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    Covid: studente positivo, primo caso in scuola a Roma

    (Teleborsa) – Primo caso di Covid tra gli studenti di una scuola della Capitale. Un ragazzo iscritto alla Marymount International, in zona Cassia, è risultato positivo al Coronavirus.Secondo quanto si è appreso, la Asl Roma 1 ha messo in isolamento domiciliare 60 persone, tra cui compagni di classe e insegnanti, in via prudenziale.La Asl moniterà l’andamento clinico e si aspetteranno 7 giorni per l’eventuale comparsa di sintomi prima di effettuare i tamponi. I ragazzi in isolamento – a quanto riferito – seguiranno le lezioni con la didattica a distanza. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Anief: “cattedre Covid” non possono essere docenti di “Serie B”

    (Teleborsa) – A pochi giorni dalla riapertura delle scuole e dopo la polemica scatenata dalla pubblicazione delle graduatorie delle docenze, l’Anief è tornata a ribadire la propria contrarietà all’introduzione di contratti atipici nella scuola pubblica per le cosiddette “cattedre Covid”.“Introducendo dei contratti senza scadenza, che potrebbero venire meno all’istante, in caso di secondo lockdown, si va a determinare un precedente pericoloso – spiega l’Associazione Nazionale Insegnanti e Formatori – L’istruzione impartita in sedi scolastiche statali non può comportare differenze contrattuali di sorta tra insegnanti che svolgono la medesima professione, hanno gli stessi doveri e responsabilità. Riteniamo centrale questo punto. Per questo motivo abbiamo deciso di farci tramite per chiedere un emendamento al decreto agostano, con il quale collocare in organico di diritto i 60-70 mila docenti che verranno assunti in più rispetto all’organico aggiuntivo”.Il riferimento è per i docenti che verranno nominati come supplenti in aggiunta all’organico canonico: si tratta, in media, di un insegnante in più per ognuno dei 42 mila plessi scolastici che si metterà a disposizione dei dirigenti scolastici per permettere loro di organizzare la didattica in presenza anche con classi sdoppiate, orari pomeridiani, in aule aggiuntive o per dare seguito a tutte le disposizioni previste da ogni singolo istituto nell’ambito della sua autonomia, spiega Anief in una nota.Il rischio è quello di creare docenti di “Serie B”, “che potrebbero perdere il lavoro in caso di ritorno anche breve dei contagi nella loro scuola senza la certezza di essere confermati sulla stessa scuola. Ma soprattutto gli alunni delle classi affidate dovrebbero accontentarsi di avere docenti molto temporanei, provvisori e ‘volatili’ che non potranno partecipare nemmeno alla programmazione d’inizio d’anno (le nomine decorreranno dal 14 settembre) e saranno esclusi dalle commissioni d’esame per le classi affidate (le nomine terminano l’ultimo giorno di lezione)”.Ma c’è un altro rischio legato ai docenti delle “cattedre Covid” che sottolinea il portale Tuttoscuola e che è stato ripreso da Anief: “ I dirigenti scolastici li nomineranno a decorrere dal 14 settembre; tuttavia molti di loro, prima di accettare la nomina, si avvarranno del diritto di scelta più vantaggiosa, come quella prevista per ricoprire un normale posto annuale o temporaneo fino al 30 giugno, in base alla posizione di graduatoria provinciale”.”In questo modo – conclude Tuttoscuola – molte nuove classi ottenute per sdoppiamento non potranno partire fino a quando non disporranno di questi docenti ‘volatili’ e provvisori”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Anief: “È record precari da assumere. Scoperte quasi due cattedre su tre”

