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    Eni, Descalzi: a lavoro per sbloccare gas fermo in Austria, spero in una soluzione in settimana

    (Teleborsa) – Eni è pronta a pagare 20 milioni di euro di garanzie al trasportatore austriaco al posto di Gazprom per far arrivare in Italia il gas fermo prima di Tarvisio. Ad affermarlo l’ad della azienda energetica italiana, Claudio Descalzi, a margine degli Eni Award. Il blocco – ha spiegato – “è dovuto al fatto che Gazprom avrebbe dovuto dare una garanzia fisica in funzione del passaggio di questo gas al trasportatore che porta il gas dall’Austria all’Italia, cosa che prima non c’era. Gazprom non ha pagato quindi diventa difficile pensare che una società che vuole pagare in rubli possa mettere delle garanzie in euro per un passaggio”. “Il gas è già in Austria e in Germania, non è nelle mani di Gazprom. Sto facendo fare analisi di compliance, entro questa settimana spero che il problema possa essere risolto”, ha concluso Descalzi.L’Italia al momento ha gas a sufficienza per riempire gli stoccaggi al 100% e trarre vantaggio da una situazione che la vede esportare gas ad altri paesi, ha assicurato Descalzi. “L’Italia ha gas. L’hub italiano è a 140, 150, 130 euro per megawattora, dipende dai momenti. Il Ttf 180-200, c’è una differenza. Questo è dovuto al fatto che l’offerta in questo momento supera la domanda e a questo punto anche gli stoccaggi sono pieni. Quindi questi metri cubi in più che stiamo portando stanno anche andando verso mercati che hanno prezzi più attraenti e questo è un problema che dobbiamo risolvere”, ha detto Descalzi. “Questo come si risolve? Intanto riuscendo ad avere ancora la possibilità di stoccare, arrivando, come ha detto il ministro Cingolani, anche al 100% della capacità di stoccaggio. Quindi stoccaggio che deve essere organizzato come è stato organizzato molto bene dal governo”, ha aggiunto.Descalzi è tornato anche a sottolineare l’importanza di avere rigassificatori per la diversificazione energetica dell’Italia nei prossimi anni. “È importante che i rigassificatori funzionino, è importante che non ci siano problemi tecnici in Algeria o in Egitto. Quindi sono tante le variabili ecco perché un sistema energetico deve essere sempre in ridondanza in termini di geografie e in termini di rigassificatori”. Descalzi ha sottolineato come l’Italia abbia fatto un grosso sforzo con l’Algeria e la Libia ma senza i rigassificatori il gas che dovrebbe arrivare nel paese nei prossimi anni da paesi come il Mozambico o la Nigeria “andrà da altre parti”. LEGGI TUTTO

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    Crisi energetica, la Francia in pressing: serve “risposta comune Ue”

    (Teleborsa) – Per rispondere alla crisi sui prezzi dell’energia in Europa servono politiche economiche coordinate e comuni analoghe a quella adottata per fronteggiare il Covid. È questa la proposta del ministro dell’economia della Francia, Bruno Le Maire arrivando alle riunioni dell’Eurogruppo.Il ministro francese – che ha sorvolato sul maxi pacchetto di misure annunciato nei giorni scorsi dalla Germania (“ogni Stato annuncia le sue misure di sostegno”) spinge su “una strategia economica globale: dobbiamo definire assieme una strategia di risposta economica globale di fronte a una crisi energetica che è destinata a durare, perché i problemi di approvvigionamento sono strutturali – ha detto – perché in gioco ci sta la competitività delle nostre imprese”. “Propongo che di fronte a una crisi che durerà, creando problemi gravi per tutte nostre imprese e le nostre industrie, che iniziano a tagliare la produzione, si adotti una strategia di lungo termine – ha proseguito Le Maire – che consenta ai 27 Stati Ue di fare fronte comune come con il Covid”.Il piano d’azione coordinato europeo, ha spiegato Le Maire, dovrà essere basato “su tre principi per l’azione”. Innanzitutto, “gli aiuti dovranno essere mirati, per le imprese più esposte alla concorrenza o più energivore; questo è indispensabile per gestire condizioni di concorrenza eque tra gli Stati membri dell’Ue”.”Il secondo principio che propongo per questa strategia economica – ha continuato il ministro francese – è un principio di solidarietà. Di fronte alla crisi energetica dobbiamo, come abbiamo fatto durante il Covid, dare prova di solidarietà fra i paesi europei. E propongo di utilizzare i fondi del programma ‘RepowerEU’, che spero siano votati prossimamente, 200 miliardi di euro di prestiti, 20 miliardi di sovvenzione, per dare prova di solidarietà nei riguardi dei paesi europei in difficoltà a causa di questa crisi energetica”. Terzo principio: “la concertazione stretta – ha indicato ancora – fra tutti gli Stati membri, in particolare quelli dell’Eurozona. Altrimenti rischiamo la frammentazione dell’Eurozona. E dunque è dispensabile che rispettiamo le condizioni eque di concorrenza, che diamo prova di solidarietà, e che siamo tanto efficaci davanti alla crisi energetica quanto lo siamo stati con la crisi del Covid”.”Infine – ha aggiunto il ministro francese – c’è un ultimo principio: ossia quello della rapidità: ora è tempo di decidere”. Finora “ci sono stati progressi, passi avanti, aperture; ma a di là di questo, ci vuole ora un disaccoppiamento rapido fra il prezzo del gas e quello dell’elettricità, in modo che il prezzo dell’elettricità sia più ragionevole per le imprese, per i nostri industriali, per le nostre economie”. “E a proposito di rapidità delle decisioni – ha osservato ancora Le Maire – saluto le aperture della commissaria alla Concorrenza Margrethe Vestager, che ha annunciato che potremo disporre di un nuovo quadro temporaneo europeo per gli aiuti di Stato non più il primo gennaio 2023, ma già in ottobre, fra qualche giorno. Era una delle grandi richieste della Francia da diverse settimane, dunque è un passo avanti nella buona direzione”, ha concluso. LEGGI TUTTO

