11 Aprile 2024

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    Mondo TV, nuovo accordo con Warner Bros Discovery per Turbozaurs

    (Teleborsa) – Mondo TV ha sottoscritto un nuovo accordo con il gruppo Warner Bros. Discovery per la licenza in Italia delle nuove stagioni dellaserie animata Turbozaurs in onda sul canale kids del gruppo Frisbee.Matteo Corradi ha commentato: “Mondo Tv è onorata di continuare la proficua collaborazione con il gruppo Warner Bros. Discovery”. LEGGI TUTTO

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    USA, stoccaggi gas ultima settimana +24 BCF

    (Teleborsa) – Aumentano, più delle attese, gli stoccaggi settimanali di gas negli USA. Secondo l’Energy Information Administration (EIA), divisione del Dipartimento dell’Energia americano, gli stoccaggi di gas nella settimana terminata il 5 aprile 2024 sono risultati in aumento di 24 BCF (billion cubic feet).Il dato si rivela superiore ai 14 BCF stimati dal consensus. La settimana prima si era registrato un decremento di 37 BCF.Le scorte totali si sono dunque portate a 2.283 miliardi di piedi cubici, risultando in aumento del 23,5% rispetto a un anno fa (quando erano pari a 1.848) e in crescita del 38,4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni di 1.650 BCF. LEGGI TUTTO

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    GenAI: al settore pubblico oltre 1.750 miliardi di dollari di produttività ogni anno entro il 2033

