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    OPS di Unicredit su Banco BPM, raccolte 3.061 adesioni nel secondo giorno

    (Teleborsa) – Nell’ambito dell’offerta pubblica di scambio (OPS) volontaria totalitaria promossa da UniCredit sulle azioni ordinarie di Banco BPM, risulta che oggi 29 aprile 2025 sono state presentate 3.061 richieste di adesione.Pertanto, complessivamente le richieste di adesione sono a quota 3.859, pari allo 0,000255% delle azioni oggetto dell’offerta.L’offerta è iniziata ieri, 28 aprile 2025 e terminerà il 23 giugno 2025. Borsa Italiana ricorda che le azioni ordinarie Banco BPM acquistate sul mercato nei giorni 20 e 23 giugno 2025 non potranno essere apportate in adesione all’offerta. LEGGI TUTTO

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    Confcommercio, Sangalli: 80 anni a sostegno occupazione e sviluppo

    (Teleborsa) – “Arriviamo a questo ottantesimo compleanno con la responsabilità e l’orgoglio di rappresentare la parte maggioritaria delle imprese italiane, quel terziario di mercato che sostiene gran parte dell’occupazione e alimenta innovazione e sviluppo”. Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, all’evento inaugurale per gli 80 anni della confederazione delle imprese del terziario.”Raggiungiamo questi 80 anni consapevoli di rappresentare un modello di vita e di lavoro che dà forma alle nostre città e alle qualità del vivere comune – ha proseguito – non solo per i compiti che ci dà la Costituzione ci sentiamo parte responsabile del bene comune, costruttori di comunità, tassello indispensabile della storia del Paese. Insieme possiamo fare la differenza: sul futuro, sull’economia, sul benessere e sulla pace del nostro Paese e dell’Europa”. Sangalli ha poi ricordato le parole di Papa Francesco sulla pace e ringraziato il capo dello Stato, Sergio Mattarella: “Un’occasione eccezionale poter avere con noi, per la seconda volta in meno di un anno, il presidente Mattarella. Permettetemi di rivolgergli ancora una volta il nostro vivissimo ringraziamento”.Confcommercio fu fondata il 29 aprile 1945 “come confederazione delle libere associazioni di commercianti, già diffuse lungo il nostro Paese – ha aggtiunto Sangalli – cominciava quella storia di popolo, iniziata nel momento in cui tante storie, personali e associative, hanno deciso di mettersi insieme. Quando siamo nati l’Italia era un Paese agricolo, diventato poi nel volgere di pochi anni un grande Paese industriale. Sotto il cappello della nostra confederazione si trovava il resto dell’economia diffusa, che talvolta stentava addirittura a riconoscersi nella dignità di impresa. La nostra storia collettiva – ha concluso – decennio dopo decennio, al commercio ha aggiunto nel nome e nell’identità anche il turismo, i servizi, i trasporti, le professioni e, infine, la cultura. Ci siamo scoperti, come ci ha definito proprio il presidente della Repubblica nel giugno scorso, protagonisti del divenire d’Italia”. LEGGI TUTTO

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    UPS taglierà 20mila posti con piano risparmi, utili in crescita. Titolo debole

    (Teleborsa) – Si muove in ribasso il titolo United Parcel Service che presenta una flessione dello 0,50%, dopo che il gruppo americano delle spedizioni ha chiuso il primo trimestre con utili in rialzo, ma ha annunciato di non essere in grado di fornire un outlook sull’intero esercizio a causa dell’incertezza del quadro macroeconomico. UPS ha avviato un programma di efficientamento dei costi con il taglio di 20mila posti di lavoro. I primi tre mesi mostrano ricavi calati a 21,5 miliardi di dollari, dai 21,7 miliardi di un anno fa, mentre il margine operativo si è attestato al 7,7%. L’utile operativo è cresciuto del 3,3% a 1,7 miliardi di dollari e l’utile per azione in termini rettificati è salito del 4,2% a 1,49 dollari.L’andamento della società di spedizioni nella settimana, rispetto all’S&P 100, rileva una minore forza relativa del titolo, che potrebbe diventare preda dei venditori pronti ad approfittare di potenziali debolezze.Il quadro tecnico di United Parcel Service suggerisce un’estensione della linea ribassista verso il pavimento a 95,15 Euro con tetto rappresentato dall’area 98,43. Le previsioni sono per un prolungamento della fase negativa al test di nuovi minimi individuati a quota 93,69. LEGGI TUTTO

