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    Sostenibilità, Istat: “Sei italiani su dieci preoccupati dai cambiamenti climatici”

    (Teleborsa) – Comportamenti, stili di vita, opinioni e atteggiamenti hanno un grande impatto sulla sostenibilità ambientale, con una decisa rilevanza in termini di benessere sociale e qualità della vita. Nel 2024 i cambiamenti climatici si confermano il problema, in tema ambientale, che maggiormente preoccupa i cittadini con più di 14 anni, confermando un primato ormai decennale. Manifestano questa attenzione quasi sei persone su 10 di 14 anni e più (58,1%), dato stabile rispetto al 2023. Seguono i problemi legati all’inquinamento dell’aria, avvertiti dal 51,9% della popolazione, dato in aumento di 2 punti percentuali rispetto all’anno precedente. Meno frequenti sono la preoccupazione per lo smaltimento e la produzione dei rifiuti (38,1%), quella per l’inquinamento delle acque (37,9%) e quella per l’effetto serra e il buco nell’ozono (32,6%), preoccupazioni stabili rispetto agli anni precedenti. È quanto emerge dall’ultimo aggiornamento dell’Indagine multiscopo “Aspetti della vita quotidiana” attraverso la quale l’Istat rileva la percezione dei cittadini rispetto alle tematiche ambientali. Altri aspetti preoccupano meno di tre persone su 10: in fondo alla graduatoria ci sono le preoccupazioni per l’inquinamento elettromagnetico, per la rovina del paesaggio e per le conseguenze del rumore sulla salute.Le preoccupazioni legate al clima sono da tempo al centro dell’interesse delle persone di 14 anni e più. Tra queste, tuttavia, la preoccupazione per l’effetto serra, che nel 1998 coinvolgeva quasi sei persone su 10, cala rispetto al primo anno di rilevazione di circa 25 punti percentuali. Al contrario, il timore per i cambiamenti climatici, indicato nel 1998 dal 36,0% delle persone, sale come detto al 58,1% nell’ultimo anno (+22,1 punti percentuali). Valutando nell’insieme i problemi dell’effetto serra e dei cambiamenti climatici – rileva l’Istat – emerge che l’attenzione della popolazione per la crisi ambientale aumenta in misura decisa a partire dal 2019 (69,2% di cittadini preoccupati), l’anno caratterizzato dal diffondersi in tutto il mondo dei movimenti di protesta studenteschi ispirati ai “FridaysFor Future”. L’indicatore si mantiene quindi stabile negli anni successivi, salvo nel 2021, anno in cui la discesa a un livello del 66,5% è determinata da fattori legati alla pandemia e alla polarizzazione dei cittadini su un altro genere di preoccupazioni connesse alla pandemia (70,8% nel 2020, 66,5% nel 2021, 71% nel 2022 e 70,8% nel 2023).L’inquinamento dell’aria rappresenta, invece, una preoccupazione costante per un cittadino su due da oltre 20anni. Nel 2024 tale preoccupazione segna un aumento di 2 punti percentuali rispetto all’anno precedente. L’attenzione al dissesto idrogeologico, sebbene scesa di interesse nell’arco temporale in esame (dal 34,3% nel 1998 al 28,5% della popolazione di 14 anni e più nel 2024), registra un aumento di 2 punti percentuali nel 2024, dopo una crescita di oltre 4 punti percentuali tra il 2023 e il 2022.Le conseguenze degli eventi estremi, che hanno colpito l’Italia anche nel 2024, in primis l’Emilia Romagna e altre regioni del Nord, sono alla base dell’aumento dei livelli di preoccupazione per questo indicatore, così come avvenne nel 2023 a seguito delle frane e delle alluvioni nelle Marche e in Toscana. Nel 2024 si riscontra un aumento sul 2023 pari a 8,7 punti percentuali in Emilia Romagna e di 4 punti nelle regioni del Nord nel complesso.Tra le altre preoccupazioni emerge quella legata alla produzione e allo smaltimento dei rifiuti che nell’arco di20 anni ha sempre espresso valori importanti, oscillando tra il 39% e il 47%. Tuttavia, negli ultimi due anni tale indicatore (38,1% nel 2024 e 38,9% nel 2023) scende ai minimi storici tra quelli sin qui rilevati.Rispetto all’inquinamento del suolo, dell’acqua e alla distruzione delle foreste il problema più sentito negli anni in esame è l’inquinamento delle acque, che interessa in maniera costante circa il 40% delle persone. La distruzione delle foreste, che preoccupava nel 1998 il 25,2% della popolazione, scende al 20,6% nel 2024. Infine, tra le cinque preoccupazioni prioritarie in tema di ambiente, continua a preoccupare stabilmente oltre due cittadini su 10 la questione dell’inquinamento del suolo (dal 20,3% nel 1998 al 22,2% nel 2024). Circa il 60% delle persone di 14 e più manifesta preoccupazione per cinque (il massimo selezionabile) fra i 15 problemi ambientali citati, valore che si attesta al 73% tra le persone con titolo di studio alto (diploma o laurea), al 60,7% tra coloro che hanno meno di 24 anni (rispetto al 57,1% degli over 55enni) e al 61% tra le donne (58,1% tra gli uomini). Solo una persona su 10 include l’inquinamento acustico, quello elettromagnetico e il deterioramento del paesaggio tra le prime cinque preoccupazioni per l’ambiente.I cittadini si dimostrano attenti alla conservazione delle risorse naturali. Nel 2024 la quota di quanti fanno abitualmente attenzione a non sprecare energia è del 71,4%, in lieve calo rispetto al 2023. Si riduce leggermente anche la quota di coloro che sono attenti a non sprecare acqua: il 68,8% contro il 69,8% dell’anno precedente.Dall’indagine emergono differenze fra le varie Regioni. Nel Mezzogiorno si è più propensi ad acquistare prodotti a chilometro zero (29,9%). Al Nord si evita soprattutto la guida rumorosa per mitigare l’inquinamento acustico (51,3%) e si usano di più i mezzi di trasporto alternativi (20,2%). LEGGI TUTTO

