14 Marzo 2024

Daily Archives

More stories

  • in

    DEF, Upb: “Necessari maggiori dettagli sul complesso delle misure del PNRR e del PNC”

    (Teleborsa) – Le ulteriori disposizioni urgenti per l’attuazione del Piano di ripresa e resilienza (PNRR) contenute nel DL 19/2024 sono state al centro dell’Audizione dell’Ufficio parlamentare di bilancio(UPB) svoltasi oggi presso la Commissione Bilancio, Tesoro e Programmazione della Camera dei deputati. La presidente Lilia Cavallari ha presentato le analisi dell’UPB in merito agli effetti finanziari del decreto, teso principalmente ad adeguare il tendenziale dei conti pubblici alle modifiche del PNRR approvate dal Consiglio della UE lo scorso 8 dicembre, oltre che a rimodulare alcune spese del Piano nazionale degli investimenti complementare (PNC) e a semplificare e accelerare la realizzazione degli obiettivi del PNRR. Le analisi sono state arricchite anche da elaborazioni su informazioni estratte dalla piattaforma di monitoraggio e rendicontazione delle misure del PNRR (ReGiS). Per quanto riguarda gli aspetti finanziari del DL 19/2024, l’UPB “evidenzia che impieghi e risorse riguardano quasi esclusivamente spese in conto capitale e che determinano un lieve miglioramento del disavanzo pubblico (7,4 milioni nel 2024, 77,3 nel 2025, 12,3 nel 2026)”. Gli impieghi, pari a circa 16 miliardi, sono destinati essenzialmente a finanziare nuovi progetti del PNRR per 9,42 miliardi e progetti non più ricompresi in quest’ultimo per 3,44 miliardi; a ciò si aggiunge il rifinanziamento del PNC per 2,63 miliardi. Le risorse, anch’esse pari a circa 16 miliardi, sono reperite principalmente attraverso: definanziamenti del PNC per 4,5 miliardi; riduzioni del Fondo per lo sviluppo e la coesione (FSC) 2014-2020 e 2021-27 per 5 miliardi, che potranno essere reintegrate con DPCM a valere su eventuali economie del PNC; tagli di spese dei Comuni (1,8 miliardi) e delle Amministrazioni centrali/Ministeri (1,8 miliardi); decremento del Fondo per l’avvio di opere indifferibili (0,9 miliardi).Il decreto recepisce il cambiamento della composizione tra progetti in essere e nuovi progetti del PNRR e stabilisce il definanziamento parziale del PNC e la sua rimodulazione con spostamento in avanti degli interventi dal biennio 2024-25 al biennio 2027-28. Nel dettaglio, sono inseriti nel PNRR e incrementati nuovi progetti per quasi 23 miliardi (di cui la metà riguardanti la Missione 7 relativa a RepowerEU), vengono definanziati nuovi progetti già presenti nel Piano per oltre 10 miliardi ed escono progetti in essere per circa 10, che rimangono a valere sulle risorse del bilancio nazionale. Il conseguente effetto netto di 2,9 miliardi corrisponde alle maggiori risorse assegnate dalla UE. Escludendo queste ultime, la differenza tra il complesso dei nuovi progetti entrati o incrementati nel PNRR e quelli nuovi usciti determina le maggiori esigenze finanziarie di 9,4 miliardi, che vengono reperite nell’ambito del decreto e che vanno a incrementare il Fondo di rotazione per l’attuazione di Next Generation Europe (NGEU). L’UPB ha sottolineato l’esigenza che nel quadro tendenziale del prossimo DEF vengano specificati il profilo annuale e la composizione per voce economica del complesso delle misure del PNRR e del PNC. Secondo l’UPB, inoltre, il decreto fornisce informazioni non esaustive sulla destinazione delle nuove risorse e sui definanziamenti operati nell’ambito del PNRR, che plausibilmente diverranno disponibili in un futuro decreto ministeriale.Infine l’analisi dell’UPB, servendosi delle informazioni estratte dalla piattaforma ReGiS, ha ricostruito il dettaglio dei progetti nuovi e in essere che escono dal PNRR, individuando gli interventi e i relativi importi che sono, rispettivamente, cancellati del tutto, rifinanziati dal decreto in esame o che rimangono a carico del bilancio dello Stato. LEGGI TUTTO

  • in

    Iveco, Tanganelli: opportunità per aumentare dividendo, ma serve robusta cash generation

