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    Banco BPM fissa obiettivi intermedi di decarbonizzazione al 2030

    (Teleborsa) – Banco BPM ha fissato gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 per ognuno dei 5 settori che erano stati individuati come prioritari e comunicati in sede di adesione alla Net Zero Banking Alliance (NZBA), avvenuta nel marzo 2023. A tal fine, gli scenari “net zero” 2050 proposti dai migliori standard di mercato (Agenzia Internazionale dell’Energia) sono stati applicati ai portafogli della banca, sulla base della situazione rilevata al 31 dicembre 2022.I target al 2030 sono espressi in termini di riduzione percentuale rispetto a fine 2022 dell’intensità emissiva media ponderata sulla base dell’esposizione nei confronti di controparti corporate).Per l’Automotive: riduzione del 48% dell’intensità emissiva rilevata a fine 2022 (0,45 milioni di tonnellate di CO2e per miliardo di passeggeri-chilometro percorsi dai veicoli venduti). Il target considera le emissioni di Scope 1, 2 e 3 delle controparti in portafoglio, che includono i produttori di mezzi pesanti.Per Cement: riduzione del 23% dell’intensità emissiva rilevata a fine 2022 (0,50 tonnellate di CO2e per tonnellata di prodotto cementizio). Il target considera le emissioni di Scope 1 e 2 delle controparti in portafoglio.Per Coal: run-off (ovvero -100%) delle esposizioni entro il 2026.Per Oil & Gas: riduzione del 14% dell’intensità emissiva rilevata a fine 2022 (60,7 grammi di CO2e per megajoule di prodotto petrolifero/gas naturale prodotto o distribuito). Il target considera le emissioni di Scope 1, 2 e 3 delle controparti in portafoglio.Per Power Generation: riduzione del 56% dell’intensità emissiva rilevata a fine 2022 (0,17 tonnellate di CO2e per megawattora di energia prodotta). Il target considera le emissioni di Scope 1 e 2 delle controparti in portafoglio. LEGGI TUTTO

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    Federalimentare, Paolo Mascarino: “Con Transizione 5.0, nuove opportunità per rendere aziende più sostenibili e competitive”

    (Teleborsa) – “Il piano Transizione 5.0, presentato ieri dal Ministro Adolfo Urso è una ottima notizia ed una grande opportunità per le imprese e per il comparto dell’industria che potranno veder riconosciuto un credito d’imposta nell’ambito di progetti di innovazione rivolti ad una riduzione dei consumi energetici, finalizzati a centrare gli obiettivi di decarbonizzazione e a rendere le nostre imprese più sostenibili”. È quanto dichiara il presidente di Federalimentare, Paolo Mascarino.”Con questo nuovo strumento, da noi fortemente auspicato sin dall’avvio dei lavori del Tavolo Mimit-Masaf per le politiche industriali del settore agroalimentare, le imprese – prosegue Mascarino – avranno la possibilità di avviare un percorso verso un modello energetico sempre più efficiente, sostenibile, con minore impatto ambientale e basato su fonti rinnovabili, rendendo così le aziende più autonome dalle fluttuazioni dei costi dell’energia. L’impegno economico fra fondi europei e nazionali è davvero significativo (12.7 miliardi di euro per il biennio 2024-2025; 6,3 miliardi di euro, provenienti dal programma RePower EU e 6,4 miliardi, previsti dalla legge di bilancio) e di questo dobbiamo ringraziare il Governo e il ministro Urso per aver mostrato grande attenzione e sensibilità verso un settore primario e strategico del Paese”.”Rendere maggiormente competitiva l’industria grazie alla possibilità di investire in impianti energetici più sostenibili e di poter produrre energia rinnovabile – conclude il presidente di Federalimentare – è una delle grandi sfide che come Italia abbiamo l’obbligo di conseguire e certamente il combinato disposto delle due iniziative, siamo certi, abbatterà i costi industriali e migliorerà ulteriormente l’impatto ambientale e la produttività rendendo le imprese del settore alimentare ancora più competitive sui mercati internazionali”. LEGGI TUTTO

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    Gruppo Ludoil, nel 2023 distribuite oltre 1.657 milioni di tonnellate di carburanti (+58%)