    (Teleborsa) – Molti governi hanno iniziato a sperimentare l’intelligenza artificiale generativa (GenAI) per migliorare la qualità e la velocità dei processi decisionali e aumentare efficienza ed efficacia di politiche, programmi e servizi pubblici. Proprio quando le finanze pubbliche sono messe alla prova da una crescita economica che va a rilento, la GenAI offre infatti l’opportunità ai governi nel mondo di migliorare i servizi offerti a cittadini e imprese, così come di generare valore. Come già illustrato nello studio di Boston Consulting Group (BCG), Generative AI for the Public Sector: From Opportunities to Value, infatti, le amministrazioni pubbliche potrebbero aumentare la propria produttività grazie all’uso di strumenti basati su GenAI, quantificabile a livello globale in 1.750 miliardi di dollari all’anno entro il 2033. Trasformazione possibile attraverso l’attivazione di sei abilitatori cruciali: Leadership, Persone e Competenze, Partnership, Tecnologia, Dati e Politiche e Governance. Ognuno di questi abilitatori gioca un ruolo fondamentale nel garantire l’implementazione e la scalabilità delle soluzioni GenAI all’interno del settore pubblico. In Italia, queste tecnologie possono generare un guadagno quantificabile intorno ai 25 miliardi di dollari annui. Ma cosa pensano i cittadini di questa rivoluzione? BCG e Salesforce hanno condotto un’analisi congiunta su 41.600 utenti abituali del web in 48 giurisdizioni nel mondo. Dal report “Gen AI: The Trust Multiplier for Government”, emerge che, sebbene molti cittadini si sentano a proprio agio con l’idea che il governo utilizzi l’AI, sono due le principali fonti di preoccupazione: la velocità di implementazione e sviluppo della stessa AI e il potenziale impatto su posti di lavoro ed economia. Inoltre, più di un terzo dei cittadini intervistati non si fida affatto dell’uso responsabile dell’AI da parte dei governi, a fronte di circa tre intervistati su cinque a livello globale che invece dichiarano di fidarsi. È evidente, quindi, che il punto di partenza è costruire (o ricostruire) la fiducia di molti cittadini.”Implementando la GenAI in aree mirate, il settore pubblico – afferma Roberto Ventura, Managing Director e Partner di BCG – può ottenere miglioramenti significativi nell’erogazione dei servizi, nell’efficienza operativa e nel coinvolgimento dei cittadini. Inoltre, i governi potranno usare la maggiore produttività per affrontare le esigenze dei cittadini non soddisfatte appieno o impegnarsi in attività ad alto valore aggiunto per la comunità.”Per comprendere meglio il modo in cui i cittadini si sentono, l’analisi ha misurato innanzitutto il loro grado di familiarità con la tecnologia. In media, il 27% degli intervistati utilizza gli strumenti di GenAl almeno una volta alla settimana e il 16% almeno una volta al giorno (43% complessivamente). Le tendenze nell’uso quotidiano variano in modo significativo a seconda dell’area, ad esempio, solo il 4% degli intervistati in Italia utilizza gli strumenti di GenAl almeno una volta al giorno, rispetto al 15% degli Stati Uniti e al 42% del Qatar. Vi è tuttavia un 23% di persone a livello globale a non aver mai usato questi strumenti.Dal momento che il 74% degli intervistati ha dichiarato di aver avuto problemi con i servizi digitali della pubblica amministrazione negli ultimi due anni, quasi la stessa percentuale (75%) si aspetta che la qualità dei servizi digitali arrivi ad essere al pari di quella delle migliori aziende del settore privato grazie all’uso dell’AI e della GenAI. Il 40% degli intervistati nel mondo ritiene poi che i benefici dell’AI nella pubblica amministrazione siano superiori ai rischi, il 31% afferma che sono uguali e il 21% che i rischi sono maggiori. Tuttavia, gli intervistati con maggiore conoscenza dell’AI hanno una probabilità doppia di affermare che i benefici superano i rischi rispetto a quelli che conoscono meno la tecnologia e una probabilità doppia rispetto a quelli che non hanno alcuna conoscenza dell’AI. Gli italiani si dicono preoccupati principalmente per la perdita di posti di lavoro (36%) e per le capacità degli individui che usano questi strumenti (30%).Il 63% degli intervistati si sente a proprio agio nell’interagire con l’AI per accedere ai servizi governativi, percentuale che in Italia è più bassa ma non molto lontana (48%). Nel dettaglio, il 71% a livello globale si sente a proprio agio se il governo utilizza la GenAI per comunicare in più lingue, il 69% se gli agenti del servizio clienti utilizzano strumenti di supporto basato su GenAI e il 67% è d’accordo con l’uso di GenAI per snellire le attività amministrative. Il livello di comfort dei cittadini è molto più basso quando si parla di utilizzare la GenAI per prendere decisioni automatizzate sull’accesso ai servizi pubblici o per monitorare il sentiment pubblico.”Sebbene molti potrebbero aspettarsi che l’applicazione della GenAI nelle amministrazioni pubbliche generi conseguenze negative, questa tecnologia ci si aspetta trasformi radicalmente la natura in cui il settore opera come già osservato in altri ambiti – conclude Ventura –. Il processo non deve tuttavia lasciare fuori i cittadini, che ne sono parte integrante e a cui i governi devono assicurare piena trasparenza sull’utilizzo responsabile delle tecnologie così come dei loro dati”. Per aumentare la fiducia dei cittadini nell’uso dell’AI nelle pubbliche amministrazioni, infatti, gli stessi hanno indicato la creazione di leggi per assicurarne il corretto utilizzo e di regolamenti specifici per la salvaguardia dei dati personali come i principali modi per fidarsi maggiormente, citati a livello globale rispettivamente dal 38% e dal 34% degli intervistati, analogamente a quanto fatto dal 32% e 35% degli italiani. Tuttavia, il 10% degli intervistati globali rimane sfiduciato nell’uso di queste tecnologie, dichiarando che nulla potrebbe fargli cambiare idea. LEGGI TUTTO

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    Fisco, UPB: “Spese fiscali complessive salgono a 105 miliardi, raddoppiate dal 2018”

