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    Siccità, emergenza si sposta al Centro: le regioni più a rischio

    (Teleborsa) – Lieve incremento di portata per il Po, grazie alle piogge cadute abbondanti in questi giorni in Valle d’Aosta. A Pontelagoscuro (Ferrara), è risalita a 200 metri cubi al secondo, quando comunque l’allarme cuneo salino scatta già a 450 mc/sec e l’ingressione marina è ormai segnalata a 30 chilometri dalla foce. “L’incremento di portata non risolve il problema del gravissimo deficit idrico nel Grande Fiume, ma scongiura, per ora, lo stop ai prelievi, che comporterebbe enormi danni all’agricoltura”, spiega l’Osservatorio Anbi. Dopo le piogge, che non hanno allentato la morsa sul bacino padano, l’epicentro della siccità si sposta e si estende verso il centro Italia.Coinvolte, in particolare, le Marche, “dove ormai si rischia il razionamento degli approvvigionamenti idrici”. A soffrire maggiormente, le zone di Ascoli Piceno e Fermo, per la perdurante assenza dell’80% delle piogge; i volumi d’acqua, trattenuti negli invasi, calano di un milione di metri cubi a settimana per riuscire a dissetare le campagne e tutti i fiumi hanno portate inferiori alle annate scorse (record storico negativo per il livello del Sentino: -38 centimetri).In Toscana il Bisenzio ha 0,30 metri cubi di portata al secondo contro una media di 2,42 mc/sec) e l’Ombrone è oramai trasformato in un rigagnolo da 500 litri al secondo, quando il Deflusso Minimo Vitale è indicato in 2 mc/sec. Nel Lazio l’Aniene è praticamente dimezzato rispetto alla portata media, il Tevere registra livelli più bassi anche del ‘siccitosissimo’ 2017, Liri e Sacco segnano il dato più basso in anni recenti, il lago di Nemi è di oltre un metro più basso del 2021 e Bracciano è a -32 centimetri dal livello dello scorso anno.In Campania, tutti i fiumi sono in deficit rispetto allo scorso anno (portata odierna del Liri-Garigliano: 36 mc/sec 36; nel 2021: 100 mc/sec), mentre in Abruzzo è la zona di Chieti a soffrire maggiormente per la mancanza d’acqua. LEGGI TUTTO

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    Fit for 55, Parlamento europeo al voto: arriva svolta green?

