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    Mooney al fianco del VR46 Racing Team anche nel 2023

    (Teleborsa) – Per il secondo anno consecutivo Mooney, la fintech italiana di prossimità controllata da Enel e Intesa Sanpaolo, sarà al fianco del VR46 Racing Team. Una partnership a tutto campo nata – spiega Mooney in una nota – all’insegna di valori comuni quali eccellenza, innovazione, talento, italianità che porta il Mooney VR46 Racing Team sulle piste di tutto il mondo.”Siamo entusiasti di essere anche nel 2023 al fianco della fantastica squadra fondata da Valentino Rossi per raggiungere insieme grandi traguardi sportivi e di business – ha affermato Emilio Petrone, amministratore delegato di Mooney –. Il Mooney VR46 Racing Team è veloce, innovativo, pieno di talento e ha tanta voglia di vincere. Quest’anno alla partnership si unisce anche MooneyGo, la nostra app per la mobilità a 360 gradi, aprendo la strada a progetti futuri ancora più ambiziosi”.Con oltre 2 milioni di utenti registrati, MooneyGo – si legge nella nota – rappresenta un ulteriore importante passo nella strategia di Mooney per semplificare la vita dei cittadini affiancandoli nelle proprie attività quotidiane, dove la mobilità ricopre un ruolo molto significativo.L’unione tra Mooney e VR46 Racing Team ha già dato vita a numerose iniziative dedicate ad un pubblico consumer e business, con l’obiettivo di offrire ad una clientela sempre più ampia – in una logica omnicanale – servizi evoluti di banking, pagamenti e mobilità. Tra questi ha un ruolo di rilievo la speciale carta prepagata VR46, dotata di caratteristiche tecniche all’avanguardia e di un’ampia gamma di servizi e di opportunità su misura, che ha permesso a Mooney di rafforzare la propria posizione nel settore delle carte co-brandizzate.”La carta VR46 è la porta d’ingresso ad un mondo fatto di vantaggi esclusivi e servizi personalizzati che non può mancare nel portafoglio di ogni appassionato di motociclismo e in generale di tutti coloro che desiderano utilizzare uno strumento di pagamento tecnologicamente all’avanguardia – ha dichiarato Salvatore Borgese, general manager Commercial & Banking Services di Mooney –. Un prodotto unico che coniuga versatilità, comodità e sicurezza a sconti e vantaggi esclusivi, partecipazione a eventi o concorsi riservati, assistenza per gli imprevisti di viaggio, aiuto in caso di infortunio, protezione sugli acquisti, oltre allo special edition cap brandizzato VR46 dato in omaggio con l’acquisto della carta”. LEGGI TUTTO

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    ACI World: per sesto anno consecutivo Fiumicino “Best Airport”

    (Teleborsa) – Per il sesto anno consecutivo, ACI World ha assegnato il prestigioso riconoscimento “Best airport over 40 millions passengers in Europe” all’aeroporto di Fiumicino, arrivato sulla base dei risultati del sondaggio “Airport service Quality 2022”, il programma internazionale di rilevazione della soddisfazione dei passeggeri sviluppato dall’organizzazione in oltre 300 aeroporti in tutto mondo.In particolare, lo scalo romano ha ottenuto nel 2022 4 awards su 5 totali previsti: “Miglior aeroporto sopra i 40 milioni di passeggeri”, “Aeroporto con il personale più dedicato”, “Aeroporto più gradevole” ed “Aeroporto più pulito”. Riconoscimenti che evidenziano ulteriormente il “livello di eccellenza” raggiunto dal Leonardo da Vinci in termini di soddisfazione per i servizi offerti ai Passeggeri. Proprio di recente sono stati attivati i nuovi controlli di sicurezza per portare nel bagaglio a mano liquidi anche superiori ai 100 ml, oltre che computer, tablet e telefonini senza necessità di estrarli e separarli dalla valigia e il QPass, il servizio gratuito che consente di prenotare un appuntamento ai varchi di sicurezza per usufruire di ingresso e percorso dedicati.I voti espressi dai passeggeri hanno consentito all’aeroporto di Roma Fiumicino di posizionarsi per sei volte consecutive (dal 2017 al 2022), in vetta alla classifica tra gli aeroporti europei con più di 40 milioni di passeggeri all’anno. LEGGI TUTTO

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    Commodities agricole: fiammata prezzi penalizza paesi trasformatori come l'Italia

