle infrastrutture per il trasporto e lo stoccaggio dell’idrogeno.L’intento è dare impulso alla creazione di una filiera idrogeno in Italia, per favorire la competitività delle aziende e la crescita di imprese high tech. Hydrogen JRP è aperto a tutte le imprese che vogliono sperimentare, con il supporto della prima università tecnica italiana e dei suoi laboratori, la ricerca e lo sviluppo di prodotti e servizi sull’idrogeno. Per aumentarne l’impatto la piattaforma si avvarrà di un advisory board, organo di consulto strategico, che coinvolgerà i principali stakeholder istituzionali anche internazionali, per creare interesse e attrarre investimenti. Hydrogen JRP vuole cogliere la sfida della ricerca sull’idrogeno per costruire un ecosistema dell’innovazione. Saranno confermate nei prossimi mesi le adesioni al JRP di altre aziende interessate allo sviluppo della filiera dell’idrogeno. La struttura della piattaforma prevede che i soci stessi, a seconda del loro livello di adesione, propongano temi di ricerca verticali che favoriscano la creazione di know-how per l’industria italiana del settore.”La transizione energetica è tra le più grandi sfide dei nostri tempi. Sono due – ha precisato Ferruccio Resta, rettore del Politecnico di Milano – i concetti chiave sui quali dobbiamo insistere: il rafforzamento di un percorso politico, di allineamento con le direttrici europee, che si basa su una fase di accompagnamento del sistema industriale; lo sviluppo di ricerca e formazione per posizionarci come punto di riferimento in termini tecnologici all’interno panorama internazionale. Perché questo accada abbiamo bisogno di tracciare un progetto comune che vede l’università al fianco delle imprese. Ecco perché Hydrogen Joint Research Platform, che oggi avviamo grazie alla partecipazione, alla capacità di ascolto e di innovazione di tre grandi imprese del settore, deve poter estendersi il più possibile al tessuto produttivo”.”Nella rivoluzione green europea l’idrogeno giocherà un ruolo importante, si tratta di un vettore energetico flessibile e potenzialmente ad impatto ambientale zero – ha dichiarato Andrea Sianesi, presidente Fondazione Politecnico –. Il governo italiano, inoltre, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) ha riservato un ruolo rilevante proprio all’idrogeno per fare fronte alle esigenze di progressiva decarbonizzazione in vari settori. Come Fondazione Politecnico e in linea con la nostra missione di fare da ponte tra Accademia e tessuto produttivo, abbiamo ritenuto fosse strategico creare un centro di ricerca congiunto per favorire la costituzione di una filiera industriale associata allo sviluppo dell’idrogeno, che potesse contare sulla prima università tecnica italiana e su alcune delle più importanti imprese nel campo dell’energia per favorire l’innovazione, ma anche puntare su una ricerca d’eccellenza e su un trasferimento tecnologico efficace e di impatto per lo sviluppo del sistema paese”. “L’idrogeno – ha affermato Giovanni Brianza, executive vice president Energy & Environmental Services Market di Edison – è un vettore energetico fondamentale per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione nel settore dei trasporti e dell’industria hard to abate. La grande sfida oggi è accelerarne lo sviluppo per renderlo economicamente sostenibile e per dare vita a una nuova filiera industriale che agisca da volano per l’economia italiana e affermi il valore delle nostre competenze a livello internazionale. Con la piattaforma di ricerca Hydrogen JRP con Politecnico di Milano, Eni e Snam, poniamo le basi per un importante lavoro comune e confermiamo il ruolo fondamentale che Edison ha nel settore dell’idrogeno e il suo impegno nel supportarne la ricerca e sviluppo”.”La ricerca e sviluppo è uno dei pilastri su cui poggia la strategia di Eni volta al completo abbattimento delle emissioni di processi industriali e prodotti, nonché la chiave per una transizione energetica equa e di successo – ha commentato Francesca Zarri, direttore Technology, R&D e Digital di Eni –. Questo progetto si inserisce nella rete di collaborazioni con i migliori Atenei e Centri di ricerca nazionali e internazionali che Eni sta sviluppando con l’obiettivo di accelerare l’industrializzazione di tecnologie innovative in ambito decarbonizzazione e rinnovabili”.”Con l’adesione a Hydrogen JRP, Snam – ha dichiarato Cosma Panzacchi, executive vice president Hydrogen di Snam – mira a contribuire alla crescita del sistema di ricerca e sviluppo per potenziare la filiera italiana dell’idrogeno con l’obiettivo di accelerarne la diffusione, anche grazie alle infrastrutture esistenti, e dare impulso alla transizione energetica. Questa iniziativa è in linea con l’impegno di Snam a supportare le tecnologie più promettenti dell’ecosistema idrogeno, attraverso progetti quali l’Hydrogen Innovation Center avviato in collaborazione con alcuni dei più importanti atenei italiani, come il Politecnico di Milano, e HyAccelerator, primo programma di accelerazione per startup dell’idrogeno gestito da un’azienda a livello globale”. LEGGI TUTTO

