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    GreenItaly 2021: “Un'economia a misura d'uomo per il futuro dell'Europa”

    (Teleborsa) – L’Italia è il principale destinatario delle risorse del Recovery Plan e anche per questo è chiamata a un ruolo da protagonista nella transizione verde. La sostenibilità, oltre ad essere necessaria per affrontare la crisi climatica, riduce i profili di rischio per le imprese e per la società tutta, stimola l’innovazione e l’imprenditorialità, rende più competitive le filiere produttive. È quanto emerge dalla dodicesima edizione del Rapporto GreenItaly realizzato dalla Fondazione Symbola e da Unioncamere, con la collaborazione del Centro Studi Tagliacarne, il patrocinio del ministero della Transizione Ecologica, e la collaborazione di Conai, Novamont, ed Ecopneus. Il rapporto è stato presentato questa mattina da Ermete Realacci, presidente della Fondazione Symbola; Andrea Prete, presidente Unioncamere; Giuseppe Tripoli, segretario Generale Unioncamere, Francesco Starace amministratore delegato e direttore generale Enel; alla presenza di Roberto Cingolani, ministro della Transizione Ecologica e di Paolo Gentiloni, commissario europeo per l’Economia, intervenuto a distanza. Sono intervenuti, inoltre Catia Bastioli, amministratore delegato Novamont e Luca Ruini presidente Conai.Il 2020 – rileva lo studio – ha mostrato nuovi record di potenza elettrica rinnovabile installata nel mondo, pari all’83% della crescita dell’intero settore elettrico nell’anno. In Italia, nel 2020, il 37% dei consumi elettrici è stato soddisfatto da fonti rinnovabili, con una produzione di circa 116 TWh. Tuttavia, la potenza installata è ancora distante dai target di neutralità climatica previsti per il 2030. A fine 2020 risultano in esercizio in Italia circa 950mila impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, per una potenza complessiva di oltre 56 GW. Di questi impianti, quasi 936mila sono fotovoltaici, circa 5.700 eolici, mentre i restanti sono alimentati dalle altre fonti (idraulica, geotermica, bioenergie). Ma la strada da percorrere è ancora lunga. E i recenti aumenti delle bollette elettriche dovuti essenzialmente all’aumento del prezzo del gas – sottolinea lo studio – dimostrano quanto sia importante accelerare sulle rinnovabili anche per salvaguardare l’indipendenza e la competitività della nostra economia.Sono oltre 441 mila le aziende che nel quinquennio 2016-2020 hanno deciso di investire in tecnologie e prodotti green:il 31,9% delle imprese nell’industria e nei servizi ha investito, nonostante la crisi causata dalla pandemia, in tecnologie e prodotti green, valore che sale al 36,3% nella manifattura. Queste imprese hanno un dinamismo sui mercati esteri superiore al resto del sistema produttivo italiano, innovano di più e producono più posti di lavoro: con specifico riferimento alle imprese manifatturiere (5–499 addetti), nelle eco-investitrici la quota di esportatrici è pari al 31% nel 2021, contro un più ridotto 20% di quelle che non hanno investito. Anche sul fronte dei fatturati il 14% delle imprese investitrici attende un aumento di fatturato per il 2021, contro un 9% delle altre.”C’è un’Italia che può essere protagonista alla COP26 di Glasgow: fa della transizione verde un’opportunità per innovare – ha dichiarato Realacci – e rendersi più capace di affrontare il futuro e coinvolge già oggi da 1/3 delle nostre imprese. Nel Rapporto GreenItaly si coglie un’accelerazione verso un’economia più a misura d’uomo che punta sulla sostenibilità, sull’innovazione, sulle comunità e sui territori. Siamo una superpotenza europea dell’economia circolare e questo ci rende più competitivi e capaci di futuro. Possiamo dare forza a questa nostra economia e a questa idea di Italia grazie alle scelte coraggiose compiute dall’Unione Europea con il Next Generation UE e al PNRR. La burocrazia inutile ostacola il cambiamento necessario, ma possiamo farcela se mobilitiamo le migliori energie del Paese senza lasciare indietro nessuno, senza lasciare solo nessuno, come recita il Manifesto di Assisi, promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento”.”Il Covid non ha fermato gli investimenti green, perché sempre più imprenditori sono consapevoli dei vantaggi