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    G20, Meloni incontra Xi: “Rilanciare scambi Italia-Cina”

    (Teleborsa) – Rilanciare i rapporti con la Cina, a partire dall’export del made in Italy. La presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha chiuso la due giorni di Bali con un incontro bilaterale di circa un’ora a margine dei lavori del vertice dei Paesi del G20 con il presidente della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping. Un incontro, fa sapere Palazzo Chigi in una nota, “improntato alla cordialità”, nel quale “Meloni ha espresso l’interesse del Governo italiano a promuovere gli interessi economici reciproci, anche nell’ottica di un aumento delle esportazioni italiane in Cina”. Allo stesso tempo Xi e Meloni hanno riconosciuto l’antico rapporto tra Italia e Cina, due civiltà millenarie, sottolineando il successo dell’anno della cultura Italia-Cina. Nel colloquio sono stati toccati anche i rapporti tra UE e Cina, auspicando un loro rilancio. Meloni ha rilevato l’importanza che riprendano tutti i canali di dialogo, incluso quello in materia di diritti umani. È stata, inoltre, – sottolinea Palazzo Chigi – riconosciuta la necessità di collaborare per l’efficace gestione delle più gravi e impellenti sfide globali e regionali. Meloni e Xi hanno dedicato particolare attenzione alla guerra in Ucraina e alle sue conseguenze. Hanno convenuto che occorre promuovere ogni iniziativa diplomatica per porre fine al conflitto ed evitare un’escalation. Al termine dell’incontro Xi ha invitato Meloni a effettuare una visita in Cina, che la presidente del Consiglio ha accettato. LEGGI TUTTO

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    Unicredit, accordo per sostenere Porto di Trieste e imprese dell'ecosistema portuale

    (Teleborsa) – UniCredit e l’Autorità di Sistema Portuale del Mare Adriatico Orientale hanno siglato un accordo quadro per il supporto, finanziario e non solo, del Porto di Trieste e delle imprese dell’ecosistema portuale. La partnership ha l’obiettivo di promuovere e supportare programmi di investimento in ottica di crescita, trasformazione digitale, internazionalizzazione e Industria 4.0, transizione ecologica ed energetica ed inclusione sociale.Zeno D’Agostino, presidente dei porti di Trieste e Monfalcone, parla di “nuove opportunità che mettiamo a disposizione di tutte le realtà del nostro settore, dalla più grande alla più piccola, grazie alle solide relazioni che abbiamo costruito con il mondo bancario e finanziario”. “Per noi è una soddisfazione importante riuscire a permettere al nostro porto, in continua crescita, di poter dialogare con interlocutori fondamentali per lo sviluppo che stiamo portando avanti”, ha aggiunto.”Il recente intervento di UniCredit a supporto del progetto per la costruzione di nuovo polo logistico infrastrutturale nelle aree portuali al posto dello storico impianto siderurgico di Servola è solo l’ultima, concreta, dimostrazione della nostra attenzione verso questo territorio e le sue traiettorie di sviluppo – ha commentato Luisella Altare, Regional Manager Nord Est di UniCredit – Con questo accordo consolidiamo una storica partnership e mettiamo a disposizione di tutto l’ecosistema portuale il network globale che deriva dalla nostra natura di banca paneuropea”.Tra i punti principali punti dell’accordo c’è la definizione di soluzioni di supporto ad hoc per chi ha in programma piani di investimento in ambito ESG o d’innovazione. Per quanto riguarda l’internazionalizzazione, UniCredit mette a disposizione il proprio network di banca commerciale paneuropea per promuovere e supportare lo sviluppo del business internazionale delle imprese interessate.Inoltre, previsto il supporto del Capitale Circolante e supporto della filiera con strumenti di factoring e reverse factoring, il supporto alla trasformazione digitale e iniziative di financial-education. LEGGI TUTTO

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    Auto, futuro a rischio: quanti posti di lavoro “minacciati” dall'elettrico?

