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    Istat, i Comuni del Sud Italia spendono meno per i minori: -155 euro rispetto alla media nazionale

    (Teleborsa) – Un rapporto Istat sulla spesa dei Comuni per i servizi sociali nel 2020 ha evidenziato che “l’offerta di servizi socio-assistenziali di cui i cittadini possono beneficiare è caratterizzata da grandissimi divari territoriali”. In particolare la spesa pro-capite media al Sud è al di sotto del dato nazionale per quasi tutte le tipologie di utenti. “Questo si traduce in 155 euro in meno in media per ciascun minore residente, 917 euro in meno per una persona con disabilità (bambino o adulto fino a 64 anni), 49 euro in meno per l’assistenza agli anziani, 14 euro in meno per le persone in età lavorativa, utilizzati nei casi di povertà ed esclusione sociale”, sottolinea il rapporto.In termini generali al Sud la spesa pro-capite per il welfare territoriale (66 euro) è la metà della media nazionale (132 euro) e poco più di un terzo di quella del Nord-est (184 euro). Il Nord-ovest e il Centro si attestano su 145 e 141 euro, mentre le Isole sono in linea con la media nazionale. Ad esempio, evidenzia il rapporto, “quasi il 30% dei Comuni del Mezzogiorno non offre il servizio di assistenza domiciliare agli anziani in condizioni di fragilità, che prevede un supporto per la cura della persona e dell’abitazione”, si legge in una nota. Al Centro sono meno del 15% e meno del 10% al Nord”.Dal rapporto è emerso anche l’impatto della pandemia sulla spesa dei comuni: “l’emergenza sanitaria ha cambiato la spesa sociale dei comuni con un picco per il contrasto alla povertà: è aumentata del 72,9% (da 555 a 959 milioni) la spesa per l’area povertà, disagio adulti e persone senza dimora (dal 7,4% al 12,2% della spesa complessiva)”, si legge nel comunicato.Risultano in forte crescita i contributi a sostegno del reddito con 377.000 beneficiari nel 2020. E sono 743mila i beneficiari dei buoni spesa per emergenza alimentare (21.500 nel 2019). Registra un calo del 5,9% invece la spesa per l’assistenza ai disabili e si riduce (-1,7%) anche la spesa per i servizi rivolti agli anziani. LEGGI TUTTO

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    Patto di stabilità, controproposta della Germania: taglio debito-PIL dell'1% l'anno

    (Teleborsa) – Obblighi prefissati sulla riduzione dei debiti pubblici che per l’Italia significhrebbero dover effettuare un taglio netto da quasi 20 miliardi di euro l’anno. Questa la controproposta informale sulla riforma del Patto di stabilità e di crescita inviata dal ministro delle Finanze della Germania, Christian Lindner alla Commissione europea. È quanto fa sapere il Die Welt citando un documento informale (non paper) di tre pagine che il governo federale ha inviato alla Commissione.Secondo il ministero guidato da Lindner le proposte avanzate da Bruxelles sono “inadeguate” e non garantirebbero una appropriata riduzione dei livelli di debito pubblico. Servono quindi “regole di spesa semplici e trasparenti”, con requisiti di taglio del debito più elevati sui paesi più indebitati. Per questo, riporta il quotidiano tedesco, la Germania propone l’obbligo di ridurre il rapporto debito-PIL di almeno un intero punto percentuale l’anno sui paesi più indebitati, fino al raggiungimento della soglia del 60% del PIL, e di almeno mezzo punto percentuale l’anno per gli stati meno indebitati. Per l’Italia un obbligo simile significherebbe ridurre il debito di circa oltre 19 miliardi di euro l’anno.L’iniziativa giunge dopo che a metà marzo, in occasione dell’Ecofin, Lindner aveva affermato che servivano “ulteriori discussioni” sulla revisione delle regole comuni di Bilancio, dopo che la Commissione Ue aveva formalizzato la sua proposta. Pochi giorni dopo il presidente della Bundesbank, Joachim Nagel aveva duramente criticato le proposte dell’esecutivo comunitario. LEGGI TUTTO

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    CDM, sul tavolo decreti Siccità e PA. Torna Ddl Concorrenza

