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    Unicredit sottoscrive minibond sostenibile da 1,6 milioni di euro emesso da Perrella Distribuzione

    (Teleborsa) – UniCredit ha sottoscritto un prestito obbligazionario da 1,6 milioni di euro emesso da Perrella Distribuzione, azienda salernitana tra le principali realta` del Centro Sud per il servizio e la fornitura di prodotti alimentari per tutti i settori della ristorazione. Il minibond, a tasso variabile e di durata pari a 6 anni, – spiega Unicredit in una nota – e` finalizzato a sostenere gli investimenti previsti nel Business Plan che delinea il piano di sviluppo aziendale in ottica sostenibile per il quinquennio 2022-2026, finalizzato all’acquisizione di nuove quote di mercato sul territorio regionale e nazionale. In particolare, l’azienda prevede forti investimenti su Napoli che, grazie all’apertura del nuovo deposito, prevista per aprile 2022, dotato di circa 1.400 mq di celle frigorifere, faranno del capoluogo partenopeo il principale centro distributivo dell’azienda per l’intero territorio nazionale, grazie anche ad importanti investimenti produttivi e innovativi per la transizione in ottica 4.0. Il piano prevede inoltre l’assunzione di circa 30 risorse in Campania per lo sviluppo del business. L’emissione del prestito obbligazionario prevede altresi` una premialita` per l’azienda nella forma di una riduzione del tasso cedolare al raggiungimento dei predefiniti target annuali sulla performance di sostenibilita`, la cui consuntivazione sara` certificata da un soggetto terzo e indipendente, in questo caso rappresentato dall’agenzia di Rating ESG EcoVadis. L’operazione rientra infatti nel “Bond Food Mezzogiorno”, il primo programma di emissione di minibond lanciato da UniCredit per finanziare i piani di sviluppo di medio-lungo termine legati alla crescita sostenibile delle imprese del Mezzogiorno appartenenti al settore agroalimentare.”Con grande entusiasmo – commenta Salvatore Perrella, amministratore delegato di Perrella Distribuzione – cogliamo questa opportunita` che consentira` alla Perrella di crescere raggiungendo al tempo stesso ambiziosi obiettivi di sostenibilita` ambientale e sociale. A tal proposito l’obiettivo e` quello di coinvolgere sempre piu` clienti e fornitori in attivita` di sostenibilita` ESG. Ringraziamo UniCredit per aver proposto un prodotto finanziario alternativo come i minibond, in grado di sostenere progetti di investimento e di innovazione”. “UniCredit – sottolinea Annalisa Areni, responsabile per il Sud di UniCredit Italia – con questa operazione conferma di essere in prima linea nel supporto alla crescita sostenibile delle imprese del territorio. Questo intervento ci consente di sostenere i progetti di investimento e innovazione di Perrella Distribuzione con una soluzione di finanziamento alternativa, come il minibond, in base alla quale l’azienda si e` impegnata anche a migliorare il proprio rating di sostenibilita`-ESG”. LEGGI TUTTO

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    Standard Ethics conferma all'Italia un alto livello di sostenibilità con rating EE+

