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    Scuola, Anief: “Siglata intesa che proroga contratto su utilizzazioni e assegnazioni provvisorie”

    (Teleborsa) – “Finalmente quanto richiesto da Anief già dall’anno scorso trova applicazione in questa nuova intesa. Anche i neoimmessi in ruolo da prima fascia GPS sostegno e da concorso straordinario bis, anche se a tempo determinato, potranno presentare domanda di assegnazione provvisoria/utilizzazione in formato cartaceo. Commenta così l’Anief la firma dell’intesa che proroga il CCNI 2019/22 sulle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie. Si dovrebbe partire il 15 giugno per docenti e ATA, chiusura per tutti il 4 luglio, ma il sindacato ha chiesto all’amministrazione più tempo e la stessa ha comunicato che farà sapere a stretto giro.”Quanto orgoglio quando anche per 30 mila persone, colleghe, docenti – sottolinea il presidente nazionale Anief Marcello Pacifico – si riesce a far trionfare un diritto: quello di vivere per un anno con i propri figli e familiari, rispettare la Costituzione con l’assegnazione provvisoria negata l’anno scorso. Grazie alla firma di Stefano Cavallini per la delegazione e a tutti i segretari generali Anief oggi questo è possibile. Siamo soddisfatti di questo importantissimo risultato lo avevamo richiesto a pieni polmoni anche l’anno scorso, ma non eravamo come quest’anno seduti al tavolo di contrattazione e la differenza si è vista nella firma di questa intesa che apre anche ai docenti neoassunti a tempo determinato così come successe per gli ex FIT, anch’essi assunti negli scorsi anni a tempo determinato”. La convalida delle domande degli aspiranti assunti a tempo determinato sarà comunque subordinata al superamento del percorso annuale di formazione e prova nell’a.s. 2022/23. Riprese anche le modifiche alla Legge 104. Essendo stato eliminato il principio del referente unico sarà possibile per tutti i beneficiari dichiarare la precedenza per l’assistenza a familiare disabile grave. Gli ATA e gli educatori presenteranno domande cartacee. Anche i DSGA potranno partecipare alle operazioni di assegnazione provvisoria e utilizzazione.”Dobbiamo essere contenti per quello che abbiamo ottenuto in questa sessione negoziale – conclude Pacifico – abbiamo chiesto anche in queste operazioni di assegnazione/utilizzazione, cosi come richiesto con forza e ottenuto nell’ordinanza sui trasferimenti qualche mese fa, il rispetto delle modifiche della legge 104. Così come continuiamo ad essere attenti alle proposte dei DSGA”.Ora – evidenzia l’Anief – “restano solamente da aggiornare eventualmente i Contratti Integrativi Regionali (CIR) sulle materie di loro competenza per le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie”.Le domande cartacee provinciali vanno presentate all’ufficio scolastico della provincia di titolarità, quelle interprovinciali, invece, all’ufficio scolastico della provincia richiesta e, per conoscenza, a quello della provincia di titolarità. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Anief: “Ci aspettiamo risposte su organici, reclutamento, mobilità”

    (Teleborsa) – Anief conta si possano ancora salvare la scuola e la continuità didattica. A seguito dell’accantonamento alla Camera dei deputati di diversi emendamenti prospettati per modificare il decreto legge PA n. 44/2023, il giovane sindacato ha presentato le sue proposte per migliorare il decreto legge Enti territoriali. Sono diversi i punti: l’accesso diretto ai corsi abilitanti dei docenti “ingabbiati” e dei partecipanti ai concorsi straordinari; il reintegro dei docenti licenziati, come i dirigenti scolastici, che hanno superato la formazione e l’anno di prova; l’organico aggiuntivo ATA, indispensabile per gestire gli importanti fondi del PNRR assegnati alle scuole.”Non arrestiamo la nostra battaglia – afferma Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – e continueremo fino all’ultimo a lottare anche per le immissioni in ruolo da tutte le Gps, per l’idoneità di chi ha partecipato al concorso straordinario bis con successiva stabilizzazione, per le graduatorie concorsuali da allargare a tutti gli abilitati all’insegnamento, per le abilitazioni da attivare in fretta tenendo conto di chi ha fatto tanto precariato. Tra i temi sollevati dal sindacato ci sono anche le graduatorie dell’ultimo concorso ordinario e la mobilità interprovinciale sui docenti altrimenti immobilizzati”. LEGGI TUTTO