    (Teleborsa) – Il Gruppo Ludoil ha presentato il Bilancio di sostenibilità 2023, redatto in conformità con le best practices internazionali e inserito all’interno della Relazione sulla Gestione, con l’obiettivo di favorire una completa integrazione tra informazioni finanziarie e non finanziarie.In un contesto macroeconomico complesso, caratterizzato dalla volatilità dei prezzi delle materie prime, il Gruppo Ludoil ha dimostrato notevoli capacità di diversificazione delle fonti di approvvigionamento, assicurando forniture costanti e ininterrotte al Paese. Nel corso del 2023, Ludoil ha distribuito oltre 1.657 milioni di tonnellate di carburanti, registrando un incremento del 58% rispetto al 2022 e aumentando la propria quota di mercato dall’1,8% al 2,9%.Questo successo – spiega il Gruppo in una nota – si riflette in una realtà aziendale in costante espansione, con un capitaleinfrastrutturale composto da 9 depositi fiscali, 120 km di oleodotti, un terminal bunker, una piattaforma offshore, 157 stazioni di servizio, 28 infrastrutture di ricarica elettrica, 9 pale eoliche e un impianto di biometano attualmente in costruzione. Gli investimenti si sono concentrati sul recupero dei rifiuti organici tramite processi di digestione anaerobica e compostaggio, rispondendo in modo concreto a uno dei problemi più critici in Italia: la gestione dei rifiuti urbani. Da tale visione è nato il progetto di revamping dell’impianto dicompostaggio di Belpasso (CT), gestito dalla Raco S.r.l., società interamente controllata dal Gruppo Ludoil. Con un investimento superiore a 100 milioni di euro, l’obiettivo è la realizzazione di nuove linee di processo per la produzione di biometano, con l’intento di trasformare l’impianto in uno dei più grandi ed efficienti stabilimenti semi-dry al mondo entro il 2025. Il progetto è pienamenteallineato con l’ambizioso obiettivo di offrire prodotti decarbonizzati, in conformità con le direttive della Commissione europea.Il Gruppo Ludoil ha inoltre deciso di consolidare ulteriormente il proprio percorso di disclosure, sottoponendosi volontariamente alla valutazione di enti indipendenti in ambito ESG (Environmental, Social, Governance). In tal senso, Ludoil Energia, società del Gruppo, ha recentemente ottenuto il badge COMMITTED da EcoVadis, leader globale nella valutazione della sostenibilità aziendale. Con una Sustainability Scorecard di 55 punti, superiore al 58% delle aziende del settore valutate, questo riconoscimento – si legge nella nota – testimonia il valore delle azioni intraprese e la capacità dell’azienda di rispondere efficacemente alle aspettative degli stakeholder attraverso pratiche sostenibili e responsabili.Con circa 215 dipendenti, il 90% dei quali con contratto a tempo indeterminato, e oltre 30 nuove assunzioni nell’ultimo anno,il Gruppo investe costantemente nella formazione, come dimostrano le quasi 2mila ore di formazione erogate nel 2023. Per il prossimo triennio, è in fase di sviluppo un nuovo programma di welfare aziendale, con piani integrativi volti a migliorare il benessere personale e organizzativo, focalizzandosi in particolare sul benessere psicofisico e sull’equilibrio tra vita privata e lavoro.”Crescita, diversificazione strategica verso fonti rinnovabili e investimenti in progetti di economia circolare sono i pilastri del nostro piano industriale. Stiamo costruendo solide fondamenta per affrontare le sfide future legate al cambiamento del paradigma energetico, pronti a supportare l’Italia in questa indispensabile fase di transizione” ha commentato Donato Ammaturo, presidente del Gruppo Ludoil.”Il nostro modello innovativo si basa su un solido e comprovato track record imprenditoriale, al servizio di un progetto ambizioso di cambiamento di paradigma. Stiamo investendo in asset strategici infrastrutturali per sostenere la transizione energetica, instaurando alleanze e partnership con istituzioni finanziarie e stakeholder industriali, con un focus mirato sulla clean energy, la valorizzazione del capitale umano e una decisa spinta verso l’internazionalizzazione” ha commentato Rodolfo Errore, direttore generale del Gruppo Ludoil. LEGGI TUTTO

