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    Pandemia, Istat: nel 2020 crolla valore aggiunto imprese

    (Teleborsa) – Nel primo anno di pandemia crolla il valore aggiunto delle imprese dell’industria e dei servizi. Nel 2020, secondo i dati diffusi dall’Istat, le imprese industriali e dei servizi sono 4,3 milioni (+1,1%) e generano un valore aggiunto di 739 miliardi, in diminuzione del 10,5% sul 2019 (-12,4% nei servizi, -8,8% nell’industria in senso stretto e -3,4% nelle costruzioni). Il margine operativo lordo segna un calo del 13%, il fatturato dell’11,3%, il costo del lavoro dell’8,3%. Le imprese organizzate in gruppi, che generano il 57,3% del valore aggiunto e il 63% del fatturato totale, registrano una riduzione del valore aggiunto inferiore alla media (- 9,5%).La flessione del valore aggiunto – spiega il Report – è più elevata per le classi dimensionali centrali: -10,6% nella classe 0-9 addetti, -15% in quella 10-19, -13,1% nella classe 20-49, -7,9% nella classe 50-249, -9,7% nella classe 250 addetti e oltre. Tale dinamica eterogenea è spiegata dalla variabilità dei tassi di flessione di fatturato e costi intermedi che si registra nelle varie classi dimensionali.La distribuzione delle imprese per classe di addetti è sostanzialmente diversa tra le imprese appartenenti a gruppi e non, e lo è ancora di più la distribuzione degli addetti, del fatturato e del valore aggiunto. Se tra le imprese non appartenenti a gruppi le micro-imprese occupano il 66% degli addetti e le grandi imprese il 3,5%, nei gruppi le grandi imprese occupano il 59,7% degli addetti e le micro-imprese solo il 3,8%.Analoghe differenze emergono per le distribuzioni di fatturato e valore aggiunto. Le variazioni del valore aggiunto, fatturato e margine operativo lordo sono più elevate nei gruppi di grande dimensione, con oltre 5mila addetti (rispettivamente -11,8%, -17,8%, -24%), mentre subiscono variazioni minori i gruppi di piccola dimensione con 0-19 addetti (rispettivamente -7,5%, -7%, -7,7%). LEGGI TUTTO

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    Ucraina, Mosca non arretra: resta sospeso l'accordo sul grano

    (Teleborsa) – I ministri della Difesa di Russia e Turchia, Sergei Shoigu e Hulusi Akar, hanno avuto un colloquio telefonico in merito alla decisione di Mosca di sospendere l’accordo sull’esportazione di grano dai porti ucraini. Dal Cremlino è stato fatto sapere che “sono state discusse domande” sulla questione. Il ministero della difesa russo ha definito inoltre “inaccettabile” il movimento di navi lungo il corridoio di sicurezza nel Mar Nero dopo la sospensione da parte di Mosca dell’accordo sul grano. Secondo la difesa russa, le forze armate ucraine usano il corridoio per operazioni militari contro la Federazione russa. Dal ministero hanno comunque ribadito che si tratta di una sospensione dell’accordo, non di una sua cancellazione.Questa mattina il ministro turco Akar aveva sottolineato che “la sospensione dell’accordo non ha vincitori, ma solo perdenti. Fermare le navi ha ricadute su tutta l’umanità. Faremo il possibile per far ripartire l’accordo e giungere a un cessate il fuoco”. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha fatto comunque sapere dopo i colloqui con il primo ministro della Repubblica Ceca, Pietr Fiala, che il suo paese continuerà a mantenere gli impegni del programma dell’Onu per l’export sicuro di grano dai propri porti sul Mar Nero. Dagli Stati Uniti netta condanna della decisione russa di sospendere l’accordo sul grano, definito dal Dipartimento di Stato americano di un “ricatto” a tutto il mondo. “Non punisce solo l’Ucraina ma è una punizione collettiva per tutti quei paesi che hanno bisogno del grano”, hanno sottolineato da Washington.Intanto il sindaco di Kiev, Vitaly Klitschko, ha reso noto che parte della rete idrica della capitale ucraina è stata ripristinata, in particolare nei quartieri sulla riva sinistra del Dnepr: i residenti senz’acqua sono così passati dall’80 al 40%. I tecnici “stanno lavorando per stabilizzare il funzionamento delle stazioni idriche il prima possibile – ha fatto sapere Klitschko – . Stamattina, a causa dei danni a un impianto energetico vicino a Kiev, l’80% dei consumatori della capitale era senza approvvigionamento idrico e 350.000 appartamenti senza elettricità. Adesso, il 40% dei consumatori è ancora senz’acqua” mentre sono “270.000 gli appartamenti senza elettricità”. LEGGI TUTTO

