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    Lavoro, Landini: parola sciopero sotto attacco, con il governo incontri “finti”

    (Teleborsa) – Il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, ha dichiarato che “oggi la precarietà è il tema fondamentale della nostra società che riguarda tutte le attività di lavoro”. In occasione dell’evento “Discontinuità”, organizzato dalla Slc Cgil e dedicato ai lavoratori dello spettacolo, Landini ha sottolineato che “le persone che lavorano, in molti casi, pur facendo lo stesso lavoro non hanno gli stessi diritti e le stesse tutele”. “Combattere la precarietà significa affermare un altro modello sociale e lavorativo”, ha aggiunto. Quello della precarietà “non è un problema nato con il nuovo governo nato da un anno, i processi di precarietà – ha osservato il sindacalista – non nascono ieri mattina, ma dagli anni Novanta in poi”.Tornando sulle polemiche delle scorse settimane, Landini ha dichiarato “la parola sciopero è sotto attacco. La precettazione fatta da Salvini è la messa in discussione del diritto soggettivo di poter scioperare”. “Da quando il nostro è un Paese democratico, con il diritto di sciopero tutelato dalla Costituzione, non era mai successo – ha spiegato – che di fronte ad uno sciopero generale qualcuno precettasse”.”Sono incontri finti” e “dato che hanno una maggioranza in Parlamento vanno avanti sbattendosene di tutto il resto” e “della rappresentanza sociale”, ha affermato il sindacalista parlando del confronto con il governo sulla manovra. “La logica non è quella di governare ma di comandare”, ha aggiunto, vogliono “ammazzare e non riconoscere la rappresentanza sociale. Questo non è semplicemente un attacco alla Cgil, ma alla vostra libertà di organizzarvi collettivamente”. LEGGI TUTTO

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    Imprese in crisi: dal factoring potenziale di 40 miliardi di euro nel 2024

    (Teleborsa) – La domanda di factoring da parte di aziende in difficoltà finanziaria rappresenta per il 2024 in Italia un mercato potenziale di 40 miliardi di euro. Tuttavia, il factoring a sostegno delle imprese in crisi è ancora scarsamente utilizzato: nel 2022 il volume d’affari complessivo si è attestato intorno a 3 miliardi di euro. Si aprono così ampi spazi di sviluppo per l’entrata sul mercato di nuovi operatori. Le dimensioni della potenzialità dello strumento emergono da uno studio curato dalla società di consulenza Deloitte e da Assifact, l’Associazione italiana per il factoring che riunisce gli operatori del settore. I risultati sono stati presentati oggi a Milano presso la Tower Hall di UniCredit.Nella complessa congiuntura economica, l’economia italiana sta vivendo un periodo del tutto inedito di profonda incertezza che minaccia la stabilità e le prospettive di crescita delle imprese. Lo studio Deloitte-Assifact, dal titolo “Il Factoring come Strumento per il Rilancio delle Imprese in Crisi”, mette a fuoco il numero di aziende a elevato rischio di credito o in situazione di vulnerabilità finanziaria: a fine 2023 potrebbero superare il 50% del totale, rispetto a circa il 42% del 2019. Sale anche il tasso di deterioramento dei crediti: secondo le previsioni raggiungerà il 3,8% nel 2023 dal 2,3% del 2022.Il mercato del factoring per le imprese in crisi oggi è focalizzato su clienti di medie e grandi dimensioni: 70% del totale imprese, che generano il 95% del volume d’affari (il 78% concentrato nel settore manifatturiero). Dal punto di vista dell’offerta, il mercato è caratterizzato dalla presenza di ancora pochi operatori, classificabili in due tipologie principali: i player specializzati in operazioni verso imprese in situazioni di pre-crisi e crisi e player generalisti, che operano in contesti distressed in maniera residuale. Nonostante si muovano in situazioni di crisi, le società specializzate riescono a gestire efficacemente il rischio di credito, mostrando una quota di crediti deteriorati sul portafoglio distressed in linea con il factoring tradizionale.”Il factoring – conferma Alessandro Carretta, professore nell’Università di Roma Tor Vergata e Segretario Generale di Assifact – ha dimostrato la sua capacità di essere sempre più al fianco delle imprese, sia nelle fasi di crescita del mercato sia nelle situazioni di congiuntura economica negativa, e di svolgere un ruolo di sostegno della liquidità, che si rivela utile anche per le imprese in difficoltà finanziarie. Ma la liquidità da sola, spesso, non basta: le società di factoring svolgono un ruolo di vero e proprio partner strategico, supportando la gestione dei crediti commerciali, ottimizzando la struttura finanziaria dell’impresa, valorizzando e sviluppando le relazioni di filiera. Nel caso delle imprese in difficoltà, la società di factoring può inoltre svolgere il ruolo di regista del risanamento, in sinergia con gli altri attori coinvolti”.Le imprese in crisi sono chiamate ad affrontare una duplice sfida: da un lato fronteggiare una crescente difficoltà nell’accesso al credito, dall’altro trovare soluzioni adeguate a soddisfare le proprie esigenze finanziarie per garantire la continuità aziendale. Secondo Deloitte, il factoring rappresenta una soluzione particolarmente efficace non solo per sostenere il rilancio delle aziende in distress finanziario, ma anche per prevenire rischi di dissesto nelle situazioni precedenti alla crisi. Alcune caratteristiche del factoring sono uniche perché consentono di soddisfare il primario bisogno di continuità delle aziende in crisi, garantendo l’accesso a nuova liquidità tramite l’anticipo dei tempi di incasso e la valorizzazione dei crediti commerciali. Grazie alla leva sul proprio portafoglio di crediti, con il factoring le imprese in tensione finanziaria possono ridurre il rischio dell’operazione di finanziamento e beneficiare così di condizioni economiche più vantaggiose rispetto ad altre fonti di credito. Inoltre, le società di factoring possono svolgere un ruolo essenziale nell’accompagnare l’impresa nel percorso di risanamento, garantendo la gestione del ciclo attivo e delle forniture e riducendo rischio di credito, insoluti ed eventuali pignoramenti. LEGGI TUTTO

