19 Gennaio 2023

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    BCE, “gran numero” membri board voleva rialzo tassi maggiore a dicembre

    (Teleborsa) – “Un gran numero di membri ha inizialmente espresso la preferenza per l’aumento dei tassi di interesse di riferimento della BCE di 75 punti base” al meeting di dicembre, poiché le previsioni erano che l’inflazione “sarebbe stata troppo elevata per troppo tempo e le aspettative del mercato e le condizioni finanziarie prevalenti erano chiaramente incoerenti con un tempestivo ritorno” all’obiettivo di inflazione del 2%. Lo si legge nei verbali della riunione del 14-15 dicembre 2022, dove si evince alla fine hanno accettato un aumento dei tassi più piccolo, accompagnato da un impegno pubblico di Lagarde per ulteriori aumenti di quella dimensione nelle riunioni successive.”Ciò è stato per certi versi visto come sostanzialmente equivalente all’aumento dei tassi di 75 punti base nella presente riunione, perché un approccio meno anticipato ma più costante per portare i tassi di interesse a livelli restrittivi potrebbe essere visto come coerente con la natura più persistente del processo di inflazione e continua elevata incertezza”, viene sottolineato.Per quanto riguarda l’inflazione, uno dei passaggi più interessanti è quello in cui si riferisce che “gli ultimi dati suggerivano che l’inflazione stava diventando molto più ampia e persistente. Sebbene il calo dell’inflazione complessiva a novembre fosse stato inaspettato, l’inflazione era ancora superiore a quanto previsto a settembre”.Sul fronte del quantitative tightening, ovvero la riduzione della liquidità in circolazione, “alcuni membri hanno espresso la preferenza per ridurre il portafoglio APP a un ritmo più veloce o per terminare del tutto i reinvestimenti”.”È stato avvertito, tuttavia, che un ritmo di riduzione troppo rapido potrebbe portare al riemergere della frammentazione del mercato obbligazionario, che potrebbe rendere più difficile perseguire ulteriori aumenti dei tassi di interesse – si legge nei verbali – In tale prospettiva, un ritmo moderato è stato ritenuto più appropriato, in particolare poiché si stimava che una riduzione del bilancio avrebbe probabilmente solo un impatto limitato sulle prospettive di inflazione”.Infine, è stato concordato che il Consiglio direttivo dovesse “rafforzare i suoi appelli” affinché le politiche fiscali evitino di esacerbare le pressioni inflazionistiche, “mantenendo misure temporanee, mirate e personalizzate per preservare gli incentivi a consumare meno energia”. In tale contesto “si potrebbero affrontare anche le vulnerabilità di bilancio e la necessità di portare a termine la riforma del quadro di governance economica dell’UE”, viene sottolineato. LEGGI TUTTO

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    Procter & Gamble, ricavi e utili in calo nell'ultimo trimestre

    (Teleborsa) – Procter & Gamble (P&G), multinazionale americana di beni di largo consumo, ha registrato un fatturato del secondo trimestre dell’anno fiscale 2023 (terminato il 31 dicembre 2022) pari a 20,8 miliardi di dollari, in calo dell’1% rispetto all’anno precedente. Escludendo l’impatto dei cambi e delle acquisizioni e cessioni, le vendite organiche sono aumentate del 5%. L’operating cash flow è stato di 3,6 miliardi e gli utili netti sono stati di 4 miliardi per il trimestre (-7%).L’utile netto per azione è stato di 1,59 dollari, in calo del 4% rispetto all’EPS dell’anno precedente. Il mercato, secondo dati Refinitiv, si aspettava un utile per azione di 1,59 dollari su ricavi per 20,73 miliardi di dollari.”Abbiamo ottenuto solidi risultati nel secondo trimestre dell’anno fiscale 2023 in quello che continua ad essere un ambiente operativo e di costi molto difficile – ha affermato il CEO Jon Moeller – I progressi rispetto al nostro piano dall’anno fiscale fino ad oggi ci consentono di aumentare le nostre prospettive di crescita delle vendite per l’anno fiscale 2023 e di mantenere il nostro intervallo di riferimento per la crescita dell’EPS nonostante i significativi venti contrari”.La società ha alzato le sue previsioni di crescita delle vendite nell’anno fiscale 2023 a un intervallo compreso tra il 4% e il 5% rispetto a un intervallo precedente compreso tra il 3% e il 5%. La società ha abbassato l’impatto stimato del cambio estero al 5% dal 6%. LEGGI TUTTO