    (Teleborsa) – Standard Ethics, agenzia internazionale indipendente per la valutazione della sostenibilità di società e Stati, conferma all’Italia un rating EE+, che ha una portata “very Strong” (molto forte). in una scala che va da F (minimo e non sufficiente) a EEE (massimo e di grado eccellente). E’ quanto emerge da report annuale di Standard Ethics intitolato “The Big Picture”. Ricordando che l’ultima review è stata effettuata il 13 marzo 2020, da “Negative” a “Stable”, l’agenzia ricorda che il miglioramento era dovuto “alla reazione alla pandemia ed alla sua gestione, elogiata anche dalla Commissione europea come esempio da seguire per altri paesi”. “Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) coglie la coerenza ella sua Strategia di Sostenibilità del Paese”, sottolinea l’agenzia, notando che “la dialettica dei partiti populisti sull’euroscetticismo è ancora viva, come in altri paesi europei, ma nel caso italiano sembra poco significativa”.Dal report emerge che, mettendo a confronto i 37 Paesi valutati da Standard Ethics, quelli con rating di sostenibilità più alto (EEE) sono l’UE nel suo complesso, assieme ad Islanda, Norvegia e Nuova Zelanda. Nell’ambito dell’UE, i Paesi che vantano i rating più elevati sono Francia e Gran Bretagna con n livello “EEE-“, Germania, Spagna ed Italia a “EE+”. I Paesi più lontani dalla sufficienza sono Russia, Turchia ed Egitto con rating “E-” perché carenti quanto a democrazia e diritti umani. Gli USA hanno un rating intermedio “EE”, perché l’alternanza dei governi può essere cruciale nella strategia climatica o nell’adesione agli accordi internazionali come l’Accordo di Parigi, mentre il Canada è valutato ad un pivello elevato “EEE-“. In Asia, la Cina ha un rating basso “E” a causa della mancanza di democrazia, mentre il Giappone mantiene un livello forte “EE”.Società italiane impegnate sulla sostenibilitàNel 2014 Standard Ethics ha lanciato il SE Italian Index, composto dalle 40 principali società quotate in Italia. Ad oggi, il SE Italian Index conta ancora 40 componenti e l’ultima revisione è avvenuta il 30 settembre 2021. l’agenzia rileva che, nel complesso, c’è ancora spazio per migliorare le componenti dell’Indice e per allinearsi alle linee guida internazionali di sostenibilità fornite da OCSE, UE e ONU.Esaminando i componenti dell’indice italiano, oltre la metà (il 55%) detiene un rating Fully sustainable grade, che denota l’impegno delle principali società quotate a mantenere la conformità agli standard globali di sostenibilità, il 43% ha un rating “Not fully sustainable”, dunque non sufficiente, e il 2% un rating “Not sustainable” (E-). Un confronto con i principali Paesi europei evidenzia che l’Italia e la Spagna sono i due Paesi con il maggior numero di società con un rating non sufficiente (Not fully sustainable grade o Not sustainable grade): il 45% dello Se Italian Index e il 57% dello Se Spanish Index. Gli altri maggiori mercati europei, cioè Germania, Francia e Regno Unito, hanno più della metà dei componenti dei loro indici nazionali a un livello “Fully sustainable grade”.Le 5 blue-chip al top della sostenibilità Fra le principali società italiane quotate, al momento, non ci sono rating EEE, ma il livello è alto e le aspettative per il futuro sono positive. Le società con valutazione più alta sono: Eni, FinecoBank, Prysmian, UniCredit e UnipolSai, ma seguono ad un livello sempre elevato A2A, Banca Generali, BPER Banca, Enel, Generali, Intesa Sanpaolo, Leonardo, STMicroelectronics, Unipol Gruppo e Banco BPM. Vantano inoltre un rating sostenibile Snam, DiaSorin, Hera, Mediobanca, Moncler e Terna. Vi sono poi gruppi di società che hanno attualmente un Outlook positivo e potrebbero diventare aziende di Sustainable Grade nei prossimi mesi e gruppi di aziende che non raggiungono la sufficienza e mostrano ampi margini di miglioramento. Un focus sul settore bancario premia Standard Ethics ha pubblicato in passato diversi studi sul settore bancario italiano, anche analisi di dettaglio come quella sulle banche popolari nel 2014. Oggi il settore presenta un livello di allineamento molto avanzato sulla Sostenibilità. Il 61% delle banche italiane è conforme agli standard di sostenibilità definiti da UE, ONU e OCSE. Se si guarda all’indice SE Italian Banks, emerge che l’11% delle banche italiane ha un rating EE+, il 28% un rating EE, il 22% EE-, il 17% E+ e il 22% E. Gli analisti di Standard Ethics hanno anche confrontato le banche italiane con quelle europee appartenenti allo SE European Banks Index, lanciato nel 2017 e con quelle quotate ad Hong Kong. Fra i suoi componenti il 50% delle banche europee è di grado sostenibile, il 43% non è completamente sostenibile il 5% non è sostenibile, il restante 2% è in attesa. In media, le banche italiane mostrano un livello di Sustainability Grade più elevato rispetto alle loro omologhe europee ed alle banche quotate ad Hong Kong.Dopo aver effettuato un confronto complessivo del settore bancario mondiale, si può affermare che le banche italiane rispettano volontariamente gli standard globali di sostenibilità (governance, statuti, condotte). Le ex banche cooperative – nota Standard Ethics – hanno mantenuto la storica attenzione alle comunità locali e agli stakeholder, concentrandosi quindi sull’area Social degli standard ESG. Alcune banche italiane stanno poi affrontando sempre più le sfide poste dagli standard di sostenibilità e compiendo passi concreti verso la parità di genere nelle proprie strutture di governance. LEGGI TUTTO

