13 Marzo 2024

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    Bankitalia: rischi per settore finanziario da esternalizzazione tecnologia

    (Teleborsa) – “L’importanza cruciale della tecnologia per l’industria finanziaria e per l’ecosistema dei pagamenti è uno dei tratti distintivi delle economie moderne. In questo contesto, le strategie di esternalizzazione e in generale il ricorso a fornitori terzi hanno permesso alle aziende, soprattutto a quelle di minori dimensioni e dotate di limitate risorse, di stare al passo con l’innovazione che ha caratterizzato il settore negli ultimi 20 anni”. Lo si legge nello studio “I fornitori di tecnologia nel sistema dei pagamenti: evoluzione di mercato e quadro normativo”, pubblicato oggi dalla Banca d’Italia.”Tali processi però si accompagnano a un aumento di una serie di rischi (operativo, cyber, di concentrazione, reputazionale, strategico), che, quando servizi e funzioni sono trasferiti da settori regolati verso soggetti terzi esterni a tale perimetro, possono sfuggire dal campo visivo delle autorità”, viene sottolineato.Secondo i ricercatori, “questo è il fondamento, insieme all’affermarsi nel sistema finanziario e dei pagamenti di prodotti sempre più innovativi e digitalizzati, che ha giustificato la crescente attenzione e azione dei regolatori a tutti i livelli, da quello internazionale a quello nazionale”.Secondo lo studio, la tematica del rischio di terze parti è trasversale ai diversi ambiti del settore finanziario ed è resa più rilevante dalla sempre più fitta rete di interdipendenze tra soggetti – finanziari e non – che travalicano le giurisdizioni nazionali e modificano le abitudini economiche e sociali dei consumatori.”La mitigazione di questa tipologia di rischi contribuisce ad aumentare la resilienza operativa del settore e dei suoi operatori e, come fine ultimo, la tutela dell’utenza finale di servizi finanziari – viene affermato – Ne viene rinsaldata anche la fiducia nelle autorità, che ricercano da sempre un equilibrio ottimale tra sicurezza e innovazione”.(Foto: Sigmund su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Comer Industries, utile 2023 sale a 94 milioni. Dividendo di 1,25 euro

    (Teleborsa) – Comer Industries, società quotata su Euronext Milan e attiva nella progettazione e produzione di sistemi avanzati di ingegneria e soluzioni di meccatronica per la trasmissione di potenza, ha chiuso il 2023 con un ricavi delle vendite pari a 1.223,9 milioni di euro, in crescita dello 0,4% a cambi costanti (-1,1% a cambi correnti) rispetto a 1.237,6 milioni di euro nel 2022. L’EBITDA è stato pari a 205 milioni di euro (vs. 180,0 milioni di euro nel 2022) con un’incidenza sui ricavi consolidati pari al 16,7%, in aumento di 220 punti base.Il risultato netto è stato pari a 94 milioni di euro (vs. 90,7 milioni di euro nel 2022), mentre il risultato netto adjusted è stato pari a 108,6 milioni di euro (vs. 101,8 milioni di euro nel 2022).”Nel 2023 il nostro Gruppo ha raggiungo importati risultati, frutto dell’implementazione della nostra strategia. Stiamo continuando a fare investimenti, a perseguire obiettivi di crescita e il mercato sta apprezzandol’indirizzo intrapreso dal nostro Gruppo. Investire sul lungo termine, garantire l’efficienza e l’ottimizzazione in ogni ambito, seguendo con determinazione la nostra strategia di crescita: questi gli obiettivi del 2024 per Comer Industries”, commenta Matteo Storchi, Presidente e Amministratore Delegato del Gruppo.”Siamo consapevoli che solo con un impegno costante e mirato possiamo realizzare risultati duraturi e significativi – aggiunge – La nostra visione si basa sulla creazione di valore sostenibile nel tempo, mantenendo l’attenzione sulla qualità, sull’innovazione e sulle esigenze dei nostri stakeholder”.L’indebitamento finanziario netto al 31 dicembre 2023 è pari a 94,8 milioni di euro, in diminuzione di 54,1 milioni di euro rispetto all’anno precedente, dopo l’acquisizione di e-comer (Euro 54,0 milioni) ed il pagamento di dividendi (Euro 21,5 milioni). Il leverage ratio scende a 0,5x da 0,8x al 31 dicembre 2022.Il Consiglio di Amministrazione ha proposto la distribuzione di un dividendo pari a 1,25 euro per azione, in aumento del 67% rispetto ai 0,75 euro per azione del 2022, corrispondente ad un pay-out del 38,1% dell’utile netto consolidato. LEGGI TUTTO