    (Teleborsa) – A confronto con i massimi del 2022 i prezzi delle commodities agricole sono tornati sui valori precedenti lo scoppio del conflitto russo-ucraino, ma si attestano ancora su livelli superiori rispetto a due anni fa. Stesso andamento si riscontra per i prodotti energetici, con i prezzi del gas crollati dai picchi della scorsa estate pur rimanendo 3 volte superiori rispetto alle medie di lungo termine. Si tratta di un ritorno alla normalità, o è solo calma apparente? È da questo punto che parte la riflessione del VII Forum Agrifood Monitor, organizzato da Nomisma in collaborazione con CRIF nato per comprendere le possibili evoluzioni della filiera agroalimentare.Lo studio dal titolo “Commodities e food & beverage. La filiera agroalimentare alla prova delle tensioni su materie prime agricole, energia, acqua” prodotto da Nomisma e presentato in occasione del VII Forum Agrifood Monitor mostra dinamiche sui mercati internazionali profondamente mutate, tanto che, secondo la FAO, considerando le superfici in Ucraina seminate a cereali invernali (per il raccolto 2023), queste risultano inferiori del 40% rispetto alla media del 2017-2021. Una riduzione che coinvolge anche il mais, coltivazione per cui si prospetta una produzione di circa 21 milioni di tonnellate contro i 34 della media 2017-2021. A questo si aggiunge la scadenza dell’accordo, prevista per il 18 marzo, per il “grano del Mar Nero”, stipulato con Russia, Turchia e ONU. Anche l’Argentina – che assieme all’Ucraina incide sull’export mondiale di mais per il 35% – a causa della siccità prevede per il 2023 una riduzione sensibile sia nella produzione sia nell’export. Questa dinamica, sottolinea Nomisma, viene compensata a livello globale dalla crescita del Brasile, che nel 2022 è diventato il primo esportatore assieme agli Stati Uniti per questo tipo di cereale. Artefice e protagonista dello scatto in avanti del Brasile è stato proprio il mais (+230%), per il quale l’Italia ha registrato nello stesso anno – complice la perdurante siccità che ha interessato le zone più vocate a questa coltivazione – un raccolto più basso del 24% rispetto alla media 2017-2019, praticamente pari alla metà rispetto al picco avuto nel 2014.”Nel panorama dei top esportatori mondiali di prodotti agroalimentari, il Brasile rappresenta il Paese che più ha guadagnato da questo scenario fortemente condizionato da tensioni geopolitiche e avversità climatiche – sottolinea Denis Pantini, responsabile Agroalimentare di Nomisma –. Nell’anno da poco terminato il Brasile ha messo a segno una crescita a valore del proprio export agroalimentare di oltre il 50%, superando i 126 Miliardi di euro e conquistando così il secondo posto assoluto, dopo gli Usa, nel ranking mondiale. La fiammata nei prezzi ha infatti favorito gli esportatori di commodities agricole, penalizzando invece i trasformatori come l’Italia: basti pensare che, mentre il Brasile ha ottenuto un surplus nella bilancia commerciale agroalimentare di 113 miliardi di euro (contro i 73 dell’anno precedente), l’Italia dai 4 Miliardi di euro del 2021 è tornata in negativo, dopo diversi anni di avanzo, di 1,4 miliardi di euro”.Per l’Italia – quando si parla di autosufficienza delle filiere – la questione non riguarda però soltanto il mais visto che per il frumento, l’orzo, la soia, e carni e oli vegetali (ma anche latte, zucchero e frutta in guscio) il fabbisogno del Paese risulta superiore alla produzione nazionale. Negli ultimi dieci anni, a fronte di una produzione agricola e di consumi interni stazionari, l’export italiano è cresciuto a valore del 70%, posizionando il nostro Paese al settimo posto nella classifica degli esportatori mondiali nel comparto food&beverage. Alla luce del gap nella disponibilità di materie prime agricole, anche le importazioni sono parallelamente cresciute e la dipendenza dell’Italia dall’estero pone il Paese in una condizione di maggior precarietà e debolezza in contesti di estrema volatilità (sia dei prezzi sia degli scambi commerciali) come quello attuale. Per quanto il 57% del nostro import agricolo derivi da paesi dell’Unione Europea, che rappresentano una sorta di “scudo” a protezione della sicurezza alimentare nazionale, per alcuni prodotti primari la dipendenza da aree extra-comunitarie è ancora alta (si pensi in particolare alla soia, all’olio di girasole, al grano duro).”Non ci sono dubbi sul fatto che l’attuale situazione geopolitica mondiale porterà nei prossimi anni a rafforzare i legami e gli scambi commerciali tra blocchi di paesi amici – continua Pantini –. L’obiettivo, secondo l’analisi prodotta da Nomisma, sarà quello di ridurre quei rischi di rotture nelle catene di approvvigionamento che da due anni a questa parte hanno generato, da un lato, rilevanti aumenti nei costi di produzione delle imprese, e dall’altro, fiammate inflattive nei prezzi al consumo di generi alimentari che non si vedevano da oltre trent’anni, con effetti a cascata sul carrello della spesa degli italiani”.Contestualmente, sarà altrettanto fondamentale, se non incrementare, quanto meno mantenere i livelli attuali di produzione agricola nazionale con la consapevolezza che il tessuto produttivo agricolo italiano continua ad essere troppo frammentato. Il 40% delle aziende agricole italiane presenta una superficie coltivata inferiore a 2 ettari e il 27% delle aziende produce esclusivamente per autoconsumo. A questo si aggiunge il fatto che solamente il 23% delle aziende agricole si trova inserito stabilmente in “filiera” (il 21% conferisce ad organismi associativi, il 2,5% vende attraverso accordi pluriennali con industria e distribuzione), vale a dire “strumenti contrattuali” in grado di mitigare i rischi della volatilità di prezzi e mercati. Accanto a questo il 33% della superficie agricola italiana è soggetta a forte erosione mentre ogni giorno vengono consumati mediamente 19 ettari di suolo e in ultimo l’area mediterranea (e in particolare le regioni del Sud Italia) rappresentano un “hot spot” del cambiamento climatico, dove negli ultimi sessant’anni si sono registrati gli aumenti più elevati delle temperature medie annuali, con effetti nefasti in termini di avversità climatiche, tra cui quella della siccità.”Fatturati in crescita e margini operativi in difficoltà. Questa è la fotografia delle aziende italiane, comprese quelle attive nel comparto food” – commenta Niccolò Zuffetti, head of Marketing at CRIBIS D&B, CRIF Group –. Le aziende si stanno concentrando sulla gestione della cassa e dei crediti nonché sul miglioramento della gestione della supply chain e della sostenibilità”. LEGGI TUTTO