    (Teleborsa) – È molto basso, ad oggi, l’impatto delle politiche di razionalizzazione sulle spese fiscali. Salgono a 105 miliardi le spese fiscali complessive, raddoppiate dal 2018. Con la riforma del 2023 taglio medio di circa 152 euro per 1,4 milioni di contribuenti e anziché diminuire, il numero delle agevolazioni aumenta di un terzo e arriva a 625. È quanto emerge dal focus dell’Ufficio parlamentare di bilancio sui recenti interventi normativi in materia di detrazioni ed agevolazioni fiscali. Nel report l’Upb fa il punto su detrazioni per oneri ed erogazioni liberali e sugli effetti delle modifiche apportate con la legge di bilancio per il 2020 e con il primo modulo della riforma dell’Irpef a fine 2023 e accenna a possibili approcci alternativi.L’UPB ricorda che sin dal 2009 in Italia sono state avviate iniziative al fine di contenere le spese fiscali, quell’insieme di sconti, esenzioni e regimi speciali di tassazione che contribuiscono a rendere il sistema tributario meno equo e trasparente, più distorsivo e che comportano una rilevante perdita di gettito. Da allora, sono stati disposti monitoraggi annuali come base conoscitiva e, dal 2016, una specifica Commissione produce ogni anno un rapporto tecnico che costituisce la base di un documento programmatico allegato alla NADEF, in cui il Governo dovrebbe indicare gli interventi di riduzione o riforma da disporre nella successiva legge di bilancio. Nonostante queste azioni, negli ultimi anni il numero delle agevolazioni fiscali è aumentato ulteriormente: tra il 2018 e il 2024 è cresciuto di un terzo, passando da 466 a 625, e la perdita di gettito complessiva è quasi raddoppiata, da 54 a 105 miliardi. Sono aumentati in particolare i regimi speciali e le esenzioni, ed eccezionale è stato l’incremento dei crediti di imposta (in particolare quelli legati ai lavori edilizi); a ciò si aggiunge il maggiore ricorso a forme specifiche di esenzione quale il welfare aziendale. Tale fenomeno è inoltre accompagnato dal rafforzamento delle agevolazioni già esistenti, influenzate dall’evoluzione demografica, dalle dinamiche economiche e dei mercati, dall’aumento del ricorso alle strutture private in ambito sanitario ma anche dalla stessa diffusione della dichiarazione precompilata, che ha indotto un incremento della fruizione delle detrazioni sanitarie.In questo contesto di generale incremento delle spese fiscali, i tentativi per ridurle si sono concentrati sul contenimento delle detrazioni per oneri ed erogazioni liberali ai fini Irpef, che valgono complessivamente solo il 6 per cento di tutte le agevolazioni, attraverso due distinti interventi:la legge di bilancio per il 2020 (L. 160/2019) ne ha disposto l’indetraibilità parziale per contribuenti oltre 120mila euro di reddito e totale oltre 240mila; il primo modulo della riforma dell’Irpef (D.Lgs. 216/2023) ha ridotto di 260 euro le detrazioni per i contribuenti con reddito complessivo superiore a 50mila euro.Dall’analisi UPB emerge che, escludendo da entrambi i provvedimenti le detrazioni per spese sanitarie, che costituiscono il 65 per cento del totale delle agevolazioni, e limitando gli interventi ai soli contribuenti con redditi elevati, il recupero di gettito è contenuto, con un risparmio complessivo di 250 milioni (31 il primo provvedimento, 220 il secondo). I due provvedimenti hanno inoltre utilizzato criteri diversi per la riduzione dei benefici, che si sono sovrapposti in una combinazione di scelte non coerenti tra loro sia sull’insieme delle detrazioni da tagliare sia sui meccanismi applicativi, comportando anche una maggiore complessità di gestione per il contribuente.Come evidenziato dalle analisi svolte con il modello di microsimulazione UPB, il primo modulo della riforma dell’Irpef ha interessato circa 1,4 milioni di contribuenti, poco più della metà della platea dei contribuenti con più di 50mila euro. Il taglio medio applicato ai contribuenti coinvolti (pari a 152 euro) è minore della franchigia, e ciò deriva dal fatto che solo una parte dei contribuenti presenta detrazioni fiscali oggetto del taglio superiori a 260 euro (circa il 36 per cento).Nel Focus, inoltre, sono riportate le stime degli effetti delle modifiche tra l’intervento definitivo e quello contenuto nell’originario schema di decreto legislativo, che hanno riguardato la salvaguardia di alcune erogazioni liberali, di cui hanno beneficiato circa 157mila contribuenti che effettuano erogazioni liberali con redditi superiori a 50mila euro (sui circa 900mila totali). Non sarebbero comunque stati interessati dal taglio i circa 500mila contribuenti che effettuano erogazioni liberali optando per il regime di deduzione. Rispetto agli obiettivi di razionalizzazione originari, il fatto di essersi concentrati esclusivamente sulle detrazioni relative agli oneri e alle erogazioni liberali attraverso limiti e franchigie sembra non aver generato un progresso tangibile nella riduzione delle spese fiscali. La stessa delega fiscale, pur auspicando un riordino delle agevolazioni, continua a salvaguardare le componenti più cospicue.Continuano dunque a permanere nel sistema frammentazione e scarsa trasparenza, la tendenza a beneficiare principalmente i contribuenti ad alto reddito e le difficoltà dei soggetti a basso reddito nell’ottenere vantaggi a causa dell’incapienza fiscale, un fenomeno in espansione anche a seguito del progressivo aumento delle soglie di esenzione dall’Irpef e del maggiore ricorso anche ad altre forme di detrazione, ad esempio quelle edilizie.Tra le alternative percorribili per il riordino delle spese fiscali, – evidenzia l’Upb – potrebbe esserci la revisione delle agevolazioni coordinata con le politiche di spesa e di entrata, incluse le compartecipazioni alla spesa. Nel cospicuo capitolo della sanità, ad esempio, le agevolazioni potrebbero essere ripensate nell’ambito di una più ampia riflessione sul livello del finanziamento del Servizio sanitario nazionale, sul ruolo delle assicurazioni sanitarie (già oggetto di agevolazioni fiscali nell’ambito del welfare aziendale) e sui meccanismi di compartecipazione alla spesa come i ticket, che da soli corrispondono ad agevolazioni potenziali per circa 500 milioni.Per le altre agevolazioni minori, la trasformazione delle detrazioni in programmi di spesa (bonus ad hoc) di durata definita e rinnovabili mediante successivi interventi legislativi potrebbe essere, se le circostanze lo giustificassero, un’ulteriore valida alternativa, regolata dall’efficienza gestionale di diverse piattaforme già ampiamente utilizzate. Un approccio sistematico a questa trasformazione, secondo l’Upb, potrebbe comportare un miglioramento della selettività delle agevolazioni incentivanti in direzione della equità e della efficienza, migliorare la trasparenza e favorire una maggiore coerenza con le esigenze contingenti. Un trasferimento monetario può infatti rivelarsi più efficace per i soggetti in condizioni economiche più disagiate. In questo ambito, inoltre, si potrebbe superare il concetto di reddito individuale, favorendo invece misure che considerano l’insieme di risorse e bisogni del nucleo familiare. LEGGI TUTTO

