23 Maggio 2023

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    Il Gruppo SACE per le imprese vittime dell’alluvione

    (Teleborsa) – Il Gruppo SACE è vicino a tutte le famiglie colpite dai danni dell’alluvione ed è già oggi pronto a supportare tutte le imprese dell’Emilia-Romagna e Marche con iniziative concrete. In sintesi, le oltre 1.800 aziende già clienti del Gruppo, possono contare su posticipi e moratorie sul pagamento dei premi, a cui si aggiungono proroghe gratuite dei termini delle coperture assicurative e di factoring da parte di tutte le aziende del Gruppo. Per tutte le imprese dei territori colpiti dall’alluvione, oltre alla gratuità di tutti i pareri preliminari e delle valutazioni delle controparti italiane ed estere, saranno disponibili, con accesso privilegiato, i prodotti finanziari a supporto delle filiere produttive, garantendo dilazioni in favore dell’azienda debitrice leader di territorio e l’anticipo sugli ordini per consentire il ripristino delle commesse e la ripresa dell’attività. Inoltre, le persone del Gruppo SACE hanno già avviato una raccolta fondi attraverso la donazione di giornate lavorative, che saranno raddoppiate dall’azienda, destinate all’Agenzia per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile delle Regioni coinvolte. Maggiori informazioni sul sito www.sace.it nella pagina dedicata all’emergenza alluvione o al numero verde 800.269.264. LEGGI TUTTO

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    Chevron corre promossa da HSBC

    (Teleborsa) – Seduta positiva per Chevron, che avanza del 3,14%, complice la promozione giunta da HSBC. Gli esperti dell’ufficio studi hanno rivisto al rialzo il giudizio sul titolo del colosso petrolifero statunitense portandolo a “buy” dal precedente “hold”.Ieri Chevron ha annunciato di aver siglato un accordo per acquisire tutte le azioni in circolazione di PDC Energy in una transazione interamente azionaria del valore di 6,3 miliardi di dollari, o 72 dollari per azione.”Le risorse attraenti e complementari di PDC rafforzano la posizione di Chevron nei principali bacini di produzione degli Stati Uniti – ha affermato Mike Wirth, presidente e amministratore delegato di Chevron – Questa transazione accresce tutte le misure finanziarie importanti e migliora l’obiettivo di Chevron di fornire in sicurezza rendimenti più elevati e emissioni di carbonio inferiori”.Il trend del colosso petrolifero statunitense mostra un andamento in sintonia con quello del Dow Jones. Questa situazione classifica il titolo come un asset a basso valore alfa che non genera alcun valore aggiunto, in termini di rendimento rispetto all’indice di riferimento.Analizzando lo scenario del gigante oil di San Ramon si evidenzia un ampliamento della fase ribassista al test del supporto 154,8 USD. Prima resistenza a 158,6. Le attese sono per un prolungamento della linea negativa verso nuovi minimi a 152,4. LEGGI TUTTO

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    Yelp in rally a Wall Street su proposta TCS Capital Management

    (Teleborsa) – Prepotente rialzo per Yelp, che mostra una salita bruciante del 6,21% sui valori precedenti.A fare da assist alle azioni contribuisce la notizia che TCS Capital Management, investitore attivista che ha una partecipazione superiore al 4% in Yelp, società statunitense di recensioni in crowdsourcing per ristoranti, ha mandato una lettera al consiglio di amministrazione di Yelp per chiedere che sia esplorata una vendita dell’azienda o una fusione con la società di servizi online Angi.A livello comparativo su base settimanale, il trend di Yelp evidenzia un andamento più marcato rispetto alla trendline dell’S&P-500. Ciò dimostra la maggiore propensione all’acquisto da parte degli investitori verso Yelp rispetto all’indice.Il quadro tecnico di breve periodo di Yelp mostra un’accelerazione al rialzo della curva con target individuato a 36,08 USD. Rischio di discesa fino a 33,69 che non pregiudicherà la buona salute del trend corrente ma che rappresenta una correzione temporanea. Le attese sono per un’estensione della trendline rialzista verso quota 38,47. LEGGI TUTTO

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    Vodafone Italia: dal 1 giugno Lorenzo Forina assume il ruolo di chief commercial officer