competitivi derivanti dalla transizione ecologica. Ma ancora oltre la metà delle imprese manifatturiere percepisce questo passaggio più un vincolo che una opportunità – ha sottolineato Prete –. Per dare ulteriore impulso alla transizione ecologica occorre intervenire: sulla carenza di competenze attraverso percorsi di formazione adeguati; sulla diffusione di una cultura d’impresa più sostenibile; sull’accesso al credito bancario per facilitare il reperimento di risorse destinate investimenti ambientali; sulle norme e sulla fiscalità, semplificando le procedure amministrative oltre a incentivi e agevolazioni; sulla creazione di mercati per la sostenibilità (Green Public Procurement, ecc.); sull’affiancamento da parte delle istituzioni alle imprese, sia nelle problematiche di carattere tecnico e tecnologico, sia di assistenza all’accesso a risorse e servizi”.”L’Italia è in linea con quello che sta succedendo nel mondo. Abbiamo vissuto un decennio che può essere definito il Decennio delle rinnovabili, diventate l’asse portante del paradigma energetico del futuro – ha affermato nel suo intervento Starace –. Ormai sono il cuore della generazione elettrica e lo saranno anche nel prossimo decennio che sarà il decennio della elettrificazione. La crescita della elettrificazione continua il doppio rispetto alla domanda mondiale un trend che sta diventando fondamentale perché economicamente e tecnologicamente conveniente. Tutto questo ha implicazioni positive per l’Italia. Unico vulnus negativo è la digitalizzazione su cui però abbiamo fatto un buon recupero”. L’ad di Enel ha, inoltre, posto l’accento sull’importanza delle politiche industriali, come avvenuto per l’economia circolare, Industria 4.0 e il Superbonus. “Quando le politiche industriali funzionano – ha detto Starace – si vedono i risultati. Un tema su cui l’Italia deve fare attenzione è la coscienza di sé. L’Italia ha solo da guadagnare da questa transizione. Con le risorse del Pnrr e gli investimenti avremo bisogno di 15mila tecnici addizionali che non abbiamo e che stiamo formando. Occorre mettere giù politiche che faciliti o lo sviluppo. Non bisogna avere paura di questa transizione perché comunque è qualcosa che succede e tanto vale trarne beneficio”. Commentando il raggiungimento del target di installazioni di rinnovabili al 2030 per il 70% del fabbisogno l’ad di Enel si è mostrato ottimista. “Tra il 2010 e il 2013 in tre anni sono stati messi 15mila megawatt di impianti solari da parte degli italiani che insieme hanno fatto 500mila impianti sorprendendo completamente tutti gli esperti di energia del settore. Penso – ha detto Starace – che anche questa volta ce la faremo”. Sotto il profilo dell’occupazione, secondo l’analisi contenuta nel rapporto, il 2020 si conferma un anno di consolidamento nonostante le gravi difficoltà generate dalla pandemia. I contratti relativi ai green jobs, con attivazione 2020, rappresentano il 35,7% dei nuovi contratti previsti nell’anno. Andando nello specifico delle figure ricercate dalle aziende per le professioni di green jobs, emerge una domanda per figure professionali più qualificate ed esperte in termini relativi rispetto alle altre figure, che si rispecchia in una domanda di green jobs predominante in aree aziendali ad alto valore aggiunto. A fine anno gli occupati che svolgono una professione di green job erano pari a 3.141,4 mila unità, di cui 1.060,9 mila unità al Nord-Ovest (33,8% del totale nazionale), 740,4 mila nel Nord-Est (23,6% del totale nazionale), 671,5 mila al Centro (21,4% del totale nazionale) e le restanti 668,6 mila unità nel Mezzogiorno (21,3% del totale nazionale). La pandemia ha avuto un effetto asimmetrico sui diversi settori e comparti dell’economia: se molti hanno perso quote di reddito ed occupazione nel 2020, per altri c’è stata, invece, crescita o consolidamento. Il settore green rientra tra questi, avendo sostanzialmente confermato nel 2020 le performance del precedente anno sia in termini di investimenti (come visto in precedenza) sia di occupazione.L’Italia è, inoltre, leader nell’economia circolare con un riciclo sulla totalità dei rifiuti, urbani e speciali, del 79,4% (2018): un risultato ben superiore alla media europea (49%) e a quella degli altri grandi Paesi come