    (Teleborsa) – La plenaria del Parlamento europeo ha prima bocciato e poi accettato di rinviare all’esame della Commissione ambiente il testo legislativo della riforma del mercato dei permessi di emissione (ETS). Nell’ambito dell’adattamento del Green Deal ai nuovi target di taglio delle emissioni del 55% al 2030 (Fit for 55), l’aula ha anche rinviato in Commissione ambiente altri due rapporti collegati alla riforma del sistema Ets, sul nuovo fondo sociale per il clima, e sui “dazi” climatici (la carbon tax alle frontiere). Il voto cruciale sull’obbligo di emissioni zero per auto e furgoni al 2035 si terrà invece questo pomeriggio alle 17.Oggi, infatti, i riflettori erano puntati sulla plenaria del Parlamento europeo chiamato a pronunciarsi Strasburgo, in due distinte tornate di votazioni su otto testi legislativi che costituiscono una parte fondamentale del “Green Deal”, aggiornato con il nuovo impegno di diminuire le emissioni a effetto serra nell’Ue del 55% (e non più del 40%) entro il 2030, rispetto al 1990. Le due misure più importanti e attese, appunto, la revisione del mercato dei permessi di emissione ETS (“Emission Trade System) e le nuove norme che prevedono l’azzeramento, entro il 2030 delle emissioni di auto e furgoni nuovi, la cosiddetta messa al bando dei motori a combustione, anche se non è in questi termini che la misura è presentata.La riforma dell’Ets riguarda innanzitutto una revisione dell’obiettivo di riduzione delle emissioni che si vuole conseguire al 2030 nei settori coperti dal sistema, e che la Commissione ha proposto di portare dal precedente 43% al 61%. Per attuare questa riduzione, l’Esecutivo Ue ha proposto di ritirare dal mercato i permessi per 117 milioni di tonnellate di CO2 entro il 2024. Un emendamento di compromesso fra il gruppo liberale Renew e il Ppe chiede una riduzione delle emissioni lievemente più alta (il 63%), ma distribuita in due diversi momenti, con il ritiro di quote di CO2 per 70 milioni di tonnellate entro il 2024, e per 50 milioni di tonnellate entro il 2026. La commissione Ambiente dell’Europarlamento, d’altra parte, ha votato due settimane fa per una riduzione delle emissioni ancora maggiore, pari al 67%. Il voto di oggi deciderà quale di queste tre opzioni sarà appoggiata dal Parlamento europeo. Verranno inoltre eliminate gradualmente, in parallelo con l’entrata in vigore dei dazi climatici del Cbam, le quote di emissioni gratuite di cui usufruiscono oggi le industrie ad alto consumo energetico, sottoposte al rischio di delocalizzazione fuori dall’Ue.I comparti industriali interessati sono gli stessi del Cbam, visto che le quote gratuite sono una salvaguardia contro la concorrenza sleale dai paesi terzi, che in futuro verrà compensata dai dazi climatici. La Commissione propone che l’abolizione graduale dei permessi gratuiti avvenga a cominciare dal 2026 per concludersi 10 anni dopo, nel 2036. La commissione Ambiente del Parlamento europeo ha chiesto di anticipare la data finale di ben sei anni, al 2030. Un emendamento proposto dal gruppo Renew e dai Socialisti e Democratici chiede invece di fissare il 2032 come data finale. Il Ppe vorrebbe piu’ tempo e punta al 2034. Anche in questo caso, il voto di oggi stabilirà quale opzione seguire. La revisione dell’Ets comprende anche una estensione del mercato delle emissioni all’aviazione civile e al settore marittimo, e la creazione di un nuovo sistema Ets parallelo e distinto (Ets-2) per il trasporto su strada e per i sistemi di riscaldamento degli edifici. Su questo secondo punto, il Parlamento europeo (sempre con il voto della sua commissione Ambiente) chiede di escludere i privati cittadini dall’Ets-2, limitando il sistema alle entità commerciali almeno fino al 2029, quando la Commissione europea dovrebbe presentare uno studio d’impatto e una nuova proposta legislativa in merito.(Foto: © European Union 2019 – Source : EP) LEGGI TUTTO

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    Ambiente, rinnovata partnership tra Deliveroo e Amsa per raccolta differenziata e riciclo dei rifiuti a Milano

    (Teleborsa) – Consegnare cibo mettendo a disposizione dei cittadini milanesi, attraverso un sacchetto speciale, tutte le informazioni utili per differenziare correttamente le confezioni ricevute ordinando online. Con questo obiettivo ha preso il via oggi, a Milano, la nuova campagna di sensibilizzazione promossa da Deliveroo, la piattaforma dell’online food delivery, e Amsa, la società del Gruppo A2A che gestisce la raccolta differenziata in città. L’iniziativa – spiegano le due società in una nota – è stata lanciata in vista della Giornata Mondiale dell’Ambiente istituita dall’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1975 e che si celebra il 5 giugnoProtagonista della campagna di sensibilizzazione –spiegano Deliveroo e Amsa – sarà il sacchetto speciale, realizzato in carta riciclabile, che i ristoranti partner di Deliveroo coinvolti nell’iniziativa utilizzeranno per il trasporto del cibo ordinato attraverso l’App. I clienti della piattaforma troveranno sulla confezione un QR code da scansionare per consultare tutte le indicazioni utili per separare correttamente il packaging ricevuto e avviarlo al riciclo secondo le linee guida Amsa. Nel corso dell’iniziativa, anche i ristoranti riceveranno, attraverso comunicazioni digitali, una guida per la scelta di materiali sostenibili e riciclabili per confezionare il cibo destinato al delivery, rendendo così la raccolta differenziata ancor più semplice per i cittadini.”Amsa cerca costantemente di anticipare i trend modificando i propri servizi per avvicinarsi alle esigenze dei nuovi stili di vita dei milanesi – ha dichiarato Marcello Milani, amministratore delegato di Amsa – L’azienda ha risposto al recente sviluppo del food delivery con un significativo protocollo d’intesa con una delle realtà leader del settore. La campagna di sensibilizzazione in partnership con Deliveroo è nata per migliorare ulteriormente i risultati della raccolta differenziata, supportando con modalità innovative e immediate i cittadini nella separazione degli imballaggi del proprio pasto ordinato online”.”Quella tra Deliveroo e Amsa è una collaborazione sempre più consolidata – ha detto Matteo Sarzana, general manager Deliveroo Italy –. Siamo felici di aver firmato questo nuovo protocollo d’intesa che ci permette di avviare una nuova campagna di sensibilizzazione a Milano per la promozione e diffusione di stili di consumo sostenibili, anche attraverso la raccolta differenziata e la scelta di materiale riciclabile. Il nostro impegno per le città e i territori in cui operiamo non si limita al supporto al settore della ristorazione e alla creazione di nuove opportunità di business e lavoro, ma riguarda anche la sostenibilità e la tutela dell’ambiente. Questo impegno è parte dell’identità stessa di Deliveroo e siamo orgogliosi di lanciarlo per una città sempre più verde e pulita”. LEGGI TUTTO