    (Teleborsa) – “Nell’anno in cui più di 750mila docenti presentano la domanda per fare i supplenti e in alto numero devono fare i conti con errori di valutazione di titoli e servizi, mancano gli insegnanti nelle quattro graduatorie valide per assumere gli 85mila a tempo indeterminato autorizzati dal ministero dell’Economia. E il 14 settembre si inizierà l’anno scolastico, oramai è certo, con una quantità di precari mai così alta”. Questo l’allarme lanciato dall’Anief mentre si attende la pronuncia del Consiglio d’Europa sulle denunce presentate dal sindacato e della Commissione UE sulla procedura d’infrazione ancora attiva contro l’Italia per l’abuso dei contratti a termine, a seguito dalla mancata applicazione della direttiva 1999/70/CE del Consiglio dell’Ue sull’assorbimento automatico in ruolo per coloro che hanno svolto 36 mesi su posto vacante.”Per evitare sanzioni dall’Unione europea e ulteriori risarcimenti dai tribunali italiani, in attesa dei nuovi concorsi, con quello straordinario per 32mila posti che dovrebbe partire in autunno, – spiega il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico – bisogna correre ai ripari e assolutamente assumere dalle graduatorie dei supplenti dalle GPS, così come abbiamo chiesto in uno specifico emendamento al decreto agostano n. 104 al momento all’esame del Senato in vista della sua conversione in legge”.Sul fronte delle stabilizzazioni – rileva l’Anief – risultano quasi 50mila assunzioni in ruolo di docenti andate deserte a fronte di 85mila posti autorizzati dal Mef, anche al termine della innovativa Call veloce, “compromessa come più volte detto dal vincolo anticostituzionale di permanenza dei 5 anni”.Secondo gli ultimi dati saranno soltanto 6mila le assunzioni in più rispetto alle 24mila già assegnate dalle graduatorie di merito ordinarie, riservate e in coda alle stesse, ad esaurimento. Di conseguenza saranno più di 250mila i supplenti chiamati il prossimo anno, uno su cinque di quelli in pianta organica utile per l’ordinato avvio dell’anno scolastico. “L’incremento di supplentite – commenta il sindacato – è notevole, se si pensa che erano 190mila le supplenze assegnate l’anno scorso, al netto di 30mila nuovi pensionamenti. Di queste supplenze, circa 50mila dovrebbero far parte dell’organico anti-Covid voluto dal Governo per affrontare la pandemia, in risposta ai tagli di 300mila unità avvenuti negli ultimi dodici anni”.Pur apprezzando l’obiettivo raggiunto dalla ministra dell’Istruzione di invertire la tendenza con posti per le assunzioni e nuove cattedre dopo anni di tagli selvaggi, l’Anief sottolinea la necessità di alcuni passaggi fondamentali a determinare un’inversione di tendenza. “Dopo avere una volta per tutte cancellato le finte cattedre di fatto e quelle su sostegno in deroga ingabbiate per legge, – spiega il sindacato – le priorità sono quelle di assumere i precari con oltre 36 mesi, quindi anche da graduatoria d’istituto, pensando a un corso formativo, anche abilitante, nell’anno di prova, con verifica finale; portare a 200mila gli incrementi di organici, di cui 40mila Ata, e non licenziare i futuri assunti in caso di nuove chiusure degli istituti perché si tratterebbe di un clamoroso errore a danno di lavoratori già con diritti ingiustamente minori del personale di ruolo”. LEGGI TUTTO

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    Harvard non apre campus, prima volta in 384 anni

    (Teleborsa) – Per la prima volta in 384 anni di storia l’Università di Harvard non aprirà il suo campus per il semestre autunnale. Le porte per l’inizio dell’attività didattica avrebbero dovuto aprirsi il 2 settembre, ma a causa della pandemia tutte le attività didattiche sono state trasferite online.L’accesso ai dormitori è stato consentito solo agli studenti che non hanno la possibilità di apprendere altrimenti. Tuttavia non possono accedere agli altri edifici dell’Università che fa parte del circuito della prestigiosa Ivy League. In un contesto normale il 97% degli studenti che frequenta Harvard vive nel campus per tutta la durata degli studi. LEGGI TUTTO

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    Scuola, sindacati in piazza il 26 settembre a Roma: “istruzione priorità per la crescita”

