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    Pensioni: frenata Quota 100, ma scende età pensionabile nel 2020

    Mentre si discute di una possibile riforma del sistema pensionistico, l’ultimo monitoraggio Inps riguardante le pensioni italiane ha registrato un interessante andamento nel 2020: quest’anno sono state di meno le persone che hanno scelto l’uscita anticipata dal lavoro, mentre è scesa l’età pensionabile.
    Pensioni, meno persone hanno fatto ricorso a Quota 100 nel 2020
    A fronte di un aumento delle pensioni di vecchiaia, l’Inps ha registrato nel primo semestre del 2020 una notevole frenata dei pensionamenti anticipati. A Quota 100, in particolare, hanno fatto ricorso meno di 100 mila persone (97.671 secondo i dati aggiornati al mese di giugno). Numeri importanti, certo, ma non come quelli del 2019, quando le domande per accedere a Quota 100 avevano registrato una notevole impennata, permettendo l’uscita dal lavoro prima del previsto a ben 204.741 lavoratori.
    Aumentano le pensioni di vecchiaia
    Il monitoraggio Inps ha fatto luce anche su un altro aspetto, come anticipato sopra: nel 2020 – rispetto al 2019 – sono aumentate le pensioni di vecchiaia. Secondo i dati rilasciati dall’Istituto, inoltre, sono state più le donne che gli uomini a scegliere questa forma di ritiro.
    Basta pensare che il totale di lavoratrici che è andata in pensione a fine giugno (318.370) rappresenta più della metà del totale dei nuovi pensionamenti avvitati dall’Inps per tutto il 2019 (573.944). Nei primi sei mesi dell’anno la percentuale di nuove decorrenze, inoltre, è passata da 96 a 114.
    Più utilizzati dai lavoratori uomini, invece, i ritiri con pensionamento per anzianità. Dietro a questa situazione, come gli esperti hanno sottolineato, non c’è una vera e propria libera scelta dei contribuenti. Probabilmente, il maggior ricorso alla pensione di vecchiaia rispetto a quella di anzianità da parte delle lavoratrici donne è solo il risultato di una situazione di lavoro frammentario e spesso più precario degli uomini. Questi ultimi, infatti, arrivano più forti al ritiro e, di conseguenza, anche alla pensione per anzianità.
    Scende l’età pensionabile nel 2020
    Guardando al fondo lavoratori dipendenti, infine, il numero delle pensioni di vecchiaia liquidate tra gennaio e giugno è stato pari a 34.823, mentre nello stesso periodo del 2019 erano 10.700.
    L’età media alla decorrenza delle nuove pensioni di vecchiaia, inoltre, è stata pari a 67 anni, mentre per i pensionamenti anticipati è stata pari a 61 anni e 4 mesi per gli uomini e 61 anni per le donne. Il monitoraggio Inps dimostra che c’è stato un calo dell’età pensionabile nel 2020 rispetto al 2019, un anno in meno rispetto alla media degli anticipi dello scorso anno.
    Anche questi dati, oggi, devono essere letti guardando il quadro generale. L’età pensionabile è probabilmente scesa anche a seguito delle numerosi crisi aziendali, che hanno spinto molte realtà a ricorrere prima – in alternativa a licenziamento e cig – alle varie forme di uscita anticipata dal lavoro. LEGGI TUTTO

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    Pensioni, quattordicesima e Ape social: cosa prevede la riforma Catalfo

