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    USA, a marzo spese personali e redditi aumentano più delle attese

    (Teleborsa) – In aumento più delle attese i redditi e le spese personali delle famiglie americane. Secondo il Bureau of Economic Analysis (BEA) degli Stati Uniti, i consumi personali (PCE) sono aumentati dello 0,7% a marzo 2025 rispetto al +0,5% del mese precedente, al di sopra delle attese degli analisti (+0,6%). I redditi personali hanno registrato un incremento dello 0,5%, più di quanto stimato dal mercato (+0,4%) e contro il +0,7% rilevato nel mese precedente.Il PCE price index core, una misura dell’inflazione, evidenzia una variazione nulla su mese (+0,5% il mese precedente e +0,1% atteso dagli analisti) e del 2,6% su anno (+2,6% le attese degli analisti) e contro il +3% di febbraio. LEGGI TUTTO

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    Germania, frenano le vendite al dettaglio a marzo

    (Teleborsa) – Frena, ma meno del previsto, il commercio al dettaglio in Germania. Le vendite in termini reali hanno registrato a marzo un decremento dello 0,2% su mese, contro il -0,4% atteso e dopo il +0,2% registrato il mese precedente. Secondo l’Ufficio Federale di Statistica tedesco (DESTATIS), la variazione annua si attesta a +2,2% in aumento dalla variazione nulla registrata a febbraio. LEGGI TUTTO

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    Dazi, Trump fiducioso: “Avremo accordo con l’India”. E allenta su auto

    (Teleborsa) – I negoziati tra Stati Uniti ed India sui dazi “stanno andando alla grande, credo che avremo un accordo, loro vogliono fare un accordo”. Lo ha detto Donald Trump rispondendo alle domande dei giornalisti prima di partire per celebrare i primi 100 giorni alla Casa Bianca con un comizio in Michigan.Nel frattempo, allenta i dazi sulle auto mostrando “flessibilità” e concedendo più tempo ai costruttori per affrontare la transizione. Ma avverte: le case automobilistiche che non porteranno la produzione negli Stati Uniti saranno “Nel Michigan, Stato dell’auto americano, il presidente Usa sceglie di festeggiare i suoi primi 100 giorni, “i migliori di sempre, ed è solo l’inizio. L’età dell’oro è appena iniziata” anche grazie ai dazi. “Avremo un accordo equo con la Cina”, ha detto ai suoi sostenitori.In un evento stile comizio elettorale, Trump si regala un bagno di folla per celebrare i successi delle sue prime 14 settimane alla presidenza, durante le quali il “mondo ha assistito a una rivoluzione di buon senso”: “abbiamo portato a Washington il cambiamento più profondo della storia”.Appuntamento che è stato anche l’occasione per tornare ad attaccare Joe Biden, che ha definito il “peggiore presidente della storia”. LEGGI TUTTO

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    Giappone, produzione industriale marzo peggio di attese

    (Teleborsa) – In calo più delle attese la produzione industriale giapponese a marzo. Secondo il Ministero del Commercio Internazionale e dell’Industria giapponese (METI), l’indice della produzione industriale destagionalizzato ha registrato un decremento dell’1,1% su base mensile, dopo il -0,5% registrato a febbraio. Le stime degli analisti erano per una discesa dello 0,5%. L’indice grezzo ha segnato un incremento su base annuale dello 0,3%.Alla frenata della produzione contribuisce la caduta delle consegne (-2,8% su mese) mentre salgono le scorte (+0,9%). La ratio delle scorte è pari a +4,5%. LEGGI TUTTO

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    Banche europee poco esposte a dazi USA. Italia sopra la media