Germania (69%), Francia (66%) e Regno Unito (57%) con un risparmio annuale pari a 23 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio e a 63 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 nelle emissioni (2018) grazie alla sostituzione di materia seconda nell’economia. Si conferma la leadership del nostro Paese nella riduzione di materie prime per unità di prodotto (- 44,1% di materia per unità di prodotto tra 2008 e 2019). Tuttavia, per alcuni settori, acciaio e alluminio, i rifiuti prodotti non sono sufficienti a sostenere la produzione, pertanto il nostro Paese deve ancora far affidamento sull’importazione di materia seconda dall’estero. A sottolineare il potenziale dell’Italia nella valorizzazione di materia a fine vita, anche il quarto posto al mondo come produttore di biogas – da frazione organica, fanghi di depurazione e settore agricolo – dopo Germania, Cina e Stati Uniti.La sostenibilità è, in sostanza, oramai presente nelle strategie industriali di tutti i settori dell’economia italiana, con l’economia circolare che avanza all’interno delle aziende del made in Italy. Nella filiera del legno arredo già oggi il 95% del legno viene riciclato per produrre pannelli per l’arredo, con un risparmio nel consumo di CO2 pari a quasi 2 milioni di tonnellate/anno. Anche il complesso mondo dell’edilizia si muove in questa direzione, favorita dagli incentivi statali per l’efficientamento degli edifici. Un percorso che sta avendo effetti benefici anche sull’occupazione del settore cresciuta di oltre 132mila unità fra il 2019 e il 2021, di cui oltre 90mila a tempo indeterminato. Nelle strategie del settore tessile e moda, le soluzioni su cui ci si sta focalizzando sono legate anche all’eliminazione di sostanze tossiche e/o inquinanti dai tessuti, l’Italia è il primo paese al mondo nell’utilizzo della certificazione detox promossa da Greenpeace e all’impiego di materiali di origine naturale o rigenerati da tessuti pre e post consumo.La meccanica italiana, grazie alla digitalizzazione supporta da tempo l’efficientamento delle filiere produttive e la riduzione degli impatti ambientali. L’industria 4.0 accompagna la transizione digitale green, ripensando i processi di progettazione e produzione dei prodotti e componenti meccanici, e studiando le migliori soluzioni per allungare il ciclo di vita degli impianti. Il comparto dell’automotive italiano è storicamente uno dei più avanzati per le emissioni. Ma è nella produzione di veicoli elettrici e nella filiera produttiva che si gioca la partita della riorganizzazione di uno dei sistemi automotive più importanti del mondo, con un fatturato di oltre 106 miliardi, pari al 6,2% del PIL. In Italia, la produzione di auto elettriche e ibride, che nel 2019 rappresentava solo lo 0,1%, nel 2020 è salita al 17,2%, mentre nel primo trimestre 2021 è arrivata al 39,5%. Circa un’azienda su tre si è posizionata nel mercato dei veicoli elettrificati sviluppandone la componentistica. Un ruolo importante in questa riorganizzazione possono svolgere politiche di sostegno alla filiera come già avvenuto in altri Paesi e i territori, dove le competenze manifatturiere dovranno sempre più integrarsi con la ricerca e il design e creare sinergie per fare massa critica, nel segno dell’innovazione e dell’efficienza, trasformandosi da centri di produzione in poli di innovazione per l’auto elettricaIl nostro settore agricolo, dove – secondo il rapporto – molto è possibile fare, con un taglio del 32% sull’uso dei prodotti fitosanitari tra il 2011 e il 2019 e una quota di emissioni per unità di prodotto nettamente inferiore a quella delle principali economie europee si conferma il più green d’Europa. L’Italia ha il primato anche nel biologico, con il più alto numero di aziende impegnate, oltre 80mila, e una superficie coltivata a biologico aumentata del 79% negli ultimi dieci anni. Nella chimica verde poi il nostro Paese ha molto da dire. L’Italia è tra i leader mondiali della chimica bio-based attiva nella produzione di una vasta gamma di prodotti biodegradabili e compostabili sempre più utilizzati in filiere che vanno dall’agricoltura alla cosmesi, prodotti che integrano sempre più nei processi produttivi materie prime seconde derivate da rifiuti e sottoprodotti. LEGGI TUTTO