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    USA, prezzi alla produzione marzo sotto attese

    (Teleborsa) – Frenano i prezzi alla produzione nel mese di marzo. Secondo il Dipartimento del Lavoro americano (BLS), i prezzi alla produzione sono saliti dello 0,2% dopo il +0,6% del mese precedente. Le attese degli analisti erano per una crescita dello 0,3%. Su base annua i prezzi hanno registrato un incremento del 2,1%, superiore rispetto al consensus (+2,2%) e rispetto al +1,6% del mese precedente.I prezzi dei beni e servizi “core”, ovvero l’indice depurato dalle componenti più volatili quali il settore alimentare e quello dell’energia, segnano una variazione di +0,2% su mese (+0,3% il mese precedente e +0,2% atteso), mentre su anno registrano un +2,4% dopo il +2,1% precedente (+2,3% atteso).(Foto: PublicDomainPictures / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Il Salone del Risparmio chiude con 15.000 visitatori in presenza e 6.000 online

    (Teleborsa) – La 14esima edizione del Salone del Risparmio si chiude con oltre 15.000 visitatori in presenza nei tre giorni di conferenze ed eventi, a cui si sommano più di 6.000 spettatori connessi in streaming.”Anche quest’anno voglio ringraziare i numerosi partecipanti alla 14esima edizione del Salone del Risparmio – ha commentato Carlo Trabattoni, Presidente di Assogestioni – Sono sicuro che chi ha partecipato agli appuntamenti e alle conferenze di questi tre giorni tornerà a casa con svariati spunti di riflessione e strumenti concreti per continuare a operare in modo efficace e affrontare le importanti sfide all’orizzonte””I numeri di questo Salone confermano l’apprezzamento per la qualità dei contenuti proposti e il valore di questo importante appuntamento annuale, non solo per i professionisti del settore, ma anche per risparmiatori e studenti – ha aggiunto Fabio Galli, Direttore Generale di Assogestioni – Abbiamo celebrato nel modo migliore i 40 anni dell’Associazione e siamo ora proiettativerso il futuro con basi più solide anche grazie agli spunti raccolti durante queste tre giornate”.Annunciate già le date del prossimo Salone del Risparmio: l’appuntamento per la quindicesima edizione è già fissato per il 15-16-17 aprile 2025, sempre al centro congressi Allianz MiCo di Milano.La terza e ultima giornata di lavori, dedicata all’educazione finanziaria come strumento essenziale di empowerment per affrontare la complessità in uno scenario in costante cambiamento, si è chiusa con la conferenza “2Cents dietro le quinte. La sfida di portare la finanza alle nuove generazioni”.Sono intervenuti alla tavola rotonda speaker di rilievo, in particolare: Vittorio Ambrogi, Vicepresidente del Comitato EduFin di Assogestioni, Giovanna Boggio Robutti, Direttore Generale di Feduf, Mauro Maria Marino, Presidente di OCF, Saverio Perissinotto, Presidente del Comitato EduFin di Assogestioni, e Stefania Romenti, Professore Ordinario di Comunicazione e Sostenibilità Università IULM.”Per le nuove generazioni il raggiungimento delle prestazioni pensionistiche si allontana nel tempo e presenta prospettive meno ricche. Quindi il fatto di risparmiare, che implica disciplina e impegno, non è sufficiente. Questo risparmio deve essere allocato in maniera produttiva. Era quindi un dovere per noi di Assogestioni quello di rivolgerci alle fasce più giovani che sono quelle che possono recepire più rapidamente anche tramite i canali social innovativi i messaggi che vogliamo dare”, ha commentato Saverio Perissinotto.La professoressa Stefania Romenti ha commentato: “Per le generazioni più giovani, i social media rimangono le fonti informative più utilizzate anche quando si tratta di temi legati alle scelte di investimento e alle forme di risparmio. Il problema più urgente è distinguere tra fonti competenti e affidabili, e fininfluencer che intendono aumentare la propria popolarità in rete ma diffondendo consigli addirittura dannosi per la salute finanziaria degli utenti”. LEGGI TUTTO