    È tempo di riforme, ce lo chiede l’Europa e ne è anche consapevole l’Esecutivo di quanto sia importante intervenire sul sistema previdenziale italiano dopo l’emergenza Coronavirus. Per questo motivo, con l’obiettivo di fronteggiare la crisi e investire nella ripresa, la Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo ha dichiarato di voler intervenire sul sistema pensionistico italiano, prorogando ed estendendo molte delle misure già attive (come quattordicesima, Opzione Donna e Ape social).
    Riforma pensioni: a lavoro per sostituire Quota 100
    Che Quota 100 non verrà prorogata pare ormai essere certo. Il Governo, difatti, è a lavoro per sostituirla. Alla riforma delle pensioni l’Esecutivo sta già lavorando e, dopo aver riaperto il confronto con le associazioni sindacali, è deciso ad agire su più fronti.
    Prima di tutto, stando a quanto riportato da AdnKronos, la Ministra Catalfo avrebbe comunicato ai sindacati di voler intervenire con una legge delega che entrerà in vigore già a partire da gennaio 2022. Un anno di tempo, quindi, per lavorare e intervenire sul sistema pensionistico italiano, non escludendo comunque interventi di riforma che potrebbero già trovare posto nella prossima Legge di Bilancio.
    Addio Quota 100, Governo verso proroga Ape social e Opzione Donna
    Tra i provvedimenti che potrebbero essere approvati già nella prossima Legge di Bilancio c’è la proroga di Opzione Donne e Ape social. Uno degli argomenti al centro del tavolo delle trattative è proprio quello relativo all’età pensionabile.
    Con l’addio a Quota 100, dunque, altre forme di pensionamento anticipato potrebbero essere confermate e rafforzate, proprio per riconoscere ai lavoratori in difficoltà e/o appartenenti a determinati categorie un’uscita dal lavoro agevolata e in grado di tutelare la loro posizione retributiva e contributiva.
    Ampliamento della quattordicesima nella prossima finanziaria
    Una delle richieste avanzate dai sindacati riguarda l’ampliamento della quattordicesima. Ad oggi la stessa viene riconosciuta ai pensionati che hanno compiuto 64 anni di età e con un reddito complessivo pari ad una somma non superiore al doppio del trattamento minimo spettante (e quindi poco più di 1.000 euro).
    Quello che chiedono i sindacati è l’aumento dei limiti reddituali, con un’estensione della quattordicesima a tutti coloro i quali hanno un’assegno pensionistico non superiore ai 1.200 euro.
    Secondo l’AdnKronos il Governo si sarebbe detto propenso a procedere verso questa direzione, tant’è che l’estensione della quattordicesima, come la proroga di Opzione Donna e dell’Ape social, potrebbe arrivare prima del previsto, già con la prossima finanziaria. LEGGI TUTTO

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    Pensioni: governo al lavoro, riforma dal 2022

    Come noto e ribadito dal governo, Quota 100 non sarà smantellata subito ma si esaurirà comunque al termine del 2021, allo scadere della parentesi di tre anni prevista in origine. Dopodiché, anche per evitare il temibile effetto ‘scalone’, andrà apportata una riforma strutturale del sistema pensionistico su cui l’esecutivo è al lavoro.

    Nello specifico, una riforma delle pensioni da attuare con legge delega a partire dal 2022, a quanto apprende l’Adnkronos. La proposta è stata abbozzata oggi dalla ministra del Lavoro, Nunzia Catalfo, a Cgil, Cisl e Uil nel corso dell’incontro che ha confermato il riavvio del tavolo sulle pensioni dopo il lungo lockdown seguito all’epidemia da Covid-19.
    Un incontro che è servito a riprendere, dunque, il filo del discorso e a mettere a punto un primo ruolino di marcia che ha disegnato due percorsi paralleli: uno che avrà come orizzonte la legge di bilancio e gli interventi più urgenti; e l’altro che avrà come obiettivo invece il disegno complessivo sulla riforma generale. Il primo si svolgerà l’8 settembre, il secondo il 16 settembre. Dal governo sarebbe anche arrivata la disponibilità a ragionare sul rafforzamento del contratto di solidarietà per traghettare dal lavoro alla pensione i lavoratori e al tempo stesso liberare risorse per nuova occupazione.