    (Teleborsa) – Lorenzo Forina, attuale direttore di Vodafone Business, assume dal 1 giugno il ruolo di chief commercial officer di Vodafone Italia, a riporto dell’amministratore delegato Aldo Bisio. Forina, entrato in Vodafone Italia nel 2021 come Direttore di Vodafone Business, avrà la responsabilità di guidare e coordinare le attività delle business unit Consumer’ Business e Customer Operations. Forina mantiene ad interim il ruolo di direttore di Vodafone Business, e a lui riporteranno Gianluca Pasquali che assume il ruolo di direttore Customer Operations e Wholesale, e Anita Carra, attuale direttore Consumer di Vodafone Irlanda, che diventa direttore Consumer di Vodafone Italia.In precedenza, Forina – dopo una significativa esperienza nella consulenza – ha maturato una lunga esperienza in Telecom Italia, dove ha ricoperto ruoli di crescente responsabilità fino a diventare chief revenue officer nel 2019.Carra, è entrata in Vodafone nel 2017 come direttore Consumer prima in Ungheria e, successivamente, in Irlanda, dopo aver maturato una significativa esperienza internazionale in Unilever e UPC.Pasquali, è entrato in Vodafone nel 2011 dove ha ricoperto numerosi ruoli senior sia in Italia che all’estero fino ad assumere il ruolo di Direttore Consumer nel 2021, dopo aver maturato una importante esperienza nella consulenza. Fanno, inoltre, parte del Comitato Esecutivo di Vodafone Italia, guidato da Bisio, Sabrina Casalta (Finance), Silvia Cassano (Risorse Umane e Organizzazione), Antonio Corda (External Affairs, Legal, Compliance & Privacy) Silvia de Blasio (Comunicazione Corporate & Fondazione), Ignacio Garcia (Information Technology), Marco Zangani (Network). LEGGI TUTTO

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    Chiudono in negativo gli Eurolistini

    (Teleborsa) – Giornata negativa per Piazza Affari e le altre principali Borse europee. Nel frattempo, a Wall Street si rileva un andamento negativo per l’S&P-500, mentre resta da sciogliere il nodo del tetto del debito negli Stati Uniti. Sul mercato valutario, seduta in frazionale ribasso per l’Euro / Dollaro USA, che lascia, per ora, sul parterre lo 0,36%. Sostanzialmente stabile l’oro, che continua la sessione sui livelli della vigilia a quota 1.966,3 dollari l’oncia. Pioggia di acquisti sul petrolio (Light Sweet Crude Oil), che mostra un guadagno dell’1,98%.Sulla parità lo spread, che rimane a quota +185 punti base, con il rendimento del BTP decennale che si posiziona al 4,31%.Tra gli indici di Eurolandia contrazione moderata per Francoforte, che soffre un calo dello 0,44%, sostanzialmente invariato Londra, che riporta un moderato -0,1%; sotto pressione Parigi, con un forte ribasso dell’1,33%. Sessione debole per il listino milanese, che scambia con un calo dello 0,50% sul FTSE MIB; sulla stessa linea, in lieve calo il FTSE Italia All-Share, che continua la giornata sotto la parità a 29.286 punti.Tra le migliori Blue Chip di Piazza Affari, ben impostata Saipem, che mostra un incremento del 3,59%.Tonica Banca MPS che evidenzia un bel vantaggio del 3,15%.Tenaris avanza dell’1,44%.Si muove in modesto rialzo Generali Assicurazioni, evidenziando un incremento dello 0,33%.Le peggiori performance, invece, si registrano su Ferrari, che ottiene -3,34%.Sottotono Pirelli che mostra una limatura dell’1,31%.Resta vicino alla parità Iveco (-0,16%).Deludente Campari, che si adagia poco sotto i livelli della vigilia.Al Top tra le azioni italiane a media capitalizzazione, Industrie De Nora (+3,21%), Saras (+2,92%), Juventus (+2,52%) e Seco (+2,35%).Le peggiori performance, invece, si registrano su doValue, che ottiene -4,28%.Soffre Sesa, che evidenzia una perdita del 3,45%.Preda dei venditori Mutuionline, con un decremento del 2,24%.Si concentrano le vendite su Fincantieri, che soffre un calo del 2,11%. LEGGI TUTTO

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    Fondazione Gimbe, Cartabellotta: “SSN in codice rosso: autonomia rischia di amplificare diseguaglianze”