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    USA, a settembre ISM manifatturiero peggio di stime

    (Teleborsa) – L’attività manifatturiera americana frena a settembre. Lo segnala l’ISM – Insitute for Supply Management sulla base del consueto sondaggio mensile.L’indice dei direttori di acquisto del settore manifatturiero si è attestato a 50,9 punti dai 52,8 del mese precedente risultando anche inferiore alle attese degli analisti che stimavano un calo fino a 52,2 punti. L’indicatore, che viene usato per valutare lo stato di salute del settore manifatturiero statunitense, resta comunque sopra la soglia chiave di 50 punti, che fa da spartiacque tra espansione e contrazione dell’attività.Fra le varie componenti dell’indice, quella sui nuovi ordini scivola a 47,1 punti da 51,3, mentre quella sull’occupazione cala a 48,7 da 54,2 e la componente relativa ai prezzi diminuisce a 53. LEGGI TUTTO

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    USA, spese costruzioni agosto in frenata

    (Teleborsa) – Diminuisce la spesa per costruzioni in USA ad agosto 2022. Il dato, comunicato dal Dipartimento del Commercio americano, si attesta a 1.781,3 miliardi di dollari registrando una diminuzione dello 0,7% su base mensile, dopo il -0,6% di luglio (rivisto da un preliminare -0,4%) e contro il -0,3% stimato dagli analisti. Su base annua si è visto invece un incremento dell’8,5%.Tra le costruzioni private, le cui spese sono scese dello 0,6% a 1.425,9 miliardi di dollari, quelle di tipo residenziale sono calate dello 0,9 a 912 miliardi di dollari. La spesa in ambito pubblico ha segnato un decremento dello 0,8% a 355,3 miliardi di dollari. LEGGI TUTTO

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    OCSE, con pandemia balzo dei NEET

    (Teleborsa) – Nel periodo del Covid è aumentata la quota dei Neet, ossia i giovani adulti che non hanno un lavoro né seguono un percorso scolastico o formativo per periodi prolungati. Lo rileva l’Ocse nel suo report annuale Education at a Glance 2022 – Uno sguardo sull’istruzione sottolineando come la quota di Neet di età compresa tra 25 e 29 anni in Italia era già in aumento al 31,7% durante la pandemia da Covid nel 2020, e ha continuato ad aumentare fino al 34,6% nel 2021. LEGGI TUTTO

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    USA, si rafforza l'attività manifatturiera a settembre

    (Teleborsa) – Si rafforza l’attività manifatturiera degli Stati Uniti a settembre. Lo conferma l’indice dei direttori acquisto delle aziende elaborato da Markit-S&P Global, che conferma una fase di crescita dell’economia.A settembre, l’indice PMI manifatturiero si è portato a 52 punti, dai 51,8 indicati dal consensus e dalla stima preliminare, e contro i 51,5 punti del mese precedente.L’indice si conferma sopra la soglia chiave di 50 punti, che denota espansione dell’attività. LEGGI TUTTO

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    Bonomi, Governo concentri risorse su crisi energetica

