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    Climatizzazione: i consigli ENEA per una casa green e risparmiare sui costi

    (Teleborsa) – Con l’estate arrivano i consigli ENEA su come raffrescare la propria casa con un occhio alla bolletta, ma anche su come renderla più green: oltre a come migliorare le prestazioni dei condizionatori già installati, infatti, gli esperti ENEA raccomandano di sostituire il vecchio climatizzatore con un sistema unico a pompa di calore, in grado di raffrescare gli ambienti in estate e di riscaldarli in inverno, riducendo costi e impatto ambientale.”In Italia sono attualmente installate, tra sistemi autonomi e centralizzati, oltre 19 milioni di caldaie a gas, di cui almeno 7 milioni con più di 15 anni di vita. C’è quindi un enorme potenziale di efficientamento a disposizione, considerando anche i circa 1,7 milioni di climatizzatori mono e multi-split installati prima del 2013, molto meno efficienti degli attuali e ormai prossimi al loro fine vita – spiega Nicolandrea Calabrese responsabile del Laboratorio ENEA Efficienza energetica negli edifici e sviluppo urbano –. Grazie a questo intervento, infatti, una famiglia tipo che vive in un appartamento di circa 70 m² può arrivare a ridurre i costi della climatizzazione estiva e invernale del 49% a Napoli, del 47% a Roma e del 46% a Milano. Poi con le detrazioni fiscali si può rientrare delle spese di sostituzione dell’impianto in circa 6 anni e mezzo in città come Napoli e Roma e in circa quattro anni e mezzo a Milano”.La pompa di calore non solo risulta più economica nel lungo periodo, ma – spiega l’ENEA – riduce anche la complessità gestionale e la manutenzione dell’impianto poiché si basa su un sistema integrato che garantisce riscaldamento invernale e raffrescamento estivo in un unico impianto. Questo sistema inoltre rappresenta il modo migliore per aumentare il comfort termico della propria abitazione perché assicura una temperatura omogenea e più stabile negli ambienti serviti.Per procedere senza intoppi nell’intervento è importante affidarsi a un tecnico qualificato che per prima cosa dovrà effettuare una diagnosi energetica dell’edificio e verificare se il diametro delle tubazioni esistenti consente la sostituzione dei termosifoni con ventilconvettori, controllare la presenza di una presa elettrica in prossimità del termosifone (il ventilconvettore, infatti, necessita di alimentazione elettrica per funzionare) e anche se sia possibile realizzare uno scarico per la condensa generata dal ventilconvettore durante il funzionamento estivo.Inoltre, a differenza delle caldaie a gas che non godono più di incentivi, per l’installazione di pompe di calore è possibile usufruire di detrazioni fiscali come il Bonus Casa e l’Ecobonus con aliquote variabili che partono da una detrazione del 50% per gli interventi su abitazioni principali e fino al 36% per le seconde case e altri immobili.”Il beneficio economico di un impianto a pompa di calore è ulteriormente potenziato se abbinato a impianti fotovoltaici e sistemi di accumulo elettrico, che possono contribuire a trasformare l’immobile in un edifico a emissioni zero (ZEmB – Zero Emission Building), come richiesto dalla nuova Direttiva europea EPBD IV. Gli Zero Emission Building sono edifici altamente efficienti dal punto di vista energetico che soddisfano il proprio fabbisogno energetico con fonti rinnovabili e non producono emissioni di gas serra legate ai combustibili fossili”, conclude Calabrese. LEGGI TUTTO

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    USA, nel primo trimestre frena la produttività del settore non agricolo. Aumenta costo del lavoro

    (Teleborsa) – Nel 1° trimestre del 2025 la produttività del settore non agricolo in USA frena ancora e scende dell’1,5%, rispetto al -1,7% del trimestre precedente, facendo peggio delle stime degli analisti (-0,8%). Secondo il Bureau of Labour Statistics (BLS) americano, il costo per unità di lavoro (escluso il settore agricolo) è aumentato del 6,6%, dopo il +2% del quarto trimestre e rispetto al +5,7% del consensus. LEGGI TUTTO