    (Teleborsa) – “L’emergenza COVID-19 ha ulteriormente indebolito il SSN, la cui crisi di sostenibilità ormai perdura da oltre 10 anni per varie ragioni: imponente sotto-finanziamento, carenza di personale per assenza di investimenti, mancata programmazione e crescente demotivazione, incapacità di ridurre le diseguaglianze, modelli organizzativi obsoleti e inesorabile avanzata del privato. Per la nostra democrazia non è più tollerabile che universalità, uguaglianza ed equità, i princìpi fondamentali del SSN, siano stati traditi e che i pazienti vivano oggi le conseguenze quotidiane di una sanità pubblica in codice rosso: infinite liste di attesa, aumento della spesa privata, diseguaglianze di accesso alle prestazioni sanitarie, inaccessibilità alle innovazioni, migrazione sanitaria, rinuncia alle cure, riduzione dell’aspettativa di vita”. È quanto ha evidenziato il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, in audizione alla Commissione Affari costituzionali del Senato sulle proposte di legge per l’attuazione dell’autonomia differenziata. Cartabellotta ha illustrato le ragioni del suo “no” all’autonomia differenziata in sanità. L’analisi di Cartabellotta evidenzia che – come emerge dal Report “Il regionalismo differenziato in Sanità” pubblicato lo scorso febbraio dalla Fondazione GIMBE – “‘abolizione dei tetti di spesa per il personale sanitario e l’istituzione di contratti di formazione-lavoro peranticipare l’ingresso nel mondo del lavoro di specialisti e medici di medicina generale rappresentano oggi strumenti fondamentali per fronteggiare la grave carenza di personale sanitario che dovrebbero essere estesi a tutte le Regioni”. In tale scenario – prosegue Cartabellotta – “alcune forme di autonomia rischiano di sovvertire gli strumenti di governance del SSN aumentando le diseguaglianze nell’offerta dei servizi: sistema tariffario, di rimborso, di remunerazione e di compartecipazione, sistema di governance delle aziende e degli enti del Servizio Sanitario Regionale, determinazione del numero di borse di studio per specialisti e medici di famiglia. Altre istanze risultano francamente ‘eversive’. Una maggiore autonomia in materia di istituzione e gestione di fondi sanitari integrativi darebbe il via a sistemi assicurativo-mutualistici regionali sganciati dalla, seppur frammentata, normativa nazionale. Inoltre, la richiesta del Veneto di contrattazione integrativa regionale per i dipendenti del SSN, oltre all’autonomia in materia di gestione del personale e di regolamentazione dell’attività libero-professionale, rischia di concretizzare una concorrenza tra Regioni con ‘migrazione’ di personale dal Sud al Nord, ponendo una pietra tombale sulla contrattazione collettiva nazionale e sul ruolo dei sindacati”.Per Cartabellotta “l’impatto delle maggiori autonomie si inserirebbero in un contesto di enormi diseguaglianze regionali in termini di adempimenti ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e di conseguente mobilità sanitaria”. In particolare – spiega il presidente della Fondazione Gimbe – “dagli adempimenti al mantenimento dei LEA relativi al decennio 2010-2019 emerge che nelle prime 10 posizioni non c’è nessuna Regione del Sud e solo 2 del Centro (Umbria e Marche) e che le tre Regioni che hanno richiesto maggiori autonomie si collocano nei primi 5 posti della classifica: Emilia-Romagna (1a), Veneto (3a) e Lombardia (5a). E secondo le nuove “pagelle” relative al 2020, basate sul Nuovo Sistema di Garanzia, tra le 11 Regioni adempienti l’unica del Sud è la Puglia. L’analisi della mobilità sanitaria conferma la forte capacità attrattiva delle Regioni del Nord e la fuga dalle Regioni del Centro-Sud: infatti, nel decennio 2010-2019 13 Regioni, quasi tutte del Centro-Sud,hanno accumulato un saldo negativo pari a € 14 miliardi. E tra i primi quattro posti per saldo positivo si trovano sempre le tre Regioni che hanno richiesto le maggiori autonomie: Lombardia (+€ 6,18 miliardi), Emilia-Romagna (+€ 3,35 miliardi), Toscana (+€ 1,34 miliardi), Veneto (+€ 1,14 miliardi). Nel 2020 su € 3,33 miliardi di valore della mobilità sanitaria, il 94,1% della mobilità attiva si concentra in Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto, mentre l’83,4% del saldo passivo grava su Campania, Lazio, Sicilia, Puglia, Abruzzo e Basilicata, peraltro con la Calabria non contabilizzata. Questi dati confermano che nonostante la definizione dei LEA dal 2001, il loro monitoraggio annuale e l’utilizzo da parte dello Stato di strumenti quali Piani di rientro e commissariamenti, persistono inaccettabili diseguaglianze tra i 21 sistemi sanitari regionali, in particolare un gap strutturale Nord-Sud che compromette l’equità di accesso ai servizi e alimenta un’imponente mobilità sanitaria dalle Regioni meridionali a quelle settentrionali”.Di conseguenza – per Cartabellotta – “l’attuazione di maggiori autonomie in sanità, richieste proprio dalle Regioni con le migliori performance sanitarie e maggior capacità di attrazione, non potrà che amplificare le inaccettabili diseguaglianze registrate con la semplice competenza regionale concorrente in tema di tutela della salute. Ovvero, il regionalismo differenziato in sanità legittimerà normativamente il divario tra Nord e Sud, violando il principio costituzionale di uguaglianza dei cittadini nel diritto alla tutela della salute. Peraltro proprio quando il Paese ha sottoscritto con l’Europa il PNRR, il cui obiettivo trasversale è proprio quello di ridurre le diseguaglianze regionali e territoriali. Tenendo conto della grave crisi di sostenibilità del SSN, delle inaccettabili diseguaglianze regionali e dell’impatto delle maggiori autonomie la Fondazione GIMBE propone di espungere la tutela della salute dalle materie su cui le Regioni possono richiedere il trasferimento delle funzioni da parte dello Stato, perché la loro attuazione finirà per assestare il colpo di grazia al SSN”. LEGGI TUTTO

