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    Osservatorio CleanTech: benefici per il 62% delle aziende italiane da investimenti in economia circolare

    (Teleborsa) – Sempre più aziende italiane e il loro management conoscono le applicazioni dell’economia circolare e si dimostrano molto sensibili a riguardo: il 62% delle imprese dichiara di conoscere bene il concetto di economia circolare, un deciso progresso rispetto al 41% dello scorso anno. Le aziende hanno, inoltre, acquisito una maggiore consapevolezza sui vantaggi concreti che gli investimenti in progetti di sostenibilità possono portare, anche dal punto di vista industriale: il 62% delle aziende italiane, quasi 2 su 3, dichiara che gli investimenti nella sostenibilità e nell’economia circolare hanno generato un maggiore ritorno economico. Non solo: il 50% delle aziende intervistate dichiara di aver migliorato la propria reputazione e il 33% aggiunge di aver ottenuto anche un vantaggio competitivo rispetto ai competitor. Un impegno crescente negli ultimi anni quello sui temi dell’economia circolare che il tessuto industriale italiano non vuole diminuire in futuro: quasi la metà delle aziende italiane, il 44%, ha infatti intenzione di investire ancora di più in progetti di sostenibilità nei prossimi anni, mentre il 37% dichiara che investirà di più in progetti di economia circolare. Questi i principali risultati del secondo Osservatorio CleanTech dal titolo “Sostenibilità Ambientale, Economia Circolare ed Efficienza Energetica nelle PMI e nelle Grandi Imprese”, presentato da Circularity, PMI innovativa attiva nell’ambito della sostenibilità e dell’economia circolare, e realizzato in collaborazione con Innovatec, azienda leader nel settore clean tech quotata al mercato Euronext Growth Milan di Borsa Italiana.La seconda edizione della ricerca – condotta da Eumetra per conto di Innovatec e Circularity – è stata realizzata intervistando un campione rappresentativo di 450 PMI e grandi imprese italiane (da 10 a oltre 250 dipendenti) con l’obiettivo di restituire una fotografia del percorso verso uno sviluppo sostenibile intrapreso dalle imprese italiane, degli investimenti green avviati e dei loro obiettivi futuri in materia di sostenibilità ed economia circolare. Raddoppiano in un anno le imprese italiane che hanno investito nell’economia circolare, ma il dato resta ancora basso (16% delle imprese nel 2023, rispetto al 9% del 2022). Il dato è significativamente più alto nelle grandi imprese che nel 40% dei casi – dunque quasi la metà – ha realizzato investimenti per diventare più circolare. Gli investimenti riguardano soprattutto l’approvvigionamento di materiali riciclati (64%) e il riciclo di scarti di produzione (61%), mentre solo il 14% degli investimenti è destinato a progetti di simbiosi industriale, un segnale ulteriore di come la circolarità sia sempre più percepita come un elemento essenziale dal tessuto industriale italiano. L’incremento degli investimenti in questo ambito è la dimostrazione che le imprese iniziano a credere nell’utilità dell’economia circolare.L’Osservatorio si focalizza anche sulle barriere che bloccano gli investimenti. Per quasi la metà delle imprese intervistate (47%) è la mancanza di competenze in azienda ad ostacolare l’impegno verso la sostenibilità, e il dato risulta in crescita rispetto al 36% rilevato lo scorso anno. Per il 41% delle imprese la normativa è ancora troppo complicata (nel 2022 lo dichiarava il 16% delle imprese), a maggior ragione sui temi della circolarità. La tecnologia non sembra invece essere un problema: ne lamenta la mancanza solo il 12% del campione. LEGGI TUTTO

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    Tamburi, Standard Ethics alza rating di sostenibilità