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    Transizione ecologica, Ipsos: “Per l'86% degli italiani costituisce un'opportunità”

    (Teleborsa) – La transizione ecologica non è vista dagli italiani solo come una difesa contro i danni ambientali e climatici, ma è considerata dall’86% degli intervistati come un’opportunità in quanto riduce i rischi climatici e ambientali e consente di sviluppare investimenti, innovazione e nuova occupazione. Per il 75% degli italiani, si tratta di un cambiamento necessario e urgente dell’economia e della società per fermare la crisi climatica e il degrado dell’ambiente. Solo il 18% la ritiene un cambiamento necessario, ma non prioritario e il 6% una moda alimentata dai media. Questo lo scenario disegnato dall’indagine Ipsos “Percezione, costi e benefici della transazione ecologica” che indaga sul livello di consapevolezza degli italiani nei confronti della transizione ecologica pilastro del PNRR (Piano nazionale di ripresa la resilienza), e della green economy, realizzata per conto della Fondazione per lo sviluppo sostenibile e Italian Exhibition Group-Ecomondo, in vista della decima edizione degli Stati Generali della Green economy, che si svolgono il 26 e 27 ottobre prossimo a Rimini nell’ambito di Ecomondo Key Energy.Sono chiari agli italiani – rileva l’indagine – anche i rischi che comporterebbe non attuare la transizione. L’85% dei cittadini ritiene infatti che, se il processo si arenasse, significherebbe versare “lacrime e sangue” per i costi elevati che si dovranno pagare per i danni rilevanti che già si vedono e che aumenteranno notevolmente nel corso degli anni. E ancora, per circa 8 italiani su 10 (79%) basterebbe solo ritardare l’attuazione della transizione ecologica, per dover fronteggiare l’aggravamento della crisi climatica, con eventi atmosferici estremi sempre più frequenti, risorse naturali sempre più scarse e un Pianeta sempre meno vivibile.”Con la pandemia, l’avvio della ripresa e il lancio del Green Deal europeo si registra un salto di qualità nella consapevolezza ecologica degli italiani – ha dichiarato il presidente della Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Edo Ronchi –. Mentre a livello politico sono state numerose le cautele dichiarate sulla transizione ecologica , ‘troppo costosa’, ‘non prioritaria perché vi sono anche tante altre questioni’, questa indagine non lascia dubbi :la transizione ecologica è necessaria e conveniente e gode di un ampio sostegno dell’opinione degli italiani”.Entrando nello specifico delle misure indispensabili per attuare la transizione ecologica le più gettonate, ritenute cioè necessarie, – si legge nel rapporto – sono fermare il consumo di suolo (55%), ridurre lo spreco dell’acqua (54%), ridurre l’inquinamento di fiumi e mari (52%), la riduzione dei gas serra (50%), l’aumento del riciclo dei rifiuti (50%), la meno apprezzata è disincentivare l’uso dell’auto a favore del trasporto pubblico (38%). La ricerca Ipsos ha anche sondato le opinioni degli italiani sulla green economy. Per la maggioranza, il 65%, è un modello di sviluppo economico basato sul miglioramento del benessere umano e dell’equità sociale, riducendo al tempo stesso i rischi ambientali e climatici e derivanti dalla scarsità. Il modello di sviluppo green per il 67% degli italiani riguarda l’economia e le imprese, per il 55% la vita quotidiana dei cittadini, e per il 32% solo lo stato e la politica.Il sondaggio Ipsos viene realizzato nel momento in cui gli Stati Generali della Green Economy – che si terranno alla Fiera Ecomondo di Rimini il 26 e 27 ottobre e che raggruppano il mondo dell’economia che si muove verso la transizione ecologica – compiono 10 anni. Allo stesso tempo, mancano 10 anni al 2030, anno in cui dovrebbero essere raggiunti gli SDGs delle nazioni Unite. L’indagine Ipsos ha riguardato un campione cittadini italiani fra i 18 e 75 anni, distribuito per quote relative a genere, età, area geografica, dimensione del comune di residenza, condizione lavorativa, livello di istruzione. LEGGI TUTTO

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    doValue, MSCI incrementa rating ESG a livello AA

    (Teleborsa) – Il fornitore di servizi finanziari MSCI ha incrementato il rating ESG di doValue, società quotata sull’MTA di Borsa Italiana e attiva nella gestione e nel recupero di crediti deteriorati, dal livello “A” al livello “AA”. L’upgrade “è un esempio tangibile dell’impegno di doValue nell’adottare le migliori pratiche nell’interesse dei suoi stakeholder, in particolare i clienti, i capital provider (azionisti e obbligazionisti), i dipendenti, ed il più ampio ecosistema sociale e ambientale in cui la società opera”, sottolinea la stessa doValue in una nota.MSCI ESG Ratings misura la resilienza di un’azienda rispetto ai rischi ambientali, sociali e di governance (ESG) su un orizzonte di lungo termine. I rating vanno da leader (AAA, AA), medio (A, BBB, BB) a ritardatario (B, CCC). Il framework ESG di doValue è stato valutato da MSCI ESG Ratings dal 2018, e il rating della società è costantemente migliorato da BBB nel 2018, ad A nel 2020 e ad AA oggi. LEGGI TUTTO