    (Teleborsa) – Al via oggi la due giorni di riunione straordinaria – che si concluderà domani – allargata del comitato automotive di IndustriAll Europe, organizzata da Fim, Fiom e Uilm e dal sindacato industriale europeo sul futuro dell’industria automobilistica europea, alla luce della transizione ecologica e della decisione europea di fermare la produzione di motori endotermici entro il 2035. Un futuro minacciato dall’elettrico con il rischio di perdere circa il 35% dei posti di lavoro attuali.L’industria dell’automotive rappresenta in Europa 2,6 milioni di posti di lavoro nel settore manifatturiero, e nel complesso più di 13 milioni di posti di lavoro. Ciò fa di questo settore uno dei più importanti in Europa e in Italia. In Italia sono circa 250mila i lavoratori coinvolti, di cui 168mila riguardano la filiera della componentistica. Le trasformazioni del settore automotive devono essere accompagnate da interventi di politiche industriali che devono contribuire ad attivare le sinergie di una filiera ramificata, promuovendo dimensioni e cultura di impresa compatibili con le sfide del settore; gestire le crisi industriali già aperte; a prevedere investimenti di sostegno all’offerta per la difesa dell’attuale capacità installata e dell’occupazione, per l’attrazione di nuovi investimenti produttivi e per il sostegno alla ricerca e sviluppo di prodotti che valorizzino le eccellenze italiane di tecnologia e stile. Si rendono, infine, necessari ammortizzatori sociali per accompagnare le transizioni in atto e occorre aumentare i salari per dare risposte immediate al forte disagio economico che i lavoratori stanno affrontando a causa del caro energia e dell’inflazione. Sono alcune delle proposte che saranno avanzate da IndustriAll Europe, insieme con Fim, Fiom e Uilm all’Unione europea e al Governo italiano.Luc Triangle, segretario generale di IndustriAll Europe, dice che “l’industria automobilistica sta attraversando una trasformazione senza precedenti. La perdita di posti di lavoro su larga scala, l’aumento della pressione sui lavoratori rimasti e i danni sociali saranno inevitabili se l’elettrificazione e l’automazione del settore continueranno a essere lasciate alle sole forze del mercato. Abbiamo bisogno di una strategia industriale europea per mantenere e creare buoni posti di lavoro, decarbonizzando al contempo il settore”.”L’Italia è uno dei Paesi più impattati da questa transizione che non rifiutiamo, ma vogliamo governare con strumenti molto più forti”, spiega Roberto Benaglia, segretario generale della Fim. “Le dichiarazioni del commissario europeo Thierry Breton sulla necessità di un fondo specifico europeo di sostegno industriale e occupazionale al settore, devono però tradursi in fatti concreti ma quello che conta, sono le politiche nazionali di accompagnamento e su cui nostro Paese è in ritardo. Quella di oggi è un’occasione di confronto molto elevato che ci permetterà di socializzare le migliori pratiche e di condividere le strategie sull’automotive sul piano europeo”Michele De Palma, segretario generale della Fiom, aggiunge che “con questa due giorni diamo avvio a un percorso di confronto e condivisione di proposte in tema di transizione ecologica nell’automotive, con l’obiettivo di unire i lavoratori europei del settore in un’iniziativa comune per il salario, l’occupazione e la giusta transizione. Le grandi trasformazioni che stanno avvenendo nel settore necessitano di scelte strategiche, a livello nazionale ed europeo. L’Italia oggi è il Paese che paga più di altri la transizione perché in questi anni non ci sono state politiche industriali, è ora di cambiare. Servono investimenti in ricerca e sviluppo, nuove tecnologie, software e infrastrutture, per una transizione giusta, socialmente e ambientalmente sostenibile”.”L’iniziativa di oggi rappresenta un’occasione molto importante per poter continuare a mettere al centro delle nostre priorità il tema della transizione ecologica e digitale, alla luce di un momento molto complesso che tutti stiamo vivendo accentuato dalle conseguenze della guerra. In Italia, con la transizione ecologica, sono a rischio 120mila posti di lavoro e il settore è da sempre centrale per la nostra economia”, sottolinea Rocco Palombella, segretario generale della Uilm.(Foto: © Sittipong Leetangwattana / 123RF) LEGGI TUTTO