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    USA, richieste sussidi disoccupazione salgono a 218 mila unità

    (Teleborsa) – Crescono meno delle attese le richieste di sussidio alla disoccupazione negli USA. Nella settimana al 25 novembre 2023, i “claims” sono risultati pari a 218.000 unità, in aumento di 7 mila unità rispetto alle 211.000 unità della settimana precedente (dato rivisto da un preliminare di 209 mila). Le stime degli analisti erano per una crescita fino a 220 mila unità. La media delle ultime quattro settimane – in base ai dati del Dipartimento del Lavoro americano – si è assestata a 220 mila unità, in calo di 500 unità rispetto al dato della settimana precedente. La media a quattro settimane viene ritenuta un indicatore più accurato dello stato di salute del mercato del lavoro, in quanto appiana le forti oscillazioni osservate settimanalmente.Infine, nella settimana al 18 novembre, le richieste continuative di sussidio si sono attestate a 1.927.000, in aumento di 86.000 mila unità rispetto alle 1.841.000 unità della settimana precedente (dato rivisto da un preliminare di 1.840.000). Gli analisti si aspettavano un valore pari a 1.872.000. LEGGI TUTTO

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    Salario minimo, il 4 dicembre in Aula alla Camera il provvedimento

    (Teleborsa) – La Conferenza dei Capigruppo a Montecitorio ha deciso che il provvedimento sul salario minimo sarà all’esame dell’Aula della Camera il prossimo 4 dicembre. Sempre lunedì e sempre in discussione generale, cominceranno il proprio iter in Aula anche la legge delega europea e il decreto referendum. Mentre il provvedimento sulle guide turistiche è atteso in Aula per mercoledì 6 dicembre e il voto finale per il giorno dopo, 7 dicembre. La Commissione Lavoro della Camera ha dato il via libera all’emendamento di maggioranza che cancella la proposta delle opposizioni sul tema. Il testo approvato prevede invece una delega al governo da esercitare entro sei mesi. Tra gli obiettivi, la necessità di “garantire l’attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente, come sancito dall’articolo 36 della Costituzione”. Contrarie le opposizioni che hanno visto bloccata la loro proposta e hanno abbandonato i lavori alla Camera. “Hanno compresso i tempi parlamentari uccidendo così il salario minimo con una delega al governo. Non ci rendiamo complici di questo scempio della democrazia parlamentare”, ha dichiarato il capogruppo del Pd in commissione Lavoro alla Camera, Arturo Scotto.Nel dettaglio, l’emendamento approvato dalla maggioranza che trasforma la proposta di legge delle opposizioni sul salario minimo in una delega al governo dispone che, al fine di garantire l’attuazione del diritto di ogni lavoratore e lavoratrice a una retribuzione proporzionata e sufficiente, “il Governo è delegato ad adottare, entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e delle disposizioni comunitarie, uno o più decreti legislativi volti ad intervenire in materia di retribuzione dei lavoratori e contrattazione collettiva”. Lo scopo è il raggiungimento di alcuni obiettivi, tra cui “assicurare ai lavoratori trattamenti retributivi giusti ed equi; contrastare il lavoro sottopagato, anche in relazione a specifici modelli organizzativi del lavoro e categorie di lavoratori; stimolare il rinnovo dei contratti collettivi nel rispetto delle tempistiche stabilite dalle parti sociali, nell’interesse dei lavoratori e delle lavoratrici; contrastare il dumping contrattuale, che determina fenomeni di concorrenza sleale mediante la proliferazione di sistemi contrattuali finalizzati ad abbassare il costo del lavoro e ridurre le tutele dei lavoratori”. LEGGI TUTTO

