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    Negli Stati Uniti scatta lo shutdown: 800 mila in congedo e miliardi di dollari bruciati

    (Teleborsa) – Dalla mezzanotte è formalmente scattato lo shutdown (serrata) negli Stati Uniti. Il precedente risale al 2019, durante la precedente presidenza Trump. Dal 1° ottobre, gli uffici federali chiuderanno, mandando a casa in congedo non retribuito circa 800mila lavoratori federali e chiudendo tutti i servizi non essenziali: dalla sanità, alla sicurezza e perfino i trasporti, incluso il trasporto aereo. Sarà il caos. E la chiusura degli uffici federali avrà un costo stimato fra 10 e 20 miliardi di dollari in termini di PIL. La mancata approvazione del Bilancio Lo shutdown, provocato dalla mancata approvazione della legge di bilancio, è scattato a seguito del fallimento delle trattative in extremis del Presidente Trump e dei leader dei due schieramenti, Democratici e Repubblicani. La riunione tenutasi alla Casa Bianca lunedì è stata un fallimento ed il leader statunitense ha addirittura deriso i leader Democratici – il Senatore Chuck Schumer e lo speaker della camera Hakeem Jeffries – intervenuti assieme ai portavoce Repubblicani ad una riunione che non ha portato a risultati concreti. Il Senato USA ha dunque bocciato con 55 voti a favore e 45 contrari la proposta dei Repubblicani, che puntava su un finanziamento a breve termine per spostare avanti la scadenza al 21 novembre- La propsta infatti non ha raggiunto la soglia dei 60 voti sufficiente all’approvazione (il piano era stato già bocciato alla Camera a maggioranza democratica), mentre il piano dei Democratici chiedeva innanzitutto il rifinanziamento per 1.000 miliardi dell’Obamacare, la sanità pubblica per le famiglie a basso reddito istituita dal Presidente Obama. Le accuse reciprocheAllo scattare della mezzanotte, sono state lanciate accuse reciproche fra i due schieramenti. “I Democratici hanno bloccato il governo”, informa una nota sul sito della Casa Bianca, mostrando un orologio che conta il tempo trascorso dall’inizio dello shutdown. “Donald Trump ha appena bloccato il governo”, replica su X il governatore della California, il democratico Gavin Newsom, cui fa eco l’ex vice Presidente Kamala Harris, affermando che Trump ed i Repubblicani “si sono rifiutati di bloccare l’aumento dei costi sanitari”.Gli effetti dello shutdown Secondo le stime del Congressional Budget Office, lo shutdown metterà in congedo non retribuito circa 750mila impiegati federali (il precedente shutdown totale del 2013 mise a casa 850 mila persone), per un costo stimato di circa 400 milioni al giorno, che potrebbe variare di giorno in giorno a seconda dei servizi che vengono chiusi e/o riaperti. I dipendenti in congedo riceveranno gli arretrati solo al loro rientro, ma il Presidente Trump ha minacciato licenziamenti di massa dei dipendenti federali che operano nell’ambito di programmi non più autorizzati a proseguire. Da gennaio si sono già registrati 100mila esodi incentivati. Gli Stati Uniti ora rischiano di entrare in una delle fasi più critiche della storia recente, poiché sono a rischio di stop o rallentamento servizi essenziali: istituzioni sanitarie, servizi di sicurezza ed addirittura i trasporti. Persino i mille generali dell’esercito convocati dal capo del Pentagono Pete Hegseth per fare il punto sulla strategia militare potrebbero avere problemi a tornare alle loro basi all’estero. Questo blocco costerà parecchi miliardi di dollari agli Stati Uniti (si stima un costo fra 10 e 20 miliardi di dollari in termini di PIL) in un momento cruciale in cui arrivano segnali di rallentamento del mercato del lavoro, che lo scorso mese hanno addirittura rimosso le resistenze del Presidente della Fed Jerome Powell, costringendolo ad un taglio dei tassi di 25 punti base. Poi, il dato del PIL migliore delle attese (+3,8%), uscito la scorsa settimana, ha attenuato l’allarmismo, ma si attendono dati freschi sul mercato del lavoro questa settimana. Dati che andranno letti in prospettiva, non ignorando quel che sta accadendo ora con lo shutdown.Wall Street sta da giorni scontando il rischio shutdown ed anche ieri è apparsa incerta, guardando con preoccupazione ai dati in arrivo questa settimana. LEGGI TUTTO

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    Vertice a Copenaghen su Difesa europea e finanziamento Ucraina