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    Ambiente, il valore economico della biodiversità

    (Teleborsa) – A partire dallo scorso febbraio la biodiversità – ovvero la varietà di specie animali e vegetali del nostro pianeta – è stata inserita nei principi fondamentali della nostra carta costituzionale, accanto alla tutela dell’ambiente e degli ecosistemi. Trent’anni fa a porre l’attenzione sul tema erano state le Nazioni Unite con l’adozione nel 1992 della Convenzione per la Diversità Biologica, entrata in vigore il 29 Dicembre 1993 e ratificata in Italia il 14 febbraio 1994 con la legge n.124. Si tratta di un trattato internazionale giuridicamente vincolante con tre principali obiettivi: conservazione della biodiversità, uso sostenibile della biodiversità, giusta ed equa ripartizione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche. La biodiversità è stata recentemente al centro della giornata mondiale istituita dall’Onu il 22 maggio – con, quest’anno, il tema “costruire un futuro condiviso per tutte le forme di vita sulla Terra” – proprio per commemorare l’adozione del testo della Convenzione. Negli ultimi anni la biodiversità sta scomparendo a un ritmo allarmante, principalmente a causa di attività umane come le modifiche nell’utilizzo del suolo, l’inquinamento e il cambiamento climatico. A seguito degli appelli del Parlamento europeo del gennaio 2020, la Commissione europea ha presentato la nuova strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030, per affrontare le principali cause di perdita di biodiversità e stabilire obiettivi giuridicamente vincolanti. Nel giugno 2021, durante la sessione Plenaria, il Parlamento ha adottato la sua posizione sulla “Strategia dell’UE sulla biodiversità per il 2030: riportare la natura nella nostra vita” volta ad assicurare che entro il 2050 tutti gli ecosistemi del mondo siano ripristinati, resilienti e adeguatamente protetti. Nonostante il nostro Paese sia stato condannato dalla Corte di Giustizia Ue per i livelli di inquinamento dell’aria, sul fronte degli investimenti per la salvaguardia della biodiversità – come emerge dal report annuale sullo stato di salute delle specie viventi, sui principali fattori di rischio e sulle strategie da adottare per far fronte alla perdita della diversità biologica di Legambiente – l’Italia è la prima in Europa, con oltre 1,7 miliardi di euro che hanno finanziato più di 970 progetti per la protezione della natura di cui circa 850 milioni stanziati dalla Commissione europea a titolo di cofinanziamento. Dal 1992 ad oggi, grazie al programma Life, nato 30 anni fa insieme alla direttiva Habitat per raggiungere gli obiettivi della legislazione e delle politiche Ue in materia di ambiente e clima, – evidenzia Legambiente – sono stati cofinanziati in Europa oltre 5mila progetti che hanno mobilitato 12 miliardi di euro di investimenti di cui 5,6 miliardi stanziati dalla Commissione europea a titolo di cofinanziamento. Nel dettaglio tra le specie al centro dei progetti Life che hanno avuto successo in Italia troviamo il grillaio, il tritone crestato, la falena dell’edera, le orchidee spontanee, i fiori appenninici e la tartaruga Caretta caretta.Come emerge da diversi studi la perdita della biodiversità ha un impatto notevole sulle nostre vite, oltre che dal punto di vista ambientale, anche dal punto di vista economico. “La salute umana e la salute degli ecosistemi sono inestricabilmente collegate e l’uomo è il principale fruitore – ha spiegato Laura Mancini, dirigente Laboratorio Ecosistemi e Salute, Dipartimento Ambiente e Salute, Istituto Superiore di Sanità in occasione della conferenza internazionale “Nature in Mind” –. Gli ambienti alterati causano poco meno di 1 su 4 decessi a livello globale. Ecosistemi sani ci mantengono in salute e forniscono numerosi servizi dall’acqua, al cibo, all’aria pulita. Sono una risorsa per le medicine tradizionali e offrono opportunità per la scoperta di altre molecole. Gli ecosistemi sani mitigano gli eventi estremi e le catastrofi naturali, possono svolgere un ruolo di regolazione nella trasmissione degli agenti infettivi. Gli ecosistemi e la biodiversità hanno un valore sia un valore intrinseco che un valore per le nostre economie. Tuttavia – sottolinea Mancini – non tutto il valore della biodiversità si riflette nel PIL: vi sono significativi vantaggi non di mercato, tra cui attività ricreative, purificazione dell’acqua e sequestro del carbonio, che non sono pienamente valutati. Gli scenari futuri prevedono che un aumento della popolazione mondiale a 8 miliardi entro il 2030 potrebbe comportare gravi carenze di cibo, acqua ed energia con, di conseguenza, possibili forti ripercussioni sulla salute e sulla disponibilità di risorse. I danni ambientali evitabili e la perdita di biodiversità minacciano la salute della popolazione. La perdita dei servizi forniti dagli ecosistemi naturali comporterà la necessità di trovare alternative dispendiose. Gli investimenti nel nostro capitale naturale – conclude Mancini – consentiranno di risparmiare nel lungo periodo e per questo sono essenziali per il nostro benessere e per la sopravvivenza a lungo termine”. Ma quanto vale in numeri la biodiversità? Calcolare il valore economico della biodiversità non è semplice ma secondo il rapporto Dead planet, living planet pubblicato nel 2010 dall’Unep (il programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) si può stimare in 72mila miliardi di dollari all’anno il valore dei servizi che la biodiversità e gli ecosistemi forniscono agli esseri umani. LEGGI TUTTO

