Aprile 2022

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    BCE, PEPP termina sotto dotazione massima

    (Teleborsa) – Nella settimana al 1° aprile 2022, con il programma PEPP, la BCE ha rilevato titoli per 7,5 miliardi di euro, a un livello leggermente inferiore rispetto agli 8,6 miliardi della settimana prima, mentre sono stati rimborsati 4,6 miliardi di euro di debito giunto a scadenza e ci sono stati -4,7 miliardi di aggiustamenti trimestrali. Gli acquisti netti sono quindi negativi per 1,8 miliardi, rispetto ai +3,1 miliardi della settimana al 25 marzo. Da quando è stato lanciato – a marzo 2020 – il piano di acquisti anti-pandemia, il cumulato di titoli ha raggiunto 1.695,4 miliardi di euro. Sono alcuni dei dati contenuti nel resoconto settimanale di bilancio della Banca centrale europea.Con il programma di acquisti di titoli pubblici, preesistente alla crisi e il cui cumulato ha raggiunto 2.523,9 miliardi di euro, la BCE ha acquistato altri 6,9 miliardi di titoli. In questo caso, a fronte di rimborsi per 8,1 miliardi di euro e aggiustamenti trimestrale per -5,1 miliardi, la mole di acquisti netti è di -6,3 miliardi. L’Eurosistema ha anche rilevato 1,1 miliardi di bond garantiti e 3 miliari di bond del settore privato. Il programma PEPP, che aveva una dotazione massima teorica da 1.850 miliardi, si è concluso a fine marzo. Era stato introdotto a inizio pandemia per fronteggiare il crollo dell’attività economica e le sue ricadute in termini di inflazione negativa a seguito di lockdown e restrizioni alle attività, imposti dai governi a motivo del Covid. Ora, secondo i piani di Francoforte, dovrebbe esserci una fase di accompagnamento dello stop agli acquisti netti del PEPP con un momentaneo aumento degli acquisti con il preesistente piano APP. Salvo sorprese, nel terzo trimestre la BCE dovrebbe fermare gli acquisti netti anche con l’APP e successivamente iniziare ad alzare i tassi di interesse. LEGGI TUTTO

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    Tod's, Della Valle: impegnati a valorizzare marchi, polo italiano fuori tempo massimo

    (Teleborsa) – “Oggi abbiamo un gruppo che ha quattro marchi e il mio obiettivo è di patrimonializzarli tutti molto. Sono marchi che valgono certamente molto, ma messi insieme valgono meno della somma dei singoli, quindi l’obiettivo quest’anno è quello di evidenziare il valore di ogni singolo marchio”. Lo ha detto l’amministratore delegato di Tod’s, Diego Della Valle, in un intervento all’Università IULM di Milano. Il gruppo italiano del lusso quotato su Euronext Milan ha interesse ad “avere quattro marchi molto desiderabili con l’obiettivo in tempi non lunghissimi di ottenere anche performance di fatturato e utili molto interessanti”, ha aggiunto.”Siamo sulla buona strada – ha evidenziato Della Valle – adesso vediamo cosa succede con la pandemia in Cina e con l’arrivo di questa guerra tragica”. Tra gli obiettivi di questa valorizzazione c’è anche “quello di far tornare il titolo dove è giusto che stia” ha detto Della Valle, ricordando come il gruppo venisse valutato da Piazza Affari 5 miliardi di euro contro i 3,5 attuali. “Sono il primo azionista e dunque sono il primo ad essere contento quando il patrimonio è alto. Abbiamo il dovere di dare alle persone che investono su noi un patrimonio che funziona, un’azienda sempre più solida nel tempo e una remunerazione con dividendo che soddisfi”.L’imprenditore ha anche allargato lo sguardo all’intero settore della moda e del lusso italiano. “Il concetto di dire il polo del lusso italiano non c’è purtroppo e non vedo all’orizzonte nulla che possa farci pensare il contrario, tranne una o due eventuali possibili aggregazioni. Ma sono più un po’ concetti da banche d’affari, poi quando arrivano ai singoli non le stanno a sentire”, ha risposto a una domanda sul tema. “Gli Italiani – ha continuato – non l’hanno fatto a suo tempo e oggi gli manca proprio il materiale per aggregare delle aziende, quindi diamo per scontato che siamo fuori tempi massimo”.Il progetto non si è attuato, secondo Della Valle, per il fatto che “da noi le grandi industrie sono sempre possedute da una proprietà che è organizzativa e spesso è anche stilisticamente responsabile del prodotto, dell’immagine, ci mette la faccia” per cui “c’è da parte di alcuni la consapevolezza di dire sono il proprietario del mio gruppo, me lo gestisco, va bene, punto e basta”. L’AD di Tod’s ha attaccato anche le banche d’affari, impegnate più a “lavorare per i soliti noti e per i compagni di merende”. “In Francia non è un caso se grandi banche come Lazard hanno sostenuto molto due o tre di questi operatori finanziandoli allora per fare le acquisizioni e farli crescere”, ha aggiunto. LEGGI TUTTO

