Maggio 2022

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    Eurogruppo, fumata nera per il nuovo direttore esecutivo dell'Esm: voto rinviato al 16 giugno

    (Teleborsa) – Da quanto si apprende da Bruxelles fumata nera questo pomeriggio sia al primo che al secondo round di votazioni dei ministri finanziari dell’Eurogruppo per l’elezione del nuovo direttore esecutivo dell’Esm, il “Fondo salva-Stati” dell’Eurozona. Le votazioni sono state sospese dalla presidenza e saranno riprese alla prossima riunione dell’Eurogruppo, il 16 giugno a Lussemburgo. Per succedere all’attuale direttore dell’Esm, il tedesco Klaus Regling, al termine del mandato, erano in lizza quattro candidati: l’italiano Marco Buti, attualmente capo di gabinetto del commissairo Ue all’Economia, Paolo Gentiloni, ed ex direttore generale (dal 2008) della Direzione economica e finanziaria (Dg Ecofin) della Commissione; il lussemburghese Pierre Gramegna, ex ministro delle finanze; il portoghese João Leão, anche lui ex ministro delle finanze; e l’olandese Menno Snel, ex segretario di Stato alle finanze. Dopo il primo voto, l’Olanda ha ritirato il proprio candidato, mentre non si è ritirato il candidato arrivato terzo nella seconda votazione. Non è stato rivelato però quale sia dei tre rimasti in lizza. A questo punto, il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, ha deciso di interrompere le operazioni di voto, evidentemente temendo uno stallo, e ne ha annunciato la ripresa alla prossima riunione in giugno. Per l’elezione del direttore dell’Esm è necessario infatti il sostegno da parte di una maggioranza qualificata (80%) degli Stati membri.(Foto: © Michael Novelo / 123RF) LEGGI TUTTO

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    FMI, Georgieva: “Non prevediamo recessione globale ma possibile taglio stime PIL”

    (Teleborsa) – “Primo: stretta delle condizioni finanziarie. Secondo, apprezzamento del dollaro. Terzo, rallentamento della crescita in Cina. Tutto questo fa sì che un futuro peggioramento non sia da escludere”. È quanto ha affermato la direttrice generale del Fondo monetario internazionale Kristalina Georgieva in un’intervista alla Bloomberg a margine del Forum economico mondiale di Davos, anticipando l’ipotesi di un nuovo taglio delle stime di crescita mondiale da parte del Fmi. “Per alcuni Paesi ora il rischio di recessione si è fatto più alto, ma non prevediamo una recessione globale” ha sottolineato Georgieva.Dalla direttrice del Fmi arriva, inoltre, un allarme sui prezzi alimentari. Lo “shock dei prezzi alimentari” – come ha affermato Georgieva – è, infatti, al centro delle preoccupazioni per le prospettive di crescita mondiale. Se i prezzi energetici hanno visto una correzione, quelli alimentari – ha sottolineato Georgieva – “continuano a salire, salire, salire”. Intervenuta a un panel del Forum economico mondiale sulle prospettive economiche globali, Georgieva ha insistito sul fatto che il Fmi non si aspetta, ma nemmeno esclude, la possibilità di una recessione globale. “Non in questo momento – ha detto Georgieva – ma non significa che sia da escludere. Ricordo che abbiamo abbassato le prospettive di crescita ad aprile per 143 Paesi, l’87% del PIL”.Tutto dipenderà dagli sviluppi dell’aggressione russa in Ucraina, dalle decisioni di Pechino, dall’impatto che il dollaro forte avrà sulle economie emergenti con lo spettro di uno shock per i più indebitati in valuta estera. LEGGI TUTTO

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    Russia taglia obbligo conversione in rubli per esportatori dopo rally valuta

