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    Pensioni, addio a quella di reversibilità? Dopo Quota 100 proposti altri tagli

    Lo ha messo nero su bianco l’OCSE nel suo Economic Survey destinato all’Italia: per facilitare la ripresa economica e continuare a garantire sostegno ai cittadini più colpiti dall’emergenza sanitaria, il Governo dovrebbe rivedere le proprie spese, fare dei tagli e intervenire sul sistema pensioni, a partire dagli assegni di reversibilità.
    Ma cosa cambierebbe, di fatto, se le nuove direttive dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico venissero attuate? LEGGI TUTTO

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    Pensioni, il calendario dei pagamenti di agosto: le date

    Anche per il mese di agosto il pagamento delle pensioni avviene in anticipo, secondo il calendario alfabetico, per coloro che le ritirano i contanti presso gli uffici postali.

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    Pensioni, 9 Paesi in cui andare a vivere per pagare meno tasse

    29 Settembre 2020

    Fisco più morbido, stile di vita più rilassato, meno burocrazia, clima decisamente più mite, con impatti notevoli sui costi della vita, e sistemi sanitari all’avanguardia. Sono tanti i motivi che spingono ogni anno i pensionati italiani a lasciare il Belpaese per altri lidi, vicini o lontani. Oggi, purtroppo, la tassazione italiana sulle pensioni è fra le più alte in Europa e oscilla, a seconda del reddito, tra il 23 e il 43%. Per i 5,5 milioni destinatari di un assegno pensionistico inferiore ai 1.000 euro al mese, emigrare potrebbe davvero rappresentare una svolta in termine di qualità della vita. LEGGI TUTTO

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    Pensioni nel sud Italia: tutte le agevolazioni del Fisco

    Vivere da pensionati nell’Italia meridionale, oggi, può essere davvero conveniente. Non solo per gli stranieri titolari di trattamenti pensionistici esteri, ma anche evidentemente per gli emigrati italiani e per chi è titolare anche di una pensione italiana. Lo conferma con risposta a specifico interpello l’Agenzia delle Entrate.

    Doppia pensioneSe nel corso della sua vita il pensionato ha versato contributi sia al sistema pensionistico estero sia a quello italiano (come l’INPS), maturando due differenti trattamenti pensionistici, in entrambi i paesi, può in ogni caso di fruire del regime fiscale agevolato (imposta sostitutiva sui redditi al 7%) se si sceglie il trasferimento di residenza nel territorio italiano.
    Ovviamente, quanto sopra è in relazione alla pensione e ai redditi esteri. I redditi di pensione erogati dall’INPS o altra cassa italiana saranno infatti tassati con il regime ordinario.

    NazionalitàNon ha importanza la nazionalità del soggetto, purché sia soddisfatto il presupposto della residenza fiscale all’estero per il periodo indicato dalla norma e che l’ultima residenza sia stata in un Paese con il quale siano in vigore accordi di cooperazione amministrativa in ambito fiscale.
    Sud ItaliaIl beneficio scatta per chi sposta la residenza in uno dei comuni del Mezzogiorno (Sicilia, Calabria, Sardegna, Campania, Basilicata, Abruzzo, Molise e Puglia con popolazione non superiore a 20.000 abitanti) o in uno dei comuni con popolazione non superiore a 3.000 abitanti delle zone colpite dai terremoti del 2016 e 2017 (compresi negli allegati 1, 2 e 2-bis al decreto-legge 17 ottobre 2016, n. 189, convertito con modificazioni dalla legge 15 dicembre 2016, n.229). LEGGI TUTTO

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    Pensioni: entrate in aumento, i conti INPS tengono

    I dati provvisori sulle entrate tributarie, acquisiti al 20 agosto, ”mostrano un andamento superiore alle attese e una situazione complessiva in via di miglioramento per l’economia italiana”. E’ quanto afferma il ministero dell’Economia in una nota.

    Nel mese in corso, infatti, si è registrato ”un rialzo del 9% delle entrate versate dai contribuenti con il modello F24 rispetto allo stesso mese del 2019, sostenuto dal buon andamento dell’Irpef e dell’Ires versate in autoliquidazione”.
    Stessa tendenza per l’Inps, l’istituto previdenziale, nei dati del rendiconto generale per il 2019. E’ infatti confermata la tenuta dei conti e la sostanziale solidità finanziaria del complesso delle gestioni previdenziali ed assistenziali dell’Istituto. In particolare, il risultato finanziario di parte corrente, passa da 2,255 miliardi di euro nel 2018 a 6,783 miliardi nel 2019. Si tratta del miglior risultato finanziario di parte corrente degli ultimi dieci anni.