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    Banche europee, Barclays: valutazioni ingiustamente depresse, UniCredit tra le preferite

    (Teleborsa) – Un anno dopo le turbolenze della Silicon Valley Bank, i fondamentali delle banche europee appaiono “più forti che mai”, ma il sentiment “non si è ancora completamente ripreso”. L’effetto frenante esercitato sui net interest margin (NIM) dai tassi più bassi è una delle principali preoccupazioni degli investitori, ma i margini dovrebbero rimanere “piuttosto resilienti”. Gli utili potrebbero effettivamente beneficiare della ripresa dei volumi, dell’attenuazione del rischio di credito e di una ripresa dell’attività di capital market, mentre la crescita dell’UE è in via di guarigione. Lo si legge in un’analisi di Barclays sul settore, con gli analisti ribadiscono di rimanere Overweight sulle banche europee.Viene fatto notare che il ROE delle banche è notevolmente aumentato dopo anni di risanamento del capitale e di riduzione dei costi, ora al 13%, mentre la fuga dei depositi in Europa è stata contenuta. Tuttavia, le valutazioni rimangono “ostinatamente depresse, di fatto vicine ai minimi storici, cosa che riteniamo ingiusta”. Questo potrebbe essere il motivo per cui gli annunci di buyback sono aumentati sostanzialmente per il settore da inizio anno, poiché i management team si concentrano sui rendimenti per gli azionisti e non solo sulle questioni normative.Il ROE delle banche europee è più alto di quello delle banche statunitensi per la prima volta in più di un decennio, ma le valutazioni relative non si sono ancora aggiustate, si legge nel report. Le tendenze degli utili non dovrebbero discostarsi sostanzialmente tra le regioni, data la portata simile dei tagli dei tassi previsti e la potenziale ripresa della crescita dei prestiti. L’esposizione al CRE rappresenta probabilmente un problema maggiore per le banche statunitensi, in particolare quelle a piccola capitalizzazione, dati i fondamentali di bilancio più contrastanti, mentre rimane un ostacolo relativamente minore per l’Europa. Inoltre, la regolamentazione potrebbe diventare più severa negli Stati Uniti.Barclays ritiene che i ricavi e l’EPS saranno in media stabili su base annua nel 2024. Ciò significa anche che la generazione di capitale dovrebbe continuare a sostenere la distribuzione (otal return yield del 10,4% nel 2024). Un quadro simile vale ancora per il 2025 (con il Regno Unito e la Francia meglio posizionati rispetto alla media). Considerando un P/E medio nel 2025E di 7x, le banche europee “rimangono attraenti e ci aspettiamo che le valutazioni migliorino poiché continuano a dimostrare la solidità dei loro profitti e perdite e dei loro bilanci dopo i tagli dei tassi”, viene sottolineato.”I risultati del 4Q23 hanno rafforzato la nostra posizione positiva sulle banche italiane (abbiamo diversi rating Overweight in Italia), confermando la resilienza degli utili nella forward-looking guidance – sostengono gli analisti – il potenziale derivante dalle opzioni di crescita esterna è un altro elemento positivo che possiamo aggiungere. Sebbene i risultati del 4° trimestre siano stati più contrastanti per le banche britanniche e francesi, prevediamo un progressivo re-rating per entrambe: le entrate bancarie del Regno Unito e lo slancio degli utili dovrebbero recuperare nei prossimi trimestri, sostenuti da un considerevole fattore di copertura da parte delle banche francesi, che riteniamo vantaggioso dai tagli dei tassi”.Barclays mantiene quindi UniCredit, NatWest, Lloyds e BNP tra le banche europee preferite. Gli analisti ritengono ancora che sia troppo presto per le aziende esposte alla gestione patrimoniale, il cui re-rating dovrebbe essere più graduale e più visibile nel 2025. Preferiscono invece le attività investment bank-driven fee (ad esempio in BNP), che potrebbero beneficiare di un’accelerazione della crescita dopo i tagli dei tassi.(Foto: Ben Tovee su Unsplash) LEGGI TUTTO