    (Teleborsa) – La Russia ha deciso di ridurre la proporzione delle entrate in valuta estera che gli esportatori devono convertire in rubli al 50% dall’80%, nel tentativo di fermare il rafforzamento del rublo. La valuta, nonostante le sanzioni occidentali e l’isolamento del paese, si è significativamente rafforzata negli ultimi due mesi, arrivando a toccare livelli che non si vedevano da circa 7 anni contro l’euro. Il rally del rublo sta però finendo per indebolire il bilancio russo, in quanto il paese ottiene una parte sostanziale delle entrate dalle tasse sull’energia denominate in valuta estera, ma spende in rubli.Il ministero delle finanze ha affermato che una commissione governativa ha deciso di ridurre la percentuale di entrate che le società orientate agli esportatori devono convertire in rubli. “Ciò è legato alla stabilizzazione del tasso del rublo e al raggiungimento di un livello sufficiente di liquidità in valuta estera sul mercato valutario nazionale”, ha affermato il ministero. Da quando sono state imposte le sanzioni, il rublo si è rafforzato grazie alla domanda degli esportatori, mentre la domanda di dollari ed euro da parte degli importatori è stata limitata a causa dell’interruzione delle catene di approvvigionamento.La richiesta di rivedere la proporzione delle entrate in valuta estera che gli esportatori devono convertire in rubli era arrivata nei giorni scorsi anche dalla imprese russe. “Nelle condizioni attuali, pur garantendo i compiti nel campo della politica valutaria e la stabilità del tasso di cambio del rublo, è necessario prevenire ed eliminare tempestivamente un onere normativo eccessivo per le imprese nel campo della regolamentazione dei cambi”, aveva detto nel weekend Alexander Murychev, vicepresidente esecutivo dell’Unione Russa degli industriali e degli imprenditori.Il rublo, secondo dati della borsa di Mosca, ha chiuso le contrattazioni odierne a quota 60,1 sull’euro, dopo essere salito fino a quota 58,3 nel corso del pomeriggio. Oltre alla conversione obbligatoria imposta sugli introiti derivati dalle esportazioni, sul rally del rublo pesano altri fattori: i controlli sui capitali da parte della banca centrale di Mosca, il crollo delle importazioni a causa delle sanzioni e l’aumento dei prezzi dell’energia. A tutto ciò, negli scorsi giorni, si è aggiunto il fatto che le società europee stanno ottemperando alla richiesta del presidente Vladimir Putin di passare al pagamento in valuta russa per il gas naturale. LEGGI TUTTO

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    Technoprobe, ricavi salgono a 121 milioni in Q1 2022 trainati dall'Asia

    (Teleborsa) – Technoprobe, società quotata su Euronext Growth Milan e attiva nella progettazione e produzione delle Probe Card utilizzate per il test dei semiconduttori, ha chiuso il primo trimestre del 2022 con ricavi consolidati pari a 121,4 milioni di euro, in crescita del 59,1% rispetto al primo trimestre del 2021. I ricavi sono così ripartiti: 86,2 milioni in Asia (in crescita del 139% rispetto al Q1 2021), 26,6 milioni di euro in Nord America (-3%), 2,7 milioni di euro in Italia (-3%), 5,6 milioni di euro nel resto d’Europa (-35%).L’EBITDA consolidato, depurato dall’effetto non ricorrente dei costi di IPO sostenuti nel primo trimestre del 2022, è stato pari a 52,9 milioni di euro, (43,6% sui ricavi) e si confronta con un EBITDA a fine dicembre 2021 pari ad 174,7 milioni di euro (44,6% dei ricavi). La posizione finanziaria netta è pari a 276,3 milioni di euro, rispetto a 135,5 milioni di euro registrati a fine 2021, anche per effetto dei proventi della quotazione.”Siamo molto soddisfatti della partenza di questo primo trimestre dell’anno 2022, abbiamo registrato il nostro record storico di fatturato di sempre e il trimestre si è caratterizzato per il cambio di passo culminato con la quotazione in Borsa sul mercato Euronext Growth Milan – ha commentato l’AD Stefano Felici – Stiamo lavorando alacremente per migliorare nei processi, nelle efficienze, e continuare a crescere”Il backlog di ordini registrati nel corso del primo trimestre 2022 “conferma la crescita del fatturato che sarà visibile nel corso dell’esercizio 2022, con consegne previste per il secondo e terzo trimestre dell’anno”, sottolinea la società. LEGGI TUTTO

