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    Enel X apre stazione ricarica ultrafast a Roma. Venturini: “Prima di una lunga serie”

    (Teleborsa) – Enel X apre a Roma la prima stazione di ricarica ultrafast cittadina in Italia. Un investimento che si inserisce nell’ambito del progetto Central European Ultra Charging, cofinanziato dalla Commissione Europea, nell’ambito della call Connecting Europe Facility Transport 2017, che conferma il primato di Enel X (Gruppo Enel) nel settore dei servizi per la mobilità elettrica.”Non è un progetto pilota ma una delle tante che andremo ad istallare in tutta Italia”, ha spiegato l’Amministratore delegato di Enel X Francesco Venturini a Teleborsa.[embedded content]
    “Si partirà dai capoluoghi di provincia, in particolare dalle grandi città”, ha aggiunto il manager, anticipando che “l’obiettivo è agevolare la ricarica dell’auto per chi si sposta sulla mobilità elettrica, che rappresenta il futuro della mobilità su gomma, e quindi a casa, nei parcheggi delle grandi città e, se c’è necessità di ricaricare in tempi molto rapidi, in questo tipo di stazioni”.”Queste sono da 350 kilowatt – ha precisato Venturini – sono in grado di ricaricare un’auto elettrica in 10 15 minuti”. LEGGI TUTTO

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    Colonnine ultrafast Enel X a Roma. Raggi: “Città più smart e sostenibile. Futuro è già qui”

    (Teleborsa) – Enel X ha inaugurato oggi assieme a Volkswagen Italia, la prima area a Roma per la ricarica ultrafast dei veicoli elettrici. Si tratta delle prime quattro di questo genere in Italia, frutto del progetto Central European Ultra Charging, cofinanziato dalla Commissione Europea nell’ambito della call Connecting Europe Facility Transport 2017. “Roma è pronta per essere una città del futuro?”, ha chiesto Teleborsa alla Sindaca di Roma Virginia Raggi presente all’inaugurazione.”Roma è pioniera da questo punto di vista”, ha affermato la prima cittadina della Capitale, aggiungendo “stiamo diventando una città sempre più smart e sempre più sostenibile, che guarda all’elettrico”.[embedded content]
    “Oltre a queste ricariche super veloci – ha spiegato Raggi – stiamo infrastrutturando la città con tantissime colonnine standard, proprio per consentire di modificare il nostro parco auto e diventare sempre più elettrici”.”Accanto all’elettrico è sempre in aumento la mobilità in sharing, sia auto sia biciclette e monopattini”, ha affermato la Sindaca di Roma, ricordando che nel 2020 si sono registrate oltre 2 milioni di corse con mezzi sharing. “Questo vuol dire che il futuro è già qui”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    Petrolio, EIA: aumento oltre attese delle scorte settimanali

    (Teleborsa) – Aumentano le scorte di greggio in USA nell’ultima settimana. L’EIA, la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, ha confermato che gli stocks di greggio, negli ultimi sette giorni al 5 marzo 2021, sono saliti di 13,8 milioni a 494,8 MBG, contro attese per un incremento di 0,8 milioni.Gli stock di distillati hanno registrato invece un calo di 5,5 milioni a 137,5 MBG, a fronte di attese per una discesa di 3,5 milioni, mentre le scorte di benzine sono scese di 11,9 milioni a quota 231,6 MBG (era attesa una flessione di 3,4 milioni).Le riserve strategiche di petrolio sono stabili a 637,8 MBG. LEGGI TUTTO

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    Italia rischia di mancare target chiusura centrali a carbone nel 2025