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    Responsible AI per i settori regolamentati: iGenius diventa “Domyn”

    (Teleborsa) – Dopo il lancio, quest’anno, di due modelli di linguaggio proprietari di ultima generazione e di uno dei supercomputer per l’AI più potenti al mondo, iGenius assume una nuova identità e diventa Domyn. Il rebranding riflette la nuova missione di Domyn: supportare le imprese nello sviluppo di soluzioni AI che siano realmente proprietarie, governabili e affidabili, gettando le basi per un 2025 orientato all’innovazione.”È l’evoluzione naturale di tutto ciò che abbiamo costruito finora per offrire alle imprese un’AI di cui possono avere piena proprietà, controllo e fiducia. Il nuovo nome Domyn, – dichiara Uljan Sharka, founder e CEO di Domyn – non è un semplice cambiamento di identità, ma un impegno ancora più forte verso ciò in cui crediamo da sempre: l’AI è una forza trasformativa che deve essere accessibile ai changemaker di tutto il mondo e messa al servizio dell’evoluzione delle capacità umane. Domyn è un simbolo senza tempo del nostro impegno, che riflette con orgoglio la missione del team: generare un impatto positivo e contribuire a migliorare il mondo”.Domyn – spiega la società in una nota – consente alle organizzazioni di operare con sicurezza e responsabilità, grazie a soluzioni AI che proteggono la proprietà intellettuale e garantiscono una governance completa, dall’infrastruttura all’applicazione.Nel settore pubblico e della difesa, Domyn abilita casi d’uso mission-critical, tra cui l’analisi multilingua delle minacce di sicurezza e la configurazione di ambienti air-gapped per il supporto alle decisioni strategiche. Nel settore finanziario, le soluzioni AI di Domyn semplificano la reportistica e contribuiscono a ridurre l’esposizione al rischio automatizzando la verifica della conformità a normative e regolamentazioni. Nel settore manifatturiero avanzato, Domyn integra l’AI nei processi ingegneristici e produttivi, combinando IT/OT (information technology/operational technology) e tecniche di analisi predittiva in contesti che richiedono elevata sicurezza. Domyn – sottolinea la nota – è già partner di riferimento per importanti realtà globali nei settori finanziario, della difesa e dell’industria pesante, supportandole nell’operare con rapidità, sicurezza e piena conformità alle normative.Domyn ha inoltre introdotto il pretraining su larga scala in FP8, riducendo del 50% i costi di inferenza senza compromettere la qualità — alimentando alcuni dei modelli di linguaggio più avanzati al mondo, da oltre mille miliardi di parametri. Attraverso la tecnica del Continual Pretraining (CPT), Domyn consente alle organizzazioni regolamentate di costruire la propria AI, offrendo modelli adattabili, ad alte prestazioni e fine-tuned sul contesto aziendale.In un contesto di mercato in cui l’AI generativa rappresenta un vantaggio competitivo, la proprietà dei modelli è un requisito imprescindibile: i dati proprietari, una volta incorporati in un modello, diventano inseparabili.Ispirato al termine”dominio”, il nome Domyn promuove la sovranità dell’intelligenza artificiale e il diritto delle organizzazioni a definire il proprio destino tecnologico, operando con l’autonomia che meritano.Nel dettaglio Domyn, azienda specializzata nella ricerca e nello sviluppo di soluzioni di Responsible AI per settori regolamentati, offre un’architettura AI modulare che integra modelli linguistici avanzati (LLM), progettati per il ragionamento avanzato e personalizzati in base al linguaggio, al contesto e agli obiettivi di ciascuna organizzazione. Domyn consente alle imprese di addestrare modelli di ultima generazione, garantendo la piena proprietà sia delle soluzioni sviluppate sia del valore che esse generano. I modelli Domyn alimentano AI agent intelligenti e personalizzabili, in grado di operare sui dati proprietari delle organizzazioni per svolgere compiti specialistici. La gestione degli agenti avviene tramite una piattaforma centralizzata, con funzionalità native per il controllo degli accessi, la tracciabilità e le governance. A completamento delle soluzioni di Domyn, c’è Colosseum, uno dei supercomputer per l’AI più potenti al mondo, progettato per l’addestramento di modelli da oltre mille miliardi di parametri destinati ad applicazioni sovrane e ad alta criticità. LEGGI TUTTO