    (Teleborsa) – Standard Ethics ha alzato il Corporate Standard Ethics Rating (SER) di Tamburi Investment Partners, gruppo industriale diversificato quotato su Euronext STAR Milan, a “EE” dal precedente “EE-” con Outlook “Positivo”. Si tratta del sesto notch su nove (nella fascia “Strong”) della scala usata dall’agenzia di rating indipendente con sede a Londra e focalizzata sulla sostenibilità.Gli analisti valutano le strategie industriali e la conduzione della attività in relazione alla gestione delle quote di minoranza come la leva più significativa per partecipare alla transizione verso la Sostenibilità. Orientamento industriale che TIP ha nel tempo allineato alle indicazioni volontarie provenienti da ONU, OCSE e Unione europea anche attraverso un sempre più solido sistema di monitoraggio delle tematiche ESG nel processo di investimento, sia in fase di studio preliminare che di screening per le partecipate.Con riferimento agli impatti diretti, TIP ha proseguito e ampliato le iniziative di valorizzazione del personale, tutela dell’ambiente e supporto alla comunità. La rendicontazione ricomprende il Piano di Sostenibilità, adottato nel 2021, e le attività delle partecipate. Nel 2023, ha aderito al Global Compact delle Nazioni Unite, affinato la correlazione tra attività aziendali e gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 e sottoscritto i Principles for Responsible Investment (PRI). Residuano spazi per l’implementazione di ulteriori policy ESG. LEGGI TUTTO

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    Euronext amplia famiglia degli indici climatici con Eurozone/Europe SBT 1.5°

    (Teleborsa) – Euronext ha annunciato il lancio di due nuovi indici SBT: l’Euronext Europe SBT 1.5° e l’Euronext Eurozone SBT 1.5°. Questi due indici investono esclusivamente in società all’interno, rispettivamente, dell’indice Europe 500 e dell’indice Eurozone 300, che hanno obiettivi di riduzione delle emissioni approvati dall’iniziativa Science Based Targets (SBTi) per essere in linea con l’obiettivo di 1,5°C dell’Accordo di Parigi.Dopo il lancio del CAC SBT 1.5° nel gennaio di quest’anno, così come i lanci degli indici Euronext ESG CAC 40 ESG, MIB ESG, AEX ESG, OBX ESG e BEL ESG, gli indici Euronext Eurozone/Europe SBT 1.5 risponderanno alla crescente domanda di strumenti di investimento sostenibili da parte degli investitori e del mercato, spiega il gestore delle Borse di Amsterdam, Bruxelles, Dublino, Lisbona, Milano, Oslo e Parigi.”Il lancio degli indici Euronext Europe SBT 1.5° ed Euronext Eurozone SBT 1.5° è un primo importante passo verso l’ampliamento della famiglia degli indici climatici di Euronext, dopo il successo del lancio di il CAC SBT 1.5° – ha commentato il CEO Stéphane Boujnah – Questo lancio dimostra il nostro forte impegno per la nostra strategia “Fit For 1.5°” e Growth for Impact 2024. Questi nuovi indici climatici sono anche un forte contributo alla transizione verso investimenti responsabili e al ruolo di leadership paneuropeo chiave di Euronext nel sostenere l’allocazione di capitale a iniziative sostenibili in Europa”.Gli indici Euronext Eurozone/Europe SBT 1.5° sono progettati per facilitare l’adozione di approcci di investimento ESG tradizionali da parte di investitori istituzionali e privati, fornendo al contempo una forte attenzione alle considerazioni sul cambiamento climatico: ogni indice incorpora innanzitutto lo screening negativo e i filtri di esclusione in conformità con i principi del Global Compact delle Nazioni Unite, nonché lo screening di esclusione per le società coinvolte in attività non convenzionali di petrolio e gas, carbone, armi controverse e tabacco; gli indici sono composti da aziende che hanno definito obiettivi chiari per ridurre le emissioni di gas serra (GHG) in linea con 1,5°C, che sono stati convalidati dall’SBTi; la metodologia dell’indice si evolverà per integrare i nuovi regolamenti e standard dell’UE man mano che emergono; i componenti di entrambi gli indici sono ponderati in base alla capitalizzazione di mercato del flottante; la composizione degli indici viene rivista trimestralmente. LEGGI TUTTO

