3 Gennaio 2023

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    Stellantis: produzione 2022 in recupero (+1,8%) ma c'è ancora strada da fare

    (Teleborsa) – Il gruppo Stellantis ha chiuso il 2022 con 685.753 veicoli prodotti in Italia, fra auto e furgoni commerciali, in aumento dell’1,8% rispetto al 2021, dopo quattro anni consecutivi negativi. La differenza rispetto al periodo pre-Covid (2019) è ancora pari a -16,3% a causa dei rallentamenti prodotti dalla carenza di chip.E’ la foografia scattata dal rapporto della Fim-Cisl su produzione e occupazione negli stabilimenti italiani del unità Gruppo, presentato questa mattina in conferenza stampa dal segretario nazionale Ferdinando Uliano. Gli stabilimenti di assemblaggio delle autovetture sono in positivo, con una produzione di 479.753 unità, in crescita del 17,4%, mentre la produzione di veicoli commerciali (Sevel) segna un calo marcato del 22,3% a 206mila unità. Rispetto al periodo pre-Covid la situazione continua ad essere negativa: autovetture a -8,7% e veicoli commerciali -29,7%. “La serie negativa degli ultimi quattro anni è un dato certamente positivo, ma se esaminiamo l’arco temporale 2017-2022 c’è ancora molto da lavorare per recuperare circa un terzo della produzione persa da 1.035.454 a 685.753 unità”, ha affermato i segretario Uliano, sollecitando il Ministro Urso ad aprire un tavolo Stellantis per “verificare concretamente l’arrivo nel nostro paese dei nuovi investimenti previsti dal piano Dare Fowards, necessari al lancio di nuove produzioni”. Per a Fim è “urgente che il Governo affronti con determinazione il problema della difficoltà di reperire materie prime e semiconduttori e della conseguente necessità strategica di accorciare le catene di fornitura. I problema della scarsità di semicondiuittori – si fa presenre – condizionerà anche il 2023, dopo che nel 2022 la difficoltà nelle forniture di semiconduttori e altri componenti ha determinato perdita di circa 200mila vetture rispetto alle potenzialità produttive degli ordini acquisiti. LEGGI TUTTO

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    Campagne cyber legate a guerra Ucraina: in Italia quasi 13mila attacchi

    (Teleborsa) – “Significativi riverberi” in materia di sicurezza cibernetica dalle tensioni geopolitiche connesse alla guerra in Ucraina , con “campagne massive” a livello internazionale contro infrastrutture critiche, sistemi finanziari e aziende, dal phishing ai malware alla disinformazione.Nel 2022, il CNAIPIC, la struttura specializzata in cybersicurezza della Polizia postale e delle comunicazioni, ha, infatti, rilevato 12.947 attacchi (+138%, erano stati 5.435 nel 2021) e sono 332 le persone indagate (+78% rispetto all’anno scorso). Sono stati anche diramati 113.226 alert (in leggero aumento, del 2%, rispetto all’anno scorso).In particolare, il conflitto russo-ucraina ha comportato una recrudescenza nell’attività di attori ostili, con attacchi ransomware, volti a paralizzare servizi e sistemi critici mediante la cifratura dei dati contenuti, campagne DDoS, per sabotare la funzionalità di risorse online e, soprattutto, attacchi di tipo Atp (“Advanced Persistent Threat”), condotti da attori ostili in grado di bucare i sistemi strategici con tecniche di social engineering o sfruttamento delle vulnerabilità, a scopo di spionaggio o danneggiamento.Il Servizio polizia postale ha implementato l’attività informativa e di monitoraggio, anche nel dark web, attivando canali di diretta interlocuzione sullo scenario in atto con Europol, Interpol e Fbi. LEGGI TUTTO

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    Carburanti, il servito vola verso i due euro al litro

    (Teleborsa) – Non si sono registrate variazioni questa mattina sui listini prezzi consigliati dei maggiori marchi dopo il doppio balzo a cavallo di Capodanno. Gli effetti dei rialzi si sono però riversati sulle medie nazionali dei prezzi praticati alla pompa: il servito si aggira infatti intorno ai 2 euro al litro.Nello specifico, in base alle rilevazioni di Staffetta Quotidiana la media della benzina in self service supera questa mattina quota 1,8 euro/litro, il gasolio vola verso 1,87, mentre sul servito la benzina viene venduta a 1,95 euro/litro e supera i 2 euro per il gasolio (2,02 euro/litro). (Foto: David ROUMANET / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Tecnologia, stampa 3D: da Enea innovativo processo al plasma