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    COP28, BCG: “Per il clima servono 100-150mila miliardi di investimenti nei prossimi 30 anni”

    (Teleborsa) – I finanziamenti per i progetti a supporto di clima e natura esistono, ma non sono abbastanza. Per ogni dollaro impiegato in finanza climatica nel 2020 ne sarebbero serviti altri 4. Secondo BCG e The Rockfeller Foundation, la strada è ancora lunga e, per raggiungere gli obiettivi climatici degli Accordi di Parigi, serviranno investimenti da oltre 100-150mila miliardi di dollari a livello globale nei prossimi 3 decenni. Politiche storiche come l’Inflation Reduction Act (IRA) statunitense e il Green Deal europeo – rileva BCG – hanno dato una grande spinta alla sostenibilità in ambito finanziario che, dal 2024, sarà orientato a nuove aree di investimento come quella delle Nature-based Solution (NbS): iniziative che hanno impatti positivi, rigenerativi o mitigativi sulla natura, non limitate all’aspetto delle emissioni di CO2 ma riguardanti sistemi come l’acqua, gli oceani o il terreno. I finanziamenti per i progetti di adattamento e resilienza nel 2020 ammontavano solo al 10% di quanto necessario, gap ben visibile oggi alla luce del ritmo e della portata degli impatti negativi del clima sugli ecosistemi.Ci troviamo in un momento cruciale per gli operatori di finanza climatica: bisogna trasformare gli impegni presi finora in azioni e progressi concreti. Per riuscirci – questa la posizione di BCG in tema Finanza Climatica, tema che domani sarà al centro della COP28 – sarà necessario attivare collaborazioni tra diverse categorie di investitori, aziende, innovatori, filantropi e governi. “La finanza sostenibile è la leva più efficace per raggiungere l’obiettivo emissioni zero. L’attuale gap di investimenti nell’ambito del clima si traduce in almeno 3-5 mila miliardi di dollari di investimenti all’anno nei prossimi 30 anni, con un aumento da cinque a otto volte rispetto ai livelli attuali. Questo spinge a ripensare e implementare una nuova architettura finanziaria per raggiungere realmente gli obiettivi climatici, nonché a lavorare più velocemente e più uniti per riuscirci” ha spiegato Elisa Crotti, Managing Director e Partner di BCG.Le società di private equity (PE) riescono meglio a promuovere progetti di decarbonizzazione verso le società di grandi dimensioni nel loro portafoglio (più delle controparti pubbliche) rispetto alle piccole. Infatti, – evidenzia BCG – lavorando con business più ampi, le PE stanno espandendo gli schemi di investimento anche alla decarbonizzazione. Le PE possono promuovere notevolmente l’utilizzo delle energie rinnovabili: le società in portafoglio per più di due anni mostrano un livello di adozione delle rinnovabili tre volte superiore rispetto a quelle detenute da meno tempo. Questo potrebbe, per BCG, essere utile in mercati come gli Stati Uniti, dove l’uso delle energie rinnovabili è in ritardo rispetto all’Europa.Le aziende private creano più posti di lavoro rispetto a quelle pubbliche. Nell’ultimo anno, infatti, le prime hanno assunto 4 nuovi dipendenti netti in più ogni 100 dipendenti a tempo pieno rispetto alle seconde. Inoltre, le PE – sottolinea BCG – spingono per migliorare la qualità dell’ambiente di lavoro, poiché ha conseguenze dirette sulle performance finanziarie oltre che sulle persone. Oggi il 57% di aziende private ha almeno una donna nel proprio