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    Bankitalia, diffusione stablecoin potrebbe impattare su pagamenti e sovranità monetaria

    (Teleborsa) – Nell’Eurozona l’eventuale diffusione su larga scala di strumenti e servizi di pagamento basati su stablecoins in euro offerti da aziende o da banche americane, che potrebbero sostituire gli attuali strumenti al dettaglio paneuropei, “potrebbe avere implicazioni anche per il regolare funzionamento dei sistemi di pagamento e per la stessa sovranità monetaria”. È quanto emerge da un focus del primo Rapporto sulla Stabilità Finanziaria del 2025 della Banca d’Italia.Viene ricordato che il valore di mercato delle criptoattività, già cresciuto nel corso del 2024, è ulteriormente aumentato dopo le elezioni presidenziali negli Stati Uniti e l’annuncio di iniziative volte a rafforzare l’adozione di strumenti digitali denominati in dollari da parte della nuova amministrazione. Il valore è successivamente sceso, portandosi alla fine di marzo a 2,75 trilioni di dollari. Oltre il 60% del mercato è rappresentato da Bitcoin e il 30% da altre criptoattività non garantite da attività sottostanti (unbacked crypto-assets); solo il 9% è costituito da attività digitali emesse da entità che ne ancorano il prezzo a valute tradizionali di riferimento (stablecoins).”La forte espansione di Bitcoin e delle altre criptoattività caratterizzate da un’elevata volatilità delle quotazioni comporta rischi non solo per gli investitori, ma potenzialmente anche per la stabilità finanziaria, alla luce delle crescenti interconnessioni tra l’ecosistema di queste attività, il settore finanziario tradizionale e l’economia reale”, si legge nel rapporto.Il comparto degli stablecoins si mantiene contenuto e fortemente concentrato in due specifici strumenti (Tether e USD Coin), ancorati al dollaro statunitense attraverso la detenzione da parte dei soggetti emittenti di riserve denominate nella medesima valuta. “Uno scenario in cui gli stablecoins legati alla valuta americana assumessero dimensione sistemica potrebbe determinare un’eccezionale domanda di titoli pubblici degli Stati Uniti, utilizzati come attività di riserva dagli emittenti – viene spiegato – In caso di dissesto di uno di questi ultimi si potrebbe verificare una corsa ai rimborsi, con un repentino aumento delle richieste di liquidazione da parte dei detentori e con la vendita forzata delle attività di riserva; ciò provocherebbe tensioni sui mercati dei titoli pubblici americani e ripercussioni su altri comparti del sistema finanziario globale”.Secondo Banca d’Italia, gli sviluppi del mercato delle criptoattività e i relativi rischi saranno influenzati anche dall’evoluzione del quadro normativo, ancora “fortemente disomogeneo tra aree economiche”. Negli Stati Uniti sono all’esame del Congresso alcuni disegni di legge sugli stablecoins: le iniziative mirano a introdurre obblighi informativi e di trasparenza per gli emittenti sulle proprie riserve e modelli operativi a tutela dei consumatori (Stable Act), nonché criteri di supervisione e requisiti di riserva obbligatoria (Genius Act).(Foto: CoinWire Japan su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Bankitalia invita a rafforzare controlli su uso garanzie pubbliche nei prestiti a imprese