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    Banche, Enria: “Più solide, ma siano prudenti e considerino anche scenari avversi”

    (Teleborsa) – Le banche dovrebbero continuare a vedere quest’anno un rafforzamento della redditività e della posizione patrimoniale, ma sarebbe opportuno che restassero prudenti e si preparassero ad affrontare altri scenari meno favorevoli ed anche sviluppi avversi. Lo ha affermato Andrea Enria, capo della vigilanza europea sul settore bancario, in una intervista rilasciata all’agenzia stampa cipriota, Cyprus News Agency.”Il 2022 è stato un anno molto positivo per le banche europee. L’aumento dei tassi di interesse ha giocato un ruolo positivo per la loro redditività, la loro posizione patrimoniale è forte e la loro qualità degli attivi è migliorata durante tutto l’anno, durante la pandemia e anche nel 2022, ha ricprdato il responsabile della vigilanza bancaria presos la BCE, aggiungendo “la recessione, che ora si stima sia superficiale e breve, potrebbe rivelarsi più profonda e più lunga di quanto attualmente ci aspettiamo” e quindi “le banche devono essere prudenti, guardare a tutti i possibili scenari e riuscire a prepararsi ad affrontare anche questi possibili sviluppi avversi”. “Nello scenario di base – ha chiarito – penso che le banche europee dovrebbero ancora vedere, in media, aumentare i loro profitti e mantenere solida la loro posizione patrimoniale. Naturalmente, potrebbero esserci effetti distributivi tra le banche, quindi potrebbero esserci vincitori e vinti, ed è per questo che stiamo ponendo molta enfasi sulla necessità di rafforzare i controlli interni”.Quanto alle priorità della vigilanza per il 2023, Enria ha parlato del rafforzamento dei controlli e della gestione proattiva del rischio di credito, ma anche della necessità di “prepararsi ad evitare una nuova ondata di crediti deteriorati”. Per il banchiere “non bisognerebbe perdere di vista le sfide strutturali a più lungo termine” quali la transizione digitale ed il cambiamento climatico. “Penso che la digitalizzazione sia stata effettivamente accelerata” durante la pandemia – ha riconosciuto il banchiere – “ma ovviamente comporta dei rischi: i rischi di potenziali attacchi informatici, ad esempio, o i rischi legati all’esternalizzazione di determinate funzioni al cloud”. Enria ha poi aggiunto che “anche il cambiamento climatico ha subito un’accelerazione” e stimolato fonti energetiche green “non solo per le pressioni climatiche, ma anche per le pressioni sulla sovranità energetica”.Parlando dell’aspettative di un aumento dei crediti deteriorati, il capo della vigilanza europea ha spiegato che , nell’ipotesi di una nuova recessione, “le banche potrebbero trovarsi di fronte a una situazione più difficile”. “Dobbiamo focalizzare l’attenzione sulla solidità dei loro controlli interni e assicurarci che vi sia una tempestiva identificazione e gestione di qualsiasi credito che inizi a deteriorarsi”, ha sollecitaton Enria, riconoscendo che oggi “siamo più preparati e penso che possiamo evitare” l’accumularsi di NPL.Enria ,infine, ha smentito la maggiore rigidità dei requisiti imposti alle banche europee, in raffronto con quelle statunitensi e brioitaniche, affermando “siamo nello stesso campo di gioco dei nostri colleghi. Semmai, i requisiti patrimoniali per le principali banche europee sono un po’ più leggeri”. LEGGI TUTTO