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    “M’illumino di meno”: BPER conferma il suo impegno verso il risparmio energetico

    (Teleborsa) – BPER Banca ha aderito anche quest’anno a “M’illumino di meno”, la Giornata Nazionale del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili, istituita dal Parlamento con la Legge n. 34/2022. L’iniziativa, celebrata per diffondere la cultura della sostenibilità ambientale e del risparmio delle risorse, ha visto BPER, la notte di domenica 16 febbraio, spegnere le insegne del proprio Centro Direzionale di Modena e di 727 filiali dislocate sul territorio nazionale. Sotto il tema “Va di Moda”, l’edizione 2025 di “M’illumino di meno” ha invitato a riflettere sullo spreco energetico derivante dalla produzione e dal consumo eccessivo di vestiario, fenomeno tipico del settore del fast fashion a livello globale.La riduzione degli sprechi energetici è un pilastro fondamentale nelle strategie di BPER, che da tempo sostiene numerosi progetti per la tutela ambientale e di sensibilizzazione alla sostenibilità. Nel quadro del proprio Piano Energetico al 2030, BPER ha pianificato diverse azioni di efficientamento che mirano a ridurre del 50% le emissioni dirette entro il 2030, in linea con gli obiettivi dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici.Oltre alle iniziative di risparmio energetico, BPER è attivamente impegnata nella dematerializzazione, nel riciclo della carta e nell’uso di energia rinnovabile. In qualità di partner strategico per la transizione ecologica di famiglie e imprese, il Piano Industriale di BPER prevede un plafond dedicato di 7 miliardi di euro.”La sostenibilità non è solo un impegno, ma una responsabilità concreta che guida le nostre scelte quotidiane – ha dichiarato Giovanna Zacchi, Head of ESG Strategy di BPER –. Partecipare a M’illumino di meno’ significa ribadire il nostro impegno nella riduzione degli sprechi energetici e nella promozione di modelli più sostenibili. Vogliamo essere un punto di riferimento per famiglie e imprese nella transizione ecologica, offrendo soluzioni finanziarie che favoriscano investimenti responsabili e un futuro a basse emissioni. Il nostro obiettivo è chiaro: coniugare crescita economica e rispetto per l’ambiente, contribuendo attivamente agli obiettivi globali di sostenibilità”. LEGGI TUTTO

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    Energie per la Casa Comune, ENEA presenta il progetto e dei risultati

