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    Fondo sovrano norvegese, profitti a rischio con obiettivi climatici in mandato

    (Teleborsa) – Il fondo sovrano Norvegese – il più grande al mondo per asset (oltre 1.100 miliardi di euro) – ha detto che l’inclusione di obiettivi climatici nel suo suo mandato di investimento potrebbe mettere a rischio i profitti. “Dobbiamo stare attenti a fare grandi cambiamenti ai principi alla base della strategia di investimento del fondo”, hanno scritto in una lettera al ministero delle Finanze i vertici del Norges Bank Investment Management (NBIM), il ramo della banca centrale norvegese che gestisce il fondo. Alcuni parlamentari avevano spinto il governo a prendere in considerazione l’inclusione di obiettivi climatici nel mandato del fondo.”Non crediamo che ci siano prove sufficienti per affermare che il rischio climatico sia sistematicamente valutato male (dal mercato, ndr)”, hanno scritto Oystein Olsen e Trond Grande, sottolineando che l’altra implicazione dell’inclusione degli obiettivi climatici nel mandato di NBIM sarebbe quella di decidere che il fondo dovrebbe essere gestito al fine di raggiungere obiettivi diversi dal massimo rendimento possibile.Il fondo ha inoltre affermato nella lettera, secondo quanto riporta Bloomberg, che uno stress test delle sue partecipazioni azionarie per aumenti di temperatura fino a 3 gradi Celsius entro il 2080 ha mostrato che le perdite a lungo termine dovute al rischio di transizione potrebbero raggiungere il 9% e circa il 4% per il rischio fisico rischio climatico.(Foto: Gerd Altamann) LEGGI TUTTO

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    Clima, Visco: transizione avrà alto costo

    (Teleborsa) – La transizione verso zero emissioni “implicherà un alto costo”. Si tratta di una fatto che “non possiamo nascondere”. Lo ha sottolineato il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, nel suo intervento alla Green Swan 2021 Global virtual conference della Bis – Bank for International Settlements. Visco ha spiegato come “la domanda globale di energia non abbia raggiunto il plateau e senza un sufficiente aumento nella produzione i prezzi al consumo necessariamente saliranno”. “I ricavi nei settori ad alte emissioni peggioreranno mentre il mercato per i loro prodotti si restringe e alcune aziende usciranno dal mercato anche se altre più verdi le sostituiranno”.Secondo Visco “se vogliamo limitare i rischi legati al clima per le nostre economie, non possiamo posporre le nostre azioni”. Secondo il governatore “tempestive e chiare politiche possono limitare i rischi e aiutare i paesi ad attrarre le risorse di cui hanno bisogno per finanziare la loro transizione verso emissioni ridotte”. Se dunque “molti studi sostengono che sul lungo periodo l’impatto sull’economia sarà positivo”, tuttavia “sul breve periodo vedremo una significativa riallocazione del lavoro tra settori e tra regioni. La transizione sarà più difficile soprattutto per le economie in via di sviluppo”. “Penso – ha aggiunto il Governatore – che molto debba essere fatto per assicurare non solo una transizione verso zero emissioni ma anche una transizione giusta”. “Nel progredire verso un mondo più verde e un pianeta più sicuro – ha evidenziato Visco – non dobbiamo ripetere gli errori compiuti quando è avvenuta la globalizzazione: l’impatto sui lavoratori più fragili e sui segmenti più vulnerabili della popolazione dovrebbe sempre essere tenuto in considerazione nel disegnare le politiche sul clima. E questo non sarà dimenticato dal G20”. LEGGI TUTTO

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    Clima, un terzo produzione agricola mondiale a rischio in 2100