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    Iren Ambiente, siglato memorandum d'intesa con McDonald's per progetto pilota di Sostenibilità Ambientale

    (Teleborsa) – McDonald’s e Iren Ambiente, società del Gruppo Iren, lanciano un Progetto Pilota di Sostenibilità Ambientale, attraverso un Memorandum d’intesa che vede il coinvolgimento di 28 ristoranti tra Piemonte, Emilia-Romagna e Liguria. In particolare, le due aziende – spiega una nota congiunta – si impegnano a collaborare per incrementare e migliorare la raccolta differenziata partendo da un monitoraggio dei flussi di rifiuti prodotti dai ristoranti protagonisti del Progetto. L’accordo, inoltre, prevede lo sviluppo di attività di comunicazione ambientale per formare il personale e sensibilizzare anche i consumatori ai temi della riduzione dei rifiuti, del loro corretto conferimento e dell’economia circolare. Il progetto, che durerà un anno, sarà declinato nei ristoranti McDonald’s presenti nelle province di Torino (13), Reggio Emilia (4), Parma (4), Piacenza (3), La Spezia (3) e Vercelli (1). I temi al centro dell’accordo – formazione, prevenzione e corretta gestione dei rifiuti – si inseriscono nel percorso verso la transizione ecologica intrapreso daMcDonald’s che ha già visto l’eliminazione della plastica monouso in favore di materiali più sostenibili, l’installazione di contenitori per la raccolta differenziata nelle sale e nei dehors, la collaborazione con Comieco per lo sviluppo di un nuovo sistema per garantire la riciclabilità del packaging in carta. Temi e obiettivi condivisi dal Gruppo Iren, impegnato anch’esso – si legge nella nota – in un percorso di transizione ecologica, attraverso una progressiva decarbonizzazione delle proprie attività, e teso a rafforzare la leadership dell’azienda nell’economia circolare e nell’utilizzo sostenibile delle risorse, con un’attenzione particolare alla valorizzazione delle materie di recupero. “L’accordo con Iren rappresenta per noi un ulteriore importante tassello nella collaborazione con le comunità locali, dove da diverso tempo operiamo per sensibilizzare e promuovere comportamenti corretti nell’ambito della sostenibilità ambientale” – commenta Dario Baroni, ad di McDonald’s Italia –. In qualità di una delle catene di ristorazione più diffuse in Italia, abbiamo la responsabilità e l’opportunità di fare la differenza proprio a partire dai nostri ristoranti, dando un contributo concreto e quotidiano in tema di impatto ambientale. Poter contare anche sull’appoggio e il sostegno di enti locali, grazie alla collaborazione con Iren, è per noi estremamente prezioso e utile ad avvicinarci ancora di più al singolo territorio, rispondendo alle sue esigenze specifiche”. “Questa partnership ci consente di mettere a fattor comune le best practice che abbiamo sviluppato nel ciclo integrato dei rifiuti e nel campo dell’educazione ambientale, a fianco di una realtà importante come McDonald’s – dichiara Eugenio Bertolini, amministratore delegato di Iren Ambiente –. Un progetto che abbiamo voluto calare nei territori in cui siamo maggiormente presenti, con l’obiettivo di accompagnarli, anche attraverso questa iniziativa di valore, verso una crescita sempre più sostenibile e attenta ai temi ambientali”. LEGGI TUTTO

