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    ESMA avvierà azione di vigilanza su requisiti di sostenibilità della MiFID II

    (Teleborsa) – L’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), l’ente regolatore e supervisore dei mercati finanziari dell’UE, avvierà un’azione di vigilanza comune (CSA) sui requisiti di sostenibilità della MiFID II. Obiettivo della CSA, portata avanti con le autorità nazionali competenti (NCA), sarà quello di valutare i progressi compiuti dagli intermediari nell’applicazione dei principali requisiti di sostenibilità, entrati in vigore nel 2022 a seguito delle modifiche agli Atti Delegati MiFID II.In particolare, la CSA riguarderà i seguenti aspetti: come le aziende raccolgono informazioni sulle “preferenze di sostenibilità” dei propri clienti; quali disposizioni le aziende hanno messo in atto per comprendere e classificare correttamente i prodotti di investimento con fattori di sostenibilità ai fini della valutazione dell’idoneità; come le aziende garantiscono l’idoneità di un investimento rispetto alla sostenibilità (compreso l’uso di un “approccio di portafoglio”); il modo in cui le aziende specificano eventuali obiettivi legati alla sostenibilità con cui un prodotto è compatibile come parte della valutazione del mercato di riferimento del prodotto di investimento. LEGGI TUTTO

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    Banche, studio: casi di greenwashing in aumento 70% nell’ultimo anno

    (Teleborsa) – Un numero crescente di aziende sia quotate che private sono state collegate a comunicazioni ingannevoli su questioni ambientali, con il rischio di greenwashing che nell’ultimo anno è aumentato in Europa e nelle Americhe, e vede i settori delle banche e dei servizi finanziari come “particolarmente esposti”. È quanto emerge da uno studio pubblicato da RepRisk, società specializzata in ricerche e analisti sui rischi ESG.Nell’ultimo anno (settembre 2022 – settembre 2023), un episodio di rischio ESG legato al clima su quattro è stato legato al greenwashing, in aumento rispetto a uno su cinque del rapporto precedente. I settori delle banche e dei servizi finanziari hanno registrato un aumento del 70% nel numero di incidenti di greenwashing legati al clima nell’ultimo anno, rispetto all’anno precedente.ltre il 50% di questi incidenti legati al rischio di greenwashing legati al clima menzionavano i combustibili fossili o collegavano un istituto finanziario a una compagnia petrolifera e del gas.Secondo il rapporto, nell’ultimo anno 1.850 aziende sono state collegate a un incidente rischioso che comportava una comunicazione ingannevole, di cui 1.160 (63%) associate al problema per la prima volta. Dai dati emerge che il rischio greenwashing non si limita alle società quotate e sono esposte anche le aziende private. Nonostante il rischio legato alle aziende private, le aziende quotate maggiormente monitorate vedono questo rischio con maggiore frequenza: il 12% delle aziende quotate con almeno un episodio di rischio nell’ultimo anno è stato collegato a comunicazioni ingannevoli, rispetto al 3% delle aziende private.Per le aziende europee, asiatiche e nordamericane, il clima è una questione critica con circa il 54% degli incidenti a rischio di greenwashing lo scorso anno legati al cambiamento climatico, alle emissioni di gas serra e all’inquinamento globale. Per le aziende con sede in America Latina e nei Caraibi, la distribuzione delle problematiche appare leggermente diversa, con solo il 27% dei rischi di greenwashing dello scorso anno legati al clima.(Foto: toppercussion | 123RF) LEGGI TUTTO

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    Gruppo Casillo, Standard Ethics alza il rating ESG