CdA, rispetto al 90% delle aziende pubbliche. Se consideriamo le donne in posizioni di leadership, però, nelle società private ne troviamo un 22%, rispetto al 17% delle aziende pubbliche. Inoltre, la percentuale di donne C-suite nelle aziende private aumenta per la durata dell’investimento di un fondo di PE.La natura è una priorità chiave per le istituzioni finanziarie – Secondo lo studio BCG For Financial Institutions, Nature Is the Next Frontier, oltre 40mila miliardi di dollari di valore economico all’anno dipendono direttamente dalla natura e i servizi che ne derivano, eppure l’abitabilità del pianeta ha dei limiti e in questo momento l’attività umana ed economica ne sta superando diversi. Stando ai dati della Banca Centrale Europea (BCE), ad esempio, il 75% dei prestiti bancari alle imprese che operano nell’area dell’euro è andato a imprese che dipendono direttamente da risorse naturali. Le istituzioni finanziarie, oltre a comprendere la necessità di accelerare il progresso verso l’obiettivo Net-Zero, sono anche le realtà in grado di identificare i rischi maggiori per la natura, finanziare interventi intelligenti e aprire nuove vie di sviluppo sostenibile.L’attività finanziaria per la natura richiederà un approccio ecosistemico completo – Proteggere il nostro pianeta è una sfida che richiede soluzioni ecosistemiche. Finanziare la transizione energetica richiederà quindi un’azione collettiva che riguarda sì le istituzioni finanziare, ma anche i governi, le organizzazioni non governative e il settore privato. Secondo il report BCG Climate Finance Needs a Push. Asset Owners Can Supply One, gli investimenti del mercato privato svolgono già un ruolo importante nel guidare i proprietari di asset verso investimenti in soluzioni sostenibili. La raccolta di fondi per la transizione climatica ha infatti raggiunto i 75 miliardi di dollari nel 2022, in aumento del 29% rispetto al 2021. Allo stesso tempo, i crescenti sforzi del settore pubblico per sostenere i finanziamenti per il clima avranno effetti positivi e porteranno ad una crescita del numero di opportunità di investimento.Finanziare una transizione giusta – Lo studio BCG A Just Energy Transition Takes an Ecosystem evidenzia come gli investitori possano incorporare i principi di una transizione giusta nei criteri di investimento, favorendo l’aumento dei finanziamenti per il clima, mentre le banche di sviluppo nazionali e internazionali, comprese le banche multilaterali di sviluppo, possono contribuire ad affrontare le disuguaglianze nei finanziamenti globali per il clima. In questo ambito, due aspetti sono fondamentali: Sfruttare le metriche. Gli investitori dovrebbero creare strumenti che valutino le aziende attraverso un’ottica di transizione giusta, tenendo in considerazione i risultati nelle decisioni di investimento e di allocazione del capitale; Aumentare i finanziamenti globali e colmare la mancanza di finanziamenti nelle economie in via di sviluppo. Gli investitori possono sostenere gli sforzi per integrare i fattori legati al clima nei modelli di rischio, quantificare il costo della mancanza di azioni a favore dell’ambiente e collaborare con le aziende, le istituzioni politiche e le ONG per superare le barriere che impediscono l’impiego di capitali privati. LEGGI TUTTO

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    Canavese2030: arriva il Festival delle Contaminazioni e Ri-Generazioni