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    Scuola: oggi in Consiglio dei ministri due “cavalli di battaglia” Anief a tutela dei precari

    (Teleborsa) – “Una delle ingiustizie più grandi verso i docenti precari sta a un passo dall’essere superata. Con il Decreto salva-infrazione, oggi in Consiglio dei ministri, il Governo Meloni intende adeguare le regole italiane (sul Testo Unico sulla scuola, il Dlgs 297/1994, e sulla Buona Scuola, la Legge 107 del 2015) alle norme europee a proposito di due passaggi chiave: sia la ricostruzione di carriera per il personale scolastico e Afam neo-assunto, sia la mancata assegnazione della carta del docente a non mendo di 45mila supplenti annuali”. È quanto sottolinea il sindacato Anief in una nota. “Qualora i provvedimenti venissero approvati, per l’Anief – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – si tratterebbe di una doppia vittoria storica del nostro sindacato, derivante dalle sentenze ottenute in Corte di Giustizia europea dall’Avvocatura dell’Anief e a seguito della procedura d’infrazione 4231/14 ancora pendente e della denuncia al Comitato europeo dei diritti sociali, oltre che al Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa”.Le intenzioni del Governo, salvo ripensamenti dell’ultimo momento, – spiega Anief – sono quelle di permettere anche ai neo-assunti la ricostruzione di carriera del servizio pre-ruolo per intero, su effettivo servizio prestato, “senza più il “raffreddamento” di un terzo del servizio superiore ai quattro anni di supplenza come attualmente previsto e finora in barba alle sentenze, ottenute dall’Avvocatura Anief, della Corte di Cassazione e della pronuncia della Corte di Giustizia europea sulla causa Motter”.”Finalmente – prosegue la nota – cambiano il sia il Testo Unico, sia la Buona Scuola, come chiesto da Anief, che continuerà però il contenzioso anche per tutti gli altri supplenti esclusi dalla Carta docente nonché per tutto il personale assunto in ruolo fino ad oggi nell’impianto i decreti di ricostruzione di carriera. Il giovane sindacato ha stimato un danno da 2mila a 30mila euro la mancata ricostruzione di carriera per intero del servizio pre-ruolo e fino a 3 mila euro la mancata erogazione della carta docente ai supplenti per gli ultimi cinque anni. Rimangono il problema della mancata stabilizzazione del personale precario attraverso l’utilizzo del doppio canale di reclutamento, come ha chiesto ancora una volta Anief in Parlamento in questi giorni, e quello della mancata previsione di una specifica indennità che sempre il giovane sindacato ha rivendicata nel tavolo contrattuale in Aran per risarcire l’abuso dei contratti a termine, attualmente quantificato dalla Cassazione fino a 12 mensilità in base agli anni di supplenza su posto vacante e disponibile”.”L’Anief – afferma Pacifico – dalla sua fondazione ha lottato con tenacia in Parlamento e in Tribunale, presso le istituzioni italiane ed europee, per ottenere giustizia nella parità di trattamento tra personale precario e di ruolo. La decisione del Governo Meloni rappresenta una prima importante risposta per adeguare la normativa italiana a quella europea. Ci vorranno dei correttivi che l’Anief sicuramente suggerirà in sede di conversione in legge del decreto. Nel frattempo la battaglia continua in tribunale per tutti gli assunti fino ad oggi per la corretta riformulazione della ricostruzione di carriera e per i supplenti al 30 giugno o al 31 agosto per la Carta del docente. Gli interessati possono avvicinarsi alle sedi Anief territoriali e verificare con i nostri consulenti se vi sono le condizioni per presentare ricorso al giudice del lavoro, così da non permettere che l’amministrazione scorretta continui a sottrarre loro diritti e compensi annessi”.Il leader dell’Anief ha ringraziato la rete dei legali Anief coordinata dagli avvocati Walter Miceli e Fabio Ganci, gli avvocati che hanno patrocinato le cause in Corte di giustizia europea, come Giovanni Rinaldi, Nicola Zampieri, Vincenzo De Michele e Sergio Galleano, tutti i sindacalisti Anief che sono stati ancora in questi giorni impegnati in assemblee sindacali che hanno registrato più di 30mila partecipanti. LEGGI TUTTO