    (Teleborsa) – Un processo al plasma innovativo per produrre polveri da utilizzare per la stampa 3D di componenti complessi destinati ai settori aerospaziale, biomedicale e della robotica. È quanto hanno messo a punto i ricercatori Enea del Centro Ricerche di Portici (Napoli), dove è stato progettato e installato un impianto prototipo basato sulla tecnologia del plasma termico.La tecnologia utilizzata – spiega l’Enea in una nota – sfrutta l’energia del plasma per rendere le polveri di forma irregolare ad alta “sferoidicità”, ovvero dotate di buona scorrevolezza e capacità di compattazione, requisito principale per applicazioni nel campo della stampa 3D, ma anche del plasma spray.”L’impiego di una sorgente ad alta densità di energia come il plasma – spiega Sergio Galvagno, ricercatore del Laboratorio Enea di Nanomateriali e dispositivi – consente processi veloci e un’alta flessibilità di produzione. Questo permette di realizzare prodotti on demand con rapidi cambi di produzione, ma anche di condurre la lavorazione nei momenti di minor costo dell’energia, ridurre le scorte di magazzino e minimizzare la produzione di rifiuti”.La sperimentazione è stata condotta su polveri di Allumina e Acciaio SS316L in forma irregolare con lo scopo di esplorare e individuare i migliori parametri di trattamento per il processo di produzione.”La crescente diffusione delle tecniche di stampa 3D –prosegue Galvagno – ha portato un grande interesse verso lo sviluppo dei materiali di stampa. Le polveri, e in particolare quelle metalliche, costituiscono un mercato in grande ascesa la cui produzione segue processi diversi a seconda delle materie prime impiegate e delle proprietà che ad esse si devono conferire”.L’infrastruttura di ricerca è stata sviluppata da Enea nel corso degli anni e sarà impiegata in programmi di ricerca futuri per testare il processo su nuovi materiali e migliorare l’efficienza di produzione dell’impianto. LEGGI TUTTO

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    Borsa elettrica, prezzo energia in calo del 10,3% nell'ultima settimana

    (Teleborsa) – Cala il prezzo dell’elettricità alla Borsa elettrica, nella settimana da lunedì 26 dicembre 2022 a domenica 1° gennaio 2023. Il prezzo medio di acquisto dell’energia elettrica (PUN) è sceso, infatti, a 194,12 euro/MWh in calo del 10,3% rispetto a quello della settimana precedente. E’ quanto emerge dai consueti dati settimanali pubblicati dal Gestore dei Mercati elettrici (GME), società responsabile in Italia dell’organizzazione e della gestione del mercato elettrico.Sempre secondo le rilevazioni, i volumi di energia elettrica scambiati in borsa si attestano a 3,1 milioni di MWh mentre la liquidità del mercato si porta al 70,5%.I prezzi medi di vendita sono variati tra 193,81 euro/MWh del Centro Sud, Sud, Calabria, Sicilia e Sardegna e 194,28 euro/MWh del Nord e Centro Nord. LEGGI TUTTO

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    Covid, la protesta della Cina: contro viaggiatori cinesi pratiche eccessive, prenderemo contromisure

    (Teleborsa) – La Cina ha definito “inaccettabile” la decisione di alcuni governi di imporre l’obbligo di test Covid per i viaggiatori provenienti dal Paese ritenendole “pratiche eccessive”. “Alcuni Paesi hanno messo in atto restrizioni all’ingresso rivolte solo ai viaggiatori cinesi. Questo è privo di basi scientifiche e alcune pratiche sono inaccettabili”, ha commentato il portavoce del ministero degli Esteri, Mao Ning, aggiungendo che la Cina potrebbe “prendere contromisure, secondo il principio di reciprocità”. “Ci opponiamo fermamente alla pratica di manipolare le misure di prevenzione e controllo della pandemia per raggiungere obiettivi politici”, ha aggiunto il portavoce. La Cina si è detta comunque disposta a rafforzare la comunicazione con la comunità internazionale e a collaborare per superare la pandemia di Covid-19.Oltre all’Italia ad imporre il tampone ai viaggiatori in arrivo dalla Cina ci sono in Europa anche Francia, Spagna e Gran Bretagna così come la maggior parte dei Paesi dell’Asia, dall’India al Giappone. La Germania ha invece deciso di prendere tempo nonostante l’appello dei medici tedeschi che chiedono un test per il Covid-19 obbligatorio e uniforme nell’Unione Europea per tutti i viaggiatori provenienti dalla Cina. Nel caso di una diffusione del Covid come quella che sta attualmente avvenendo in Cina, bisogna aspettarsi che il virus muti ed è per questo che è necessario farsi trovare preparati, ha spiegato Johannes Niessen, presidente dell’Associazione federale dei medici del servizio sanitario pubblico tedesco. “Abbiamo bisogno di un concetto di protezione uniforme a livello europeo per viaggiatori d’affari, turisti e altri visitatori”, ha precisato il medico, “se il risultato del tampone è positivo, deve seguire un test Pcr e il campione deve essere sequenziato. Chiunque sia stato infettato dovrebbe assolutamente andare in isolamento”.Il primo ministro francese Elisabeth Borne ha commentato le parole del portavoce cinese affermando che i test anti Covid-19 per i viaggiatori in arrivo dalla Cina continueranno nonostante le proteste di Pechino. “Penso che stiamo compiendo il nostro dovere nel chiedere test”, ha detto Borne alla radio France Info quando gli è stato chiesto della reazione della Cina, prima di aggiungere: “Continueremo a farlo”. LEGGI TUTTO