    (Teleborsa) – Nell’ambito del progetto “Energie per la Casa Comune”, martedì 18 febbraio ENEA presenta a Roma i risultati delle attività di informazione, formazione e consulenza messe in campo per sensibilizzare le comunità religiose e i cittadini sul tema della transizione energetica negli edifici di culto e nelle strutture ecclesiastiche (Palazzo Wedekind – Piazza Colonna, 366 – ore 10.30). L’iniziativa, realizzata in collaborazione con RENAEL (Rete Nazionale delle Agenzie Energetiche Locali), quale soggetto di accompagnamento tecnico a livello territoriale, si rivolge al mondo delle Diocesi italiane, con l’obiettivo di promuovere azioni pratiche di efficienza energetica nelle strutture ecclesiastiche.”Energie per la Casa Comune” è un progetto pilota, sperimentato inizialmente su un numero selezionato di Diocesi che, grazie alla collaborazione con la CEI (Conferenza Episcopale Italiana), è destinato ad ampliarsi con ricadute positive in un’ottica di sostenibilità condivisa su scala nazionale.Il progetto si inserisce nel contesto della Campagna Nazionale di Informazione e Formazione sull’Efficienza Energetica “Italia in Classe A”, promossa e finanziata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) e attuata da ENEA.All’evento parteciperanno, tra gli altri, Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica, Piergabriele Andreoli, presidente RENAEL, Claudio Francesconi, economo della CEI e per ENEA il direttore generale Giorgio Graditi e la direttrice del dipartimento Efficienza energetica, Ilaria Bertini. LEGGI TUTTO

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    Asacert: partner per il bilancio di sostenibilità

    (Teleborsa) – Nella giornata di ieri si è svolto a Milano, presso la sede di W Executive a Palazzo Bocconi, l’evento “Bilancio di Sostenibilità: trasparenza e credibilità dei dati”. Una sfida EcoDigital, organizzata da Fondazione Univerde e Rete EcoDigital, in cui ASACERT ha partecipato insieme a TreeBlock, come partner, fornendo il proprio contributo al dibattito su uno dei temi più rilevanti per il futuro delle imprese: la sostenibilità aziendale.La sostenibilità aziendale non è più un trend o una strategia di marketing, – sottolinea ASACERT in una nota – ma un impegno concreto per garantire un futuro sostenibile alle nuove generazioni.”La rendicontazione ESG – ha detto Fabrizio Capaccioli, CEO di ASACERT – non può più basarsi su dichiarazioni autoreferenziali. L’entrata in vigore della CSRD, con le semplificazioni in itinere, impone alle imprese di fornire dati verificabili e conformi a standard rigorosi, trasformando l’assurance da semplice opzione a requisito essenziale, rendendo la sostenibilità un asset strategico e non un vincolo burocratico. ASACERT | CSR, in quanto revisore legale iscritto all’Albo, supporta le aziende nel validare il loro impegno per la sostenibilità, garantendo che le informazioni ESG non siano solo dichiarate, ma dimostrate e riconosciute dal mercato globale”.L’evento è stato, infatti, un’importante occasione per confrontarsi sulle nuove normative europee in materia di rendicontazione ESG e per analizzare il cambio di paradigma che sta portando le aziende e gli imprenditori a considerare con maggiore attenzione l’impatto ambientale delle proprie attività aziendali. Ed è proprio in questa cornice che ASACERT ha avuto modo di presentare ASACERT CSR Audit Solutions: società di revisione legale iscritta all’Albo dei revisori e specializzata nella verifica e certificazione delle dichiarazioni ESG, che offre un supporto completo per la conformità alla CSRD, con servizi di pre-assessment e gap analysis, assistenza nella redazione delle dichiarazioni di sostenibilità e verifica e validazione della conformità ai più recenti standards europei. L’iscrizione nel Registro dei Revisori Legali di ASACERT CSR Audit Solutions, – si legge nella nota – conferma l’impegno a fornire soluzioni innovative e affidabili e aventi valore legale. ASACERT CSR Audit Solutions, come soggetto di revisione incaricato del processo di Assurance del bilancio di sostenibilità è in grado di dimostrare che il documento non è autoreferenziale, ma offre una rappresentazione obiettiva di un percorso volto allo sviluppo sostenibile, in quanto condotto da un organismo indipendente.Significativi e apprezzati dal pubblico – conclude la nota – gli interventi di Alfonso Pecoraro Scanio, Stefan Grbovic, Marcella Panzeri e Oscar di Montigny, con la moderazione di Alessandra Frangi, grazie ai quali si è potuto fare una profonda riflessione sulle ultime novità legislative e sulle loro nuove prospettive di applicazione, evidenziando gli strumenti innovativi disponibili per supportare le imprese nel percorso di conformità e nella gestione della sostenibilità aziendale. LEGGI TUTTO

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    Politecnico di Milano: l’84% delle grandi imprese investe su digitale e sostenibilità