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    Energia, Terna: “L'Italia e la sfida della transizione ecologica”

    (Teleborsa) – Per centrare gli obiettivi di decarbonizzazione e attuare il recente pacchetto della Commissione “Fit for 55”, l’Europa e l’Italia devono accelerare con determinazione. La sfida della transizione ecologica è stata al centro di un convegno organizzato oggi da Terna all’Associazione Civita di Roma. Un dibattito che ha visto a confronto l’amministratore delegato di Terna, Stefano Donnarumma e la presidente della società Valentina Bosetti con il ministro delle Infrastrutture e le Mobilità sostenibili, Enrico Giovannini. “Transizione ecologica ed economia circolare sono due concetti che si uniscono. L’umanità e i suoi bisogni stanno diventando centrali nella pianificazione internazionale: il tema non è più tanto quanto denaro produciamo ma come lo produciamo. Se fossi il governo – ha affermato Donnarumma nel corso del suo intervento – utilizzerei molto il contributo che le imprese private e quelle a partecipazione pubblica possono dare. La capacità di queste aziende può essere utilizzata non solo per fare reddito ma per la ripartenza del Paese. Le grandi imprese di cui il Paese è dotato, e gli investimenti che aziende come Terna hanno fatto, sono, infatti, le locomotive del nostro Paese”. Per l’ad di Terna il principio deve essere: “meglio sbagliare qualcosa andando nella direzione giusta, recuperando strada facendo i gap, piuttosto che l’immobilismo”. Tra gli ostacoli ancora presenti sul percorso verso la transizione ecologica Donnarumma ha citato i processi burocratici e l’iter dei permessi che occorre “snellire”. “Il rischio – ha proseguito l’ad – è di deprimere gli investimenti che sono invece funzionali anche ad abbattere i costi della bolletta su cui incidono solo tra il 3 e il 4%”. In termini pratici, “per passare dalle parole ai fatti – ha spiegato Donnarumma – bisogna essere rigorosi, non darsi alibi, darsi dei tempi e misurarsi sui risultati. Per fare questo bisogna semplificare i processi decisionali, snellire la burocrazia”. Per Terna, che si pone come “regista” nel processo di transizione, i temi della sostenibilità, della decarbonizzazione, dello sviluppo di una rete elettrica resiliente sono al centro della strategia aziendale. Nel dettaglio oggi il 95% degli investimenti è “green” in base ai criteri della tassonomia europea, con un Piano di Sviluppo che prevede oltre 18 miliardi di euro di investimenti nei prossimi 10 anni. “Gli obiettivi di carattere ambientale devono avanzare di pari passo con le considerazioni economiche e sociali – ha affermato Giovannini –. La transizione ecologica fino a un anno fa non era centrale nel dibattito del nostro Paese. Per tale ragione questo governo ha, invece, deciso di creare un ministero dedicato alla transizione ecologica e ha scelto di cambiare il nome del Mit in Mims per sottolineare il concetto che la sostenibilità riguarda sia le infrastrutture che la mobilità. Il G20 alcuni anni fa aveva definito il concetto di infrastruttura sostenibile sottolineando la necessità valutare le infrastrutture in tutto l’arco della loro vita, compreso lo smantellamento, in una logica di economica circolare. La transizione ecologica richiede, infatti, un ripensamento profondo del funzionamento dei sistemi. Anche nella progettazione del Pnrr, del Fondo complementare e del Fondo Sviluppo e Coesione dobbiamo seguire un approccio sistemico e integrato e valutare in maniera l’impatto di questo investimento su dimensioni diverse da quelle classiche. Il 70% del Pnrr è stato giudicato come un contributo alla lotta al cambiamento climatico ed il nostro piano è stato indicato come il migliore di tutti i Paesi europei. Il cambiamento che stiamo provando a realizzare parte dalla richiesta a chiunque voglia fare proposte per progetti legati al Pnrr di inserire informazioni sull’economia circolare e la sostenibilità: adesso che le imprese iniziano a prendere coscienza di questo capiscono che il gioco è cambiato”.Di costi della transizione energetica e della necessità di integrazione ha parlato Bosetti. “Per calcolare i costi della transizione non bisogna pensare all’oggi ma allo scenario futuro, determinato dai cambiamenti climatici – ha spiegato la presidente di Terna –. Non parliamo mai, ad esempio, del tema della qualità dell’aria che verrebbe risolto con la elettrificazione dei trasporti. Per fare questo è importante ragionare in termini integrati. Agire in modo non coordinato fa, infatti, lievitare i costi e agitare il mercato. Ora che il commitment dell’Europa al 2050 è chiaro bisogna agire”. LEGGI TUTTO

