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    UE, UniCredit: dazi “reciproci” USA dovrebbero essere al 3% considerando i servizi

    (Teleborsa) – I dazi “reciproci” annunciati dal Presidente degli Stati Uniti Trump il 2 aprile hanno preso in considerazione solo gli scambi di beni, portando a dazi sproporzionati sull’Europa, dato che gli Stati Uniti registrano un surplus commerciale nei servizi. Lo evidenzia un report di UniCredit sul tema, suggerendo che – con i negoziati in corso con Washington – Bruxelles dovrebbe spostare il dibattito sugli scambi di servizi, se non per cambiare la narrativa dell’amministrazione Trump, almeno per ottenere un certo potere.Un’eventuale ritorsione contro il settore tecnologico statunitense contribuirebbe a contrastare la narrativa distorta dell’amministrazione Trump sui deficit commerciali, si legge nel rapporto firmato dall’economista Edoardo Campanella. Indipendentemente dai fattori effettivi alla base di questi deficit (ad esempio, un basso tasso di risparmio negli Stati Uniti), il presidente Trump si concentra solo sugli scambi di beni, ignorando quelli di servizi. Se si considerassero entrambe le categorie di importazioni ed esportazioni, il commercio tra Stati Uniti e UE sarebbe pressoché in pareggio. Nel 2023, gli Stati Uniti hanno registrato un lieve deficit commerciale complessivo con l’UE di 48 miliardi di euro, a fronte di un deficit commerciale per le merci di 158 miliardi di euro. La differenza tra i due è equivalente al surplus commerciale dei servizi degli Stati Uniti rispetto all’Europa (circa 109 miliardi di euro).Applicando al deficit commerciale complessivo degli Stati Uniti la formula utilizzata dall’amministrazione Trump il “Liberation Day”, il dazio reciproco che gli Stati Uniti dovrebbero applicare sulle importazioni dall’UE sarebbe di circa il 3%, ben al di sotto del dazio del 20% imposto il 2 aprile e leggermente superiore al dazio medio di circa l’1,5% applicato all’Europa prima dell’annuncio dei dazi.”L’Europa probabilmente non sarà in grado di convincere l’amministrazione Trump che il calcolo corretto per la stima dei dazi reciproci (supponendo, con grande dubbio, che la formula del 2 aprile sia quella corretta) debba includere anche il commercio di servizi – si legge nella ricerca – Dopotutto, il presidente Trump guarda agli squilibri commerciali attraverso la lente della politica, piuttosto che dell’economia. Secondo la narrazione del MAGA, le importazioni di beni sono dannose per gli Stati Uniti perché contribuiscono alla deindustrializzazione del Paese e all’impoverimento delle regioni ad alta intensità manifatturiera. Ciononostante, Bruxelles ha un peso nei negoziati con la Casa Bianca, soprattutto perché alcune delle aziende tecnologiche più attive in Europa hanno stretti legami con l’amministrazione Trump. In un certo senso, questo contribuirebbe a ricalibrare il dibattito. Le ritorsioni contro il commercio di servizi sarebbero coerenti con una significativa escalation delle tensioni con Washington e potrebbero richiedere l’attivazione dello Strumento anticoercizione dell’UE, introdotto nel 2023″.(Foto: CHUTTERSNAP on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Italia, Prometeia: con scenario dazi avverso c’è impatto di 0,6 punti percentuali su PIL 2025