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    Edilizia, Censis: Ecobonus e 110% costati 55 miliardi

    (Teleborsa) – I 55 miliardi investiti fino a oggi per Super ecobonus hanno attivato un valore della produzione totale pari ad almeno 115 miliardi di euro, coinvolgendo 900.000 unità di lavoro dirette e indirette. Gli interventi realizzati fino a oggi contribuiscono al 40% del risparmio di gas che il Governo intende realizzare attraverso le misure varate per far fronte all’inverno 2022-2023. Sono le stime del Censis, relative al periodo compreso tra agosto 2020 e ottobre 2022, realizzato in collaborazione con Harley&Dikkinson e la Filiera delle costruzioni.Emerge anche che il superbonus fa lievitare il valore immobiliare delle unità abitative tra il 3% e 5%, grazie al salto di classe energetica. Sulla base dei dati disponibili si stima che la spesa di 55 miliardi di euro generi un risparmio di 11.700 Gwh/anno, che corrispondono a 1,1 miliardi di metri cubi di gas, pari al 40% del risparmio energetico che il Piano emergenziale di riduzione dei consumi del settore domestico si prefigge di realizzare nell’autunno-inverno 2022-2023 (2,7 miliardi di metri cubi di gas).Per avere ancora un ordine di grandezza dei costi e dei benefici del Superbonus, considerando gli interventi finanziati dagli ecobonusordinari fino al 2020 insieme a quelli finanziati attraverso il superbonus, si arriverebbe a un risparmio stimabile in circa 2 miliardi di metri cubi di gas, pari a oltre due terzi di tutti i risparmi di gas previsti in Italia dalle ultime misure di riduzione dei consumi per il settore domestico.La riduzione nelle emissioni di co2 dovuta agli interventi con il superbonus è stimabile in 1,4 miliardi di tonnellate di mancateemissioni, che contribuiscono alla riduzione dell’impronta ecologica del patrimonio edilizio italiano e permettono di conseguire risultatiimportanti nel processo di transizione ecologica del Paese. LEGGI TUTTO

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    Trasporto aereo, per raggiungere obiettivo Net Zero necessari 106 miliardi di dollari/anno a livello globale