    Il governo infatti sarebbe disponibile a ragionare su un nuovo strumento per agevolare il passaggio dal lavoro alla pensione vincolando l’azienda a nuove assunzioni. Potrebbe essere a breve dunque allo studio l’ampliamento e il rafforzamento del contratto di solidarietà espansiva da prevedere non solo per le imprese da 1000 dipendenti. Tra i temi urgenti che dovrebbero trovare spazio nel tavolo che guarderà alla prossima legge di bilancio, inoltre, l’orientamento emerso oggi sarebbe quello di inserire sia la proroga e il rafforzamento dell’Ape sociale, che scade a fine 2020, che la proroga di Opzione Donna.
    Dovrebbero far parte di un pacchetto da inserire nella nuova ‘finanziaria’, sempre a quanto apprende l’Adnkronos, anche l’adeguamento delle pensioni in essere con l’ampliamento della platea che potrà beneficiare della 14esima e il tema della non autosufficienza su cui i sindacati sono tornati ad insistere anche oggi.
    Catalfo si sarebbe impegnata anche ad accelerare le procedure per l’avvio delle due Commissioni istituite alla vigilia del lockdown, la prima sulla separazione tra previdenza e assistenza e la seconda sulla speranza di vita. Il governo avrebbe assicurato infine che chiederà all’Inps una stima per valutare platea e costi di una eventuale 8a salvaguardia in cui includere gli ultimi esodati.
    In collaborazione con Adnkronos LEGGI TUTTO

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    Pensione anticipata, quando è possibile con 20 anni di contributi

    Perché il lavoratore possa ottenere la pensione di vecchiaia, oltre a richiedere il compimento dell’età pensionabile, che attualmente e sino al 31 dicembre 2022 è pari a 67 anni, l’Inps richiede normalmente il possesso di un minimo di 20 anni di contribuzione (15 anni in ipotesi molto particolari).

    Pensione anticipata con 20 anni di contributi: è possibile?
    È possibile richiedere la pensione anticipata con 20 anni di contributi? Con 20 anni di contributi non è possibile raggiungere la pensione anticipata ordinaria, in quanto sono richiesti 41 anni e 10 mesi di contribuzione per le donne e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.Nessun diritto neanche alla pensione anticipata con opzione Quota 100, che richiede un minimo di 38 anni di contributi. Per le lavoratrici, nulla di fatto anche con l’Opzione Donna, per la quale la contribuzione minima richiesta, da aver maturato entro il 31 dicembre 2019 peraltro, è pari a 35 anni.
    In pensione con 20 anni di contributi: i casi
    Ci sono però diverse possibilità per pensionarsi con 20 anni di contributi prima del compimento dell’età pensionabile. Il lavoratore, a seconda della categoria di appartenenza, può difatti ottenere la pensione anticipata contributiva a 64 anni, la pensione di vecchiaia anticipata per invalidità a 61 anni (l’età è pari a 56 anni per la lavoratrice), l’isopensione o l’assegno straordinario con un minimo di 60 anni e addirittura la rendita integrativa anticipata con un minimo di 57 anni. Ma procediamo con ordine.