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    USA, deficit commerciale più che dimezzato ad aprile

    (Teleborsa) – Più che dimezzato il deficit commerciale americano. Nel mese di aprile, la bilancia commerciale ha mostrato un disavanzo di 61,6 miliardi di dollari, in discesa rispetto al passivo di 138,3 miliardi di dollari di marzo (dato rivisto da -140,5 miliardi).Il dato, comunicato dal Bureau of Economic Analysis (BEA) del Dipartimento del Commercio americano, si confronta con i -67,6 miliardi stimati dagli analisti. Le esportazioni sono aumentate a 289,4 miliardi, mentre le importazioni sono risultate in calo a 351 miliardi di dollari, sulla scia dell’entrata in vigore dei dazi. LEGGI TUTTO

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    Export imprese italiane: SACE sigla intesa con Banco Santander México

    (Teleborsa) – SACE, gruppo assicurativo finanziario partecipato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, ha firmato un Memorandum of Understanding con Banco Santander México, uno dei principali gruppi bancari europei e uno dei più grandi a livello mondiale, durante il Business Forum Italia-Messico, alla presenza del vicepresidente del Consiglio e ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani, del segretario all’Economia messicano Marcelo Ebrad e di numerosi partner istituzionali e imprenditoriali di entrambi i Paesi.L’intesa, firmata da Alessandra Ricci, amministratore delegato di SACE, Santiago Cortina Aspe, vicepresidente di Corporate and Investment Banking di Banco Santander e Osvaldo Nicolas D’Imperio, Global Executive director di Transactional Banking di Banco Santander, ha l’obiettivo di facilitare le opportunità di collaborazione e rafforzare ulteriormente le relazioni commerciali di entrambe le parti. L’accordo stabilisce una partnership a lungo termine per promuovere investimenti, ampliare l’accesso al credito e alle garanzie e promuovere la partecipazione congiunta a progetti industriali e infrastrutturali. Incoraggia, inoltre, l’adozione di tecnologie italiane in settori chiave messicani, con attenzione alla condivisione di informazioni e competenze di interesse comune.”La collaborazione con Banco Santander rappresenta un passo significativo che apre nuove opportunità reciprocamente vantaggiose per la crescita economica dei due Paesi e favorisce ulteriormente le relazioni commerciali tra Italia e Messico, Paese GATE ad alto potenziale per l’export italiano e porta di accesso in tutta l’area dell’America Latina” ha dichiarato Ricci.”Questo accordo – ha dichiarato D’Imperio – rappresenta un passo significativo per il commercio bilaterale: promuove la crescita degli investimenti in Messico, fornisce un concreto supporto finanziario e la gestione di riduzione del rischio per le aziende italiane che desiderano espandersi in un mercato dinamico come quello messicano. Grazie alla partnership con SACE e tramite le nostre competenze bancarie, abbiamo la possibilità di fornire ai nostri clienti una gamma più completa di soluzioni finanziarie. Potenzieremo l’infrastruttura per garantire pagamenti transnazionali più efficienti, assicurando una solida gestione della liquidità e soluzioni personalizzate di trade finance. Questi strumenti e servizi creeranno nuove opportunità di business per le parti coinvolte e contribuiranno alla crescita di entrambe le economie”. LEGGI TUTTO

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    ManpowerGroup: “Entro il 2030 la Gen Z rappresenterà un terzo delle persone nelle aziende”