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    “Svolte giuste”, A2A presenta il punto di vista dei territori sul futuro della transizione ecologica in Italia

    (Teleborsa) – “Il sesto assessment report dell’IPCC – Intergovernamental Panel on Climate Change conferma che senza una decisa svolta sulla decarbonizzazione subiremo le gravi conseguenze del climate change. L’Earth Overshoot Day, il giorno in cui la Terra esaurisce le proprie risorse rigenerabili, si avvicina sempre di più: quest’anno in Italia è stato il 13 maggio. Da queste consapevolezze e con la volontà di dare un contributo allo sviluppo sostenibile, A2A ha disegnato nel 2021 il suo piano strategico decennale che prevede investimenti per 16 miliardi di euro su transizione energetica ed economia circolare”. È quanto ha affermato Marco Patuano, presidente del Gruppo A2A, in occasione dell’incontro “Le svolte giuste – Il punto di vista dei territori sul futuro della transizione ecologica in Italia”, evento di chiusura del percorso di ascolto, avviato lo scorso giugno, degli stakeholder dei territori in cui il Gruppo A2A opera. “Completare la transizione ecologica – a proseguito Patuano – è una priorità globale, ma si tratta di una sfida di fronte a cui aziende e istituzioni non possono ambire a farcela da sole. In questo scenario si colloca il progetto ‘Le Svolte Giuste: il Punto di vista dei Territori sul futuro della Transizione Ecologica In Italia’, perché i territori sono fondamentali ed è cruciale coinvolgerli e ascoltarli. Metterne a fuoco le specificità, la predisposizione al cambiamento e il profilo culturale, infatti, è il punto di partenza per individuare le leve abilitanti più adatte a disegnare una transizione ecologica su misura”. Da queste considerazioni sono nati gli incontri “I Territori della sostenibilità”, un percorso di ascolto e dialogo, realizzato con il supporto di The European House-Ambrosetti, in 6 territori dove A2A è presente (Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Valtellina e Valchiavenna, Bergamo, Brescia e Milano). “Il progetto – spiega A2A in una nota – parte dalla consapevolezza che la transizione ecologica pone aziende, istituzioni e territori di fronte a delle scelte, veri e propri bivi. Gli incontri si sono focalizzati su 10 ‘Svolte Giuste’ da intraprendere per favorire la transizione ecologica, scelte e bivi che sono stati sottoposti agli stakeholder di ciascun territorio per indicare la strada da intraprendere per il futuro. Le decisioni hanno riguardato: Innovazione Tecnologica vs Comportamenti Individuali, Generazione Z vs Boomer, Istituzioni vs Stakeholder, Smart Cities vs Smart Land, Cambiamenti Radicali vs Cambiamenti Incrementali, Pubblico vs Privato, Ambiente vs Società, Filantropia vs valore condiviso, Crescita vs Decrescita e infine Decisione collettiva vs Decisione dei competenti”. A commentare i risultati di questo percorso sono intervenuti, tra gli altri, anche il ministro per le Pari opportunità e la Famiglia, Elena Bonetti e Jeffrey Sachs, economista statunitense, presidente dell’UN Sustainable Development Solutions Network (SDSN) e direttore del Center for Sustainable Development della Columbia University.Transizione ecologica e stakeholder di A2A – Dall’analisi è emerso che gli stakeholder di A2A sono futuristi, proiettati verso l’innovazione tecnologica (per il 60,4%), pur consapevoli che l’implementazione delle innovazioni non sarà possibile senza il contributo dei comportamenti individuali, e molto attenti ai diritti delle nuove generazioni (per il 92%). Sono accoglienti più che esclusivi, ovvero convinti che le decisioni necessarie a promuovere la transizione ecologica vadano prese coinvolgendo tutti gli attori (per il 73,7%) e non solo le Istituzioni. Inoltre si dimostrano focalizzati sulla tutela dell’ambiente (per il 73,5%), delle sue risorse e della biodiversità, anche a scapito dei bisogni della società. Infine, gli stakeholder coinvolti sono più prudenti che rivoluzionari: per raggiungere gli obiettivi di sostenibilità, si orientano verso i cambiamenti incrementali (per il 70%), piuttosto che verso i cambiamenti radicali, che rischiano di creare spaccature e conflitti nella società. A valle del percorso realizzato, A2A ha sintetizzato alcuni spunti raccolti in 6 raccomandazioni per il futuro del Paese: sostenere l’innovazione tecnologica nei settori ad alto impatto ambientale; amplificare il cambiamento senza lasciare indietro nessuno; coinvolgere nelle decisioni una platea sempre più ampia di interlocutori; favorire l’inclusione delle nuove generazioni nei processi decisionali; rendere la trasparenza un tratto distintivo della transizione ecologica; promuovere il dibattito per la semplificazione normativa. LEGGI TUTTO

