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    ERG acquisisce Omniwatt ed entra nel mercato fotovoltaico francese

    (Teleborsa) – ERG, società attiva nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e quotata sull’MTA, ha acquistato il 100% del capitale di Omniwatt, società francese titolare di un portafoglio composto da cinque parchi eolici per un totale di 58 MW e due parchi fotovoltaici per un totale di 22 MW. L’operazione, che segna l’ingresso della società italiana nel mercato fotovoltaico francese, è stata portata a termine con la controllata ERG Eolienne France, che ha sottoscritto un accordo con FPCI Capenergie 3, fondo gestito dal private equity investor parigino Omnes Capital.ll valore dell’operazione in termini di equity value è di 45 milioni di euro. L’EBITDA medio atteso è di circa 11 milioni di euro e la posizione finanziaria netta a fine 2020 di 101 milioni di euro. Il closing dell’operazione è previsto entro luglio 2021, una volta ottenuta l’autorizzazione del Ministero dell’Economia e delle Finanze francese.”Con questa operazione, coerente con il Piano Industriale 2021-2025, entriamo nel mercato fotovoltaico francese e incrementiamo la capacità installata nel paese a quasi 500MW – ha commentato Paolo Luigi Merli, amministratore delegato di ERG – Lo faremo attraverso modalità di vendita garantite da tariffe e con un portafoglio di elevata qualità, ubicato in prossimità di altri nostri asset operativi e logistici del Gruppo con importanti sinergie operative”.L’entrata media in esercizio del portafoglio è il 2017, gli impianti beneficiano di un regime tariffario incentivato con scadenza media nel 2034 e la produzione totale stimata annua è di 174 GWh, pari a oltre 2400 ore equivalenti per gli asset eolici e oltre 1200 ore equivalenti per quelli fotovoltaici e corrispondenti a 95 kt di emissione di CO2 evitata ogni anno, sottolinea ERG in una nota.(Foto: American Public Power Association on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Energia, ARERA: da liberalizzazione rischi per fasce vulnerabili

    (Teleborsa) – Senza adeguate misure entro il 2023 “la liberalizzazione” del mercato dell’energia “rischierebbe di portare a risultati di mercato scarsamente concorrenziali, inidonei ad incidere sull’attuale livello di concentrazione del mercato e, nella peggiore delle ipotesi, a penalizzare le fasce più vulnerabili dei clienti, che potrebbero non cogliere gli eventuali vantaggi del libero mercato”. Lo ha sottolineato il presidente dell’Autorità per l’Energia, le Reti e l’Ambiente, Stefano Besseghini, in audizione presso la Commissione Attività produttive della Camera sul tema della liberalizzazione con la fine del mercato di maggior tutela dal 2023. “A tale riguardo – ha detto – l’Autorità ritiene, dunque, urgente identificare le opportune misure di tutela a favore dei clienti vulnerabili, che potrebbero trovare la loro collocazione all’interno del decreto legislativo di recepimento della direttiva Ue 2019/944, che assegna proprio agli Stati membri il compito di definire le misure necessarie per proteggere i clienti vulnerabili. Tali misure dovrebbero essere diverse e ulteriori rispetto all’attuale bonus sociale, che continuerebbe comunque a essere erogato ai clienti domestici che risultassero in condizioni di disagio economico e/o fisico”.Besseghini ha evidenziato che il mercato della vendita di energia ai clienti di piccole dimensioni resta ancora molto concentrato. “Focalizzando l’analisi sul fronte dei venditori di energia elettrica – ha detto, l’attività di vendita ai clienti di piccole dimensioni è ancora generalmente caratterizzata da condizioni di concentrazione, anche se in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente”. “Per l’anno 2019 emerge, infatti, come, nonostante la presenza di un numero molto cospicuo di operatori, l’82,5% del settore domestico sia ancora rifornito da cinque operatori, di cui uno serve il 67% dell’energia consumata, mentre il secondo serve il 6,4%. Per quanto riguarda le vendite ai clienti non domestici alimentati in bassa tensione, la quota dei primi cinque operatori è pari invece al 53,7% del totale”. Relativamente al mercato libero, ha chiarito il presidente, “il numero dei venditori attivi nel settore dell’energia elettrica, a inizio 2020, risultava pari a circa 600. Infine, con specifico riferimento all’operatività geografica di tali venditori, emerge come, riguardo ai clienti domestici, circa il 13% dei venditori serva clienti in tutta Italia, mentre gli altri svolgono la propria attività fornendo clienti solo in alcune regioni o solo in una regione (questi ultimi sono poco meno del 25% del totale). La quota dei venditori che opera in tutta Italia si riduce a circa il 10% per i clienti non domestici connessi in bassa tensione, con circa il 26% di venditori attivi in questo ambito in una sola regione”.Per quanto riguarda i clienti domestici nel mercato dell’elettricità, nonostante nel mese di dicembre 2020 il 56% dei clienti abbia scelto il mercato libero, il servizio di tutela risulta la modalità di approvvigionamento per ancora circa 12,9 milioni di clienti finali”.”Sebbene non vada sottovalutato il dato del costante incremento della quota dei clienti domestici che optano per il mercato libero, questi elementi dimostrano una dinamica di passaggio di tale segmento di clientela verso il libero mercato non ancora soddisfacente”, ha aggiunto Besseghini spiegando che “per quanto riguarda i clienti non domestici i dati rivelano una più accentuata predisposizione alla scelta nell’ambito delle offerte nel libero mercato, in cui sono serviti il 68% dei clienti, fermo restando che circa 2,19 milioni di clienti sono ancora forniti nel servizio di maggior tutela”.Parlando dell’erogazione del servizio a tutele graduali per le piccole imprese del settore dell’energia elettrica che da gennaio 2021 sono uscite dal sistema della maggior tutela, Besseghini ha osservato che “lo strumento delle aste” risulta essere “il più efficace, al fine di garantire parità di trattamento tra gli operatori del mercato ed esiti, quanto più possibile, concorrenziali”. Evidenziato inoltre come “le procedure concorsuali di assegnazione del servizio a tutele graduali agli esercenti responsabili dell’erogazione del servizio a partire dall’1 luglio 2021, sono in corso di completamento (pubblicazione degli esiti prevista per la fine del mese di maggio)”.(Foto: © Andrii Yalanskyi | 123RF) LEGGI TUTTO