    (Teleborsa) – Standard Ethics ha alzato il Corporate Standard Ethics Rating (SER) di Gruppo Casillo a “EE” dal precedente “EE-“. Si tratta del sesto notch su nove (nella fascia “Strong”) della scala usata dall’agenzia di rating indipendente con sede a Londra e focalizzata sulla sostenibilità.Gruppo Casillo è uno dei principali operatori dell’industria molitoria (commercializzazione e trasformazione del grano duro e tenero) e opera globalmente nei settori dello stoccaggio cereali, trading di commodities agricole e retail. Opera in un settore condizionato dall’approvvigionamento delle materie prime, con una complessa catena di fornitura. La società, parte dello Standard Ethics Food&Beverage Sustainability Italian Benchmark, ha adottato negli ultimi anni policy e procedure per la corretta gestione delle tematiche ESG allineandosi alle indicazioni internazionali di Onu, Ocse e Ue. Nel corso dell’esercizio, il Gruppo ha adottato una nuova Policy di Remunerazione che contempla anche obiettivi ESG, ha continuato le iniziative di riduzione degli impatti ambientali (prevalentemente attraverso lo sviluppo di asset fotovoltaici e soluzioni di economia circolare), le implementazioni per la sicurezza alimentare, la tracciabilità e la corretta gestione della catena di fornitura – su cui si attendono ulteriori iniziative. In ambito governance, il Gruppo ha rafforzato le modalità di gestione dei rischi tramite l’adozione di un Tax Control Framework e l’implementazione del RAF (adeguandosi alle contingenze macroeconomiche derivanti dalla crisi ucraina e dal rischio inflattivo), al contempo semplificando la struttura organizzativa.(Foto: Carrie Allen www.carrieallen.com on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Edison: inaugurata nuova centrale idroelettrica di Quassolo

    (Teleborsa) – Edison inaugura la nuova centrale idroelettrica di Quassolo, in provincia di Torino compiendo un ulteriore passo in avanti nello sviluppo di impianti da fonte rinnovabile e nel raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione fissati a livello nazionale ed europeo. La centrale di Quassolo, situata lungo la sponda sinistra del fiume Dora Baltea, è un impianto ad acqua fluente di piccola derivazione con una potenza installata di 2.700 kW e una producibilità di 8.300.000 kWh all’anno, in grado di soddisfare il fabbisogno energetico di circa 3.000 famiglie e di evitare l’emissione in atmosfera di 3.300 tonnellate di CO2 all’anno. Alla realizzazione della centrale hanno partecipato anche i residenti dei comuni di Quassolo, Borgofranco di Ivrea, Quincinetto, Tavagnasco, Montalto Dora e Settimo Vittone, oltre ai clienti di Edison Energia di tutta Italia, aderendo alla campagna di crowdfunding Edison Crowd per Quassolo lanciata dal Gruppo nel 2022 e scegliendo così di diventare protagonisti della transizione energetica del proprio territorio. Ai partecipanti all’iniziativa viene corrisposto un interesse fisso annuo lordo (pari al 6% per i cittadini dei sei comuni e 5% per i clienti Edison) sulle somme investite, ogni sei mesi a partire dal 30 aprile 2022 fino al 30 aprile 2025. Edison è stato il primo operatore energetico in Italia a lanciare iniziative di questo tipo già nel 2018, concludendo con successo tre campagne di crowdfunding.”Siamo orgogliosi di muovere, con l’inaugurazione della nuova centrale idroelettrica di Quassolo, un ulteriore passo in avanti nel processo di decarbonizzazione del Paese e nel raggiungimento dei nostri target di sviluppo al 2030, che ambiscono ad accrescere la potenza rinnovabile installata fino a 6 GW attraverso 5 miliardi di euro in investimenti – dichiara Nicola Monti, amministratore delegato di Edison –. Da 140 anni siamo un operatore responsabile, impegnato nello sviluppo economico e sociale delle comunità locali con un’ottica di lungo periodo. Grazie all’iniziativa del crowdfunding i cittadini hanno potuto avvicinarsi ai temi dell’energia e partecipare in maniera attiva alla transizione energetica del Paese, toccando con mano i benefici derivanti dalla realizzazione di un impianto di questo tipo sul loro territorio”.”Da 140 anni siamo un operatore responsabile leader della transizione energetica e vogliamo continuare ad esserlo, portando la generazione rinnovabile al 40% del nostro mix produttivo. Uno sforzo in cui l’idroelettrico riveste un ruolo altamente strategico, essendo la prima fonte di energia rinnovabile del Paese e vantando una filiera industriale che vede l’Italia tra le prime a livello mondiale – dichiara Marco Stangalino vice presidente esecutivo e direttore Power Asset Edison –. Negli ultimi anni siamo stati tra i pochi operatori che hanno continuato ad investire e costruire nuovi impianti mini-idroelettrici, proprio come questo di Quassolo, che consente di produrre energia green al servizio dei territori”.A prova del successo riscosso e dell’adesione entusiasta dei partecipanti al crowdfunding, l’obiettivo di raccolta per il finanziamento della centrale di Quassolo pari a 300.000 euro – fa sapere Edison in una nota – è stato raggiunto in appena 20 giorni e persino in anticipo rispetto alla data di scadenza inizialmente stabilita. Nell’ambito di questa iniziativa, Edison ha messo a disposizione del territorio il proprio know-how e le proprie competenze di operatore storico nell’idroelettrico per generare valore per le persone e il territorio, attraverso un approccio innovativo e di condivisione. Per Edison il green energy crowdfunding è uno strumento in grado di offrire a tutti la possibilità di essere promotori del cambiamento e della sostenibilità del proprio territorio.La centrale è stata realizzata in soli 19 mesi, sotto la direzione della Divisione Ingegneria di Edison. In fase di progettazione dell’impianto, è stata rivolta particolare attenzione agli impatti sul territorio e alla conservazione del contesto paesaggistico, con l’obiettivo di assicurare la naturale integrità ecologica del fiume Dora Baltea, a conferma dell’impegno di Edison per la tutela dell’ambiente. L’idea del progetto è nata nel 2013, mentre i lavori di costruzione sono iniziati nel novembre 2021 e si sono conclusi nel giugno 2023. Nel cantiere sono intervenuti circa 150 operai, 20 ingegneri e 12 imprese specializzate, per un totale di oltre 65.000 ore lavorate. L’investimento complessivo è stato di 12 milioni di euro. LEGGI TUTTO