    (Teleborsa) – L’innovazione digitale rappresenta una grande opportunità per il progresso sostenibile dell’Italia, con impatti sulle persone, le imprese e il sistema Paese nel complesso. Su questo fronte è forte la spinta della Commissione europea, che negli ultimi anni ha promosso numerose misure legislative e piani strategici nei due ambiti, anche se, su 92 iniziative analizzate, solo una minoranza tratta in modo congiunto e strategico sia sostenibilità che digitale. Tra quelle dedicate alla sostenibilità, il 13% tratta il digitale come elemento centrale, mentre tra quelle focalizzate sul digitale ben il 90% vede la sostenibilità come rilevante, ma quasi esclusivamente per temi sociali e di governance, tralasciando quelli ambientali. Sono alcuni risultati della ricerca dell’Osservatorio Digital & Sustainable del Politecnico di Milano, in collaborazione con Assolombarda, presentata oggi durante il convegno “Digitale e Sostenibilità: lo spazio della responsabilità e dell’innovazione”. Uno degli oltre 50 differenti filoni di ricerca degli Osservatori Digital Innovation della POLIMI School of Management che affrontano tutti i temi chiave dell’Innovazione Digitale nelle imprese e nella Pubblica Amministrazione.Nelle grandi aziende italiane su entrambi i temi la sensibilità è ormai molto alta: l’84% investe in modo significativo sia in innovazione digitale che in sostenibilità. Ma sono ancora poco esplorate le sinergie tra le due dimensioni: solo un’azienda su tre utilizza l’innovazione digitale in modo intensivo come strumento per perseguire obiettivi sostenibili e solo una su quattro si fa guidare dalle linee di sviluppo sostenibile per rivedere la politica di adozione digitale. In questo percorso, sono più indietro le PMI: meno di un terzo del totale investe intensamente sia in innovazione digitale che in sostenibilità ed è molto rara una sinergia tra ledue dimensioni.”Il rapporto tra sostenibilità e innovazione digitale riveste un ruolo sempre più rilevante – afferma Alessandro Perego, vicerettore per lo sviluppo sostenibile e impatto al Politecnico di Milano e Direttore scientifico degli Osservatori Digital Innovation –. La trasformazione digitale, se ben governata, può essere un potente acceleratore per il raggiungimento di obiettivi di sostenibilità, ma, se non ben gestita, può rappresentare un rischio al potenziale equilibrio tra crescita economica, benessere sociale e tutela ambientale. Per questo è fondamentale orientare nel modo giusto le scelte verso un futuro digitale e sostenibile: il digitale può essere uno strumento per affrontare le sfide globali di sostenibilità e allo stesso tempo gli obiettivi di sostenibilità devono guidare la progettazione e l’utilizzo responsabile delle tecnologie e delle innovazioni digitali”.Le iniziative dell’Europa – Nell’ultimo decennio, la Commissione europea ha promosso numerose misure in ambito sostenibilità e innovazione digitale. Delle 92 analizzate dall’Osservatorio, 54 sono legislative, cioè direttive e regolamenti vincolanti su trend digitali o di sostenibilità; 38 sono piani strategici con obiettivi generali non vincolanti e a lungo termine. C’è stata un’accelerazione dal 2020, con in media 15 iniziativel’anno e un picco di 24 nel 2024. A livello legislativo, le iniziative si concentrano su trasparenza aziendale, transizione digitale, sicurezza tecnologica, gestione dei dati e utilizzo delle risorse. Sul piano non legislativo, invece, l’attenzione è rivolta soprattutto alla sostenibilità, affrontando temi come sviluppo sostenibile, cambiamento climatico, transizione digitale, diritti umani e inclusione sociale. Delle 53 iniziative sulla sostenibilità, solo 7 trattano il digitale come elemento centrale (13%), mentre delle 39 sul digitale, 35 affrontano strategicamente la sostenibilità (90%), trattando però quasi esclusivamente temi sociali e di governance. “Nelle iniziative della Commissione europea – commenta Giorgia Dragoni, direttrice dell’Osservatorio Digital & Sustainable – emerge ancora timidamente il ruolo del digitale per le sfide globali legate alla sostenibilità, mentre si evidenzia in modo più approfondito l’indirizzo che la sostenibilità, soprattutto quella sociale e di governance, può avere nel processo di trasformazione digitale”.Le grandi aziende – Le grandi imprese italiane mostrano un’alta propensione agli investimenti sia in ambito digitale sia in area sostenibilità. Il 91% ha una spesa significativa nel digitale, il 93% nella sostenibilità, con un focus prevalente su obiettivi ambientali e, in misura minore, su aspetti di governance come etica decisionale e gestione del rischio. Si stanno diffondendo misure di sostenibilità adottate anche su base volontaria, perché ritenute strategiche per la reputazione aziendale e l’efficienza operativa. Combinando le due prospettive, l’84% delle grandi aziende italiane investe intensamente sia in innovazione digitale che in sostenibilità, anche se il 17% è focalizzato esclusivamente su una singola area di sostenibilità (ambientale, sociale o di governance). E, soprattutto, sono ancora poco esplorate le sinergie tra digitale e sostenibilità: solo il 34% utilizza l’innovazione digitale in modo intensivo come strumento per perseguire obiettivi di sostenibilità a tutto tondo e solo il 22% si fa guidare dalle linee di sviluppo sostenibile per rivedere la politica di adozione digitale. Dal punto di vista organizzativo, il 98% delle grandi aziende ha un responsabile IT, l’83% un responsabile della sostenibilità, che in alcuni casi (33%) può ricoprire anche altre responsabilità. Solo il 10% ha introdotto nell’organizzazione il Digital Sustainability Officer, che coniuga innovazione digitale e sostenibilità.Le PMI – Tra le PMI, gli investimenti sono più limitati: solo il 53% alloca risorse significative nel digitale e solo il 42% in sostenibilità. La maggioranza che non investe in sostenibilità lo fa principalmente per i costi e lamancanza di risorse da dedicare. Considerando l’approccio integrato, il comportamento è più eterogeneo rispetto alle grandi realtà: il 35% delle PMI investe poco o nulla in entrambe le dimensioni, il 31% investe intensamente sia in innovazione digitale che in sostenibilità, mentre l”uso sinergico è molto limitato: solo l’8% utilizza il digitale in modo intensivo per perseguire obiettivi di sostenibilità a tutto tondo, il 6% utilizza le linee guida sulla sostenibilità per guidare la digitalizzazione. Dal punto di vista organizzativo, il 67% delle PMI non dispone di una figura interna dedicata al digitale e il 63% non ha alcun referente per la sostenibilità e non avverte l’esigenza di introdurlo. “Emerge con evidenza l’urgenza di un processo di sensibilizzazione e formazione sulle