19 Gennaio 2022

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    USA, permessi edilizi dicembre +9,1% apertura cantieri +1,4%

    (Teleborsa) – Segnali contrastanti giungono dal mercato edilizio USA a dicembre. Secondo il Dipartimento del Commercio statunitense i nuovi cantieri avviati hanno registrato un aumento dell’1,4%, attestandosi a 1,702 milioni di unità, dopo il balzo dell’8,1% registrato a novembre (dato rivisto da +11,8%). Le attese degli analisti avevano previsto un numero di cantieri in aumento fino a 1,650 milioni. Si stima che nel 2021 siano state avviate 1.595.100 unità abitative. Si tratta del 15,6% in più rispetto alla cifra del 2020 di 1.379.600 unità.I permessi edilizi rilasciati dalle autorità competenti hanno registrato nello stesso periodo un incremento del 9,1% a 1,873 milioni di unità, dopo il +3,9% registrato il mese precedente. Le attese degli analisti erano per un aumento dei permessi a 1,701 milioni. Si stima che circa 1.724.700 unità abitative siano state autorizzate da permessi di costruzione nel 2021. Si tratta del 17,2% in più rispetto alla cifra del 2020 di 1.471.100 unità. LEGGI TUTTO

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    Enti locali, ampi margini miglioramento su digitalizzazione e innovazione

    (Teleborsa) – In Italia esistono ancora ostacoli di natura culturale ed economica che bloccano la piena informatizzazione della PA a livello locale. Lo rivela una indagine della Banca d’Italia, condotta su un campione di 550 enti locali per valutarne l’informatizzazione.Le motivazioni che spingono gli enti nell’adozione di nuove tecnologie sono la volontà di migliorare i servizi offerti all’utenza (86% degli enti) e la necessità di adempiere alle disposizioni normative (56% degli enti). Fra i fattori di ostacolo vi sono invece la limitatezza delle risorse finanziarie a disposizione (65% degli enti) e le carenze di professionalità del personale (58% degli enti).Gli enti faticano ad adeguarsi agli obblighi dettati dal Codice dell’Amministrazione Digitale per l’informatizzazione della PA: il 30% degli enti consente l’accesso ai propri servizi online tramite SPID; il 40% non ha ancora individuato un Responsabile per la Transizione Digitale; il 55% non ha ancora avviato gli sviluppi per utilizzare l’AppIO; il 12% enti non ha ancora aderito a PagoPA.Quanto ai canali online vi sono ampi margini di miglioramento: circa il 53% degli enti ha un sito internet esclusivamente informativo e non abilitato al dialogo con l’utenza, percentuale che sale al 67% nel Mezzogiorno. Quanto ai pagamenti solo il 30% degli enti consente il pagamento online tramite il proprio sito, ma la percentuale scende al 13% nel Mezzogiorno; circa il 41% delle entrate degli enti avviene tramite bonifico, il 25% tramite F24 e il 17% tramite bollettini di c/c postale, il 5% in contanti e il 4% con carte di pagamento, mentre la restante parte è relativa a MAV, assegni e strumenti residuali.Nonostante i gravi ritardi, tra gli enti iniziano a diffondersi i più recenti paradigmi tecnologici: circa la metà degli enti ha adottato tecnologie di cloud computing, mentre un ulteriore 15% ne starebbe valutando l’implementazione; circa il 13% degli enti sta utilizzando almeno una soluzione basata su strumenti quali Big Data Analytics, Intelligenza Artificiale, Internet of things e tecnologie blockchain.L’adozione di SIOPE+, l’infrastruttura che consente un più efficace dialogo fra PA e banche tesoriere, ha consentito alle amministrazioni una migliore integrazione con gli altri sistemi informatici utilizzati (67% degli enti) e una riduzione del ricorso a documenti cartacei (56%); il 41% delle Amministrazioni ritiene che SIOPE+ abbia reso più percorribile un eventuale cambio di tesoriere.La formazione è ancora limitata. Circa due terzi degli enti l’ha prevista per meno del 20% del personale e le iniziative hanno riguardato prevalentemente la gestione documentale, la sicurezza informatica e le piattaforme SPID e PagoPA. Solo una ridotta parte di enti procede su base periodica a rilevare le esigenze di formazione del personale. Infine, Circa il 95% degli enti ha fatto ricorso a forme di smart working nell’immediata comparsa dell’emergenza Covid-19, negli scorsi mesi marzo e aprile 2020; di questi, il 32% non ha dovuto fare ricorso a investimenti ad hoc. LEGGI TUTTO