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    BCE, tassi fermi. Opportuno tagliare se cresce certezza che inflazione converge al 2%

    (Teleborsa) – Il Consiglio direttivo della Banca centrale europea (BCE) ha deciso di mantenere invariati i tre tassi di interesse di riferimento, spiegando che “le nuove informazioni hanno sostanzialmente confermato la precedente valutazione circa le prospettive di inflazione a medio termine, con l’inflazione che “ha continuato a ridursi, soprattutto per effetto dell’andamento più contenuto degli alimentari e dei beni”. Viene spiegato, nello statement rilasciato al termine della riunione odierna, che “le misure dell’inflazione di fondo stanno perlopiù diminuendo, la crescita dei salari registra una graduale moderazione e le imprese stanno assorbendo parte dell’incremento del costo del lavoro con i loro profitti. Le condizioni di finanziamento rimangono restrittive e i precedenti rialzi dei tassi di interesse continuano a incidere sulla domanda, contribuendo al calo dell’inflazione. Tuttavia le pressioni interne sui prezzi sono forti e mantengono elevata l’inflazione dei servizi”.Il Consiglio direttivo ritiene che i tassi di interesse di riferimento della BCE si collochino su “livelli che forniscono un contributo sostanziale al processo di disinflazione in atto” e le sue decisioni future assicureranno che “i tassi di riferimento restino sufficientemente restrittivi finché necessario”. Se la valutazione aggiornata del Consiglio direttivo in merito alle prospettive di inflazione, alla dinamica dell’inflazione di fondo e all’intensità della trasmissione della politica monetaria accrescesse ulteriormente la sua certezza che l’inflazione stia convergendo stabilmente verso l’obiettivo, sarebbe opportuno ridurre l’attuale livello di restrizione della politica monetaria. In ogni caso, per determinare livello e durata adeguati della restrizione, il Consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati in base al quale le decisioni vengono definite di volta in volta a ogni riunione, senza vincolarsi a un particolare percorso di riduzione.Tassi di interesse di riferimento della BCEI tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente al 4,50%, al 4,75% e al 4,00%.Programma di acquisto di attività (PAA) e Programma di acquisto per l’emergenza pandemica (PEPP)Il portafoglio del PAA si sta riducendo a un ritmo misurato e prevedibile, dato che l’Eurosistema non reinveste più il capitale rimborsato sui titoli in scadenza.Il Consiglio direttivo intende continuare a reinvestire, integralmente, il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del PEPP (pandemic emergency purchase programme) nella prima parte del 2024. Nella seconda parte dell’anno intende ridurre il portafoglio del PEPP di 7,5 miliardi di euro al mese, in media, e terminare i reinvestimenti nell’ambito di tale programma alla fine del 2024.Il Consiglio direttivo continuerà a reinvestire in modo flessibile il capitale rimborsato sui titoli in scadenza del portafoglio del PEPP, per contrastare i rischi per il meccanismo di trasmissione della politica monetaria riconducibili alla pandemia.Operazioni di rifinanziamentoA fronte dei rimborsi degli importi ricevuti dalle banche nelle operazioni mirate di rifinanziamento a più lungo termine, il Consiglio direttivo riesaminerà regolarmente come le operazioni mirate e i rimborsi in atto contribuiscono all’orientamento della politica monetaria. LEGGI TUTTO