opportunità che l’innovazione digitale può generare per il progresso sostenibile delle PMI – afferma Valentina Pontiggia, direttrice dell’Osservatorio Digital & Sustainable –. Tra le imprese, infatti, la dimensione aziendale influisce in modo rilevante non solo sulla possibilità di investimento, ma anche sullo sviluppo di consapevolezza e sensibilità su questi temi. La mancanza di conoscenza sulle opportunità e sui rischi nella relazione tra innovazione digitale e sostenibilità rappresenta una barriera significativa”. La relazione tra sostenibilità e digitale – L’Osservatorio Digital & Sustainable ha sviluppato un modello che incrocia i temi di sostenibilità con i principali trend di innovazione digitale per descriverne i possibili impatti, positivi o negativi. Nell’ambito della sostenibilità ambientale, l’uso delle tecnologie può contribuire a generare impatti positivi. Ad esempio, l’uso combinato di sensori IoT per la raccolta dati e algoritmi di IA abilita l’agricoltura di precisione. Il lavoro da remoto per due giorni a settimana con workspace technology e piattaforme di collaboration comporta un risparmio di 60 kg di CO2 l’anno per lavoratore. Anche se l’impatto delle tecnologie sull’ambiente presenta criticità, ad esempio gli enormi consumi di energia e acqua per il raffreddamento dei Data Center. Il digitale, poi, è un alleato per migliorare le condizioni sociali, anche se va utilizzato con la giusta attenzione: lo Smart Working incrementa engagement e benessere dei lavoratori, ma può anche portare fenomeni di tecnostress e overworking. Nella sostenibilità di governance, le tecnologie digitali garantisconotrasparenza e responsabilità. La condivisione dei dati raccolti da sensori IoT permette di verificare il rispetto degli standard e di ridurre l’asimmetria informativa, monitorando, ad esempio, la temperatura di un container lungo la catena di fornitura. Oppure, il Cloud Computing facilita la gestione di copie di backup e l’adozione di misure di Disaster Recovery, riducendo il rischio strategico e operativo.Le linee guida per un futuro digitale e sostenibile – In occasione del convegno, sono stati presentati anche i risultati della ricerca realizzata con Assolombarda, in cui viene esplorata la relazione tra digitale e sostenibilità. All’interno del rapporto vengono presentati gli studi di caso di 27 progetti di digitale e sostenibilità di imprese di diversi settori e dimensioni. L’indagine ha permesso di realizzare alcune linee guida per orientare e ispirare le scelte aziendali verso un futuro digitale e sostenibile.”Il digitale e la sostenibilità hanno contribuito in questi anni a definire un cambiamento d’epoca, caratterizzata da nuovi modi di operare nel lavoro come nella vita – dichiara Stefano Rebattoni, vicepresidente di Assolombarda con delega a Transizione digitale e Innovazione tecnologica –. In questo contesto la tecnologia ha un ruolo fondamentale per noi tutti e in particolare per le imprese, in quanto abilita la competitività, la crescita e sostiene una cultura orientata alla sostenibilità. Il digitale svolge sempre più una funzione centrale nella creazione di nuovi modelli di sviluppo, determinando cambiamenti che impattano, allo stesso tempo, sulla comunità professionale, sull’ambiente e sulla società. Il digitale è anche uno strumento che permette di operare con rapidità e flessibilità in un mercato globale mutevole e caratterizzato da esigenze di consumo e di filiera che si susseguono velocemente. In quest’ottica, Assolombarda intende promuovere le peculiarità del digitale per perseguire obiettivi di sostenibilità e stimolare e rafforzare ulteriormente la capacità delle imprese di cogliere le incredibili opportunità offerte dalla trasformazione digitale. Un impegno che l’Associazione dedica, soprattutto a beneficio delle piccole e medie imprese, attraverso la condivisione di esperienze concrete e la raccolta di buone pratiche per favorire il pieno compimento della rivoluzione digitale. Un traguardo che può davvero aiutare la nostra economia a coniugare crescita economica, sociale e ambientale”.Dall’analisi dei casi emerge che la tecnologia rappresenta spesso uno strumento per perseguire – direttamente o indirettamente – obiettivi di sostenibilità, anche per le aziende esenti da obblighi normativi in tal senso. In alcune realtà le decisioni di investimento nel digitale sono orientate alla sostenibilità e non dipendono dalla valutazione del ritorno economico di breve periodo. Inoltre, la consapevolezza verso la sostenibilità può essere un fattore critico di successo nella relazione con gli stakeholder esterni. Anche settori “tradizionali”, come l’industria manifatturiera, possono sperimentare innovazioni per migliorare insieme efficienza operativa, performance ambientali e di sicurezza. In numerose aziende emerge la volontà di migliorare le condizioni lavorative, di scardinare gli stereotipi di genere, di promuovere la formazione professionale e di prestare attenzione al benessere dei lavoratori.Molti progetti si fondano sull’utilizzo congiunto e sinergico di più tecnologie: spesso è proprio la combinazione di elementi tecnologici permettere il raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità. La capacità di estrarre valore da grandi moli di dati è fondamentale per abilitare decisioni informate che aumentano la qualità dei prodotti. Per sfruttare appieno le tecnologie e massimizzarne gli impatti positivi sono necessarie competenze ricercabili anche in attori esterni (service provider, tech provider, società di consulenza e università). E, spesso, per una visione sistemica sugli impatti di sostenibilità serve il coordinamento con i fornitori e gli altri attori di filiera. La tecnologia può migliorare le condizioni di lavoro e aumentare la soddisfazione dei dipendenti: l’automazione, per esempio, permette ai lavoratori di abbandonare compiti ripetitivi per dedicarsi ad attività a maggior valore aggiunto o di ridurre lo stress. Alcuni progetti sono guidati da una visione umano-centrica: tutte le innovazioni introdotte hanno l’obiettivo di valorizzare le caratteristiche personali, permettendo ai vari soggetti coinvolti di esprimere al meglio il proprio potenziale. In alcuni casi, emerge con forza la volontà di ambire a principi e valori legati alla responsabilità aziendale, che travalicano l’aspetto economico e la capacità di generare profitto. In diversi progetti emerge un’evoluzione progressiva: sperimentando innovazione si generano sempre maggiori opportunità. Un approccio aziendale orientato al miglioramento continuo e scalabile rende le organizzazioni in grado di adattarsi alle evoluzioni nel contesto normativo e nelle esigenze di consumo e di filiera. LEGGI TUTTO

