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    Poste Italiane, Moody’s alza rating a “Baa2” con outlook stabile

    (Teleborsa) – Moody’s ha alzato il rating di Poste Italiane a “Baa2” da “Baa3”. L’outlook è passato da positivo a stabile. L’azione odierna riflette il fatto che la qualità del credito di Poste è strettamente correlata a quella del Governo italiano (Moody’s ha promosso l’Italia dopo 23 anni, alzando il rating a Baa2).Il rating riflette il solido profilo aziendale di Poste, sostenuto dalla sua posizione di leadership come operatore postale italiano e fornitore di servizi finanziari, nonché dai suoi risultati operativi e dai suoi indicatori di credito costantemente solidi. I risultati operativi di Poste hanno continuato a migliorare nei primi nove mesi del 2025, con un fatturato in crescita del 4% su base annua e un utile operativo che ha raggiunto la cifra record di 2,5 miliardi di euro, in crescita del 10% rispetto all’anno precedente. L’azienda ha confermato il suo obiettivo di EBIT rettificato di 3,2 miliardi di euro per l’intero anno. Questo obiettivo è stato rivisto al rialzo dopo i risultati del primo semestre.L’agenzia di rating prevede che Poste continuerà a implementare con successo il suo piano strategico, facendo leva sulla sua ampia base clienti e sulla sua piattaforma di distribuzione, e prevede che i suoi funds from operations si manterranno intorno ai 3 miliardi di euro all’anno fino al 2027. I solidi indicatori di credito dell’azienda, con una leva finanziaria che rimarrà inferiore a 1,5x fino al 2026, offrono la flessibilità finanziaria necessaria per far fronte al previsto aumento degli investimenti e all’aumento dei dividendi, nonché all’accelerazione della politica di M&A dell’azienda.(Foto: © GoneWithTheWind / 123RF) LEGGI TUTTO

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    Yakkyo, dietrofront sul delisting dall’EGM PRO. Conforti: analizzare meglio prospettive

    (Teleborsa) – Il CdA di Yakkyo, società quotata su Euronext Growth Milan – Segmento Professionale e attiva nello sviluppo di soluzioni software per il processo di dropshipping, ha deliberato in una riunione d’emergenza di sospendere il processo di delisting e quindi di non procedere alla convocazione dell’assemblea degli azionisti originariamente prevista per inizio dicembre.La decisione è stata assunta alla luce di nuove e stringenti valutazioni di natura strategica svolte dal management e condivise dal CdA, si legge in una nota, rese necessarie in seguito alla ricezione di una comunicazione da parte di Camilia Srl, socio di maggioranza partecipato da Giovanni Conforti, con la quale lo stesso ha formalmente dichiarato la propria intenzione di non esprimere voto favorevole in seno alla convocanda assemblea.”Riteniamo – ha dichiarato – che la società non debba avviare in questo momento il processo di delisting prima di aver meglio analizzato le prospettive economiche dell’azienda, che ha raggiunto in questi anni risultati molto incoraggianti in relazione a quali ci teniamo a congratularci con il management. Ci aspettiamo dunque soluzioni più dinamiche al fine di potenziare le possibilità di investimento dell’azienda al fine di cogliere le opportunità di un business ormai ben avviato e che pare ancora potere esprimere una crescita importante”.Camilia Srl, riconducibile al presidente e AD Giovanni Conforti, è al 63,74% del capitale sociale. Conforti siede in CdA. LEGGI TUTTO

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    UniCredit prosegue il buyback e raggiunge il 2,40% del capitale sociale

    (Teleborsa) – UniCredit, nell’ambito del programma di acquisto di azioni proprie avviato lo scorso 23 ottobre, ha reso noto di aver acquistato dal 17 al 21 novembre 2025, complessivamente 2.848.793 azioni proprie al prezzo medio ponderato di 62,6785 euro.Al 21 novembre, a partire dall’avvio della Seconda Tranche del Residuo SBB 2024, l’Istituto di Credito ha acquistato un totale di 9.939.391 azioni, pari allo 0,64% del capitale sociale per un controvalore complessivo di 629.164.505,44 euro. Considerando anche gli acquisti realizzati in esecuzione della Prima Tranche del Residuo SBB 2024, UniCredit detiene complessivamente 37.444.556 azioni proprie pari al 2,40% del capitale sociale. LEGGI TUTTO

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    Ue: 16,2% a rischio povertà. Calabria terza con il 37,2%

