2 Aprile 2021

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    Covid, FMI: “Nel 2021 verso ondata Pmi insolventi. A rischio 20 milioni di posti di lavoro”

    (Teleborsa) – La pandemia di Covid-19 ha incrementato il rischio di insolvenza in particolar modo tra le piccole e medie imprese, tipologia di aziende prevalente nei settori più duramente colpiti come turismo, ristorazione e intrattenimento. E senza interventi governativi anche le imprese considerate vitali possono finire con l’essere liquidate soprattutto in quei comparti caratterizzati da un modello labour intensive. Questo l’allarme lanciato dal Fondo monetario internazionale (Fmi) nel rapporto “Insolvency Prospects Among Small and Medium Enterprises in Advanced Economies: Assessment and Policy Options”. In tale scenario, rileva il Fmi, le economie avanzate corrono il rischio di subire un’ondata di liquidazioni che potrà determinare la perdita di milioni di posti di lavoro, causare danni al sistema finanziario, e minare una ripresa economica che appare già di per sé fragile. Un’ondata che le autorità economiche devono tentare di arginare con nuovi provvedimenti. L’ampia elargizione di sostegni attraverso prestiti, garanzie di credito e moratorie sui pagamenti dei debiti ha protetto molte pmi dal rischio immediato di fallimento. Tuttavia tali misure non possono far fronte ai problemi di solvibilità. Man mano che le imprese accumulano perdite e si indebitano per continuare a funzionare, aumenta per loro il rischio di insolvenza. A tale proposito i risultati che emergono dallo studio elaborato dai tecnici del Fmi appaiono molto preoccupanti. Il Rapporto stima che nel 2021 la pandemia incrementerà dal 10% al 16% la percentuale di pmi insolventi nelle 20 economie più avanzate d’Europa, dell’Asia e del Pacifico. Un aumento che potrà avere un impatto simile all’ondata di liquidazioni a cui si è assistito nei 5 anni successivi alla crisi finanziaria mondiale del 2008 con la differenza che avverrà in un arco temporale molto più breve. Dal momento che oltre il 10% dei lavoratori sono impiegati in piccole e medie imprese quest’ondata di fallimenti potrebbe mettere a rischio 20 milioni di posti lavoro, un numero praticamente pari a quello degli attuali disoccupati nei Paesi oggetto dell’analisi. Lo studio sottolinea, inoltre, la possibilità di problemi di liquidità per il 18% delle pmi che potrebbero, nell’immediato, non riuscire a far fronte ai propri obblighi finanziari. Per tale ragione lo studio evidenzia la necessità di proseguire con le misure di supporto alla liquidità.Un altro motivo di preoccupazione, avverte il Fmi, riguarda le ripercussioni della crisi sulle banche. L’aumento di pmi insolventi potrebbe, infatti, provocare fallimenti e, di conseguenza, con la cancellazione di debiti importanti, minare il capitale delle banche. Nei paesi più duramente colpiti dall’emergenza sanitaria – soprattutto nel sud dell’Europa – molti istituti bancari potrebbero vedere il coefficiente patrimoniale Common Equity Tier 1 (CET1), indicatore che esprime la solidità di un istituto bancario, scendere di oltre 2 punti percentuali. Le banche più piccole potrebbero essere colpite in maniera più forte dal momento che, in molti casi, sono specializzate in prestiti alle piccole imprese. Il Fmi stima che un quarto di esse potrebbero subire una perdita di almeno 3 punti percentuali nei loro coefficienti patrimoniali, mentre il 10% potrebbe dover far fronte a un calo anche maggiore di almeno 7 punti percentuali. Rispetto alle crisi precedenti per il Fmi appare dunque chiara la necessità di un supporto governativo. Data l’entità del problema – si legge nel rapporto – in questo caso i costi dei fallimenti sarebbero di gran lunga maggiori rispetto a quelli maturati dai singoli debitori e creditori. Per tale ragione, secondo il Fmi, i Paesi con adeguato spazio fiscale e trasparenza dovrebbero puntare su iniezioni di capitale attraverso strumenti di quasi-equity. Un’opzione per i governi è quella di estendere i prestiti partecipativi attraverso nuovi prestiti o la conversione di quelli esistenti. LEGGI TUTTO