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    Unicredit: finanziamento di 40 milioni di euro a Matrix Renewables

    (Teleborsa) – UniCredit supporta Matrix Renewables, la piattaforma globale di energia rinnovabile sostenuta da TPG Rise, mediante un finanziamento di 40 milioni di euro per lo sviluppo e la costruzione di sei impianti solari fotovoltaici (impianti fotovoltaici). Gli impianti sono situati: 3 in Sicilia nelle città di Caltagirone (14,65MW), Pachino (4,2MW) e Gela (2,9MW); 2 in Lombardia, entrambi a Castel Goffredo (uno da 7MW e l’altro da 6 MW) e uno in Campania a Cancello e Arnone (7,5MW). Hanno una capacità complessiva di 40 MW, fornendo un contributo significativo alla produzione di energia rinnovabile e alla riduzione delle emissioni di carbonio.Il finanziamento è funzionale alla realizzazione di sei impianti solari fotovoltaici ed è pienamente in linea con le politiche ambientali, sociali e di governance (ESG) di Matrix. La costruzione degli impianti è iniziata nel settembre 2024. Si prevede che le strutture, durante la fase di costruzione, creeranno circa 67 posti di lavoro a tempo pieno e fungeranno da driver economici per le tre regioni in cui verrannosituati. Si prevede che le operazioni inizieranno nel primo trimestre del 2025. Una volta operativi, gli impianti saranno in grado di generare energia pulita sufficiente ad alimentare circa 27.500 famiglie italiane ogni anno (stima propria), evitando circa 24.500 tonnellate di emissioni di CO2 equivalenti ogni anno (secondo le stime ai fattori di emissione IFI 2021 per paese). UniCredit ha agito in qualità di Sole Global Coordinator & Bookrunner.Nicolas Navas, CFO di Matrix Renewables, ha sottolineato l’importanza di questo traguardo per l’azienda. “Questa chiusura finanziaria senza ricorso – ha detto Navas – non solo rafforza la posizione di Matrix Renewables come leader nel settore delle energie rinnovabili, ma segna anche un passo cruciale nella nostra strategia di espansione. Questo è il nostro primo finanziamento in Italia, una pietra miliareentusiasmante mentre entriamo in un mercato nuovo e strategicamente significativo. L’aggiunta di questi sei impianti solari al nostro portafoglio è un risultato importante e siamo grati per il supporto dedicato del team di Unicredit durante tutto questo processo”.”Siamo orgogliosi di aver supportato Matrix Renewables nella sua prima operazione in Italia – ha affermato Marco Bortoletti, direttore regionale Lombardia di UniCredit –. Questo accordo sottolinea il nostro impegno nel dare maggiore potere sia ai clienti che alle comunità fornendo soluzioni innovative che contribuiscono all’indipendenza energetica del Paese.”Nell’ambito dell’operazione, Matrix è stata assistita da Greenhorse per la consulenza legale e UniCredit da Legance. Fitchner ha assistito la parte tecnica e Baringa la consulenza di mercato. LEGGI TUTTO