    Pensione di vecchiaia anticipata per invalidità
    Per i lavoratori dipendenti del settore privato, in possesso d’invalidità pensionabile almeno pari all’80%, è possibile ottenere la pensione di vecchiaia, con 20 anni di contributi:
     a 56 anni di età, più l’attesa di 12 mesi di finestra, se donne;
     61 anni di età, più 12 mesi di finestra, se uomini.
    La pensione di vecchiaia anticipata per invalidità, nel dettaglio, è un vero e proprio trattamento di vecchiaia: viene riconosciuto con un forte anticipo di età in ragione dell’invalidità accertata in capo al lavoratore. Non si tratta d’invalidità civile, però, quindi non è sufficiente che sia valutata la generica riduzione della capacità lavorativa. L’invalidità deve essere invece valutata in relazione alle specifiche attitudini, capacità e mansioni del lavoratore.
    Per chi rientra in una delle cosiddette tre deroghe Amato, è possibile ottenere sia la pensione di vecchiaia, che la pensione di vecchiaia anticipata, con soli 15 anni di versamenti.
    Pensione anticipata con 20 anni di contributi
    Con 20 anni di contribuzione è anche possibile ottenere la pensione anticipata a 64 anni di età, se:
    il lavoratore non ha contributi versati prima del 1996;
    il lavoratore è in possesso di contribuzione alla data del 31 dicembre 1995, ma ha optato per il computo presso la gestione Separata (la semplice adesione all’opzione contributiva Dini non è sufficiente);
    il trattamento risulta almeno pari a 2,8 volte l’assegno sociale, cioè almeno pari a 1.287,52 euro (valore per l’anno 2020).
    Dal 2023 il requisito di età per la pensione anticipata contributiva dovrebbe salire a 64 anni e 3 mesi. I 20 anni di contribuzione devono essere considerati al netto dei contributi figurativi.
    In pensione anticipata con l’isopensione
    L’isopensione è uno scivolo pensionistico istituito dalla Legge Fornero nel 2012, che consente ai dipendenti di anticipare l’uscita dal lavoro sino a un massimo di 4 anni senza perdere la retribuzione. Sino al 31 dicembre 2020, è consentito un anticipo di 7 anni. Che cosa vuol dire? Significa che il lavoratore può anticipare l’età pensionabile sino a 7 anni, cioè può uscire dal lavoro con un minimo di 60 anni di età.
    Non si tratta di un vero e proprio pensionamento anticipato, anche se la prestazione a cui il lavoratore ha diritto è vicina al trattamento di pensione spettante: si tratta, invece, di un’indennità a sostegno del reddito, come la disoccupazione e la mobilità.L’isopensione non è rivolta a tutti, ma possono beneficiarne i lavoratori in esubero:
    che sono occupati presso aziende che hanno mediamente più di 15 dipendenti;
    ai quali manchino non più di 7 anni, 4 anni dal 2021, al raggiungimento dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata ordinaria;
    sono oggetto di un accordo sindacale aziendale per l’uscita volontaria degli esuberi (l’accordo deve essere stipulato dall’azienda con le organizzazioni comparativamente più rappresentative);
    stipulano un ulteriore accordo con l’impresa, con cui acconsentono alla cessazione del rapporto di lavoro (il consenso non è necessario se è attivata una procedura di licenziamento collettivo).
    Oltre all’indennità di isopensione, che viene corrisposta ogni mese, al lavoratore sono anche accreditati i contributi previdenziali sino alla data di maturazione dei requisiti per la pensione anticipata o di vecchiaia (a seconda del trattamento che il lavoratore ottiene per primo).
    Assegno straordinario per il sostegno al reddito
    Per i lavoratori di alcune categorie di imprese che aderiscono ai fondi bilaterali (ad oggi, si tratta delle aziende destinatarie dei fondi di Credito ordinario, Credito cooperativo, Esattoriali, Poste Italiane, Ferrovie dello Stato, imprese assicuratrici, società di assistenza e del Trentino, coinvolte in processi di ristrutturazione o riorganizzazione) può essere erogato, se previsto dagli accordi di costituzione del fondo, un assegno straordinario per il sostegno al reddito: la prestazione, chiamata anche prepensionamento, è riconosciuta nelle procedure di agevolazione all’esodo dei dipendenti.
    L’assegno straordinario, come l’isopensione, può essere ottenuto dai dipendenti che maturano i requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata entro 7 anni, sino al 2020, oppure entro 4 anni, dal 2021 in poi.
    Questa indennità di accompagnamento alla pensione può risultare, a seconda del fondo, pari all’importo della pensione spettante alla data di cessazione del rapporto di lavoro, compresa la quota di pensione calcolata sulla base della contribuzione mancante per il diritto alla pensione di vecchiaia.
    RITA, rendita integrativa anticipata
    Se il lavoratore aderisce alla previdenza complementare, con 20 anni di contribuzione obbligatoria alle spalle ed almeno 5 anni di contribuzione integrativa può ottenere una pensione aggiuntiva: si tratta della Rita, acronimo di rendita integrativa anticipata.
    La rendita integrativa anticipata è una prestazione di previdenza complementare, che precede la pensione principale e ne integra l’importo: può essere liquidata sino a 10 anni prima della data di maturazione della pensione di vecchiaia principale, quindi con un minimo di 57 anni di età.
    Non ne hanno però diritto tutti gli iscritti alla previdenza complementare, ma solo coloro che:
    risultano disoccupati da almeno 24 mesi;
    possiedono almeno 20 anni di contributi;
    maturano entro 5 o 10 anni i requisiti per la pensione di vecchiaia.
    Per la precisione, la rendita può essere richiesta con un anticipo di 10 anni rispetto alla data di maturazione dei requisiti della pensione di vecchiaia principale, nell’ipotesi in cui l’anticipo decennale sia previsto dallo statuto o dal regolamento del fondo di previdenza complementare a cui il lavoratore aderisce. La pensione integrativa è finanziata attraverso il conferimento del Tfr (trattamento di fine rapporto) al fondo di previdenza complementare e attraverso il versamento di contributi supplementari.
    Prepensionamento con contratto di espansione
    Un altro modo di anticipare la pensione, riservato però ai lavoratori delle aziende con oltre mille dipendenti in organico, è il prepensionamento con contratto di espansione.Nel dettaglio, possono prepensionarsi utilizzando questo scivolo i lavoratori che si trovano a non più di 5 anni (60 mesi) dal conseguimento del diritto alla pensione di vecchiaia o anticipata.A questi dipendenti, dietro consenso e previa conclusione di accordi di non opposizione, l’azienda deve riconoscere, a fronte della cessazione del rapporto di lavoro, un’indennità mensile di accompagnamento alla pensione. Qual è l’importo dell’indennità di prepensionamento? L’importo di questa prestazione economica deve essere commisurato alla pensione lorda maturata al momento della cessazione del contratto lavorativo.L’indennità spetta a partire dalla risoluzione del rapporto e sino al raggiungimento della prima data utile per la pensione anticipata o di vecchiaia ordinaria; la prestazione economica può essere comprensiva della Naspi (l’indennità di disoccupazione spettante alla generalità dei lavoratori dipendenti).Il lavoratore che beneficia del contratto di espansione, anziché pensionarsi a 67 anni, può prepensionarsi a partire dai 62 anni.
    In collaborazione con Adnkronos LEGGI TUTTO