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    Future USA in rialzo. Trimestrali positive offuscano timori su tassi

    (Teleborsa) – Dopo una sessione contraddistinta da un pensato rosso (il Nasdaq è sceso del 2,6%) i futures dei tre principali indici indicano che il mercato americano dovrebbe aprire in rialzo. A garantire un sentiment positivo sono i risultati trimestrali positivi in arrivo da colossi come UnitedHealth, Bank of America e Morgan Stanley, che fanno passare in secondo piano i timori sull’aumento dei rendimenti obbligazionari (i quali hanno mandato ieri KO i titoli tecnologici).Oggi diffondono i dati trimestrali, tra gli altri, a Bank of America, Procter & Gamble, UnitedHealth, US Bancorp, Morgan Stanley, Alcoa, United Airlines, Discover Financial, FNB, Fastenal, Citizens Financial, Prologis, State Street, Comerica. Domani tocca a Netflix, Travelers, Union Pacific, American Airlines, Baker Hughes, Fifth Third, Intuitive Surgical, Northern Trust, CSX, Regions Financial, PPG Industries.Il contratto sul Dow Jones guadagna lo 0,35% a quota 35.490 punti, mentre quello sullo S&P 500 mostra un rialzo dello 0,52% a 4.601 punti. Il derivato sul Nasdaq segna un +0,77% a 15.326 punti.Sul fronte macroeconomico, sono aumentate le domande di mutui settimanali (mentre i tassi sui mutui trentennali sono balzati al 3,64%). Prima dell’Opening Bell, il Dipartimento del Commercio (Census Bureau) diffonde i dati sull’apertura di cantieri e i permessi per la costruzione di nuove abitazioni.Tra i titoli sotto osservazione ci sono quelli che hanno diffuso le trimestrali nel pre-market; su tutti spiccano Bank of America, che ha registrato un balzo dell’utile grazie all’aumento degli impieghi e al forte M&A, e di Morgan Stanley, che ha segnalato forti ricavi da consulenza e da trading di azioni. UnitedHealth e Procter & Gamble hanno battuto le previsioni degli analisti sugli utili. Continua a perdere terreno Sony, dopo che ieri Microsoft ha annunciato di voler acquisire Activision Blizzard per 68,7 miliardi di dollari. SoFi Technologies dovrebbe registrare un balzo in borsa dopo che ha ottenuto la licenza bancaria. LEGGI TUTTO

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    “Fin+Tech”, Credem entra nel più grande acceleratore di startup del settore

