15 Maggio 2023

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    Holding Angel consolida presenza in Francia: tra le 10 aziende italiane a “Choose France” con il Presidente Macron

    (Teleborsa) – Angel Holding che sviluppa soluzioni per i settori: rail, meccatronica digitale e aerospazio è tra le 10 realtà industriali italiane prescelte che per la terza volta interviene a “Choose France”, il summit di imprese che ogni anno vede la partecipazione di grandi società internazionali e investitori, su iniziativa del Presidente della Repubblica Emmanuel Macron, volto ad attrarre investimenti stranieri in Francia. Holding Angel ha partecipato ad incontri istituzionali e B2B per discutere di piani di investimenti industriali e progetti tecnologici.Mermec società della Holding Angel – capitanata dal cavaliere del lavoro Vito Pertosa – ha partecipato ad incontri istituzionali e B2B per discutere di piani di investimenti industriali e progetti tecnologici. LEGGI TUTTO

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    Made in Italy, provvedimento verso il CdM: la data

    (Teleborsa) – “Giovedì dovremmo portare in Consiglio dei ministri la legge quadro sul Made in Italy: un atto di fiducia e investimento sulle potenzialità di questo Paese e sul suo sistema produttivo”. Lo ha detto il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervistato nel corso di “Talk4Growth. Reinventarsi per crescere”, annunciando l’istituzione del liceo del Made in Italy sottolineando che sarà operativo dall’anno scolastico. LEGGI TUTTO

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    Borsa Istanbul pesante (-6,14%) dopo il voto

    (Teleborsa) – All’indomani del primo turno delle elezioni generali in Turchia la Borsa di Istanbul registra una chiusura in forte calo. L’indice Bist 100 ha accusato un crollo del 6,14% e il Bist 30 ha lasciato sul terreno il 6,61%.L’esito del primo turno delle elezioni generali in Turchia ha prefigurato un ballottaggio, il 28 maggio, tra il presidente turco uscente Erdogan e il suo principale sfidante Kilicdaroglu. Il presidente in carica e, al potere da due decenni, si è fermato al 49,24%. LEGGI TUTTO

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    PNRR, Graziano: occasione per biotech, ma procedure più snelle

    (Teleborsa) – “La missione 6 del PNRR mette a disposizione dell’Italia oltre mezzo miliardo di euro per la ricerca biomedica, un finanziamento molto più ricco rispetto a quanto ottenuto, complessivamente, dal nostro Paese dal piano Horizon (111 milioni) e dai fondi strutturali Programma 2014-2020 (123 milioni). Una occasione che il sistema imprenditoriale e universitario nazionale non può perdere, ma che necessita di uno snellimento nella fase di verifica dei progetti e di erogazione delle risorse per poter realmente essere incisiva”. A dirlo è Antonio Graziano, responsabile Salute del Forum italiano dell’export e presidente del Polo tecnologico piemontese. “Secondo le stime, nel 2028 il mercato del biotech sarà 3 volte più grande di quello attuale – prosegue Graziano – ma la propensione degli investimenti privati e pubblici nel settore ricerca&sviluppo in Italia non è allo stesso livello dei principali Paesi europei, e questo è un freno potente allo sviluppo. Basti pensare che, stando agli ultimi dati disponibili, il valore della produzione italiana (751 milioni) è il quinto in Ue dietro Francia, Spagna, Gran Bretagna e Germania. Siamo inoltre poco attrattivi per i venture capital con appena 177 milioni di investimenti a fronte dei 4,9 miliardi dell’Inghilterra. Sul fronte brevetti registrati, la situazione non è migliore: siamo al sesto posto nel vecchio continente”.”Una fotografia che però non restituisce la straordinaria ricchezza di risorse intellettuali e di competenze del nostro Paese, spesso incapace di esprimersi a causa delle labirintiche procedure burocratiche che imbrigliano le capacità di imprese e centri di ricerca – prosegue Graziano –. Il sistema di gestione finanziaria del PNRR, così com’è stato ideato, non offre garanzie di celerità per l’erogazione delle tranche di finanziamento, e non solo per quel che riguarda il settore biotech e della salute in generale”. “Le strutture amministrative dei ministeri competenti, per ciascuna missione, sono già ingolfate dal lavoro ordinario su fondi nazionali ed europei, e non riescono a smaltire la massa critica proveniente dal Recovery fund – conclude il presidente del Polo tecnologico piemontese –. Sarebbe molto più efficiente un sistema centralizzato, a livello europeo, per la liquidazione dei finanziamenti, altrimenti rischiamo di fallire l’obiettivo dei milestones e quello finale del 2026”. LEGGI TUTTO