    (Teleborsa) – Una manifestazione per riaffermare il ruolo fondamentale della scuola e della conoscenza nella crescita del Paese e per denunciare ritardi e incertezze in questa fase di avvio del nuovo anno scolastico.Sono le ragioni della manifestazione indetta dal Comitato “Priorità alla scuola” che si terrà sabato 26 settembre a Roma a cui parteciperanno anche i sindacati della scuola Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams.”Mobilitazione e proposta, dallo sciopero dell’8 giugno alla partecipazione alla stesura dei protocolli di sicurezza, hanno caratterizzato l’azione sindacale unitaria di questi mesi; a ciò non è corrisposto analogo impegno e assunzione di responsabilità da parte del Governo e del Ministero dell’istruzione”, denunciano le sigle sindacali.”La crisi determinata dalla pandemia rende ancor più indispensabile un radicale cambio di paradigma sociale-economico-politico – sottolineano Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Gilda Unams che guardano ai fondi che saranno messi in campo con il Recovery Fund – servono provvedimenti urgenti per garantire da subito a tutte e a tutti il diritto all’istruzione, al lavoro, alla salute e, accanto a questo, investimenti per riqualificare il sistema pubblico di istruzione, per innalzare i livelli di conoscenza, rafforzando ed estendendo il diritto all’istruzione e alla formazione”.”La piazza del 26 settembre ci vedrà insieme alle lavoratrici e ai lavoratori, con gli studenti, le famiglie, i cittadini, per affermare e difendere la nostra idea di scuola, organo costituzionale e pilastro della democrazia, sulla cui valorizzazione si giocano la credibilità e il futuro dell’intero Paese”, concludono Francesco Sinopoli (Cgil), Maddalena Gissi (Cisl), Pino Turi (Uil), Elvira Serafini (Snals) e Rino di Meglio (Gilda).Intanto da Scala, in provincia di Salerno, dove si celebrano i 900 anni della morte del fondatore dell’Ordine di Malta, il Ministro della Salute Roberto Speranza ha rassicurato sull’impegno del Governo sulla riapertura delle scuole: “in questi giorni stiamo lavorando incessantemente perché tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado possano riaprire e riaprire in sicurezza”.Il Ministro ha garantito che “le scuole ripartiranno tutte nel mese di settembre e ripartiranno in sicurezza. Questa, per noi, è una priorità assoluta. Stiamo lavorando incessantemente, stiamo costruendo investimenti senza precedenti. Penso che ci sono le condizioni per portare a compimento questo obiettivo che, per noi, è la priorità assoluta della stagione di ripartenza”. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Anief: “Errori a raffica nelle Gps. Il sindacato scrive al Ministro”