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    Brilla il mercato americano, vola JPMorgan

    (Teleborsa) – Sessione euforica per Wall Street, con il Dow Jones che mostra un balzo dell’1,87%; sulla stessa linea, in rialzo l’S&P-500, che aumenta rispetto alla vigilia arrivando a 3.960 punti. Buona la prestazione del Nasdaq 100 (+1,13%); con analoga direzione, in netto miglioramento l’S&P 100 (+1,69%). Vola JPMorgan, che ha aumentato la guidance per il 2022 sul Net Interest Income (NII), una misura chiave della redditività derivante dall’attività creditizia.In buona evidenza nell’S&P 500 i comparti finanziario (+3,33%), beni di consumo per l’ufficio (+2,08%) e informatica (+1,84%).In cima alla classifica dei colossi americani componenti il Dow Jones, JP Morgan (+7,04%), Goldman Sachs (+3,82%), Apple (+3,34%) e Caterpillar (+3,23%).Le peggiori performance, invece, si registrano su DOW, che ottiene -1,32%.Pensosa Nike, con un calo frazionale dello 0,54%.Tra i protagonisti del Nasdaq 100, Ross Stores (+8,84%), Asml Holding Nv Eur0.09 Ny Registry (+3,70%), Vertex Pharmaceuticals (+3,58%) e Palo Alto Networks (+3,39%).Le peggiori performance, invece, si registrano su Autodesk, che ottiene -5,04%.Pesante Broadcom, che segna una discesa di ben -3,37 punti percentuali.Seduta negativa per Match, che scende del 3,26%.Sensibili perdite per Pinduoduo Inc Spon Each Rep, in calo del 2,15%.Tra gli appuntamenti macroeconomici che avranno la maggiore influenza sull’andamento dei mercati USA:Martedì 24/05/202215:45 USA: PMI composito (preced. 55,1 punti)15:45 USA: PMI manifatturiero (atteso 57,9 punti; preced. 59,2 punti)15:45 USA: PMI servizi (atteso 55,4 punti; preced. 55,6 punti)16:00 USA: Vendita case nuove, mensile (preced. -8,6%)Mercoledì 25/05/202214:30 USA: Ordini beni durevoli, mensile (atteso 0,6%; preced. 0,8%). LEGGI TUTTO

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    Villeroy (BCE): accordo su aumento tassi, priorità è combattere inflazione

    (Teleborsa) – Gli aumenti dei tassi nei meeting di luglio e settembre della Banca centrale europea (BCE) sono praticamente sicuri, in quanto la lotta contro l’inflazione elevata deve avere la priorità nelle attività di Francoforte, secondo quanto affermato da Francois Villeroy de Galhau, governatore della Banca di Francia e membro del consiglio direttivo della BCE. “Se guardiamo alla dichiarazione della presidente Lagarde di questa mattina, l’accordo è probabilmente concluso perché c’è un consenso crescente”, ha detto durante un evento del World Economic Forum.”Sulla base delle attuali prospettive, è probabile che saremo in grado di uscire dai tassi di interesse negativi entro la fine del terzo trimestre”, ha infatti affermato Christine Lagarde in un post sul sito web della Banca centrale europea, in cui ha parlato della normalizzazione della politica monetaria all’interno dell’Eurozona.Il banchiere ha affermato che l’inflazione non è solo alta, quasi quattro volte l’obiettivo del 2% della BCE, ma sta diventando sempre più ampia. “Questo è il motivo per cui dobbiamo normalizzare la politica monetaria – ha detto nel suo intervento – Vorrei minimizzare l’idea di un compromesso a breve termine tra inflazione e crescita. Nel breve periodo, la nostra priorità è chiaramente combattere l’inflazione”.”Per questo occorre agire e vi è un consenso crescente nel consiglio a procedere su questa strada e il nostro impegno è a riportare l’inflazione al nostro target del 2% entro il 2024″, ha sottolineato. “La BCE raggiungerà questo scopo tramite una normalizzazione della politica monetaria, non tramite una politica restrittiva”, ha aggiunto, evidenziando che non si aspetta che l’eurozona subisca una recessione in quanto l’economia sta mostrando molta resilienza. LEGGI TUTTO