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    Comunali, chiusi tutti i seggi: affluenza al 59% (era il 62% nella precedente tornata elettorale)

    (Teleborsa) – Chiusi i seggi in tutta Italia per le comunali per l’elezione dei sindaci in 595 Comuni nelle regioni a statuto ordinario. Sono stati chiamati a votare in tutto 6,3 milioni di elettori per eleggere il sindaco e rinnovare il Consiglio comunale. Quando si è ormai a più di 4mila sezioni su 5400: il dato sull’affluenza si attesta al 59,28%. Si tratta di un calo rispetto alla precedente tornata elettorale, quando era andato alle urne quasi il 62% degli aventi diritto. Gli eventuali ballottaggi sono fissati per il 28 e 29 maggio. In quelle stesse date andranno alle urne i comuni in Sicilia e Sardegna, mentre Valle d’Aosta e Trentino voteranno al primo turno il 21 maggio. LEGGI TUTTO

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    Debole Wall Street. Sale speranza accordo su tetto debito

    (Teleborsa) – Si muove in frazionale ribasso la borsa di Wall Street, con il Dow Jones che sta lasciando sul parterre lo 0,24%, mentre, al contrario, resta piatto l’S&P-500, con le quotazioni che si posizionano a 4.122 punti. Senza direzione il Nasdaq 100 (+0,09%); sulla stessa tendenza, pressoché invariato l’S&P 100 (-0,02%).Gli investitori sperano che i democratici e i repubblicani trovino un accordo sul tetto del debito degli Stati Uniti, mentre guardano al crollo sotto la parità dell’indice manifatturiero Empire State. Sullo sfondo le banche centrali: il Presidente della Federal Reserve di Atlanta, Raphael Bostic ha dichiarato di non prevedere tagli dei tassi almeno fino al 2023, anche in caso di recessione. Risultato negativo a Wall Street per tutti i settori dell’S&P 500. In fondo alla classifica, sensibili ribassi si manifestano nel comparto utilities, che riporta una flessione di -0,50%.In cima alla classifica dei colossi americani componenti il Dow Jones, IBM (+1,60%), Procter & Gamble (+1,02%), Home Depot (+0,97%) e Cisco Systems (+0,73%).Le più forti vendite, invece, si manifestano su Nike, che prosegue le contrattazioni a -1,64%.Fiacca JP Morgan, che mostra un piccolo decremento dell’1,43%.Discesa modesta per Salesforce,, che cede un piccolo -0,82%.Pensosa Boeing, con un calo frazionale dello 0,56%.Tra i protagonisti del Nasdaq 100, Enphase Energy (+4,20%), Workday (+2,49%), Dollar Tree (+2,26%) e Ross Stores (+1,93%).Le peggiori performance, invece, si registrano su Rivian Automotive, che ottiene -6,72%.Pessima performance per JD.com, che registra un ribasso del 6,19%.Sessione nera per AirBnb, che lascia sul tappeto una perdita del 5,33%.In perdita Paypal, che scende del 3,88%.Tra le grandezze macroeconomiche più importanti dei mercati statunitensi:Lunedì 15/05/202314:30 USA: Empire State Index (atteso -3,7 punti; preced. 10,8 punti)Martedì 16/05/202314:30 USA: Vendite dettaglio, mensile (atteso 0,7%; preced. -0,6%)14:30 USA: Vendite dettaglio, annuale (preced. 2,9%)15:15 USA: Produzione industriale, annuale (preced. 0,5%)15:15 USA: Produzione industriale, mensile (atteso -0,1%; preced. 0,4%). LEGGI TUTTO