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    USA, scorte petrolio settimanali scendono di 1,5 milioni di barili

    (Teleborsa) – Sono scese, contro attese per un incremento, le scorte di greggio in USA nell’ultima settimana. L’EIA, la divisione del Dipartimento dell’Energia americano, ha segnalato che gli stocks di greggio, negli ultimi sette giorni all’8 marzo 2024, sono diminuiti di circa 1,5 milioni di barili a 447 MBG, contro attese per un incremento di 0,9 milioni.Gli stock di distillati hanno registrato una variazione di +0,9 milioni, arrivando a 117,9 MBG, contro attese per un variazione di -0,2 milioni, mentre le scorte di benzine hanno registrato un calo di 5,7 milioni a quota 234,1 MBG (era atteso un decremento di 1,9 milioni).Le riserve strategiche di petrolio sono aumentate di 0,6 milioni a 361,6 MBG. LEGGI TUTTO

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    Asta BOT 12 mesi, nessun interesse in riapertura

    (Teleborsa) – Interesse nullo per i collocamenti supplementari di titoli di Stato, riservati agli operatori specialisti, svolti nella giornata del 13 marzo 2024.Per quanto riguarda il BOT 365 giorni 14-03-2025, il Tesoro non ha registrato richieste, a fronte di un’offerta per 750 milioni di euro.Il totale dei BOT in circolazione al 14 marzo 2024 è pari a 126.002.893.000 euro. LEGGI TUTTO

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    Generali, Equita aumenta target price e conferma Hold

    (Teleborsa) – Equita ha incrementato a 22,30 euro per azione il target price su Generali, confermando la raccomandazione a “Hold”. Gli analisti scrivono che la call post risultati 4Q23 ha confermato la solidità della compagnia, lo spazio per proseguire la traiettoria di crescita degli utili e il commitment del management nell’incrementare ulteriormente la remunerazione per gli azionisti. Il broker ha aggiustato marginalmente le stime 2024-25 (utile operativo +1% in media).”Confermiamo Hold con il titolo che, dopo la recente performance degli ultimi mesi (+16% YTD), tratta su livelli sostanzialmente in linea con il nostro TP e a multipli allineati alla media dei principali peers europei – si legge nella ricerca – Nel settore finanziario continuiamo quindi a favorire altri nomi che offrono un profilo rischio-rendimento che riteniamo ancora più attraente”. LEGGI TUTTO

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    Commissione Ue, Italia deferita a Corte giustizia su trattamento acque reflue