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    Infrastrutture, Salvini: primo contatto con Commissaria Ue Valean

    (Teleborsa) – Telefonata molto cordiale del vicepremier e ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Matteo Salvini, e la commissaria europea ai Trasporti Adina Valean.E’ quanto riferisce un portavoce del ministro, spiegando che il colloquio è stata l’occasione per confermare la stretta collaborazione tra l’Italia e le istituzioni europee. Salvini ha anticipato l’ambizione del governo: realizzare il Ponte sullo Stretto che “permetterebbe di collegare la Sicilia al cuore dell’Europa con un’opera ingegneristica unica al mondo”.Il vicepremier e ministro ha toccato anche il tema del collegamento ferroviario Torino-Lione (“è necessario confermare il co-finanziamento europeo” ha precisato Salvini) e del “Fit for 55”, sottolineando la necessità di trovare soluzioni ambiziose ma realistiche “nell’interesse di cittadini e imprese”. Inoltre, sollevato il tema dei divieti unilaterali tirolesi nei confronti degli autotrasportatori. E ha confermato l’impegno del nostro Paese a sostegno dell’Ucraina nel contesto delle “Solidarity Lanes” e di possibili sostegni per la manutenzione delle strade ucraine, in vista dei prossimi mesi invernali, come auspicato anche da Bruxelles.Salvini e Valean si sono ripromessi di incontrarsi a più presto a Bruxelles. LEGGI TUTTO

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    Incendi boschivi, Italia la più colpita in Ue

    (Teleborsa) – La stagione degli incendi boschivi del 2021 è stata la seconda peggiore nel territorio dell’Ue in termini di di area complessiva bruciata, da quando sono iniziate le registrazioni nel 2006: sono stati devastati dal fuoco 500.566 ettari, più del doppio della superficie del Lussemburgo e con un forte aumento rispetto ai 340.000 ettari registrati nel 2020. Quasi un quinto delle aree incendiate (102.598 ettari) sono all’interno di aree protette “Natura 2000”, che costituiscono la riserva di biodiversità dell’Ue. Sono le conclusioni dell’ultima edizione della Relazione annuale sugli incendi boschivi in Europa, Medio Oriente e Nord Africa, pubblicata oggi dal Centro comune di ricerca (Jrc) della Commissione europea. Secondo il rapporto, nel 2021 l’Italia è stato il paese più colpito nell’Ue in termini di area bruciata (151.964 ettari), seguita da Grecia (108.418 ettari), Spagna (87.880) e Portogallo (28.360). L’Italia, inoltre, rappresenta da sola quasi un quarto della superficie totale bruciata all’interno dei siti Natura 2000, seguita da vicino dalla Spagna. Le regioni italiane più colpite nel 2021 sono state la Sicilia (59.872 ettari), la Calabria (28.481) e la Sardegna (25.805). Pur riferendosi alla situazione del 2021, il rapporto contiene anche, in anteprima, alcuni dati allarmanti sul 2022. Da gennaio a fine ottobre, gli incendi sono sono stati ancora più distruttivi di quelli dell’anno scorso, avendo devastato un’area di circa 8.600 km2 (860.000 ettari). Il record negativo rimane comunque quello del 2017, quando gli incendi hanno interessato un’area complessiva di oltre 1 milione di ettari nell’Ue. Il rapporto nota una tendenza alla diminuzione del numero di incendi, ma con un aumento delle superfici bruciate. Inoltre, riferisce che il numero di vittime umane è stato contenuto grazie alle misure di prevenzione attuate sia dagli Stati membri che dal Meccanismo di protezione civile dell’Ue. Nel 2021 il Meccanismo è stato ulteriormente rafforzato con un aumento di capacità in termini di aerei, elicotteri e altri mezzi antincendio per assistere i paesi membri. Questo supporto è stato ampiamente utilizzato durante gli incendi che hanno colpito la regione del Mediterraneo nel 2021 e nel 2022. Questa maggiore capacità è coordinata dal “Centro di coordinamento della risposta alle emergenze” dell’Ufficio europeo della protezione civile e umanitaria. Il Centro comune di ricerca offre supporto a questa azione fornendo informazioni tempestive sugli incendi in corso e aiutando a dispiegare i mezzi aerei finanziati dall’Ue dove sono più necessari. Quest’anno, il Meccanismo di protezione civile è stato attivato 11 volte da sei paesi, con richieste di aerei, elicotteri e vigili del fuoco: è il secondo anno con il numero più alto di richieste al Meccanismo di protezione civile Ue nell’ultimo decennio. LEGGI TUTTO