    (Teleborsa) – I decreti legge per rafforzare le capacità amministrative della Pubblica amministrazione e quello con disposizioni per il contrasto della siccità e per il potenziamento e l’adeguamento delle infrastrutture idriche ma anche il disegno di legge sulla concorrenza, che era già passato per un primo esame in Cdm. È quanto prevede l’ordine del giorno del Consiglio dei ministri convocato per oggi pomeriggio alle 17.30. “Sulla siccità abbiamo Consiglio dei ministri oggi pomeriggio, come ministero – ha detto il ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Matteo Salvini – stiamo correndo come matti per chiudere tutti i lavori che abbiamo trovato sospesi su dighe e invasi. Stiamo investendo un milione di euro per ridurre la dispersione dalle tubature, dalle fognature, spero che pioverà tanto in questa primavera”. La bozza del decreto Siccità composta da 16 articoli – diffusa dall’Adnkronos – prevede multe fino a 50mila euro per chi estrae e utilizza acqua pubblica senza autorizzazione. Prevista, inoltre, per i concessionari di piccole derivazioni a scopo idroelettrico titolari di mutui o di finanziamenti la sospensione delle rate, senza oneri aggiuntivi, per il periodo che intercorre fra il 1 maggio 2023 e il 31 ottobre 2023. La sospensione può essere richiesta anche in relazione ai pagamenti dei canoni per contratti di locazione finanziaria aventi ad oggetto beni mobili o immobili strumentali allo svolgimento delle attività di concessionario di piccole derivazioni a scopo idroelettrico. Misure – si legge nel testo – volte a mitigare le ricadute negative sulle attività di produzione di energia elettrica derivanti dai persistenti periodi di crisi idrica. Nel decreto siccità anche un “Piano di comunicazione relativo alla crisi idrica” – predisposto dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria della Presidenza del Consiglio dei ministri – volto ad assicurare un’adeguata informazione del pubblico sulla persistente situazione di crisi idrica in atto nel territorio nazionale e sulle gravi ripercussioni che tale fenomeno potrebbe determinare sul tessuto economico e sociale, nonché a garantire ai cittadini e agli operatori di settore le informazioni necessarie sul corretto utilizzo della risorsa idrica. È istituita presso la Presidenza del Consiglio dei ministri una Cabina di regia per la crisi idrica: un organo collegiale presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri ovvero, su delega di questi, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e composto dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, dal Ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, dal Ministro per gli affari europei, il sud, le politiche di coesione e il Pnrr, dal Ministro dell’agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste, dal Ministro per la protezione civile e le politiche del mare, dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie e dal Ministro dell’economia e delle finanze. Viene introdotta la figura del Commissario straordinario nazionale per l’adozione di interventi urgenti connessi al fenomeno della scarsità idrica, in carica fino al 31 dicembre 2023 (con possibilità di proroga fino al 31 dicembre 2024).Nei 30 articoli della bozza del Dl PA in circolazione presenti misure per il rafforzamento e la riorganizzazione della Pa, anche in relazione all’attuazione del Pnrr entro il 31 dicembre 2026, con possibilità di assunzione per ministeri ed enti locali e disposizioni sull’organizzazione di alcune agenzie ed aziende in house statali. LEGGI TUTTO

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    Innovazione e ricerca, Terna sigla accordo con l'Istituto Italiano di Tecnologia