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    Snam, Alverà guarda al futuro: dalla Gigafactory allo stoccaggio

    (Teleborsa) – Snam punta alla realizzazione in Italia della prima Gigafactory di elettrolizzatori per la produzione di idrogeno. Lo ha confermato l’Ad del gruppo, Marco Alverà, alla presentazione del Piano, ricordando che il progetto di inserisce nell’ambito del programma IPCEI, relativo ad importanti progetti di interesse europeo.La realizzazione della Gigafactory – ha spiegato il manager – passa attraverso la partecipata De Nora e vede un grande interesse sul mercato: “Stimavamo 25 Giga per portare il gas sul mercato ed essere competitivi- ha spiegato – e invece oggi vediamo una domanda che già è arrivata a 90 giga”.Se per De Nora si profila l’IPO nel 2022, non è così per Stogit, la società italiana attiva nel settore dello stoccaggio, che Snam punta a far diventare un leader internazionale. Oggi, Stogit ha una quota di mercato del 16% in Europa ed è seconda al mondo dopo i russi.Alverà non ha voluto neanche commentare i rumors che parlano dell’interesse all’acquisto di quote della società, sottolineando che il Gruppo vede l’operazione più in ottica industriale che finanziaria. LEGGI TUTTO

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    Snam, Alverà: “Crescita dividendo fra le più alte del settore”

    (Teleborsa) – Il nuovo Piano di Snam prevede una crescita dei dividendi del 5% al 2022 e del 2,5% negli anni successivi, per un arco temporale esteso al 2025 rispetto al 2024 del precedente piano. Una crescita che l’Ad Marco Alverà, ha definito fra le più alte del settore. “Ci impegniamo a mantenere questa crescita, che è nella fascia alta, se non la più alta del settore” ha detto il manager durante l’evento di presentazione del piano alla stampa. LEGGI TUTTO

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    Snam, Alverà: “Acquisizione gasdotti da Eni strategica per creazione dorsale idrogeno”

    (Teleborsa) – Snam ha annunciato in questi giorni l’acquisizione da Eni di una quota del 49,9% in cinque gasdotti (TTPC e TMPC) provenienti dall’Algeria. Un progetto che si inserisce in una visione più ampia per la creazione di una dorsale dell’idrogeno, che da Mazzara del Vallo sino a Passo Gries e Tarvisio collegherà il Nord Africa all’Europa, attraverso il Mediterraneo, facendo dell’Italia un vero e proprio hub dell’idrogeno. Commentando questo accordo, l’Ad di Snam Marco Alverà ha sottolineato la valenza strategica di questo progetto, indicando che oggi si valorizza con i flussi di gas e domani con l’idrogeno, usando la stessa infrastruttura. I lavori della dorsale – ha aggiunto – partiranno nel 2025, per concludersi nel 2030. Un arco temporale piuttosto stretto per un progetto che è molto richiesto dall’Ue.L’Ad di Snam ha voluto mettere il punto su un altro aspetto importantissimo del progetto, quello di consentire un domani agli italiani di pagare meno l’energia consumata. LEGGI TUTTO