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    Carige, Fondo interbancario incarica Deutsche Bank di trovare un acquirente

    (Teleborsa) – Il Fondo interbancario di tutela dei depositi (FITD) e lo Schema Volontario (SV) hanno incaricato Deutsche Bank, Milan branch, in qualità di financial advisor per gestire la cessione della quota in Banca Carige.Lo si legge in una nota del FITD, la quale sottolinea che per le specifiche attività legali, industriali e finanziarie saranno coinvolti Bonelli Erede, Prometeia e KPMG. Il FITD e lo SV proseguiranno il loro impegno a fianco di Banca Carige per valorizzarne le potenzialità, conclude la nota. LEGGI TUTTO

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    Accordo tra Facebook e startup milanese: processo estinto

    (Teleborsa) – Facebook e la società lombarda di sviluppo software Business Competence hanno trovato un “accordo transattivo” che ha fatto dichiarare “estinto” il processo in corso da parte della Cassazione. A gennaio il colosso di Menlo Park era stato condannato dalla Corte d’Appello di Milano a risarcire la società italiana con 3,8 milioni di euro. Secondo i giudici italiani, Facebook aveva copiato (con l’applicazione Nearby) a Business Competence una app che consente agli utenti di individuare negozi, locali, ristoranti di loro interesse e vicini.Nel decreto depositato oggi dalla Prima sezione civile della Suprema Corte si rileva che nel 2018 la “Facebook Inc, la Facebook Ireland e la Facebook Italy, hanno impugnato la sentenza pubblicata in data 16 aprile 2018 dalla Corte di Appello di Milano” e che la Business Competence “ha resistito con controricorso”. Il decreto prosegue sottolineando che le società sopra citate hanno “dato atto di aver raggiunto un accordo transattivo che definiva la controversia con integrale compensazione delle spese di lite” e che “hanno rinunciato al ricorso”. LEGGI TUTTO

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    Creval, Collegio non accoglie accuse Credit Agricole a CdA su comunicati OPA e conti

    (Teleborsa) – Credit Agricole ha presentato al collegio sindacale del Creval una denuncia avente ad oggetto i comunicati stampa della banca valtellinese contenenti le valutazioni preliminari degli advisor sull’OPA e i risultati 2020. È quanto emerge dal documento di risposta del collegio sindacale del Credito Valtellinese messo a disposizione degli azionisti in vista dell’assemblea del 19 aprile.L’istituto francese accusa il consiglio di amministrazione del Creval di aver anticipato “al mercato le proprie valutazioni” sull’OPA “in modo del tutto improprio, illegittimo e fuorviante” senza aspettare il documento di offerta e attraverso lo “stratagemma di riportare pretese opinioni di terzi advisors, analisti non identificati”.Inoltre, Credit Agricole ha rilevato diversi “profili di anomalia” nei conti. I fatti censurati sono stati segnalati anche alla Consob, emerge dalla risposta dei sindaci all’Agricole, che hanno ritenuto non fondata la denuncia sui risultati e ha escluso che “vi siano i presupposti per considerare rilevanti i fatti denunciati in relazione ai comunicati OPA”. LEGGI TUTTO

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    Telemarketing, Fastweb: collaborato con Garante e avviato programma mirato a privacy