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    Commercio: Confesercenti, dal 2019 spariti oltre 52mila negozi di vicinato

    (Teleborsa) – I negozi continuano a diminuire. In confronto al 2019, a fine 2023 si conteranno oltre 52mila imprese del commercio in meno, per un declino complessivo del -7%. Un’accelerazione del processo di desertificazione su cui incide la doppia crisi vissuta dal comparto che, dopo lo stop imposto dalla pandemia, ha visto interrompersi la ripresa a causa degli effetti di inflazione e caro-energia, che hanno eroso la capacità di spesa delle famiglie: negli ultimi due anni, il potere d’acquisto degli italiani è infatti calato di 14,7 miliardi di euro, oltre 540 euro in meno per nucleo familiare. Un vero e proprio crollo, che pesa sul tessuto dei negozi di vicinato più della concorrenza dell’online. È quanto emerge da “Il Commercio oggi e domani”, lo studio sul futuro della distribuzione commerciale condotto da Confesercenti e IPSOS, presentato oggi a Roma alla Sala di Vibia e Adriano a Roma, alla presenza del ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso.L’indagine sul futuro del commercio – Confesercenti e IPSOS hanno condotto un’indagine intergenerazionale su mille consumatori di tutte le età, dai Baby Boomer alla Generazione Z, per vagliare la preferenza per il canale d’acquisto online e offline. Dalle risposte degli intervistati, emerge un quadro più favorevole per il retail tradizionale di quanto generalmente si ritenga. L’offline è ancora il canale preferito. Nonostante la progressiva affermazione dell’eCommerce, i negozi fisici continuano ad essere ancora il canale d’acquisto preferito per sei delle nove categorie merceologiche prese in esame. L’insieme di chi ha acquistato nell’ultimo anno esclusivamente, prevalentemente o qualche volta online è maggioritario, infatti, solo nel comparto ‘viaggi e vacanze’ (dove raggiunge il 72%), elettronica e prodotti tecnologici (62%) e moda (52%). La quota di clienti che, nello stesso periodo, ha comprato solo, prevalentemente o qualche volta nei negozi fisici, invece, è maggioritaria per tutte le altre sei tipologie: articoli e abbigliamento sportivo (54%), cosmetica, profumeria e cura del corpo (58%), arredamento e complementi d’arredo (69%), cibo e bevande d’asporto (69%), prodotti per la pulizia della casa (77%) e alimentari (82%).I negozi non sono da boomer – Non sorprendentemente, i Baby Boomers costituiscono la fascia d’età più votata agli acquisti offline, mentre le generazioni Y e Z sono più orientate all’online. Ma mentre la preferenza per l’eCommerce è particolarmente spiccata per la generazione Y, formata dai nati tra il 1981 e il 1996, la successiva generazione Z sembra tornare a valutare positivamente l’esperienza dello shopping nei negozi fisici. I cosiddetti Zoomers, infatti, pur se più ‘online’ della generazione X e dei Baby Boomers, superano la propensione media all’acquisto in rete solo per alimentari e prodotti per la pulizia di casa, cibo e bevande d’asporto, cosmetica ed elettronica. Ma se il rischio posto dal commercio online – peraltro usato sempre di più anche nel commercio vicinato – appare dunque ridimensionato, lo stesso non si può dire per lo stato di incertezza creato dalla frenata dei consumi.Il calo del potere d’acquisto – L’erosione dei redditi reali è stata infatti particolarmente forte già nel 2022, durante il quale si è registrata una perdita di potere d’acquisto di 11,8 miliardi di euro. Una tendenza che purtroppo continuerà anche quest’anno: secondo le nostre stime, nel 2023 il potere d’acquisto delle famiglie subirà un’ulteriore riduzione di 2,9 miliardi di euro e la capacità di spesa raggiunta nel 2021 non sarà recuperata prima del 2027.L’inflazione energetica – A pesare, l’onda lunga dell’andamento al rialzo dei prezzi dell’energia e del gas, cresciuti velocemente negli ultimi due anni. Aumenti che si sono riversati sui costi di produzione, trasporto e distribuzione, portando inevitabilmente ad un incremento generalizzato dei prezzi finali di prodotti e servizi. Un’inflazione energetica da cui ancora non siamo rientrati: ad aprile, i prezzi al consumo hanno registrato un aumento dell’8,3%, mezzo punto percentuale in più rispetto a marzo. E nei primi quattro mesi del 2023, il tasso di inflazione è stato pari all’8,8%, superando la media inflazionistica dell’8,2% registrata nel 2022.L’effetto sui risparmi – Per fronteggiare l’aumento dei prezzi, le famiglie hanno dato fondo alle proprie riserve. Nel 2022 gli italiani hanno destinato ai consumi circa 52,9 miliardi di risparmio accumulato dalle famiglie e, senza un’inversione