    (Teleborsa) – Terna, la società che gestisce la rete di trasmissione nazionale, e l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) hanno siglato un accordo di collaborazione quinquennale finalizzato allo studio e alla realizzazione di soluzioni innovative in ambito robotica per supportare le attività sul campo dell’azienda guidata da Stefano Donnarumma. L’intesa è stata firmata oggi a Roma da Massimiliano Garri, direttore Innovation & Market Solutions di Terna, e da Giorgio Metta, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Tecnologia.”Siamo orgogliosi di aver stretto questo accordo con un’eccellenza nel panorama italiano della ricerca e dell’innovazione – ha dichiarato Garri –. Le soluzioni robotiche che realizzeremo con l’IIT affiancheranno le nostre persone, garantendo un livello di sicurezza ancora più elevato nelle operazioni che svolgono ogni giorno su tutto il territorio italiano. La collaborazione che avviamo da oggi ci permetterà di evolvere, innovare e rendere ancor più efficienti le nostre attività, con importanti vantaggi per l’intera rete elettrica nazionale”. “Siamo nati con lo scopo di mettere al servizio del sistema economico e produttivo del Paese le tecnologie sviluppate nei nostri laboratori. L’accordo siglato oggi con Terna – ha dichiarato Metta – realizza pienamente questa importante vocazione dell’Istituto confermandoci come strumento di innovazione e sottolinea il nostro impegno per lo sviluppo di tecnologie in grado di supportare l’essere umano e rendere le attività lavorative più sicure”.Lo sviluppo di nuove soluzioni è di fondamentale importanza per Terna che, in qualità di regista e abilitatore della transizione energetica, è quotidianamente impegnata nella ricerca e nell’adozione delle tecnologie innovative per rispondere alle principali sfide poste dai target nazionali e internazionali di decarbonizzazione. Grazie alla collaborazione con l’IIT e al know-how dell’Istituto nel campo dell’automazione e della robotica, Terna potrà dunque sviluppare nuove soluzioni tecnologiche a supporto delle attività di Operations & Maintenance consolidate nella gestione quotidiana di circa 75mila km di linee elettriche ad alta e altissima tensione e delle oltre 900 stazioni elettriche su tutto il territorio italiano.L’Istituto Italiano di Tecnologia e Terna hanno già individuato alcuni primi casi specifici da sviluppare e sperimentare insieme, quali, ad esempio: robot autonomi capaci di effettuare attività sui sostegni delle linee aeree, sistemi avanzati per il monitoraggio delle stazioni elettriche in assenza di operatori, nonché dispositivi come gli esoscheletri a supporto delle attività del personale in campo. Nel corso della collaborazione, inoltre, Terna e IIT valuteranno anche l’opportunità di adottare azioni volte alla protezione della proprietà intellettuale con l’obiettivo di tutelare e valorizzare i risultati delle ricerche.Il piano di innovazione di Terna si pone l’obiettivo di gestire l’evoluzione del sistema elettrico, incrementare le prestazioni e la resilienza delle reti di trasmissione, aumentare l’efficienza e ridurre al massimo i rischi derivanti dalle attività di manutenzione, nonché di affrontare al meglio le nuove modalità di lavoro aiutando a creare un’azienda in cui sempre più al cui centro ci sono le persone; il tutto con particolare attenzione alla sostenibilità e alla transizione energetica come fattori chiave dell’attività dell’azienda, a favore di una transizione giusta che crei valore e benefici per l’azienda, per i suoi stakeholder e per il sistema circostante. LEGGI TUTTO

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    Energia, Analisi ENEA 2022: consumi in calo (-3%) ma emissioni in aumento (+0,5%)