    (Teleborsa) – “Fastweb considera la protezione dei dati e la tutela della privacy dei propri clienti una priorità e a tal fine ha cooperato con il Garante nel corso dell’istruttoria per individuare gli strumenti più idonei a garantire che i fenomeni descritti e relativi al periodo dal dicembre 2018 al febbraio 2020 non possano più verificarsi”. È la risposta della società di telecomunicazioni alla sanzione di 4,5 milioni di euro arrivata oggi dal Garante della Privacy.”Come riconosciuto dal Garante, l’azienda ha avviato immediatamente, a partire da febbraio 2020, un programma di azioni mirato in tal senso, attraverso la progressiva dismissione delle attività di telemarketing che non presentano requisiti di affidabilità, il rafforzamento delle misure di sicurezza per l’accesso ai database aziendali e l’adozione di misure di controllo più stringenti sulla rete di vendita”, sottolinea Fastweb in una nota. LEGGI TUTTO

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    USA, aumenta la pressione sulla FED con i dati economici migliori del previsto

    (Teleborsa) – I 916 mila occupati in più nel mercato del lavoro statunitense a marzo sono un’ottima notizia per il Paese e la ripresa globale, ma paradossalmente potrebbero creare qualche grattacapo in più a Jerome Powell, il numero uno della Federal Reserve. L’accelerazione dell’economia – gli analisti si aspettavano “solo” 647 mila buste paga in più – potrebbe far surriscaldare troppo l’inflazione, gettando le basi per un cambiamento prima del previsto alla politica monetaria della FED.”La Federal Reserve sarà meno preoccupata sullo stato di salute del fronte occupazionale e dovrà sia incominciare a monitorare da vicino un possibile ritorno delle pressioni inflazionistiche che vigilare sul rialzo dei rendimenti dei treasuries”, spiega Filippo Diodovich, senior strategist di IG Italia. “Con una inflazione in rialzo e un forte miglioramento del mercato del lavoro, il presidente della FED avrà sempre più pressioni per cambiare la politica monetaria – aggiunge l’analista – Powell cercherà di resistere il più a lungo possibile anche con una inflazione superiore al 2,5% per evitare di destabilizzare la stabilità finanziaria dei mercati”.”Il quadro generale aumenta la sensazione che la politica monetaria e fiscale siano fuori fase rispetto all’economia in generale”, afferma invece Michael Shaoul, CEO di Marketfield Asset Management. “Sebbene comprendiamo che questo è attualmente un obiettivo esplicito sia della Federal Reserve che dell’amministrazione Biden, le probabilità di conseguenze indesiderate sono aumentate”.Se l’andamento positivo dell’occupazione – il tasso di disoccupazione è sceso ulteriormente al 6% – dovesse essere confermato nei prossimi mesi, secondo molti osservatori ci potrebbe anche essere una revisione al rialzo dei dati macroeconomici per il 2021. Con il mercato del lavoro USA che recupera a questi livelli “non è inconcepibile che i posti persi durante la pandemia vengano ripristinati prima della fine dell’anno, cosa che se accadesse implicherebbe che la Federal Reserve potrebbe alzare i tassi già il prossimo anno” piuttosto che nel 2024. È il parere di James Knightley, economista di ING, che pensa sia possibile che si prosegua su questi ritmi sia ad aprile che a maggio, per poi passare a aumenti di 300-700 mila posti in più al mese nel resto dell’anno.C’è chi legge i dati del mercato del lavoro in una luce ancora più ottimistica. Secondo lan Ruskin, capo stratega internazionale della Deutsche Bank, nel 2021 “vedremo l’economia degli Stati Uniti crescere a un ritmo più rapido della Cina per la prima volta in oltre 40 anni”. “La grande speranza è che questa crescita sia sostenibile, che non sia inflazionistica – ha sottolineato a Bloomberg – Certo, ci saranno squilibri, ma dal punto di vista della crescita globale, gli Stati Uniti sono decisamente in testa”. LEGGI TUTTO

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    Air France-KLM, CdA pronto a discutere nuova tranche di aiuti