    (Teleborsa) – Gli indicatori economici all’inizio del 2025 erano già contrastanti, indicando un rallentamento negli Stati Uniti e in Europa e alcuni segnali di accelerazione in Cina. A ciò si sono aggiunti i dazi della nuova amministrazione statunitense, i cui effetti sono ancora difficile da stimare. È quanto emerge dal brief di aprile di Prometeia, che ipotizza due scenari alternativi: uno corrispondente alla situazione attuale dopo la sospensione dei dazi annunciata il 2 aprile; una seconda, che riflette la struttura tariffaria annunciata il 2 aprile e include misure di ritorsione proporzionali da parte dei partner commerciali.Prometeia stima che i dazi del 2 aprile hanno rappresentato un aumento di circa 14 punti percentuali dell’aliquota tariffaria media statunitense rispetto alle ipotesi di base. L’introduzione di misure di ritorsione aggrava le prospettive generali, in particolare per gli Stati Uniti, che andrebbero incontro a una perdita di competitività globale equivalente a un aumento del 15% dei prezzi all’esportazione. Tuttavia, questo impatto è in qualche modo mitigato dal fatto che le esportazioni costituiscono una quota relativamente piccola del PIL statunitense, poco più dell’11%.In base a questa ipotesi, il modello indica che gli Stati Uniti sosterrebbero il costo più significativo in termini di PIL, circa 1,6 punti percentuali al di sotto del valore di riferimento in due anni, con effetti persistenti nel medio termine. Altri Paesi subirebbero impatti più lievi: un calo di circa 1,1 punti percentuali per la Cina e di poco più di 0,5 punti percentuali per l’Eurozona. A livello globale, queste misure si tradurrebbe in una riduzione di 1 punto percentuale del PIL e in un calo di 2,1 punti percentuali del commercio mondiale.Il secondo scenario, che rappresenta una simulazione di “status quo”, con un dazio universale del 10% e una guerra commerciale con la Cina, suggerisce un deterioramento più marcato del PIL statunitense a breve termine rispetto al primo scenario, con un calo di 2 punti percentuali al di sotto del valore di riferimento nel 2026, principalmente a causa di dazi bilaterali tra Stati Uniti e Cina molto più elevati. Paradossalmente, nel medio termine, l’entità dei dazi scoraggerebbe significativamente le importazioni dalla Cina, riducendo così l’onere tariffario medio e l’inflazione associata. In questo contesto, la Cina subirebbe una notevole perdita di PIL rispetto allo scenario di riferimento (circa 2,6 punti percentuali), principalmente a causa della riduzione della quota di mercato negli Stati Uniti. Al contrario, l’impatto sull’Eurozona deriva dall’indebolimento dell’attività globale (una riduzione di 1,9 punti percentuali del PIL mondiale rispetto allo scenario di riferimento), che porterebbe la perdita di PIL a 0,7 punti percentuali rispetto allo scenario di riferimento, anche in presenza di un regime tariffario più favorevole.Infine, basandosi sui risultati dello scenario del 2 aprile, che prevede un calo della domanda estera per le esportazioni italiane e un aumento dei prezzi all’importazione, Prometeia ha elaborato uno scenario più completo per l’economia italiana. Questa analisi ha considerato fattori aggiuntivi, come il calo della fiducia delle imprese, le fluttuazioni dei tassi di interesse di riferimento e di mercato e i relativi effetti ricchezza. Il PIL è cresciuto dello 0,5% nel 2024 e, secondo le previsioni, crescerà dello 0,6% nel 2025.Nel breve termine, i tassi di interesse di riferimento nell’area dell’euro scenderebbero all’1,75% entro l’estate, sostenendo l’economia. L’inflazione dovrebbe essere leggermente superiore rispetto allo scenario di base, ma non dovrebbe superare il 2%, mentre i tassi a lungo termine rimarrebbero inferiori a causa della prevista crescita più lenta, iniziando a salire solo dopo il 2026. Lo scenario sarebbe inoltre caratterizzato da una maggiore incertezza, che porterebbe a una riduzione della formazione del reddito disponibile, a una spesa dei consumatori più cauta e a un calo del valore della ricchezza finanziaria. Il calo del PIL rispetto allo scenario di base sarebbe di circa 0,6 punti percentuali nel 2025 e 1 punto percentuale nel 2026, poiché tutte le ipotesi aggiuntive aggiungono un ulteriore calo rispetto a quelle puramente commerciali. LEGGI TUTTO

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    USA-Cina, con escalation guerra commerciale a rischio un’arteria chiave del commercio globale