    (Teleborsa) – L’aviazione oggi è responsabile di circa il 2,5% delle emissioni di CO2 a livello globale, il dato più basso tra i mezzi di trasporto. La gran parte delle emissioni, circa l’84%, sono generate durante il volo, mentre le operazioni di terra che vedono coinvolti l’aeroporto e gli spostamenti per raggiungerlo contribuiscono per il 7% del totale. In linea con il programma Fit for 55, l’aviazione europea ha l’obiettivo di ridurre le emissioni di CO2 del volo del 55% al 2030 e di diventare completamente Net Zero entro il 2050. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo è fondamentale intervenire sulle principali leve di decarbonizzazione: rinnovo della flotta e miglioramenti tecnologici permetteranno di ridurre le emissioni del 19%; le nuove procedure ATM e di ground operations dell’8%; e l’utilizzo dei nuovi carburanti SAF avrà un impatto del 42%. È quanto emerge dal webinar “Verso un’aviazione a impatto zero: progetti innovativi per coniugare la sostenibilità ambientale e la crescita del settore”, secondo appuntamento di Adl Aviation Talks, il ciclo di incontri organizzato da Arthur D. Little dedicato al rilancio dell’aviazione in Italia.Aeroporti Green, rinnovo delle flotte, carburanti sostenibili e intermodalità, sono stati i temi al centro della conversazione introdotta da Saverio Caldani, amministratore delegato di Arthur D. Little; e guidata da Francesco Marsella, managing partner di Arthur D. Little; con Marco Troncone, amministratore delegato Aeroporti di Roma; Fabio Lazzerini, amministratore delegato ITA Airways e proprio oggi riconfermato dall’Assemblea degli azionisti; Fabrizio Favara, chief strategy officer Gruppo Ferrovie dello Stato; Claudio Eminente, direttore Centrale Programmazione Economica Sviluppo Infrastrutture ENAC. Ad aprire e chiudere il dibattito sono intervenuti rispettivamente Nicola Zaccheo, presidente ART e Pierluigi Di Palma, presidente ENAC.”Il trasporto aereo – ha dichiarato Zaccheo – tra l’altro in forte ripresa specie in Italia, richiede grande attenzione alle tematiche relative alla sostenibilità ambientale. Ancor più se consideriamo la necessità di ridurre la dipendenza energetica dagli idrocarburi. La sostenibilità deve però essere anche economica ed è qui che il ruolo del regolatore diventa cruciale. L’autorità di regolazione dei trasporti già negli attuali modelli per i diritti aeroportuali prevede tariffe articolate in modo da ottimizzare la capacità degli scali, ridurre l’inquinamento acustico e ambientale, grazie a sistemi incentivanti una maggiore qualità degli investimenti in tecnologie sostenibili. Nei nuovi modelli aeroportuali ART, ormai prossimi alla loro approvazione, sono inserite misure che favoriscono ancor più investimenti green, quali, ad esempio, meccanismi che introducono premialità nel tasso di rendimento degli investimenti previsti in materia di tutela ambientale”.”L’aeroporto è il luogo dove si possono implementare sin da subito tecnologie mature per migliorare l’impatto ambientale – ha evidenziato Marsella – le iniziative possono essere molteplici come l’efficienza energetica per diminuire i consumi, elettrificazione dei mezzi di terra, auto-produzione di energia da fonti rinnovabili, soluzioni di storage e flessibilità. Oggi l’aeroporto è un microcosmo in cui le iniziative di sostenibilità possono avere grande impatto sulle comunità locali e rappresentare anche nuove linee di business ancillare”.”L’azzeramento delle emissioni nel trasporto aereo richiede uno sforzo corale, ma – ha sottolineato Troncone – sarà necessario non ragionare più solo in termini di sostenibilità ma di crescita sostenibile. Il focus deve infatti spostarsi sullo sviluppo e sulla crescita per assicurarsi che siano prodotte le risorse per la transizione. Oggi la Tassonomia europea non va in questa direzione, anzi appare molto restrittiva e sembra far prevalere lo stigma nei confronti del settore piuttosto che lo stimolo ad assicurare le risorse per supportare la transizione energetica. Siamo convinti che la direzione possa essere diversa: Aeroporti di Roma ha una politica molto aggressiva di green finance, mettendo in gioco progettualità e obiettivi chiari e verificabili che diano maggiori garanzie di solidità della roadmap e del raggiungimento dei target. Le direttrici di sviluppo industriale nazionale, nel solco già positivamente tracciato da ENAC, anche per comporre gradualmente il gap di connettività del Paese, dovranno concentrarsi sulla crescita infrastrutturale per incentivare il rispetto dei massimi requisiti green. In tal modo sarà possibile