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    Pensioni, come cambiano gli assegni di agosto

    Dal 15 luglio l’Inps ha introdotto per i pensionati la possibilità di verificare, direttamente tramite cedolino, gli esiti della presentazione del proprio 730. In pratica, chi ha presentato la dichiarazione dei redditi entro maggio scoprirà nel mese di agosto se gli sono stati riconosciuti importi a debito o a credito, che quindi andranno a diminuire o aumentare l’importo della pensione spettante.
    Pensioni di agosto, arriva il conguaglio 730
    Per i pensionati, dunque, il conguaglio 730 sul cedolino arriva con un mese di ritardo rispetto ai lavoratori dipendenti. Per questi ultimi, infatti, gli importi a credito o a debito relativi alla denuncia dei redditi sono stati riconosciuti direttamente sulla busta paga di luglio.
    Per i titolari di pensioni che hanno esercitato questa opzione, invece, l’assegno cambierà nel mese di agosto, dato che un maggiore o minore accredito dipenderà – come già detto – dall’esito del conguaglio Irpef.
    Pensioni, quando verranno pagate quelle di agosto?
    Con l’emergenza Coronavirus sono cambiate anche le modalità di erogazione degli assegni pensionistici in questi mesi. Onde evitare assembramenti in poste e banche, infatti, le pensioni sono state riconosciute in anticipo durante i mesi del lockdown.
    Salvo i casi in cui i soggetti si sono affidati alle forze dell’ordine per ritirare la propria pensione, gli assegni di giugno sono stati riconosciuti ai pensionati a partire da fine maggio e quelli di luglio a partire da fine giugno.
    Riguardo alle pensioni di agosto, però, niente è stato comunicato ancora dall’Inps o da Poste Italiane. Non si sa ancora, dunque, se si è decido che si procederà con qualche giorno di anticipo anche questa volta. La logica suggerirebbe che, considerando il fatto che l’emergenza sanitaria non è ancora rientrata del tutto, lo stesso criterio dovrebbe essere seguito anche questo mese (e quindi convocazione in Posta per il ritiro seguendo l’ordine degli elenchi alfabetici, divieto di assembramenti etc.).
    Negli scorsi mesi, però, l’erogazione degli assegni pensionistici in anticipo era stata comunicata già per tempo. Con l’inizio della Fase 3 e l’allentamento di molte restrizioni, però, in questo senso non è da escludere un ritorno alle vecchie abitudini anche per Poste Italiane e gli Istituti di Credito. Se così fosse, quindi, le pensioni verrebbero accreditate a partire dal 1° agosto dalle Poste e dal 3 agosto da parte degli altri enti.
    Per avere la sicurezza sulla data, comunque, bisognerà aspettare una comunicazione ufficiale. LEGGI TUTTO