    (Teleborsa) – Progettare e realizzare il Canavese nel suo insieme come un vero e proprio Smart Land è l’obiettivo di Canavese2030 che ha un nuovo punto di caduta in Contaminazioni #Ri-Generazioni, in programma il 2 e il 4 dicembre a Ivrea e a Quincinetto. Contaminazioni è il festival permanente di Canavese2030 e l’evento, suddiviso in due mattinate, vedrà la sostenibilità come motore per la rigenerazione del territorio. Primo appuntamento: sabato 2 dicembre, a partire dalle ore 10.00, i lavori saranno moderati da Francesco Antonioli, direttore di Mondo Economico. “Flussi di sostenibilità e cambiamento”, questo il titolo della giornata, prevede speech e tavole rotonde per delineare il futuro dei territori attraverso la chiave di lettura della sostenibilità. Nel corso dell’incontro pubblico istituzioni, associazioni e aziende attive nel Canavese dialogheranno con i cittadini sulle opportunità che la sostenibilità applicata al territorio sta generando, sia dal punto di vista economico, sia occupazionale. L’obiettivo dell’incontro è fare un punto su cosa si sta facendo e cosa si farà per rendere il Canavese un luogo in cui le giovani generazioni possano e vogliano costruire il loro futuro. Troppo spesso, infatti, i ragazzi che abitano e hanno le radici nella provincia, tendono a trasferirsi nelle grandi città per cercare opportunità di crescita professionale che nei luoghi di origine non trovano. A questo si può ovviare solo attraverso uno sforzo congiunto per creare le giuste condizioni, le opportunità, per uno concreto sviluppo del territorio.Secondo appuntamento: lunedì 4 dicembre, a partire dalle ore 10.00, i lavori, coordinati dalla direttrice di Canavese2030 Marzia A. Vinciguerra, saranno moderati da Alberto Barbi, attore e regista. “Scuole al centro del cambiamento”, questo il titolo della mattinata in cui saranno circa 1.000 gli studenti degli ultimi due anni delle scuole superiori curiosi di capire come la sostenibilità e i green jobs possano essere un’opportunità di lavoro per il loro futuro. Essi potranno inoltre delineare idee e progetti per il futuro del Canavese grazie alla Call for Ideas, già presentata in Contaminazioni e realizzata in collaborazione con La Sentinella del Canavese, per lavorare concretamente allo sviluppo del territorio.”Contaminazioni nella sua versione #Ri-Generazioni vuole far comprendere l’importanza, per la co-progettazione del futuro dei territori, di soggetti attivi fondamentali come le scuole e le associazioni – dichiara Fabrizio Gea, presidente del Think Tank – i ragazzi, seguiti dai docenti, devono sentirsi sempre più ascoltati e importanti per il futuro di un territorio non a parole ma con i fatti. Il momento di Contaminazioni dedicato a loro, declinato con la chiave di lettura della sostenibilità, darà origine ad un metodo di lavoro continuativo per la creazione di idee e di progetti per il futuro del Canavese che si integreranno con i 30 macro-progetti di Canavese2030″. LEGGI TUTTO

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    Inflazione, affari in calo solo per il 17% dei commercianti

