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    PNRR, Cingolani: “Al 2030 70% fabbisogno energia da rinnovabili. Obiettivo sfidante ma fattibile”

    (Teleborsa) – “L’obiettivo del Pnrr di arrivare al 70% di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili entro il 2030, è molto sfidante, ma fattibile”. È quanto ha affermato il ministro per la Transizione Ecologia, Roberto Cingolani intervenendo al Forum Auto Motive di Milano dal titolo “Troppi blablabla sulla mobilità green, occorrono più realismo e trasparenza. E meno azzardi”. Per centrare l’obiettivo, secondo Cingolani, “bisognerà decuplicare ogni anno la potenza delle rinnovabili installate”, oppure abbinare altre fonti “verdi” come il nucleare di quarta generazione, “ma prima – ha affermato il ministro – vogliamo vedere i numeri di Paesi in cui sarà installata”. “La transizione – ha sottolineato Cingolani – deve essere sostenibile e giusta anche per l’industria e i posti di lavoro, non deve lasciare indietro nessuno. Va bene spingere sull’elettrificazione, ma dobbiamo essere sostenibili anche nel fare gli impianti di produzione di energia”.La transizione verso la mobilità elettrica – ha detto il ministro – “deve durare 9-10 anni come minimo. È velleitario dire che c’è una soluzione pronta. Oggi non abbiamo energia verde e batterie sufficienti per un mercato di auto elettriche di massa”. Ad oggi – come ha sottolineato Cingolani – il nostro Paese sconta anche i mancati investimenti in ricerca. “Non siamo stati molto lungimiranti negli ultimi anni e i risultati si vedono sull’elettrificazione, dove non siamo stati molto rapidi, e sulla tecnologia, dove si è dismessa e delocalizzata la produzione di chip che oggi mancano. Questo – ha proseguito il ministro – ci insegna che la mancanza di ricerca e sviluppo pesa e oggi la stiamo pagando”. Secondo Cingolani chi si è mossa meglio sull’elettrificazione è stata la Cina che “ci ha visto lungo e controlla gran parte delle riserve di litio”. “Non credo – ha aggiunto – che le loro auto siano ancora al livello delle nostre. Possiamo ancora reagire e colmare il gap sull’elettrificazione e mantenere la leadership che oggi ancora abbiamo sull’auto come oggetto integrato e connesso. Ma la concorrenza cinese non mi preoccupa tanto sulle auto, ma in altri campi come 5G e batterie, dove la Cina ha investito con lungimiranza”. In tale scenario Cingolani ha definito la gigafactory di Stellantis a Termoli “uno dei primi progetti su cui abbiamo lavorato per non restare indietro come Paese e per poter riconvertire impianti e forza lavoro”. Cingolani ha assicurato che nella Manovra ci sarà spazio per incentivi per l’auto, confermando che fra le ipotesi allo studio c’è quella di incentivi strutturali triennali. Per accelerare sulla transizione, Cingolani ha ricordato che è stato creato il Cite, un comitato interministeriale che si riunisce mensilmente. “Il problema – ha spiegato – è la dimensione del programma, in termini di fondi da gestire e obiettivi. Stiamo adeguando le strutture e stiamo lavorando a tappe forzate, ma non possiamo fare maratona al ritmo dei 100 metri, ora dobbiamo completare la struttura e lo staff”. LEGGI TUTTO

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    Ecomondo-Key Energy, ENEA presenta piattaforma per riuso acque reflue in agricoltura e una hydrogen valley