    (Teleborsa) – Il 2022 sarà ricordato non solo come l’anno della crisi dei mercati di gas ed elettricità, con flussi di gas russo verso l’Europa dimezzati e prezzi raddoppiati rispetto al 2021, ma anche come l’anno che ha chiuso con una contrazione dei consumi energetici del 12% nell’ultimo trimestre, che in termini medi annui si traduce in un calo di oltre il 3%, di poco inferiore alla media europea (-4%). Fra gli aspetti positivi, la crescita di un punto percentuale della quota di fonti rinnovabilisui consumi finali che si è attestata al 20%. In forte peggioramento (-54%), invece, l’indice ISPRED, elaborato da ENEA per misurare la transizione energetica sulla base dell’andamento di prezzi, emissioni e sicurezza. È quanto emerge dall’Analisi trimestrale del sistema energetico italiano dell’ENEA che evidenzia per l’intero 2022 anche la crescita delle emissioni di anidride carbonica, che hanno registrato il secondo aumento consecutivo su base annua (+0,5%), un dato comunque meno negativo rispetto al +8,5% del 2021.”Come nel resto dell’Eurozona il crollo dei consumi energetici dell’ultimo trimestre è stato causato da contrazione della domanda e azioni di adattamento nell’industria (produzione di beni intermedi -6%), clima eccezionalmente mite a inizio stagione 2022-2023 dei riscaldamenti e misure di contenimento dei consumi – sottolinea Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che coordina l’Analisi –. Da agosto 2022 a febbraio 2023, periodo di riferimento del Piano nazionale di contenimento, i consumi di gas sono stati inferiori del 19% e quelli di elettricità del 4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni”.Nel 2022, dato il robusto aumento del PIL (+3,7%), si è ridotta in una misura senza precedenti l’intensità energetica dell’economia (-7%). “Si tratta – sottolinea Gracceva – di un dato fortemente influenzato da fattori contingenti, ma è vero che a differenza di quanto rilevato costantemente negli ultimi anni, dalla metà del 2022 in Italia sembra emergere un sostanziale disaccoppiamento fra la domanda di energia e alcuni dei suoi principali driver, come PIL, produzione industriale, clima e mobilità”.A livello di prezzi medi 2022 rispetto al 2021, quello dell’elettricità è cresciuto di oltre il 100%, mentre quello del gas è aumentato del 57%. “Alla crisi dei prezzi non si è sommata una crisi di disponibilità fisica delle risorse, grazie alle importazioni record di gas naturale liquefatto in Europa e al calo dei consumi, oltre che al clima mite di fine 2022. A partire dagli ultimi mesidell’anno, – continua Gracceva – tutto ciò ha determinato un deciso ridimensionamento dei prezzi del gas, e a ruota di quelli dell’elettricità, ma l’equilibrio del mercato del gas resta fragile. Al di là del breve periodo, gli alti prezzi restano una grave minaccia alla competitività dell’industria europea, basti pensare come nei due principali paesi manifatturieri dell’UE, Germania e Italia, la produzione industriale dei beni più energivori sia stata fortemente negativa nel 2022”.A livello di fonti primarie, il calo dei consumi è il risultato di un minor impiego di gas (-10%) e fonti rinnovabili (-12%), anche a fronte di un maggior ricorso a petrolio (+5,5%) e carbone (+29%).L’aumento delle emissioni di CO2 (+0,5%), nonostante il calo dei consumi di energia, è imputabile in primo luogo al maggior utilizzo di carbone e olio combustibile nel termoelettrico (+60%), che ha più che compensato la forte contrazione del gas naturale. In contrasto con la tendenza degli ultimi anni, l’aumento delle emissioni ha riguardato solo i settori ETS (generazione elettrica ed energivori, +5,5%), mentre sono diminuite del 2,5% quelle dei settori non-ETS (civile, trasporti, agricoltura, rifiuti e piccola industria).Per quanto riguarda l’indice della transizione energetica ISPRED, il calo del 54% è dovuto in particolar modo alle componenti “prezzi” e “decarbonizzazione”, mentre modesto è stato il regresso della componente “sicurezza”.”Il piano di contenimento dei consumi di gas e i prezzi record dell’energia hanno contratto la domanda di gas ed elettricità e garantito margini di capacità accettabili sia nel sistema elettrico che nel sistema gas, nonostante sia venuto meno 1/4 delle importazioni 2021. Si può dire – conclude Gracceva – che la scelta del decisore sia stata di salvaguardare la sicurezza del sistema pur al costo di un peggioramento sui fronti della decarbonizzazione e dei prezzi dell’energia, che però si confida possa essere temporaneo”. Segnali positivi emergono sul fronte delle tecnologie low-carbon, in particolare per la mobilità elettrica: i dati più aggiornati sui brevetti per accumulatori e sistemi di ricarica mostrano per l’Italia un lieve recupero dello svantaggio accumulato rispetto ai più rilevanti Paesi europei, con un miglioramento anche nell’interscambio commerciale dei veicoli elettrici. Nel complesso, però, il deficit commerciale nel comparto low-carbon è aumentato del 14% nel 2022, sfiorando il valore di 3 miliardi e 700 milioni (0,32% del PIL). A pesare maggiormente sono state le importazioni di pannelli fotovoltaici e veicoli ibridi plug-in, ma soprattutto di accumulatori agli ioni di litio che da soli rappresentano il 56% del disavanzo nel settore low-carbon. LEGGI TUTTO

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    USA, licenziamenti Challenger marzo salgono a 89.703 unità

    (Teleborsa) – Si registra una crescita dei licenziamenti negli Stati Uniti nel mese di marzo 2023. Secondo il rapporto Challenger, Gray & Christmas, le principali società statunitensi hanno rilevato un taglio di circa 89.703 posti di lavoro. Il dato rivela un aumento del 15% rispetto al mese precedente, quando si erano registrati 77.770 licenziamenti e un aumento del 319% rispetto allo stesso periodo del 2022.Il totale di marzo segna la terza volta quest’anno in cui i tagli sono stati superiori rispetto al mese corrispondente dell’anno precedente.I datori di lavoro hanno annunciato 270.416 tagli nel primo trimestre, un aumento del 396% rispetto ai 55.696 tagli annunciati nello stesso periodo dell’anno precedente. È il totale del primo trimestre più alto dal 2020 e il totale trimestrale più alto dal terzo trimestre del 2020.”Sappiamo che le aziende stanno approcciandoal 2023 con cautela, sebbene l’economia stia ancora creando posti di lavoro. Con gli aumenti dei tassi che continuano e il dominio dei costi delle aziende, i licenziamenti su larga scala che stiamo vedendo probabilmente continueranno “, ha affermato Andrew Challenger, vicepresidente senior di Challenger, Gray & Christmas.”Il settore tecnologico si sta piazzando davanti a tutti i settori e questo talento è richiesto in tutti i settori. Infatti, il 38% di tutti i tagli riguarda il settore Tech”, ha aggiunto.(Foto: seventyfour74 | 123RF) LEGGI TUTTO