    (Teleborsa) – Le banche dell’area euro mostrano un’esposizione complessivamente contenuta ai settori potenzialmente più penalizzati dai dazi statunitensi: oltre il 70% del credito alle imprese è destinato a settori per i quali il calo dei ricavi stimato è inferiore all’1%, mentre la quota verso quelli con riduzioni stimate superiori al 3 per cento è limitata. È quanto emerge da un focus del primo Rapporto sulla Stabilità Finanziaria del 2025 della Banca d’Italia, che analizzato l’esposizione del sistema bancario a un ipotetico rialzo uniforme dei dazi di 25 punti percentuali su tutte le importazioni statunitensi di merci provenienti dall’UE.L’esposizione delle banche italiane è relativamente più alta rispetto alla media dell’area euro. Contribuiscono il maggiore orientamento alle esportazioni, in particolare verso gli Stati Uniti, del sistema produttivo nazionale e la più elevata concentrazione del portafoglio dei prestiti bancari verso alcuni settori manifatturieri particolarmente colpiti, come quelli della produzione di prodotti alimentari, di macchinari e della metallurgia.I sistemi bancari di altri paesi con una forte vocazione all’esportazione di beni, le cui imprese risultano analogamente penalizzate dai dazi, sono relativamente meno vulnerabili, soprattutto a causa del maggior peso del settore immobiliare nel proprio portafoglio di prestiti alle imprese. In Germania, ad esempio, circa un terzo dei finanziamenti alle aziende è erogato verso questo settore, mentre in Italia tale quota è di poco superiore a un decimo.La distribuzione dell’esposizione di ciascun intermediario ai settori più colpiti dai dazi mostra che in aggregato i sistemi bancari relativamente più vulnerabili sono quelli irlandese, italiano, sloveno e tedesco, si legge nel rapporto. In vari sistemi creditizi, incluso quello italiano, il valore dell’esposizione media ponderata è superiore alla mediana, suggerendo che i gruppi bancari di maggiore dimensione forniscano una quota più ampia di finanziamenti ai settori più colpiti dai dazi (e in generale alle imprese esportatrici).L’aggregazione a livello settoriale potrebbe tuttavia rendere meno evidenti alcuni rischi specifici legati a singole aziende con elevata vulnerabilità ai dazi, sottolinea Banca d’Italia. Sulla base di informazioni più dettagliate, disponibili solo per l’Italia, relative alle esportazioni e al fatturato a livello di singola impresa, viene stimato che la quota di prestiti alle aziende con un calo dei ricavi superiore al 5% – un valore che in passato ha segnalato possibili problemi di solvibilità delle imprese – sarebbe comunque contenuta (circa il 3%). LEGGI TUTTO

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    Confcommercio, Sangalli: 80 anni a sostegno occupazione e sviluppo

    (Teleborsa) – “Arriviamo a questo ottantesimo compleanno con la responsabilità e l’orgoglio di rappresentare la parte maggioritaria delle imprese italiane, quel terziario di mercato che sostiene gran parte dell’occupazione e alimenta innovazione e sviluppo”. Così il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, all’evento inaugurale per gli 80 anni della confederazione delle imprese del terziario.”Raggiungiamo questi 80 anni consapevoli di rappresentare un modello di vita e di lavoro che dà forma alle nostre città e alle qualità del vivere comune – ha proseguito – non solo per i compiti che ci dà la Costituzione ci sentiamo parte responsabile del bene comune, costruttori di comunità, tassello indispensabile della storia del Paese. Insieme possiamo fare la differenza: sul futuro, sull’economia, sul benessere e sulla pace del nostro Paese e dell’Europa”. Sangalli ha poi ricordato le parole di Papa Francesco sulla pace e ringraziato il capo dello Stato, Sergio Mattarella: “Un’occasione eccezionale poter avere con noi, per la seconda volta in meno di un anno, il presidente Mattarella. Permettetemi di rivolgergli ancora una volta il nostro vivissimo ringraziamento”.Confcommercio fu fondata il 29 aprile 1945 “come confederazione delle libere associazioni di commercianti, già diffuse lungo il nostro Paese – ha aggtiunto Sangalli – cominciava quella storia di popolo, iniziata nel momento in cui tante storie, personali e associative, hanno deciso di mettersi insieme. Quando siamo nati l’Italia era un Paese agricolo, diventato poi nel volgere di pochi anni un grande Paese industriale. Sotto il cappello della nostra confederazione si trovava il resto dell’economia diffusa, che talvolta stentava addirittura a riconoscersi nella dignità di impresa. La nostra storia collettiva – ha concluso – decennio dopo decennio, al commercio ha aggiunto nel nome e nell’identità anche il turismo, i servizi, i trasporti, le professioni e, infine, la cultura. Ci siamo scoperti, come ci ha definito proprio il presidente della Repubblica nel giugno scorso, protagonisti del divenire d’Italia”. LEGGI TUTTO