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    Petrolio in calo del 3% su contagi in Asia e timori inflazione

    (Teleborsa) – I prezzi del petrolio sono in calo per il secondo giorno consecutivo. A incidere è la recrudescenza dei casi da coronavirus in Asia, che potrebbe incidere sulla domanda globale di petrolio, e i timori per l’impennata dell’inflazione, che potrebbe spingere la FED a rivedere la propria strategia sui tassi.Alle 15, i future sul greggio Brent di luglio hanno raggiunto i 66,78 dollari al barile, in ribasso di 1,93 dollari o del 2,79%. I future sul greggio statunitense West Texas Intermediate (WTI) di luglio scambiano in ribasso di 1,97 dollari, o del 3,02%, a 63,55 dollari al barile.Soltanto 36 ore fa il Brent aveva superato per la prima volta quota 70 dollari al barile da metà marzo, grazie alle riaperture di vari Paesi europei. “L’andamento della giornata di ieri ha dimostrato ancora una volta che la quota 70 dollari al barile segnala un’esuberanza irrazionale”, ha commentato a Reuters Vandana Hari, analista energetico di Vanda Insights. “La valutazione del quadro della domanda globale rimane difficile poiché le riaperture e le restrizioni in tutto il mondo sono probabilmente le più diverse dall’inizio della pandemia”, ha affermato Hari.(Foto: skeeze / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Shell, van Beurden (CEO): attività in Nigeria non compatibili con nostra strategia green

    (Teleborsa) – Le questioni ambientali e la strategia green dell’azienda sono state al centro dell’assemblea degli azionisti di Shell, multinazionale anglo-olandese operante nel settore petrolifero. Da un lato i soci hanno mostrato un crescente supporto per la mozione di un azionista attivista che chiedeva più impegno sulla decarbonizzazione, dall’altro l’amministratore delegato ha comunicato crescenti difficoltà a far coesistere progetti storici della società con la sua strategia per il futuro.La società anglo-olandese ha gradualmente venduto le attività onshore in Nigeria per oltre un decennio, dati i problemi che ha avuto sul fronte dell’inquinamento e nei rapporti con le comunità locali. Ora la dismissione di certe attività potrebbe accelerare ulteriormente. “L’equilibrio tra rischi e benefici associati al nostro portafoglio onshore non è più compatibile con le nostre ambizioni strategiche – ha infatti detto agli investitori l’amministratore delegato Ben van Beurden durante l’assemblea – Non possiamo risolvere i problemi della comunità nel Delta del Niger”. La società ha avviato discussioni con il governo locale su come andare avanti, ha aggiunto, senza però fornire una timeline delle decisioni da prendere o manifestare la volontà di vendere gli asset residui nell’area.Durante l’assemblea, gli azionisti hanno sostenuto – con l’88,74% dei voti a favore – la strategia di transizione energetica dell’azienda, ma allo stesso tempo un numero crescenti di soci ha anche appoggiato una seconda mozione, più critica rispetto alla strategia di Shell e che chiedeva un impegno maggiore sul fronte della decarbonizzazione.La seconda mozione, presentata dal gruppo di azionisti attivisti Follow This, sollecitava la società petrolifera a fissare obiettivi più ambiziosi per combattere le emissioni di gas serra e criticava gli obiettivi di riduzione delle emissioni con la modalità intensity-based, che in teoria consente a Shell di aumentare le proprie emissioni in futuro. La mozione è stata respinta dal 69,53% dei voti, tuttavia ha ricevuto il sostegno di quasi un terzo dei votanti, una percentuale raddoppiata nel giro di un anno: alla scorsa assemblea annuale una risoluzione simile ottenne il 14,4% di voti a favore.(Foto: Maxim Kuzubov /123RF) LEGGI TUTTO