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    Stop obbligo vaccini medici, ok mascherine in ospedale: Meloni in conferenza

    (Teleborsa) – Stop all’obbligo vaccinale per i sanitari, restano invece le mascherine negli ospedali. Sono questi i primi provvedimenti ufficiali del Governo Meloni che si presenta in conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri insieme al Ministro dell’Interno Piantedosi, della Giustizia Nordio e della Salute Schillaci. “L’obbligo vaccinale è scaduto lo scorso giugno e sopravviveva fino a dicembre per gli operatori sanitari. Noi abbiamo deciso di anticipare all’1 novembre la fine dell’obbligo e questo ci consente di recuperare 4 mila persone ora ferme in un sistema sotto-orgqanico”, dice sottolineando che “viene confermato l’uso delle mascherine, ho letto notizie di ogni genere che non corrispondevano a verità”. Nel decreto spazio anche alla norma che prevede il rinvio della riforma Cartabia. “Qualcuno ha detto che con questo rinvio rischiamo di far saltare una delle milestones del Pnrr”. Invece, “ai fini del Pnrr non cambia nulla. Ci siamo presi 2 mesi mantenendo impegni presi con commissione Ue, per valutare se vi siano questioni da perfezionare. Ma non c’è alcun rischio che venga compromesso”, ha precisato il Presidente del Consiglio. “Ringrazio i medici che si sono prodigati contro il Covid e stamane ho firmato l’ordinanza che proroga l’utilizzo delle mascherine nelle strutture sanitarie non solo contro il Covid ma anche per l’approssimarsi della stagione influenzale. Mai abbiamo pensato di non andare in questa direzione, che è condivisa anche con il primo ministro”, dice il ministro della Salute, Orazio Schillaci in conferenza. Arriva anche la stretta sui rave party “ci stavano già lavorando. I requisiti di necessità e urgenza nascono dal fatto che l’assenza di una normativa efficace nel nostro Paese ci rendeva particolarmente vulnerabili, come testimonia la cronaca degli ultimi anni”. Così il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi.Sull’ergastolo ostativo “abbiamo accolto l’indicazione della Consulta”, spiega il ministro della Giustizia Carlo Nordio, sottolineando che “la norma non compromette la sicurezza e la certezza della pena. “Si tratta di adeguarci alle indicazioni della Corte, e anche di recepire l’indicazione data dal precedente Parlamento che aveva proposto questa modifica”Preoccupazione dall’opposizione – “Prendiamo atto con soddisfazione che la richiesta di rivedere l’annunciata abolizione dell’obbligo di mascherine in ospedale e in Rsa e’ stata recepita dal ministro Schillaci. Si tratta di una scelta saggia che risponde alla nostra preoccupazione così come a quella dei medici ospedalieri, dei gestori delle Rsa, e di quanti operano quotidianamente con la salute dei cittadini in particolare da quelli vulnerabili e fragili”. Così in una nota Sandra Zampa, responsabile Salute nella segreteria PD per la quale però “Resta forte il dissenso e la preoccupazione per l’anticipato reintegro di medici, infermieri e degli altri operatori sanitari non vaccinati e per l’assenza di un piano per le vaccinazioni. Se diciamo che Covid non è sconfitto, pur prendendo atto che possiamo convivere con il virus, lo dobbiamo alla straordinaria adesione alla campagna vaccinale. Bisogna essere coerenti con gli assunti che la scienza propone, non contraddirli”. LEGGI TUTTO