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    Alba Leasing e Marcegaglia, prima operazione di leasing sustainability linked in Italia

    (Teleborsa) – Alba Leasing e il Gruppo Marcegaglia, colosso italiano dell’acciaio, hanno finalizzato la prima operazione di leasing “sustainability linked” in Italia, per l’acquisizione di un impianto industriale e due cogeneratori del valore complessivo di 75 milioni di euro. L’operazione prevede la stipula di tre distinti contratti di leasing strumentale ed è legata al raggiungimento, da parte del Gruppo Marcegaglia, di specifici obiettivi ESG.L’accordo con Alba Leasing consentirà al Gruppo Marcegaglia, si legge in una nota, di acquisire un impianto di laminazione a freddo dei coils reversibile a due stadi e un impianto di cogenerazione all’interno dello stabilimento di Ravenna, nonché un secondo cogeneratore presso lo stabilimento di Gazoldo degli Ippoliti a Mantova.”L’investimento del laminatoio è stato realizzato in conformità con il modello Industria 4.0 e permetterà di ottenere importanti vantaggi in termini di efficientamento tecnologico del processo produttivo, mentre i due cogeneratori ci permetteranno di ottenere importanti saving in tema di costi energetici e sensibili benefici in tema di sostenibilità”, spiega Federico Mottaran, Direttore Amministrativo Marcegaglia.”Siamo convinti che il leasing possa costituire un utile strumento a supporto delle aziende, per dare nuovo slancio al paese anche in ottica di sostenibilità – afferma invece Stefano Rossi, Direttore Generale di Alba Leasing – Ecco perché abbiamo deciso di impegnarci in progetti focalizzati su temi di grande attualità, come il rispetto dell’ambiente, la transizione e l’indipendenza energetica, senza mai dimenticare l’innovazione tecnologica”. LEGGI TUTTO

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    Parità di genere, UN Global Compact Network Italia: “Donne sottorappresentate nell'area STEM”