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    Petroliferi positivi grazie al rialzo del greggio

    (Teleborsa) – Si muovono al rialzo i titoli petroliferi di Piazza Affari che seguono il rally dei prezzi del greggio. I future scadenza luglio segnano per il Brent 69,86 dollari al barile (+0,58%), mentre per il WTI 66,58 usd/bar (+0,47%). Tra i player del comparto, Eni sale dell’1,26% mentre Tenaris avanza dello 0,65%. Il Brent ha superato per la prima volta quota 70 dollari al barile da metà marzo grazie alle riaperture di vari Paesi europei. Ieri il Regno Unito è arrivato alla Fase 3 delle riaperture (consentite cene nei ristoranti anche al chiuso e raduni all’aperto con 30 persone, ad esempio), l’Italia ha presentato la sua road map per l’eliminazione del coprifuoco e la ripartenza delle attività ancora chiuse, mentre Portogallo e Olanda hanno aperto ai turisti.”Ci sono preoccupazioni per la diffusione di nuovi casi di coronavirus in Asia, ma i problemi saranno risolti presto non appena le vaccinazioni prenderanno piede”, ha detto a Reuters Chiyoki Chen, capo analista di Sunward Trading, prevedendo che i prezzi del Brent saranno diretti verso i 75 dollari al barile alla fine di questo mese.(Foto: © Aleksandr Prokopenko / 123RF) LEGGI TUTTO

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    Petroliferi in flessione su calo greggio

    (Teleborsa) – Si muovono al ribasso i titoli petroliferi di Piazza Affari che seguono la debolezza dei prezzi del greggio. I future scadenza luglio segnano per il Brent 68,35 dollari al barile, mentre per il WTI 65,12 usd/bar. Tra i player del comparto, Eni cede lo 0,5% mentre Tenaris arretra dell’1,35%. LEGGI TUTTO

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    Sostenibilità, ENI: al via collaborazione con Biblioteca degli Alberi Milano

    (Teleborsa) – ENI avvia la propria collaborazione con BAM – Biblioteca degli Alberi Milano, un progetto della Fondazione Riccardo Catella, attiva da anni con l’obiettivo di promuovere la cultura della sostenibilità nello sviluppo del territorio e di contribuire attivamente al miglioramento della qualità della vita urbana attraverso progetti di valorizzazione degli spazi pubblici e delle aree verdi. BAM – chiarisce la nota – “è un giardino botanico contemporaneo nel cuore di Milano, dove vivere esperienze culturali a contatto con la natura: con i suoi dieci ettari di estensione e la sua straordinaria collezione botanica, il parco BAM è un esempio unico in Italia. A luglio 2019 è stata sottoscritta una partnership pubblico-privata tra il Comune di Milano, COIMA e la Fondazione Riccardo Catella per la manutenzione, sicurezza e creazione di un programma culturale per il parco”. Eni “ha deciso di diventare partner di BAM riconoscendone il valore culturale e inquadrando questa iniziativa nel più ampio impegno dell’azienda sui temi della protezione e conservazione delle foreste e delle attività di informazione e comunicazione a esso connesse”.”Fondamentale – chiarisce la nota – individuare delle opportunità di riflessione sul ruolo delle foreste nell’ambito delle Natural Climate Solutions, tutte quelle azioni, cioè, volte alla conservazione, ripristino e migliore gestione del territorio per contrastare il cambiamento climatico. Attraverso la conservazione delle foreste è possibile, tra l’altro, aumentare lo stoccaggio del carbonio, evitare le emissioni di gas serra in atmosfera derivanti dalla deforestazione e preservare ecosistemi unici. Nell’ambito della sua strategia di decarbonizzazione, Eni ha previsto la possibilità di utilizzare crediti di carbonio generati da progetti forestali che, oltre a benefici climatici e ambientali come la tutela della biodiversità, garantiscano benefici in termini di sviluppo sociale ed economico delle popolazioni locali. Grazie a tali progetti, aderenti allo schema REDD+ (Reducing Emissions from Deforestation and forest Degradation) delle Nazioni Unite, Eni prevede di raggiungere in maniera progressiva un portafoglio crediti di carbonio di oltre 6 milioni di tonnellate/anno di CO2 entro il 2024, oltre 20 milioni di tonnellate/anno entro il 2030 e oltre 40 milioni di tonnellate/anno entro il 2050″.L’appuntamento inserito nel programma culturale di BAM e supportato da Eni sarà il 29 giugno 2021, alle ore 18.30, e “non sarà soltanto un approfondimento sulla protezione e conservazione delle foreste primarie ma un momento di coinvolgimento di tutti i visitatori del parco, grazie all’interazione tra momenti di divulgazione scientifica e performance musicali e artistiche”. LEGGI TUTTO