    (Teleborsa) – Il Gruppo Credem entra come investitore in “Fin+Tech”, il percorso di supporto allo sviluppo (acceleratore) di nuove imprese tecnologiche in ambito finanziario e assicurativo (fintech e insurtech) nato da un’iniziativa di CDP Venture Capital, società di gestione del risparmio al 70% di CDP Equity ed al 30% di Invitalia, insieme a Digital Magics, Startupbootcamp, Fintech District e SIA. “Fin+Tech” è parte della Rete Nazionale Acceleratori CDP, che CDP Venture Capital attraverso il proprio Fondo Acceleratori sta sviluppando nei principali distretti tecnologici del territorio italiano per sostenere lo sviluppo di nuove competenze e imprenditorialità nel settore dell’innovazione.Per il Gruppo Credem – spiega l’Istituto in una nota – l’obiettivo è proseguire nella strategia di sviluppo del progetto di Corporate Venture Capital (CVC), lanciato ad aprile 2021, attraverso cui il Gruppo punta a investire in partecipazioni al capitale di società ad alto potenziale di sviluppo con la finalità di sviluppare tecnologie e modelli innovativi per rafforzare il proprio business e generare valore per la clientela migliorando la qualità di prodotti e servizi.”Siamo molto soddisfatti di essere tra i promotori del principale acceleratore italiano di imprese innovative insieme a primari attori dell’ecosistema italiano in ambito fintech ed insurtech – ha dichiarato Piergiorgio Grossi, chief innovation officer Credem –. Questa iniziativa rappresenta un passo in avanti nel percorso di innovazione avviato dal Gruppo negli ultimi anni con l’obiettivo di continuare ad evolvere i servizi offerti ai nostri clienti, con una sempre più forte attenzione ai canali digitali”.Fin+Tech è un programma triennale che prevede di sostenere la crescita di 16 nuove imprese innovative all’anno (otto in ambito fintech e otto insurtech) per un totale di 48 startup selezionate in base a criteri legati al potenziale di crescita ed alla capacità di indirizzare le principali sfide di innovazione delle aziende del settore bancario e assicurativo. Il programma è gestito da Digital Magics, Startupbootcamp e Fintech District, rispettivamente il principale acceleratore italiano, il primo acceleratore Europeo e la più grande community internazionale di riferimento per l’ecosistema del fintech e insurtech in Italia. Anche SIA – leader europeo nella progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture e servizi tecnologici dedicati alle istituzioni finanziarie, banche centrali, imprese e pubbliche amministrazioni –, co-investitore e corporate partner del progetto fin dalla sua ideazione, fornirà supporto alle imprese attraverso la propria esperienza, le proprie tecnologie ed il forte posizionamento nell’innovazione in ambito finanziario.Il progetto favorirà la collaborazione tra le imprese innovative selezionate e le aziende partner, con il duplice obiettivo di far crescere le startup, perfezionare le soluzioni di business ideate ed accelerare la trasformazione digitale delle aziende partecipanti. Ad oggi – fa sapere Credem – hanno già aderito al programma come corporate partner numerose realtà bancarie e finanziarie italiane.Il Gruppo Credem, in particolare, tramite Credemtel, parteciperà ad un nuovo veicolo di investimento con StartupBootcamp. Tale veicolo a sua volta finanzierà, insieme alle altre realtà partner di Fin+Tech, le migliori imprese selezionate nel corso del programma. A fronte del finanziamento erogato i partner di Fin+Tech acquisiranno una quota del capitale delle startup selezionate. Tale operazione porterà quindi il Gruppo Credem, al termine del periodo di durata triennale del progetto, a detenere quote indirette in circa 50 delle migliori startup selezionate nell’ambito del progetto. LEGGI TUTTO

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    Morgan Stanley, il boom dell'M&A trascina gli utili trimestrali