    (Teleborsa) – In occasione della Giornata internazionale della donna, si svolgerà a Milano, presso Palazzo Mezzanotte, la tradizionale cerimonia del suono della campanella per dedicare l’apertura dei mercati finanziari al tema della parità di genere e del women empowerment sul luogo di lavoro, nei mercati e nella comunità. Ring the Bell for Gender Equality, organizzato da UN Global Compact Network Italia, Borsa Italiana e Women in ETFs, sarà trasmesso l’8 marzo in diretta streaming dalle 8.50 alle 10.UN Global Compact Network Italia ? che rappresenta nel nostro paese il Global Compact delle Nazioni Unite, la più grande iniziativa di sostenibilità di impresa al mondo ? ricorda che il tema scelto dalle Nazioni Unite per la Giornata internazionale della donna di quest’anno è “Innovazione e tecnologia per la parità di genere: per un mondo digitale inclusivo”.Le donne continuano a essere sovrarappresentate nei settori dell’istruzione, della salute e della cura rispetto agli uomini, mentre sono sottorappresentate nei settori STEM. Se si considerano i laureati di tutti i settori, la percentuale di donne laureate in Tecnologie dell’informazione e della comunicazione (ITC) è dell’1,7% rispetto all’8,2% degli uomini laureati. Inoltre le donne abbandonano l’industria tecnologica a un tasso del 45% superiore rispetto agli uomini.”Oggi le competenze tecnico-scientifiche sono le più ricercate sul mercato del lavoro e questa richiesta è destinata ad aumentare nel prossimo futuro ? ha dichiarato Marco Frey, presidente UN Global Compact Network Italia –. Tuttavia, sia in Italia che nel mondo, la percentuale di donne laureate in discipline STEM è di circa il 19%, per quanto mediamente queste concludano il corso di laurea in misura maggiore rispetto agli uomini (50% contro 48%) e con una votazione leggermente superiore (107,3 contro 106,4). Esiste ancora, difatti, un radicato bias culturale per cui donna e scienza viene percepito come un binomio difficile, che spinge la popolazione femminile a prediligere di formarsi in campo umanistico. Questo fenomeno ? prosegue Frey ? contribuisce non solo ad allargare il divario economico di genere – privando le donne di numerose opportunità lavorative ? ma allo stesso tempo fa pagare alle imprese il costo della perdita di potenziali talenti e leadership femminili, nuocendo quindi non sono all’equità ed inclusività dei mercati ma anche alla loro prosperità”.UN Global Compact Network Italia sarà rappresentato alla cerimonia da Stella Sigillò, programme & Engagement Manager, che presenterà gli esiti del primo anno di attività del progetto “TGE – Target Gender Equality”, un percorso di 9 mesi per fornire alle aziende le competenze per fissare e raggiungere gli obiettivi per l’uguaglianza di genere, in un’ottica di accrescimento dell’impatto sull’SDG 5 – Gender Equality dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.Al Target Gender Equality 2022 hanno preso parte circa 40 aziende, con una buona presenza delle PMI. Il 75% dei partecipanti ha sottoscritto durante il percorso i Women’s Empowerment Principles, sviluppati dall’UN Global Compact per guidare il superamento del gender gap, o si è impegnato a farlo entro un anno dalla conclusione.Ring the Bell for Gender Equality è un cerimoniale organizzato ogni anno da oltre 100 Borse in tutto il mondo per dedicare l’apertura dei mercati finanziari al tema della Gender Equality. Al livello globale, l’iniziativa è promossa da UN Global Compact, World Federation of Exchanges, International Finance Corporation, UN Women e Sustainable Stock Exchange Initiative. LEGGI TUTTO

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    PNRR, Confcommercio: “Necessari interventi strategici no misure bandiera”

    (Teleborsa) – “Il Decreto legge sulla governance del PNRR introduce misure organizzative ed operative necessarie per accelerare il processo di programmazione ed attuazione delle politiche di sviluppo, con l’obiettivo di evitare sovrapposizioni in termini di competenze e di interventi.L’efficacia delle politiche di sviluppo economico dipenderà dal grado di integrazione tra le grandi politiche nazionali e le politiche di coesione, dalla necessità di preferire a ‘misure bandiera’ interventi davvero strategici, capaci di produrre effetti positivi durevoli, ancor di più nel Mezzogiorno”. È quanto ha dichiarato oggi, durante l’audizione in Senato sul PNRR, Riccardo Garosci, vicepresidente di Confcommercio incaricato all’internazionalizzazione, Anche al fine di ridurre i divari territoriali, – si legge nella nota Confcommercio – si rende necessaria una migliore sinergia e convergenza tra risorse nazionali e risorse comunitarie, che una regia politica unica potrebbe assicurare, nonché agire sulla “filiera del ritardo” riducendo i ritardi politici, amministrativi ed operativi.Per Confcommercio, inoltre, il rafforzamento del Partenariato economico e sociale, rimane un elemento sostanziale per la condivisione di una visione comune dell’Italia del domani. La sua efficacia – evidenzia Confcommercio – non può prescindere dall’Accountability degli investimenti pubblici, con la messa a disposizione delle informazioni sull’attuazione delle politiche che siano accessibili e soprattutto fruibili da tutti. LEGGI TUTTO