    (Teleborsa) – Tornano al centro del dibattito il tema della Difesa e l’Ucraina, sul tavolo di un vertice informale dei Ventisette, convocato per mercoledì prossimo dalla presidenza di turno danese, a Copenaghen. L’indomani il dibattito sarà allargato alla Comunità Politica Europea. Un vertice che si svolge in un clima tesissimo, a causa delle ripetute violazioni dei droni russi sui cieli europei.”Non escludiamo che vi sia un collegamento con questi appuntamenti, considerando pure cosa ci sarà sul tavolo dei leader”, spiega una fonte europea riferendosi alle incursioni dei droni, che vengono visti come uno strumento di “pressione psicologica” sull’UE. Il confronto sarà perlopiù “politico” e tratterà il tema da un punto di vista più generale e giuridico, mentre i dettagli verranno poi approfonditi nei tavoli tecnici. “Abbiamo due temi principali sul tavolo del vertice informale a Copenaghen. Il primo, la difesa, il secondo, l’Ucraina. Sul primo, non ho bisogno di ricordarvi, ovviamente, l’importanza e la crescente urgenza con cui questo argomento viene affrontato, in particolare nel contesto delle recenti incursioni nello spazio aereo di alcuni paesi europei, incursioni di droni e persino di caccia. Questo è in linea e in sequenza con quanto iniziato a febbraio di quest’anno, con decisioni già prese”, afferma un alto funzionario Ue in vista del Consiglio europeo di mercoledì.Fra i temi in discussione ci sarà l’uso degli asset russi congelati per fornire un supporto finanziario all’Ucraina, per un valore di 140 miliardi di euro. L’obiettivo è arrivare ad un “solido impianto giuridico” per vanificare i dubbi degli Stati più cauti e della Banca Centrale Europea, che teme contraccolpi sull’euro. Ma lo stanziamento delle risorse per l’Ucraina appare cruciale in un momento in cui è forte la consapevolezza che la pace non è certo vicina.Il secondo tema in discussione riguarderà il tema più generale della Difesa europea ed il muro anti-drone, in attesa della roadmap della Commissione europea che sarà presentata al vertice di ottobre. L’UE conta di incoraggiare gli Stati membri più resistenti ad aderire almeno sui grandi progetti che necessitano di economie di scala, come ad esempio lo scudo missilistico europeo.Nel frattempo, mentre si attende il vertice europeo, è massima allerta a Copenaghen. Francia e Svezia hanno inviato forse speciali anti-drone in Danimarca per fornire un sostegno alle autorità locali e garantire la massima sicurezza del vertice. La Danimarca ha anche deciso di richiamare i riservisti. LEGGI TUTTO

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    Regionali, Marche e Val d’Aosta inaugurano la tornata d’autunno

    (Teleborsa) – Affluenza in calo alle prime Regionali d’autunno. Nel weekend sono stati chiamati a votare per il rinnovo dei consigli regionali gli abitanti di Marche (circa 1,3 milioni di elettori) e Val d’Aosta (appena 103 mila cittadini). Le urne si sono chiuse alle 23 in entrambe le regioni, ma nelle Marche si potrà votare anche oggi sino alle ore 15.In Val d’Aosta, alla chiusura dei seggi alle ore 23, l’affluenza risultava in calo al 62,98% dal 70,5% delle precedenti elezioni del 2020, con 65.104 votanti sui 103.223 aventi diritto. Questa mattina alle 8 è partito lo spoglio. Per l’elezione del sindaco ed il rinnovo del Consiglio comunale di Aosta ha votato il 57,64% degli aventi diritto, ma l’affluenza più bassa si è registrata a Courmayeur con il 50,57% degli aventi diritto. Nelle Marche, la prima giornata di voto si è chiusa con un’affluenza in calo di cinque punti al 37,71%, rispetto al 42,72 delle precedenti regionali nel 2020. L’affluenza più alta si è registrata a Pesaro Urbino (al 40,07%), mentre la più bassa è quella della provincia di Macerata al 35,82%. Il dato finale dell’affluenza arriverà oggi alle 15, alla chiusura dei seggi.Le elezioni nelle Marche sono un passaggio chiave per verificare la tenuta della maggioranza di centrodestra o per prendere atto di un sorpasso del centrosinistra. Gli sfidanti sono il presidente uscente di centrodestra Francesco Acquaroli e l’avversario di centrosinistra Matteo Ricci. I sondaggi davano il primo in vantaggio e la maggioranza al governo appare abbastanza sicura di poter centrare un bis, mentre una sconfitta avrebbe ripercussioni pesantissime anche a livello nazionale. Non a caso fra gli ultimi provvedimenti del governo ci sono l’estensione alle Marche e all’Umbria della Zona economica speciale (Zes) ed i fondi per le Infrastrutture (circa 5 miliardi di euro per ammodernare i collegamenti con la regione). L’esito delle elezioni nelle Marche sarà cruciale anche per decidere i rapporti di forza all’interno della maggioranza e spartire le candidature delle regioni in bilico, come Puglia e Campania e per quelle sicure come il Veneto, roccaforte del centrodestra da ormai 15 anni cn Luca Zaia al timone. LEGGI TUTTO