    (Teleborsa) – Entro il 2030 la Gen Z rappresenterà un terzo delle persone nelle aziende a livello globale. Quasi tutte le persone di questa generazione inizieranno il proprio percorso professionale in un periodo di grandi sconvolgimenti, tra instabilità geopolitica e trasformazione digitale. In questo scenario, nuove esigenze e priorità condizionano in maniera decisa il rapporto tra gli appartenenti alle generazioni più giovani e il mondo del lavoro sotto vari aspetti: benessere, soddisfazione lavorativa e fiducia. Questi temi sono stati al centro della seconda edizione dell’Annual Conference di ManpowerGroup Italia, dal titolo “The Exchange – Disegniamo insieme il futuro del lavoro”, tenutasi mercoledì 4 giugno a Milano. Il dibattito è stato alimentato dalle risultanze dell’osservatorio di ManpowerGroup sulle tendenze e i desideri delle e dei giovani talenti,”World of Work for Generation Z in 2025″. Lo studio evidenzia come, tra tutte le fasce di età, le persone della Gen Z siano le più propense a dichiarare che lasceranno la loro attuale posizione lavorativa nel giro di sei mesi (49% in Italia vs 47% a livello globale) e sono anche quelle più convinte (35% in Italia vs 34% a livello globale) che saranno comunque costrette a farlo, oltre ad essere le meno sicure di riuscire a trovare un nuovo lavoro in linea con le loro esigenze (20% in Italia). Valori in linea con la media mondiale che delineano dunque un trend globale. L’analisi di ManpowerGroup presentata durante l’evento riporta che, negli ultimi cinque anni, l’engagement dei giovani talenti rispetto alle aziende in cui lavorano sia diminuito passando dal 40% al 35%. In particolare, le persone più giovani si sentono meno seguite e supportate sul lavoro, avvertono una diminuzione di opportunità di apprendimento e di sviluppo di nuove competenze, si sentono meno connesse alla mission aziendale, hanno meno occasioni di confronto con il management, meno possibilità di crescita professionale e di far valere la propria opinione. A questo si aggiunge il fatto che, in media, la salute mentale della Gen Z è più precaria rispetto alle altre generazioni. Indipendentemente dalle cause, gli/le Zoomers sono tra i più inclini (57% in Italia vs 52% a livello globale) a segnalare un elevato livello di stress nelle attività lavorative quotidiane. Mentre, ad esempio, solo il 44% dei/delle”baby boomer” italiani/e (vs 33% di quelli a livello globale) lamenta un elevato livello di stress sul lavoro. Lo scenario delineato evidenzia come molte persone della Gen Z, oltre a sentirsi sotto pressione, non pensano di avere un futuro nelle aziende in cui lavorano attualmente. In una situazione in cui è sempre più difficile trovare personale qualificato e le persone più giovani devono prepararsi a diventare leader nel futuro, bisogna agire per invertire questa tendenza. Non a caso, secondo l’indagine di ManpowerGroup, le attività di recruiting (28%) e di upskilling e reskilling (28%) rivolte alla Gen Z figurano tra le principali priorità delle aziende a livello globale.In risposta a questa situazione, le imprese italiane hanno deciso di mettere in atto diverse strategie per realizzare ambienti di lavoro più attraenti per la Gen Z, ad esempio migliorando le dotazioni tecnologiche (37%), adottando soluzioni per il benessere sul luogo di lavoro (37%), offrendo orari di lavoro flessibili (27%), salari più elevati (22%) e puntando sulla crescita professionale (28%).Durante l’evento “The Exchange”, esperti, economisti, leader