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    BPER Banca, nel 2024 migliorano i rating di sostenibilità

    (Teleborsa) – Nel 2024 BPER Banca ha ottenuto un miglioramento del giudizio in merito alla propria gestione delle tematiche ambientali, sociali e di governance da parte di alcune delle principali agenzie di rating ESG internazionali, quali S&P Global Sustainable1, Moody’s Analytics e Sustainable Fitch. Questi riconoscimenti testimoniano la validità del percorso strategico intrapreso dalla Banca, che ha integrato obiettivi di sostenibilità nel proprio Piano industriale. BPER ha dimostrato una gestione efficace delle tematiche ESG attraverso l’implementazione, ad esempio, di un Piano per la riduzione dei consumi energetici, il supporto alla transizione ecologica di famiglie e imprese con un plafond dedicato di 7 miliardi di euro e un ruolo di partner strategico, il sostegno a iniziative di inclusione sociale nelle comunità locali in cui opera, la promozione della diversità e dell’inclusione all’interno dell’organizzazione e il continuo miglioramento delle pratiche di governance aziendale.”Gli upgrade nei principali rating ESG e l’inclusione nel FTSE4Good Index Series – ha dichiarato Simone Marcucci, chief financial officer di BPER Banca – premiano il nostro costante impegno e il lavoro svolto sempre con grande cura e responsabilità. Siamo fieri di vedere come il percorso intrapreso abbia beneficiato di tali riconoscimenti ed è nostra intenzione continuare in questa direzione”.I rating nel dettaglioS&P Global Sustainable1: nel 2024 BPER ha ottenuto 69 punti nel S&P Global Corporate Sustainability Assessment (CSA) riflettendo un miglioramento di 9 punti rispetto al 2023.Moody’s Analytics: nel 2024, la valutazione condotta da Moody’s Analytics su BPER è stata “Advanced” (range da “Weak” ad “Advanced”). Il punteggio ESG è migliorato da 59 a 63/100 a luglio 2024.Sustainable Fitch: nel 2024 BPER ha migliorato il proprio rating passando da 3 a 2 (range da 5 a 1, dove 1 è il migliore) e ottenendo uno score di 63.Nel 2024 l’agenzia Standard Ethics, rispetto all’anno precedente, ha assegnato un outlook positivo a BPER Banca, confermando il rating EE+.Viene riportato, infine, l’inserimento nell’indice FTSE4Good Index Series, creato dal fornitore globale di indici FTSE Russell, che misura la performance delle aziende che dimostrano solide pratiche ambientali, sociali e di governance (ESG). LEGGI TUTTO