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    Mercati europei in ribasso tra timori recessione e interventi da Davos

    (Teleborsa) – Giornata difficile per Piazza Affari, che scambia in pesante ribasso, assieme agli altri Eurolistini. Sono riemersi timori di recessione globale, che favoriscono alcune prese di profitto dopo il rally di inizio anno. Gli investitori continuano a valutare le dichiarazioni di policymaker e banchieri al World Economic Forum di Davos.Sul fronte delle banche centrali, la presidente della BCE Christine Lagarde ha detto che Francoforte manterrà la rotta “fino a quando non ci saremo spostati in territorio restrittivo per un periodo sufficientemente lungo da poter riportare l’inflazione al 2% in modo tempestivo”.Tra i pesi massimi dell’industria bancaria, il CEO di Deutsche Bank Christian Sewing ha sostenuto gli sforzi della BCE, definendo l’aumento dei prezzi al consumo “veleno” per l’economia, mentre il CEO di UniCredit Andrea Orcel ha detto che l’Europa potrebbe vedere una crescita leggermente positiva quest’anno, anche se permangono rischi tra cui la guerra in Ucraina e l’aumento dei costi di indebitamento.Lieve aumento per l’Euro / Dollaro USA, che mostra un rialzo dello 0,27%. Lieve aumento dell’oro, che sale a 1.909,4 dollari l’oncia. Seduta sulla parità per il petrolio (Light Sweet Crude Oil), che si attesta a 78,86 dollari per barile.Torna a salire lo spread, attestandosi a +181 punti base, con un aumento di 5 punti base, con il rendimento del BTP decennale pari al 3,83%.Tra le principali Borse europee crolla Francoforte, con una flessione dell’1,65%, si concentrano le vendite su Londra, che soffre un calo dell’1,19%, e vendite a piene mani su Parigi, che soffre un decremento dell’1,64%.Giornata “no” per la Borsa italiana, in flessione dell’1,50% sul FTSE MIB, spezzando la catena positiva di sei consecutivi rialzi, iniziata l’11 di questo mese; sulla stessa linea, il FTSE Italia All-Share perde l’1,47%, continuando la seduta a 27.817 punti. In discesa il FTSE Italia Mid Cap (-1,33%); sulla stessa linea, pesante il FTSE Italia Star (-1,53%).Tra le migliori Blue Chip di Piazza Affari, performance modesta per Leonardo, che mostra un moderato rialzo dell’1,27%. Resistente Iveco, che segna un piccolo aumento dell’1,03%.Le più forti vendite, invece, si manifestano su Tenaris, che prosegue le contrattazioni a -4,27%. Vendite su Saipem, che registra un ribasso del 2,97%. Seduta negativa per Pirelli, che mostra una perdita del 2,82%. Sotto pressione Snam, che accusa un calo del 2,81%.In cima alla classifica dei titoli a media capitalizzazione di Milano, GVS (+8,15%), Wiit (+2,13%), Saras (+1,68%) e Ariston Holding (+0,84%).Le più forti vendite, invece, si manifestano su Seco, che prosegue le contrattazioni a -4,10%. Pessima performance per IREN, che registra un ribasso del 3,97%. Scivola MARR, con un netto svantaggio del 3,70%. In rosso Reply, che evidenzia un deciso ribasso del 3,45%. LEGGI TUTTO

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    Alfonsino in rally dopo conti 2022 e outlook dei big del settore