d’azienda e giovani talenti – questi ultimi selezionati da ManpowerGroup attraverso il programma Z-Impact – si sono confrontati su questi temi che stanno ridisegnando il mondo del lavoro. Paolo Magri, presidente del Comitato Scientifico di ISPI, e Carlo Cottarelli, economista di fama internazionale, già direttore del Fondo Monetario Internazionale e attuale Direttore dell’Osservatorio sui Conti Pubblici Italiani dell’Università Cattolica di Milano, hanno contribuito ad arricchire la giornata di lavori con i propri keynote speech: il primo dal titolo “Orientarsi nell’incertezza globale”, mentre il secondo su “La nuova geografia dell’economia e del lavoro”.Mentre la Generazione Z è stata al centro della giornata di dibattito e approfondimento, attraverso un confronto che si è distribuito nei tre tavoli di discussione: la prima roundtable “Il cambio di passo: dal cosa fai al come stai” relativa al benessere sul lavoro, con Mariarita Costanza, co-founder e CTO di Macnil e co-founder e CEO di Everywhere, e Christian Born, country manager di Bandai Namco Entertainment. A questa ha fatto seguito la tavola rotonda “Competenze, percorsi, strategie. Fidarsi e affidarsi” riguardante la fiducia sul lavoro a cui hanno partecipato Fabio Leonardi, CEO di Igor Gorgonzola, Giulia Leonardi, Export Sales manager e Sustainability manager di Igor Gorgonzola, e Niccolò Cipriani, founder & CEO di Rifò. Infine, al tavolo conclusivo “Quella sana ossessione per l’ascolto dalla A alla (generazione) Z” riguardante la soddisfazione sul lavoro, hanno preso parte David Avino, CEO and founder di Argotec e Anna Gionfriddo, amministratrice delegata di ManpowerGroup Italia.Durante ogni sessione, gruppi d’ascolto attivi e analisi in tempo reale delle parole chiave usate dagli speaker hanno contribuito a creare in diretta un rinnovato Manifesto per il futuro del lavoro, il primo Manifesto al tempo della We Economy in 5 azioni e in 5 word cloud, per comprendere le sfide delle organizzazioni per il domani, partendo dall’oggi. “Oggi abbiamo imparato che l’attenzione all’ascolto, all’engagement dei propri talenti da parte delle organizzazioni è fondamentale. Nella We Economy che si sta sviluppando le aziende del futuro dovranno essere ecodigitali, umane, personalizzate, adattabili e plurali. Queste le parole chiave emerse dai dibattiti e dagli interventi dell’evento – ha affermato Gionfriddo a chiusura dell’Annual Conference –. Il percorso proseguirà con un roadshow lungo l’Italia per approfondire le evoluzioni del mercato del lavoro e continuare a dare alla GenZ la possibilità di far sentire la loro voce. Il primo incontro sarà a Catania questo autunno, mentre rinnoviamo l’appuntamento per la Annual Conference ManpowerGroup 2026, dove commenteremo e ricondivideremo le riflessioni emerse dal nostro percorso nel corso dei prossimi 12 mesi”.”Siamo nell’età dell’incertezza e del caos, iniziata l’11 settembre 2001 e proseguita con crisi economiche, pandemie, declino delle vecchie potenze e ascesa di nuove – ha affermato Magri –. È cambiato il paradigma, dal sogno di una globalizzazione che avrebbe fermato le guerre e unito il mondo a una realtà di divisioni e tensioni, sia tra Paesi sia al loro interno”. Magri ha poi proseguito:”Nell’ultimo anno l’incertezza è accelerata: lotte commerciali, dazi, accordi unilaterali sulle crisi interazionali, nuove alleanze e nuove inimicizie fra Paesi: si è creata un’incertezza di fondo, con ricadute sui mercati, sull’economia internazionale e sui rapporti