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    Bankitalia: migliorano aspettative imprese su economia

    (Teleborsa) – Migliorano le aspettative delle imprese in Italia sulle proprie condizioni operative nei successivi tre mesi, sospinte dalla ripresa della domanda e dall’attenuarsi delle difficoltà legate agli elevati prezzi dell’energia e all’approvvigionamento di materie prime e input intermedi. Mentre nel primo trimestre i giudizi di peggioramento della situazione economica generale sono divenuti meno diffusi rispetto al trimestre precedente. Lo rileva Banca d’Italia con l’indagine trimestrale sulle aspettative di inflazione e crescita, condotta tra il 24 febbraio e il 17 marzo 2023 che ha coinvolto 1.554 imprese con almeno 50 addetti, 673 dell’industria in senso stretto, 690 dei servizi e 191 del settore delle costruzioni.Secondo lo studio le valutazioni di peggioramento delle condizioni per investire restano superiori a quelle di miglioramento, ma il saldo è divenuto molto meno negativo che nella precedente rilevazione. Nel frattempo l’accumulazione di capitale proseguirebbe nel 2023 e si assocerebbe a una espansione dell’occupazione nei prossimi tre mesi, spiega Bankitalia.Le attese sull’inflazione al consumo delle imprese si sono ridotte su tutti gli orizzonti temporali, attestandosi al 6,4 per cento sui 12 mesi e al 5,3 e 4,8 per cento sugli orizzonti rispettivamente a 2 anni e tra 3 e 5 anni. Sebbene i prezzi di vendita abbiano continuato a crescere a ritmi sostenuti nell’ultimo anno, per la prima volta dalla fine del 2020 le imprese ne prefigurano un rallentamento nei prossimi 12 mesi in tutti i comparti, rileva ancora il sondaggio, ad eccezione di quello dell’edilizia residenziale.Nel primo trimestre la quota di aziende che hanno espresso giudizi di peggioramento sulla situazione economica generale rispetto a tre mesi prima si è pressoché dimezzata (a 23,7 per cento), restando tuttavia superiore a quella di chi ne ha osservato un miglioramento (14,9 per cento, da 6,3 della precedente rilevazione. Il saldo tra le valutazioni di miglioramento e di peggioramento delle proprie condizioni operative nei successivi tre mesi, fortemente negativo dall’inizio del 2022, si è pressoché annullato in tutti i settori. Al miglioramento delle prospettive delle imprese contribuirebbero soprattutto l’impulso proveniente dalla domanda per i propri prodotti o servizi, spiega l’istituzione, e la contestuale attenuazione delle difficoltà legate ai rincari dei beni energetici e all’incertezza economica e politica, che lo scorso anno hanno rappresentato i principali ostacoli all’attività delle imprese.l LEGGI TUTTO

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    Fonderia Boccacci, il fondo di private equity Consilium acquista la maggioranza

    (Teleborsa) – Consilium, società di gestione del risparmio indipendente dedicata all’attività di private equity, ha acquisito la maggioranza di Fonderia Boccacci, azienda tra le maggiori in Europa nella progettazione, produzione e lavorazione meccanica di getti in ghisa di medie e grandi dimensioni, con un giro d’affari superiore a 50 milioni nel 2022. Si tratta del secondo investimento (dopo Music Center nel 2021) realizzato dal fondo Consilium private equity fund IV, che ha chiuso il fundraising nel giugno 2022 raggiungendo l’obiettivo di raccolta hard-cap di 110 milioni di euro. Il focus di investimento è sulle PMI italiane ad alto potenziale di crescita e con un forte orientamento all’export.La famiglia Boccacci manterrà una quota di minoranza rilevante e continuerà a collaborare operativamente, insieme al top management e all’attuale amministratore delegato, “per proseguire nell’ambizioso percorso di crescita della società con il supporto del fondo Consilium che punta a rafforzare ulteriormente il posizionamento di Fonderia Boccacci nei mercati di riferimento e ad ampliare la base clienti”, si legge in una nota. LEGGI TUTTO