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    Moda e industria tessile: da Ecomondo la vera sfida per il futuro sostenibile del settore

    (Teleborsa) – Con un fatturato di oltre 102 miliardi di euro nel 2023, circa 60mila imprese, 600mila addetti e un’incidenza del 4% del PIL nazionale, di cui il 90% è generato dall’export, l’industria della moda rappresenta il terzo settore manifatturiero dell’Italia. Tuttavia, il comparto tessile è anche uno di quelli con il maggior impatto ecologico: a livello globale è la seconda industria più inquinante dopo quella petrolifera, consumando ogni anno 93 miliardi di metri cubi d’acqua, ed è responsabile del 20% dell’inquinamento delle acque potabili della Terra e del 10% delle emissioni di CO2. In occasione del tavolo sulla moda, convocato per martedì 6 agosto dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, per discutere della crisi del comparto tessile e delle possibili soluzioni, Ecomondo – la manifestazione leader nel bacino mediterraneo per il settore della green e circular economy, che si terrà alla fiera di Rimini dal 5 all’8 novembre prossimi, organizzata da Italian Exhibition Group (IEG) – si offre come hub di confronto per affrontare tematiche legate alle sfide ambientali che la filiera tessile si trova a fronteggiare.Una delle maggiori criticità del settore è, infatti, la gestione del fine vita dei vestiti e delle fibre tessili non riutilizzabili. A livello globale meno dell’1% dei rifiuti tessili viene riciclato. Gran parte di questi rifiuti viene esportato e finisce in grandi discariche in Asia, Africa e Sud America. In Italia, secondo i dati Ispra, nel 2022 sono state prodotte 160 mila tonnellate di rifiuti tessili, con una media di circa 2,7 kg per abitante di cui solo il 22% viene raccolto per il riutilizzo o il riciclo.All’introduzione, da parte dell’Unione Europea, dei Regimi di Responsabilità Estesa del Produttore (EPR) per i prodotti tessili, che obbligheranno i produttori a coprire i costi della gestione dei rifiuti tessili, e l’obbligo di raccolta differenziata per i prodotti tessili dal 2025, bisognerebbe infatti affiancare soluzioni normative, infrastrutturali e tecnologiche per una transizione del comparto verso un modello di produzione circolare e sostenibile.Un possibile incentivo alla circolarità del settore potrebbe derivare dall’introduzione di regimi minimi di fibre riciclate presenti in tutti i nuovi prodotti, da una eventuale deroga alla normativa REACH e al regolamento attuale, per facilitare la gestione del fine vita di questi materiali evitando la dispersione di rifiuti.­­­Le sfide e le possibili soluzioni nel settore tessile saranno discusse in occasione di Ecomondo 2024, dedicata alle tecnologie, ai servizi e alle soluzioni industriali nei settori della green e circular economy, che grazie alle proposte di innovazione e dialogo del Textile District, un’area tematica dedicata alla sostenibilità nel mondo della moda, affronterà anche le criticità ambientali del comparto tessile. Tra le iniziative di questa edizione spicca, infatti, il tema dei rifiuti prodotti dalla filiera, che sarà al centro del convegno “Rifiuti tessili urbani: raccolta, riuso e riciclo. A che punto siamo?”, organizzato dal Comitato Tecnico Scientifico di Ecomondo e UNIRAU, dove esperti del settore discuteranno di modelli di raccolta differenziata, tecnologie di selezione e riciclo, ecodesign, blockchain e passaporto digitale nel settore tessile. Particolare attenzione sarà dedicata all’aggiornamento del quadro normativo e alle criticità tecnologiche del riciclo tessile. LEGGI TUTTO

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    UnipolSai, Standard Ethics: prima azienda italiana con rating ESG “Eccellente”