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    Incontro Mim personale Ata, Pacifico (Anief): “Prevedere i profili professionali”

    (Teleborsa) – “Il primo giugno ci sarà un nuovo incontro in Aran e si andrà anche ad affrontare il tema dei profili professionali. Il tavolo all’Aran c’è, questo è un tavolo politico, l’atto di indirizzo c’è. Siamo qui per chieder rassicurazioni e che interpretazioni in corso d’opera possono pervenire al presidente dell’Aran per andare a indirizzare la parte del contratto che dobbiamo andare a siglare”. È quanto ha affermatoMarcello Pacifico, presidente nazionale del sindacato Anief, intervenendo nel corso dell’incontro odierno presso il ministero dell’istruzione e del merito: all’ordine del giorno il “personale Ata. Iter di definizione del CCNL Istruzione Ricerca 2019-21″.”Per trent’anni abbiamo un profilo As e un profilo C che non sono mai stati attivati: è dal 1994 – ha detto il leader Anief – che avremmo potuto avere questi profili e non li abbiamo mai avuti. La paura è che nell’individuare i profili continuiamo a non avere gli organici autorizzati dal Mef. Nel contratto possiamo decidere – nell’altro tavolo – come distribuire le risorse, ma dobbiamo prevedere l’organico. Ad oggi gli organici non ci sono. Ieri all’Aran ci hanno detto che se non facciamo i profili professionali i 38 milioni di euro ce li sogneremo. Avremo organici in più? E se la risposta è no, indirizziamo l’Aran affinché si possano usare questi soldi in altro modo? Ma se l’università perde tempo, magari l’integrazione dell’atto di indirizzo sarebbe utile; è vero che perderemmo altri 2 mesi di tempo, ma li perdiamo in ogni caso. L’1 ci vediamo, ma non lo chiuderemo il contratto. Questi 38milioni li possiamo mettere nella disponibilità del tavolo se non cambia niente?”.Il presidente Anief ha aggiunto inoltre che “c’è una nota del 4 maggio 2023 che ha creato problemi ai Dsga: l’amministrazione ha risposto dicendo che l’erogazione dei soldi alle scuole è bloccata perché nella scuola hanno messo nella spesa di gestione i soldi da dare ai Dsga. Ci vogliamo chiarire? Nell’articolo 57 della bozza dell’Aran si ribadisce che i Dsga non possono prendere un euro in più rispetto a quello che prendono. Questi Dsga, cosa possono prendere?”Sulla Mobilità intercompartimentale – ha affermato Pacifico – “è possibile riconoscerla in uscita anche per l’amministrativo? Cerchiamo di capire se si può chiarire. Ci sono emendamenti al decreto PA: se dovessero andare avanti sarebbe possibile fare passare nel profilo Dsga chi lavora come Dsga anche se non ha la laurea. Altro argomento sul personale Ata: a noi – ha concluso Pacifico – piacerebbe poter prevedere i buoni pasto. Bisogna riconoscere che chi lavora a scuola, per 6 ore, ha bisogno di un buono pasto”. LEGGI TUTTO

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    Rinnovo contratto docenti e ata, Anief: “Mancano 300 euro al mese”