    (Teleborsa) – Una piattaforma per il riuso in agricoltura delle acque reflue depurate e un incubatore tecnologico per lo sviluppo di una filiera nazionale dell’idrogeno. Sono queste le principali novità che Enea presenta alla Fiera internazionale di Ecomondo/Key Energy, in programma a Rimini dal 26 al 29 ottobre. Presso lo stand dell’Agenzia sarà possibile conoscere anche le ultime soluzione nel campo della ricerca ambientale (recupero di materie critiche da smartphone, TV e computer, piattaforma di simbiosi industriale, agricoltura sostenibile e blue economy) ed energetica (agrivoltaico, batterie per la mobilità sostenibile e comunità energetiche).Nel dettaglio il prototipo hi-tech per il riuso delle acque reflue è stato sviluppato da Enea e Università di Bologna, in collaborazione con Gruppo HERA e Irritec nell’ambito del progetto VALUE CE-IN, un’iniziativa di ricerca industriale coordinata dal laboratorio Enea per l’Ambiente e finanziata dalla Regione Emilia Romagna con oltre un milione di euro per valorizzare l’intera filiera di trattamento delle acque reflue da abitazioni e industrie e dei fanghi di depurazione, in ottica di economia circolare e di simbiosi industriale. La piattaforma sperimentale, in funzione presso il depuratore di HERA a Cesena, acquisisce le informazioni sulla qualità delle acque trattate e sulle esigenze idriche e di fertilizzazione di un terreno sperimentale coltivato ad arbusti e ortaggi, su cui vengono fatte affluire, con sistemi irrigui di precisione, le acque depurate nell’impianto Hera. “Il riuso delle acque reflue in agricoltura rappresenta un aspetto rilevante di economia circolare, soprattutto nel nostro Paese che, secondo i dati Arera, si colloca in Europa subito dopo la Norvegia per i prelievi pro-capite di acqua dolce per servizi pubblici, di cui circa il 50% per uso agricolo”, spiega Roberto Morabito, direttore del dipartimento Enea di Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali. Nell’ambito della Fiera Key Energy sulle tecnologie energetiche, Enea presenta il progetto Hydrogen Demo Valley, un incubatore tecnologico nazionale finanziato dal ministero della Transizione Ecologica con 14 milioni di euro, che sta nascendo nel Centro Ricerche Enea Casaccia, vicino Roma. La ricerca riguarderà l’intera filiera dell’idrogeno, dalla produzione alla distribuzione, dall’accumulo agli usi finali, in collaborazione con aziende, associazioni di categoria, enti di ricerca e università. Attualmente l’idrogeno verde può essere ottenuto da diverse fonti di energia rinnovabile come eolico e fotovoltaico; la piattaforma di ricerca Enea consentirà la sperimentazione di nuove tecnologie legate, ad esempio, allo smaltimento dei rifiuti (biomasse residuali), al recupero di sottoprodotti industriali e al calore rinnovabile ad alta temperatura ottenuto in impianti solari a concentrazione. All’interno dell’incubatore, inoltre, potrà essere utilizzato idrogeno puro e in miscela per la produzione di energia elettrica, saranno messe a punto miscele idrogeno-metano (blending) da immettere in una pipeline interna dedicata di distribuzione del gas e realizzato un “idrogenodotto” locale per il trasporto di idrogeno puro in pressione da utilizzare a seconda della domanda delle utenze. Tra le applicazioni possibili c’è anche il “Power to Gas” per lo stoccaggio e la distribuzione dell’idrogeno prodotto dall’energia elettrica generata da fonti rinnovabili, che agisce come raccordo tra produzione e utilizzo. I ricercatori Enea condurranno anche studi di fuel e load flexibility su turbine a gas per la valutazione del comportamento delle macchine in condizioni di miscele (gas naturale/idrogeno) e di carico variabili. È prevista, inoltre, la realizzazione di una stazione di rifornimento per veicoli a idrogeno, come mezzi per la movimentazione delle merci, bus e automobili, in uso all’interno del centro ricerche Enea. “Questo incubatore – sottolinea Giorgio Graditi, direttore del dipartimento Enea di Tecnologie energetiche e fonti rinnovabili – si candida come best practice da replicare in realtà quali siti produttivi e distretti industriali, aree dismesse o aree da riqualificare, per sostenere il ruolo dell’idrogeno come tecnologia abilitante per la transizione energetica e la decarbonizzazione, così come previsto e incentivato dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che destina all’idrogeno 3,7 miliardi di euro”. LEGGI TUTTO

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    SACE, Errore: “sostenibilità fondamentale per migliore accesso al credito e sfruttare opportunità finanza tematica”