    (Teleborsa) – Se le emissioni di gas serra continueranno a crescere al tasso attuale un terzo della produzione alimentare mondiale sarà a rischio, alla fine di questo secolo. Questo il quadro, tutt’altro che incoraggiante, tratteggiato dalla ricerca dell’Università finlandese di Aalto, pubblicata sulla rivista One Earth. Per i ricercatori circa il 95% dell’attuale produzione agricola proviene da aree definite “spazio climatico sicuro”, dove temperatura, piogge e aridità rientrano entro certi limiti. Qualora però le temperature alla fine del secolo subissero un’impennata di 3,7 gradi dai livelli pre-industriali, ciò comporterebbe una drastica riduzione delle aree sicure, in alcune zone più di altre (Asia meridionale e sudorientale e nella zona del Sahel in Africa). Nel caso in cui, si riuscissero a ridurre le emissioni nel rispetto degli obiettivi fissati dall’accordo di Parigi ((mantenere il riscaldamento globale entro 2 gradi dai livelli pre-industriali, se possibile entro 1,5 gradi), sarebbe a rischio solo dal 5 all’8% della produzione agricola mondiale. LEGGI TUTTO

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    Clima, Visco: settore finanziario sempre più consapevole del ruolo che può svolgere

    (Teleborsa) – Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha ribadito l’urgenza di affrontare il cambiamento climatico. Aprendo l’evento di presentazione dell’iniziativa G20Techsprint organizzata assieme alla Banca dei regolamenti internazionali nell’anno di presidenza italiana del G20, Visco ha sottolineato che vari settori dell’economia globale “stanno iniziando a diventare più consapevoli dei ruoli che possono svolgere”, incluso il sistema finanziario. “I fondi riorientano i loro portafogli verso aziende più sostenibili, alcuni risparmiatori cambiano le loro preferenze, optando per green bond o social bond”, ha sottolineato. “Anche le Banche Centrali stanno giocando un ruolo crescente, non solo attraverso i loro portafogli finanziari – ha aggiunto il governatore – ma anche attraverso le loro azioni di vigilanza”.Più in generale, “il mondo sta affrontando diverse sfide molto difficili: superare la pandemia, sradicare la povertà, la lotta al cambiamento climatico. Il G20 lavora intensamente per affrontarli e la Presidenza italiana si propone di affrontare queste sfide incoraggiando i responsabili politici globali a rafforzare la cooperazione – ha aggiunto Visco – e ad intensificare i loro sforzi per promuovere una ripresa che porti a un’economia più inclusiva e sostenibile”.La sfida sul cambiamento climatico “si può affrontare con una ampia innovazione e uno sforzo su scala globale: serve una riposta collettiva”, ha dichiarato nel suo intervento il ministro dell’Economia, Daniele Franco. “Il G20 è cruciale per sbloccare il nostro futuro ma serve anche contributo del settore privato” oltre alla collaborazione pubblico-privato. Secondo Franco, “sono necessari anche sforzi della società civile. Ci servono generazioni più preparate sui temi climatici, per trovare soluzioni più ampie”. L’obiettivo di lungo termine, ha spiegato il ministro è sganciare l’andamento della crescita dallo sfruttamento delle risorse naturali, il cosiddetto decoupling. LEGGI TUTTO

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    BCE, Irene Heemskerk responsabile del Centro per il cambiamento climatico

    (Teleborsa) – L’Executive Board della Banca Centrale Europea ha nominato Irene Heemskerk a capo del Centro per il cambiamento climatico a partire dal 15 giugno 2021. La BCE ha lanciato il suo Centro sul cambiamento climatico all’inizio di quest’anno per modellare e guidare la sua agenda sul clima internamente ed esternamente, basandosi sull’esperienza di tutti i team che già lavorano su tali temi. “Il Centro sul cambiamento climatico concentrerà gli sforzi della BCE per affrontare il cambiamento climatico – ha commentato il presidente Christine Lagarde – Irene Heemskerk porta l’esperienza, la conoscenza e l’entusiasmo necessari per guidare il lavoro del Centro per il Cambiamento climatico e per rafforzare il ruolo della BCE nella lotta al cambiamento climatico nell’ambito del suo mandato”. In qualità di responsabile, Heemskerk riferirà direttamente alla presidente Lagarde. LEGGI TUTTO

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    Clima, Lagarde: serve un prezzo globale per la CO2