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    A2A, Mazzoncini: interessati ad asset ERG. Con Ascopiave non ci sono problemi

    (Teleborsa) – “La positività dei risultati del primo trimestre ha sorpreso anche me. Mi aspettavo dei buoni risultati, non me li aspettavo così buoni”. È quanto affermato dall’amministratore delegato di A2A, Renato Mazzoncini, nella conference call che ha seguito la pubblicazione dei risultati del primo trimestre 2021. “Sicuramente – ha spiegato – siamo in presenza di uno scenario positivo che porta anche ad altre aziende del settore ad avere un trimestre positivo. Però, evidentemente, i nostri asset sono di valore. E non parlo solo della business unit Generazione – che beneficia di prezzi favorevoli – ma anche quella delle reti, ambiente e mercato, tutte con indici positivi. Questo dimostra che tutti i nostri asset sono di valore, tute le nostre infrastrutture. Ma anche la nostra base clienti, che si sta dimostrando di grande valore, con un livello di affezione al nostro brand molto forte”.Quanto alle aste, “confermo che abbiamo partecipato. In questo momento è interessante poter acquisire il cliente. Stiamo lavorando molto sui servizi a valore aggiunto, perchè ci aspettiamo un futuro in cui la marginalità sulla vendita della commodity diminuirà (nell’arco del piano prevista a -30%), e ci immaginiamo invece che le aziende si focalizzino sui clienti e sulla capacità di erogare altri servizi, come climatizzazione, mobilità elettrica”, ha affermato rispondendo alle domande degli analisti.A2A sta partecipando alla procedura di vendita di asset da parte di Erg, ha poi confermato Mazzoncini. L’interesse è focalizzato sul maxi idroelettrico di Terni, mentre dalle parole dell’AD di A2A è sembrato scarso rispetto all’impianto termoelettrico. “In questo momento tutto quello che è rinnovabile ci interessa in maniera particolare. Confermo che stiamo partecipando alla procedura avviata da Erg, ma siamo in una fase del tutto preliminare, le informazione sono ancora molto limitate, quindi è molto presto per confermare il nostro interesse. Ma siamo della partita, sì'”. Quanto ai tempi, Mazzoncini ha rilevato che “non è una procedura che si può chiudere in pochi giorni. Credo che ci voglia qualche mese per la chiusura”. A2A, insieme ad altri player, ha presentato un’offerta non vincolante per gli 800 MW circa di idroelettrico, suddivisi in sette impianti. “Noi – ha detto l’AD – siamo già molto strutturati sull’idroelettrico, quindi da un lato lo vediamo con interesse perché’ sta nel nostro know how e poi l’idroelettrico ha il vantaggio che si può accendere e spegnere. Però la priorità assoluta del nostro piano è su altri tipi di rinnovabili”.Mazzoncini ha infine riferito di non vedere come un atto ostile la presenza di Ascopiave nel capitale e nel board della multiutility Acsm-Agam, controllata da A2A e dai Comuni azionisti. “Non la vediamo assolutamente come ostile. Anzi, io ho un ottimo rapporto con l’AD di Ascopiave, Cecconato – ha affermato – Avere un consigliere in CdA è assolutamente un loro legittimo diritto. Riteniamo che non farà altro che gli interessi di Acsm-Agam e quindi non lo vediamo come un problema”. LEGGI TUTTO