    (Teleborsa) – Nel 2024, il 16,2% della popolazione dell’Ue – circa 72,1 milioni di persone – era a rischio povertà, in linea con la percentuale registrata l’anno precedente. E’ quanto certificano i dati Eurostat, secondo cui con il 37,2% di popolazione a rischio, la Calabria era terzultima in Ue, dopo la Guyana francese (53,3%) e Ciudad de Melilla (41,4%) in Spagna.Su base nazionale, alla Calabria seguono Campania (35,5%) e Sicilia (35,3%). Poi ancora, Puglia (30,9%), Sardegna (25,7%), Molise (25%), Basilicata (23,6%), Lazio (21,8%), Abruzzo (15,5%), Umbria (12,3%), Toscana (12,8%), Lombardia (11,5%), Piemonte (11,1%), Liguria (10,8%), Veneto (10,3%), Friuli Venezia Giulia (10,1%), Marche (9,6%), Valle d’Aosta (9,2%), Emilia Romagna (7,3%), Trento (6,9%) e Bolzano (5,9%).Quest’ultima provincia autonoma è tra le regioni in Europa ad aver registrato i tassi più bassi, dopo la regione rumena di Bucarest-Ilfov (3,7%) e la belga Provincie Oost-Vlaanderen (5,4%). LEGGI TUTTO

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    Smart Capital, exit di 1,4 milioni di euro da INUNUP con IRR superiore al 22%

    (Teleborsa) – Smart Capital, holding di partecipazioni industriali di tipo “permanent capital” quotata su EGM PRO e specializzata in investimenti di Private Equity e di Private Investments in Public Equity, ha comunicato che si è perfezionato il closing relativo alla cessione del 30% del capitale sociale di INUNUP, detenuto tramite il club deal Lario Up, a sua volta partecipato da Smart Capital al 22,4%, a favore di un veicolo di investimento controllato da Orienta Capital Partners. Inoltre, nell’ambito della medesima operazione, il restante 70% del capitale sociale di INUNUP, di titolarità di Ingeco, società facente capo all’imprenditore Alessio Annoni, è stato contestualmente ceduto al medesimo veicolo.L’operazione, coerentemente con la strategia di Smart Capital, è volta alla creazione di valore in partecipazioni nel manifatturiero. L’exit consente a Smart Capital di incassare circa 1,4 milioni di euro generando un IRR di oltre il 22% con un ritorno sul capitale investito superiore a 2 volte dopo solo 3 anni e mezzo dall’investimento.Nel 2024 INUNUP, azienda brianzola di riferimento nella cosmetica, ha registrato ricavi (valore della produzione) pari a circa 17,75 milioni di euro, con un EBITDA adjusted di circa 3,7 milioni e una posizione finanziaria netta adjusted al 31 dicembre 2024 pari a circa 1 milione. A partire dall’ingresso di Smart Capital nel capitale, avvenuto nel maggio 2022, la società ha registrato una crescita dei ricavi di oltre il 56% e dell’EBITDA adjusted di oltre il 43%, con una significativa generazione di cassa, destinata a sostenere lo sviluppo dell’azienda. “Questa operazione rappresenta un passo fondamentale nella strategia di Smart Capital di costruire e valorizzare piattaforme settoriali solide e sostenibili, ad elevato know-how, a fianco di imprenditori come Alessio Annoni di INUNUP”, hanno detto Andrea Costantini, Presidente e Amministratore Delegato di Smart Capital e Andrea Faraggiana, Managing Partner e Direttore Generale di Smart Capital. LEGGI TUTTO

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    Almawave, Almaviva sale al 79,52% dopo acquisti sul mercato

    (Teleborsa) – Almaviva ha acquistato, in data odierna, 40.637 azioni ordinarie di Almawave, rappresentative dello 0,14% del relativo capitale sociale. La comunicazione è arrivata in quanto la controllante ha deciso di promuovere un’offerta pubblica di acquisto (OPA) volontaria totalitaria sulla società quotata su Euronext Growth Milan e attiva nel campo dell’Intelligenza Artificiale (AI), dell’analisi del linguaggio naturale e dei servizi Big Data, finalizzata al delisting da Piazza Affari.Le operazioni sono state effettuate tramite Banca Akros – Gruppo Banco BPM. A seguito delle operazioni di acquisto, Almaviva risulta complessivamente titolare di 23.841.398 azioni ordinarie di Almawave, rappresentative del 79,52% del capitale.Le operazioni di acquisto sono state effettuate ad un prezzo unitario non superiore a 4,30 euro per azione, ovvero il corrispettivo offerto per ciascuna azione ordinaria Almawave nel contesto dell’OPA. LEGGI TUTTO

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    Assicurazioni, nei 9 mesi raccolta premi vita a +5,4% per ramo I e +26,1% per ramo III