    (Teleborsa) – “Al personale della scuola, docenti e Ata, mancano nello stipendio 300 euro netti al mese: sono quelli che servirebbero per allineare le loro buste paga alla media UE e a spazzare gli effetti del caro energia e inflazione che alla fine di quest’anno arriverà a sfiorare il +15% in soli due anni. Un piccolo passo avanti è l’impegno preso ieri dal Governo che ha approvato una mozione con cui si impegna ad innalzare le spese per l’istruzione e la valorizzazione del personale”. È quanto sostiene il sindacato Anief.”Stando così le cose – afferma Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – reputiamo che oltre ad aumentare la spesa per la Conoscenza rispetto al Prodotto interno lordo nazionale, sia dovere di chi governa il Paese dare un compenso giusto a chi si occupa della sana crescita dei giovani. Oltre ad un aumento generalizzato, ricordiamo che serve una indennità specifica per chi svolge l’attività in trasferta fino a 81 euro di rimborso al giorno, ma anche sotto forma di buoni pasti, come avviene in altri settori, ad esempio con i metalmeccanici. Non sono delle concessioni, ma indennità assegnate a tutti i lavoratori, sia privati che pubblici. Perché nella scuola non si può? Noi non ci rassegniamo e lo torneremo a chiedere nel prossimo incontro all’Aran, dell’11 maggio, per il rinnovo del contratto collettivo nazionale 2019-2021 del comparto Istruzione e Ricerca. Anche noi vogliamo chiudere la trattativa, come ha intenzione di farlo la parte pubblica: l’intenzione, però, deve essere reciproca, perché se sulla parte economica possiamo solo contrattare sulla destinazione, che per noi deve riguardare anche il personale Ata, invece sulla parte normativa chiediamo di ricevere risposte positive. Come pure per introdurre le indennità oggi inesistenti, i tanti diritti calpestati, partendo da personale precario e donne, sino alla formazione per il personale in orario di servizio”.Il giovane sindacato ricorda che nel corso degli incontri di maggio all’Aran, che riguarderanno anche Afam e Ricerca, con i sindacati si parlerà anche della parte economica, con l’amministrazione che, a tal proposito, intende utilizzare le risorse finanziarie aggiuntive messe a disposizioni dalle precedenti leggi di bilancio: 300 milioni di euro per la scuola, messi a disposizione della contrattazione tramite atto di indirizzo integrativo del ministro per l’Istruzione e il merito, Giuseppe Valditara; 66,63 milioni per l’università; 53,46 milioni per la ricerca; 9,57 milioni per Afam. Per questi settori – riporta in queste ore la stampa specializzata – i soli incrementi mensili aggiuntivi sono pari a:70 euro per Afam, 116 euro per gli enti di ricerca e 66,63 euro per le università. Queste risorse sommate a quelle già corrisposte con l’accordo di dicembre consentono incrementi medi complessivi mensili così suddivisi: Scuola 118 euro (124 per i docenti); Università 164,48 euro; Afam 169,28 euro; Enti di ricerca 263,25 euro (questi ultimi riguardano essenzialmente gli enti di ricerca vigilati dal ministero Università e ricerca). È su queste basi, nelle intenzioni della parte pubblica, che – sottolinea l’Anief – si dovrebbe procedere all’accordo conclusivo che porti alla stipula del Ccnl 2019-2021.”Non si può firmare alcun contratto – ricorda Pacifico – senza la valorizzazione dei profili professionali, a partire dai Dsga che non sono mai stai pagati come direttori, ma anche da tutte le posizioni economiche del personale Ata, come pure per ristorare i docenti delle spese per il servizio reso lontano dalla loro residenza, per prevedere una specifica indennità di trasferta e per prevenire il burnout. È giunto il momento di assegnare delle indennità di incarico anche ai precari, a quali possiamo dobbiamo cominciare a pagare i permessi non retribuiti, come anche per finanziare il congedo delle donne vittime di violenza. Perché non possiamo continuare a parlare di continuità della didattica senza incentivare il personale docente e Ata che lavora lontano della propria residenza: come fanno, altrimenti, questi lavoratori a sopperire la costo della vita. Ecco perché dobbiamo dargli un’indennità di sede o di trasferta”.Anief a maggio tornerà anche a battersi per fare introdurre nel nuovo contratto l’estensione al personale docente dei permessi orari per visite mediche come disposto per gli Ata nel contratto 2018. Negli incontri previsti nei prossimi giorni, l’Anief chiederà ancora di includere i Glo tra le attività funzionali all’insegnamento e di stralciare la parte relativa alle sanzioni disciplinari per gli insegnanti, di cancellare i vincoli alla mobilità del personale, di rivedere anche i profili del personale di Enti di ricerca e Università, dove permane la discriminazione dei tecnologi e dell’Afam. LEGGI TUTTO

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    Scuola, Valditara presenta in CdM il Piano per la semplificazione