fra Stati. Come deve reagire l’Europa? Riprendo le parole del presidente Sergio Mattarella di alcuni giorni fa: l’Europa deve essere compatta, serena e determinata. Ed evitiamo la paralisi: non cediamo né al pessimismo disperato né all’ottimismo ingenuo, restiamo vigili e consapevoli della nostra forza. Siamo il continente che più ha sofferto per gli -ismi del passato – fascismo, comunismo, imperialismo – e che più abbiamo goduto quando sono stati sostituiti da democrazia, collaborazione, commercio. Sediamoci ai tavoli internazionali consapevoli della nostra forza, sereni ma vigili: nell’età dell’incertezza, tutto è possibile”.”Negli ultimi 10 anni – ha dichiarato Cottarelli – oltre 30mila giovani italiani sotto i 35 anni sono andati via dall’Italia per lavorare all’estero. Il perché è presto detto: dal 1999 al 2019 l’Italia è stata purtroppo uno degli ultimi paesi al mondo per crescita del reddito procapite in termini di potere d’acquisto. Grazie all’afflusso di risorse europee e agli investimenti pubblici del post-pandemia la crescita e l’occupazione sono migliorate, ma sono stati creati soprattutto posti di lavoro a basso valore aggiunto e poco pagati nella ristorazione, nel commercio, nelle costruzioni. Per un deciso aumento dei posti di lavoro specializzati, della produttività e degli stipendi occorre intervenire su quattro fronti: abbassare la pressione fiscale, abbassare il costo dell’energia, snellire la burocrazia e ridurre la durata dei processi civili”. Quindi l’economista ha continuato:”In Italia c’è un problema generazionale: i giovani sono pochi e soprattutto vanno a votare poco e quindi le loro esigenze non vengono prese in considerazione. Alla Generazione Z dico: andate a votare, fate sentire la vostra voce, costringete i politici ad ascoltarvi per avere i vostri voti. E non abbiate paura dei cambiamenti della transizione digitale: l’innovazione tecnologica non cancellerà posti di lavoro. Certi ruoli spariranno, ma altri si svilupperanno e l’aumento della produttività permetterà a tutti di lavorare meno e guadagnare di più. Ma se in Italia non si creano condizioni per fare investimenti, tecnologici e non, i nostri giovani continueranno a cercare lavori migliori all’estero”.”È stata una grande e importante giornata oggi e – ha affermato David Herranz, regional president of Southern Europe di ManpowerGroup – sono felice di aver dato voce ai giovani della Generazione Z. È una generazione che ha ben chiaro cosa vuole in termini di valori, aspettative, carriera ed equilibrio vita-lavoro e come ogni generazione lo esprime con un suo linguaggio. Le aziende che vogliono attrarre i migliori talenti devono dimostrarsi flessibili per capirli al meglio. Facilitare questo dialogo è anche lo scopo di eventi come quello di oggi. Oggi in Europa assistiamo a un paradosso: come emerge dai nostri dati MEOS, l’Europa è il più continente dove le prospettive di assunzione nel prossimo trimestre sono le meno forti, ma allo stesso tempo l’80% delle aziende europee afferma di avere difficoltà nel trovare profili con le competenze ricercate. È un riflesso della grande incertezza che sta frenando l’economia globale. In questo scenario l’Italia deve essere consapevole di come sia una grande fucina di talenti e di giovani ricchi di competenze, una delle migliori in Europa e quindi nel mondo”.L’evento è stato organizzato in partnership con Junior Achievement Italia, Sky TG24, RDSNEXT, MIT Technology Review Italia, LINC magazine, Opinno, MoSt. LEGGI TUTTO