    (Teleborsa) – La banca d’affari Morgan Stanley ha registrato un fatturato di 14,52 miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2021, rispetto ai 13,60 miliardi di dollari dello stesso periodo di un anno fa e ai 14,6 miliardi di dollari attesi dagli analisti. L’utile netto è stato di 3,7 miliardi di dollari, o 2,01 dollari per azione diluita, rispetto all’utile netto di 3,4 miliardi di dollari, o 1,81 dollari per azione diluita, dello stesso periodo del 2020. Sono state quindi battute le previsioni del mercato: il consensus di Refinitiv era per 1,91 dollari per azione.”Il 2021 è stato un anno eccezionale per la nostra azienda – ha commentato il CEO James Gorman – Abbiamo realizzato un fatturato record di 60 miliardi di dollari e un ROTCE del 20%, con risultati straordinari in ciascuno dei nostri segmenti di business. Wealth Management ha aumentato gli asset dei clienti di quasi 1 trilione di dollari a 4,9 trilioni di dollari quest’anno, con 438 miliardi di dollari di nuovi asset netti. In combinazione con Investment Management, ora abbiamo 6,5 trilioni di dollari di asset dei clienti. La nostra banca d’investimento integrata ha continuato a guadagnare quote di portafoglio”.La divisone Wealth Management ha registrato ricavi netti di 6,3 miliardi di dollari nel quarto trimestre del 2021, in crescita del 10% rispetto ai 5,7 miliardi di dollari di un anno fa. La divisone Institutional securities, che comprende le unità di vendita e negoziazione e di investment banking, ha generato un fatturato netto di 6,7 miliardi di dollari, rispetto ai 7 miliardi di dollari dell’anno precedente. I ricavi dell’unità di Investment banking – che comprende attività di consulenza e sottoscrizione di azioni e reddito fisso – sono aumentati del 7% a 2,43 miliardi di dollari. “I ricavi da consulenza sono aumentati rispetto a un anno fa, trainati da transazioni M&A completate più elevate – evidenzia la banca – I ricavi da sottoscrizione di azioni sono diminuiti rispetto a un anno fa a causa del calo delle offerte, parzialmente compensati da maggiori ricavi da collocamenti privati. I ricavi da sottoscrizione a reddito fisso sono aumentati rispetto a un anno fa, trainati da prodotti cartolarizzati più elevati e da emissioni non investment grade”. I ricavi del trading di azioni sono aumentati del 13% rispetto a un anno fa a 2,86 miliardi di dollari. LEGGI TUTTO

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    Bank of America, balzo dell'utile grazie ad aumento impieghi e forte M&A

    (Teleborsa) – Bank of America ha superato le aspettative del mercato per i risultati nel quarto trimestre del 2021, grazie alla crescita degli impieghi e alla continua forza dell’attività di M&A. I ricavi della banca statunitense sono aumentati del 10% a 22,17 miliardi di dollari per i tre mesi terminati il 31 dicembre, mentre gli analisti si aspettavano un fatturato di circa 22,2 miliardi di dollari. L’utile è stato pari a 7 miliardi di dollari, o 0,82 dollari per azione, contro i 5,5 miliardi, o 0,59 dollari per azione di un anno fa. L’aumento, su base annua, è stato del 28%. Il consensus, secondo dati Refinitiv, era per utili trimestrali pari a 0,76 dollari per azione. La banca ha rilasciato riserve per 851 milioni di dollari nel periodo.”I nostri risultati del quarto trimestre sono stati guidati da una forte crescita organica, livelli record di coinvolgimento digitale e un’economia in miglioramento – ha affermato l’amministratore delegato Brian Moynihan – Abbiamo aumentato i prestiti di 51 miliardi di dollari e aggiunto 100 miliardi di dollari di depositi durante il trimestre, rafforzando ulteriormente la nostra posizione di leader nei depositi retail”.Il margine d’interesse (NII), una misura chiave di quanto guadagnano le banche dai prestiti, è aumentato dell’11% a 11,4 miliardi di dollari. La divisone Global Wealth and Investment Management ha registrato entrate record di 5,4 miliardi di dollari, in crescita del 16%, trainate da commissioni di gestione patrimoniale e di intermediazione più elevate e dall’impatto di una forte crescita di prestiti e depositi. L’utile della divisione è balzato del 47% a 1,2 miliardi di dollari. Le commissioni totali di investment banking sono aumentate del 26% a un record di 2,4 miliardi di dollari; le commissioni di advisory hanno registrato un record di 850 milioni di dollari, mentre sono rimaste forti le commissioni di sottoscrizione di debito e sottoscrizione di azioni, rispettivamente di 984 milioni di dollari e 545 milioni di dollari.”Abbiamo guadagnato una cifra record pari a 32 miliardi di dollari nel 2021, con ogni linea di business che ha contribuito in modo solido – ha aggiunto Moynihan – Nel segmento Consumer, abbiamo aggiunto milioni di nuovi account di carte di credito e quasi un milione di nuovi conti correnti netti. Wealth Management ha registrato flussi di clienti record e i numeri di acquisizione di clienti più forti da prima della pandemia. L’Investment Banking ha avuto il suo anno migliore in assoluto e Global Markets ha registrato i ricavi di vendita e di negoziazione più alti degli ultimi dieci anni, guidati dalla performance record delle azioni poiché abbiamo investito nel business”. LEGGI TUTTO