    Mef e entrate tributarieIl Mef osserva dati di gettito delle imposte versate in autoliquidazione, ancora provvisori ”ma riallineati per tener conto delle diverse tempistiche di versamento nei due anni considerati”, mostrano infatti una crescita dell’Irpef del 3,3% e dell’Ires del 4,8%, mentre l’Irap mostra una variazione negativa del 49% legata alla misura del decreto rilancio, che ha cancellato il versamento del saldo 2019 e della prima rata dell’acconto 2020 per le imprese con fatturato non superiore a 250 milioni. Al netto della variazione dell’Irap, il gettito dell’autoliquidazione risulta quindi superiore al 2019 per circa un miliardo di euro.
    Un risultato complessivamente migliore delle previsioni è legato anche ai versamenti effettuati dai contribuenti Isa, il cui gettito è risultato inferiore di quello del 2019 per un importo limitato a circa 700 milioni, dato concentrato nei versamenti a saldo. Mostrano segnali positivi anche i versamenti Iva di agosto dei contribuenti che versano su base mensile (riferiti alle operazioni effettuate nel mese di luglio), che appaiono in linea con lo stesso mese del 2019: un primo segnale nella direzione di una possibile inversione di tendenza nei prossimi mesi che potrebbe portare i versamenti su valori positivi rispetto allo scorso anno.
    Complessivamente nel mese di agosto il gettito Iva sugli scambi interni mostra una flessione limitata al 5,3%, ascrivibile interamente ai versamenti dei contribuenti trimestrali, che ad agosto hanno versato l’Iva relativa alle operazioni dei mesi di aprile, maggio e giugno, in cui molte delle attività sono state soggette a chiusura.
    Le ritenute da lavoro dipendente mostrano una sostanziale tenuta, con una flessione limitata a circa 150 milioni, che deriva dal calo del 6,7% delle ritenute del settore privato e dal rialzo del 6,3% di quelle del settore pubblico, nelle quali confluiscono anche le ritenute dei lavoratori privati che beneficiano della cassa integrazione, versate dall’Inps.
    Inps e pensioniLe entrate contributive passano da 231,166 miliardi nel 2018 a 236,211 miliardi nel 2019, con un incremento del 2,2%; le prestazioni istituzionali totali, di natura previdenziale ed assistenziale, ammontano a 331,056 miliardi, con un incremento del 4% rispetto al 2018.Nel 2019 la spesa complessiva riferita alle prestazioni pensionistiche, che include anche la componente di natura assistenziale, è pari a 262,299 miliardi e rappresenta il 14,7% del Pil. Il patrimonio netto a fine 2019 è pari a 39,759 miliardi.
    Occorrerà ovviamente capire come andrà il 2020, su cui pesa la pandemia da Covid. Secondo quanto riporta l’Inps in una nota, “i primi dati relativi agli incassi di luglio 2020, ancorché parziali, evidenziano una sostanziale ripresa delle attività produttive nel paese“. LEGGI TUTTO

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    Riforma pensioni, Quota 41? Cosa dobbiamo aspettarci dal 1° gennaio 2022

    Ad oggi, l’unica informazione certa è che la riforma delle pensioni arriverà entro il 1° gennaio 2022, e cioè alla scadenza della tanto discussa Quota 100 (62 anni di età + 38 di contributi), che chiuderà la sua parabola il 31 dicembre 2021.
    Pensioni, cosa succederà dal 1° gennaio 2022
    La previdenza pubblica andrà ulteriormente tagliata, perché questa è la direzione sempre più marcata che ha preso l’Europa, ma non è detto che il sistema pensionistico italiano venga completamente smantellato. Certo è che la crisi economica, soprattutto post Covid, pesa moltissimo, e le condizioni che l’Italia dovrà accettare per sfruttare in cambio il Recovery Fund certamente saranno vincolate.
    Cosa succederà allora, nel 2022? Nessuno lo sa. Ma ciò che appare sempre più probabile è che non ci sarà spazio né per Quota 41, né per una legge Fornero bis.
    La legge Fornero
    Ricordiamo che la manovra “Salva-Italia” con cui fu introdotta la riforma Fornero nel 2012 spinse il sistema pensionistico italiano verso il modello contributivo, secondo cui quanto maggiori erano stati i contributi durante la carriera del lavoro, tanto maggiore sarebbe stato l’assegno pensionistico.
    Restavano comunque i due criteri di pensionamento dell’anzianità anagrafica e degli anni di contributi versati. Con il primo criterio si ottiene la pensione a 66 anni. Requisito fondamentale è quello dei 20 anni almeno di contributi versati. Per chi voglia andare prima in pensione gli anni di contributi minimi non sono più 40, ma 41 e un mese per le donne e 42 anni e un mese per gli uomini, con un incremento graduale negli anni a venire di qualche mese.
    Quota 41, per chi?
    Oggi, l’ipotesi allo studio del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo che sembra la più gettonata in seno alla maggioranza è una riforma del sistema pensionistico che estenda Quota 41 a tutti i lavoratori per superare lo scalone con la fine di Quota 100. Quota 41 altro non è che il ritiro dal lavoro con 41 anni di contributi, a prescindere dall’età compiuta. Ma come funziona Quota 41? I requisiti per accedervi sono:
    almeno 12 mesi di contributi versati, non per forza continuativi, prima del compimento dei 19 anni di età;
    41 anni di contributi maturati;
    appartenenza ad una delle 5 categorie tutelate: disoccupati, invalidi, caregiver, lavori usuranti, lavori gravosi.
    Non basta però essere un lavoratore precoce per accedere a Quota 41. Questa è riservata solamente a coloro che fanno parte anche di una delle seguenti categorie:
    dipendenti e autonomi con invalidità accertata pari o superiore al 74%;
    dipendenti disoccupati a seguito di licenziamento o dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, e che abbiano concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno tre mesi;
    i cosiddetti caregiver: ossia coloro che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità.
    lavoratori che svolgono da almeno sei anni all’interno degli ultimi sette attività lavorative usuranti e gravose;
    Cosa dice l’Inps
    Quota 41 però non fa impazzire l’Inps. Il presidente dell’Istituto Pasquale Tridico ha spiegato che è “certamente” un’opzione, “ma non mi piacciono le quote strettamente rigide”.
    Secondo lui Quota 41 dovrebbe essere affiancata da coefficienti di gravosità del lavoro, in modo da prevedere delle uscite flessibili per tutti. Ovvero, si dovrebbe prevedere un’età di uscita dal lavoro per ogni categoria di lavoratore. “Ci sono infatti lavori diversi” spiega. “Ci sono persone che possono uscire più tardi e altre prima”. LEGGI TUTTO