    (Teleborsa) – “Il mondo di domani non potrà che fondarsi sulla sostenibilità, che è diventata un driver di crescita ormai irrinunciabile. Le aziende lo hanno compreso molto bene e infatti, come spesso accade, si sono mosse prima dei regolatori e del legislatore”. È quanto ha dichiarato il presidente di Sace Rodolfo Errore, in occasione del 36esimo Convegno dei Giovani Imprenditori di Confindustria che si è svolto a Napoli.”Dal punto di vista finanziario, la sostenibilità ha due vantaggi fondamentali per le imprese, garantirà un migliore accesso al credito e la possibilità di sfruttare tutte le opportunità messe a disposizione dalla finanza tematica. Le aziende lo hanno compreso molto bene e infatti, come spesso accade, si sono mosse prima dei regolatori e del legislatore. La vera sfida è il Transition Financing, cioè fare in modo che quanti più progetti si trasformino in Green, attraverso un sistema premiale. Un terreno naturalmente nuovo ma cruciale, in cui le istituzioni possono dare un grande impulso e in cui i Governi dovranno intervenire sempre più con strumenti – leggi, norme, incentivi – per regolare quello che sarà uno dei mega trend del futuro”.”In questo contesto – ha proseguito Errore – Sace ha un ruolo di primo piano per la transizione ecologica italiana. Siamo infatti attuatori e gestori del fondo tematico New Green Deal in Italia nell’ambito del Next Generation EU. Noi possiamo emettere delle garanzie a condizioni di mercato a valle di un’istruttoria che valuti la bancabilità dell’iniziativa fino all’80% del valore dell’investimento, per supportare la sostenibilità dell’economia italiana e per essere pronti a utilizzare quella parte del PNRR che riguarda la transizione ecologica, dove sono allocati 59,4 miliardi”. “Un’operatività nell’ambito della quale – ha concluso Errore – abbiamo già incontrato oltre 300 aziende, in gran parte PMI, potenziali beneficiarie della nostra garanzia green e mobilitato risorse per un totale di 1 miliardo e 400 milioni di euro. E in questo, Sace ha un ruolo all’avanguardia nel mondo finanziario. Siamo, infatti, i primi ad emettere un ‘rating green’, uno strumento di valutazione utile a misurare il grado di applicazione dei criteri di sostenibilità e ad evitare il cosiddetto green washing”. LEGGI TUTTO

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    SIMEST pronta a sostenere PMI. Salzano: “PNRR occasione per cambio di passo”

    (Teleborsa) – “Il sistema industriale nazionale si trova a fronteggiare gli imperativi della digitalizzazione e della transizione “green” che non sono più procrastinabili, perché primari fattori competitivi mondiali. Bisogna affrontarli oggi – per quanto difficile possa essere – per guadagnare competitività e stare al passo con le altre economie” a dirlo è Pasquale Salzano Presidente di SIMEST in occasione del 36° Convegno dei Giovani Imprenditori in corso a Napoli.”E’ proprio il piano Next Generation EU, declinato in Italia dal PNRR – prosegue Salzano nel suo intervento – a fornire ingenti risorse per accompagnare le imprese nazionali, soprattutto le PMI, in questo cambio di passo. E per quelle aziende che sfrutteranno l’opportunità per investire sulla sostenibilità loro e delle loro catene del valore i vantaggi saranno duplici: da un lato i loro prodotti diventeranno maggiormente attrattivi e concorrenziali sui mercati globali (che vedono un consumatore sempre più esigente); e dall’altro si tuteleranno verso un futuro finanziario che premierà solo chi rispetterà criteri ambientali sempre più stringenti”.”SIMEST aiuterà le PMI a cogliere questa occasione unica perché è uno dei primi soggetti a ‘mettere a terra’ il PNRR: 1,2 miliardi di euro che veicoleremo alle imprese a partire dal 28 ottobre attraverso il nostro portale operativo. Portale che già dal 21 permette alle PMI di pre-caricare la propria domanda di finanziamento. Ovviamente – continua il Presidente di Simest – abbiamo dovuto rinnovare lo strumento attraverso il quale eroghiamo le risorse del PNRR. Si tratta del Fondo 394 che gestiamo in convenzione con il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, e, per l’occasione, dedicato in esclusiva alle PMI con progetti di internazionalizzazione che prevedano sviluppo del digitale e transizione ecologica. I finanziamenti saranno come sempre a tasso agevolato (attualmente lo 0,055%) con una quota cospicua, fino al 25%, a fondo perduto”. “E per aiutare il Mezzogiorno a colmare il gap con il resto d’Italia – conclude – alle imprese del sarà riservato il 40% dei fondi disponibili (480 milioni di euro) mentre la quota a fondo perduto potrà arrivare fino al 40% del finanziamento concesso”. LEGGI TUTTO