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    Banca Generali, masse ESG hanno superato 14 miliardi (il 33,7% del gestito)

    (Teleborsa) – Banca Generali è sempre più focalizzata sulla finanza sostenibile e raddoppia le masse ESG: a metà del piano triennale 2022-24 queste sono passate dai 6,5 miliardi di fine 2021 (pari al 14,6% del totale gestito) ai 14,1 miliardi a fine giugno 2023 (il 33,7% delle masse gestite). I dati sono emersi ne corso nel corso della presentazione del progetto fotografico “BG4SDGs – Time To Change”, supportato da Banca Generali e curato dal fotografo Stefano Guindani, che fornisce una rappresentazione suggestiva delle sfide poste dai 17 obiettivi dell’Agenda Onu al 2030. Per la fine del 2024, Banca Generali conferma l’obiettivo di raggiungere i l 40% di prodotti ESG (fondi e wrappers) sul totale delle soluzioni gestite complessive. “L’impegno di Banca Generali nella sostenibilità va oltre le dinamiche d’offerta e il ruolo di custode per la protezione dei patrimoni che ci caratterizza e si adopera sempre di più per tradursi in un impatto a favore dell’intera comunità”, ha sottolineato Gian Maria Mossa, Amministratore delegato e Direttore generale di Banca Generali”, aggiungendo “siamo convinti che conoscenza e sensibilizzazione siano passaggi imprescindibili per muoversi in questa direzione”.Ad oggi, la banca ha già coinvolto il 71% dei propri dipendenti in attività formative dedicate ed il 30% della rete è già padrona di un bagaglio di conoscenze approfondite in ambito ESG.L’impegno della Banca è stato riconosciuto anche dalle agenzie di rating specializzate: MSCI score A da BBB del 2022, Standard Ethics EE+ ai massimi in Italia, Moodys 62/100. Da segnalare poi l’ultima revisione dall’agenzia di rating Sustainalytics di Morningstar, che ha recentemente migliorato ulteriormente il giudizio a 7,8 punti Negligible Risk, confermando il posizionamento di Banca Generali al rimo posto nel settore Asset Manager & Custody Services su circa 400 operatori globali. LEGGI TUTTO

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    Enel Grids: “Design e innovazione per una rete elettrica più efficiente e sostenibile”