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    Biometano, Gruppo CAP: costo calmierato del 45% alle aziende pubbliche partner del Comune di Milano

    (Teleborsa) – In controtendenza all’importante rincaro dei costi dell’energia a livello globale, il Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città metropolitana di Milano, ha stretto un accordo con AGESP, Gruppo AMGA, Acque Novara e Sun Novara, per fornire biometano a un costo calmierato del 45% alle aziende pubbliche partner.Si tratta – spiega il Gruppo in una nota – di biocarburante generato dai fanghi di depurazione presso l’impianto di depurazione di Bresso-Niguarda, il cui impiego consente di ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica (CO2) dell’85% rispetto ai veicoli a benzina. In tre mesi, fino al 31 gennaio, verranno erogati fino a 100mila kg di biometano per consentire ai mezzi di trasporto di percorrere oltre 2milioni di Km con un grande vantaggio per l’ambiente e i costi pubblici. Il biometano a km 0 prodotto dall’utility lombarda è caratterizzato da un valore aggiunto non solo ambientale, ma anche economico: i costi di produzione del biocarburante da fonti rinnovabili non risentono, infatti, dell’andamento irregolare dei mercati esteri, delle dinamiche geopolitiche e delle speculazioni finanziarie.”A fronte dell’aumento del prezzo del gas naturale sui mercati internazionali, riteniamo fondamentale supportare le aziende pubbliche del territorio con iniziative concrete – commenta Alessandro Russo, presidente e amministratore delegato di Gruppo CAP –. La riduzione delle emissioni fossili è al centro del nostro Piano di Sostenibilità, che si declina proprio nelle tante iniziative di economia circolare realizzate in questi anni, tra le quali spicca l’impianto di produzione di biometano presso il depuratore di Bresso-Niguarda dove nel 2018 è nato il primo impianto certificato di biometano generato dai reflui fognari. La fornitura di biocarburante a prezzi calmierati testimonia il nostro impegno a contribuire fattivamente agli obiettivi di decarbonizzazione, focus al centro dell’agenda di COP26 a Glasgow”.In seguito all’accordo le aziende socie di Neutalia; AGESP, gestore del servizio di Igiene Ambientale nel Comune Busto Arsizio; Gruppo AMGA, azienda che fornisce servizi di pubblica utilità ai Comuni dell’Alto Milanese e del Magentino; Acqua Novara.VCO, azienda che gestisce il servizio idrico integrato in 140 Comuni delle Province di Novara e del Verbano Cusio Ossola; e l’azienda partecipata Sun Novara, specializzata nel trasporto pubblico della Città di Novara; fino al 31 gennaio 2022 potranno acquistare presso i punti di distribuzione su Legnano e Novara gestiti da Green Fuel Company, partner italiano che opera nel settore della distribuzione e commercio di combustibili gassosi, il biometano prodotto da CAP al costo di 1,149 euro con una riduzione del 45% rispetto ai prezzi di mercato.In 3 mesi saranno erogati fino a 100mila kg di biometano a un costo vantaggioso, quantitativo che permetterà – spiega il Gruppo CAP – di percorrere da parte dei mezzi pubblici come bus, veicoli aziendali di servizio e camion della nettezza urbana circa 2,4 milioni di km a basso impatto ambientale. Fino a oggi, nei tre impianti di distribuzione gestiti da Green Fuel Company a Milano (Via Santa Rita da Cascia, 41), Brescia (Via Labirinto, 390) e Legnano (Via per Busto, 33/A), caratterizzati dalla presenza di vele che riportano il marchio di Gruppo CAP, sono già stati erogati 975.400 kg biocombustibile, che hanno permesso a circa 1.190 veicoli di percorrere quasi 24 milioni di km, in media 20mila km per vettura. “Il biometano che produciamo dal 2016 presso l’impianto di Bresso rappresenta una delle più importanti sfide ambientali intraprese dall’azienda – spipega Russo –. Quando è nata la sperimentazione in collaborazione con FCA (Fiat Chrysler Automobiles) e il CNR-IIA (Istituto di Inquinamento Atmosferico), non esisteva una normativa che prevedesse la produzione di biometano dagli scarti dei depuratori. I risultati ci hanno dato ragione: dopo aver dimostrato l’alta qualità del prodotto estratto dai fanghi, siamo arrivati a una produzione su scala industriale e ai primi 3 punti di distribuzione, che possiamo definire a Km 0. Ma è solo l’inizio: nel 2023 la produzione di biometano dalla FORSU aumenterà esponenzialmente”. CAP prevede infatti l’aumento esponenziale della produzione di biometano. Nel 2023, quando entrerà in funzione la nuova Biopiattaforma, polo di economia circolare che CAP sta costruendo a Sesto San Giovanni, – fa sapere il Gruppo – le 30mila tonnellate di FORSU provenienti dai Comuni di Sesto San Giovanni, Pioltello, Cormano, Segrate, Cologno Monzese e Cinisello Balsamo, saranno trasformate in 1.568.000 kg all’anno di biometano che servirà ad alimentare 2.050 vetture percorrendo più di 40 milioni di chilometri. LEGGI TUTTO