    (Teleborsa) – La Commissione europea punisce l’Italia. Oggi Bruxelles ha deciso di deferire il nostro Paese alla Corte di giustizia dell’Unione europea per non aver pienamente rispettato gli obblighi di raccolta e trattamento stabiliti dalla direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. La direttiva, che ha l’obiettivo proteggere la salute e l’ambiente, prevede che le acque reflue urbane siano raccolte e trattate prima di essere scaricate nell’ambiente. Le acque reflue non trattate possono comportare rischi per la salute umana e inquinano i laghi, i fiumi, il terreno e le acque costiere e sotterranee. Le informazioni presentate dall’Italia hanno evidenziato una diffusa inosservanza della direttiva in un totale di 179 agglomerati italiani.Nel caso di 36 agglomerati l’Italia deve tuttora garantire la disponibilità di sistemi di raccolta delle acque reflue (o sistemi individuali o altri sistemi adeguati, in casi giustificati). In 130 agglomerati, l’Italia continua a non trattare correttamente le acque reflue raccolte. Per gli agglomerati che scaricano acque reflue in aree sensibili è necessario un trattamento più rigoroso di tali acque. In 12 agglomerati italiani questo obbligo non è ancora rispettato. Infine, in 165 agglomerati l’Italia non garantisce che gli scarichi idrici soddisfino nel tempo le condizioni di qualità richieste.La Commissione ha inviato una lettera di costituzione in mora all’Italia nel giugno 2018 e successivamente un parere motivato nel luglio 2019. Nonostante alcuni progressi, molti agglomerati continuano a non rispettare gli obblighi della direttiva. La Commissione ritiene che gli sforzi profusi finora dalle autorità italiane siano stati insufficienti e ha pertanto deciso di deferire l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione europea.Ai sensi della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane, gli Stati membri devono disporre di una rete fognaria per tutti gli agglomerati con almeno 2mila abitanti. Se l’istituzione di una rete fognaria non è giustificata, in particolare perché comporterebbe costi eccessivi, è possibile utilizzare sistemi individuali o altri sistemi appropriati, a condizione che garantiscano lo stesso livello di protezione ambientale. Gli Stati membri devono inoltre garantire che gli scarichi provenienti dagli impianti di trattamento delle acque reflue urbane negli agglomerati con almeno 2mila abitanti siano quantomeno conformi al livello di trattamento secondario (consistente nel trattamento del materiale organico nelle acque reflue urbane) prima di essere rilasciati nell’ambiente.La presente procedura di infrazione rappresenta il quarto caso di infrazione aperto in relazione all’applicazione non corretta della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane in Italia (e si va a aggiungere alle procedure di infrazione INFR2004 (2034), INFR2009 (2034) e INFR2014 (2059). Non vi è sovrapposizione tra questi quattro casi, in quanto ciascuno di essi riguarda diverse violazioni degli obblighi stabiliti dalla direttiva. Complessivamente le quattro procedure riguardano più di 900 agglomerati. LEGGI TUTTO

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    MARR, utile 2023 balza a 47 milioni di euro nonostante aumento oneri finanziari

    (Teleborsa) – MARR, società quotata su Euronext STAR Milan e attiva nella distribuzione specializzata di prodotti alimentari al foodservice, ha chiuso l’esercizio 2023 con Ricavi Totali Consolidati a 2.085,5 milioni di euro, in crescita di 155 milioni rispetto ai 1.930,5 milioni del 2022. In recupero la redditività operativa con l’EBITDA consolidato dell’esercizio 2023 che si attesta a 123,1 milioni di euro (82,1 milioni nel 2022) e l’EBIT che è pari a 84,9 milioni (46,2 milioni nel 2022).Il Risultato Netto consolidato è di 47,1 milioni di euro e nel confronto con i 26,6 milioni del 2022 risente di maggiori oneri finanziari netti per 9,7 milioni per effetto dell’aumento del costo del denaro a partire dalla seconda metà del 2022.L’indebitamento finanziario netto al 31 dicembre 2023 è di 223,4 milioni di euro e si confronta con 217,6 milioni del 2022. Al netto degli effetti dell’applicazione del principio contabile IFRS 16 la Posizione Finanziaria Netta alla fine dell’esercizio 2023 si attesta a 141,8 milioni e rispetto ai 138,3 milioni del 31 dicembre 2022 risente di investimenti netti per 26,6 milioni, di cui 17,4 milioni relativi al nuovo centro distributivo in Lombardia la cui attivazione è prevista dal secondo trimestre 2024.Il Consiglio di Amministrazione odierno ha proposto all’Assemblea degli Azionisti del prossimo 19 aprile la distribuzione di un dividendo lordo di 0,60 euro (0,38 euro l’esercizio precedente) con stacco cedola (n.19) il 20 maggio 2024, record date il 21 maggio e pagamento il 22 maggio. LEGGI TUTTO