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    A2A,al via il primo “Life Talk” dedicato al valore dell’acqua

    (Teleborsa) – Al via da oggi i Life Talks, il nuovo percorso avviato da A2A per promuovere una riflessione sulla gestione responsabile delle risorse e la salvaguardia degli elementi necessari alla vita, che prevede un ciclo di tre incontri dedicati ad Acqua, Energia e Ambiente. Il Gruppo, in partnership con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (CN) – centro di eccellenza per lo studio della sostenibilità e sovranità dei sistemi alimentari – ha avviato un percorso accademico con il coinvolgimento di key opinion leaders ed esperti del mondo scientifico per indagare il rapporto tra natura e benessere umano nella sua sintesi più essenziale: l’alimentazione.A2A ha voluto dedicare il primo talk dal titolo “Non c’è vita senza acqua” a questa risorsa limitata e preziosa, indispensabile per la vita delle persone e la sopravvivenza del Pianeta per la cui salvaguardia è necessaria l’azione congiunta di cittadini, aziende e istituzioni, uniti in un impegno comune. Dopo questo primo appuntamento, il Gruppo – spiega A2A in una nota – proseguirà nel suo l’impegno a tutela dell’acqua con un programma di iniziative volte a promuovere buone pratiche per il corretto utilizzo, la riduzionedelle perdite, il recupero, il riuso e il miglioramento dei servizi dedicati ai cittadini.”Il climate change sta impattando fortemente sulla risorsa idrica e l’Italia è tra i Paesi europei che ne sta subendo maggiormente le conseguenze. L’aumento di frequenza e intensità di fenomeni estremi a cui stiamo assistendo, fra siccità ed eventi alluvionali, genera effetti gravosi su persone, ambiente ed economia. Come secondo operatore in Italia nella generazione idroelettrica e fra i principali player del ciclo idrico integrato, siamo consapevoli dell’importanza del nostro ruolo e delle responsabilità che nederivano” – ha commentato Renato Mazzoncini, amministratore delegato di A2A –. Con i Life Talks vogliamo realizzare un nuovo spazio di pensiero, confronto e sensibilizzazione sul valore delle risorse essenziali: cominciamo oggi proprio con l’acqua approfondendo le azioni necessarie per preservarla. Proseguiremo in questo percorso parlando di energia e ambiente, temi che fanno parte del dna di A2A e per cui abbiamo previsto investimenti per 16 miliardi al 2030″.”Tempi di siccità alternati a periodi di vere alluvioni ci hanno forse aperto gli occhi sulla fragilità dei nostri sistemi rispetto al tema dell’acqua – ha affermato Carlo Petrini, presidente dell’Università di Scienze Gastronomiche e fondatore di Slow Food –. È giunto il momento di approcciarci a questa preziosa risorsa in maniera più attenta e rispettosa. Questo deve passare anche all’interno della quotidianità dei singoli individui. In cucina come in ogni pratica, è doveroso che ognuno di noi adotti un consumo più responsabile di acqua, senza disperderla”.L’incontro odierno ha ospitato il contributo di Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, con un’ampia disamina di dati e riflessioni sul cambiamento climatico, seguito da un primo panel di approfondimento sugli impatti delle crisi idriche e la loro gestione, i profili di diritto e il tema dell’accesso all’acqua ed esaminato le politiche attuabili nell’ambito del sistema Paese.Tullio Montagnoli, amministratore delegato di A2A Ciclo Idrico, ha aggiunto alla discussione un contributo sull’importanza di una corretta gestione dell’acqua e i benefici derivanti dagli ingenti investimenti che gli operatori sono pronti a mettere a terra, mentre un secondo panel si è focalizzato sulla centralità dell’innovazione e della tecnologia collegate anche alla produzione in abito agricolo:temi che hanno consentito di spaziare dalla presentazione di soluzioni dedicate all’impiego sostenibile della risorsa nelle coltivazioni, al recupero dell’umidità presente nell’atmosfera, alla vitivinicoltura.Proprio il vino è stato protagonista del dibattito conclusivo tra il giornalista Mario Calabresi e Angelo Gaja dell’omonima cantina, pioniere della valorizzazione del Barbaresco e dei vini italiani in tutto il mondo, che hanno dialogato attorno al tema “Non c’è vino senza acqua”. La produzione vinicola in questi territori rappresenta sia un asset economico fondamentale sia un valore per le comunità localied è strettamente legata alla salvaguardia degli ecosistemi. Il cambiamento climatico e l’alternanza di periodi di siccità e alluvioni hanno infatti pesanti ripercussioni anche sulla coltivazione e sulla gestione dei vigneti.Per valorizzare e diffondere ulteriormente i diversi contenuti e gli spunti emersi nel corso di questo primo appuntamento di A2A è prevista la pubblicazione di un paper rivolto a studenti e comunità scientifica. Il Gruppo inoltre ha stretto alcune partnership con broadcaster e podcast company per realizzare attività divulgative, raggiungendo quindi un pubblico più ampio, al fine di promuovere nel modo più efficace i messaggi emersi dal convegno odierno sulla gestione, l’utilizzo e la salvaguardia di questa risorsa essenziale. LEGGI TUTTO