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    Trenta ettari di nuovi boschi: il progetto Esg di Aspi per il clima e il territorio

    (Teleborsa) – Creare nuove foreste, per il clima e per la qualità della vita. Quasi 30 ettari di verde, pari alla superficie di 40 campi da calcio sono già stati piantati sulle pertinenze di Autostrade per l’Italia, per un totale di più di 10mila piante messe a dimora solo nel 2024, con un risparmio di CO2 pari a 180 tonnellate l’anno, secondo il principio del Net Zero. Sono le piantumazioni effettuate finora su base volontaria da Autostrade per l’Italia, che così porta avanti la sua azione in tema di sostenibilità. Nei prossimi anni – fa sapere Aspi in una nota – gli ettari totali coperti saranno 60 (quasi 86 campi da calcio), con 20mila piante messe a dimora e un risparmio di 360 tonnellate di CO2 su base annua. Queste nuove foreste sorgono in aree in disuso da almeno mezzo ettaro, come prescrive il Protocollo di Kyoto, che vengono così rigenerate.Forestazione vuol dire anche riqualificazione urbana. Il Gruppo Aspi ha aderito anche a un’altra iniziativa: cinquecento tra nuovi alberi e arbusti sono stati piantati in un’ex cava di un’area fortemente antropizzata: forniranno ossigeno e riparo dal caldo d’estate, assorbendo CO2. È accaduto alla fine del 2024 nella Piana del Novale (Nova Milanese, MB), nell’ambito della Campagna nazionale Foresta Italia, promossa da Rete Clima e con il sostegno di Tecne, cuore ingegneristico del Gruppo Autostrade per l’Italia che pone quest’azione all’interno della sua strategia Esg.Nell’area prescelta si è promossa una strategia innovativa creando una BioForest: cioè una foresta orientata alla tutela della biodiversità animale e vegetale, qui realizzata secondo la tecnica delle Tiny-Forest o Miyawaki Forest, che promuove la crescita rapida delle piante in un ecosistema particolarmente vitale e reattivo. L’area sarà curata da Rete Clima per tre anni, assicurando la crescita sana e robusta delle piante. L’ecosistema foresta fornisce diversi benefici. Non solo assorbe e immagazzina CO2, mitigando il cambiamento climatico: in contesti urbani ed extraurbani migliora la qualità dell’aria perché assorbe anche gli inquinanti; fornisce spazi ricreativi; riduce l’effetto isola di calore grazie sia all’ombreggiatura sia alla traspirazione e fotosintesi del fogliame; tutela la presenza di buon terreno permeabile all’acqua, sempre più scarso nelle città con effetti potenzialmente pericolosi; assicura continuità ecologica. E può diventare un vero e proprio hotspot di biodiversità, specialmente se progettata, realizzata e mantenuta ad hoc. A fine ottobre 2024, Tecne ha sottoscritto una collaborazione con Rete Clima, ente tecnico, realtà leader in Italia nello sviluppo di progetti Esg per le aziende, aderendo a Foresta Italia, la più grande azione nazionale di forestazione sostenuta da soggetti privati in Italia. Un’iniziativa in linea con diversi punti dell’Agenda 2030 dell’Onu.Questi progetti si inseriscono nella più ampia strategia di sostenibilità ambientale e sociale di Aspi, che ha tra i principali obiettivi anche la riduzione delle emissioni attraverso lo sviluppo di infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici, progetti di mobilità intelligente, l’implementazione di innovazioni tecniche per l’efficienza energetica, la sperimentazione, grazie ad Amplia e Tecne, di materiali a ridotte emissioni e un sempre più esteso utilizzo di energia rinnovabile sulla rete del Gruppo. Lo scorso settembre Autostrade per l’Italia ha inoltre pubblicato il suo “Climate Transition Plan” che definisce strategie, obiettivi e azioni concrete per ridurre le emissioni climalteranti e adattare le infrastrutture ai fenomeni climatici estremi. LEGGI TUTTO