di tendenza, ne bruceranno altri 27 miliardi nel 2023.Il caro-vita svuota i carrelli – Anche se ha attutito l’impatto dell’inflazione, il sacrificio del risparmio non è però bastato a mantenere i livelli di consumo delle famiglie. Nel 2022 il volume delle vendite al dettaglio è calato del -0,8%, sintesi di un aumento del +1,9% registrato dai prodotti non alimentari e di un vero e proprio crollo del -4,2% per i beni alimentari. Una dinamica che si è aggravata nel primo trimestre del 2023: tra gennaio e marzo i volumi delle vendite alimentari sono scesi in media del -4,7%, mentre le vendite non alimentari hanno registrato una flessione del -1,6%, per un calo complessivo dei volumi del -3%.Il caso pasta – La situazione appare particolarmente grave per alcuni prodotti alimentari specifici. È il caso della pasta le cui vendite, nel primo trimestre di quest’anno, hanno subito un calo del 10,7% in volume. Un declino mai visto per il prodotto simbolo per eccellenza della tradizione gastronomica italiana nel mondo, e che rischia di avere pesanti ripercussioni sulle tante eccellenze produttive del nostro Paese ad esso legate.L’impatto sui negozi di vicinato – A diminuire rispetto al 2019, in numeri assoluti, sono soprattutto i negozi di moda (-8.553 unità rispetto al 2019, con un calo del -6,3%), anche se le riduzioni percentuali più elevate vengono registrate da Giornali e articoli di cartoleria (-13,5%, per 3.963 imprese in meno). In forte contrazione anche le imprese attive nella vendita di pane e torte, (-6,1%, per 679 attività in meno) e di carni (-5,7%, -1.663 imprese). Più contenuta la perdita per le librerie (-2%, o -112 imprese). Non tutti i comparti merceologici, però, vanno male. È il caso delle imprese specializzate nella vendita di frutta e verdura, che rispetto all’ultimo anno prima della pandemia crescono del 2%, per un totale di 432 imprese in più. Bene anche i negozi specializzati in Pesci, crostacei e molluschi (+107 attività, per una variazione positiva del +1,2%) e quelli della distribuzione bevande, che aumentano di 291 attività sul 2019, con una crescita del +4,5% rispetto al periodo precedente alla pandemia.Difficile aprire una nuova attività – Più che le chiusure di negozi, il problema è la mancanza di nuove aperture. Una dinamica evidente dai dati sulla natalità e mortalità delle imprese: nel 2022 sono nate solo 22.608 nuove attività, il 20,3% in meno del 2021. Un numero del tutto insufficiente a compensare le oltre 43mila imprese che hanno abbassato per sempre la saracinesca, e che fa chiudere l’anno con un bilancio negativo per oltre 20mila unità, per una media di oltre due negozi spariti ogni ora. E nel 2023 la situazione non migliora: nei primi tre mesi dell’anno le nuove aperture sono ancora il 18% inferiori a quelle registrate nello stesso periodo del 2019.Il futuro (e come cambiarlo) – “Considerando la tendenza attuale, è possibile stimare nei prossimi sette anni – da qui al 2030 – una contrazione di circa 73 mila attività commerciali di vicinato (-11% sul totale), ad un ritmo di 18 negozi spariti al giorno. Si tratta però di un futuro che può essere cambiato. Confesercenti propone una doppia piattaforma di interventi, per la ripresa dei consumi e per il sostegno di negozi e botteghe. Per far ripartire la spesa delle famiglie e contrastare il caro-vita, – evidenzia Confcommercio – è necessario dare attuazione velocemente alla delega fiscale, riducendo la pressione delle imposte sulle famiglie. In particolare, sarebbe opportuno detassare gli aumenti contrattuali per il prossimo biennio: una simile misura potrebbe generare 3 miliardi di euro di consumi aggiuntivi già a partire dalla prossima tornata contrattuale. Allo stesso tempo, per sostenere le attività di vicinato, occorre introdurre misure strutturali, con un pacchetto di formazione per gli imprenditori, sostegni all’innovazione, una fiscalità di vantaggio per le piccole imprese della distribuzione con fatturato inferiore ai 400mila euro annui, e la cedolare secca per le locazioni commerciali, subordinandone l’accesso alla concessione di un canone concordato al locatario, verificata e garantita dalle associazioni di categoria. Siamo convinti – conclude Confcommercio – che, con queste misure, sarebbe possibile ridurre l’erosione delle quote di mercato delle piccole superfici, recuperando 5,5 miliardi di euro di vendite, e salvando quasi 30mila attività commerciali di vicinato dalla scomparsa nei prossimi sette anni”. 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    Proiezioni UE, Gentiloni: in Italia la crescita maggiore tra le principali economie europee