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    Salvatore Ferragamo, Standard Ethics alza rating di sostenibilità

    (Teleborsa) – Standard Ethics ha innalzato il Corporate Standard Ethics Rating (SER) di Salvatore Ferragamo a “E+” dal precedente “E” con Outlook “Positivo”. Si tratta del quarto notch su nove (nella fascia “Low”) della scala usata dall’agenzia di rating indipendente con sede a Londra e focalizzata sulla sostenibilità.In accordo alla metodologia di Standard Ethics, gli analisti riscontrano un progressivo allineamento alle indicazioni internazionali sulla Sostenibilità con particolare riguardo anche alla governance della Sostenibilità, alla composizione quali-quantitativa dell’organo apicale e alle policy ESG che coprono i temi più rilevanti.Residuano, nondimeno, margini per allineare ulteriormente l’impegno volontario della società alle raccomandazioni sovranazionali: un esempio su tutti è il Codice Etico, il quale potrebbe approfondire alcuni temi e dotarsi di richiami formali ai principi ONU, OCSE e UE. Infine, tenendo conto del sistema di voto maggiorato adottato dalla società, un ulteriore innalzamento della quota di indipendenza nel consiglio di amministrazione sarebbe benvenuto. LEGGI TUTTO

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    Esprinet, IR Manager Giulia Perfetti nominata anche Sustainability Manager

    (Teleborsa) – Esprinet, gruppo quotato su Euronext STAR Milan e attivo nella distribuzione di IT, Consumer Electronics e Advanced Solutions, ha affidato il ruolo di Sustainability Manager a Giulia Perfetti, già Investor Relations Manager. Perfetti amplierà l’attuale ruolo all’ambito ESG per affiancare alla comunicazione strategica della performance finanziaria il crescente bisogno degli investitori di informazioni concrete sugli aspetti di sostenibilità. Inoltre, sarà attivamente impegnata nella pianificazione della sostenibilità, aiutando ad orientare le decisioni strategiche del management.Classe 1974, dopo aver conseguito la laurea in Economia presso l’Università Bocconi di Milano, Perfetti ha iniziato la sua carriera in Esprinet nel 2000. Dopo aver ricoperto numerosi ruoli nel marketing fino ad assumere il ruolo di direttore della divisione dei prodotti a volume, nel 2020 viene nominata Investor Relations Manager a diretto riporto dell’amministratore delegato.”Certa che il mondo finanziario con cui dialogo ogni giorno possa avere un impatto globale significativo, grazie all’opportunità di ricoprire questo nuovo ruolo lavorerò con grande entusiasmo per amplificare ulteriormente i programmi di sostenibilità del gruppo”, ha commentato Perfetti. LEGGI TUTTO