evitare crisi di capacità nel medio termine e al contempo assicurare focus massimo sull’intermodalità, intesa non solo come treno/aereo ma anche come terrestre elettrica, nonché aria/aria con gli e-Vtol, i c.d. taxi volanti, velivoli a impatto zero”.”L’impegno di tutti – ha dichiarato Eminente – deve andare verso la sostenibilità: sociale, economica e ambientale da raggiungere utilizzando tutti gli strumenti a disposizione e in particolare l’innovazione tecnologica, la digitalizzazione e l’intermodalità. Questi principi sono alla base del Piano Nazionale degli Aeroporti che Enac sta sviluppando e che rappresenta la visione strategica del nostro Paese per il trasporto aereo per i prossimi 15 anni”.”Nei prossimi vent’anni saranno introdotti nel mercato circa 40mila velivoli di nuova generazione, che garantiranno migliore efficienza grazie all’evoluzione dell’aerodinamica, dei materiali e della propulsione (incluso ibrido e elettrico). Il 40% dei nuovi velivoli – ha detto Marsella – andrà a sostituire la flotta attuale, mentre il 60% soddisferà le esigenze di crescita del settore. Ma la sfida più grande è rappresentata dall’introduzione dei carburanti alternativi, per i prossimi trent’anni l’aviazione dovrebbe concentrarsi sulla produzione e adozione di Biofuel e Synfuel e, contestualmente, prepararsi per lo shift all’Idrogeno Liquido (post-2050)”.”Abbiamo avuto la fortuna incredibile di partire come compagnia aerea in modalità di start up, per cui fare della sostenibilità uno dei nostri pilastri è stata una scelta naturale – ha dichiarato Lazzerini – L’aspetto ambientale di sostenibilità per noi deve comunque andare di pari passo con quello economico, perché un’azienda deve fare profitti per sostenere investimenti legati a progetti green. La nostra ambizione è quella di diventare entro il 2026 la compagnia aerea più green d’Europa, infatti il prossimo anno entreranno in flotta 39 nuovi aeromobili di ultima generazione. Il nostro è un obiettivo di ampio respiro che rappresenta sia un asset di valorizzazione per la Compagnia sia un tassello fondamentale per fare sistema”.Gli aeroporti italiani scontano ancora un gap importante in termini di intermodalità, un aspetto fondamentale per migliorare l’esperienza del passeggero e assorbire in maniera sostenibile il previsto aumento di traffico presso gli scali italiani. “Ad oggi – ha evidenziato Marsella – il collegamento aeroporto-centro città è affidato per il 70% dei passeggeri ai mezzi privati, poiché sono ancora pochi gli aeroporti con un collegamento ferroviario efficiente con il centro città. I nuovi Masterplan prevedono per il 2030 la costruzione di 11 nuovi collegamenti con importanti aeroporti che consentiranno di servire l’80% del traffico passeggeri domestico”. “L’intermodalità – ha commentato Favara – rappresenta la sostenibilità del settore dei trasporti. Il Gruppo FS sta aumentando e potenziando l’accessibilità ai territori, partendo dai collegamenti tra i nodi di trasporto, come aeroporti e stazioni. Stiamo lavorando per realizzare nuovi collegamenti ferroviari con gli aeroporti e connetterli con destinazioni oggi non servite direttamente da voli aerei, in una logica di servizio integrato hub-spoke. Per una vera intermodalità è importante che tutti gli stakeholder lavorino insieme, valorizzando i differenti servizi di trasporto. Il servizio Leonardo Express, che con fino a 126 treni al giorno collega la stazione ferroviaria di Roma Termini a Fiumicino Aeroporto, ha raggiunto quest’estate i livelli pre covid (2019) in alcuni giorni anche superandoli, con oltre 350mila passeggeri al mese”.”ENAC, attraverso la sua leadership, accompagna la trasformazione in chiave green di tutto il settore aereo in maniera orchestrata – ha affermato Di Palma –. L’orizzonte temporale decennale di tali trasformazioni necessita di una continuità di supporto istituzionale e di finanza pubblico/privata per assicurare competitività al sistema italiano. In tale contesto sarebbe necessaria una rimodulazione del PNRR per sostenere gli ingenti investimenti indispensabili per assicurare la transizione del settore aereo”.”L’investimento stimato per portare a termine questa trasformazione ammonta a 106 mld di dollari/anno a livello globale. L’aviazione non solo non ha da sola le risorse da investire, ma si trova anche in una situazione di alto indebitamento ereditato dalla crisi del Covid19. È fondamentale quindi – ha concluso Marsella – avere accesso a programmi di finanza pubblica e privata attivabile sulla base di progetti selezionati e condivisi da tutto il settore”. LEGGI TUTTO