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    TIM, Bluebell designa Laurence Lafont come CEO. Vendita Brasile non è priorità

    (Teleborsa) – L’investitore attivista Bluebell Capital Partners, guidato da Giuseppe Bivona, ha svelato l’intenzione di proporre Laurence Lafont come CEO di TIM nel caso la sua campagna vada a buon fine alla prossima assemblea degli azionisti.Il 29 marzo 2024 Bluebell ha presentato per il board di TIM una lista di maggioranza composta interamente da amministratori indipendenti. La lista è stata redatta tenendo presente un solo criterio: la competenza dei candidati. “Obiettivo unico e condiviso dai nostri candidati è massimizzare il valore di TIM, lavorando insieme agli amministratori di minoranza senza alcuna ambizione personale”, si legge nel piano annunciato oggi. TIM “ha bisogno di ritrovare quella sintonia tra amministratori, azionisti e management che è andata perduta negli ultimi anni”, viene sottolineato.Laurence Lafont, manager con una lunga carriera nel settore della tecnologia e delle telecomunicazioni (Google, Microsoft, Oracle, Nokia, Orange) è il CEO designato. L’annuncio è arrivato solo oggi, e non al momento della presentazione della nostra lista, perché Lafont si è dimessa solo la settimana scorsa dal ruolo di Head of Strategic Industries and Executive Board Member presso Google Cloud EMEA.La separazione della NetCoBluebell ritiene che la decisione strategica di vendere NetCo (l’asset più prezioso di TIM) sia stata errata fin dall’inizio (evidenziata anche dall’estrema rarità di una simile mossa tra gli operatori di telecomunicazioni). L’accordo “è stato negoziato nel totale disprezzo degli azionisti (non solo del maggiore azionista Vivendi), ai quali è stato impedito di votare su una transazione così trasformativa” e l’unico mandato fornito da Bluebell ai suoi candidati al board è quello di esaminare lo stato della transazione e di agire nel migliore interesse di TIM e di tutti i suoi azionisti”.Il break-up di ServiceCoBluebell è contraria a un break-up di ServiceCo e si aspetta che il nuovo board e il management valutino la migliore linea d’azione per massimizzare il valore di ciascuna componente (TIM Brasil, Enterprise, Consumer). “Riteniamo che esista un enorme potenziale nel settore Enterprise, data l’opportunità di trasformazione digitale e la posizione di leadership di TIM nel mercato italiano – si legge nel documento – Il Consumer è senza dubbio un business più impegnativo e competitivo. Tuttavia, il marchio, le infrastrutture e il posizionamento competitivo di TIM dovrebbero consentirle di uscire vittoriosa dalla riduzione della guerra dei prezzi scatenata in particolare dall’ingresso di Iliad”. La vendita di TIM Brasil “non dovrebbe essere una priorità dato il valore dell’opzione considerando il suo tasso di crescita più elevato, una redditività quasi doppia e una leva finanziaria inferiore rispetto a TIM”. Infine, il nuovo management dovrebbe condurre una revisione approfondita della base costi di TIM, anche attraverso il benchmarking con i peer, e riqualificare le risorse nelle aree di maggiore crescita.Le criticheBluebell non risparmia critiche al management attuale, affermando che il mercato ha perso la fiducia in esso e che il Capital Market Day del 7 marzo 2024 è stato “ampiamente considerato una debacle”, e alla lista concorrente presentata da Merlyn, che ha mandato “messaggi incoerenti, ambigui e imprecisi su NetCo” e la cui campagna su TIM “appare come un investimento opportunistico a breve termine”.Il valore inespressoLa società guidata da Giuseppe Bivona vede un potenziale di rialzo di TIM nell’ordine del 100% rispetto al livello attuale. “Se la strategia viene attuata correttamente e viene ristabilito un ambiente armonioso tra management, membri del consiglio di amministrazione e azionisti, non dovrebbe esserci alcun motivo per cui TIM dovrebbe operare a sconto rispetto ai peer (attualmente stimato a circa il 60% su EV/EBITDA AL e a circa 50 % su EV/EBITDA AL – Capex vs peers)”, si legge nel piano. “Ma tutto si riduce a esecuzione, esecuzione, esecuzione”, è la conclusione. LEGGI TUTTO