    (Teleborsa) – La guerracommerciale tra Stati Uniti e Cina ha raggiunto livelli senza precedenti, con dazi reciproci che hanno toccato il 125%. L’ultimo rapporto Coface evidenzia come questa escalation, iniziata dopo l’annuncio dei dazi da parte del presidente Trump il 2 aprile, rischi di rendere il commercio tra le due superpotenze economicamente insostenibile, aumentando notevolmente il rischio di recessione. Tra i settori più colpiti figurano i beni di consumo manifatturieri cinesi e le esportazioni statunitensi di prodotti agricoli, energetici e tecnologici avanzati.”L’accelerazione della guerra commerciale USA-Cina rappresenta un punto di svolta nelle relazioni economiche globali. Non è semplicemente una disputa commerciale, ma un potenziale riassetto strutturale dell’economia mondiale – ha commentato Ernesto De Martinis, CEO Regione Mediterraneo & Africa Coface –. Quando due economie che rappresentano oltre il 40% del PIL globale impongono reciprocamente dazi superiori al 100%, stanno recidendo un’arteria fondamentale del commercio internazionale. La velocità di questa escalation, con ritorsioni che hanno rapidamente superato ogni precedente, è particolarmente preoccupante: da incrementale, il confronto è diventato esponenziale, creando un’incertezza che rischia di paralizzare gli investimenti globali e innescare una recessione significativa”.Per gli USA, Coface delinea uno scenario di base in cui l’economia entra in recessione, con disoccupazione in aumento verso il 5-6% e inflazione al 4% entro fine anno. Un preoccupante scenario di rischio vede possibili deflussi di capitale e una crisi della bilancia dei pagamenti, come suggerito dal recente deprezzamento del dollaro e dall’aumento dei rendimenti dei Treasury. Per la Cina, lo shock tariffario potrebbe essere parzialmente attenuato dal mercato interno, con le vendite nazionali che rappresentano l’81% delle entrate delle imprese industriali, contro solo il 2,7% delle esportazioni dirette verso gli USA. Tuttavia, incertezze prolungate potrebbero ulteriormente indebolire un sentiment già fragile a causa di pressioni deflazionistiche e della crisi immobiliare.”Le imprese italiane affrontano uno scenario di crescente complessità, con catene di approvvigionamento sotto pressione senza precedenti – ha sottolineato Pietro Vargiu, Country Manager Coface Italia –. Il nostro settore manifatturiero potrebbe trovarsi esposto a molteplici vulnerabilità: dall’aumento dei costi delle componenti asiatiche alla potenziale chiusura di sbocchi commerciali strategici, fino alla competizione intensificata sui mercati terzi da produttori cinesi in cerca di alternative. Questo riassetto potrebbe però offrire opportunità per le aziende capaci di riposizionarsi come fornitori affidabili in catene del valore più regionalizzate. Il nostro impegno è fornire alle imprese italiane strumenti sempre più sofisticati per navigare in questo scenario, identificando con precisione sia le vulnerabilità che le opportunità emergenti da questa ridefinizione degli equilibri commerciali globali”.(Foto: Adobe Stock (ex Fotolia.it)) LEGGI TUTTO

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    JSW, finanziamento di 33 milioni di euro da governo tramite Invitalia per Piombino

    (Teleborsa) – JSW Steel, parte del conglomerato indiano JSW, ha firmato un Contratto di Sviluppo con il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), la Regione Toscana e INVITALIA. Il Contratto di Sviluppo è in linea con il Protocollo d’Intesa del 1° marzo 2024 firmato tra JSW e il MIMIT, volto a rilanciare lo storico sito industriale “Acciaieria di Piombino”, attraverso l’ammodernamento degli impianti e il potenziamento dell’attività industriale.JSW Steel produce e distribuisce rotaie attraverso il suo laminatoio di Piombino, con una capacità produttiva di rotaie pari a 0,32 MTPA.In base al Contratto di Sviluppo, JSW Steel riceve un finanziamento di 33 milioni di euro dal Governo italiano tramite INVITALIA. L’importo di 33 milioni di euro è costituito dai finanziamenti destinati allo sviluppo del progetto di ammodernamento del laminatoio ferroviario, implementato da JSW a Piombino, per un costo stimato di 143 milioni di euro. Questo progetto quasi raddoppierà la capacità del laminatoio ferroviario, passando da circa 0,32 MTPA a 0,6 MTPA, consentendo inoltre a JSW di aumentare la lunghezza delle rotaie prodotte da 108 metri a 120 metri.Il Contratto di Sviluppo è vincolante per tutte le parti e l’ottenimento dei finanziamenti previsti è soggetto alle consuete condizioni sospensive previste dalla legge italiana vigente, si legge in una nota. LEGGI TUTTO

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    ASPI: CdA nomina Arrigo Giana AD, Andrea Valeri vice-presidente

    (Teleborsa) – Il neoeletto Consiglio di Amministrazione di Autostrade per l’Italia (ASPI), riunitosi sotto la presidenza di Antonino Turicchi, ha nominato Arrigo Giana quale Amministratore Delegato e Andrea Valeri Vice-Presidente.Il Consiglio, inoltre, con il parere favorevole del Collegio Sindacale, ha confermato Piergiorgio Peluso come Dirigente preposto alla redazione dei documenti contabili societari fino all’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2027. LEGGI TUTTO

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    Russia detiene 45% delle riserve mondiali di diamanti secondo ministero Ambiente

    (Teleborsa) – Il sottosuolo russo contiene fino al 45% delle riserve mondiali di diamanti, con oltre l’80% delle riserve del paese situate nel Far East, secondo una dichiarazione del ministero russo delle Risorse Naturali e dell’Ambiente citata dall’agenzia governativa Tass.Il Ministero ha sottolineato che la Russia è il leader mondiale per le riserve di diamanti. In tutto il paese si trovano 81 giacimenti di diamanti primari per un totale complessivo di 982,4 milioni di carati. Inoltre, la Russia possiede 39 giacimenti tecnogenici (formati da rifiuti minerari) contenenti ulteriori 25.800 carati.”Oltre l’80% di tutte le riserve naturali di diamanti del paese si trova nel Far East, in Jakuzia. Quasi il 20% si trova nel nord-ovest, nella regione di Arkhangelsk. Solo giacimenti alluvionali sono noti in Siberia e nel Distretto del Volga”, ha dichiarato il Ministro Aleksandr Kozlov. LEGGI TUTTO