    (Teleborsa) – L’Italia sta accumulando un ritardo per centrare l’obiettivo di dismissione delle centrali a carbone entro il 2025, come previsto da Piano nazionale per l’energia ed il clima (Pniec). E’ quanto riporta Il Sole 24 Ore, secondo cui restando ancora 8 impianti a carbone, compreso quello di Fiume Santo e Sulcis in Sardegna.Enel sta procedendo spedita nel piano di dismissione delle sue centrali a carbone, che saranno sostituite, temporaneamente, da impianti a gas ed in seguito da fonti rinnovabili: entro il 2023 è prevista la chiusura di Fausina (Venezia) e La Spezia ed entro il 2025 delle centrali di Civitavecchia e Brindisi.A determinare i ritardi sarebbe la burocrazia: le lungaggini e gli ostacoli dell’iter autorizzativo, la lunga attesa della Commissione VIA e lo stop imposto dal MISE su parere di Terna per dismettere la centrale di La Spezia ad inizio 2021. Enel, che si era aggiudicata mediante gara il contratto per il capacity market per il 2023, da soddisfare con l’energia prodotta dalle centrali a gas ancora da costruire, rischia ora di mancare anche la successiva scadenza di giugno 2021, con conseguente rischio di rescissione del contratto da parte di Terna.”Temiamo che anche per quella data non si farà in tempo”, avverte Carlo Tamburi, direttore Italia del Gruppo Enel, ricordando che “l’alternativa dovrebbe essere realizzare impianti fotovoltaici ed eolici, in aggiunta rilevante rispetto a quelli già oggi previsti, in modo tale da compensare la riduzione di capacità derivante dalla dismissione delle centrali a carbone”. Un obiettivo che il manager definisce “impossibile” perché anche per la costruzione di impianti fotovoltaici l’iter è lungo e complesso. Così come c’è “incertezza” sulla possibilità di partecipare alle gare per il capacity market 2024.Tamburi ricorda anche che la prospettiva di realizzare impianti a gas per accelerare la transizione energetica non è ben vista in ambienti politici e dagli ambientalisti, ma Enel in qualità di “supermajor” mondiale delle rinnovabili, vede il gas come “una risorsa complementare alo sviluppo delle fonti di energia verde”.Ultimo nodo per la chiusura di La Spezia – spiega Tamburi – la richiesta del MISE di una capacità aggiuntiva di 500 MW e lo scadere dell’Autorizzazione integrata ambientale (AIA) a fine anno. Un’impasse che potrebbe però essere superata grazie alla gestione unitaria del nuovo Ministero della Transizione ecologica. LEGGI TUTTO

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    Emissioni zero, ONU sollecita “rapido” sviluppo cattura CO2

    (Teleborsa) – L’obiettivo “zero emissioni” non sarà raggiunto se non vi sarà un “rapido” sviluppo delle tecnologie per la cattura, l’uso e lo stoccaggio del carbonio, che consentono di intrappolare e trasportare la CO2 prodotta da fonti fossili e dall’industria “pesante” perché sia riutilizzata o conservata nel sottosuolo. Tecnologie – sottolinea un rapporto dell’ONU – che devono essere sviluppate in parallelo con le tecnologie a basse o zero emissioni di carbonio e con il ricorso ai serbatoi di carbonio naturali, quali le foreste e gli oceani.L’importanza della carbon capture viene ribadita da un rapporto dell’UNECE, Commissione economica delle Nazioni Unite per l’Europa, che si occupa di promuovere la cooperazione degli Stati membri verso lo sviluppo sostenibile e la prosperità economica. “È necessaria una forte volontà politica per rendere l’energia pulita e sostenibile una realtà per tutti entro il 2030”, afferma Olga Algayerova, Segretario esecutivo dell’UNECE.L’UNECE sostiene che il dispiegamento su larga scala della tecnologia per la cattura del carbonio consentirebbe ai paesi di “decarbonizzare” i settori che presentano rigidità nella riduzione della CO2 e colmare il “gap” fino a quando le tecnologie di “prossima generazione” non saranno disponibili.Il rapporto fornisce una panoramica di oltre 50 progetti per la cattura della CO2 in Europa e Nord America ed indica che Scandinavia, Stati Uniti e Regno Unito sono avanti su questi progetti, mentre altri Stati più piccoli sono attualmente alla ricerca di partner e finanziamenti internazionali.Il fattore costo rappresenta indubbiamente un ostacolo. L’UNECE stima che, solo in Europa, sono necessari 320 miliardi di euro per lo sviluppo di queste tecnologie al 2050 ed altri 50 miliardi occorrono per l’infrastruttura di trasporto.L’altro nodo fondamentale concerne l’individuazione geografica di “vaste” aree per lo stoccaggio. Oltre ai bacini sedimentari idonei del Regno Unito, dei Paesi Bassi e della Norvegia, l’UNECE vede un “potenziale” per Russia, Kazakistan, Azerbaigian e Mar Caspio.(Foto: © malp/123RF) LEGGI TUTTO