    (Teleborsa) – “La dividend policy è distribuire il 25% dell’utile netto, che è il minimo. Quindi non è un cap, ma un floor. Ci sono opportunità per aumentarlo, ma prima dobbiamo essere sicuri di avere una robusta cash generation. Dovremo vedere durante il piano, ma c’è la volontà di rendere gli azionisti contenti e vogliamo farlo. Lo ha affermato Anna Tanganelli, CFO di Iveco Group, durante la conferenza stampa di presentazione del nuovo piano strategico, in occasione del Capital Markets Day odierno a Torino.”Siamo una società che sta crescendo – ha aggiunto il CEO Gerrit Marx – Pagheremo un dividendo, ma siamo un gruppo in trasformazione, quindi non siamo un dividend title e non aspiriamo ad esserlo. C’è tanta opzionalità e credo che il valore per un azionista sia lì”. LEGGI TUTTO

  • in

    Beni di consumo: quanto hanno speso le famiglie italiane nel 2023?

    (Teleborsa) – In Italia, la spesa dei consumatori per i beni di largo consumo e per i beni tecnologici e durevoli (T&D) è aumentata del 5,2% rispetto al 2022, registrando un fatturato complessivo di 187 miliardi di euro. L’aumento è stato determinato in particolare dalla crescita del prezzo dei prodotti alimentari e per la cura della persona, mentre gli italiani sono rimasti più cauti nelle spese di alcuni prodotti T&D. E’ la fotografia scattata dal nuovo Barometro dei Consumi di NIQ – The NIQ Retail Spend Barometer -che combina i dati di NIQ e GfK per misurare il giro d’affari dei prodotti del largo consumo, dei beni tecnologici e durevoli acquistati negli store in Italia.Nel 2023, nel settore del largo consumo, si è registrata una crescita del fatturato senza precedenti che ha superato i 134 miliardi di euro. Questo notevole incremento del 7,9% rispetto all’anno precedente è stato principalmente alimentato dall’aumento dei prezzi a doppia cifra.Nonostante l’inflazione abbia eroso il potere d’acquisto dei consumatori, i beni di prima necessità hanno mantenuto un livello stabile di vendite a volume, con una modesta flessione del -1,7% (nel perimetro dei prodotti confezionati). Secondo il Barometro dei Consumi di NIQ, le categorie che hanno mostrato le migliori performance di vendita sono state il settore alimentare, con un aumento dell’8,9% e un giro d’affari di 82 miliardi di euro nel 2023, e il fresco, con un incremento dell’8,2%. Anche i prodotti per la cura della casa e della persona hanno registrato una solida crescita, con un aumento del 7,0%.Analizzando i dati trimestrali, emerge come l’effetto dell’inflazione, con un valore medio dell’11,3% nel 2023, sia stato più pronunciato nei primi sei mesi dell’anno. Ciò ha contribuito a spingere le vendite, in crescita rispettivamente del 9,2% nel primo trimestre e del 9,8% nei mesi di aprile, maggio e giugno. Successivamente, l’inflazione si è stabilizzata, con una crescita delle vendite più moderata del 7,8% nel terzo trimestre. Nei mesi di ottobre, novembre e dicembre, l’effetto dell’inflazione si è attenuato ulteriormente, toccando il punto più basso di crescita a valore pari al 5,1%.“Nel corso del 2023 non solo abbiamo registrato livelli record per i fatturati del largo consumo ma anche importanti cambiamenti nei comportamenti di acquisto degli Italiani. L’inflazione galoppante ha imposto a molte famiglie una continua revisione dei prodotti acquistati, riducendo gli sprechi e tagliando i prodotti troppo costosi e non più ritenuti necessari. D’altra parte, l’analisi del carrello conferma una maggiore propensione delle famiglie all’acquisto di prodotti legati al benessere e alla salute”, sottolinea Romolo De Camillis, Retailer Director NIQ Italia. LEGGI TUTTO

  • in

    Eni, Descalzi: “Sarà più profittevole e diversificata”