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    Bankitalia invita a rafforzare controlli su uso garanzie pubbliche nei prestiti a imprese

    (Teleborsa) – Nonostante la graduale riduzione dal picco osservato durante la pandemia, l’utilizzo delle garanzie pubbliche (erogate dal Fondo centrale di garanzia e da SACE) per il finanziamento delle imprese rimane “notevolmente più elevato rispetto al periodo pre-pandemico”. È quanto emerge da un focus del primo Rapporto sulla Stabilità Finanziaria del 2025 della Banca d’Italia.La Banca d’Italia ha svolto nel secondo semestre del 2024 una rilevazione presso le banche meno significative (less significant institutions, LSI). Le verifiche svolte dagli intermediari hanno interessato un campione rappresentativo di esposizioni di circa il 10 per cento (1,9 miliardi) dello stock di prestiti con garanzia statale (PGS) segnalati dalle LSI in Anacredit a giugno del 2024. Secondo quanto riportato dalle stesse banche, il 19% di questi prestiti presentava alcune anomalie, tuttavia giudicate tali da non generare rischi residui significativi a loro carico (garanzia inefficace) o da richiedere incrementi delle rettifiche di valore. Le anomalie hanno riguardato: (a) la mancanza di una documentazione completa di supporto, sanabile mediante l’integrazione del fascicolo documentale; (b) le modalità di assolvimento degli obblighi antiriciclaggio non pienamente aderenti al quadro regolamentare3; (c) una valutazione non adeguata del merito di credito; (d) l’utilizzo di fondi per finalità diversa da quella dichiarata dall’impresa beneficiaria.Le banche meno significative sono state informate sugli esiti della rilevazione e “invitate a rafforzare il sistema di gestione e controllo a presidio dell’attività connessa con i prestiti con garanzia statale”, sottolinea il rapporto.In particolare è stata richiamata l’attenzione sui seguenti aspetti: (a) la presenza della garanzia non può costituire di per sé un motivo per derogare agli standard generali di selezione e analisi del merito di credito della clientela, a maggior ragione dopo la conclusione del periodo di emergenza sanitaria; (b) vanno assicurati presidi di antiriciclaggio robusti, sia in fase di affidamento, specialmente alla nuova clientela, sia di monitoraggio; (c) devono essere rafforzati i presidi di controllo sull’intera filiera commerciale di erogazione dei prestiti (come la rete di agenti o mediatori); (d) va garantito il rispetto dei vincoli previsti dalle norme (ad esempio, i PGS non possono essere utilizzati per estinguere altre esposizioni); (e) vanno attentamente considerate le indicazioni dell’Unità di informazione finanziaria per l’Italia sulla collaborazione attiva (segnalazione delle operazioni sospette) e sugli indicatori di anomalia.Alle banche meno significative è stato quindi richiesto di incorporare tutti i rischi nel processo interno di determinazione dell’adeguatezza patrimoniale per il 2025 e di svolgere controlli per monitorare nel tempo l’attività nel comparto; in aggiunta, gli intermediari che presentano un’operatività fortemente incentrata sui PGS devono verificare la sostenibilità del modello di business, anche in uno scenario di ridimensionamento del ricorso al supporto della garanzia pubblica. In alcuni casi la Banca d’Italia ha imposto già nel 2024 una richiesta di capitale aggiuntiva nell’ambito del secondo pilastro, per tenere conto del rischio residuo non coperto dall’intermediari. LEGGI TUTTO

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    USA: offerte di posti di lavoro in calo a marzo, sotto attese

    (Teleborsa) – Cala il numero di offerte di posti lavoro negli USA a marzo. È quanto rilevato dal Report JOLTS dell’U.S. Bureau of Labor Statistics americano, che misura le posizioni di lavoro aperte (Job Openings) e le ricerche di personale avviate (recruitment).A marzo, le posizioni aperte sono scese a 7,192 milioni dai 7,480 milioni di fine febbraio (dato rivisto da un preliminare di 7,568). Il dato si è rivelato inferiore alle attese degli analisti, che prevedevano 7,5 milioni. Il numero di assunzioni è rimasto poco mosso a 5,4 milioni, mentre le dimissioni volontarie sono rimaste quasi invariate a 3,3 milioni. In calo, invece, i licenziamenti, scesi a 1,6 milioni. LEGGI TUTTO