    (Teleborsa) – Migliorare i servizi scolastici per studenti e famiglie; garantire più cattedre coperte dal primo giorno di scuola; rafforzare l’alleanza tra i vari protagonisti del sistema scolastico; liberare gli istituti scolastici da eccessivi adempimenti burocratici. Questi gli obiettivi strategici contenuti nell’informativa relativa all’avvio del Piano per la semplificazione nel settore della scuola presentata oggi in Consiglio dei Ministri dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara in adesione a quanto annunciato a novembre scorso alle Camere durante l’illustrazione delle linee programmatiche dello stesso dicastero. “Uno degli impegni principali che abbiamo assunto e che stiamo mantenendo – ha dichiarato Valditara – è realizzare un serio intervento di sburocratizzazione della scuola, perché questa possa concentrarsi sulla sua missione principale: l’attività educativa. Con il Piano per la semplificazione puntiamo a migliorare la qualità della nostra scuola, rilanciamo e finalmente completiamo l’autonomia scolastica, introducendo nuove forme di coordinamento e di sostegno”.Il Piano è articolato su tre linee di intervento: interventi organizzativi/tecnologici; innovazione procedimentale/organizzativa; semplificazione normativa. È stato definito al termine di un percorso che ha visto il coinvolgimento e l’ascolto di varie categorie che animano la comunità della scuola (sindacati, associazioni, personale scolastico) e la ricognizione dei numerosi adempimenti a carico degli istituti e delle criticità incontrate dalle famiglie nell’accesso al “sistema scuola”. Viene così delineato un iter di azioni misurabili (anche in termini di differenza tra condizioni di partenza e risultati conseguiti) che convergono su obiettivi strategici, il cui grado di raggiungimento è anch’esso valutabile. Gli interventi avranno un’attuazione graduale e diversificata, in funzione della loro complessità.Parallelamente è prevista la presentazione di un disegno di legge di semplificazione collegato alla manovra finanziaria, che intervenga sul Testo unico in materia di istruzione e recepisca le eventuali necessità normative che emergano dagli interventi organizzativi/tecnologici e procedimentali/amministrativi o dal confronto con strutture periferiche del Ministero, Regioni, enti territoriali e altri soggetti interessati all’ecosistema Scuola. Già nel CdM del 16 febbraio scorso sono state anticipate, con il decreto-legge PNRR, importanti misure di semplificazione e di accelerazione di alcuni interventi in tema di edilizia scolastica.L’avvio del Piano prevede le prime 20 misure di semplificazione, riconducibili al primo livello di intervento (organizzativo/tecnologico). Vengono inoltre assicurate adeguate forme di trasparenza sullo stato degli interventi previsti, che verranno pubblicati sul sito web del Ministero.Interventi previsti – Da fine 2023 sarà attiva un’unica piattaforma online, che consentirà a famiglie e studenti l’accesso agli strumenti e alle informazioni utili per la scelta della scuola (per esempio dove sono localizzati gli istituti, quali sono gli indirizzi disponibili, i programmi e i piani formativi), in modo da procedere direttamente all’iscrizione e successivamente ai pagamenti richiesti nel corso degli studi. Il Piano prevede, inoltre, di garantire maggiore copertura delle cattedre sin dall’avvio dell’anno scolastico. Si prevedono diversi interventi, come la velocizzazione degli adempimenti per i pensionamenti, l’individuazione di soluzioni procedurali, organizzative e tecnologiche per poter effettuare le nuove nomine in tempi utili all’avvio dell’anno scolastico e una più veloce gestione delle supplenze brevi. Tra gli obiettivi anche quello di velocizzare i contributi statali alle famiglie meno abbienti per l’acquisto dei libri di testo. Il Piano punta, infine, a semplificare la gestione degli acquisti, ridurre il contenzioso. Attraverso una nuova piattaforma per il sistema degli acquisti e la realizzazione di soluzioni digitali di classificazione delle sentenze e di standardizzazione di modelli istruttori, le scuole verranno sollevate da eccessi di burocrazia. LEGGI TUTTO

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    Scuola, rinnovo contratto 2022/24: Governo lavora per reperire 8 miliardi. Per Anief ne servono 16