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    Pre-COP26, ENEL ospita l'evento ufficiale “Circular cities: impacts on decarbonization and beyond”

    (Teleborsa) – Si è svolto oggi a Milano “Circular Cities: impacts on decarbonization and beyond” (Città circolari: Impatti sulla decarbonizzazione e oltre), l’evento organizzato da Enel nell’ambito degli appuntamenti ufficiali italiani pre-COP26 incentrato sulle città circolari, in particolare sulle attuali sfide chiave delle città e sulle possibilità di riprogettazione secondo i principi dell’economia circolare, al fine di raggiungere gli obiettivi globali di decarbonizzazione, miglioramento della resilienza delle città e aumento della qualità di vita. L’evento è stato aperto da Filippo Del Corno, assessore alla Cultura del Comune di Milano, e da Anna Richardson, consigliere per la Sostenibilità e la Carbon reduction della città di Glasgow, in qualità di rappresentanti delle città che ospitano gli eventi pre-COP26 e COP26.”Le città sono i luoghi in cui la civiltà si è evoluta, offrendo opportunità inedite per lo sviluppo sociale ed economico dei loro abitanti – ha affermato il presidente di Enel, Michele Crisostomo –. Le proiezioni odierne confermano che il livello di urbanizzazione crescerà a livello globale, portando ad agglomerati sempre più vasti, complessi e difficili da gestire. Per questo motivo, riprogettare le città per renderle più sostenibili, vivibili e resilienti sarà di fondamentale importanza sia per garantire una buona qualità di vita per le persone sia per tutelare l’ambiente a livello locale e globale. In Enel ci impegniamo a rendere la visione della città circolare una realtà attraverso nuovi approcci progettuali che combinano diverse soluzioni avanzate, come le energie rinnovabili, la mobilità elettrica e strumenti per monitorare e migliorare la circolarità sviluppati per le città. Un esempio è il Circular City Index recentemente lanciato da Enel X, disponibile gratuitamente per tutti i comuni italiani che desiderano misurare gli indicatori chiave di prestazione della circolarità attraverso gli Open Data”. Durante l’evento è intervenuto anche Alan Belfield, ceo di Arup, azienda leader a livello mondiale nel settore dell’ambiente costruito, ed è stato presentato lo studio che Enel, in collaborazione con Arup, Enel Foundation e con il supporto di Università Bocconi di Milano, Università di Genova e Università de Los Andes di Bogotà, sta portando avanti per COP26. Lo studio, con un focus specifico su Milano, Genova, Glasgow e Bogotà, esplora in che modo le città possono contribuire in misura significativa a raggiungere gli obiettivi globali di decarbonizzazione, migliorando al contempo la resilienza della città e la qualità di vita. Due tavole rotonde sono state dedicate alla discussione di queste sfide da diverse prospettive, con i contributi di Claudia López, sindaco di Bogotà, Marco Bucci, sindaco di Genova, Silvio Barbero, vice presidente UNISG, Maria Chiara Pastore, R&D director presso Stefano Boeri Architetti, Oriana Romano, responsabile dell’Unità Water, Governance and Circular Economy in Cities dell’OCSE, José Luis Samaniego, direttore dello Sviluppo Sostenibile della CEPAL e Caterina Sarfatti, direttrice del programma Inclusive Climate Action C40. LEGGI TUTTO

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    La mostra Amazonia di Salgado al MAXXI di Roma