    (Teleborsa) – La presidente della Banca Centrale Europea Christine Lagarde ha dichiarato che occorre “stabilire un prezzo globale” per la CO2 ma soprattutto occorre definire degli standard che siano validi per tutti quando si parla di questioni climatiche. Intervenendo ad un webinar su mercati finanziari e clima organizzato da Bloomberg, Lagarde ha citato l’esempio del termine “sostenibilità”: “non abbiamo le stesse definizioni, fatichiamo a trovarle. Nell’Ue ci proviamo con la tassonomia, ma in definitiva non sappiamo veramente cosa sia ‘verde’, un ‘po’ verde’, ‘scuro’, ‘molto scuro'”. Altro esempio proposto dalla presidente della BCE è quello delle informazioni sulle emissioni di gas serra: “secondo le ultime stime del FMI il prezzo della CO2 dovrebbe essere attorno ai 70 dollari per tonnellata e e invece, al momento, in media si aggira attorno ai 2 dollari per tonnellata”. “E mancano le informazioni – ha aggiunto – abbiamo una giungla di misure e questa molteplicità crea più opacità che chiarezza. Chi deve prendere decisioni ha bisogno di informazioni accurate. Sulla CO2 bisogna fissare un prezzo universale”.Allo stesso webinar il Governatore della Banca Centrale della Francia, Francois Villeroy, si è espresso a favore dei propositi di Lagarde, mentre il collega olandese Klaas Knot ha sostenuto che questi temi vanno gestiti a livello di politiche di Bilancio con tasse e incentivi. Per Lagarde, “una Istituzione può includere il cambiamento climatico nelle sue varie attività”. Sul clima “non siamo noi alla guida, ci sono i governi, ma al tempo stesso – ha aggiunto – dobbiamo esplorare come il cambiamento climatico influenza la nostra mission”. LEGGI TUTTO

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    Clima, Visco: servono incentivi “green” e tasse sulla CO2

    (Teleborsa) – Il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco ha dichiarato che per contrastare il cambiamento climatico servono incentivi agli investimenti green e tasse sulle emissioni di CO2. “Il cambiamento climatico e la pandemia sono i problemi globali più importanti del nostro tempo”, ha sottolineano nel suo intervento al “Boao Forum for Asia”, la Davos asiatica. È necessario, quindi, “uno stretto coordinamento internazionale. Dobbiamo tenere presente che fermare il cambiamento climatico richiede prima di tutto una forte e coerente determinazione politica: i governi nazionali sono le uniche istituzioni che possono decidere incentivi agli investimenti ‘verdi’, imporre tasse sulle emissioni di anidride carbonica e introdurre regolamenti che limitano le emissioni consentite”, ha spiegato. “I governi nazionali – ha aggiunto Visco – dovrebbero svolgere un ruolo decisivo. Oltre a sottolineare l’importanza dei sistemi di tariffazione della CO2, consentitemi di ribadire la necessita’ di rimuovere i sussidi dannosi per l’ambiente, promuovendo in questa maniera una riallocazione dei capitali verso gli investimenti green”.Un ruolo di primo piano però può averlo anche la finanza, “canalizzando più risorse verso gli investimenti green”. “Le Banche Centrali – ha precisato – possono cooperare definendo un quadro comune per misurare i rischi legati al clima e integrarli nelle loro pratiche di gestione del rischio. In questa prospettiva, le Banche Centrali dovrebbero anche dare l’esempio, rivelando la loro esposizione collegata al rischio climatico e spiegando come tengono conto di questi rischi nelle loro strategie di investimento”. Nel frattempo, più di 40 banche internazionali hanno firmato un impegno a ridurre l’inquinamento dai loro portafogli e raggiungere le emissioni nette zero entro il 2050. Nella lista degli aderenti figurano quasi tutti i maggiori istituti europei (tra cui Hsbc, Bnp Paribas, Socgen, Deutsche Bank, Bbva, Santander, Credit Suisse, Ubs), ma nessuna banca italiana. La Glasgow Financial Alliance for Net Zero, guidata dall’ex governatore della Banca d’Inghilterra – e ora consigliere del premier britannico Boris Johnson – Mark Carney, riunisce diversi patti di finanziamento per il clima nuovi ed esistenti che coinvolgono un totale di 160 società responsabili di 70 mila miliardi di dollari di attivo. L’annuncio è arrivato alla vigilia del vertice mondiale sul clima organizzato dal presidente degli Stati Uniti Joe Biden. Tutti i firmatari hanno convenuto di allineare le emissioni dei loro portafogli di prestiti e investimenti con i percorsi verso lo zero netto entro il 2050 o prima e fissare obiettivi per il 2030 entro 18 mesi, con target intermedi da fissare ogni 5 anni dal 2030 in poi: tutti gli obiettivi saranno regolarmente revisionati per garantire la coerenza con le scoperte scientifiche più recenti. Le banche aderenti inoltre si concentreranno sui settori più inquinanti all’interno dei loro portafogli e fisseranno un ulteriore ciclo di obiettivi per i settori ad alta intensità di carbonio (agricoltura, alluminio, cemento, carbone, immobiliare, ferro e acciaio, petrolio e gas, produzione di energia e trasporti) entro 36 mesi. LEGGI TUTTO