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    USA, licenziamenti Challenger in leggero calo a maggio

    (Teleborsa) – In leggero calo i licenziamenti negli Stati Uniti nel mese di maggio 2025. Secondo il rapporto Challenger, Gray & Christmas, le principali società statunitensi hanno rilevato un taglio di 93.816 posti di lavoro. Il dato rivela una diminuzione dell’11% rispetto al mese precedente, quando si erano registrati 105.441 licenziamenti, e un aumento del 47% rispetto allo stesso periodo del 2024.”Dazi, tagli ai finanziamenti, consumi e il pessimismo economico generale stanno mettendo a dura prova la forza lavoro delle aziende. Le aziende stanno spendendo meno, rallentando le assunzioni e inviando avvisi di licenziamento”, ha dichiarato Andrew Challenger, Vicepresidente Senior di Challenger, Gray & Christmas.Da inizio anno si sono registrati 696,309 licenziamenti (+80% rispetto allo stesso periodo del 2024).(Foto: Nik Shuliahin on Unsplash ) LEGGI TUTTO

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    Bankitalia: nel 2022 spesi 12 miliardi in strumenti di pagamento

    (Teleborsa) – Nel 2022, i costi complessivi sostenuti dalla collettivita` (cd. “costi netti complessivi” o “costo sociale”) per la produzione e l’accettazione degli strumenti di pagamento – contanti, assegni, bonifici, addebiti diretti e carte di pagamento – in Italia si stimano attorno a 12 miliardi di euro, pari allo 0,61% del PIL, con un risparmio di 0,1 punti percentuali di PIL rispetto alle precedenti indagini sul 2016 (0,73%) e sul 2009 (0,75%). È quanto emerge dal rapporto del Comitato Pagamenti Italia “Il costo sociale degli strumenti di pagamento in Italia. I risultati della terza indagine”, pubblicato oggi dalla Banca d’Italia. Il Rapporto illustra i risultati della terza indagine sul costo degli strumenti di pagamento in Italia, avviata nella seconda meta` del 2023 su dati del 2022, con l’obiettivo di aggiornare l’analisi di un settore chiamato ad affrontare crescenti pressioni concorrenziali e regolamentari. L’indagine – condotta nell’ambito del Comitato Pagamenti Italia – riguarda essenzialmente i costi complessivi di offerta e quelli di accettazione presso esercenti e imprese e ha coinvolto diversi stakeholder (prestatori di servizi di pagamento, imprese commerciali). Il costo complessivo sostenuto dagli intermediari e` stato pari a quasi 7 miliardi, con una crescita del 26% rispetto alla precedente indagine del 2016 a fronte, nel periodo intercorrente tra le due indagini, di un raddoppio del numero delle transazioni (+106%), trainato in particolare dai pagamenti con carte. Il costo per operazione si e` sensibilmente ridotto, da 1,01 a 0,62 euro (1,39 euro nel 2009). Questi andamenti riflettono il conseguimento di importanti economie di scala, oltre che i processi di innovazione digitale e di razionalizzazione che hanno interessato l’offerta degli strumenti di pagamento. La flessione dei costi unitari si registra per tutti gli strumenti considerati, con la sola eccezione dell’assegno, che sembra risentire di diseconomie di scala a fronte della riduzione dell’utilizzo. Al complessivo risparmio generato dalla flessione dei costi unitari ha contribuito anche il processo di sostituzione di operazioni tradizionali (es. allo sportello fisico) con quelle svolte attraverso canali telematici o digitali (es. home/mobile banking) la cui quota sul totale e` salita a oltre il 93% (da 83 e 74%, nel 2016 e nel 2009, rispettivamente). L’incidenza del costo degli strumenti cartacei (contante e assegni) su quello complessivo si e` ridotta al 31%, dal 41 del 2016, anche in relazione al minor peso sull’operativita` totale. Il confronto tra gli indicatori mostra come particolarmente elevati i costi unitari dei prelievi/versamenti di contante e degli assegni processati, pari a 2,44 e 5,28 euro, rispettivamente. L’addebito diretto si conferma lo strumento meno costoso (0,19 euro), seguito dalle carte di pagamento (0,46 euro) e dai bonifici (0,70 euro). Il costo di questi ultimi si differenzia in base alla tipologia di servizio (istantaneo o tradizionale) e dal canale utilizzato (remoto o fisico): per gli intermediari il bonifico istantaneo (0,66 euro) e` piu` costoso di quello tradizionale online (0,45 euro), ma entrambi sono molto meno costosi del bonifico effettuato presso la rete degli sportelli (2,11 euro). Il costo sostenuto dagli intermediari per i bonifici verso paesi situati fuori dalla Single Euro Payment Area – SEPA – e` quasi nove volte piu` elevato dei bonifici SEPA. La sostenibilita` economica dell’intero comparto resta garantita dalla redditivita` associata agli strumenti elettronici (soprattutto al segmento della “monetica”, ossia le carte), a fronte di una non sufficiente copertura dei costi degli strumenti tradizionali (contante e assegni). I risparmi indotti dalle economie di scala e di sostituzione dal lato dell’offerta dei servizi di pagamento si riflettono anche nella riduzione dei costi privati di accettazione presso imprese ed esercenti commerciali, soprattutto per quanto riguarda gli incassi tramite addebiti diretti e carte di pagamento; i costi unitari riferiti a questi strumenti registrano un’importante contrazione dei costi unitari rispetto alle precedenti indagini e nel confronto con i costi di accettazione del contante. LEGGI TUTTO