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    ONU, parla Netanyahu: “Vogliamo finire lavoro a Gaza, infondate accuse genocidio”

    (Teleborsa) – Fischi e delegati che hanno lasciato l’aula in segno di protesta – ma anche applausi – per il premier Benjamin Netanyahu in occasione del suo intervento all’assemblea generale dell”Onu con il presidente dell’assemblea costretto a richiamare all’ordine la sala più volte.”L’anno scorso da questo podio ho mostrato questa mappa del terrore dell’Iran che sta rapidamente sviluppando un programma nucleare e di missili balistici. Questi non solo rischiano di distruggere Israele ma mettono in pericolo gli Usa”, ha affermato, chiedendo “il ripristino delle sanzioni delle Nazioni Unite contro l’Iran” e ringraziando il presidente statunitense Trum per le sue azioni audaci e decise contro l’Iran. “Abbiamo promesso che l’Iran non avrebbe avuto la bomba nucleare e abbiamo avuto successo. Ma dobbiamo rimanere vigili”, ha detto”Vogliamo finire il lavoro a Gaza il più velocemente possibile”, ha proseguito Netanyahu ricordando che gli ultimi militanti di Hamas sono rimasti a Gaza city. Si è quindi rivolto direttamente ad Hamas riguardo gli ostaggi ancora detenuti a Gaza, ed ha accusato i palestinesi: “Non credono nella soluzione dei due stati, non vogliono uno stato vicino a Israele ma al posto di Israele”. L’ufficio del premier israeliano aveva chiesto all’Idf di installare altoparlanti in vari punti di Gaza, in modo che i residenti della Striscia possano ascoltare il suo discorso all’Onu. “Liberate gli ostaggi, e deponete le armi. Se lo farete vivrete, se non lo farete Israele vi darà lacaccia”. “Molti Paesi hanno ceduto ad Hamas”, ha accusato Netanyahu sostenendo che le critiche a Israele su Gaza sono “bugie antisemite” e sostenendo che l’autorità palestinese è “corrotta sino al midollo”. “Da decenni si sentono promesse di riforma dell’autorità palestinese ma non sono mai state mantenute”, ha detto, ricordando anche che non si tengono elezioni da lungo tempo. LEGGI TUTTO

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    Trump sferza l’Europa su immigrazione, petrolio e green deal

    (Teleborsa) – Dall’immigrazione al green deal: Trump senza mezze parole ha schiaffeggiato l’Europa che definisce “imbarazzante”. E colpito anche l’ONU che definisce “inutile”, proprio quando l’Organizzazione del Palazzo di Vetro compie il suo ottantesimo anniversario. Nel suo intervento di quasi un’ora a Washington, il leader statunitense non ha risparmiato nessuno, compreso il segretario generale Antonio Guterrez e la stessa Organizzazione, che ha accusato di essere sciatta e disorganizzata a partire dal teleprompter e dalle scale mobili non funzionanti.Trump ha criticato le Nazioni Unite, che definendole “inutili”, per le politiche sulla globalizzazione e sulle immigrazioni e per la battaglia al cambiamento climatico, che ha definito una “truffa” a partire dall’accordo “fake” di Parigi, da cui si vanta di aver fatto uscire gli Stati uniti. Il leader statunitense ha lamentato di non aver ricevuto neanche un ringraziamento per aver posto fine alle guerre. “Ho risolto sette guerre in sette mesi – ha affermato – e non ho ricevuto dall’ONU neanche una telefonata, nessuno mi ha ringraziato”. Il tycoon non ha risparmiato neanche gli alleati europei, che acquistano ancora il petrolio dalla Russia e rischiano di morire “per le politiche sull’immigrazione e sulle sue idee energetiche suicide”. Poi, Trump ha suggerito ai leder mondiali di far ricorso alla sua ricetta “Maga” per “rendere i loro Paesi di nuovo grandi”. Gli Stati Uniti – ha affermato – sono entrati in una nuova “età dell’oro”, mentre l’Europa si trova “in grossi guai” per l’invasione dei migranti che “arrivano a frotte”. A tal proposito, Trump ha citato alcuni numeri sull’immigrazione, ricordando che il 50% dei detenuti in Germania sono stranieri, il 53% in Austria, il 54% in Grecia e il 72% in Svizzera, ed ha avvertito che se l’UE non prenderà provvedimenti contro l’immigrazione “andrà all’inferno”. Parlando di Gaza, Trump ha affermato che “riconoscere la Palestina è una ricompensa per Hamas”, mentre sul frontre Ucraina ha criticato l’UE insieme ala Cina e all’India, che sono i due “maggiori finanziatori della guerra russa”. LEGGI TUTTO