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    Appalti pubblici e discariche rifiuti, Roma nel mirino di Bruxelles

    (Teleborsa) – Pur “prendendo atto dei notevoli progressi dell’Italia nel conformare la legislazione al quadro Ue in materia di appalti pubblici”, la Commissione europea ha deciso di portare avanti una procedura di infrazione contro il Belpaese su questo tema, rilevando persistenti “questioni in sospeso”, tra cui “il divieto per i subappaltatori di ricorrere ad altri subappaltatori”.Nel mirino di Bruxelles le nuove norme sulle procedure senza gara. Per questo, con un comunicato, l’esecutivo comunitario ha riferito di aver inviato una ulteriore lettera di costituzione in mora all’Italia, che dispone ora di 2 mesi per rispondere ai rilievi espressi, trascorsi i quali la Commissione potrà decidere di emettere “pareri motivati”. Procedura analoga, sulla stessa materia, è stata decisa anche sull’Ungheria. Restando sull’Italia la Commissione invita le autorità “ad affrontare alcune questioni rimanenti e aggiuntive concernenti il recepimento delle norme dell’Ue in materia di appalti pubblici. Secondo la Commissione – si legge – alcune delle nuove norme italiane, come le disposizioni sulle procedure negoziate senza gara d’appalto, non sono conformi alla legislazione dell’Ue in materia di appalti pubblici”.Per quanto riguarda l’Ungheria, secondo la Commissione il diritto locale consente un’applicazione più estesa delle eccezioni per quanto riguarda i motivi di sicurezza e per gli appalti sovvenzionati mediante agevolazioni fiscali. “Queste eccezioni comportano una più ampia esclusione dei contratti dagli obblighi previsti dalle direttive dell’Ue in materia di appalti pubblici.La Commissione – si legge – ritiene inoltre che le modifiche apportate alla legge mineraria ungherese, che prevede la possibilità di aggiudicare concessioni minerarie senza procedure di gara trasparenti, siano contrarie al principio di trasparenza e pertanto non siano in linea con gli obblighi derivanti dalla direttiva sulle concessioni”. Procedura di infrazione contro l’Italia anche sul mancato rispetto delle normative sulle discariche di rifiuti. Con un comunicato, l’esecutivo comunitario ha annunciato di aver inviato una “lettera di costituzione in mora” a Roma, concedendole 2 mesi per porre rimedio alla situazione, trascorsi i quali si potrà decidere di deferire il caso alla Corte di giustizia dell’Unione.In particolare, secondo Bruxelles l’Italia non rispetta gli obblighi della direttiva sulle discariche (1999/31/CE), che fissa norme volte a prevenire effetti negativi per la salute umana, l’acqua, il suolo e l’atmosfera. “Gli Stati membri – dice la Commissione – dovevano chiudere entro il 16 luglio 2009 le discariche non conformi ai requisiti della direttiva, a meno di fornire adeguati ‘piani di riassetto del sito’, che consentissero loro di continuare ad accettare i rifiuti destinati allo smaltimento”.La Commissione ricorda che nella sentenza del 29 marzo 2019 “la Corte di giustizia dell’Ue ha stabilito che l’Italia non è riuscita a garantire la chiusura definitiva e il risanamento di 44 discariche non conformi ai requisiti della direttiva relativa alle discariche di rifiuti. Nel frattempo, la Commissione ha accertato che l’Italia, pur avendo regolarmente chiuso 32 discariche – si legge – non è ancora riuscita a garantire la chiusura definitiva e il risanamento delle 12 discariche rimanenti”. LEGGI TUTTO