    (Teleborsa) – Una rete elettrica sempre più efficiente, sostenibile e in armonia con l’ambiente e le comunità locali: un obiettivo raggiungibile, se all’innovazione si accompagna un approccio aperto e collaborativo. È quanto dimostrano i risultati della challenge sul design delle cabine primarie lanciata da Enel Grids. Il rinnovamento della rete di distribuzione elettrica – sottolinea Enel Grids in una nota – passa da un’infrastruttura che sappia coniugare design innovativo, integrazione con il paesaggio urbano, sicurezza e flessibilità. Elemento centrale all’interno di un sistema elettrico, la cabina primaria ha il compito fondamentale di trasformare l’energia ricevuta dalla rete di Trasmissione Nazionale dalla alta alla media tensione, così da distribuirla capillarmente a cittadini e imprese. In questo contesto si pone il progetto vincitore “New Energies”, che ha proposto un sistema multifunzionale pensato per sfruttare al meglio tutti gli elementi naturali – sole, luce, vento e acqua piovana – e abbinare all’efficienza energetica delle cabine il migliore rapporto tra investimenti e benefici economici, ambientali e sociali. Un sistema versatile che risponde all’esigenza di innovare l’infrastruttura elettrica e renderla più resiliente anche in virtù di un’impronta sostenibile lungo tutto il suo ciclo di vita, in grado di facilitare l’integrazione delle fonti di energia rinnovabili e accelerare il percorso del Paese verso una maggiore elettrificazione. Il progetto vincitore “New Energies” presenta numerose soluzioni concepite in un’ottica di efficienza e sostenibilità: i pannelli solari alloggiati sul tetto, il pavimento poroso che permette la penetrazione di acqua piovana ed evita il formarsi delle isole di calore, la recinzione a onda composta da una griglia modulare che fa entrare la luce e il vento, fino ad arrivare alla rigenerazione vegetale attorno alla cabina attraverso il metodo Miyawaki, che prevede la piantumazione di specie autoctone più piccole al di sotto di alberi più alti. La challenge rientra nella più ampia strategia di Enel Grids in chiave di riprogettazione degli elementi essenziali delle reti di distribuzione elettrica. Un percorso che, dopo aver coinvolto design e struttura di contatori, cassette stradali, cabine secondarie e sostegni per linee elettriche – tutti rivisti alla luce delle nuove esigenze di circolarità e sostenibilità economica, ambientale e sociale – punta ora a trovare una nuova veste a strutture importanti e complesse come le cabine primarie. LEGGI TUTTO

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    F2i presenta il Rapporto di Sostenibilità Integrato 2022

    (Teleborsa) – Nel 2022 gli asset infrastrutturali gestiti da F2i hanno positivamente contribuito alla crescita del sistema Paese. Il Valore Economico Generato ha raggiunto gli 11,5 miliardi di euro, in crescita di circa il 42% rispetto al 2021. Il Valore Economico Distribuito ad azionisti e stakeholder (dipendenti, fornitori, pubblica amministrazione e finanziatori) ha superato i 10 miliardi di euro (+39%). Tali risultati confermano la rilevanza per il sistema economico del ruolo svolto da F2i, il cui obiettivo è la creazione di valore per i propri investitori e stakeholder, attraverso la trasformazione in progetti sostenibili di economia reale delle risorse finanziarie affidate in gestione. È quanto emerge dal Rapporto di Sostenibilità Integrato 2022 pubblicato da F2i Sgr, il principale gestore italiano di fondi