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    Startup, De Lise (commercialisti): “Solo il 5 per cento genera ricavi”

    (Teleborsa) – “Il dato complessivo di startup iscritte nel registro delle imprese comprende in realtà un insieme di società non ancora operative e operanti sul mercato. Solo il 5 per cento, infatti, presenta una generazione di ricavi e un percorso di crescita nel capitale investito. Nel 2022, tra l’altro, si evidenzia un drastico calo di nascite di startup, in controtendenza con la costante crescita che aveva caratterizzato gli anni precedenti. Un calo dovuto anche a una normativa ormai risalente al 2012, che necessiterebbe di ulteriori interventi ai fini di rendere il tessuto economico nazionale più attrattivo per questa specifica tipologia di società”. Lo ha detto il presidente dell’Unione Nazionale dei Giovani Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili, Matteo de Lise, a margine del convegno “Startup, è già ieri?”, che si è svolto a Milano, presso Le Village, alla presenza di esperti in materia e rappresentanti istituzionali. Nel corso dell’incontro è stata presentata un’indagine nazionale sul tema a cura della Fondazione Centro Studi Ungdcec in collaborazione con l’Università degli Studi di Parma e l’Università Gabriele D’Annunzio Chieti-Pescara. “I numeri emersi – spiega Francesco Puccio, presidente della Fondazione Centro Studi Ungdcec – sono indicativi di una necessità improrogabile di interventi legislativi mirati a fornire nuove agevolazioni non solo fiscali riservate alle startup. Il tema, tra l’altro, non è stato considerato all’interno dei contenuti della legge delega fiscale e per tale motivo, dopo aver esaminato i più recenti interventi normativi di altri paesi comunitari, abbiamo formulato una serie di proposte di modifica normativa che nelle prossime settimane saranno sottoposte alla politica”. L’indagine si compone di una analisi dell’intero panorama delle startup italiane, campione di circa 14mila aziende, sul quale è stata eseguita un’analisi qualitativa e quantitativa al fine di meglio inquadrare il fenomeno startup italiano la sua diffusione, le differenziazioni sui territori, la composizione degli assetti societari e di governance e le principali risultanze economiche. Nella seconda parte dell’indagine, è stato individuato un campione di startup “tipiche”, ossia rispondenti a determinate caratteristiche: questo campione, corrispondente a circa 700 aziende pari al 5 per cento del totale delle startup italiane, è stato analizzato al fine di evidenziare i principali indicatori economici, patrimoniali e finanziari, i trend di periodo, le principali dinamiche che hanno caratterizzato l’ultimo triennio, gli interventi sul capitale eseguiti, il tutto analizzato in funzione dei settori economici, della tipologia di governance adottata e della diversa compagine sociale. LEGGI TUTTO

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    Reddito e Pensione di Cittadinanza, quanti nuclei beneficiari ad aprile?

    (Teleborsa) – Ad aprile i nuclei percettori di reddito e pensione di cittadinanza scendono a quota 956.817. E’ quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Inps. In totale le persone coinvolte sono state 2.004.164 e l’importo medio mensile di 571,11 euro. Entrando nel dettaglio, il reddito di cittadinanza è stato percepito da 851.596 nuclei e la pensione di cittadinanza da 105.221 nuclei. LEGGI TUTTO