    (Teleborsa) – “Se i tempi della pubblicazione degli elenchi delle Graduatorie provinciali e di istituto per le supplenze valide per il biennio 2020/21 e 2021/22 da parte degli Uffici scolastici, con l’ausilio delle scuole polo, sembrano rispettati, lo stesso non si può purtroppo dire per la correttezza dei punteggi”. L’allarme arriva dall’Anief che denuncia la raffica di segnalazioni di errori giunte alle sezioni provinciali del giovane sindacato. “Errori anche clamorosi, che – sottolinea l’Anief – testimoniano l’evidente inadeguatezza del sistema informatico approntato in poco tempo dall’amministrazione scolastica”.A Palermo, ad esempio, il sindacato ha verificato che sono stati assegnati ad un docente di laboratorio quasi mille punti associati ai soli titoli di servizio. Peccato che calcolando 18 punti per anno scolastico, sulla base della nuova tabella di valutazione introdotta appositamente per le Gps, si evince che gli anni scolastici per raggiungere un punteggio del genere dovrebbero essere ben 52, quindi, più dell’età dell’aspirante docente.In tale scenario, “per trovare una soluzione condivisibile ed evitare che l’amministrazione venga travolta da domande di reclamo e di ricorsi”, oggi il sindacato Anief ha scritto al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e di formazione del ministero dell’Istruzione, Marco Bruschi, e alla Dirigente Ufficio III della Direzione Generale Personale Scolastico, Valentina Alonzo, per chiedere una “urgente verifica del sistema di calcolo del punteggio per la redazione delle graduatorie provinciali per le supplenze di cui all’O.M. 10 luglio 2020 n. 60”. Nel dettaglio l’Anief ha chiesto al Ministero di disporre “l’immediato avvio di approfondita verifica ai sistemi di calcolo per l’attribuzione del punteggio agli aspiranti inseriti nelle graduatorie in oggetto, ad iniziare dai punteggi più alti, in alcuni casi del tutto anomali rispetto anche all’età dei candidati”. Il sindacato autonomo ha chiesto anche che “vengano impartite indicazioni agli uffici scolastici di ambito territoriale e a quelli di ambito territoriale di sospendere l’avvio delle procedure di nomina a tempo determinato dalle graduatorie in oggetto, fornendo alle scuole indicazioni di procedere a nomine temporanee utilizzando le graduatorie di circolo e d’istituto del triennio 2017/2020”. Oltre che vengano “fornite indicazioni ai suddetti uffici scolastici regionali e provinciali affinché, a integrazione e rettifica della citata O.M. 60/2020, sia previsto un congruo periodo per l’invio alle amministrazioni competenti di reclami in caso di errori o difformità di qualsiasi genere nella valutazione dei punteggi e nella compilazione delle graduatorie in oggetto. Tutto questo, ha esortato Anief, “al fine di garantire il regolare avvio dell’anno scolastico 2020/2021, altrimenti seriamente compromesso”.”Speriamo in una rettifica immediata da parte dell’amministrazione dei tanti errori nelle Gps – dice Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief –. La possibilità c’è, perché l’amministrazione agirebbe in autotutela. Rimane il problema di un algoritmo inefficace e basato su tabelle di valutazione cambiate in corsa in modo immotivato. Poiché, stando al programma temporale del dicastero di Viale Trastevere, le supplenze dovrebbero essere assegnate a partire dalla prossima settimana, subito dopo avere concluso la procedura delle immissioni in ruolo, per le quali è in atto la call veloce per coprire i vari posti ancora liberi, consigliamo vivamente ai vertici del Ministero di dare seguito alle nostre richieste e allargare la finestra di accoglimento dei reclami. In caso contrario, considerando che nell’inserimento nelle Gps sono coinvolti oltre 750mila docenti precari e l’altissimo numero di errori presenti, temiamo che il 2020 verrà ricordato non solo come l’anno del Covid, ma anche come quello degli infiniti ricorsi in tribunale contro le graduatorie dei precari che facevano acqua da tutte le parti”.Qualora il reclamo non dovesse andare a buon fine, – fa sapere l’Anief – “fino al 15 settembre si potrà procedere con ricorsi singoli al Tar, per ottenere la corretta valutazione dei titoli (non riconosciuti o svalutati nelle GPS)” LEGGI TUTTO

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    Scuola, ombre sulla ripartenza: si teme la “fuga” dei prof

    (Teleborsa) – Dopo aver incassato da un lato il via libera della Conferenza Unificata al protocollo per la gestione di possibili casi di Covid dall’altro l’intesa sui trasporti essenziali per portare i ragazzi negli istituti, la scuola si prepara a ripartire.Da ieri, martedì 1 settembre, le porte delle scuole italiane hanno riaperto per i collegi dei docenti, le ultime sistemazioni delle aule, il recupero degli apprendimenti di oltre 500 mila tra studentesse e studenti, alcuni con lezioni a distanza, altri in presenza.Molte ombre però rimangono sulla presenza del personale, soprattutto dei docenti ma anche dei collaboratori scolastici: l’incremento dei contagi – seppure ancora sotto controllo – delle ultime settimane, infatti, sta destando allarme tra il corpo docente, soprattutto quello più avanti con l’età – nella scuola la percentuale di over 55 è del 40-45% e gli ultra 62 enni sono 171 mila – e cresce di ora in ora il numero di prof che stanno presentando certificato medico.”C’è un certo timore” sul ritorno a scuola “ma è motivato dall’incertezza delle comunicazioni: mascherina sì o no, fragili si o no: tutto questo accentua le preoccupazioni di chi si sente minacciato dal punto di vista della salute”, dice il leader della Uil Scuola, Pino Turi. “Abbiamo bisogno di indicazioni e regole per i lavoratori fragili: i dirigenti non possono operare in modo differente,”, ribadisce anche la segretaria della Cisl Scuola Maddalena Gissi.Intanto, è partita la formazione dell’Istituto superiore di Sanità e del Ministero dell’Istruzione per il responsabile Covid nelle scuole. Due i corsi, a distanza e organizzati su piattaforma in grado di ospitare fino a 70mila corsisti tra insegnanti, personale scolastico e professionisti sanitari per monitorare e gestire possibili casi di Covid-19 e focolai negli istituti scolastici. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Anief: “Al via i corsi di recupero. Necessari compensi aggiuntivi ai docenti”