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    Pensioni, l'Inps riassume gli ultimi interventi legislativi in tema di perequazione

    (Teleborsa) – L’Inps ha pubblicato un dossier in cui sintetizza l’applicazione da parte dell’Istituto degli ultimi interventi legislativi in materia di perequazione delle pensioni. Come spiega il documento, la perequazione è la rivalutazione annuale degli importi pensionistici per adeguarli all’aumento del costo della vita e proteggere il loro potere d’acquisto. I trattamenti pensionistici erogati dall’INPS vengono sottoposti annualmente a una revisione degli importi in modo che risultino più adeguati al costo della vita. Nello specifico, ogni anno, entro il 20 novembre, il Ministero dell’Economia e delle finanze con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali adotta il decreto che fissa l’adeguamento definitivo per l’anno precedente, da applicare dall’1 gennaio dell’anno in corso, e l’adeguamento provvisorio per l’anno in corso con effetto dall’1 gennaio dell’anno successivo. L’articolo 21 del Decreto Aiuti bis ha già previsto una rivalutazione dello 0,2% a recupero dell’inflazione del 2021 (perequazione definitiva 2022), rivolta a tutti i pensionati, pari alla differenza fra l’1,7% di inflazione stimata e l’1,9% di inflazione effettiva nel 2021 e un incremento del 2% dell’importo delle pensioni in pagamento ad ottobre, novembre e dicembre (compresa la tredicesima). Quest’ultima misura interessa chi riceve un trattamento pensionistico mensile non superiore a 2.692 euro lordi (circa 35 mila euro l’anno). L’attribuzione della perequazione definitiva per l’anno 2022 (pari allo 0,2%) viene, dunque, anticipato a novembre; l’incremento del 2% partirà invece dal mese di ottobre. Da gennaio 2023 scatterà poi la rivalutazione per tutti gli aventi diritto in base ai dati sull’inflazione del 2022, che si prevede in forte crescita. Per entrambe le misure non sarà necessario fare una domanda; il conguaglio sarà applicato in automatico all’importo percepito e sarà segnalato sul cedolino della pensione.Con il “Decreto Aiuti ter” è stata prevista, inoltre, una indennità una tantum di 150 euro a favore dei pensionati residenti in Italia con un reddito assoggettabile ad IRPEF non superiore a 20 mila euro. L’indennità è corrisposta d’ufficio ai pensionati con la mensilità di novembre. LEGGI TUTTO

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    Energia, Eurostat: nel 2022 balzo dei prezzi in tutta Ue, unica eccezione l'Ungheria