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    Clima, ENEA: “Salgono a 8 le stazioni di rilevazione italiane nella rete mondiale Global Atmosphere Watch”

    (Teleborsa) – Conferito dall’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) all’Osservatorio Enea delle Madonie, il riconoscimento ufficiale di stazione regionale per tutta l’area del Mediterraneo centrale, nell’ambito del Global Atmosphere Watch (GAW), la rete mondiale per lo studio del cambiamento climatico che coinvolge circa 80 Paesi. La notizia – fa sapere Enea in una nota – è stata diffusa in occasione della Giornata Mondiale della Meteorologia che si celebra il 23 marzo per ricordare l’entrata in vigore della Convenzione che nel 1950 ha segnato la nascita dell’Organizzazione Mondiale della Meteorologia, per volere delle Nazioni Unite.””Questo riconoscimento di portata internazionale – sottolinea Francesco Monteleone ricercatore del Laboratorio di Osservazioni e misure per l’ambiente e il clima – conferma l’eccellenza italiana nella ricerca applicata alla protezione dell’ambiente e consentirà alla stazione di assumere un ruolo di crescente rilievo scientifico. Inoltre, in questo modo, l’Enea rafforza la sua partecipazione alla rete mondiale: l’Osservatorio delle Madonie, infatti, si aggiunge all’Osservatorio di Lampedusa, attivo dal 1992″.”L’alta quota, la posizione geografica, l’assenza di contaminazioni locali e l’accuratezza delle misure – commenta Alcide di Sarra ricercatore del Laboratorio di Osservazioni e misure per l’ambiente e il clima – rendono la stazione “Piano Battaglia”, un punto di eccellenza per il monitoraggio a scala globale e lo studio dei complessi meccanismi del cambiamento climatico, in linea con i principi delle Nazioni Unite per la promozione del ruolo delle montagne come sentinelle”.La Stazione Enea si trova a circa 1.700 metri di quota, in località Piano Battaglia del comune di Petralia Sottana (Palermo), sul versante meridionale del Pizzo Carbonara (1.979 metri di altitudine), all’interno del Parco Regionale delle Madonie – dal 2015 Geoparco Mondiale dell’Unesco – e rappresenta oggi l’ottavo punto di monitoraggio dei gas ad effetto serra in Italia e l’unico sito in quota in Sicilia.L’Osservatorio – spiega la nota – è anche un tassello strategico del progetto Pulvirus, avviato lo scorso anno per studiare il legame fra inquinamento atmosferico e diffusione della pandemia da Covid-19, le interazioni fisico-chimiche-biologiche fra polveri sottili e virus e gli effetti del lockdown sull’inquinamento atmosferico e sui gas serra. Al progetto partecipano Enea, Istituto Superiore di Sanità (Iss) e Sistema Nazionale per la Protezione Ambientale (Snpa, composto da Ispra e dalle Agenzie Regionali del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente). LEGGI TUTTO