    (Teleborsa) – Giornata da protagonista a Piazza Affari per Alfonsino, società quotata su Euronext Growth Milan e attiva nel servizio di food order&delivery nei centri italiani di piccole e medie dimensioni. Il titolo mostra un guadagno del 20%, dopo i rialzi messi a segno nei giorni scorsi, e si assesta a 0,87 euro per azione. La chiusura di lunedì era stata a 0,50 euro. A spingere gli acquisti sono stati i risultati preliminari per il 2022, che si è chiuso con ricavi in crescita del 17% a 4,6 milioni di euro, ma anche alcune notizie positive per il settore in generale.Oggi Deliveroo ha comunicato di aver registrato un EBITDA rettificato del secondo semestre 2022 “approssimativamente in pareggio per tutte le attività” e affermato che la redditività dovrebbe migliorare nel 2023 nonostante le “prospettive incerte”. Just Eat Takeaway.com, la più grande azienda di delivery in Europa, ha invece detto mercoledì di aspettarsi guadagni più forti nel 2023, anche se i suoi ordini sono diminuiti nel quarto trimestre.Le indicazioni delle società di delivery sono quindi confortanti per il settore nel complesso, che deve fare i conti con l’impatto dell’inflazione sulle scelte di spesa dei consumatori. Queste nubi arrivano dopo un’uscita dalla pandemia che si era dimostrata complessa, riflettendosi anche sui corsi azionari della società.Le azioni di Deliveroo, che avevano un prezzo di 390 pence quando si è quotata a marzo 2021, scambiamo oggi a quota 91 pence. Anche Alfonsino è lontana dal prezzo di collocamento: ha iniziato le negoziazioni a Piazza Affari a novembre 2021 a 1,60 euro per azione.Alfonsino si attesta a 0,87 euro nell’ultimo prezzo battuto, con un aumento del 20,67%, mentre si trova ora in asta di volatilità. A livello operativo si prevede un proseguimento della seduta all’insegna del toro con resistenza vista a quota 0,938 e successiva a 1,142. Supporto a 0,734. LEGGI TUTTO

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    Davos, Lagarde: “Inflazione ancora troppo alta. Avanti con aumento tassi”

    (Teleborsa) – L’inflazione nell’Area Euro resta “ben troppo alta” e quindi la BCE proseguirà con il progressivo aumento dei tassi fino a ragigungere il taeget di riferimento dell’inflaizone del 2%. Lo ha ribadito oggi la Presidente dell’Eurotower, Christine Lagarde, intervenendo al World Economic Forum di Davos. “Abbiamo numeri ben troppo alti”, ha affermato la numwro uno della BCE, segnalando che occorre guardare tutti i numeri dekl’inflazione, copresa quella di fondo, che “resta ben troppo alta”. “La nostra determinazione alla BCE è di portare l’inflaizone al 2% in maniera tempestiva e di prendere tutte le misure che servono per farlo” – ha sottolineato Lagarde – ecco perchè “abbiamo alzato i tassi e restiamo in corsa finché saremo arrivati a un livello sufficientemente restrittivo da riportarla al target in maniera tempestiva”. “Guardiamo molto attentamente le aspettative di inflazione (alla BCE), perchè è un fattore chiave, e non stiamo vedendo le aspettative disancorarsi in modo significativo” dall’obiettivo del 2%, ha detto Lagarde, aggiungendo “dobbiamo evitare questo rischio”.Parlando dell’economia dell’Area, Lagarde ha confermato non si parla più di recessione, ma di “un’attivita’ che sta declinando” a fornte di “previsioni di crescita del 2023 dello 0,5%”. “Non è un anno brillante – ha riconosciuto – ma molto migliore di quello che temevamo”.”Il mercato del lavoro – ha proseguito – non è mai stato così vibrante come adesso, gli occupati sono ai massimi da vent’anni e il tasso di partecipazione è a sua volta a livelli molto alti. E questo è piuttosto omogeneo nell’area euro”.Lagarde, durante una tavola rotonda, ha parlato anche della necessità di portare a compimento l’Unione dei mercati dei capitali, affermando che sarebbe importante anche per sistenere il finanziamento delle transizioni verde e digotale. LEGGI TUTTO

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    ISTAT: valore aggiunto multinazionali in calo specie al Centro