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    ESG, Intesa Sanpaolo presenta laboratorio per le imprese

    (Teleborsa) – Migliorare il profilo di sostenibilità delle imprese avviando la transizione verso obiettivi di inclusione sociale e investimenti in progetti di economia sostenibile, digitale e circolare. Con questo obiettivo Intesa Sanpaolo presenta il “Laboratorio ESG – Environmental Social Governance”, che avrà sede a Venezia in Campo Manin e in M9 – Museo del ‘900 a Mestre e sarà a servizio delle imprese della Direzione Regionale Veneto Est e Friuli-VG della banca. Si tratta di un intervento che per Intesa Sanpaolo rientra nel piano più ampio per dare supporto agli investimenti legati al PNRR con particolare attenzione alle eccellenze produttive del territorio, al turismo e alla cultura.L’accordo – spiega Intesa Sanpaolo in una nota – è stato firmato con importanti realtà in una logica di sistema e di servizio: Fondazione di Venezia, Fondazione Friuli, Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia, Fondazione Giorgio Cini e l’Autorità del Sistema Portuale del Mare Adriatico Settentrionale. In particolare, con le Fondazioni si promuoveranno i progetti legati all’innovazione e ai temi di impatto sociale come l’inclusione e si punterà sulla conoscenza del patrimonio culturale dei territori in cui operano queste realtà, con l’AdSP alla valorizzazione dell’area portuale e del retroterra secondo le linee guida del nuovo piano operativo triennale. Il laboratorio ESG attiverà collaborazioni con altre parti, quali ad esempio Camere di Commercio, Associazioni di Categoria, Università, Scuole di Specializzazione, Centri di Ricerca e ITS del territorio.”Grazie alla collaborazione con le Fondazioni e l’AdSP – ha dichiarato Francesca Nieddu, direttore regionale Intesa Sanpaolo – rafforziamo il nostro sostegno all’economia reale dei territori in cui operiamo. Le iniziative di Intesa Sanpaolo in tema di sostenibilità, transizione digitale, attenzione al capitale umano, contenimento del cambiamento climatico e responsabilità sociale delle piccole e medie imprese sono numerose e declinate sulle peculiarità delle diverse esigenze. Con un plafond di 500 milioni di euro per progetti di economia sostenibile, digitale e circolare vogliamo favorire le imprese nel cogliere le opportunità del PNRR e rilanciare l’economia locale”.In questo contesto Intesa Sanpaolo annuncia un plafond destinato alle imprese del territorio pari a 500 milioni di euro, finalizzato a stimolare gli investimenti delle aziende del territorio della direzione regionale (Venezia, Treviso, Belluno e il Friuli Venezia Giulia). Il nuovo plafond si inserisce nell’ambito di Motore Italia, il programma strategico di Intesa Sanpaolo per favorire la liquidità e investimenti nella transizione sostenibile e digitale delle imprese e che mette a disposizione del tessuto produttivo del Triveneto un plafond di 10 miliardi di euro. Intesa Sanpaolo ha attivato già nel 2020 un plafond da 2 miliardi di euro per i nuovi S-Loans, una linea specifica di finanziamenti, che si affianca al plafond di 6 miliardi destinato a investimenti in Circular Economy, volti a supportare le iniziative delle imprese verso la transizione sostenibile. Dalla loro introduzione Intesa Sanpaolo ha erogato oltre 2 miliardi di euro di finanziamenti a favore delle imprese, di cui circa 120 milioni di euro al Triveneto.Il Laboratorio ESG – iniziativa nata in collaborazione con Intesa Sanpaolo Innovation Center, società del Gruppo guidata da Maurizio Montagnese – offre consulenza, informazione, assessment e identificazione delle azioni per supportare l’intero percorso che le PMI del territorio devono intraprendere grazie a partner di eccellenza, in particolare: Circularity, (la prima piattaforma di simbiosi industriale dedicata all’Economia Circolare in Italia che può supportare le imprese ad integrare i principi di Sostenibilità e di Economia Circolare all’interno del proprio Business); Nativa, (la prima B Corp e Società Benefit in Europa che incorpora il purpose nel DNA delle organizzazioni per migliorarne i risultati di business e creare una prosperità durevole e condivisa); CE LAB, (nato dalla partnership tra Innovation Center di Intesa Sanpaolo e Cariplo Factory per contribuire all’evoluzione del sistema economico italiano e diffondere nuovi modelli di creazione del valore nell’interesse collettivo, accelerando la transizione verso modelli di economia circolare); Intesa Sanpaolo Formazione, (società del Gruppo Intesa Sanpaolo che progetta e sviluppa per le imprese percorsi formativi specializzati e d’eccellenza, anche in ambito ESG; metodi e strumenti innovativi che guidano la progettazione per offrire esperienze formative su misura, grazie anche alla collaborazione di un network di partner di eccellenza); E-Ambiente, (una delle prime società italiane nell’ingegneria ambientale e consulenza energetica che segue le PMI nella riduzione reale dell’impatto in termini di CO2, Rifiuti e Acqua, il tutto integrato con una Piattaforma di gestione dei dati tecnici ambientali EPLAT1. La mission è trovare concrete Decarbon Business Solutions); Strategy Innovation Srl (spin off dell’Università Ca’ Foscari Venezia, nato per rendere le imprese significanti, provocandole, attraverso la distruzione creativa e l’interdisciplinarietà. Aiuta le imprese a definire in maniera distintiva il proprio purpose, a immaginare scenari futuri per cogliere nuove opportunità strategiche e a trasformare i modelli di business, nella consapevolezza che l’innovazione sia il mezzo e la sostenibilità sia il fine).(Foto: © Roman Babakin/123RF) LEGGI TUTTO