    (Teleborsa) – Una Eni più profittevole e più diversificata, con fondamentali più solidi ed una remunerazione attrattiva per gli azionisti. E’ il quadro tracciato dall’Ad di Eni Caudio Descalzi in occasione della presentazione del nuovo Piano industriale 2024-2027, che affronta le sfide poste dalla transizione energetica, definendo la strategia del Gruppo in un contesto in rapido cambiamento. “Questo penso che sia, dal punto di vista strutturale, uno dei migliori piani che ho fatto negli ultimi 10 anni”, ha affermato Descalzi, aggiungendo che un piano “deve essere spiegato” e il management inizierà ora un roadshow di 15 giorni per illustrare i punti salienti. “Riteniamo che la transizione energetica possa essere realizzabile se genera ritorni adeguati e sostenibili, e pone le basi per nuove e profittevoli forme di business. Ed è proprio quello che stiamo facendo”, ha affermato l’Ad di Eni, aggiungendo che la transizione non si può fare solo con gli incentivi, ma deve “vivere nel mercato”. “Se la transizione non diventa un fatto industriale, con qualcuno che vuole investire, non si riuscirà a realizzarla. – ha rimarcato il manager – Quindi deve produrre reddito e occupazione. Se pensiamo di fare la transizione solo sui sussidi allora ci siamo sbagliati perché è un ciclo che non si chiude e atrofizza il sistema industriale”.”La nostra crescita si fonda sulla disciplina finanziaria – ha detto l’Ad – che ci consente di ridurre di 2 miliardi l’impegno di spesa per investimenti nei prossimi quattro anni rispetto al piano precedente, mentre gli investimenti netti risultano inferiori del 20% grazie al maggiore contributo dell’attività di M&A pari a 8 miliardi. Il Piano di Eni quantifica gli investimenti in 27 miliardi per il periodo 2024-2027, con una riduzione del 20% rispetto al precedente piano. Nello stesso tempo, vengono liberate risorse per 8 miliardi dalla differenza appunto fra dismissioni ed acquisizioni (M&A). Rispondendo ad una domanda di dettaglio sulla provenienza di queste risorse, Descalzi ha detto che provengono in gran parte da dismissioni nel settore tradizionale dell’Oil&gas, relativa ad una diluizione in grandi successi esplorativi o a business marginali in coda di produzione.A proposito della possibile quotazione in Borsa di Plenitude, Descalzi ha affermato che “non c’è un mercato favorevole” a causa della guerra in Ucraina ed in Medio Oriente che determinano volatilità. “Io voglio valorizzare Plenitude ma ancora oggi la situazione non è tranquilla. Il mio intento è dare valore non voglio ridurlo facendo una mossa azzardata”, ha detto Descalzi, lasciando intendere che l’IPO è pressoché esclusa nel 2024, più probabile nel 2025, “quando il mercato sarà a posto”. A proposito di Versalis, il manager ha spiegato che sarà ristrutturata, in modo da recuperare redditività – da Piano è atteso il breakeven in termini di Ebitda nel 2025 ed un Ebit positivo nel 2026 – anche attraverso l”acquisizione del controllo di Novamont ed un riposizionamento del proprio business verso prodotti specializzati quali chimica bio-based e circolarità. Il manager non ha invece voluto fare commenti in merito ad una eventuale cessione di una quota da parte del Tesoro, affermando “cerco di non pensare a cose che non mi riguardano. Il nostro mestiere è quello di valorizzare al massimo le azioni e realizzare il piano industriale. E una cosa che vorrei dire è che per noi non cambia niente”. LEGGI TUTTO

  • in

    G7 Industria a Verona, Urso: “fondamentale discutere di competitività”

    (Teleborsa) – Parte da Verona la prima ministeriale G7 a guida italiana, dedicata all’industria. “Noi riteniamo fondamentale, oggi più che mai, discutere e confrontarci e decidere sulla competitività, sullo sviluppo dei nostri Paesi”, ha detto il ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, avviando i lavori del summit con i paesi partner.Ad aprire il vertice una relazione della presidente del B7, Emma Marcegaglia, che ha portato al tavolo le conclusioni del B7 di Confindustria che si è svolto ieri sempre a Verona. L’attenzione alla competitività, ha sottolineato Urso, “ci ha consentito di far svolgere alle imprese il loro forum e sono felice di dare la parola agli attori dell’economia perché ci diano suggerimenti, stimoli, proposte e se lo ritengono anche critiche su quello che noi abbiamo fatto nei nostri vertici precedenti”.Nel corso della giornata numerosi i bilaterali nell’agenda del numero uno del Mimit, il Ministro ha infatti incontrato gli esponenti dei paesi membri del G7, come Giappone, Francia e Regno Unito e ha visto anche la delegazione della Corea del Sud che è ospite.Nel dettaglio, Urso ha incontrato il viceministro giapponese degli Affari Interni e Comunicazione, Junji Hasegawa. “Abbiamo confermato la volontà comune di rafforzare la nostra collaborazione nel settore della microelettronica, sempre più strategica in vista delle sfide dell’industria del futuro”, ha spiegato Urso con un post su X. Al centro del colloquio anche l’intelligenza artificiale, con i due esponenti del governo che, ha rivelato Urso, hanno espresso l’intenzione di “proseguire sulla strada tracciata dal ‘Processo di Hiroshima’ sull’Intelligenza Artificiale, che il governo italiano eredita proprio dal G7 del Giappone, affinché le grandi potenze rappresentate in questa assise possano sempre più convergere su principi comuni e antropocentrici, mettendo al centro i valori e i diritti della persona”, ha spiegato il numero uno del Mimit.Incontro poi con Jean Koh, presidente della Commissione coreana sulle Piattaforme Digitali. “È emerso il reciproco interesse a potenziare la nostra cooperazione nei campi della microelettronica e del quantum computing, per sostenere l’innovazione e la trasformazione digitale delle nostre imprese”, ha spiegato il ministro in un post su X. “Abbiamo avuto un confronto sullo stato di attuazione del Memorandum of Understanding volto a intensificare la cooperazione tra Italia e Corea del Sud nei campi della scienza e della tecnologia spaziale, recentemente sottoscritto tra i nostri due Paesi alla presenza del Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e del Presidente della Repubblica della Corea del Sud Yoon Suk-Yeol”, ha concluso Urso.Previsto anche un faccia a faccia con la vicepresidente della Commissione europea Margrethe Verstager. LEGGI TUTTO