infrastrutturali.Agli ottimi risultati conseguiti dal punto di vista economico, – fa sapere F2i in una nota – si è accompagnata la conferma e il rafforzamento dell’attenzione di F2i verso le tematiche ESG, sia a livello di SGR che delle società del portafoglio gestito. La governance ESG è stata rafforzata con l’istituzione di una unità organizzativa ad essa dedicata e con l’estensione delle responsabilità` del comitato endo-consiliare “Controllo e Rischi” ai temi della sostenibilità. Il “Comitato Controllo, Rischi e Sostenibilità” ha ora anche il compito di supportare il Consiglio di Amministrazione della SGR nelle valutazioni e decisioni relative a tali tematiche. Tutti i Fondi costituiti dopo l’entrata in vigore del Regolamento (UE) n. 2019/2088 (SFDR) sono stati costituiti come Fondi ex art. 8 SFDR, a dimostrazione del forte impegno della stessa a promuovere, mediante l’impiego dei capitali di detti Fondi, caratteristiche ambientali e sociali degli asset oggetto di acquisizione, al contempo apportando dei miglioramenti nel governo societario delle partecipate. Le numerose strategie messe in atto dalla SGR hanno portato così ad un aggiornamento del rating GRESB Infrastructure Fund Assessment, con un risultato relativo alla management component pari a 29/30esimi, superiore al benchmark di mercato. F2i ha inoltre aderito all’UN Global Compact, volto a promuovere dieci principi su diritti umani, lavoro, ambiente e lotta alla corruzione. Il più rilevante impegno in ambito ESG della SGR ha riguardato le attività di engagement delle partecipate e la rendicontazione delle performance ESG. Nel 2022, infatti, tutte le società hanno redatto il proprio rapporto di sostenibilità, nonostante l’obbligo di carattere normativo fosse in capo soltanto a 4 delle 20 partecipate dai Fondi Equity gestiti dalla SGR rendicontate nel RSI 2022. A ciò si aggiunga che 17 società hanno definito, su base esclusivamente volontaria, un piano triennale ESG, strumento fondamentale per intraprendere un percorso di miglioramento verso un modello sempre più sostenibile. L’attività di engagement della SGR ha dunque condotto tali società a una più estesa riflessione sull’impatto, anche ambientale e sociale, delle proprie attività e, conseguentemente, sulla gestione di tali aspetti, contribuendo così a diffondere una cultura della sostenibilità ad un sistema di imprese che, a fine 2022, coinvolgeva oltre 23mila addetti e un ampio numero di fornitori.Per quanto riguarda il contributo ambientale, le emissioni dirette e indirette si sono ridotte nel 2022 di quasi il 4% rispetto al 2021. Si evidenzia un miglioramento trasversale dell’intensità carbonica su tutte le filiere, in particolare aeroporti, reti di telecomunicazioni e nella filiera delle energie per la transizione. L’attività svolta da quest’ultima filiera nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ha consentito di evitare emissioni per 1,2 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti.Con riferimento agli aspetti sociali, si segnala che l’89% degli oltre 23mila dipendenti delle aziende rendicontate è costituito da lavoratori con un contratto a tempo indeterminato e che le ore di formazione, mediamente pari a 18 per dipendente, sono aumentate del 63% rispetto al 2021.Per quanto riguarda la governance, da segnalare che i consigli di amministrazione delle società partecipate nel 2022 sono costituiti per il 35% dal genere meno rappresentato, percentuale in aumento del 3% rispetto al 2021. LEGGI TUTTO