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    Covid, inchiesta procura di Bergamo: Conte tranquillo di tutte le scelte fatte

    (Teleborsa) – “Ho già riferito alla procura le ragioni che ci hanno spinto ad adottare una misura restrittiva riguardante l’intero territorio lombardo e continuerò a offrire il mio contributo per fare chiarezza nelle sedi opportune, sono assolutamente tranquillo su tutte le scelte fatte”. Così il presidente del M5S Giuseppe Conte all’Ansa rispondendo alla domanda sulla ragione per cui non ha firmato il decreto che stabiliva la zona rossa Bergamasca. Decreto che però è stato firmato dall’allora ministro della Salute, Roberto Speranza. “Di fronte a una situazione senza precedenti – ha aggiunto Conte – c’è chi mi ha accusato di aver chiuso troppo e chi di aver chiuso troppo poco. Quello che posso dire ora e che ho agito con massimo senso di responsabilità, in piena trasparenza e coscienza, non risparmiando un minuto del mio tempo per mettere a punto con esperti, Protezione civile, forze dell’ordine, governatori una risposta all’altezza della situazione drammatica che abbiamo vissuto”.L’ex presidente del Consiglio è accusato in base alle indagini condotte dalla procura di Bergamo di non aver istituito la zona rossa nel comuni di Nembro e Alzano Lombardo nonostante “l’ulteriore incremento del contagio” in Lombardia e “l’accertamento delle condizioni che (…) corrispondevano allo scenario piu’ catastrofico”. L’ex ministro Speranza risponde invece solo per la mancata attuazione del piano pandemico. Speranza aveva firmato infatti una bozza di decreto con cui proponeva di estendere la misura urgente di “contenimento del contagio” già adottata nel Lodigiano, ai due comuni della Bergamasca, bozza che invece non venne sottoscritta da Conte. LEGGI TUTTO

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    Auto, Meloni: rinvio voto su stop 2035 a benzina e diesel è un successo italiano

    (Teleborsa) – “ll rinvio, a data da destinarsi, del voto alla riunione degli ambasciatori Ue sul Regolamento che prevede lo stop dal 2035 alla vendita di auto nuove diesel e benzina è un successo italiano. La posizione del nostro governo è infatti chiara: una transizione sostenibile ed equa deve essere pianificata e condotta con attenzione, per evitare ripercussioni negative sotto l’aspetto produttivo e occupazionale. La decisione del Coreper di tornare sulla questione a tempo debito va esattamente nella direzione di neutralità tecnologica da noi indicata”. Così ha commentato la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, sui suoi canali social la decisione della presidenza svedese del Consiglio europeo.A pesare, oltre al no dell’Italia e alle posizioni di fatto contrarie di Polonia e Bulgaria (sebbene Sofia a novembre si sia astenuta), è stata la posizione della Germania. Il ministro dei trasporti Volker Wissing in settimana aveva infatti annunciato che la decisione tedesca sarebbe stata appesa alla garanzia da parte della Commissione di presentare una nuova proposta sugli e-fuels che permettesse alle nuove auto con motore a combustione di circolare anche dopo il 2035 a patto che siano alimentate con carburanti puliti.”Ricordo che la proposta è stata fatta sulla base della neutralità tecnologica e nell’obiettivo di raggiungere l’obiettivo del Net Zero. Siamo in contatto con i Paesi membri sulle nuove preoccupazione emerse per valutare quale sia la strada migliore da percorrere ora”, ha spiegato la portavoce della Commissione, Dana Spinant.Per il ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, il nuovo rinvio “tiene giustamente conto di una forte resistenza di alcuni Paesi europei, con l’Italia in prima fila, a un’impostazione del Regolamento troppo ideologica e poco concreta”. “L’Italia – ha aggiunto Pichetto – ha una posizione molto chiara: l’elettrico non può essere l’unica soluzione del futuro, tanto più se continuerà, come è oggi, ad essere una filiera per pochi. Puntare inoltre sui carburanti rinnovabili è una soluzione strategica e altrettanto pulita, che consente di raggiungere importanti risultati ambientali, evitando pesanti ripercussioni negative in chiave occupazionale e produttiva”. LEGGI TUTTO