    (Teleborsa) – “Finalmente il Governo Meloni sembra dare un’apertura rispetto al rinnovo del contratto dei lavoratori statale per il periodo 2022/24. Nel Documento di economia e finanza 2023 c’è scritto che occorrono risorse per il pubblico impiego che si troveranno con il rafforzamento della revisione della spesa corrente, che con risparmi crescenti nel tempo, contribuirà alla copertura di tali politiche”. Il problema – evidenzia l’Anief – è che “il governo ha a disposizione 3 miliardi da spendere quest’anno, ottenuti grazie alla maggiore crescita economica. Soldi che saranno utilizzati per un nuovo taglio del cuneo fiscale da maggio a dicembre di quest’anno e che si andrà a cumulare alla riduzione di tre punti percentuali dei contributi per i redditi fino a 25 mila euro, e di due punti per quelli fino a 35 mila euro”.”Il problema – commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief – è che per un aumento adeguato degli stipendi pubblici di miliardi ce ne vogliono più del doppio: almeno 16, perché l’inflazione del 2022 è di 7,2% punti a dispetto dell’1,5% stanziato dal Governo Draghi e dell’altro 1,5% stanziato dall’attuale Governo Meloni. Gli 8 miliardi che sarebbero messi sul ‘piatto’ dall’esecutivo in carica servirebbero solo per pagare subito adeguamento dell’indennità di vacanza contrattuale non finanziato per il 2023 e adeguato solo al 2022. Non si pensi – continua Pacifico – che per pareggiare almeno il costo della vita e dare un minimo di aumento vero possa bastare il taglio del cuneo fiscale e quello delle aliquote Irpef, sono certamente degli aiuti ma non bastano affatto per coprire le spese che ogni mese i dipendenti pubblici devono affrontare”.Giusto ieri, anche la presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra, nel corso della conferenza stampa seguita alla relazione sull’attività e sugli indirizzi giurisprudenziali della Corte nel 2022, ha detto “quello dei salari bassi è un problema non soltanto italiano ed è un problema molto serio”. Sciarra ha invitato a prestare attenzione all’articolo 36 della Costituzione, che prevede come il lavoratore abbia “diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Secondo me – ha precisato – è uno degli articoli più interessanti e belli della nostra Costituzione, perché mette insieme il principio della dignità, con il principio della sussistenza, con il principio della famiglia”.L’Anief fa sapere di “approvare in pieno le dichiarazioni della presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra”. Il giovane sindacato ha calcolato che occorrono tra i 6 e gli 8 miliardi di euro per pagare l’indennità di vacanza contrattuale piena, che copra fino al 15 per cento di aumento di inflazione che si è venuta a determinare tra il 2022 e il 2023. Per questo, coprire il disavanzo con appena l’1,5%, come è stato fatto per il 2023, non può bastare. Senza dimenticare il 2013 derubato dalla carriera: per questo motivi, Anief ha avviato una campagna nazionale per tutelare le retribuzione durante l’inflazione salita di 12 punti solo nell’ultimo anno per la guerra in Ucraina e il caro energia: la normativa vigente primaria prevede infatti che l’indennità di vacanza contrattuale sia pari a non meno il 50% dell’aumento del costo della vita, quindi attorno al 7 per cento, considerando pure l’anno in corso. In cifre, anziché tra 6 ai 14 euro di aumento servono almeno 80 euro medi. LEGGI TUTTO

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    UniCredit Foundation: in Italia 500mila euro a progetti di contrasto alla povertà educativa