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    Gaza, veto degli Stati Uniti alla bozza di risoluzione ONU

    (Teleborsa) – Gli Stati Uniti hanno posto il veto sulla bozza di risoluzione presentata al Consiglio di sicurezza dell’ONU per Gaza, in cui si chiedeva ad Israele di “revocare immediatamente e senza condizioni” le restrizioni all’ingresso degli aiuti umanitari e “l’immediato cessate il fuoco permanente”.La risoluzione ha ottenuto 14 voti a favore e l’unico veto degli Stati Uniti, che era ampiamente atteso in considerazione della posizione espressa dagli Stati Uniti a favore di Israele. Nel motivare il veto, la rappresentante USA all’ONU, Morgan Ortagus, ha spiegato che la bozza di risoluzione “non condanna Hamas e non riconosce il diritto di Israele a difendersi”.”La risoluzione chiede un cessate il fuoco immediato, incondizionato e permanente che lascerebbe Hamas nella posizione di poter compiere futuri attacchi come quello del 7 ottobre, come ha minacciato più volte di fare”, ha proseguito Ortagus, aggiungendo “gli ostaggi in questa risoluzione sono poco più che un ripensamento marginale. Gli Stati Uniti non lo accetteranno mai. Il Presidente Trump non lo accetterà mai”.Nel suo intervento al Consiglio di sicurezza, l’ambasciatore palestinese all’ONU, Riyad Mansour, ha ringraziato tutti i Paesi che hanno appoggiato la bozza di risoluzione, criticando invece gli Stati Uniti per il veto. “Questa bozza di risoluzione rappresenta il minimo che l’umanità, la legalità e la moralità impongono. ha affermato Mansour – È profondamente deludente e penoso che sia stata bloccata, negando al Consiglio di sicurezza la possibilità di recitare il giusto ruolo davanti a queste atrocità”. LEGGI TUTTO

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    Francia, per Janus Henderson resta alta l’incertezza nel post-Bayrou