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    Inquinamento atmosferico, ENEA in studio internazionale su benefici misure anti-Covid in Europa

    (Teleborsa) – Alcune misure anti-Covid adottate all’inizio della pandemia – quali lockdown e restrizioni alla circolazione – hanno portato a un drastico calo dell’inquinamento atmosferico con conseguenti benefici anche per la salute. È quanto evidenzia uno studio internazionale sull’andamento della qualità dell’aria in 47 città europee, tra cui Roma, Milano, Parigi, Londra e Barcellona, pubblicato su Nature e realizzato da numerose istituzioni di ricerca, tra cui Enea. Dall’indagine – spiega Enea in una nota – emerge, in particolare, che il forte calo dei livelli di inquinamento atmosferico nel periodo monitorato (febbraio–luglio 2020) è dovuto principalmente alla limitazione degli spostamenti quotidiani in città e all’obbligo di permanenza nelle abitazioni, mentre minor impatto hanno avuto le restrizioni alla circolazione tra le regioni e ai viaggi internazionali. L’inquinante che ha subito la riduzione maggiore è il biossido di azoto (NO2), più che dimezzato in sette città (Milano, Torino, Roma, Madrid, Lisbona, Lione e Parigi). “Il calo è dovuto soprattutto al divieto della circolazione e del trasporto su strada, che rappresenta la principale fonte di emissioni di questo inquinante. Le concentrazioni di biossido di azoto – spiega Mario Adani, ricercatore Enea del Laboratorio Inquinamento Atmosferico e coautore dello studio – hanno iniziato a precipitare fin dalla prima metà di marzo 2020, quando i governi hanno imposto le prime restrizioni; le differenze tra le città possono essere correlate solo ai diversi tempi di attuazione delle politiche di blocco e alle variazioni nella severità delle misure”. Milano, ad esempio, ha fatto registrare per prima un calo dell’inquinamento da NO2, con concentrazioni ridotte al minimo intorno a metà marzo. “Milano e la Pianura Padana hanno i livelli di inquinamento tra i più alti d’Europa e quindi il calo di concentrazioni dovuto al lockdown – aggiunge Adani – è stato forte così come la riduzione di mortalità prematura”. Londra, invece, ha avuto una diminuzione sensibile solo nella seconda metà di marzo, mentre Stoccolma ha registrato un calo inferiore a causa soprattutto di politiche meno rigorose. Ma, dopo il forte calo nei mesi di marzo e di aprile, tutte le città hanno fatto registrare un’attenuazione nelle variazioni di NO2 e di particolato (PM), pur mantenendo livelli inferiori rispetto allo scenario business as usual, ossia in assenza di qualsiasi intervento.Rispetto al forte calo dell’inquinamento da biossido di azoto, lo studio evidenzia una riduzione più modesta dei livelli di PM10 e il PM2.5 mentre in alcune città, le polveri sottili hanno fatto registrare persino un leggero aumento. Le cause sono da ricercare principalmente nella complessità della composizione del particolato, che comprende anche componenti naturali e secondarie prodotte in atmosfera che non diminuiscono proporzionalmente al calo del precursore NO2. Inoltre, la maggiore permanenza delle persone in casa ha portato ad un maggior utilizzo del riscaldamento, in particolare di dispositivi alimentati a legna. Lo studio ha quantificato anche il numero di morti premature evitate a seguito della riduzione dell’inquinamento per effetto delle misure adottate dai governi Ue contro la pandemia. Da febbraio a luglio 2020 il numero totale di decessi evitati è stato pari a 486 per il biossido di azoto (NO2), 37 per l’ozono (O3), 175 per il PM2.5 e 134 per il PM10; in particolare, Milano, Parigi, Londra e Barcellona sono state tra le