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    Civitanavi Systems approva il primo Bilancio di Sostenibilità

    (Teleborsa) – Il consiglio di amministrazione di Civitanavi Systems, gruppo quotato su Euronext Milan e attivo nel campo dei sistemi di navigazione e stabilizzazione inerziali, ha approvato il Bilancio di Sostenibilità 2022, il primo documento di reporting in materia ESG della società, il quale è stato redatto a titolo volontario e non è stato sottoposto a revisione limitata da parte di una società di revisione indipendente.”Con la pubblicazione del nostro primo Bilancio di Sostenibilità abbiamo messo per iscritto gli obiettivi e l’impegno in ambito ambientale, sociale e di governance di Civitanavi Systems – ha commentato l’AD Andrea Pizzarulli – Tra i principi cardine che guidano la nostra attività la trasparenza, l’integrità e il rispetto verso tutti i propri stakeholders. Abbiamo un legame speciale con le nostre persone ed è a loro che desideriamo garantire benessere attraverso una formazione continua, supporto alla salute e sicurezza nel lavoro, perché grazie a questi fattori assicuriamo il successo di Civitanavi e gli alti standard qualitativi e innovativi dei nostri prodotti”.”Per ridurre il nostro impatto ambientale stiamo implementando un percorso di transizione che prevede l’approvvigionamento di energia elettrica da fonti rinnovabili e l’installazione di pannelli fotovoltaici nei nostri stabilimenti – ha aggiunto – L’alto contenuto tecnologico dei nostri prodotti richiede costante impegno e ricerca, al centro della nostra strategia di crescita un approccio responsabile e orientato alla creazione di valore per tutti gli stakeholder della nostra azienda secondo i principi ESG”.Tra le altre cose, Civitanavi Systems si sta sforzando per creare un ambiente dinamico e che favorisca pari opportunità, diversità e inclusione per tutti i propri dipendenti: a fine 2022, il 36% dei ruoli manageriali è ricoperto da donne e il 37,2% dell’organico è composto da persone al di sotto dei 30 anni. La società è amministrata da un consiglio di amministrazione composto per il 28,57% da donne. LEGGI TUTTO

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    Rating ESG, UE vuole più trasparenza e fiducia. Ma valutazioni restano al mercato