    (Teleborsa) – Nonostante la graduale riduzione dal picco osservato durante la pandemia, l’utilizzo delle garanzie pubbliche (erogate dal Fondo centrale di garanzia e da SACE) per il finanziamento delle imprese rimane “notevolmente più elevato rispetto al periodo pre-pandemico”. È quanto emerge da un focus del primo Rapporto sulla Stabilità Finanziaria del 2025 della Banca d’Italia.La Banca d’Italia ha svolto nel secondo semestre del 2024 una rilevazione presso le banche meno significative (less significant institutions, LSI). Le verifiche svolte dagli intermediari hanno interessato un campione rappresentativo di esposizioni di circa il 10 per cento (1,9 miliardi) dello stock di prestiti con garanzia statale (PGS) segnalati dalle LSI in Anacredit a giugno del 2024. Secondo quanto riportato dalle stesse banche, il 19% di questi prestiti presentava alcune anomalie, tuttavia giudicate tali da non generare rischi residui significativi a loro carico (garanzia inefficace) o da richiedere incrementi delle rettifiche di valore. Le anomalie hanno riguardato: (a) la mancanza di una documentazione completa di supporto, sanabile mediante l’integrazione del fascicolo documentale; (b) le modalità di assolvimento degli obblighi antiriciclaggio non pienamente aderenti al quadro regolamentare3; (c) una valutazione non adeguata del merito di credito; (d) l’utilizzo di fondi per finalità diversa da quella dichiarata dall’impresa beneficiaria.Le banche meno significative sono state informate sugli esiti della rilevazione e “invitate a rafforzare il sistema di gestione e controllo a presidio dell’attività connessa con i prestiti con garanzia statale”, sottolinea il rapporto.In particolare è stata richiamata l’attenzione sui seguenti aspetti: (a) la presenza della garanzia non può costituire di per sé un motivo per derogare agli standard generali di selezione e analisi del merito di credito della clientela, a maggior ragione dopo la conclusione del periodo di emergenza sanitaria; (b) vanno assicurati presidi di antiriciclaggio robusti, sia in fase di affidamento, specialmente alla nuova clientela, sia di monitoraggio; (c) devono essere rafforzati i presidi di controllo sull’intera filiera commerciale di erogazione dei prestiti (come la rete di agenti o mediatori); (d) va garantito il rispetto dei vincoli previsti dalle norme (ad esempio, i PGS non possono essere utilizzati per estinguere altre esposizioni); (e) vanno attentamente considerate le indicazioni dell’Unità di informazione finanziaria per l’Italia sulla collaborazione attiva (segnalazione delle operazioni sospette) e sugli indicatori di anomalia.Alle banche meno significative è stato quindi richiesto di incorporare tutti i rischi nel processo interno di determinazione dell’adeguatezza patrimoniale per il 2025 e di svolgere controlli per monitorare nel tempo l’attività nel comparto; in aggiunta, gli intermediari che presentano un’operatività fortemente incentrata sui PGS devono verificare la sostenibilità del modello di business, anche in uno scenario di ridimensionamento del ricorso al supporto della garanzia pubblica. In alcuni casi la Banca d’Italia ha imposto già nel 2024 una richiesta di capitale aggiuntiva nell’ambito del secondo pilastro, per tenere conto del rischio residuo non coperto dall’intermediari. LEGGI TUTTO

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    Derivati, aumentano richieste di margini da controparte centrale italiana. Nessuna insolvenza

    (Teleborsa) – L’aumento della volatilità sui mercati azionari ad inizio aprile, dopo l’annuncio dei dazi da parte dell’amministrazione statunitense, si è riflesso in un incremento delle richieste di margini sulle operazioni in derivati da parte della controparte centrale italiana (Euronext Clearing). Le posizioni maggiormente colpite sono state quelle in futures sull’indice FTSE MIB; non si sono comunque verificati episodi di insolvenza. È quanto emerge dal primo Rapporto sulla Stabilità Finanziaria del 2025 della Banca d’Italia.Il differenziale di rendimento tra le obbligazioni emesse dalle imprese non finanziarie italiane e i tassi privi di rischio (asset swap spread) è salito sia per i titoli investment grade sia per quelli con basso merito di credito. La trasmissione delle tensioni commerciali al mercato obbligazionario governativo italiano è stata invece limitata. Rispetto a novembre, i rendimenti dei titoli di Stato nazionali a lungo termine sono cresciuti, come nel resto dell’area dell’euro, ma lo spread tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi, pur a fronte di un aumento della volatilità, si è ridotto rispetto ai livelli dell’autunno scorso.In un contesto di progressiva contrazione dei portafogli di politica monetaria dell’Eurosistema, di consistenti collocamenti e di condizioni di liquidità favorevoli, gli scambi sul mercato secondario dei titoli pubblici italiani hanno raggiunto un nuovo massimo storico in marzo. Ad aprile, tuttavia, in concomitanza con l’aumentata incertezza sui mercati finanziari, si sono osservati lievi e temporanei peggioramenti del differenziale denaro-lettera, nonché una diminuzione delle quantità quotate dai market makers e degli scambi.I tassi dei pronti contro termine sui titoli di Stato italiani sul mercato MTS si sono mantenuti su livelli di poco superiori al tasso di remunerazione sui depositi dell’Eurosistema; il premio connesso con la scarsità dei titoli (specialness) ha raggiunto i minimi storici.Sul mercato primario dei titoli di Stato l’attività di collocamento è proseguita con regolarità, beneficiando ancora dei collocamenti diretti agli investitori al dettaglio. Nella seconda metà del 2024 ha continuato ad aumentare la quota dei titoli di Stato detenuta dagli investitori esteri e a diminuire quella della Banca d’Italia e dell’Eurosistema; si sono mantenute sostanzialmente stabili le quote detenute da famiglie, banche e imprese di assicurazione italiane. LEGGI TUTTO