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    4Weeks4Inclusion, Giaconia (Mercitalia Rail): “Agire su processi e cultura inclusione”

    (Teleborsa) – FS Italiane è fra le aziende che hanno partecipato a “4Weeks4Inclusion”, una maratona di quattro settimane organizzata dal Gruppo TIM che ha vesto coinvolte 200 aziende, che si rivolgeranno ad una platea di 700mila persone, assieme ad Istituzioni e organizzazioni sindacali. All’evento inaugurare “Storie di Inclusione” è intervenuta Maria Annunziata Giaconia, Amministratore Delegato e Direttore Generale di Mercitalia Rail.La manager – secondo quanto si legge sul sito di informazione ferroviaria FS News – ha raccontato di come il cambiamento si stia facendo largo nelle società del Gruppo FS Italiane, dove alcuni settori sono ancora oggi caratterizzati da mestieri tradizionalmente ritenuti ad appannaggio maschile.”Il cambiamento si favorisce in primis quando i processi di sviluppo, selezione, formazione e performance management garantiscono pari opportunità di partecipazione ed emersione del merito”, ha sottolineato l’Ad di Mercitalia Rail, soffermandosi anche sul progetto Women in motion che, dal 2017, punta a promuovere nelle scuole i percorsi professionali delle donne nelle aree tecniche del Gruppo “per superare gap strutturale esistente nel nostro Paese”. Giaconia, appartenente ad una famiglia del Sud numerosa e con difficoltà economiche, è sensibile al tema delle pari opportunità e dell’inclusione per sua esperienza personale, avendo colto una grande opportunità di riscatto ed inclusione grazie alla laurea in Igegneria e poi al l’assunzione nel Gruppo FS.”Il Gruppo FS ha ridisegnato processi selezioni, a partire dalle persone che si occupano di questa attività, che vanno indirizzate verso una visione unica e libera da condizionamenti”, ha spiegato la manager del Gruppo FS, aggiungendo “non basta solo ridisegnare processi e persone ma bisogna agire anche sulle performance dell’azienda e valorizzare chi premia differenze attraverso dei KPI specifici.Il focus si è spostato successivamente sul pacchetto welfare a beneficio dei dipendenti, come per esempio iniziative a sostegno del benessere o consulenze specialistiche che riguardano le questioni quotidiane e familiari, assistenza sanitaria integrativa, previdenza complementare, contributi per i caregiver, voucher vacanze. Wecare, invece, è il programma iniziative webinar creato per migliorare la conciliazione dei tempi vita-lavoro.Un impegno per le persone – ha sottolineato – che Ferrovie dello Stato rivolge anche alla collettività, attraverso gli Help Center, sportelli di ascolto e orientamento in varie stazioni italiane, creati per sostenere le persone vulnerabili e avviarle verso percorsi di reinserimento sociale. LEGGI TUTTO

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    4Weeks4Inclusion, Angeletti (Intesa): “Cultura inclusione promossa ad ogni livello”

    (Teleborsa) – Intesa Sanpaolo ha un impegno forte sui temi dell’inclusione e promuove una serie di politiche affinché tutti siano messi in condizione di dare massimo che possono dare. E’ quanto affermato da Paola Angeletti, Chief Operating Officer di Intesa Sanpaolo, partecipando al dibattito “Storie di inclusione” nella giornata in cui prende il via l’iniziativa “4 Weeks 4 Inclusion” organizzata dal Gruppo TIM. “Da tempo abbiamo avviato azioni per permettere a persone con diversità di dare il loro contributo”, ha affermato la manager di ISP, aggiungendo che è stato creato un gruppo di lavoro che ha lo scopo di individuare azioni che possano consentire a persone con disabilità di lavorare meglio”.Inclusione e pari opportunità – ha spiegato Angeletti – sono al centro anche delle politiche di recruiting e della valorizzazione di carriera nell’ambito del Gruppo Intesa Sanpaolo, dove le attribuzioni di ruolo ed il merito tengono conto di KPI ad hoc nelle schede di valutazione del management, in cui il “peso” della valorizzazione femminile è stato accresciuto da un 10% al 15%.Vi sono poi tantissime altre attività che il Grippo ISP promuove – ha concluso – che si rivolgono anche all’esterno, ad esempio attraverso la collaborazione con università e mettendo a disposizione borse di studio per corsi di laurea STEM dedicate alle donne ed alle regioni del Sud. LEGGI TUTTO