  • in

    Iveco, Marx: su M&A siamo super selettivi, non è forza motrice ma accrescitivo

    (Teleborsa) – “L’M&A non è una forza motrice, ma è accrescitivo, ad esempio per acquisire della tecnologia che impiegheremo troppo a sviluppare da soli”. Lo ha affermato Gerrit Marx, CEO di Iveco Group, rispondendo alle domande degli analisti durante il Capital Markets Day in corso a Torino.”L’M&A è un’area dove siamo super selettivi – ha spiegato – Se ci piace qualcosa andiamo all-in, oppure auguriamo buona fortuna, non siamo interessati a piccole quote”.La CFO Anna Tanganelli ha ricordato che “la dividend policy è al 25% dell’utile netto. L’ammontare di liquidità generata nel piano è sostanziale e guarderemo se potrà essere fatto qualcosa di più”.”Il buyback è per coprire i piani di incentivazione e non intendiamo fare molto di più di quanto fatto in passato”, ha puntualizzato.Sollecitata sulla questione dagli analisti, la top manager ha aggiunto che “la liquidità ci dà una grande flessibilità, quindi continueremo a monitorare cosa fare durante il piano, ma senza dubbio l’ammontare di cash generation è significativo”. LEGGI TUTTO

  • in

    Iveco, Marx: non ci sono discussioni su IDV, è centrale per il gruppo

    (Teleborsa) – Iveco Defence Vehicles (IDV), parte della divisione Defence di Iveco Group “è centrale per il gruppo e non ci sono discussioni che vadano oltre le partnership”. Lo ha affermato Gerrit Marx, CEO di Iveco Group, rispondendo alle domande degli analisti durante il Capital Markets Day in corso a Torino. “La divisione è finanziariamente autosufficiente e autonoma per le informazioni classificate che gestisce e ha le risorse per crescere con 4,5 miliardi di ordini. Il business ha sufficienti risorse per continuare a crescere, come per altro ha fatto finora, e quindi non c’è nessuna ragione per cui non debba continuare a essere una parte importante del gruppo”. “Allo stato attuale non ci sono discussioni”, ha puntualizzato, dopo le indiscrezioni stampa di un possibile interesse da parte di Leonardo. LEGGI TUTTO

  • in

    Unione Industriali Torino, Gruppo Giovani Imprenditori promuove imprenditorialità under 35