prime città con il maggior numero di decessi evitati da biossido di azoto (NO2) e polveri sottili. E per l’Italia, lo studio ha quantificato le morti evitate a Milano, Napoli, Roma e Torino, per ciascuno degli inquinanti analizzati. Ad esempio, a Roma sono stati evitati 18 decessi da NO2, 6 da O3, 7 da PM10 e 5 da PM2.5. “La risposta dei governi per frenare la diffusione della pandemia – afferma Antonio Piersanti, responsabile del Laboratorio Inquinamento Atmosferico di Enea – ha offerto un caso di studio senza precedenti per valutare quantitativamente una serie di interventi di riduzione, drastica e nel breve termine, delle emissioni antropiche, intervenendo in diversi settori, dai trasporti su strada alla produzione di energia, dall’industria manifatturiera ai servizi commerciali e pubblici fino ai settori aereo e marittimo. Questa è un’importante indicazione per le amministrazioni italiane rispetto alla gestione degli episodi critici di inquinamento atmosferico, in particolare da polveri sottili, che permangono stabili, anche con forti limitazioni delle emissioni, nei giorni successivi ai picchi di inquinamento”. Per simulare le concentrazioni di inquinamento dell’aria nelle città campione è stato messo in campo un insieme di sei modelli di chimica e trasporto degli inquinanti in atmosfera, tra cui MINNI di Enea, che effettuano ogni giorno la previsione della qualità dell’aria per l’Unione europea all’interno del programma “Copernicus Atmosphere Monitoring Service” (CAMS), uno dei sei servizi del programma Ue Copernicus che forniscono informazione su inquinamento atmosferico, salute, gas a effetto serra e clima basati su dati acquisiti e integrati da satelliti, in situ e modellistici. LEGGI TUTTO

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    Tutela Ambiente in Costituzione. Cingolani: “Giornata epocale”

    (Teleborsa) – Passa la proposta di legge che punta ad inserire i temi della tutela dell’ambiente, della biodiversità e degli ecosistemi nella Costituzione. L’Aula della Camera l’ha definitivamente approvata con 468 voti a favore, 1 contrario e 6 astenuti. Il Senato aveva già detto sì con una maggioranza dei due terzi e quindi la modifica entra subito in vigore e non potrà essere sottoposta a referendum.La proposta di legge costituzionale modifica due articoli della Carta costituzionale: l’articolo 9 introduce il valore di tutelare la “casa” in cui viviamo e sancisce il diritto ad un ambiente salubre; l’articolo 41 che subordina la libertà dell’iniziativa economica privata all’obbligo di non danneggiare e non essere a detrimento della salute e dell’ambiente.Il Ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani ha parlato di una “giornata epocale”, dicendosi “contento come cittadino” ed affermando come Ministro “ho sostenuto con grande convinzione questa conquista, ma devo dare atto che è il frutto di un lavoro che viene da lontano e ringrazio il Parlamento”.. “Stimano facendo uno sforzo enorme sul PNRR. La transizione ecologica è un po’ questo – ha aggiunto – riuscire a fare una grande trasformazione che deceleri il riscaldamento, che freni certi eventi avversi a livello meteorologico, mantenendo la sostenibilità sociale”. Grande soddisfazione è stata espressa dai Verdi in Parlamento – Angelo Bonelli, Elisa Siragusa, Paolo Nicolò Romano, Devis Dori e Cristian Romaniello – i quali hanno ricordato “dalla fine degli anni ’90 i Verdi si sono battuti con appositi disegni di legge costituzionali per raggiungere questo obiettivo. Ora ci auguriamo che con questa modifica costituzionale ci sia un cambio di passo nelle politiche ambientali nel nostro Paese”. LEGGI TUTTO