    (Teleborsa) – Il prossimo governo “deve aver ben chiaro che bisogna salvare il sistema industriale italiano dalla crisi energetica. Migliaia di aziende e centinaia di migliaia di persone sono a rischio. Tutte le risorse disponibili, salvo quelle a sostegno dei poveri, dei poveri veri, vanno concentrate su questo”. Lo ha detto il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nel corso del suo intervento all’assemblea degli industriali della provincia di Varese. “Senza industria non c’è Italia”, ha concluso.Non possiamo permetterci immaginifiche flat tax sull’Irpef, non possiamo permetterci nuovi strumenti di prepensionamenti. Non vogliamo negare ai partiti il loro legittimo desiderio di perseguire quanto promesso agli elettorali, ma oggi energia e finanza pubblica sono due fronti di emergenza che non possono tollerare follie, ma che richiedono di concentrare grandi risorse per evitare l’incontrollata crescita di debito e deficit” ha aggiunto nella sua prima uscita pubblica dopo l’esito elettorale. “Nella montagna di 1000 miliardi di quest’anno di spesa pubblica, dirottarne qualche decina su queste emergenze si può e si deve fare”, ha proseguito. Sulle due questioni, energia e conti pubblici, “c’è bisogno di unità, serietà e responsabilità”. Il prossimo governo – sottolinea Bonomi – “non solo deve essere autorevole, ma deve essere fermo ribadire la collocazione internazionale dell’Italia, perché una linea diversa “rischierebbe di mettere in ginocchio l’Italia e le sue imprese”. Su Draghi “è stato essenziale per mantenere la barra dritta in Europa, nella Nato dopo l’invasione russa dell’Ucraina, così come nella definizione delle sanzioni e nella linea di totale sostegno italiano al popolo ucraino. Non possiamo che augurarci un governo – ha proseguito Bonomi – che confermi la posizione dell’Italia, dell’Europa e lavori nel rispetto delle regole di bilancio, di tutela dei diritti e dello stato di diritto, della scelta atlantica, della Nato, con totale condivisione delle misure comuni definite a causa dell’invasione russa all’Ucraina coi nostri partner europei e occidentali”. LEGGI TUTTO

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    Italia: aziende vitivinicole in calo, ma diventano più strutturate

    (Teleborsa) – Negli ultimi vent’anni le aziende vitivinicole italiane si sono ridotte di oltre 500 mila unità, ma la superficie vitata ha tenuto (-11%, con -1% nell’ultimo decennio) e le 255 mila aziende rimaste (erano 791 mila nel 2000) sono oggi più strutturate, con una superficie media degli ettari vitati in crescita del 174%. È quanto emerge da un’analisi dell’Osservatorio di Unione italiana vini sull’ultimo censimento agricolo dell’Istat aggiornato al 2020.Rispetto a venti anni fa, la numerosità delle aziende è calata con maggior evidenza al Centro (-75%), con trend sopra la media anche nel Nord Ovest (-70%). Tra le regioni, la Campania – che nel 2000 vantava il maggior numero di compagini (86 mila) – oggi ne conta poco più di 22 mila con un calo del 74%; ancora maggiore la riduzione nel Lazio (-83%). La Puglia è la regione con il maggior numero di imprese (36 mila), seguita dalla Sicilia (30 mila) e dal Veneto (27 mila).”L’Italia sta progressivamente strutturando le proprie imprese vinicole nel rispetto delle varietà produttive, che sono la vera ricchezza del nostro vino – ha commentato il presidente di Unione italiana vini, Lamberto Frescobaldi – La strada è quella giusta, anche se manca ancora molto per avvicinarsi alla superficie media dei nostri principali competitor, come Australia, Usa e Nuova Zelanda o, più vicino a noi, di una Francia che conta una dimensione media per azienda di 5 volte superiore alla nostra”.Gli appezzamenti sono in media più grandi al Nord, dove la superficie media della vigna è di 3,4 ettari, contro una media nazionale a 2,5 (erano 0,9 nel 2000 e 1,6 dieci anni dopo). Guardando alla superficie vitata, i picchi si riscontrano in Friuli Venezia Giulia (5,5 ettari), poi, 4 in Lombardia 3,8, in Veneto (che ha la crescita maggiore: +295%), 3,6 in Toscana, 3,4 in Piemonte.Secondo l’Unione italiana vini, sono 255.000 le aziende viticole, che rappresentano il 23% del totale delle imprese agricole (1,1 milioni) censite da Istat. Nella classifica per incidenza vino sul totale imprese, si piazza la primo posto il Trentino con un impatto del 43%, seguito dal Veneto, al 32%, e dalla Toscana ed Emilia-Romagna (31%). Ben sopra la media anche Friuli-Venezia Giulia, Abruzzo, Campania, Umbria e Marche. LEGGI TUTTO