    (Teleborsa) – Nella prima metà del 2022, i prezzi medi dell’elettricità per uso domestico nell’Ue sono aumentati notevolmente rispetto allo stesso periodo del 2021, da 22,0 euro per 100 kWh a 25,3 euro per 100 kWh. Anche i prezzi medi del gas sono aumentati rispetto allo stesso periodo del 2021 da 6,4 euro per 100 kWh a 8,6 euro per 100 kWh nella prima metà del 2022. È quanto è emerso dalla raccolta dati sui prezzi dell’elettricità e del gas pubblicati da Eurostat.L’ente statistico europeo ha sottolineato che nell’ultimo periodo i prezzi all’ingrosso dell’elettricità e del gas sono aumentati notevolmente in tutta l’Ue. A guidare l’impennata dei prezzi soprattutto i costi della materia prima e di approvvigionamento influenzati dall’attuale situazione geopolitica determinata dall’aggressione militare russa in Ucraina.Rispetto a un anno fa, il peso delle tasse e dei prelievi nelle bollette finali dell’elettricità e del gas addebitate alle famiglie nell’UE nella prima metà del 2022 è diminuito in modo significativo: gli Stati membri infatti hanno introdotto indennità e sussidi governativi per mitigare i costi energetici elevati. Rispetto al primo semestre 2021, la quota delle tasse sulla bolletta elettrica è fortemente diminuita dal 39% al 24% (-15,5%) e sulla bolletta gas dal 36% al 27% (-8,6%). Per quel che riguarda i prezzi dell’elettricità per uso domestico, sono aumentati in 22 Stati membri dell’UE nella prima metà del 2022, rispetto alla prima metà del 2021. L’aumento maggiore (espresso in valute nazionali) è stato registrato in Repubblica Ceca (+62% ), davanti a Lettonia (+59%) e Danimarca (+57%). I prezzi sono calati invece in cinque Stati membri: Paesi Bassi (-54%), Slovenia (-16%), Polonia (-3%), Portogallo e Ungheria (entrambi -1%). I cali in Olanda, Slovenia e Polonia sono legati a sussidi e indennità governative, mentre in Ungheria i prezzi sono regolamentati. I prezzi medi dell’elettricità per uso domestico nella prima metà del 2022 erano i più bassi in Olanda (5,9 euro per 100 kWh), Ungheria (9,5 euro) e Bulgaria (10,9 euro) e i più alti in Danimarca (45,6 euro), Belgio (euro 33,8), Germania (32,8 euro) e Italia (31,2 euro). Guardando al prezzo del gas, tra la prima metà del 2021 e la prima metà del 2022, è aumentato in 23 dei 24 Stati membri dell’UE per i quali sono disponibili dati. I prezzi del gas sono aumentati maggiormente in Estonia (+154%), Lituania (+110%) e Bulgaria (+108%), trainati principalmente dal costo della materia prima. C’è stato un solo Stato membro in cui i prezzi del gas naturale per i consumatori domestici sono diminuiti marginalmente nello stesso periodo: l’Ungheria (-0,5%), dove i prezzi sono regolamentati. I prezzi medi del gas per uso domestico nella prima metà del 2022 erano i più bassi in Ungheria (2,9 euro per 100 kWh), Croazia (4,1 euro) e Lettonia (4,6 euro) e i più alti in Svezia (22,2 euro), Danimarca (16,0 euro). ) e Paesi Bassi (12,9 euro). LEGGI TUTTO

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    Il trasporto merci ferroviario torna a crescere in Europa: +8,7% nel 2021

    (Teleborsa) – Dopo un calo del 2,2% e del 6,1% nel 2019 e nel 2020 (rispetto all’anno precedente), le prestazioni del trasporto merci ferroviario dell’Ue hanno registrato i primi segnali di ripresa nel 2021: +8,7%, sfiorando i livelli del 2018, a 399 miliardi di tonnellate-chilometro (tkm). È quanto è emerso dai dati sul trasporto ferroviario pubblicati oggi da Eurostat. In particolare, il tasso di crescita più elevato del trasporto merci su rotaia è stato registrato nel secondo trimestre del 2021, con un incremento del 20,5%, seguito dal terzo trimestre (+8,0%). Il primo e il quarto trimestre sono aumentati del 3,4% ciascuno, rispetto agli stessi trimestri del 2020. La Germania è stato il Paese che ha dato il maggior contributo alla performance con 123 miliardi di tonnellate-kilometro nel 2021, che rappresentano circa il 31% del totale dell’UE. Seguono Polonia e Francia rispettivamente con 54 e 36 miliardi di tkm. All’altra estremità della scala, Grecia, Lussemburgo e Irlanda hanno registrato meno di 1 miliardo di tkm nel 2021. In sette Stati membri dell’UE, il trasporto merci su rotaia è invece diminuito tra il 2020 e il 2021: Danimarca (-18,9%), Portogallo (-18,3%), Lituania (-8,2%), Lettonia (-7,7%), Irlanda (-5,2%), Croazia (-3,3%) e Ungheria (-2,1%). Negli altri Stati membri, le prestazioni del trasporto ferroviario sono cresciute nello stesso periodo. L’aumento più alto è stato osservato in Estonia (+22,9%), seguita da Spagna (+20,3%), Slovacchia (+18,6%), Italia (+15,0%), Germania (+13,5%), Francia (+13,3%) e Romania (+10,9%). In termini assoluti, la Germania è stato lo Stato membro con l’aumento più alto: +14,7 miliardi di tkm tra il 2020 e il 2021. Segue la Francia con una crescita di 4,2 miliardi di tkm nello stesso periodo. LEGGI TUTTO