    (Teleborsa) – Standard Ethics ha alzato il Corporate Standard Ethics Rating (SER) di UnipolSai a “EEE-” dal precedente “EE+” con Outlook Positivo. Si tratta dell’ottavo notch su nove (nella fascia “Excellent”) della scala usata dall’agenzia di rating indipendente con sede a Londra e focalizzata sulla sostenibilità. UnipolSai, la società assicurativa multi-ramo del Gruppo Unipol, diventa così la prima azienda nel paniere italiano ad avere un Sustainable Grade “Eccellente”. Si aggiunge all’elenco delle ancora poche società in Europa con un Corporate Standard Ethics Rating così alto: Francia (Capgemini, Unibail-Rodamco.Westfield), UK (Intertek Group, London Stock Exchange Group (under monitoring), Vodafone Group), Svizzera (Geberit, Swiss Re), Paesi Bassi (NN Group, Wolters Kluwer).Gli analisti scrivono che UnipolSai è riconosciuta come uno dei migliori esempi di Sostenibilità, avendo perseguito razionalizzazioni strutturali e innovazioni in linea con le politiche di Sostenibilità promosse da UE, ONU e OCSE. La sua rendicontazione extra-finanziaria, conforme ai più alti standard, è supportata da numerose policy che affrontano temi e rischi ESG, monitorati e integrati nelle attività aziendali, sia nel settore della sottoscrizione che in quello degli investimenti. Il Piano Strategico e la Politica di Sostenibilità, includono Linee Guida e obiettivi ambiziosi per la tutela dell’Ambiente (Strategia Climatica), dei temi Social (Linee Guida Diritti Umani) e della Governance (Linee Guida Anticorruzione). Le iniziative implementate nel corso dell’esercizio rispondono pienamente alle strategie del Gruppo, volte a migliorarne ulteriormente il posizionamento ESG.L’analisi tiene conto del progetto di fusione per incorporazione di UnipolSai in Unipol Gruppo e dell’attuale delisting che determina, da parte di Standard Ethics, alcune differenze procedurali e di calcolo in ambito governance. LEGGI TUTTO

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    Europa, boom delle obbligazioni ESG societarie nel primo semestre

    (Teleborsa) – Le emissioni di obbligazioni societarie ESG europee sono aumentate fino a raggiungere l’equivalente di 93 miliardi di euro nel primo semestre del 2024, tenendo il passo con la forte attività complessiva del mercato e stabilizzandosi a circa il 25% dei volumi obbligazionari totali. Lo afferma Scope Ratings in una ricerca sul tema, affermando di aspettarsi che le emissioni ESG per l’intero anno crescano del 40% su base annua.Le aspettative di emissioni più elevate tengono conto dell’aumento del 30% su base annua nel primo semestre del 2024 e dei volumi più deboli nella seconda metà del 2023. Le proiezioni sono supportate dal livello più elevato di investimenti richiesti nel contesto della transizione energetica e dalla ripresa delle emissioni dal settore immobiliare, si legge in una nota.Nelle discussioni di Scope Ratings con diversi emittenti nel suo universo di copertura, in merito alla loro preferenza per le obbligazioni ESG rispetto alle obbligazioni standard, il messaggio comune è che il fattore chiave è la reputazione, ovvero acquisire credibilità con i propri sforzi ESG piuttosto che perseguire rendimenti migliori (greenium), poiché questi ultimi non sono significativi.Alla domanda sulla loro preferenza per i green bond rispetto ad altri tipi ESG, gli emittenti hanno affermato che ciò è dovuto al fatto che i green bond sono considerati i più credibili dagli investitori. L’utility francese EDF ha affermato che il suo framework sui green bond “è visto come un forte strumento di lavoro che offre trasparenza al mercato”.Iberdrola, l’utility spagnola, ha affermato che l’approccio dell’utilizzo dei proventi funziona molto bene per loro perché hanno attività idonee a essere finanziate direttamente; l’impatto diretto sulla sostenibilità viene misurato, verificato esternamente e rendicontato. I green bond, ha aggiunto la società, forniscono agli investitori un impatto più preciso sul rendimento dei loro investimenti. Ma il meccanismo di incremento in caso di sottoperformance dei KPI legati ai fattori ESG sottostanti i framework dei sustainability-linked bond (SLB) fornisce un incentivo controverso per gli investitori a guadagnare rendimenti aggiuntivi.Scope Ratings scrive che la maggior parte degli emittenti di obbligazioni ESG sono aziende con ampi portafogli di asset materiali. Pertanto, le loro prospettive sui green bond potrebbero non necessariamente applicarsi alle aziende in transizione o che operano in altri settori, che adottano modelli di business asset-light.I green bond delle società europee sono aumentati del 60% nel primo semestre del 2024 su base annua, si legge nell’analisi firmata da Eugenio Piliego e Anne Grammatico. Ciò si spiega con la crescita delle emissioni da parte delle utilities (40 miliardi di euro di obbligazioni ESG, in aumento di 13 miliardi di euro su base annua) e delle società real estate (11 miliardi di euro, in aumento di 7 miliardi di euro su base annua), che costituivano circa il 55% dei attività totale delle obbligazioni societarie ESG nel primo semestre.I green bond sono lo strumento preferito anche in Nord America e in Asia, sebbene – con appena il 5% dell’emissione obbligazionaria totale – entrambe le regioni continuino a restare sostanzialmente indietro rispetto all’Europa. I volumi SLB sono diminuiti del 45% nel primo semestre. Ciò, secondo il report, non era legato al settore ma guidato dal rischio percepito più elevato di greenwashing. LEGGI TUTTO