    (Teleborsa) – La domanda di rating ESG (Environmental, Social and Governance) è in continua crescita, guidata dalla natura mutevole dei rischi per le aziende, dalla crescente consapevolezza degli investitori delle implicazioni finanziarie di tali rischi e dalla crescita dei prodotti di investimento che mirano esplicitamente a soddisfare o raggiungere determinati standard di sostenibilità. Inoltre, stanno cambiando anche le strategie applicate dagli investitori, che sempre più passano dallo screening negativo (esclusione di certi asset) all’integrazione degli aspetti ESG nelle loro strategie.Tuttavia, il mercato del rating ESG “manca attualmente di trasparenza”, ha affermato nei giorni scorsi la Commissione europea, proponendo un regolamento che migliori l’affidabilità e la trasparenza delle attività degli operatori. L’esecutivo UE si è posto due obiettivi specifici per aumentare l’integrità delle operazioni delle agenzie di rating ESG: maggiore chiarezza sulle caratteristiche dei rating ESG (cosa significano e quali obiettivi perseguono), le metodologie e le fonti di dati o le stime utilizzate per ottenere i rating; maggiore chiarezza sulle operazioni dei fornitori di rating ESG, nonché garantire la prevenzione e la mitigazione dei rischi di conflitti di interesse.L’intervento della Commissione UE era atteso dagli operatori del mercato, visto il boom degli ultimi anni, e le intenzioni sono giudicate positivamente. “Ce l’aspettavamo e siamo molto soddisfatti perché tratta temi che – anche a livello di letteratura scientifica – pochi trattavano, come quello dell’indipendenza e del tipo di clienti, mentre tanto era stato scritto sul fatto che gli scoring fossero diversi tra loro, che è una ovvietà”, dice a Teleborsa Jacopo Schettini Gherardini, CEO e Direttore Ufficio Ricerca di Standard Ethics. “La Commissione ha fatto un passo avanti, sottolineando che i fornitori di rating ESG sono tanti e diversi – anche in base alla clientela e alla metodologia – ma affermando che va evitata la consulenza, vanno chiarite indipendenza e metodologia, e creato un albo”, aggiunge.Nel corposo documento che accompagna le proposte normative, l’istituzione UE offre anche una lettura approfondita del settore, sottolineando che i rating ESG non costituiscono un gruppo omogeneo, ma differiscono per cosa valutano (ESG aggregato, solo singole E, S o G, o anche indicatori specifici all’interno di ogni lettera), da quale prospettiva valutano (solo rischi per l’azienda, double materiality, solo impatti, rispetto dei principi internazionali ), e come effettuano una valutazione (migliore della classe o in termini assoluti, valutazione quantitativa o qualitativa). Inoltre, i fornitori di rating ESG hanno anche diversi modelli di business (grandi fornitori a scopo di lucro come MSCI e S&P, fornitori boutique come Carbon4Finance o fornitori senza scopo di lucro come CDP) e modelli di reddito (user-pay (investors) model, company-pay model, modello misto o finanziamento pubblico).In generale, secondo la Commissione, si possono suddividere i rating ESG in 4 categorie, a seconda del loro scopo: valutazione del rischio (prospettiva finanziaria, es. MSCI), valutazione degli impatti (es. Carbon4Finance), valutazione della conformità a principi e linee guida internazionali (es. Standard Ethics), valutazione dei rischi di sostenibilità della catena di fornitura (non utilizzata per finalità di investimento diretto, es. EcoVadis).Anche il processo di valutazione è diverso; da un lato ci sono fornitori che utilizzano valutazioni quantitative completamente automatizzate basate su KPI e dati senza il coinvolgimento dell’analista (molto spesso indicato come scoring); ma ci sono invece provider i cui processi di rating sono simili a quelli del processo di rating del credito, ovvero basati sull’analisi di informazioni sia quantitative che qualitative, con il coinvolgimento dei comitati analisti e rating.”Sono dell’idea che si debba lasciare libera ogni agenzia di adottare la metodologia più opportuna, rendendola appunto comprensibile e trasparente – dice a Teleborsa Giancarlo Giudici, professore di Corporate Finance presso la School of Management del Politecnico di Milano – Ogni analista esprime sensibilità diverse, che non sono sempre “contabilizzabili”; pensiamo ad esempio ai KPI in ambito sociale, che spesso sono qualitativi e non quantitativi e dipendono dal giudizio soggettivo di chi li osserva. La diversità nelle valutazioni è una ricchezza, ma dobbiamo dare gli strumenti al mercato per poter apprezzare le differenze fra le diverse valutazioni”.Su questo aspetto la Commissione è stata molto chiara: la proposta non intende armonizzare le metodologie utilizzate per la creazione dei rating ESG, ma aumentarne