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    Economy news della settimana: reddito di cittadinanza, cassa integrazione e proroga, Fornero bis

    18 Luglio 2020

    Nella settimana che si è appena conclusa sono come sempre moltissime le notizie di attualità economica. Tra quelle che avete più letto e apprezzato, le date di pagamento del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza di luglio, i nuovi aggiornamenti INPS in materia di cassa integrazione, la possibile proroga della Cig per altre 18 settimane, oltre a quella del divieto di licenziamento e alla deroga dei contratti a termine e l’arrivo di una “Fornero bis” ventilato da Alberto Brambilla, presidente del Centro Studi e Ricerche Itinerari Previdenziali. Scorrete la gallery per leggere le notizie… LEGGI TUTTO

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    Pensioni, la richiesta dei sindacati: meno tasse per chi lascia il lavoro

    Convocare a stretto giro di posta tre tavoli di confronto con i sindacati sulla riforma fiscale, sulla non autosufficienza e sulle pensioni in essere. I segretari generali di Spi-Cgil, Fnp-Cisl e Uilp-Uil hanno inviato una lettera all’indirizzo del premier Giuseppe Conte ma anche del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, del ministro della Salute Roberto Speranza e del ministro del Lavoro, Nunzia Catalfo, chiedendo – tra le altre cose – subito un tavolo per discutere della riforma fiscale e previdenziale.

    Al Presidente del Consiglio e al ministro dell’Economia i segretari generali dei pensionati hanno “evidenziato le criticità del sistema fiscale, tra le quali un’evasione e un’elusione tra le più alte d’Europa e un elevatissimo carico fiscale che grava su pensionati e lavoratori, chiedendo l’apertura di un Tavolo di confronto specifico per avviare una decisa riforma fiscale che tagli le tasse anche ai pensionati e prosegua nel taglio ai lavoratori dipendenti”.
    Pensioni: “In arrivo una Fornero bis”
    Non solo riforma previdenziale: al centro del dibattito politico c’è Quota 100, che è sperimentale, scade nel 2021 e non verrà prorogata come ha replicato Antonio Misiani, viceministro all’Economia, in risposta alla richiesta del premier olandese Mark Rutte di abolire l’anticipo pensionistico.Cosa succederà dopo il 2021? Alberto Brambilla, presidente del centro studi e ricerche Itinerari previdenziali ha ribadito in un’intervista al quotidiano La Verità il rischio che nei prossimi anni possa esser fatta una riforma ancora più dura di quella che fu la Fornero.“Penso che dovremmo premiare chi resta a lavoro più a lungo. Con l’allora ministro Roberto Maroni facemmo il super bonus e sarebbe ora di riprovarci. Ma non si può pure penalizzare chi vuole andarsene. Invece mi pare sia in arrivo una Fornero bis ancora più dura”. Come se ne esce? “Dicendo la verità e smettendo di giocare con le pensioni e creando occupazione. Se continuiamo con l’assistenzialismo e a far circolare notizie che spaventano l’Europa rischiamo sul serio” conclude Brambilla.Dura la reazione di Salvini che avvisa il governo: “Se qualcuno pensa tra i banchi del Pd di tornare alla legge Fornero faremo le barricate dentro e fuori dal Parlamento, perché alla legge Fornero non si torna per quello che mi riguarda”.