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    GreenIT e Copenhagen Infrastructure Partners: al via sviluppo di due parchi eolici offshore in Italia da 750MW

    (Teleborsa) – GreenIT, la joint venture tra Plenitude e CDP Equity per la produzione di energia da fonti rinnovabili, e CI IV, fondo gestito da Copenhagen Infrastructure Partners (CIP), hanno firmato un accordo per la realizzazione di due parchi eolici offshore galleggianti in Sicilia e Sardegna, entrambi posizionati a oltre 35 km dalla costa, per una capacità complessiva di circa 750MW.L’intesa – spiegano le società in una nota congiunta – è finalizzata allo sviluppo, alla costruzione e alla gestione di un progetto in Sicilia, al largo di Marsala, costituito da 21 turbine con una potenza di circa 12 MW ciascuna e una capacità totale di circa 250 MW, e a un secondo parco da realizzare nella zona di mare antistante la costa sud-occidentale della Sardegna composto da 42 turbine eoliche, con una potenza di 12 MW ciascuna per una capacità complessiva di oltre 500 MW.Ai due progetti contribuiscono, anche in qualità di soci di minoranza, società italiane con provata esperienza nello sviluppo di impianti offshore, quali Lilybeo Wind Power per la Sicilia, e Nice Technology e 7 Seas Wind per la Sardegna. Gli impianti prevedono l’utilizzo di piattaforme galleggianti e l’implementazione di soluzioni tecnologiche innovative, mirate a minimizzare l’impatto ambientale e visivo, oltre a favorire lo sviluppo dell’industria locale e nazionale.I due parchi eolici produrranno più di 2.000 GWh/anno, che equivalgono al consumo energetico medio annuo di quasi 750mila famiglie nelle aree interessate, e che rappresentano, a parità di capacità installata, un incremento di circa il 50% rispetto alla produzione media di un impianto eolico onshore.L’avvio dell’operatività è attualmente previsto nel 2026 in Sicilia e nel 2028 in Sardegna, al termine della fase autorizzativa e della successiva costruzione.L’iniziativa consentirà di evitare emissioni di anidride carbonica per circa 1 milione di tonnellate su base annua, contribuendo così agli obiettivi di decarbonizzazione del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima 2030 e alla crescita del settore eolico offshore galleggiante in Italia. LEGGI TUTTO

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    Gas, Cingolani: Italia a lavoro per assicurarsi nuove forniture ma serve risposta europea