    (Teleborsa) – Nel 2024 la raccolta premi del comparto vita italiano, pari a 110,5 miliardi di euro, cresce del 21,2% rispetto al 2023. Le polizze di ramo I, 73,4 miliardi di euro, aumentano del 10,9%; le unit-linked, 31,5 miliardi di euro, aumentano del 59%. I rami I e III hanno continuato a costituire le componenti prevalenti della produzione, rappresentando complessivamente il 94,9% del totale. Lo afferma l’IVASS nel Bollettino statistico “Il mercato assicurativo vita 2024”.Questa tendenza prosegue nei primi nove mesi del 2025 con un incremento rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente del +5,4% per il ramo I e del +26,1% per il ramo III. Il ramo I chiude il 2024 con un risultato netto positivo di 5,7 miliardi, grazie all’aumento della raccolta, al calo dei riscatti (-12,4%) e ai redditi da investimenti, stabili rispetto al 2023. Il ramo III, invece, risente degli elevati riscatti (31,1 miliardi a fronte di 22,7 miliardi nel 2023) e chiude in perdita per il terzo anno consecutivo (1,6 miliardi), nonostante redditi da investimenti in crescita e costi distributivi in calo rispetto ai premi. I riscatti hanno iniziato a ridursi tra aprile e settembre 2025.Gli attivi delle gestioni separate ammontano a 580,5 miliardi di euro, dei quali 552,8 miliardi riferiti a gestioni senza fondo utili e 27,7 miliardi a quelle con fondo utili. Il tasso di rendimento medio è del 2,8%, in lieve aumento rispetto al 2023, ma inferiore al tasso dei BTP decennali (3,7%)Per le polizze unit-linked, il 54,2% degli investimenti (137,7 miliardi di euro) è su fondi interni i cui rendimenti medi a un anno, in linea con un livello di rischio maggiore, sono generalmente superiori a quelli delle gestioni separate.A settembre 2025 i prodotti individuali di investimento assicurativo (IBIP) offerti dalle imprese italiane sono 529. Rispetto al 2024 si è ridotta l’offerta di prodotti a vita intera e aumentano quelli con scadenza definita. Tra le nuove offerte rilevano prodotti tradizionali collegati a più gestioni separate e prodotti con rendimento garantito superiore allo 0%. I costi dei prodotti sono sostanzialmente invariati.La distribuzione della raccolta per canale distributivo evidenzia il consolidamento del canale bancario-postale, che nel 2024 ha intermediato il 72,1% della produzione, in aumento rispetto al 70,1% del 2023. Il canale tradizionale, composto da agenti e broker, ha rappresentato il 16,5% della raccolta, in flessione rispetto all’anno precedente (17,8%). La vendita diretta si è attestata all’11,4%, in lieve diminuzione.Nel 2024, il rapporto tra le spese di gestione e i premi lordi contabilizzati si è mantenuto pressoché stabile per il ramo I, con un’incidenza pari al 4,4%. Per il ramo III si è osservata una riduzione dal 4,3% al 3,7%, correlata all’aumento della produzione. Il rapporto tra provvigioni e premi si è ridotto lievemente, dal 2,2% del 2023 al 2,0% del 2024 per il ramo I e dal 2,1% all’1,8%, per il ramo III. LEGGI TUTTO

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    Signorini (Bankitalia): autonomia banca centrale è mezzo per assicurare mantenimento della fiducia

    (Teleborsa) – “La tutela con cui molti ordinamenti proteggono l’autonomia della banca centrale non è, o almeno non è solo, questione di garantire la necessaria libertà di manovra a persone dotate di una specifica competenza tecnica. Questa esigenza vale in molti campi; la moneta qui non ha nulla di speciale. Quello che essa ha di speciale, specie da quando il valore del segno monetario si fonda solo sulla fiducia di chi lo usa nelle transazioni, è che l’autonomia è mezzo necessario per ottenere un fine preciso: assicurare il mantenimento di quella fiducia, consentire alla moneta di svolgere la propria funzione centrale in un’economia basata sugli scambi”. Lo ha detto Luigi Signorini, Direttore generale della Banca d’Italia.L’intervento di Signorini, che è anche presidente di IVASS, è stato al convegno “L’autonomia della Banca d’Italia tra politica ed economia”, tenutosi oggi a Firenze e promosso in occasione del centenario della nascita di Giovanni Spadolini. Nel 1981, l”anno in cui si insediò il primo governo Spadolini, si realizzò il “divorzio” consensuale tra la Banca d’Italia e il Tesoro, avviando il processo con cui si sancì l’autonomia della politica monetaria nel nostro paese. “L’autonomia richiede di essere stabilita con norme robuste e confermata da prassi coerenti – ha detto Signorini – La tentazione di superarla, asservendo la funzione monetaria a esigenze eterogenee, è sempre presente; ma comporta rischi sia a breve sia a lungo termine, di cui è bene essere consapevoli”.”D’altro canto, essa carica di una grande responsabilità i banchieri centrali, che sono chiamati a esercitarla con prudenza e giudizio – ha spiegato – consci della propria fallibilità; pronti a reagire al mutare delle situazioni e all’evolversi dei delicati meccanismi del mondo monetario e finanziario, e a render conto con trasparenza delle proprie azioni”. LEGGI TUTTO