    (Teleborsa) – Il consiglio di amministrazione di Air France-KLM potrebbe discutere già lunedì di un nuovo piano di aiuti governativi per il suo ramo francese. La holding franco-olandese deve comunque aspettare gli sviluppi della trattiva tra il governo francese e la Commissione europea, la quale ha delle preoccupazioni per quanto riguarda la concorrenza, secondo quanto riporta Bloomberg.Sotto il peso della pandemia, il gruppo ha perso 7,1 miliardi di euro nel 2020 e ha già beneficiato di consistenti aiuti pubblici per oltre 10,4 miliardi di euro, di cui 7 miliardi in prestiti diretti o garantiti dallo Stato francese. A inizio settimana il ministro dell’Economia francese, Bruno Le Maire, aveva detto che la Francia è “vicino alla definizione di un un accordo con la Commissione Europea sul dossier Air France”, descrivendolo come un “accordo equo, che proteggerà Air France e che garantirà i nostri interessi nel rispetto delle leggi sulla concorrenza”.Francia e Paesi Bassi (che assieme controllano il 28% del gruppo) sono in trattativa da mesi su un nuovo piano di finanziamento per il vettore, il cui debito netto è salito fino a 11 miliardi di euro alla fine del 2020. Secondo Bloomberg, la Francia sta cercando di difendere la compagnia da richieste pro-concorrenza della Commissione, come quelle per la rinuncia agli ambiti diritti di atterraggio negli aeroporti di Parigi-Orly e Amsterdam Schiphol. LEGGI TUTTO

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    Auto, Ecobonus: per Euro 6 restano solo 12 milioni sui 250 stanziati nel 2021

    (Teleborsa) – In tre mesi l’Ecobonus per i veicoli euro 6 è già agli sgoccioli e rimangono poco più di 12 milioni sui 250 stanziati per gli incentivi. Meno gettonati, invece, gli eco-incentivi per acquistare mezzi ibridi o elettrici: dei 120 milioni aggiuntivi messi a disposizione per il 2021 con la manovra ne sono stati prenotati un terzo, circa 42 milioni. Questo il quadro che emerge dai dati pubblicati sul portale Ecobonus del ministero dello Sviluppo economico. Nel dettaglio, per le auto con emissioni tra 61 e 135 grammi di CO2 al km (comprensive quindi di alimentazione a benzina o diesel di ultima generazione) sono stati prenotati finora circa 238 milioni, mentre per le auto elettriche o ibride, tra 0 e 60 g/km, sono stati prenotati poco più di 42 milioni di euro. I contributi concessi per le fasce di emissioni 0-20 g/km e 21-60 g/km sono stati rifinanziati nella legge di bilancio con 120 milioni di euro per tutto il 2021, che portano i fondi complessivi a 390 milioni. Gli incentivi ammontano per la categoria da 0-20 g/km a 6mila euro con rottamazione e a 4mila senza rottamazione; per quella 21-60 g/km a 2.500 euro con rottamazione e 1.500 senza rottamazione. Alle stesse due fasce potranno aggiungersi 2mila euro con rottamazione e mille senza rottamazione fino al 31 dicembre 2021. In tal caso è anche previsto uno sconto praticato dal venditore pari ad almeno 2mila euro o mille euro a seconda che sia presente o meno la rottamazione. Lo sconto massimo arriva dunque, nel caso di un’auto a emissioni zero, fino a 10mila euro per scendere poi a seconda delle emissioni, dello sconto del concessionario e della presenza o meno di un’auto da rottamare. Per i veicoli ad alimentazione tradizionale, ma comunque di ultima generazione, le due fasce di emissioni 61-90 g/km e 91-110 g/km sono state rimodulate in un’unica fascia 61-135 g/km, finanziata con 250 milioni di euro che sono andati a rimpinguare il precedente fondo andato esaurito. La durata dell’incentivo pari a 1.500 euro è di sei mesi, ed è possibile usufruirne solo con rottamazione. Anche in questo caso all’incentivo si aggiunge uno sconto praticato dal venditore pari ad almeno 2mila euro. LEGGI TUTTO