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    TISG ottiene da Cerved un rating ESG pari ad A

    (Teleborsa) – The Italian Sea Group (TISG), operatore globale della nautica di lusso quotato su Euronext Milan, ha ottenuto da Cerved Rating Agency un rating ESG pari ad A, in aumento rispetto alla precedente valutazione BBB, collocandosi sopra la mediana del settore di riferimento.L’analisi svolta da Cerved ha evidenziato un’elevata capacità di gestione dei fattori di rischio e delle opportunità ESG, un alto grado di consapevolezza delle tematiche ESG e un elevato livello di organizzazione e pianificazione degli obiettivi, nonché l’integrazione delle tematiche ESG nella governance aziendale.”Siamo estremamente orgogliosi di aver raggiunto questo importante obiettivo, che conferma il nostro approccio rigoroso alla sostenibilità e l’impegno a migliorarci costantemente – ha commentato l’AD Giovanni Costantino – L’attenzione allo sviluppo sostenibile ha sempre fatto parte del DNA della nostra azienda e riflette l’impegno e la dedizione che poniamo in ogni attività, consapevoli che il raggiungimento dei risultati aziendali è strettamente legato alla creazione e al mantenimento di un sistema che dia priorità al benessere dei nostri dipendenti e alla solidità della catena di fornitura, portando benefici all’ambiente e all’intera comunità”. LEGGI TUTTO

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    Zignago Vetro, Standard Ethics conferma rating ESG a livello “E”

    (Teleborsa) – Standard Ethics ha confermato il Corporate Standard Ethics Rating (SER) “E” a Zignago Vetro, produttore di contenitori in vetro cavo quotato su Euronext STAR Milan. Si tratta del terzo notch su nove (nella fascia “Very Low”) della scala usata dall’agenzia di rating indipendente con sede a Londra e focalizzata sulla sostenibilità.Sulla base della qualità del Codice Etico, delle policy e dei target di medio e lungo periodo, la società mostra un allineamento alle indicazioni internazionali di Onu, Ocse e Ue sulle tematiche ambientali e sociali (E e S dell’acronimo ESG). La rendicontazione extra-finanziaria segue le buone pratiche di settore; la trasparenza nella comunicazione, la completezza delle informazioni pubbliche e la loro reperibilità sono valutate positivamente dagli analisti. Margini di miglioramento permangono nell’area della corporate governance e della governance della Sostenibilità (G), al fine di rafforzare ulteriormente le tutele verso gli azionisti di minoranza ed il mercato.In aggiunta alla figura del Lead Independent Director, appare possibile – ad esempio – innalzare l’indipendenza nel Consiglio di Amministrazione, tenendo conto della presenza di un forte azionista di controllo e di un sistema di voto che favorisce gli azionisti di lungo periodo. Nella catena di controllo della società, inoltre, interviene un patto parasociale.Infine, gli analisti prendono nota delle segnalazioni pervenute all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) e ne monitorano il corso. LEGGI TUTTO