    (Teleborsa) – “Nell’anno in corso proiettiamo per l’Italia la crescita più alta tra le maggiori economie europee, credo che non avvenisse da molto tempo”. È quando ha dichiarato il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni presentando le previsioni di primavera dell’esecutivo europeo sulle prospettive di crescita del Paese. “L’Italia ha avuto una crescita negli ultimi tre anni pari al 12%, molto significativa, che certamente era successiva a una crisi del -9% durante la pandemia” ma “la crescita è stata molto significativa”, ha aggiunto. Nello specifico, la Commissione europea ha rivisto al rialzo la crescita attesa in Italia: sarà dell’1,2% nel 2023 (rispetto allo 0,8% indicato nelle previsioni di febbraio). E all’1,1% nel 2024 (dall’1% delle stime precedenti). Inoltre la Commissione europea si attende che in Italia il deficit pubblico scenda al 4,5% nel 2023 e al 3,7% nel 2024. L’indebitamento pubblico è atteso al 140,4% nel 2023 e al 140,3% nel 2024.”Buone notizie da Bruxelles. Le previsioni della Commissione Europea danno in Italia +1,2 Pil per l’anno 2023, +1,1 per il 2024, disoccupazione in calo al 7,8% nel 2023, 7,7% nel 2024. Debito stabile. L’impegno del governo continua nel sostenere imprese e lavoratori favorendo il rilancio dell’Italia”, ha commentato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani su Twitter. “L’assorbimento del PNRR è destinato ad accelerare quest’anno e il prossimo”, ha proseguito Gentiloni in conferenza stampa. “L’assorbimento delle sovvenzioni del PNRR dovrebbe aumentare dallo 0,3% del PIL nel 2022 a circa lo 0,4% del PIL sia nel 2023 che nel 2024”, ha sottolineato. “Nel periodo 2021-24, la spesa finanziata dalle sovvenzioni del Pnrr dovrebbe essere superiore al 3,5% del PIL in Spagna e Grecia, superiore al 3% in Croazia e Portogallo, intorno al 2,5% in Slovacchia e Italia, intorno al 2% in Lettonia, Bulgaria e Romania, vicina o superiore all’1,5% in Lituania, Polonia, Ungheria, Cipro e Cechia, e superiore all’1% in Slovenia, Malta, Estonia e Francia”, ha poi spiegato poi il Commissario UE segnalando che tali “proiezioni si basano sul calendario previsto per le tappe e gli obiettivi stabiliti nelle decisioni di esecuzione del Consiglio” e “non devono essere considerate come un pregiudizio alla nostra valutazione del raggiungimento di tali obiettivi”. LEGGI TUTTO