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    Export, Zoppas (ICE): “Febbraio 2025 vale 54 miliardi di euro:+0,8%”

    (Teleborsa) – “L’export di febbraio 2025 si attesta a quasi 54 miliardi di euro, in crescita del 3,5%, grazie alle media tra i mercati UE (+3,7%) e quelli extra-UE (+3,2%), rispetto a gennaio 2025 e anche del +0,8% rispetto ad un anno fa, febbraio 2024″. È quanto ha affermato il presidente di ICE, Matteo Zoppas, commentando i dati Istat su commercio con l’estero e prezzi all’import di febbraio 2025.”Di nuovo – prosegue Zoppas – si conferma la forza di comparti come il farmaceutico (+31,2% vs feb24), l’agricoltura (+6,2% vs feb24) e l’alimentare (+2,6% vs feb24) che stanno controbilanciando il forte rallentamento dei settori tradizionalmente pilastri del Made in Italy quali gli autoveicoli (-11,5% vs feb24), gli apparecchi elettronici (-7,1% vs feb24 ), il tessile (-3,8% vs feb24). Buona la ripresa nei mercati europei in particolare la Germania (+14,5%) dopo alcuni mesi di performance in calo, Spagna (+21,1%), Svizzera (+17,3%), Regno Unito (+10,4%). In questi ultimi tre paesi è proprio il farmaceutico a spiegare molta parte dell’incremento dell’export. Da segnalare invece la flessione verso gli USA (-9,6%), seppur legata in particolare alla consegna di una grande nave a febbraio 2024 e il caso della Turchia (-9,9%). Il momento è delicato per la imprevedibile dinamica di negoziazione sui dazi. Il mercato USA vive un’impasse negativa da incertezza che si potrà, con probabilità, esprimere sui numeri nei mesi successivi a febbraio. Anche se la sospensione dei 90 giorni e il ruolo riconosciuto alla premier italiana Giorgia Meloni nell’interlocuzione europea, sono un segnale molto determinante. Tuttavia, rimangono opportuni progetti che indirizzano verso una nuova geografia degli scambi: la crescita robusta dell’export verso i mercati UE dimostra come l’assenza di barriere tariffarie offra un vantaggio competitivo significativo, così come lo sviluppo della strategia di diversificazione dei mercati che si sta concretizzando grazie al Piano d’Azione verso i Paesi ad alto potenziale portato avanti dal MAECI e da tutto il sistema-paese”. LEGGI TUTTO

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    Casa, al via cabina regia per contrasto ad agenti immobiliari abusivi

    (Teleborsa) – Dopo la firma del protocollo avvenuta lo scorso 16 settembre in prefettura, dopo le varie attività preliminari, diventa operativa l’intesa per il contrasto all’esercizio abusivo della professione di Agente Immobiliare. Si sono infatti riuniti tutti i firmatari: la Camera di Commercio Roma, l’Amministrazione di Roma Capitale, la Prefettura di Roma e le associazioni degli agenti immobiliari: Fimaa Roma (Maurizio Pezzetta) Fiaip Roma (Silvia Dri) e Anama Roma (Fabio Cosentino) e le associazioni dei Consumatori Adiconsum Lazio, Roma Capitale e Rieti (Danilo Reali), Adoc Roma e Lazio (Giancarlo Balla) Federconsumatori Lazio (Fabrizio Micarelli). Si è così costituita e subito riunita la “Cabina di regia”, dove sono state prese le prime decisioni: le Associazioni degli Agenti immobiliari di concerto con la Cciaa di Roma organizzeranno dei percorsi formativi, a titolo gratuito, rivolti sia agli operatori che alle forze dell’ordine al fine di migliorare lo svolgimento dell’attività di intermediazione. Sono state predisposte le modalità della redazione di un vademecum informativo da distribuire fra tutti i firmatari del protocollo.A breve sarà presentato un programma di webinar rivolto ai consumatori al fine di sensibilizzarli alla buona pratica della richiesta di esibizione della tessera professionale e a tutto ciò che distingue un vero agente immobiliare da un abusivo. Tutti gli intervenuti per le loro specifiche competenze, “hanno unanimemente espresso grande soddisfazione per l’importante Protocollo che entra nel vivo della operatività e per le linee tracciate nella riunione in cui si è anche concordato di riunirsi come “Cabina di regia” almeno una volta al mese”. LEGGI TUTTO