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    Titoli oil in rosso con prezzi petrolio in picchiata

    (Teleborsa) – Ondata di vendite su tutti i titoli petroliferi di Piazza Affari con il comparto in profondo rosso anche in Europa (DJ Stoxx Oil -5%) sulla scia della pessima performance messa registrata dai prezzi del greggio. I future sul greggio Brent di gennaio 2022, scendono sotto la soglia degli 80 dollari al barile e perdono 5 punti percentuali attestandosi a 78,01 dollari. Stessa direzione per i derivati sull’oro nero statunitense West Texas Intermediate (WTI), stessa scadenza, che scambiano in ribasso del 5,08% a 74,11 dollari.Tra i player del comparto, Tenaris scivola del 5,70% mentre Eni cede il 5,04%. A pesare sul sentiment degli investitori contribuiscono i timori globali per la variante sudafricana che con le sue diverse mutazioni e l’alta contagiosità potrebbe rendere meno efficaci gli attuali vaccini anti-Covid. A inizio settimana, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden aveva annunciato che il Dipartimento dell’Energia USA renderà disponibili 50 milioni di barili di petrolio dalla Strategic Petroleum Reserve per “abbassare i prezzi dell’energia per gli americani e affrontare il disallineamento tra la domanda che esce dalla pandemia e l’offerta”. La decisione era stata però accolta con scetticismo dagli addetti ai lavori, secondo i quali l’intervento sarebbe di portata temporanea e non in grado di riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta.(Foto: © Amikishiyev / 123RF) LEGGI TUTTO

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    USA, stoccaggi gas ultima settimana -21 BCF

    (Teleborsa) – Scendono meno delle attese gli stoccaggi settimanali di gas negli USA. Secondo l’Energy Information Administration (EIA), divisione del Dipartimento dell’Energia americano, gli stoccaggi di gas nella settimana terminata il 12 novembre 2021, sono risultati in calo di 21 BCF (billion cubic feet) contro i -22 BCF del consensus. La settimana prima si era registrata una crescita di 26 BCF.Le scorte totali si sono dunque portate a 3.623 miliardi di piedi cubici, risultando in calo dell’8,1% rispetto a un anno fa (quando erano pari a 3.943) e in diminuzione dell’1,6% rispetto alla media degli ultimi cinque anni (3.681 BCF). LEGGI TUTTO