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Settimana corta o no? L’idea piace ai più ma si lavora ancora troppo in UE

(Teleborsa) – La settimana corta di quattro giorni resta al centro del dibattito in ambiente istituzionale e nel mondo del lavoro, dove affascina l’idea di lavorare meno ed aumentare così i posti di lavoro, purché ciò avvenga a parità di ore giornaliere e retribuzione. Il Governo Meloni mostra già qualche apertura, in particolare si è espresso in tal senso il Ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, mentre si oppongono i sindacati ed i partiti di centro-sinistra.

Un dibattito aperto sia in Italia che in Europa, dopo la sperimentazione avvenuta in Regno Unito, dove la produttività ha registrato un’impennata. Il precedente è la sperimentazione avvenuta in Regno Unito offre molte speranze: avviata con una sessantina di aziende, la sperimentazione ha dato risultati molto positivi in termini di innalzamento della produttività, tanto che la maggior parte delle aziende ha voluto proseguire la sperimentazione ed una ventina ha deciso di istaurare questa soluzione organizzativa in via permanente.

In Italia se ne parla da qualche tempo ed è stata avviata la sperimentazione in e presso il gruppo Lavazza, che stanno provando la settimana corta, complice la riorganizzazione imposta, prima, dalla pandemia e, poi, dal dalla crisi energetica. La Banca, che vanta ben 74mila dipendenti ha introdotto il modello della settimana corta, ma solo su base volontaria, proponendo ai dipendenti di lavorare su 4 giorni per 9 ore al giorno (un’ora in più rispetto all’orario canonico), per un totale di 36 ore (4 in meno rispetto al modello tradizionale). Anche Lavazza ha introdotto lo stesso modello nel 2022.

Nonostante questo, gli ultimi dati Eurostat mostrano che un po’ ovunque in Europa si tende a lavorare di più del normale: 2 milioni di lavoratori, pari al 9,4% di quelli totali, lavorano 50 ore settimanali contro le 40 ore consuete (equivalenti a 8 ore su 5 giorni). In realtà, il fenomeno riguarda soprattutto gli autonomi (circa il 30%) e meno gli impiegati (solo il 4%). L’Italia è il Paese dove questa percentuale è più alta assieme alla Grecia (12,6%), seguita dalla Francia (10,2%), mentre le percentuali più basse si registrano in Romania (2,2%) e Bulgaria (0,7%).


Fonte: http://news.teleborsa.it/NewsFeed.ashx

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