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    4Weeks4Inclusion, Rossi (TIM): “Politiche inclusione generano valore economico per imprese e economia”

    (Teleborsa) – Occorre sfatare la convinzione che le politiche per l’inclusione rappresentino un costo per le aziende. Lo ha affermato il Presidente di TIM, Salvatore Rossi, intervenuto alla plenaria “Storie di inclusione”, nell’ambito dell’evento “4Weeks4Inclusion”, organizzato da TIM, che ha chiamato all’appello istituzioni, associazioni sindacali ed oltre 200 imprese sui temi dlel’0inclusioine e della valorizzazione delle diversitàRossi ha messo in luce i benefici macroeconomici e microeconomici dell’inclusione. Sotto il primo aspetto – ha spiegato – va tenuto conto che la misura quantitativa del PIL non è in grado di dare conto di tutto il benessere prodotto per una popolazione e per un Paese, vi sono altri aspetti come qualità dell’acqua e dell’aria, la salute, l’istruzione e così via, che concorrono “in modo prepotente” a generare benessere. Allo stesso modo le politiche a favore dell’inclusione creano “un ciclo virtuoso e di armonia sociale” in grado di accrescere il PIL oltre il suo valore numerico, promuovendo lo sviluppo economico.L’altro aspetto di natura microeconomica – ha spiegato Rossi – concerne il mercato del lavoro, poiché le differenze (di genere, età, cultura, religione ecc.) favoriscono la formazione di idee innovative ed accrescono la prestazione economica delle aziende, traducendosi in un miglioramento economico.Il Presidente di TIM ha ricordato che l’occupazione femminile è troppo bassa e che l’Italia è il fanalino di coda su questo aspetto, non per problemi che attengono al DNA, quanto per una cultura patriarcale dominante nel nostro paese che non ha permesso alle donne una adeguata partecipazione al mondo del lavoro. LEGGI TUTTO

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    Sostenibilità, 9 imprese delle filiere su 10 hanno investito in responsabilità sociale