la trasparenza. I fornitori di rating ESG manterranno infatti “il pieno controllo” delle metodologie che utilizzano e continueranno a essere indipendenti nella loro scelta, per garantire che nel mercato dei rating ESG sia “disponibile una varietà di approcci”.Le agenzie di rating ESG che offrono servizi agli investitori e alle imprese dell’UE dovranno però essere autorizzate e controllate dall’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati (ESMA), così da garantire la qualità e l’affidabilità dei loro servizi a tutela degli investitori e dell’integrità del mercato. L’ESMA ha stimato che il numero di fornitori di rating ESG (che offrono rating a pagamento per gli abbonati o per gli emittenti) operanti nell’UE è di 59, composto da pochi grandi fornitori (principalmente non UE) e da un gran numero di entità più piccole (principalmente UE).In sostanza, l’UE non intende mettere bocca sulle specificità di ogni rating, ma creare condizioni migliori per il funzionamento del mercato. “Per garantire obiettività, indipendenza e qualità, in un contesto di libero mercato, è opportuno introdurre procedure e vincoli organizzativi – afferma Giudici – Basterebbe adottare gli stessi accorgimenti utilizzati nel mondo del rating sul rischio di insolvenza, ad esempio separando la funzione commerciale da quella degli analisti (cosiddetti chinese wall) e chiedendo che ci sia una struttura interna adeguata, con competenze ed esperienze documentate. Inoltre, ogni possibile conflitto di interesse dovrebbe essere evidenziato. Nel caso specifico dei rating ESG, dovrebbe essere obbligatorio fornire un syllabus che spiega i criteri adottati dagli analisti”.Molti di questi aspetti sono compresi nella proposta di regolamento della Commissione, che dovrà essere ora discussa con il Parlamento europeo e il Consiglio. Come si legge nel testo, i fornitori di rating ESG devono rendere pubblici sul loro sito web le metodologie, i modelli e le principali ipotesi di rating che utilizzano nelle loro attività; devono utilizzare metodologie di rating rigorose, sistematiche, obiettive e suscettibili di convalida e applicarle in modo continuativo; non devono fornire alcune attività: attività di consulenza a investitori o imprese; emissione e vendita di rating del credito; sviluppo di parametri di riferimento; attività di investimento; attività di audit; attività bancarie, assicurative o riassicurative.Quest’ultimo aspetto è molto importante, secondo Schettini Gherardini: “Il lavoro di un’agenzia di rating non dovrebbe avere aspetti consulenziali, in cui cioè rilascia un giudizio a un investitore sulla base di parametri che lui fornisce, ma dovrebbe avere come cliente l’emittente e dovrebbe avere un regolamento interno immodificabile, in modo che tutti i clienti sappiano che verranno giudicati secondo lo stesso criterio e non secondo le mode e le tendenze degli investitori”.La proposta della Commissione prevede anche una serie di misure specifiche per i fornitori di rating ESG più piccoli per garantire che le norme siano proporzionate. Tali misure dovrebbero includere la possibilità per l’ESMA di esentare i fornitori di rating ESG più piccoli da una serie di requisiti organizzativi qualora soddisfino determinati criteri.”Alla fine sarà il mercato a decidere quali approcci analitici sono più adatti alle esigenze degli investitori – commenta a Teleborsa Dierk Brandenburg, Head of ESG and credit research presso Scope Ratings – Pertanto, è molto importante che il regolamento consenta un’introduzione graduale più lunga dei regolamenti per i fornitori di medie dimensioni per garantire una concorrenza sufficiente nel mercato dei rating ESG”.Secondo l’esperto, l’iniziativa dell’UE per regolamentare i fornitori di rating ESG contribuisce in qualche modo a ripristinare la fiducia nella parte del sistema che ha l’impatto più visibile sull’allocazione del capitale. Tuttavia, come con le normative esistenti in materia di rating del credito, l’UE può solo imporre il processo e la trasparenza corretti, che non risolvono le sfide analitiche poste dalle valutazioni ESG, compreso il rischio climatico.”In primo luogo, ci aspetteremmo che l’attenzione si concentri su risorse adeguate per i fornitori ESG – afferma Brandenburg – Poiché seguono principalmente un modello investor-pay, i potenziali conflitti di interesse derivano più probabilmente dall’allocazione di risorse interne all’interno di gruppi finanziari più grandi o da servizi di consulenza accessori. In secondo luogo, data la natura intrinsecamente soggettiva delle valutazioni ESG non finanziarie e il quadro informativo ancora frammentario, è discutibile se l’obiettività sia realizzabile o addirittura desiderabile”.(Foto: kotexvector | 123RF) LEGGI TUTTO