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    Antartide, ENEA: “Dalle nubi polari nuove informazioni sul clima”

    (Teleborsa) – Studiare le variazioni del clima attraverso le nubi polari. È la nuova possibilità che si apre da quest’anno per i ricercatori dell’Osservatorio meteo-climatologico Enea in Antartide grazie a uno strumento altamente innovativo che consente di monitorare la copertura nuvolosa del cielo e misurare l’altezza degli strati nuvolosi. Si tratta – spiega Enea in una nota – di un un celiometro CL61 di ultima generazione appena installato presso la base Mario Zucchelli dai tecnici e ricercatori impegnati nella 37a spedizione del Programma nazionale di ricerche in Antartide (PNRA).L’Osservatorio antartico dell’Enea – sottolinea la nota – è uno dei primi a livello internazionale a poter utilizzare questo nuovissimo strumento, grazie a uno specifico accordo di collaborazione scientifica con l’azienda produttrice finlandese Vaisala, che prevede anche la condivisione dei dati acquisiti nella campagna e la successiva comparazione con quelli prodotti dal precedente modello. Il celiometro è un dispositivo composto da un emettitore laser e un ricevitore: il fascio laser emesso verso l’alto viene diffuso verso il basso con intensità differenti a seconda del tipo e quantità di particelle presenti nei vari strati dell’atmosfera, la luce diffusa viene catturata dal ricevitore permettendo di misurare l’altezza della nube. Rispetto ai precedenti modelli già in uso nella base italiana e in quella italo-francese di Concordia, il nuovo dispositivo permetterà di raccogliere informazioni anche sulla fase, liquida o solida, delle particelle di acqua che compongono le nubi presenti lungo il profilo verticale, fino a 10 km circa dalla superficie terrestre.”Il celiometro è uno strumento completamente automatico e necessita di pochissima manutenzione. Con l’aggiunta di queste nuove funzionalità – spiega Paolo Grigioni, ricercatore Enea del Laboratorio di Osservazioni e Misure per l’ambiente e il clima, coordinatore dell’Osservatorio in Antartide – sarà possibile effettuare un monitoraggio dell’atmosfera qualitativo, su lungo periodo, con una frequenza di campionamento molto alta e con costi relativamente bassi, contribuendo in maniera significativa alla comprensione della tipologia di nubi e del loro conseguente impatto sul clima antartico”.Negli ultimi 10 anni, l’Osservatorio ha ampliato i parametri misurati dando particolare rilevanza all’osservazione e caratterizzazione sia delle nubi che delle precipitazioni, grazie anche all’installazione di differenti tipi di pluviometri. “La comprensione del clima e dei suoi cambiamenti legati all’influenza antropica – ha proseguito Grigioni – rappresenta una delle necessità più impellenti della nostra società ed è essenziale per poter applicare protocolli e politiche adatte alla mitigazione degli effetti, potenzialmente devastanti, che questi cambiamenti possono apportare alla società e all’ambiente. Il continente antartico con la sua calotta polare rappresenta la maggiore riserva di acqua dolce del pianeta ed è una delle componenti fondamentali del sistema terra. Grazie al suo isolamento e alle sue particolarissime condizioni, l’Antartide rappresenta un laboratorio naturale eccezionale per lo studio dell’atmosfera”.Finanziate dal ministero dell’Università e Ricerca (MUR) nell’ambito del Programma Nazionale di Ricerche in Antartide (PNRA), le spedizioni antartiche italiane sono gestite dall’Eneaper la pianificazione e l’organizzazione logistica e dal Consiglio Nazionale Delle Ricerche (Cnr) per la programmazione e il coordinamento scientifico. LEGGI TUTTO