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    Mobilità sostenibile, Terna rinnova la flotta aziendale con 220 veicoli elettrici

    (Teleborsa) – Terna accelera sulla mobilità sostenibile e rinnova la flotta aziendale rendendola sempre più efficiente e meno inquinante. Saranno oltre mille i nuovi veicoli a disposizione della società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, 220 dei quali saranno elettrici e andranno a sostituire le tradizionali vetture a motore endotermico. L’azienda guidata da Stefano Donnarumma ha, infatti, aggiudicato il bando di gara europeo per mezzi operativi che aveva indetto nei mesi scorsi con l’obiettivo di rinnovare il proprio parco auto tramite il noleggio a lungo termine di automobili, furgoni, fuoristrada.L’aumento degli investimenti, messo a punto da Terna per abilitare la transizione energetica e dare un importante impulso alla ripresa economica del Paese, – sottolinea la società in una nota – ha determinato un incremento significativo dei cantieri e, di conseguenza, la necessità di soddisfare nuove esigenze operative. Tutte le sedi aziendali presenti sul territorio nazionale sono state coinvolte per attribuire, alle singole squadre operative nell’ambito di linee e stazioni elettriche, il profilo tecnico dell’automezzo più adatto a garantire una rete sempre più affidabile ed efficiente. Particolare attenzione, inoltre, è stata prestata anche alle caratteristiche dei territori di competenza, per assicurare la migliore corrispondenza tra i profili tecnici dei veicoli e le necessità di servizio.I nuovi mezzi – fa sapere Terna – dovranno integrarsi pienamente con le strumentazioni tecniche del corporate car sharing aziendale che prevede, tra l’altro, la possibilità di prenotare gli autoveicoli con una App, di monitorare l’utilizzo degli asset aziendali e di garantire un’assistenza h24, 7 giorni su 7, agli operativi in servizio. LEGGI TUTTO

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    Sostenibilità, Atlantia: cresce il rating di Sustainalytics

    (Teleborsa) – La società di rating Sustainalytics ha migliorato la valutazione di Atlantia, portandola a 14.7 punti (in una scala compresa tra 0 e >40, dove 0 indica la valutazione migliore e >40 la peggiore). In seguito all’avanzamento del rating, Atlantia rientra ora nel 10% delle aziende più virtuose fra le circa 15mila valutate in tutto il mondo da Sustainalytics – agenzia internazionale controllata da Morningstar specializzata nella valutazione di quanto efficacemente le aziende gestiscono i rischi ESG – i cui rating si propongono come metro di giudizio universale e indipendente per investitori, azionisti e analisti.”Questo importante riconoscimento – commenta Enrica Marra, chief risk officer di Atlantia – è un’ulteriore conferma di come, nel percorso di rinnovamento intrapreso da Atlantia, i temi sociali, ambientali e di governance siano sempre più integrati nella gestione dei rischi di impresa, rappresentando una leva strategica per creare valore sostenibile nel tempo”. Atlantia è stata recentemente inserita nel Mib ESG Index, che include le 40 società quotate più sostenibili d’Italia, e nell’Euronext 120 Eurozone, che seleziona le 120 società più sostenibili dell’Eurozona. È stata inoltre confermata nel FTSE4Good, indice globale usato dagli operatori di mercato per creare e valutare fondi di investimento responsabile. Lo scorso settembre, l’agenzia internazionale MSCI ESG Ratings (specializzata nel monitoraggio di circa 2.800 aziende sul fronte della sostenibilità) ha incrementato il rating di Atlantia a livello BBB. La holding è stata inoltre inclusa, da poche settimane, nel Gender Equality Index di Bloomberg (GEI), che riunisce le società più impegnate a livello internazionale per favorire trasparenza di trattamento e un contesto di lavoro equo e inclusivo. LEGGI TUTTO