    (Teleborsa) – Dopo la caduta martedì del governo francese guidato da Francois Bayrou, Il presidente Emmanuel Macron ha agito rapidamente per sostituirlo, nominando Sebastien Lecornu come quinto primo ministro in soli due anni, un suo stretto alleato a cui ha affidato il compito di trovare una soluzione accettabile alla crisi di bilancio. “Le prime reazioni della coalizione di governo, tuttavia, suggeriscono che la sua scelta non è stata accolta con favore da tutti, in particolare in vista delle elezioni amministrative che si terranno nel marzo 2026”, commenta Robert Schramm-Fuchs, Portfolio Manager di Janus Henderson. È probabile, aggiunge, “che il bilancio 2026 non raggiunga gli obiettivi di risparmio originariamente fissati da Bayrou, che apparivano modesti nel contesto delle più ampie sfide di deficit della Francia”.Ad aumentare l’incertezza, “sono in corso manifestazioni di protesta organizzate tramite i social media che potrebbero eguagliare in termini di portata il movimento dei “gilets jaunes” (gilet gialli) del 2018-2019”. Nel frattempo, Fitch – che attualmente Fitch assegna alla Francia un rating ‘AA-‘ con outlook negativo – dovrebbe pubblicare questo fine settimana l’aggiornamento del rating sovrano, mentre Moody’s e S&P dovrebbero farlo in ottobre e novembre. “Senza un impegno sociale a favore della disciplina fiscale e una direzione politica più chiara, è improbabile che lo spread sovrano della Francia rispetto alla Germania si riduca in modo significativo. A seconda di come si evolveranno gli eventi, ciò potrebbe avvenire in modo graduale o improvviso”, prosegue Schramm-Fuchs.Il manager di Janus Henderson intravvede due scenari che potrebbero influenzare il sentiment degli investitori sulla Francia.Il primo scenario vede il graduale ampliamento dello spread. In questo scenario, definito “più probabile”, i mercati azionari europei potrebbero assorbire il clima politico. “I titoli quotati in Francia potrebbero persino registrare un rimbalzo nel breve termine, dopo essere stati penalizzati dalla recente incertezza. Macron, i partiti centristi e l’Unione Europea (UE) hanno pochi incentivi ad alimentare le tensioni. La Commissione Europea dovrebbe approvare un bilancio francese meno ambizioso nell’ambito della procedura per i disavanzi eccessivi, a condizione che si registrino progressi nella riduzione del disavanzo”.Il secondo scenario vede invece un rapido ampliamento dello spread. “Se l’instabilità politica dovesse intensificarsi, i titoli azionari francesi potrebbero continuare a sottoperformare. L’indice CAC40 ha recentemente toccato i minimi pluridecennali rispetto al DAX tedesco e da allora ha registrato un andamento laterale. Tuttavia, i mercati azionari europei sono diventati abili nel distinguere tra i settori e le società più esposti al rischio sovrano”.Guardando oltre i confini francesi, spiega Schramm-Fuchs, “la Germania offre uno dei contesti macroeconomici più interessanti d’Europa. Il Paese sta investendo 500 miliardi di euro in spese fiscali per infrastrutture e difesa, mentre il settore privato sta investendo 631 miliardi di euro attraverso l’iniziativa ‘Made for Germany’. Una coalizione di governo coesa sta inoltre perseguendo modeste riforme in materia di welfare e fiscalità volte a rilanciare la crescita e a rafforzare la sostenibilità e la competitività”. A livello globale, “le banche centrali stanno tagliando i tassi di interesse, mentre le curve dei rendimenti più ripide segnalano un’accelerazione economica”. Queste dinamiche “favoriscono l’economia tedesca trainata dalle esportazioni e posizionano l’Europa per una crescita sottovalutata nel 2026-2027”.In conclusione, afferma Schramm-Fuchs, “Continuiamo a mantenere una visione positiva per l’Europa e rimaniamo prociclici e rialzisti, riflettendo la fiducia nella traiettoria di crescita a medio termine della regione”. LEGGI TUTTO

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    Macron nomina Sébastien Lecornu a Primo Ministro

    (Teleborsa) – Il Presidente francese Emmanuel Macron sceglie Sébastien Lecornu come nuovo Primo Ministro, al posto di Francois Bayrou, che si è dimesso ieri in seguito al voto di sfiducia dell’Assemblea Nazionale. Lo ha annunciato un comunicato dell’Eliseo nella serata di martedì. Lecornu, 39 anni, attualmente ministro della Difesa, è uno dei fedelissimi di Macron ed era già candidato lo scorso anno alla poltrona di Primo Ministro, poi il Presidente optò per il veterano Bayrou. Nonostante la giovane età, tuttavia, Lecornu ha già una lunga carriera politica ed ha visto avvicendarsi numerose figure a Matignon negli ultimi anni. “Voglio sinceramente dire ai nostri compatrioti che comprendo le loro aspettative e che sono consapevole delle difficoltà. Stiamo lavorando con umiltà e faremo tutto il possibile per avere successo”, ha commentato su X il neoeletto Primo Ministro, , ringraziando il Presidente Macron per la sua fiducia e lodando il coraggio del suo predecessore. La strada davanti a Sébastien Lecornu è tutta in salita. La sfiducia a Bayrou è arrivata infatti con lo scoglio della legge di bilancio e con i tagli alla spesa annunciati dal precedente premier. Il suo successore non potrà esimersi dal reperire i 44 miliardi necessari per far scendere il deficit al 4,2% dal 5,8% attuale e per evitare un ulteriore aumento del debito pubblico, che già sosta al 113% del PIL.Frattanto, il clima in Francia è incandescente, non solo in ambito politico, ma anche a livello sociale ed economico, essendo il Paese sulla soglia di una recessione. In vista della legge di bilancio è stata annunciata già oggi la prima protesta, lanciata sui social cn lo slogan “Blocchiamo tutto”, poi ne seguirà un’altra il prossimo 10 settembre. LEGGI TUTTO