    (Teleborsa) – Valorizzare e diffondere i temi dell’imprenditoria e della cultura d’impresa al pubblico degli under 35. Con questo obiettivo il Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali Torino ha dato il via alle prime iniziative del progetto “Torino, spazio al futuro”, nell’ambito di Torino Capitale Italiana della Cultura d’Impresa. Martedì 12 marzo a Torino è andata in scena la giornata-evento “Start Hack”. Il Gruppo Giovani Imprenditori di Torino in collaborazione con Will Media ha organizzato una Challenge dove giovani provenienti da tutta Italia si sono sfidati nel proporre un’idea di impresa che risolva un problema attuale dando soluzioni innovative con attenzione trasversale a sostenibilità e obiettivi ESG. I settori individuati erano l’education, turismo&cultura e mobilità. Durante l’Hackathon i ragazzi hanno presentato 7 idee d’ impresa innovativa di cui la maggior parte erano legati alla progettazione di software, a dimostrazione di quanto ormai la società degli under 35 sia legata alla rete. L’iniziativa “Start Hack” ha premiato il team di Umberto Fede, Giuseppe Mangione, Fabio Pizzocchero e Paolo Zanatto, che hanno sviluppato il progetto HUBby, un’idea di start up dedicata alla gestione del trasporto merci in città con l’impiego di veicoli commerciali a guida autonoma ed elettrici in un’ottica di riduzione del traffico pesante e del relativo inquinamento atmosferico. Le pergamene sono state consegnate da Andrea Marangione, vice presidente di Confindustria Giovani Imprenditori di Torino.Inoltre con l’iniziativa, “hands on parole alle start up” è stata data ai ragazzi, protagonisti della giornata, la possibilità di ascoltare due testimonianze di eccellenza d’innovazione come Erika Desanti Co Founder & Director della start up italiana “we road” specializzata in viaggi avventura per il target Millennial, e Andrea Ferrero Co Founder e Ceo di “Young Platform”, un exchange dove comprare e vendere criptovalute. Sono passati 12 anni dalla norma indetta dall’allora ministro Passera per far spazio all’innovazione nel tessuto economico nazionale perché si era reso conto che le startup non sono aziende come tutte le altre, dovevano essere esenti dalle leggi che regolavano le normali società, leggi disegnate per aziende strutturate e che uccidono le piccolissime imprese.La rete pubblico e privato si attiverà finalmente con fondi del PNRR che hanno l’obiettivo di ampliare il più possibile la platea dei ricercatori e delle imprese, grazie anche all’emanazione di bandi a cascata, che dovranno garantire la partecipazione delle imprese, anche quelle più piccole, come le start up innovative, che rappresentano il volano per far crescere una nuova generazione di ricercatori.In Italia, dal 2011 ad oggi, mancano all’appello 165mila imprese giovanili, con il tasso di imprenditoria giovanile che si è complessivamente ridotto del 2,9%. Le imprese giovanili (ossia le aziende con la maggioranza dei titolari o soci con meno di 35 anni) rilevate da Infocamere-Unioncamere sono 522mila 088 al 31 dicembre 2022, con riduzioni rilevanti rispetto agli anni precedenti: -15mila 829 sul 2021 (-3,4%) e ben -38mila 793 sul 2019 (-9,9%). Il motivo di questa “crisi di vocazione imprenditoriale giovanile” è attribuibile anche alla scarsa conoscenza delle opportunità che il fare impresa riserva ai giovani, in un contesto dove invece l’Italia offre terreno fertile per l’innovazione e la creatività, qualità proprie dei giovani ed essenziali per fare imprenditoria. Digitalizzazione crescente, attenzione al cambiamento climatico, necessità di valorizzare il patrimonio culturale, artistico e gastronomico nazionale, expertise decennale in ambito industriale – in particolare a Torino e in Piemonte – rappresentano gli ambiti di intervento, tra tradizione e modernità.”Le start up innovative vanno ben oltre la loro importanza economica, seppur rilevante, perché rappresentano in termini di valore della produzione 2,6 miliardi di euro nel 2022 e occupano 23,800 lavoratori ma anche per il loro valore sociale (relazione annuale al parlamento Min Adolfo URSO ed. 2023). Si pongono come laboratori di idee imprenditoriali costituendo terreno fertile per l’innovazione. Occorre continuare a promuovere politiche ed iniziative per l’impresa in ottica di visione strategica e competitività del paese. Investire nelle start up innovative significa investire nel futuro del paese” commenta Barbara Graffino presidente del Gruppo Giovani Imprenditori dell’Unione Industriali Torino che ha aperto i lavori della Giornata. La seconda iniziativa dei Giovani imprenditori Torino che intende stimolare e dare degli esempi ai giovani di come fare impresa è la la miniserie Podcast “CEO Insights – 5 Storie d’Impresa” pensata perché Il podcasting è una modalità di comunicazione sempre più diffusa, inclusiva, condivisibile e apprezzata in particolare dal pubblico giovanile. La serie, realizzata da Will Media, ha come protagonisti 5 imprenditrici e imprenditori associati ad altrettante tematiche del “fare impresa” oggi – Imprenditoria familiare: Marco Lavazza – Lavazza; Imprenditoria femminile: Jose Rallo – Donna Fugata; Nuovi modelli di business: Luca Ferrari – Bending Spoon; Innovazione: Stefano Buono – Newcleo; Nuove Imprese: Danila di Stefano – Uno Bravo. LEGGI TUTTO