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    Certificates, stop alla crescita nei portafogli retail italiani. Stock a 85 miliardi

    (Teleborsa) – Dopo una crescita significativa negli ultimi anni, nella seconda metà del 2024 la crescita dei certificates nei portafogli degli investitori retail italiani si è arrestata. È quanto emerge nel primo Rapporto sulla Stabilità Finanziaria del 2025 della Banca d’Italia.I certificates sono titoli di debito che replicano l’andamento di una o più attività sottostanti, come tassi di interesse, azioni, indici di borsa o materie prime, offrendo in molti casi garanzie totali o parziali sul capitale. La struttura contrattuale di questi prodotti può essere complessa, prevedendo ad esempio che il rendimento dipenda dal verificarsi di eventi relativi al prezzo dei sottostanti, come il superamento di soglie stabilite. Questi strumenti possono inoltre funzionare secondo un meccanismo “a leva”, ossia in grado di amplificare i guadagni e le perdite delle attività sottostanti.Alla fine del 2024 in Italia circolavano certificates per circa 85 miliardi di euro, di cui quasi due terzi (65,5%) posseduti dalle famiglie, indica il rapporto di Banca d’Italia. Il mercato domestico è composto principalmente da strumenti con garanzie di rimborso del capitale, applicabili solo se il contratto è detenuto fino alla scadenza (57% del totale). Seguono in termini di volume (32%) i certificates yield enhancement, il cui profilo di rischio è comparabile a quello delle attività sottostanti. I contratti a leva (leverage certificates) sono i più rischiosi ma costituiscono solo il 5% dei volumi in circolazione.La crescita del volume dei certificates nei portafogli degli investitori al dettaglio si è fermata nella seconda metà del 2024, ma questi prodotti continuano a costituire, dopo i titoli di Stato nazionali, i titoli di debito più rappresentati tra gli investimenti delle famiglie. Nel complesso il loro peso sulla ricchezza finanziaria è ancora contenuto; inoltre, secondo l’Indagine congiunturale sulle famiglie italiane condotta dalla Banca d’Italia ad agosto del 2024, investono in questi strumenti quasi esclusivamente i nuclei familiari finanziariamente più solidi e appartenenti alle fasce di reddito più elevate.Secondo le statistiche sulla detenzione di titoli nell’Eurosistema raccolte dalla BCE, i certificates sono particolarmente diffusi anche tra le famiglie tedesche, che possiedono oltre l’80% dei 64,5 miliardi di euro di tali prodotti in circolazione in Germania. In Francia, invece, questi strumenti sono detenuti principalmente da intermediari finanziari (quota famiglie al 5,1% su 45,6 miliardi di euro totali); i volumi in Austria (quota famiglie al 78,2% su 9,1 miliardi di euro totali), Belgio (quota famiglie al 72,9% su 4 miliardi di euro totali) e Spagna (quota famiglie al 54,4% su 1,3 miliardi di euro totali) risultano più contenuti.Banca d’Italia ricorda che i certificates “possono migliorare il profilo di rischio-rendimento di portafogli diversificati, anche grazie a un favorevole trattamento fiscale”. I loro rendimenti, rientrando nella categoria dei redditi diversi, danno infatti la possibilità di compensare le plusvalenze conseguite con minusvalenze pregresse. Si tratta tuttavia di “strumenti complessi e di difficile valutazione, adatti a risparmiatori con adeguate conoscenze finanziarie”, sottolinea la Banca d’Italia. Alla luce della loro crescente diffusione tra gli investitori al dettaglio, la Banca d’Italia, anche in collaborazione con la Consob, li ha da tempo inseriti tra gli strumenti finanziari oggetto di attenzione per l’eventuale esercizio del potere di intervento per finalità di stabilità finanziaria e continua a monitorarne l’evoluzione.(Foto: Jason Briscoe su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Bankitalia, rischi per la stabilità finanziaria aumentati dopo tempesta dazi