    (Teleborsa) – Tra le azioni intraprese dal Governo per sostituire i 30 miliardi di metri cubi di gas importati dalla Russia c’è quella di trovare nuove fonti di approvvigionamento. “Ci sono 7 Stati con cui stiamo trattando con coperture che in tempi abbastanza rapidi copriranno il fabbisogno”, ha dichiarato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, nel corso di un’audizione alla commissione esteri della Camera sulla ratifica del trattato Italia-Francia. “In questa fase abbiamo 4 azioni in corso – ha spiegato Cingolani –. La prima è ottimizzare la nostra capacità di produrre gas: i nostri rigassificatori sono tre, vanno avanti al 60% del tempo, normalmente, l’estate non producono. Li manderemo al 100% e produrranno 4-5 miliardi di metri cubi in più. Ottimizzeremo al massimo della capacità il Tap, un altro miliardo e mezzo di metri cubi. “Stiamo aumentando la produzione da giacimenti che abbiamo già, non trivelliamo niente, e se va bene da 3 miliardi di metri cubi arriveremo a 5”. “Stiamo installando due nuovi rigassificatori galleggianti da 5 miliardi di metri cubi ciascuno”, ha aggiunto. Il ministro ha sottolineato che “non c’è una soluzione che ogni Paese può gestire a modo suo”, auspicando “una risposta europea che va concertata”. “Dobbiamo tenere conto che i Paesi partono da situazioni e circostanze locali completamente diverse: l’Italia ha il 95% di gas importato e circa la metà dalla Russia e ha un energy mix stretto fatto di gas e rinnovabili, con il primo che vale due terzi circa che ci rende fortemente legati alla Russia”. “Ormai la manifesta inaffidabilità di questa partnership richiede un cambiamento molto forte”, ha dichiarato il ministro. “Non appare ufficialmente in collaborazioni bilaterali però mai come in questo momento stiamo operando con la Francia per cercare di mitigare un po’ la situazione drammatica che tutti conoscete e la conseguente crisi energetica”, ha affermato. “Credo che se la nostra strategia andrà in porto noi già per la fine di quest’anno avremo una considerevole quota di gas che fluirà, riusciremo a fare gli stoccaggi, i 12 miliardi di metri cubi che ci servono, e credo ragionevolmente in un tempo che va da 24 a 36 mesi da oggi dovremmo essere indipendenti”. Cingolani ha comunque rassicurato sulla tenuta della rete energetica nazionale. “Se dovesse essere interrotto domani il gas dalla Russia, noi non avremmo un problema immediato – aveva spiegato Cingolani in mattinata ospite a Mattino 5 – perché per tre, quattro mesi abbiamo delle riserve. Il problema è prepararsi all’inverno”. LEGGI TUTTO

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    DEWA raccoglie 6,1 miliardi di dollari in maxi IPO a Dubai

    (Teleborsa) – La Dubai Electricity and Water Authority (DEWA), fornitore esclusivo di elettricità e acqua potabile a Dubai, ha raccolto 22,3 miliardi di AED (circa 6,1 miliardi di dollari) nella sua offerta pubblica iniziale (IPO) sul Dubai Financial Market (DFM). Il prezzo finale di offerta è stato fissato a 2,48 AED, ovvero il limite superiore della fascia di prezzo precedentemente comunicata. Sono state offerte un totale di 9 miliardi di azioni ordinarie, che rappresentano il 18% del capitale, rispetto a una previsione iniziale di quotare solo il 6,5% della società. La raccolta ha visto la partecipazione di cornerstone investor per circa 13,8 miliardi di AED (circa 3,8 miliardi di dollari). Dopo il completamento dell’IPO, ??il governo di Dubai continuerà a possedere l’82% del capitale azionario di DEWA.”Siamo lieti di aver visto una domanda incredibilmente forte da parte di investitori locali e internazionali – ha commentato il CEO Saeed Mohammed Al Tayer – e siamo molto orgogliosi che questa diventerà la più grande IPO mai realizzata negli Emirati Arabi Uniti e la più grande nella regione di Europa, Medio Oriente e Africa finora in 2022. Questo livello di interesse non è solo indicativo dello status di DEWA come fornitore di servizi pubblici di livello mondiale, ma sottolinea anche l’attrattiva di Dubai come mercato dei capitali globale”.DEWA dovrebbe iniziare a negoziare sul Dubai Financial Market il 12 aprile 2022, con il simbolo “DEWA” e ISIN “AED001801011”. Al momento della quotazione, la società avrà una capitalizzazione di mercato di 124 miliardi di AED (circa 33,8 miliardi di dollari), il che renderà DEWA la più grande società del DFM per capitalizzazione di mercato.Si tratta dell’IPO più grande in Europa, Medio Oriente o Africa da quando il gigante petrolifero saudita Aramco ha raccolto quasi 30 miliardi di dollari alla fine del 2019. Quella di DEWA è anche la più grande IPO del 2022 a livello globale dopo la quotazione di LG Energy Solution sulla borsa coreana a gennaio (raccolta da 10,8 miliardi di dollari). LEGGI TUTTO