    (Teleborsa) – Si è conclusa la prima edizione della “Call for Education – Italy Regions”, iniziativa di solidarietà promossa da UniCredit Foundation e realizzata con il supporto di UniCredit grazie al progetto “Carta E” a sostegno di progetti di contrasto alla povertà educativa realizzati da organizzazioni non profit su tutto il territorio nazionale. Sono 4 le iniziative premiate, con un contributo complessivo di 500mila euro.Tramite il progetto “Carta E”, il due per mille delle spese effettuate dai clienti che utilizzano le carte di credito “Etiche” – fa sapere Unicredit in una nota – è andato ad alimentare, senza alcun onere a carico del titolare della carta, uno specifico Fondo destinato a iniziative sociali realizzate da organizzazioni non profit.Nello specifico, la “Call for Education – Italy Regions” ha coinvolto le sette Region commerciali di UniCredit (Nord Ovest, Lombardia, Nord Est, Centro Nord, Centro, Sud e Sicilia) deputate a gestire i rapporti con i territori, cogliendo i bisogni e le sensibilità delle comunità locali, nell’individuazione di progetti educativi a favore di giovani nella fascia di età 11-19 anni (scuola secondaria inferiore e superiore), con particolare focus su:contrasto della dispersione scolastica; acquisizione di competenze adeguate al proseguimento degli studi universitari; acquisizione di competenze adeguate all’ingresso nel mondo del lavoro. Grazie a tale collaborazione, su un totale di 55 candidature sono stati premiati 4 progetti formativi con un importo complessivo di 500mila euro.”Questa prima edizione della Call for Education – Italy Regions – ha commentato Silvia Cappellini, direttore generale di UniCredit Foundation – ha registrato grande interesse e partecipazione da parte di associazioni attive sul territorio nazionale che hanno presentato importanti progetti a supporto di giovani e istruzione. L’abbandono precoce degli studi e la mancata acquisizione di competenze adeguate per il proseguimento degli studi universitari o per l’ingresso nel mondo del lavoro sono fenomeni diffusi nella maggior parte dei Paesi in cui il Gruppo opera. Ciò è dovuto a diversi fattori, ma dipende in larga misura dalle condizioni socio-economiche e culturali delle famiglie e dei territori in cui i bambini nascono e crescono. La scuola rappresenta un presidio essenziale nel contrasto alle disuguaglianze e noi riteniamoche solo una scuola di qualità possa dare pari opportunità di apprendimento a tutti gli studenti e, soprattutto, a quelli più svantaggiati. È per questo che ci impegniamo e lavoriamo ogni giorno per affiancare i giovani nei loro percorsi di studi promuovendo occasioni di apprendimento e crescita, affinché nessuno venga lasciato indietro”.I progetti vincitori – NORD OVEST (3 scuole di Torino, Alessandria e Vercelli): AGS per il Territorio – Progetto “Maker Lab”.Contrasto della dispersione scolastica attraverso potenziamento delle competenze di base, logiche e trasversali per sostenere l’autoefficacia e la motivazione di adolescenti in situazione di svantaggio; apprendimento esperienziale e percorsi di orientamento; presa in carico e accompagnamento psicologico, educativo e scolastico. Beneficiari: 360 studenti 11-16 anni. Durata: 24 mesi.NORD EST (6 scuole di Veneto e Trentino-Alto Adige): CEDEL – Cooperativa Sociale Educativa ELIS – Progetto “Cloto”. Progetto destinato alle classi seconde delle scuole secondarie di secondo grado, per sostenere ragazzi in difficoltà, con disabilità o ad alto rischio di abbandono scolastico, attraverso laboratorio multimediale; laboratorio per affinare soft e hard skill, per cimentarsi nella creazione di proposte progettuali in risposta a sfide lanciate da realtà imprenditoriali locali; palestra digitale di allenamento per gestire in modo efficace un colloquio di lavoro; interventi di figure di successo “ispirazionali” (start up, imprenditori, neolaureati) all’interno delle scuole. Beneficiari: 150 studenti 14-19 anni. Durata: 18 mesi. SUD (5 scuole della provincia di Bari, Barletta e Matera): Consorzio Meridia – Progetto “Skill@ti”. Contrasto alla dispersione scolastica e alla povertà educativa mediante l’attivazione di percorsi di apprendimento formale e non formale per l’acquisizione di soft skill e di compoetenze utili all’inserimento nel mondo del lavoro. Attività: Digital Technoligie Campus; percorsi di promozione della salute; percorsi di cittadinanza atttiva. Beneficiari: 300 studenti 13-16 anni. Durata: 24 mesi. SICILIA (2 scuole delle province di Catania e di Agrigento): Junior Achievement Italia – Progetto “Salvaborgo”. Percorso di empowerment, ri-motivazione e orientamento attraverso l’educazione imprenditoriale. Il fine è quello di aiutare i ragazzi che vivono in comuni isolati e ad alto tasso di spopolamento nel riconoscersi come attori di cambiamento sociale, capaci di attivarsi per la rigenerazione dei propri territori. Grazie a esperienze pratiche e interattive, gli studenti saranno coinvolti nell’individuazione di alcune delle sfide legate alle proprie comunità, sviluppando soluzioni imprenditoriali innovative. Beneficiari: 150 studenti 15-18 anni. Durata: 24 mesi. LEGGI TUTTO