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    MOSE, Mims sigla protocollo d'intesa con gli atenei veneziani

    (Teleborsa) – Promuovere e divulgare la conoscenza del sistema MoSE tra gli studenti universitari attraverso un progetto didattico che prevede lo studio approfondito della più grande opera ingegneristica italiana, il Modulo Sperimentale Elettromeccanico, realizzata per difendere la città di Venezia e il territorio lagunare dal fenomeno dell’acqua alta. Questo l’obiettivo del protocollo d’intesa firmato oggi dal ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, dal Commissario Straordinario per il MoSE, dal Commissario Liquidatore del Consorzio Venezia Nuova, dall’Università Ca’ Foscari Venezia e dall’Università Iuav di Venezia. La collaborazione – spiega il Mims in una nota – è volta ad aumentare la consapevolezza delle problematiche connesse alla protezione dell’ambiente e dei fragili ecosistemi dell’area e alla lotta contro la crisi climatica, individuando una strategia di formazione innovativa che possa incidere positivamente sullo sviluppo sostenibile del pianeta. Del programma di avviamento dell’opera, faranno parte progetti di ricerca condivisi con le università finalizzati a valutare gli impatti sulla laguna e sul suo ecosistema.”Il MoSE accompagnerà sempre più la quotidianità di Venezia e per questo abbiamo iniziato a lavorare ad un progetto che permettesse di conoscere meglio e più da vicino questa eccellenza tutta italiana – dichiara Elisabetta Spitz, commissario straordinario per il MoSE –. Con il progetto didattico MoSE i giovani studenti universitari e il mondo accademico, il futuro del nostro Paese, potranno finalmente visitare l’isola artificiale, il centro tecnologico e approfondire le tematiche di attualità come gli effetti dei cambiamenti climatici nelle città”.”Il Consorzio Venezia Nuova accoglie con entusiasmo l’opportunità di far conoscere agli Atenei e alle giovani generazioni l’operatività e il completamento della realizzazione del MoSE, un’opera integrata che unisce competenze trasversali – afferma Massimo Miani, commissario Liquidatore del Consorzio Venezia Nuova –. Il confronto continuo con la comunità scientifica sarà occasione per creare notevoli ricadute tecnologico-scientifiche e costituire un ritorno importante per la collettività”.”Il MoSE è senza dubbio un’opera complessa e, sotto molti punti di vista, ancora poco conosciuta, nonostante il suo impatto per la salvaguardia di Venezia possa rivelarsi decisivo – commenta la professoressa Tiziana Lippiello, Università Ca’ Foscari Venezia –. Un progetto ingegneristico di tali proporzioni necessita di essere studiato, osservato in azione e soprattutto raccontato. La salvaguardia di Venezia e del suo ecosistema è un tema di ricerca trasversale e interdisciplinare, che riguarda le diverse aree del nostro ateneo: scientifica, economica, linguistica e umanistica. Ca’ Foscari è impegnata da anni nella ricerca sulle tematiche ambientali e la sostenibilità, che rientra nel nostro Statuto, è uno dei sette obiettivi strategici trasversali al centro del nostro Piano Strategico 2021-2026. Abbiamo pertanto aderito convintamente a questo progetto didattico, con cui offriremo ai nostri studenti una serie di iniziative utili ad approfondire questa grande opera d’ingegno nei suoi aspetti più significativi”.”La valorizzazione e lo studio di un’opera complessa come il MoSE – afferma il rettore dell’Università Iuav di Venezia Benno Albrecht – è da sempre un impegno per l’Università Iuav di Venezia, a partire dagli studi portati avanti da un gruppo di docenti dell’Ateneo per la mitigazione dell’impatto paesaggistico dell’infrastruttura sul delicato paesaggio lagunare. Grazie a questi, l’operazione MoSE, dal punto di vista del progetto architettonico, ha realizzato un esperimento di collaborazione tra Università, parte pubblica e parte privata finora senza precedenti e con cui questo nuovo progetto si pone in forte continuità”.Saranno gli Atenei veneziani a indicare quali dipartimenti definiranno i piani di lavoro propedeutici all’attività didattica, mentre il Consorzio Venezia Nuova, concessionario dello Stato per la progettazione e costruzione dell’opera, fornirà il materiale di studio sul MoSE, individuando le tappe del percorso conoscitivo del sistema con accessi e visite programmate in modo da non incidere sul normale andamento dei lavori di completamento e avviamento dell’infrastruttura nata per proteggere Venezia per i prossimi cento anni.(Foto: Mag. Acque di Venezia – C.V.N. CC BY-SA 3.0) LEGGI TUTTO