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    Sostenibilità, TIM raggiunge la Carbon Neutrality dei proprisiti web

    (Teleborsa) – Tim azzera le emissioni di CO2 generate nel 2021 dai siti commerciali e istituzionali di Tim e delle aziende del Gruppo, tra cui Noovle, Olivetti, Sparkle, Telsy, Kena Mobile e FiberCop. Complessivamente – fa sapere Tim in una nota – si tratta di 900 tonnellate di gas serra equivalenti neutralizzate, corrispondenti a 127 giri del mondo in auto. Per valutare le emissioni dei siti web è stata utilizzata la metodologia CO2web messa a punto da Rete Clima, ente non profit specializzato nella promozione della sostenibilità e verificata dall’Ente ICMQ, che ha basato il calcolo sul consumo energetico dei server che ospitano le pagine web e di tutti i servizi necessari al loro funzionamento. La Carbon Neutrality dei siti è certificata dalla Green label “CO2 emission zero website”.Tim ha raggiunto la Carbon Neutrality dei propri siti web grazie ad un progetto internazionale a tutela di oltre 28mila ettari di foresta amazzonica in Brasile. Il Gruppo ha infatti scelto di sostenere il Maìsa REDD+, un progetto che promuove la conservazione della foresta pluviale amazzonica in Brasile, attraverso il monitoraggio della deforestazione illegale ed il coinvolgimento delle popolazioni locali per preservare la biodiversità di flora e fauna. Tim sosterrà inoltre in primavera due progetti di riqualificazione forestale in Italia per aumentare le aree verdi urbane e per generare servizi per il territorio. Il primo nel Parco Nord di Milano, dove pianterà 80 nuovi alberi in aggiunta ai 70 dell’anno scorso che in un ciclo vitale medio di trent’anni, contribuiranno all’assorbimento di circa 50 tonnellate di CO2, equivalenti alle emissioni di circa 500 frigoriferi in funzione per un anno. Il secondo in Umbria, dove Tim sosterrà un progetto per la gestione della “Foresta di Città della Pieve-Piegaro”. La neutralizzazione delle emissioni generate dai siti web si inserisce nella strategia di sostenibilità del Gruppo Tim che fa della tutela dell’ambiente una delle direttrici d’azione prioritarie, con l’obiettivo di raggiungere la Carbon Neutrality entro il 2030. Entro il 2024 il Gruppo punta ad arricchire l’offerta di prodotti e servizi ecosostenibili con il 15% di smartphone green. Per il 2025 sarà utilizzata energia proveniente esclusivamente da fonti rinnovabili, azzerando le emissioni indirette e migliorando l’ecoefficienza del 50% grazie anche all’uso della fibra e del 5G. LEGGI TUTTO

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    Incentivi rinnovabili, GSE, aumentate le domande per eolico e fotovoltaico