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    Oxfam: “La crisi climatica asseterà il mondo. A rischio vaste aree in Africa, Medio Oriente a Asia”

    (Teleborsa) – Nei prossimi anni e decenni aree sempre più vaste e spesso poverissime del pianeta saranno colpite da una sempre maggiore carenza d’acqua. Una crisi idrica di portata epocale che diverrà sempre di più conseguenza diretta della crisi climatica, poiché causata in gran parte dal riscaldamento globale accelerato dalle emissioni di gas serra, con conseguenze drammatiche sull’aumento di fame, malattie e migrazioni forzate di massa. Basti pensare che in soli 10 tra i Paesi al mondo più colpiti dai cambiamenti climatici – Somalia, Haiti, Gibuti, Kenya, Niger, Afghanistan, Guatemala, Madagascar, Burkina Faso e Zimbabwe – la malnutrizione cronica potrebbe aumentare di oltre un terzo entro il 2050, colpendo 11,3 milioni di persone in più rispetto ad oggi. È l’allarme lanciato da Oxfam in occasione della Settimana mondiale dell’acqua con il primo di una serie di rapporti, che fotograferanno una crisi che determinerà il futuro del pianeta. Il dossier – prendendo in esame 20 dei principali Paesi colpiti dalla crisi idrica e climatica in 4 aree del mondo – denuncia un’emergenza che già oggi colpisce 2 miliardi persone nel mondo che non hanno accesso adeguato all’acqua e che entro il 2050 potrebbe colpire 1 miliardo di persone in più. Una data entro la quale si potrebbero registrare fino a 216 milioni di migranti climatici interni a livello globale, tra cui 86 milioni solo in Africa sub-sahariana.”Il riscaldamento globale causato dalle emissioni di gas serra e dall’uso di petrolio, carbone e gas, sta portando ad una terribile crisi idrica globale, che deve essere affrontata prima che sia troppo tardi per tantissimi – spiega Paolo Pezzati, policy advisor sulle emergenze umanitarie di Oxfam Italia –. Quella che abbiamo di fronte è una delle più gravi minacce che l’umanità si trova ad affrontare e a pagarne il prezzo più alto sono già i Paesi più poveri e meno preparati, che paradossalmente spesso sono anche i meno responsabili delle emissioni inquinanti. Ne abbiamo già la dimostrazione plastica nel nostro lavoro quotidiano per portare acqua alle comunità più colpite in tutto il mondo. I nostri ingegneri sono costretti a scavare pozzi sempre più profondi, più costosi e più difficili da mantenere in funzione, spesso solo per trovare falde già esaurite o inquinate. Ad esempio, in Africa orientale, alle prese con la peggiore siccità degli ultimi 40 anni, in media 1 pozzo su 5 che scaviamo oggi è già asciutto, là dove dovrebbe esserci acqua. I terreni sono aridi e dobbiamo scavare sempre più a fondo o impiegare tecnologie di desalinizzazione che a volte non funzionano, con costi sempre maggiori, proprio mentre gli aiuti internazionali per fronteggiare l’emergenza idrica stanno calando”.La crisi climatica in Africa orientale e occidentale – In vaste zone dell’Africa orientale oltre 32 milioni di persone al momento sono alla fame estrema a causa di 5 anni di siccità, emergenza aggravata dai conflitti in corso e dalla crescita dei livelli di povertà. Altre zone della stessa regione sono invece colpite da alluvioni improvvise e piogge imprevedibili, che devastano i raccolti e i mezzi di sussistenza della popolazione allo stesso modo della siccità. E la situazione è destinata peggiorare. Il rapporto di Oxfam rivela infatti come, entro il 2040, l’Africa orientale potrebbe essere colpita da un aumento dell’8% delle precipitazioni, che provocherà un ciclo di inondazioni e siccità che porterebbe a un aumento potenzialmente catastrofico del 30% del deflusso superficiale delle acque, che riduce la ricarica delle acque sotterranee e abbassa la falda freatica, peggiorando la siccità soprattutto per il settore agricolo e per tutte quelle persone che dipendono dai pozzi d’acqua per sopravvivere. Un fenomeno che quindi produrrà un impatto devastante sull’impoverimento dei terreni, che verranno privati delle sostanze nutritive essenziali per i raccolti e aumenterà il rischio che molte infrastrutture essenziali vengano distrutte dalle alluvioni. La conseguenza ad esempio potrebbe essere l’aumento esponenziale di casi di malaria che entro il 2030 potrebbe colpire tra 50 e 60 milioni di persone in più, rispetto ad uno scenario in cui si escludesse l’impatto della crisi climatica. In modo simile anche l’Africa occidentale sarà colpita dalla crisi idrica. Entrambe le regioni stanno già affrontando infatti ondate di calore più intense dell’8-15% e cali della produttività del lavoro dell’11-15%, a causa di migrazioni di massa di comunità costrette a spostarsi per sopravvivere a fame e povertà estrema, cambiamenti nelle colture, perdita di bestiame e l’intensificarsi di conflitti causati proprio dalla scarsità d’acqua. A livello globale si stima che negli ultimi 20 anni quest’ultimi siano quadruplicati, rispetto al periodo 1980-99. “Il riscaldamento globale sta aumentando la frequenza e la gravità dei disastri, che colpiranno sempre più duramente negli anni a venire, mentre l’enorme mancanza