    (Teleborsa) – Riprende in diverse scuole superiori, dopo sei mesi di chiusura, l’attività in presenza con l’avvio dei corsi per il recupero degli apprendimenti. Tuttavia, da un punto di vista contrattuale, lo svolgimento del recupero degli apprendimenti dell’anno scolastico 2019/2020 prevede una doppia problematica: la prima è quella relativa al rientro in classe anche dei docenti fragili, a seguito della mancata presenza di tali profili nell’ultimo rapporto dell’Istituto superiore della Sanità “Indicazioni operative per la gestione di casi e focolai di SARS-CoV-2 nelle scuole e nei servizi educativi dell’infanzia”. La seconda questione riguarda l’inserimento nel Decreto Legge 8 aprile 2020, n. 22, convertito con modificazioni dalla Legge del 6 giugno 2020 n. 41, attraverso la quale è stato disposto che da oggi le attività concernenti PIA e PAI siano considerate attività ordinaria. Quindi senza prevedere alcun compenso per i docenti coinvolti. Queste le criticità che accompagnano l’avvio del nuovo anno scolastico evidenziate in una nota dall’Anief.”I corsi di recupero andranno a colmare gap formativi generati dall’interruzione precoce della didattica in presenza – sottolinea il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico –. Tali insegnamenti vanno secondo noi remunerati, attraverso specifica contrattazione integrativa che dovrebbe quindi regolare i compensi delle attività intercorse tra il 1 settembre e l’inizio delle lezioni ordinamentali: nel dettaglio, queste ore dovrebbero essere considerate come ore aggiuntive di insegnamento ai senti della Tabella 5 del CCNL dall’inizio delle lezioni ordinamentali. Anche perché, lo ripetiamo, non si può creare un blocco ora e poi, improvvisamente, a scuola avviata, decidere che le stesse attività non sono più ordinarie e quindi da pagare”. Il sindacato ritiene che, trattandosi di attività aggiuntive, il ministero avrebbe dovuto prevedere risorse aggiuntive, ancora di più perché nel Contratto Collettivo Nazionale di categoria all’art. 28 comma 5 si specifica che l’attività oraria di insegnamento va considerata solo “nell’ambito del calendario scolastico delle lezioni definito a livello regionale” e non partendo “dal 1 settembre”. Inoltre, rileva l’Anief, bisogna tenere presente che, in considerazione della sospensione delle attività didattiche in presenza e delle iniziative svolte in modalità a distanza, se necessario, il Consiglio di classe redige un Piano di Integrazione degli Apprendimenti (PIA) per ciascuna disciplina in cui non sono stati raggiunti gli obiettivi di apprendimento programmati all’inizio dell’anno. Queste attività si possono certamente collocare “nell’alveo degli adempimenti contrattuali ordinari correlati alla funzione docente”, ma non tra le attività funzionali all’insegnamento, attività non retribuite in aggiunta. Tali attività infatti sono indicate nell’art. 29 del CCNL e non comprendono alcuna attività di insegnamento ordinario.Quello iniziato oggi, per il giovane sindacato, è un vero e proprio “secondo test post lockdown, dopo gli esami di maturità celebrati a inizio estate, da considerare un prologo del rientro in classe previsto in prevalenza per il prossimo 14 settembre, con alcune regioni che hanno tuttavia posticipato l’avvio delle lezioni a dopo la tornata elettorale e referendaria del 20 e 21 settembre, quando torneranno sui banchi di scuola (speriamo monoposto, con o senza rotelle) oltre otto milioni di alunni complessivi sparsi in oltre 42 mila plessi”. Per gli studenti che tornano in aula, mascherine obbligatorie all’ingresso e in uscita, ma non in classe, salvo nei casi in cui non si può rispettare il distanziamento. LEGGI TUTTO