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    Banca Ifis supera ampliamente i requisiti di capitale

    (Teleborsa) – Banca Ifis, gruppo attivo nello specialty finance e quotato su Euronext STAR Milan, ha reso noto di aver ricevuto dalla Banca d’Italia la notifica di conclusione del periodico processo di revisione prudenziale (SREP decision) condotto sul gruppo. Bankitalia ha individuato per il 2022 i seguenti requisiti di capitale su base consolidata: Common Equity Tier 1 ratio: 8,65%; Tier 1 ratio: 10,50%; Total capital ratio: 12,90%. I requisiti includono la componente Target della Pillar 2 Guidance pari allo 0,75%.Banca Ifis supera ampliamente i requisiti di capitale, avendo al 31 marzo 2022 i seguenti coefficienti patrimoniali: Common Equity Tier 1 ratio: 15,72%; Tier 1 ratio: 15,74%; Total capital ratio: 20,01%. Rispetto ai requisiti SREP in termini di CET1, Banca Ifis presenta un buffer tra i più ampi del sistema bancario italiano, pari a 707 punti base. LEGGI TUTTO

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    Abbigliamento Made in Italy, nel 2021 giro d'affari sfiora i 53 miliardi di euro (+18,4%)

    (Teleborsa) – L’industria italiana del tessile e abbigliamento in ripresa dopo il difficile periodo del Covid-19: il fatturato aggregato del settore arriva nel 2021 a 52,9 miliardi di euro, in crescita del 18,4% rispetto al 2020 (+8,2 miliardi di ricavi in un anno). È quanto si apprende dai dati diffusi da Istat ed elaborati dal Centro Studi di Confindustria Moda per Sistema moda Italia. Numeri che non azzerano però il divario con il 2019: le vendite complessive sarebbero ancora al -5,4%, 3 miliardi di mancati incassi rispetto a due anni fa. Nel 2021 bene anche il commercio con l’estero, con l’export cresciuto del 18% e arrivato a 32,4 miliardi di euro. Se confrontato con i livelli pre-pandemici del 2019 l’export segna un divario del -1,3%, corrispondente a circa 422,5 milioni di euro in valore. Le importazioni salgono invece dello 0,2%. Sul fronte dell’occupazione il settore nel 2021 conta 43.000 aziende e quasi 370.800 addetti, con un calo del 2% delle aziende e del 2,1% degli occupati. Lo studio stima stima una chiusura di quasi 890 unità locali, mentre gli occupati persi ammonterebbero a oltre 7.860.Export del tessile e dell’abbigliamento italiano in crescita del +15,9% anche nei primi due mesi del 2022, per un totale di 5,3 miliardi di euro. A livello di macro-comparto, il tessile registra il +27,7% mentre l’Abbigliamento si ferma al +11,2%. L’import ha evidenziato invece un rimbalzo del +21,5%, Le vendite all’interno dell’Unione europea balzano del +19,5%, l’extra Ue è al +12,4%. Al di là di Francia e Germania, confermati al primo e secondo posto per valore di export, sono gli USA, terzo mercato e primo tra i non-UE, a palesare la performance migliore di periodo, crescendo del +53,9% e portandosi a 372 milioni di euro. La Svizzera, hub logistico-commerciale per diverse griffe del settore moda, mostra una flessione del -6,8%, indicativa di un maggior clima di incertezza a livello internazionale o di differenti scelte relative alla supply chain e alla spedizione delle merci. LEGGI TUTTO