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    L'Italia è il Paese più esposto all'aumento dei tassi di interesse della BCE

    (Teleborsa) – L’Italia sarà il Paese dell’Eurozona più a rischio quando nei prossimi mesi la Banca Centrale Europea deciderà di aumentare nuovamente i tassi di interesse e ridurrà l’acquisto di obbligazioni. È quanto è emerso da un sondaggio condotto dal Financial Times che ha intervistato 10 economisti sui possibili effetti di una nuova crisi del debito innescata dalle politiche monetarie della BCE. Secondo nove di loro l’Italia è infatti il più esposto a “un sell-off non correlato nei suoi mercati dei titoli di Stato”.Il quotidiano britannico ha evidenziato che, nonostante le sue stime di un calo del deficit italiano dal 5,6% del 2022 al 4,5% del 2023 fino al 3% del 2024, il debito pubblico del Paese resti uno dei più alti d’Europa e che gli oneri finanziari siano aumentati “drasticamente” dalla scorsa estate, momento in cui la BCE ha deciso di aumentare i tassi di interesse. Il Financial Times ha infine ricordato come il rendimento dei titoli a 10 anni sia salito sopra il 4,6% la scorsa settimana, quasi quadruplicando il livello di un anno fa e 2,1 punti percentuali sopra il rendimento equivalente dei titoli tedeschi.Sebbene la Banca Centrale Europea sia stata più lenta di molte banche centrali occidentali ad avviare una politica di rialzo dei tassi, il ritmo intrapreso a partire dalla scorsa estate non trova eguali nella storia dell’Istituto di Francoforte senza precedenti e il tasso sui depositi è passato da -0,5% a +??2% in soli sei mesi. Secondo alcuni analisti questa corsa dovrebbe terminare ad un tasso di poco inferiore al 3%. Una nuova stretta è attesa a partire da marzo quando la BCE dovrebbe procedere a un nuovo taglio del suo portafoglio decidendo di sostituire solo parzialmente i titoli in scadenza.Non sono sfuggite al quotidiano britannico quindi le dichiarazioni contro la nuova politica della BCE di alcuni dei principali attori del governo italiano. A partire dalla presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che ha espresso il suo sgomento in una conferenza stampa la scorsa settimana: “sarebbe utile se la BCE gestisse bene la sua comunicazione… altrimenti rischia di generare non panico ma fluttuazioni sul mercato che vanificano gli sforzi che i governi stanno facendo”. Posizioni analoghe sono state espresse anche dai ministri Crosetto e Salvini: il primo su Twitter ha scritto che le politiche della Banca Centrale Europee “non avevano senso”, il secondo ha affermato che tassi più alti “bruceranno miliardi di risparmi italiani”.(Foto: © David Carillet/123RF) LEGGI TUTTO

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    Evergrande, nuovo flop vendita torre a uffici di Hong Kong

    (Teleborsa) – Nulla di fatto per la gara relativa alla vendita del quartier generale di Evergrande ad Hong Kong, che si è conclusa senza registrare prezzi e condizioni all’altezza dei requisiti. La vendita della torre, valutata 8-9 miliardi di dollari di Hong Kong (1,02-1,05 miliardi di dollari USA), era stata affidata ad un curatore fallimentare. Evergrande, gravata da passività per oltre 300 miliardi di dollari, aveva tentato di vendere la torre direttamente, nel tentativo di raccogliere fondi, prima che fosse sequestrata. Ma la proceduta di vendita si era tradotta in un flop, avendo ricevuto solo un paio di offerte, entrambe sotto i 10 miliardi di dollari di Hong Kong, contro i 12,5 miliardi del valore di carico. Il complesso immobiliare era stato posto a garanzia di un prestito di 7,6 miliardi di dollari di Hong Kong, concesso dalla banca statale China Citic Bank Corp Ltd. Gli istituti di credito potrebbero ancora decidere di rimettere in vendita l’asset quando le condizioni di mercato saranno più stabili, nella seconda metà dello scorso anno.(Foto: Free-Photos / Pixabay) LEGGI TUTTO