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    Federdistribuzione: “La distribuzione moderna deve avere ruolo fondamentale nell'attuazione del PNRR”

    (Teleborsa) – “Occorre che nell’attuazione del PNRR, che guarda al futuro del Paese, il Governo tenga conto del ruolo della distribuzione moderna”. È quanto ha affermato Alberto Frausin, presidente di Federdistribuzione, a margine dell’incontro sul Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza convocato oggi dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.”Il nostro settore – ha proseguito Frausin – è composto da aziende in continua trasformazione, che hanno necessità di investire per rispondere alle crescenti sfide di mercato e al cambiamento dei bisogni di consumo di milioni di persone. Si tratta di imprese che non delocalizzano, ma indirizzano le risorse sul territorio, portando occupazione, crescita e servizi attraverso strutture e punti vendita dislocati in ogni parte del Paese. Il nostro settore può avere un ruolo propulsivo fondamentale per l’ammodernamento infrastrutturale nonché verso i cittadini, per promuovere i comportamenti virtuosi necessari a questa trasformazione. È quindi necessario supportare il percorso verso la transizione energetica, ecologica e digitale con investimenti importanti su tutte queste direttrici, senza dimenticare che occorre agire anche sulla semplificazione amministrativa per snellire le procedure che rischiano di rallentare le progettualità e limitano la capacità competitiva delle imprese. Servono al settore investimenti di almeno 70 miliardi entro il 2030, per dare piena attuazione a questi processi, che porteranno ad un cambiamento significativo dei comportamenti e delle abitudini di consumo del Paese. Ad oggi – ha concluso il presidente di Federdistribuzione – non abbiamo ancora visto interventi in questa direzione, ma auspichiamo che il nuovo Governo comprenda il ruolo imprescindibile del settore”. LEGGI TUTTO

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    USA, scorte petrolio settimanali in calo di 5,4 milioni di barili

    (Teleborsa) – Sono diminuite oltre le attese le scorte di greggio in USA nell’ultima settimana. L’EIA, la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, ha segnalato che gli stocks di greggio, negli ultimi sette giorni all’11 novembre 2022, sono diminuiti di oltre 5,4 milioni di barili a 435,4 MBG, contro attese per un decremento di 0,4 milioni.Gli stock di distillati hanno registrato un aumento di 1,1 milioni a 107,4 MBG, contro attese per una diminuzione di 0,5 milioni, mentre le scorte di benzine hanno registrato un incremento di 2,2 milioni a quota 207,9 MBG (era atteso un aumento di 0,3 milioni).Le riserve strategiche di petrolio sono calate di 4,1 milioni a 392,1 MBG. LEGGI TUTTO

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    USA, indice NAHB novembre cala a 33 punti: peggio delle attese

    (Teleborsa) – Si deteriora ancora la fiducia del settore immobiliare USA, sintetizzata dall’indice NAHB. A novembre 2022 il dato si è attestato a 33 punti, rispetto ai 38 punti del mese precedente e contro i 36 del consensus. Si tratta dell’undicesimo calo mensile consecutivo e il livello più basso da giugno 2012, ad eccezione di un brevissimo calo all’inizio della pandemia di Covid-19, seguito da un forte rimbalzo.Per quanto riguarda le singole componenti dell’indice, quello sulle vendite attuali scende di 6 punti a quota 39, quello relativo alle vendite dei prossimi sei mesi è calato di 4 punti a 31 punti, mentre quello rappresentativo del traffico dei possibili acquirenti è scivolato a 20 punti (-5 punti).L’indicatore, elaborato dalla National Association of Home Builders (NAHB), rappresenta un quadro sintetico delle aspettative di vendita dei costruttori nel presente e nell’arco dei prossimi sei mesi: una lettura inferiore a 50 mostra una prevalenza di giudizi negativi, mentre un livello superiore indica maggiore ottimismo. “I tassi di interesse più elevati hanno notevolmente indebolito la domanda di nuove case poiché il traffico degli acquirenti sta diventando sempre più scarso – ha affermato il presidente della NAHB Jerry Konter, un costruttore di case e sviluppatore di Savannah, Georgia – Con il settore immobiliare in recessione, l’amministrazione Biden e il nuovo Congresso deve concentrarsi su politiche che riducano i costi di costruzione e consentano ai costruttori di case della nazione di espandere la produzione di alloggi”. LEGGI TUTTO