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    Il nuovo DEF: revisione al ribasso PIL al 3,1% ma deficit confermato al 5,6%

    (Teleborsa) – Con il nuovo Documento di Economia e Finanza viene confermata una revisione al ribasso della crescita del PIL programmatico al 3,1% dal precedente 4,7%, sebbene il deficit venga confermato al 5,6%. E’ quanto emerge dalla bozza del DEF, che sarà sul tavolo del Consiglio dei Ministri nel pomeriggio, dopo la cabina di regia. Ne deriva per il 2022 uno spazio in deficit dello 0,5%, pari ad oltre 9 miliardi di euro, senza alcuno scostamento, poiché nel DEF il governo stima il deficit tendenziale al 5,1% e lo conferma al 5,6% nello scenario programmatico, senza prevedere scostamento rispetto alle ultime previsioni già approvate dal Parlamento. Sono contabilizzati nuovi aiuti all’economia per altri 5 miliardi di euro una volta detratti da 9 miliardi dello spazio in deficit i 4,5 m iliardi già utilizzati per sanare il caro bollette. Quanto al debito, prosegue il percorso di riduzione. Nello scenario programmatico viene rivisto leggermente al rialzo nel 2021, al 150,8%, a seguito della revisione del PIL nominale effettuata dall’Istat, viene poi indicato in calo di 4 punti al 146,8% quest’anno, per scendere al 145% nel 2023, al 143,2% nel 2024 ed al 141,2% nel 2025. Secondo la bozza del DEF sono 19 i ddl collegati alla prossima manovra. Fra questi un ddl di delega per “l’aggiornamento della fascia anagrafica di riferimento delle politiche giovanili nonché misure per la promozione dell’autonomia e dell’emancipazione dei giovani”. Si segnalano poi i ddl su riforma del fisco, concorrenza, misure sull’attuazione dell’autonomia differenziata e riordino del settore dei giochi. LEGGI TUTTO

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    Tilray, profitto inatteso in ultimo trimestre. Accordo con Whole Foods

    (Teleborsa) – Tilray, società attiva nella ricerca, coltivazione, lavorazione e distribuzione della cannabis, ha registrato ricavi netti in aumento del 23% a 152 milioni di dollari durante il terzo trimestre dell’anno fiscale 2022 (terminato il 28 febbraio 2022). L’aumento è stato guidato dalla crescita del 32% delle entrate della cannabis a 55 milioni, della crescita del 64% delle entrate delle bevande alcoliche di 20 milioni e delle entrate del segmento wellness di 15 milioni. L’utile per azione è stato di 0,09 dollari. Il mercato, secondo dati Refinitiv, si aspettava una perdita per azione di 0,08 dollari su ricavi per 156,8 milioni di euro.”I nostri risultati del terzo trimestre riflettono i progressi e lo slancio in tutti i nostri principali segmenti di business e aree geografiche, ponendo le basi per raggiungere il nostro obiettivo di 4 miliardi di dollari di entrate entro la fine dell’anno fiscale 2024″, ha commentato Irwin D. Simon, presidente e amministratore delegato di Tilray.Attraverso il marchio Manitoba Harvest, Tilray ha stretto un accordo per rendere disponibili i suoi prodotti in oltre 300 negozi di Whole Foods a livello nazionale, arrivando sugli scaffali ad aprile 2022. LEGGI TUTTO