    (Teleborsa) – La collaborazione fra imprese delle filiere italiane spinge la crescita socialmente sostenibile. L’88% di queste realtà imprenditoriali ha adottato, nell’ultimo triennio pre-Covid, misure responsabili in tema di formazione del personale, welfare aziendale, sostenibilità ambientale, rapporti con il sistema dell’istruzione, il mondo della cultura e il terzo settore (contro il 55% delle imprese non in filiera). Una percentuale che sale al 92% al Sud. È quanto emerge dall’ultima indagine sulle imprese manifatturiere tra i 5 e 499 addetti realizzata dal Centro Studi Tagliacarne per conto di Unioncamere. Secondo lo studio le imprese delle filiere mostrano una maggiore attenzione al benessere e allo sviluppo del capitale umano oltre che alla tutela ambientale, e alla qualità delle relazioni sociali sul territorio dove operano.Più nel dettaglio, il 50% delle imprese italiane delle filiere ha investito nella formazione per il miglioramento delle competenze del personale (contro il 25% delle altre imprese); il 43% ha puntato su prodotti e/o processi a minor impatto ambientale (contro il 24%); il 40% ha perseguito attività volte a tutelare la salute e/o il benessere dei propri dipendenti (contro il 16%). Sono in particolare le imprese guidate dalle donne che lavorano all’interno delle filiere ad avere investito maggiormente nel welfare aziendale (il 46% contro il 39% delle altre imprese in filiera). Ed entro i prossimi tre anni, un terzo delle aziende delle filiere prevede di fare più investimenti nel green.”Fino ad oggi sapevamo che le imprese che lavorano in filiera sono più performanti e più propense a sviluppare processi di innovazione, adesso abbiamo verificato anche che sono più attente ai temi del benessere aziendale e della sostenibilità grazie alla loro innata propensione a fare rete con altri soggetti – sottolinea il direttore generale del Centro Studi Tagliacarne, Gaetano Fausto Esposito –. Proprio per questo possono essere un canale straordinario per portare a terra gli obiettivi della duplice transizione digitale ed ecologica contenuti nel Pnrr, perché hanno una naturale vocazione ad investire nell’ambiente e nella formazione per adeguare le competenze del proprio personale a questo passaggio”.Complessivamente sono 17 le filiere individuate dal ministero dello Sviluppo Economico, un universo che conta oltre 3,8 milioni di imprese pari al 75% del sistema imprenditoriale italiano, occupa più di 12 milioni addetti (71,4% del totale economia extra-agricola) e genera 2.500 miliardi di euro di fatturato (78,9% del totale industria e servizi). “La collaborazione tra imprese che hanno attività interconnesse lungo tutta la catena del valore, dalla creazione sino alla distribuzione di un bene o servizio, – sottolinea l’indagine – si rileva un importante fattore di competitività per gli imprenditori”.Università, scuola, terzo settore importanti per competere – Le imprese in filiera mostrano una forte capacità relazionale con i diversi attori della comunità in cui operano contribuendo alla crescita del capitale umano, culturale e ambientale del territorio. Ben 44 di queste imprese su 100 – rileva l’indagine – hanno collaborato nell’ultimo triennio pre-Covid (2017-19)con scuole, Università per stage, tirocini e iniziative di alternanza scuola-lavoro, contro appena 17 su 100 nel caso di quelle che non operano in filiera. Mentre 28 su 100 imprese che operano in filiera hanno sostenuto iniziative culturali direttamente (realizzandole in prima persona) o indirettamente (attraverso sponsorizzazioni e partnership con istituzioni culturali), contro 14 su 100 tra quelle non in filiera. Anche sull’ambiente si rilevano delle sensibili differenze di approccio tra le diverse tipologie di imprenditori: 43 imprese su 100 che operano in filiera hanno investito nella sostenibilità ambientale (prodotti e/o processi a minor impatto ambientale), contro 24 su 100 tra quelle non in filiera. Una strategia che queste imprese più sensibili alla sostenibilità perseguono anche dialogando maggiormente con il mondo del terzo settore: la quota delle imprese che, tra il 2017 e il 2019, hanno stretto relazioni con il settore no-profit (associazioni di volontariato, ecc.) è nettamente superiore nel caso delle imprese che operano in filiera rispetto alle altre (12% vs 2%).In tre anni previsioni di investimento in aumento su welfare, formazione e green – Anche a seguito della crisi da Covid-19, le imprese in filiera – si legge nel rapporto – sono ancor più convinte di aumentare la relazionalità entro i prossimi tre anni con i propri dipendenti sia in termini di welfare sia di formazione per competere. Il 19% delle imprese che collaborano tra loro prevede, tra il 2021 e il 2013, di aumentare le iniziative per tutelare il benessere dei propri dipendenti contro il 12% di quelle non in filiera. Anche la quota di imprese che punta ad aumentare gli investimenti in formazione del personale è superiore nel caso delle imprese in filiera rispetto alle altre (10% vs 5%). E ben il 33% delle aziende delle filiere è pronta ad investire di più sul green, una quota doppia a quelle delle imprese non in filiera (14%).Cooperare aumenta la responsabilità sociale delle piccole imprese – L’effetto filiera riduce anche le distanze tra le imprese di minori dimensioni e quelle medio-grandi nella propensione ad investire nella sostenibilità. Se fuori dalla filiera – evidenzia l’indagine – il 15% delle piccole imprese punta sul benessere dei propri dipendenti rispetto al 25% delle medio-grandi, dentro la filiera il gap si annulla (40% in entrambi i casi). La collaborazione tra imprese si rileva importante anche per sviluppare la propria capacità di fare rete con il terzo settore per competere: ci riesce solo il 2% delle piccole imprese che operano fuori dalle filiere (contro il 6% delle medio-grandi), ma la quota sale al 13% quando queste aziende lavorano in cooperazione con le altre (contro il 8%). LEGGI TUTTO