di investimenti nel rafforzamento dei sistemi idrici sta lasciando i Paesi più poveri e vulnerabili del tutto impreparati ad affrontare nuovi disastri naturali – continua Pezzati –. Già oggi, a causa della durissima siccità che colpisce queste aree dell’Africa, molti dei sistemi idrici installati da Oxfam stanno diventando insufficienti a garantire l’acqua necessaria alle comunità più colpite, e molti pastori e piccoli allevatori, ad esempio, sono costretti a migrare per cercare nuovi pascoli. In Corno d’Africa sono già morti oltre 13 milioni di capi di bestiame a causa della siccità. Nel frattempo in Sud Sudan le inondazioni stanno spazzando via le strutture igienico-sanitarie, inquinando e quindi rendendo inservibili le fonti d’acqua dolce disponibili. Mentre aumenta la diffusione di malattie, come il colera, che vengono contratte per l’uso di acqua contaminata”.Medio Oriente verso aumento esponenziale del prezzo dell’acqua – Un’altra delle aree più colpite dalla crisi idrica è e sarà il Medio Oriente, dove entro il 2040 le precipitazioni potrebbero calare al punto tale da provocare una forte diminuzione della portata dei fiumi e dei livelli di acqua disponibile nei bacini idrici. Le ondate di calore aumenteranno del 16%, provocando un crollo della produttività del lavoro del 7%, mentre i prezzi dell’acqua aumenteranno esponenzialmente di pari passo con una sempre maggiore necessità e domanda d’acqua. Tutto questo provocherà anche un aumento dell’insicurezza alimentare in Paesi spesso già attraversati da conflitti lunghissimi e atroci, come lo Yemen e la Siria; o in Paesi come l’Iraq, (uno degli stati al mondo più vulnerabili agli effetti della crisi climatica) che sta già affrontando una delle più gravi siccità di sempre, che ha colpito un’area vastissima del Paese. Al momento 7 milioni di persone sono senz’acqua, cibo ed elettricità e tanti agricoltori sono costretti ad abbandonare terreni e animali per migrare verso città e centri urbani. Nella provincia di Diyala, nel nord dell’Iraq, ad esempio, le alte temperature hanno prosciugato le riserve d’acqua da cui dipende la sussistenza della popolazione, compreso il lago artificiale Hamrin, che in buona parte è diventato una pianura desertica.In Asia il livello del mare potrebbe salire di mezzo metro entro il 2100 – In Asia, invece, vastissime aree saranno colpite dall’innalzamento del livello del mare, che potrebbe superare il mezzo metro entro il 2100 e dallo scioglimento dei ghiacciai. Questo provocherà inondazioni e renderà inservibili molte delle falde acquifere da cui dipendono centinaia di milioni di persone, lungo le zone costiere. Le ondate di calore aumenteranno in media dell’8% e la produttività del lavoro calerà del 7%, con un conseguente aumento della povertà e delle migrazioni. Uno scenario in cui malattie come la malaria e la dengue potrebbero crescere del 183%.I fattori che aggravano la crisi idrica globale – Se i cambiamenti climatici sono il fattore scatenante della crisi idrica globale che ci troviamo di fronte, sono diverse le concause che stanno lasciando milioni di persone nei Paesi più poveri e vulnerabili del tutto impreparate ad affrontarne le conseguenze, lungo un trend destinato a peggiorare nel tempo. Tanti gli esempi: decenni di investimenti insufficienti nei sistemi idrici, una gestione inadeguata del sistema delle acque, l’erosione, l’inquinamento e lo sfruttamento eccessivo delle falde acquifere sotterranee, solo per citarne alcuni. Mancano all’appello 2,5 miliardi di dollari per affrontare l’emergenza – Nonostante quanto sta già accadendo e le previsioni per il prossimo futuro, l’anno scorso da parte dei Paesi donatori è stato finanziato appena il 32% dei 3,8 miliardi di dollari richiesti dalla Nazioni Unite per garantire acqua pulita e servizi igienico-sanitari adeguati nelle aree di crisi più colpite, lasciando i Paesi più a rischio di scarsità d’acqua, senza le risorse necessarie per gli investimenti in infrastrutture idriche adeguate ed essenziali. “Continuando con gli attuali livelli di emissioni stiamo andando incontro ad uno scenario drammatico. – conclude Pezzati – Le nazioni ricche e più inquinanti, non possono continuare a far finta di nulla, al contrario è cruciale che riducano immediatamente e drasticamente le loro emissioni e che aumentino gli aiuti ai Paesi più poveri e a rischio. Siamo ancora ancora in tempo per correggere la rotta, ma dobbiamo agire in fretta!”. L’appello ai Governi: servono 114 miliardi l’anno per affrontare la crisi idrica globale – Oxfam lancia quindi un appello urgente ai Governi perché riorientino importanti investimenti nell’adeguamento dei sistemi idrici nazionali, rendendola una priorità politica;sostengano l’obiettivo delle Nazioni Unite di destinare 114 miliardi di dollari all’anno per affrontare l’emergenza idrica e igienico-sanitaria a livello globale. Risorse fondamentali per salvare tantissime vite oggi e che avranno un impatto positivo per il raggiungimento di quasi tutti gli altri obiettivi definiti dalle Nazioni Unite nell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. LEGGI TUTTO