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Accesso al credito, buco da 45 miliardi: perché le PMI sono a rischio

Che le micro, piccole e medie imprese rappresentino la spina dorsale dell’economia italiana è un fatto risaputo. Che le stesse PMI abbiano sofferto in maniera particolare la crisi del 2008 è ormai acclarato.

Diverse decine di migliaia di imprese hanno chiuso i battenti nell’ultimo decennio e molte altre rischiano di fare oggi la stessa fine a causa di una stretta al credito sempre più marcata e preoccupante. Questa, almeno, è l’analisi fatta dall’Osservatorio Crediti Confesercenti basandosi su dati Bankitalia, che evidenzia come nel corso dell’ultimo anno le banche e gli istituti di credito abbiano ulteriormente stretto la cinghia, costringendo moltissime PMI a rinunciare a progetti di sviluppo e innovazione. Una situazione non nuova, ma che fa nascere più di qualche nube all’orizzonte.

Nel corso del 2018 i prestiti bancari alle imprese non finanziarie sono calati del 6,4% rispetto a quelli erogati nel corso del 2017. Un ammanco notevole, equivalente a 45 miliardi di prestiti in meno concessi alle piccole e medie imprese del nostro Paese. Uno dei cali maggiori fatto registrare negli ultimi anni ma, come detto, non si tratta di un caso isolato, purtroppo. Dal 2011 al 2019 il calo è stato praticamente continuativo ma, secondo il presidente di Confcommercio, la tendenza potrebbe presto invertirsi.

I finanziamenti a breve termine, necessari per ottenere liquidità nell’immediato, hanno fatto registrare un -9% rispetto al 2017; i prestiti a medio termine (5 anni), richiesti solitamente per investimenti strutturali, sono invece calati del 7% tra 2017 e 2018. A soffrire maggiormente della stretta al credito sono le imprese del commercio e del turismo, che hanno visto calare i prestiti da parte delle banche di ben 10 miliardi di euro tra il 2017 a il 2018.

Una situazione, sostiene il centro studi della CGIA di Mestre, che ha effetti deleteri anche sullo stato dell’economia del nostro Paese. Non avendo accesso al credito, le piccole e medie imprese italiane non hanno capacità di investimento e, di conseguenza, hanno difficoltà a crescere e competere sul mercato internazionale. Ciò vuol dire che non ci sono assunzioni e l’economia ristagna.

Secondo il presidente Confesercenti, però, la situazione potrebbe ben presto cambiare. Merito delle ultime decisioni di Draghi, che dovrebbero favorire i prestiti da parte delle banche. Necessario, però, anche l’intervento del Governo italiano, che dovrebbe rafforzare il sistema di garanzie e attivare sistemi di finanziamenti alternativi al credito ordinario supportati da fondi pubblici.


Fonte: https://quifinanza.it/pmi/feed/

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