    (Teleborsa) – I rischi per la stabilità finanziaria “sono cresciuti” dopo che l’annuncio di nuovi dazi da parte dell’amministrazione statunitense di inizio aprile ha innescato “una fase di notevole aumento dell’incertezza e di tensioni sui mercati finanziari internazionali, alla quale ha fatto seguito un calo delle aspettative di crescita per l’economia mondiale”. Lo afferma la Banca d’Italia nel primo Rapporto sulla Stabilità Finanziaria del 2025.Anche l’Italia, non diversamente dagli altri principali paesi europei, ha risentito di questi sviluppi. Sul mercato dei titoli di Stato, osserva Bankitalia, il differenziale di rendimento tra i titoli italiani a dieci anni e quelli tedeschi, pur registrando un incremento della volatilità, si è ridotto rispetto ai valori dello scorso autunno. Le condizioni di liquidità “restano buone, nonostante una diminuzione delle negoziazioni in aprile”.In un contesto che si mantiene complessivamente stabile, l’Italia “ha continuato a trarre vantaggio dalle condizioni favorevoli del mercato del lavoro, da una bassa inflazione e dalla posizione creditrice netta sull’estero. Si tratta di alcuni dei fattori che hanno favorito il recente miglioramento della valutazione del merito di credito del Paese da parte di un’agenzia di rating”, si legge nel rapporto, con riferimento all’upgrade di S&P Global Ratings questo mese. L’alto debito pubblico e la scarsa crescita dell’economia rimangono fattori di vulnerabilità.Secondo l’Istituzione, il comparto immobiliare non presenta rischi elevati per la stabilità finanziaria, mentre per il settore delle famiglie i rischi rimangono limitati, anche se la situazione finanziaria potrebbe tuttavia risentire di un indebolimento della congiuntura. Per le imprese, soprattutto quelle operanti nei comparti più esposti alle possibili ripercussioni delle tensioni commerciali, la redditività, già ridottasi nel 2024, potrebbe diminuire ancora. Nonostante il calo dei tassi di interesse e dell’indebitamento, la capacità delle aziende di rimborsare i debiti registra qualche segnale di peggioramento, in special modo nel settore delle costruzioni e, in misura minore, in quello industriale.Le condizioni del sistema bancario “si mantengono stabili”. Viene fatto notare che nel secondo semestre del 2024 la redditività e la patrimonializzazione sono rimaste su livelli elevati. La situazione di liquidità resta equilibrata anche dopo il rimborso delle operazioni TLTRO3. Un forte aumento delle restrizioni commerciali tra paesi potrebbe determinare un deterioramento della qualità del credito, che l’elevata patrimonializzazione del sistema consentirebbe tuttavia di fronteggiare da una posizione più robusta rispetto al passato. “L’esposizione ai rischi cibernetici e operativi continua a richiedere grande attenzione”, viene sottolineato.Nel comparto assicurativo la ripresa della raccolta premi nel ramo vita ha favorito un miglioramento della liquidità. La redditività è risultata stabile. La patrimonializzazione rimane alta; uno stress test condotto in ambito europeo rileva la capacità del settore di resistere a shock avversi. Benché nel primo trimestre di quest’anno la raccolta netta dei fondi comuni italiani sia risultata positiva, il patrimonio si è ridotto a causa del forte calo delle quotazioni sui mercati finanziari. Nei primi giorni di aprile, subito dopo l’iniziale annuncio di nuovi dazi da parte degli Stati Uniti, si sono osservati deflussi moderati. Nel complesso, i rischi riconducibili al settore del risparmio gestito restano contenuti. LEGGI TUTTO