    (Teleborsa) – Nell’ultimo bando di gara del 2021 del Gestore dei Servizi Energetici per incentivare l’energia prodotta dalle fonti rinnovabili, sono aumentate le domande da parte degli operatori, specialmente per quanto riguarda gli impianti eolici e fotovoltaici. Per il registro A, infatti, – fa sapere Gse in una nota – sono arrivate 626 domande per complessivi 308 MW, a fronte dei 260 MW messi a bando. Di queste domande, 508 hanno riguardato nuovi impianti fotovoltaici per oltre 264 MW e 118 domande hanno interessato l’eolico onshore, per oltre 44 MW richiesti. Complessivamente, tra aste e registri, su 4.825 MW di potenza messa a disposizione, comprensiva di quella non assegnata nelle precedenti gare, al Gestore sono arrivate 1.156 domande per un totale di 1.833 MW richiesti.Tutti i dettagli relativi agli esiti del settimo bando sono stati pubblicati dal Gse nella specifica sezione del proprio sito internet. Interessante anche il risultato del Registro B, che riguarda le richieste per nuovi impianti idroelettrici. In questo caso, su una potenza messa a bando di 20 MW, sono arrivate 75 domande, per oltre 16 MW richiesti, raggiungendo così l’80% del contingente.Buoni i risultati anche per le aste del Gruppo A, cioè eolico e fotovoltaico. La potenza messa a disposizione è stata di oltre 3.312 MW. Per questo Gruppo il Gse ha ricevuto 100 domande, per una richiesta complessiva da parte degli operatori di oltre 1.232 MW. È da considerare, però, che per le aste del Gruppo A il settimo bando prevedeva 1.600 MW di contingente, al quale si sono sommati gli oltre 1.700 MW non assegnati nelle precedenti procedure. Nel presentare le loro domande alle aste del gruppo A, gli operatori hanno proposto un ribasso medio pari al 2,1%, corrispondente a una tariffa incentivante di 65 euro al MWh. Come da calendario pubblicato sul sito del GSE, l’ottava gara si aprirà il 31 gennaio, per chiudersi il 2 marzo 2022 e metterà a disposizione degli operatori più di 3.300 MW non assegnati nei precedenti bandi. Se anche con l’ottavo bando non venisse saturata tutta la potenza a disposizione, il GSE aprirà un nono bando il 31 maggio 2022. LEGGI TUTTO

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    Innovazione, ENEA e Fincantieri siglano accordo per sviluppo programmi di ricerca

    (Teleborsa) – Individuare aree di comune interesse per lo sviluppo di un portafoglio di programmi di ricerca e innovazione. Questo l’obiettivo alla base del protocollo d’intesa siglato da Fincantieri ed Enea. Tra le principali aree – si legge in una nota congiunta – spiccano l’efficienza energetica, le tecnologie e i sistemi di generazione di energia da fonti rinnovabili, per la produzione, il trasporto e la distribuzione dell’idrogeno, le celle a combustibile, l’economia circolare, strategie di gestione e controllo per Smart Ports e Smart Cities, le tecnologie dei materiali e interventi di sostenibilità in ambiente marino e terrestre. Per intensificare i rapporti di cooperazione verranno attivati specifici gruppi di lavoro ed è prevista la possibilità di uno scambio di personale fra ricercatori Enea nelle sedi di Fincantieri e personale del Gruppo triestino nei Centri di Ricerca dell’Agenzia. Attraverso l’accordo Enea – spiga la nota – si pone l’obiettivo di favorire una più ampia diffusione della cultura e della ricerca scientifica con riferimento ai propri settori di competenza, mentre Fincantieri intende preservare, con l’acquisizione di sempre maggiori conoscenze e competenze innovative negli ambiti industriali dei propri settori di business, il ruolo di leader tecnologico a livello globale.”Questo accordo apre la strada per una collaborazione fra ricerca e impresa di particolare significato, con un gruppo leader a livello internazionale quale è Fincantieri, su tematiche quali la sostenibilità, l’alta formazione, la ricerca e il trasferimento dell’innovazione, sempre più strategiche per la crescita e la competitività – ha sottolineato il presidente dell’Enea, Gilberto Dialuce –. Ci fa molto piacere che Enea sia stata scelta come partner e sono innumerevoli i terreni sui quali potremo rendere disponibili professionalità e infrastrutture qualificate, dalle tecnologie per l’idrogeno alle fonti rinnovabili, dalla cattura della CO2 alla robotica e ai big data, dall’economa circolare ai materiali avanzati ma anche combustibili alternativi e interventi per il territorio sul quale insistono i cantieri, anche in una prospettiva di mitigazione e adattamento al cambiamento climatico”.”Negli ultimi anni – ha affermato Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri – abbiamo destinato una media di 160 milioni di euro a numerosi progetti connessi all’innovazione di processo e di prodotto, con attenzione particolare ai temi della decarbonizzazione e della digitalizzazione. Infatti, il 60% della nostra spesa di R&I alimenta lo sviluppo di tecnologie pulite che contribuiranno a creare prodotti e servizi sempre più ecosostenibili, orientati ad un uso efficiente delle risorse e alla tutela della biodiversità. Questo accordo si inserisce dunque in una strategia intrapresa da tempo, che siamo certi ci consentirà non solo di consolidare il successo acquisito fino a oggi, ma anche di supportare la futura competitività del Gruppo, chiamato a confrontarsi con scenari mondiali sempre più complessi ed esigenti”. LEGGI TUTTO