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    Pensioni, CIV INPS: affrontare eterogeneità nelle uscite anticipate

    (Teleborsa) – L’INPS dovrebbe meglio definire le proprie “modalità di rendicontazione, non solo contabile, che devono avere come paradigma la trasparenza, la neutralità e la asetticità da condizionamenti politici”. Lo ha affermato il presidente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INPS, Guglielmo Loy, nella sua relazione di fine legislatura. “Un istituto autorevole è vissuto dai cittadini come efficiente strumento di inclusione sociale, di sostegno al lavoro e alla crescita – ha aggiunto – Sorprende, e preoccupa, quindi il ritardo con cui si sta procedendo alla costruzione di un sistema accessibile di Open data. La trasparenza richiede una attenzione particolare alla gestione del patrimonio immobiliare, a proposito del quale il CIV ha più volte rilevato i ritardi nella attuazione del Piano di investimenti/disinvestimenti, al fine di riportare prioritariamente le sedi dell’istituto in edifici di proprietà”. Con specifico riferimento ai crediti, Loy ha puntualizzato che il CIV ha espresso più volte l’esigenza di una innovazione normativa relativa al processo di affidamento agli agenti della riscossione dei crediti, “per i riflessi rilevanti sul bilancio della cristallizzazione di quelli vetusti e quindi, sostanzialmente, un’innovazione normativa volta a consentire all’Istituto di cancellare dal bilancio i crediti divenuti inesigibili. Un progetto di ridisegno di tale materia è urgente e indifferibile, poiché gli accantonamenti al Fondo equivalgono al risultato di esercizio del bilancio complessivo dell’istituto”. “La verifica periodica trimestrale sulla attività dell’Istituto è – afferma Loy – doverosa sia sull’andamento finanziario che sull’andamento produttivo”. Ciò significa, secondo il CIV, comprendere in tempo reale la domanda di tutela e di sostegno dei lavoratori, dei pensionati, dei cittadini e delle imprese e quale deve essere la risposta dell’Istituto in relazione a tali domande. Non è invece ancora pienamente recepito l’allarme che il CIV ha da tempo lanciato sul contenzioso amministrativo e giudiziario che comporta costi per l’Istituto “dai 200 ai 230 milioni di spese giudiziarie ogni anno. Una cifra pari a poco meno del 10% di tutte le risorse disponibili per le spese di funzionamento dell’INPS al netto del costo per il personale. Una cifra che da sola basterebbe a considerare patologico il fenomeno”. Secondo Loy infine l’autonomia dell’Istituto “si valorizza e si difende anche evitando pericolose ingerenze, da parte dello stesso, nel dibattito e nei processi decisionali e legislativi su materie delicate e socialmente molto esposte, come nel caso delle pensioni o su questioni non pertinenti l’attività dell’Istituto come, ad esempio, sul salario minimo o sull’autocandidatura dell’INPS a soggetto gestore della Previdenza integrativa”.L’età pensionabile In Italia “l’età pensionabile risulta ormai elevata e in crescita sostenuta”, si legge nella relazione di fine