    (Teleborsa) – La mostra Amazonia di Sebastiao Salgado approda al MAXXI di Roma, unica tappa italiana di un tour che porterà le fotografie dell’artista a Londra, San Paolo, Avignone e Rio de Janeiro. Ospitata presso il Museo nazionale delle arti del XXI secolo, fino al 13 febbraio 2022, la mostra è curata da Lelia Wanick Salgado, compagna di viaggio e di vita del fotografo.Giovanna Melandri, Presidente della Fondazione MAXXI ha voluto dare il suo personale ed istituzionale benvenuto all’artista, ricordando che la mostra si tiene un un momento molto particolare, in concomitanza con gli incontro della pre-COP26 e Youth4Climate. “Attraverso le immagini e l’arte di Salgado vogliamo lanciare un grido d’allarme”, ha affermato, richiamando la ricerca di nature secondo cui oggi l’Amazzonia produce più CO2 di quanta ne assorbe. Zurich è partner globale della manifestazione e dei coniugi Salgado, con i quali condivide i valori e l’impegno contro il cambiamento climatico. La sponsorizzazione della mostra di Salgado rientra infatti nel più ampio impegno di Zurich di sensibilizzare sull’urgenza di azioni concrete per l’ambiente. Viene così estesa la partnership consolidata con l’Istituto Terra dei coniugi Salgado, sfociata nel progetto Zurich Forest, per il rimboschimento mirato e sostenibile del Brasile e la riconversione di terreni agricoli sterili in foreste autoctone ricche di vita vegetale ed animale.”Crediamo che attraverso la fotografia si possa promuovere la consapevolezza e l’urgenza delle tematiche legate al climate change”, ha sottolineato Alessio Vinci, Group Chief Communications Officer di Zurich Insurance Group, ricordando che la compagnia “è impegnata concretamente essendo anche fra i firmatari del Gglbal Compact e dei Principles for Responsible Investments (PRI) delle Nazioni Unite”.La mostra è composta di circa 200 scatti, realizzati nell’arco di un periodo di sette anni, che fanno vivere un’esperienza immersiva e testimoniano gli effetti del cambiamento climatico sul Pianeta. La mostra è divisa in due parti: una incentrata sui paesaggi (la foresta, i fiumi volanti, le tempeste tropicali); l’altra concentrata sulle popolazioni indigene. Per guidare lo spettatore fra le sensazionali fotografie una traccia audio composta appositamente per la mostra da Jean-Michel Jarre ed ispirata ai suoni della foresta (fruscio degli alberi, scroscio dell’acqua, canto degli uccelli e versi degli animali).”Questa mostra è il frutto di sette anni di vissuto umano e di spedizioni fotografiche compiute via terra, acqua ed aria”, ha spiegato Sebastiao Salgado, aggiungendo “queste immagini vogliono essere la testimonianza di ciò che resta di questo patrimonio immenso che rischia di scomparire”.Attirando l’attenzione sulla bellezza incomparabile dell’Amazzonia, Salgado vuole accendere i riflettori sulla necessità e l’urgenza di proteggere, assieme ai suoi abitanti, il polmone verde del mondo. La foresta infatti è un ecosistema fragile, che nelle aree protette dove vivono le popolazioni indigene, non ha subito quasi alcun danno. LEGGI TUTTO

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    Green Bond superano valore di 1.000 miliardi di euro

    (Teleborsa) – Le emissioni di green bond e lo stock di titoli emessi per finanziare progetti ambientali, hanno raggiunto un valore di oltre 1.000 miliardi di euro a livello mondiale, grazie anche alla forte crescita registrata nel corso del 2021. E’ quanto emerge dal report Green Bond a cura della Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo.Nel primo semestre dell’anno, le emissioni di green bond hanno raggiunto i 230 miliardi di euro, superando quelle realizzate in tutto il 2020 che erano pari a 210 miliardi. Più in dettaglio, le emissioni green governative in Europa hanno già raggiunto i 39 miliardi di euro, portando lo stock di titoli emessi a 105 miliardi. Al top la Francia, che è il maggior contributore alle emissioni governative, con un ammontare emesso dal 2017 ad oggi pari 40 miliardi. La Germania, dopo aver emesso 11,5 miliardi di green bond nel 2020, si appresta a chiudere il 2021 con 12,5 miliardi. A far lievitare le emissioni governative green sono anche alcune new entry, come l’Italia che ha emesso il primo BTP green a marzo e la Spagna che ha collocato la scorsa settimana il primo bond green per 5 miliardi di euro.L’area studi di Intesa ritiene che le emissioni di green bond governativi proseguiranno anche nel quarto trimestre, per raggiungere un valore di 47 miliardi a fine 2021, quasi il doppio rispetto al 2020. LEGGI TUTTO