    (Teleborsa) – Nel 2020 il valore aggiunto prodotto dalle unità locali delle aziende multinazionali italiane ed estere è in calo del 14,4% nel Centro, del 10,5% nel Mezzogiorno, del 9,5% nel Nord-est e dell’8,9% nel Nord-ovest. E’ quanto rileva il report Istat “Risultati economici delle imprese e delle multinazionali a livello territoriale” nel quale si spiega che la contrazione colpisce in tutte le regioni le unità locali che operano nell’Industria, nelle Costruzioni (esclusa la Campania che registra +1,2%), nel Commercio e nei Servizi. In Toscana e Liguria le perdite maggiori. Nel Centro si riduce del 20,0% il valore aggiunto per le multinazionali estere e del 12,4% per quelle italiane. Nel Mezzogiorno la diminuzione è, rispettivamente, del 13,0% e dell’8,1%. Tra le città il calo è del 13,0% a Roma e del 6,2% a Milano. Le più colpite sono le unità locali di Venezia, Genova e Firenze. La flessione del valore aggiunto rilevata per il 2020 (-10,5% nel complesso dell’Industria e dei Servizi) ha interessato tutte le ripartizioni territoriali ma risulta più accentuata tra le unità locali del Centro Italia, dove la diminuzione è pari a -14,4% contro -10,5% del Mezzogiorno, -9,5% del Nord-est e -8,9% del Nord-ovest. La flessione registrata nel Centro Italia è la più ampia sia nell’Industria (-11,5% a fronte del -7,3% del Nord-ovest, -6,5% del Mezzogiorno e -6,2% del Nord-est) sia nei Servizi (-16,0% contro -12,8% del Mezzogiorno, -12,7% del Nord-est e -10,1% del Nord-ovest). La distribuzione territoriale del valore aggiunto generato dalle unità locali dell’industria e dei servizi resta comunque sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente. Si conferma al primo posto il Nord-ovest (con un contributo pari al 37,6%), seguito da Nord-est (25,8%), Centro (19,9%) e Mezzogiorno (16,8%). Il Centro si distingue per la flessione più elevata anche in termini di fatturato (-16,5%), seguito da Nord-ovest (-10,3%), Mezzogiorno (-10,0%) e Nord-est (-9,0%). Considerando gli addetti, la diminuzione più significativa si registra invece nel Nord-est (-3,3%). Nord-ovest e Centro presentano un decremento più contenuto e di simile entità (rispettivamente -1,9% e -2,0%), in controtendenza il Mezzogiorno segna nel complesso una lieve crescita (+0,3%). Nel 2020 la produttività apparente del lavoro è pari a circa 44mila euro per addetto su base nazionale (nel 2019 era pari a 48mila euro) mentre la produttività mediana è poco oltre i 31mila euro per addetto (34mila nel 2019). LEGGI TUTTO

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    Pagamenti digitali, sui POS di Banca Sella arriva Satispay

    (Teleborsa) – Banca Sella amplia ulteriormente l’accettazione degli strumenti di pagamento elettronici nei negozi fisici grazie all’integrazione nei propri POS del network di pagamento Satispay, l’app che permette agli utenti di pagare nei negozi fisici e online e scambiarsi denaro tra amici. L’obiettivo è mettere a disposizione degli esercenti una nuova modalità a supporto del processo di digitalizzazione dei pagamenti e della propria attività quotidiana, consentendo ai clienti di includere un’app con oltre 3,2 milioni di utenti.La funzionalità viene resa disponibili su terminali POS Android evoluti con fotocamera integrata e display touch in grado di connettersi via wifi, alla rete 4G o tramite Bluetooth e di utilizzare anche altre app gestionali.L’integrazione di Satispay rientra nel nostro costante percorso per favorire la digitalizzazione dei pagamenti degli esercenti e offrire nuovi strumenti elettronici alle persone che per i loro acquisti, oltre le carte, utilizzano sempre di più applicazioni e servizi via smartphone”, ha commentato Andrea Pozzi, Head of Banking and Payments di Banca Sella. LEGGI TUTTO