    Tridico: “Il sistema per ora è sostenibile”
    “L’ultimo bilancio dell’Inps pre-Covid vede 16 milioni di pensionati, 23 milioni di lavoratori. Quindi il rapporto tra lavoratori e pensionati è 1,47. Non è un cattivo rapporto – ha detto il presidente dell’Inps Tridico. Ma il numero di lavoratori è esiguo rispetto ad altri Paesi”.Un altro problema è che in Italia ci sono “2-3 milioni di lavoratori in nero che non pagano i contributi e non partecipano alla sostenibilità del sistema pensionistico. Comunque la sostenibilità finanziaria è assicurata, meno la sostenibilità sociale”. Il sistema pensionistico, ha concluso, ”è rigido perché legato a coefficienti dell’aspettativa di vita che non sono individuali” ma sono il risultato di medie. LEGGI TUTTO

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    La Grecia sfida il Portogallo: tasse basse ai pensionati stranieri

    Economy news della settimana: assegni familiari, contagi Covid sul lavoro, scarpe Lidl e congedi Inps
    La Grecia sembra voler puntare sui pensionati stranieri per uscire dalla crisi economica. Il governo ellenico, infatti, ha inserito nella proposta di legge di bilancio presentata una settimana fa una norma che prevede la tassazione secca al 7% dei redditi dei pensionati. Durerà 10 anni e sarà concessa a coloro che trasferiranno nel Paese anche la residenza fiscale. Ci sono già alcuni dettagli su come funzionerà, una volta ratificata la proposta: il prelievo avverrà in un’unica soluzione durante l’anno. La scadenza per la richiesta dello spostamento della residenza, per quest’anno, è prevista il 30 settembre 2020. Difficilmente questa norma non si concretizzerà.

    Pensioni, la scelta avanguardistica del Portogallo
    Matteo Salvini ha recentemente citato qualche numero, dicendo che 400 mila pensionati italiani sono residenti all’estero per pagare meno tasse. Il leader della Lega ha citato il Portogallo, dove “per i primi 10 anni sulla pensione non paghi tasse”. Il segretario ha aggiunto di aver pronta una proposta per trasformare alcune Regioni del Sud, fiscalmente parlando, in un “Portogallo italiano”.
    In effetti il Portogallo ha attirato, secondo l’Inps, quasi 3 mila italiani grazie al programma che garantiva zero tasse per 10 anni sui redditi percepiti all’estero. Il governo socialista di Antonio Costa, però, ha scelto di ridurre lo sconto (non in maniera retroattiva) dopo la vittoria delle elezioni: un’imposta secca del 10% per i redditi dei ‘residenti non abituali’ stranieri.

    Flat tax, cosa prevede l’Italia per gli stranieri
    La proposta della Grecia riprende quella prevista in Italia con la legge di bilancio 2019, che garantisce una flat-tax al 7% agli stranieri che vanno a vivere in Paesi del Sud inferiori ai 20 mila abitanti. Il governo ellenico aveva già approvato alcuni anni fa un programma di Golden Visa, rivolto proprio ai cittadini provenienti dall’estero, determinati a investire almeno 250 mila euro in proprietà immobiliari.
    Questo programma era stato criticato dall’Unione europea, già contraria a piani simili portati avanti da Malta e Cipro. La scelta della Grecia, però, ha permesso di raccogliere circa 2 miliardi di euro. Nel solo 2019 le richieste arrivate da cittadini stranieri hanno sfiorato le 4 mila. Soprattutto cinesi, il 75%, spinti dalla possibilità di ottenere in questo modo anche un passaporto comunitario. LEGGI TUTTO