mandato del CIV. Per quanto concerne l’età media al pensionamento, le elaborazioni sui dati raccolti dal CIV mostrano che – prendendo a riferimento unicamente le pensioni anticipate e di vecchiaia – l’età di ritiro fra i dipendenti privati è attualmente pari a 64,1 e 63,2 anni, rispettivamente per donne e uomini. Valori simili (63,9 e 63,5 per donne e uomini) si osservano nel pubblico impiego, mentre l’età di pensionamento effettiva è più elevata (64,8 e 64) nelle gestioni autonome INPS. Questi dati “smentiscono chiaramente la retorica di chi ritiene ancora limitata l’età di ritiro in Italia grazie alle presunte troppe scappatoie che verrebbero offerte dalla nostra disciplina pensionistica – si legge nel documento – D’altro canto, il dato medio può nascondere profonde eterogeneità nella capacità dei diversi individui a proseguire l’attività, sulla base di stato di salute, tipo di lavoro svolto, difficoltà occupazionali, carichi familiari. Ed è proprio di questa eterogeneità che il legislatore dovrebbe preoccuparsi al più presto, sia offrendo effettive opportunità di scelta sul momento in cui pensionarsi, senza tuttavia alterare gli equilibri dei conti pubblici, sia tutelando lavoratori e lavoratrici meno avvantaggiate, sulla base di considerazioni sia di equità che di efficienza produttiva.Opzione donna e Quota 100Sono oltre 144 mila le lavoratrici donne che sono andate in pensione tra il 2012 e fine settembre del 2021 grazie a Opzione donna, misura che consente di anticipare la pensione calcolando l’assegno interamente con il sistema contributivo per chi ha un’età minima (58 anni le dipendenti e 59 anni le autonome l’anno scorso e quest’anno al quale si aggiunge poi un anno di finestra mobile) e almeno 35 anni di contributi. In particolare, nei primi nove mesi del 2021 hanno usufruito della misura 15.003 lavoratrici.Sono invece oltre 355 mila le pensioni con Quota 100 (almeno 62 anni di età e 38 di contributi) accolte dall’Inps tra il 2019 e settembre 2021 per 19,592 miliardi di oneri accertati. Oltre i due terzi (244.339) delle domande accolte hanno riguardato uomini e poco più del 31% donne (110.972). La spesa tra il 2019 e il 2021 è stata pari a 11,8 miliardi, mentre gli oneri accertati per la misura sono 19,592 miliardi, pari a meno della metà del fabbisogno inizialmente stimato dal Decreto 4 del 2019 (46,3 miliardi).Le pensioni di invaliditàNel 2020 le prestazioni di invalidità civile vigenti in Italia erano 3.179.237 (1.014.779 pensioni e 2.164.458 indennità di accompagnamento) pari a 5,3 ogni 100 residenti. La percentuale cambia a seconda del territorio con il 3,9% degli abitanti al Nord che ricevono questa prestazione a fronte del 7,3% al Sud e le Isole e del 5,6% al Centro. La Regione che ha la percentuale più alta di prestazioni per abitanti è la Calabria (8,9%) mentre quella che l’ha più bassa è l’Emilia Romagna con il 3,7%. Gli invalidi civili sono nel complesso 2.772.238. Tra questi 607.780 hanno solo la pensione, 1.757.459 solo l’indennità di accompagnamento e 406.999 entrambe le prestazioni. LEGGI TUTTO