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    Economy news della settimana: i numeri Istat del Covid, bonus tablet, Ecobonus auto e pensioni

    8 Agosto 2020

    A tenere banco questa settimana sempre gli sviluppi dell’emergenza coronavirus, soprattutto sui numeri dei contagi, dopo la pubblicazione dei risultati dell’indagine sierologica da parte dell’Istat. Ma anche con uno sguardo alla situazione in Svezia, Paese che ha affrontato la pandemia in maniera esattamente opposta all’Italia. Una settimana incentrata anche sui bonus non solo quelli previsti dai nuovi fondi nel Decreto agosto. Di grande interesse rimane il tema delle pensioni, in particolare sui dati di chi ha usufruito di Quota 100. LEGGI TUTTO

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    Irpef rimborso 730 pensionati, le novità: quando e come richiederlo

    Tra misure principali previste Decreto Rilancio a sostengo dei cittadini c’è la modifica delle scadenze e delle regole fiscali per ricevere il rimborso Irpef 730/2020. Innanzitutto la scadenza per l’invio del modello 730 non è più fissata al 23 luglio, ma è stata prorogata al 30 settembre 2020. Inoltre, da quest’anno la data del conguaglio non sarà uguale per tutti, ma dipenderà sulla base del giorno in cui il contribuente ha inviato il modello 730.
    Rimborso 730: chi lo riceverà a settembre
    Fino ad oggi i lavoratori dipendenti ricevevano il conguaglio del 730 nella busta paga di luglio mentre i pensionati lo ottenevano nel cedolino pensione di agosto o settembre.
    Quest’anno i tempi non dipendono più dalle categoria alla quale si appartiene, ma dalla data di consegna del modello:
    Consegna a giugno: rimborso 730 a luglio;
    Consegna a luglio: rimborso 730 ad agosto-settembre;
    Consegna a settembre: rimborso ad ottobre.
    A prescindere dal fatto che la scadenza finale per presentare il 730 sia slittata a fine settembre, per chi voleva contare su una busta paga più consistente a luglio avrebbe potuto presentare il modello già dalla fine del mese di maggio, o a luglio per ritrovarselo ad agosto.
    Chi invece deve pagare avrà più tempo per mettersi in regola, dato che potrà presentare la dichiarazione fino a 30 settembre senza dover pagare interessi sulle somme dovute al Fisco.
    Rimborsi 730: direttamente sul conto
    Un altro cambiamento che farà molto piacere ai cittadini perché faciliterà di molto Coloro che hanno diritto al conguaglio del 730 potrà richiedere il rimborso in modo automatico, con o senza sostituto di imposta, direttamente all’Agenzia delle Entrate.
    Con un deciso taglio dei tempi. Fino ad adesso, infatti, coloro i quali vantavano un credito nei confronti del Fisco, dovevano attendere l’accredito in busta paga dopo l’invio del 730 da parte del datore di lavoro tramite Caf o commercialista.
    Con le modifiche previste nel Decreto Rilancio la somma spettante può essere richiesta all’Agenzia delle Entrate che verserà il rimborso direttamente sul conto corrente del contribuente, oppure se non è stato fornito l’Iban, tramite vaglia bancario della Banca d’Italia. Ovviamente qualora il conguaglio del modello 730 fosse a debito il contribuente dovrà provvedere al pagamento. LEGGI TUTTO