    (Teleborsa) – L’inflazione sta rallentando, ma resta ancora alta e continua a mettere alla prova famiglie e imprese. A preoccupare i commercianti sono soprattutto l’aumento dei prezzi delle materie prime (61,2%) e il caro energia (59,3%), ma solo il 17% dei piccoli business segnala una riduzione dell’attività. È quanto emerge dall’Osservatorio Small Business condotto da SumUp. Tra i circa 1.600 esercenti italiani intervistati in merito all’impatto dell’inflazione sul proprio esercizio, la maggioranza si mostra ottimista e 6 merchant su 10, in vista della stagione natalizia, prevedono vendite stabili o in crescita. Per metà dei commercianti, la crisi legata al carovita ha dato una forte spinta verso la digitalizzazione del business: in particolare, il 47,7% degli intervistati considera i pagamenti digitali lo strumento più utile per gestire la crisi, e, in prospettiva, il 36,5% considera l’Intelligenza Artificiale un’opportunità per attrarre nuovi clienti.”L’aumento dei costi delle materie prime e delle forniture energetiche resta nel 2023 il principale elemento di preoccupazione dei commercianti: tuttavia, la percentuale bassa di coloro che segnalano una riduzione delle attività e l’ottimismo diffuso nei confronti della stagione dello shopping invernale confermano come i commercianti italiani abbiano le risorse per reagire alla crisi economica – commenta Umberto Zola, Growth Marketing Lead di SumUp –. Un supporto arriva anche dalla tecnologia, intesa soprattutto come pagamenti digitali, giudicati da circa metà degli intervistati un ottimo motore per contrastare la crisi, perché consente di intercettare un bisogno sempre più comune della clientela e ottimizzare gli aspetti del proprio business legati alla gestione dei pagamenti. In prospettiva, una buona parte dei merchant guarda con interesse all’Intelligenza Artificiale per coltivare la relazione con i clienti. Segno di una crescente apertura al digitale e maturità nel modo di analizzare e gestire la propria attività”.L’effetto dell’inflazione sui commercianti – La crisi economica non spaventa i merchant italiani: il 77,3% giudica la propria attività stabile oppure migliorata nel corso degli ultimi dodici mesi. La maggioranza non teme neppure ricadute sulla stagione dello shopping natalizio: il 40,3% si aspetta gli stessi ricavi dell’anno scorso, mentre il 22,1% prevede di guadagnare di più. Tra gli elementi che nel 2023 hanno impattato di più sul business, dopo il costo di materie prime ed energia, gli esercenti italiani citano la mancanza di supporto dal Governo (32,1%) e l’aumento dei costi di logistica e trasporto (26,6%). A queste sfide si aggiunge, secondo i commercianti, la tendenza dei clienti a ridurre i consumi (55,5%), cercare sconti (36,9%), recarsi in negozio più raramente (33,4%).Gli strumenti per contrastare la crisi – Per far fronte all’aumento dei costi c’è chi pensa, entro la fine dell’anno, di ridurre le spese per l’energia (31,7%) o modificare l’offerta o il prodotto (22,7%); mentre il 20,1% degli imprenditori sarebbe disposto a ridurre i propri margini e il 12,4% ad abbassarsi lo stipendio. Tra le azioni che i commercianti intendono intraprendere per fidelizzare e ampliare la base di clienti, il 30,4% mira a rafforzare la propria comunicazione digitale, il 26% si affida a sconti e offerte stagionali, il 23,7% vuole sperimentare canali di vendita alternativi come l’e-commerce. Dai pagamenti digitali all’AI: la crisi spinge a innovare la propria attività – Circa 1 commerciante italiano su 2 è convinto che l’attuale contesto economico sia stato una forza trainante nell’accelerare la trasformazione digitale della propria azienda. Tra i principali vantaggi della digitalizzazione, i merchant citano il risparmio di tempo (36,2%), il miglioramento della customer experience (31,2%), la maggiore efficienza dei processi (24,7%). In testa alle tecnologie più usate, dopo i pagamenti digitali (47,7%), ci sono le app (32,8%), i software gestionali (24%), i tool per la gestione della relazione con i clienti (18,3%) e gli strumenti per l’e-commerce (14,8%).L’Intelligenza Artificiale fa la sua comparsa tra gli strumenti innovativi: il 7% dei piccoli business intervistati la sta già applicando e, in prospettiva, più di un terzo la considera un’opportunità per fidelizzare l’utenza e attrarre nuovi clienti (36,5%), mentre oltre uno su cinque la reputa utile per personalizzare l’esperienza di acquisto (23,7%), costruire campagne di marketing ad hoc (23,5%), rafforzare l’innovazione del proprio business (23,2%) e aumentare l’efficienza operativa (20%). LEGGI TUTTO

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    USA, PIL 3° trimestre sopra le attese

    (Teleborsa) – Il Prodotto interno lordo statunitense è salito del 5,2% nel terzo trimestre 2023, sopra il +4,9l% delle stime iniziali, in base alla seconda lettura del dato, pubblicata dal Dipartimento del Commercio, e si confronta con il +2,1% del trimestre precedente. Le attese degli analisti prevedevano un rialzo del 5%.Le spese personali reali, motore principale della crescita americana, sono cresciute del 3,6% rispetto al +0,8% precedente, ma meno del +4% stimato dal consensus. Recuperano i profitti delle imprese, che fanno segnare un aumento del 4,1% dopo il +0,5% del trimestre precedente. L’indice PCE price (PCE price index), che dà un’approssimazione sulla misura dell’inflazione ed è monitorato con attenzione dalla Federal Reserve per valutare l’andamento dei prezzi, segna un +2,8% e si confronta con un +2,5% precedente ed un +2,9% atteso dal mercato. L’indice PCE core, che esclude cibi freschi ed energia, registra un +2,3%, rispetto al +2,4% delle attese ed al +3,7% precedente.(Foto: Maklay62 / Pixabay) LEGGI TUTTO