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    Petrolio, sorpresa Opec+: produzione invariata

    (Teleborsa) – Si infiammano i prezzi del greggio che registrano un rialzo di oltre 5 punti percentuali dopo il nulla di fatto dell’Opec+.Mentre è in corso il vertice virtuale dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio (Opec) e, gli alleati, insieme chiamati Opec+, l’Arabia Saudita – secondo quanto riferisce Bloomberg – avrebbe invitato alla cautela i Paesi membri in merito alla possibile riduzione dei tagli alla produzione di petrolio per il mese di aprile. Il vertice del Cartello “allargato” è stato convocato proprio per decidere l’entità dei livelli produttivi in grado di garantire l’equilibrio tra domanda e offerta e la tenuta delle quotazioni petrolifere.Riad – sempre secondo indiscrezioni – starebbe considerando di estendere il taglio volontario della propria quota di produzione di 1 milione di barili al giorno fino a tutto il mese di aprile.Le quotazioni del greggio WTI sono salite fino a 64 dollari al barile e quelle del Brent a 67 dollari.Il mercato si aspettava che l’Opec+ avrebbe ridotto i tagli alla produzione di circa 500.000 barili al giorno a partire da aprile e che, in particolare, l’Arabia Saudita ponesse fine al suo taglio volontario alla produzione di un ulteriore milione di barili al giorno. La stretta di Riad era stata annunciata nel vertice dello scorso 5 gennaio, quando avevano sorpreso il mercato annunciando un taglio temporaneo per i mesi di febbraio e marzo. Ora i sauditi potrebbero decidere di prorogarlo (anche se è un’ipotesi che era ritenuta poco probabile fino a pochi giorni fa) oppure revocarlo, in tutto o in parte, a partire dal prossimo mese.(Foto: © Aleksandr Prokopenko / 123RF) LEGGI TUTTO

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    USA, stoccaggi gas calano meno del previsto

    (Teleborsa) – Diminuiscono meno delle attese gli stoccaggi settimanali di gas negli USA. Secondo l’Energy Information Administration (EIA), divisione del Dipartimento dell’Energia americano, gli stoccaggi di gas nella settimana terminata il 26 febbraio 2021, sono risultati in calo di 98 BCF (billion cubic feet). Le stime di consensus erano per una contrazione degli stock di 136 BCF. La settimana prima si era registrato un calo di 338 BCF.Le scorte totali si sono dunque portate a 1.845 miliardi di piedi cubici, risultando in flessione del 13,1% rispetto ad un anno fa (quando erano pari a 2.122) e del 7,7% rispetto alla media degli ultimi cinque anni (2.2.023 BCF). LEGGI TUTTO

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    Energia, Arera: il 56% delle famiglie ha scelto il mercato libero elettrico

    (Teleborsa) – A dicembre 2020 le famiglie che hanno scelto il mercato libero elettrico sono oltre il 56% nella media nazionale, ma con forti differenze nel Paese. A riportarlo è ARERA, Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, in occasione della pubblicazione del Rapporto annuale Monitoraggio Retail (su dati 2019). La quota sale al 70% di alcune aree del nord fino al 38% della provincia Sud Sardegna. La provincia con la percentuale più alta di clienti domestici che è uscita dal mercato tutelato è però Terni (70,78%).In base ai dati forniti da ARERA, ad aprile dello scorso anno la Lombardia era la Regione con più venditori attivi di elettricità per i clienti domestici (380). Sopra i 300 esercenti anche Lazio (327), Campania (322), Puglia (318), Piemonte (314), Toscana (313), Emilia Romagna (312) e Veneto (301). Se si guarda alle singole province, quella con il più alto numero di venditori è Milano (331) mentre quella che ne ha di meno è Enna (114).Per quel che riguarda i 10 maggiori fornitori di energia elettrica del mercato libero a fine 2019, in testa c’è Enel con una fetta di mercato vicina al 50% (48,3%) seguita a distanza da Eni (12,3%). Più indietro Hera (5,8%), Edison (3,9%) e A2A (3,7%).(Foto: © baloon111 / 123RF) LEGGI TUTTO