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    Manifattura italiana: settore in moderata ripresa nel biennio 2026-27. Dazi frenano export

    (Teleborsa) – Il 2025 si conferma un anno di transizione per la manifattura italiana. In un contesto internazionale molto incerto, i segnali di miglioramento che stanno emergendo sul fronte della domanda interna non saranno sufficienti ad impedire una ulteriore caduta del fatturato deflazionato, che chiuderà in calo dell’1%. Il tasso di contrazione sarà comunque meno intenso di quello osservato nel biennio 2023-24, che era stato del 2,6% medio annuo. Il fatturato a valori correnti si manterrà invece su livelli elevati, attestandosi sui 1120 miliardi di euro (+209 miliardi rispetto al 2019). È quanto emerge dal Rapporto Analisi dei Settori Industriali Ottobre 2025 di Prometeia e Intesa Sanpaolo.La fase di debolezza che caratterizza l’industria italiana – rileva il rapporto – trova riscontro anche nelle altre principali manifatture europee, dove la produzione industriale ha continuato a mostrare andamenti nel complesso negativi, pur con intensità differenti tra paesi. La Germania resta l’anello debole, con un calo tendenziale del 3% nei primi otto mesi del 2025, che mantiene la produzione industriale su livelli particolarmente ridotti. Italia e Francia mostrano invece segnali di attenuazione del ritmo di caduta della produzione, dopo i minimi toccati nel 2024.La spesa per consumi resta ancora frenata da una elevata propensione al risparmio, di fronte a un contesto ampiamente incerto, ma emergono segnali di miglioramento del clima di fiducia dei consumatori, che si sommano al recupero del potere d’acquisto e alla buona dinamica occupazionale. Nel paniere di spesa si mantengono in crescita i beni digitali e quelli legati alla salute e benessere e si registrano segnali di stabilizzazione dei consumi di beni durevoli per la casa.Gli investimenti in beni strumentali sono tornati a crescere dopo la contrazione del 2024, grazie al calo dei tassi e alla revisione del programma Transizione 5.0, sebbene una parte considerevole degli stanziamenti risulti ancora inutilizzata. Gli investimenti in costruzioni proseguono invece nella fase di correzione del comparto ristrutturazioni, avviata nel 2024, solo in parte compensata dalla tenuta del genio civile, che riflette il dinamismo dei progetti di infrastrutturazione attivati dal PNRR.Le esportazioni iniziano a risentire dell’incertezza dello scenario internazionale, che si somma alla fragilità della domanda in Europa, principale mercato di sbocco per i beni italiani. Dopo una prima parte dell’anno più dinamica (+2,4% la crescita dell’export a prezzi costanti tra gennaio e luglio), frutto anche dell’anticipo delle vendite sul mercato americano, di fronte alla minaccia dei dazi, i dati relativi al mese di agosto evidenziano una brusca contrazione, in particolare sui mercati non UE (Stati Uniti e Cina innanzitutto), che prelude a una chiusura d’anno poco sopra i livelli di export 2024 (+0,9%, sempre a prezzi costanti).Si osserva un contestuale aumento delle importazioni, che è stato particolarmente marcato nei primi sette mesi del 2025, con una dinamica più vivace per i flussi provenienti dai Paesi extra-UE. Tale andamento riflette non solo il riavvio della domanda interna e il rafforzamento del ciclo degli investimenti, ma anche l’aumento degli acquisti dall’estero lungo alcune filiere orientate all’export, come la Farmaceutica, dove l’anticipazione delle spedizioni verso gli Stati Uniti ha richiesto un rapido rifornimento di input produttivi.Nel biennio 2026-27 l’industria manifatturiera italiana potrà tornare a crescere a ritmi moderati, dell’1% medio annuo a prezzi costanti, all’interno di un contesto mondiale che resta denso di fattori di incertezza. Determinante sarà il miglioramento della domanda europea, guidata dal rientro dell’inflazione e dall’attesa ripartenza della Germania, un mercato rilevante per tutti i settori manifatturieri italiani. La riattivazione del commercio intra-UE potrà infatti compensare la debolezza degli scambi mondiali, spingendo verso un graduale miglioramento del saldo commerciale manifatturiero italiano che, nonostante l’elevata import penetration, si assesterà sui 113 miliardi di euro nel 2027, vicino ai massimi del 2023. Anche il mercato interno darà un contributo alla crescita, sia dal lato dei consumi che degli investimenti. La fase di normalizzazione del ciclo delle costruzioni sarà in parte compensata dalla tenuta del genio civile e da un’accelerazione degli investimenti in beni strumentali, favorita dalle buone condizioni reddituali delle imprese.La competitività continuerà a basarsi sulla leva degli investimenti, volti a rafforzare i processi di digitalizzazione, efficientamento energetico e sostenibilità dell’offerta, nell’ottica di aggredire i mercati che offriranno le maggiori opportunità di crescita. L’analisi di un campione di imprese che ha investito in tecnologie 4.0, in particolare negli anni post-pandemici, mostra una progressione sul fronte dei percorsi di innovazione, con una crescente diffusione degli strumenti di data processing, cyber-security e delle tecnologie di frontiera come l’intelligenza artificiale, che si affiancano alle tecnologie per l’efficientamento dei processi produttivi come la robotica. I guadagni di produttività, sia di produttività del lavoro che di produttività totale dei fattori, sono particolarmente intensi per le imprese di dimensioni minori, che intraprendono le prime fasi del percorso 4.0.Margini e redditività delle imprese, per quanto in ridimensionamento dai picchi del triennio 2021-23, che hanno interessato tutte le classi dimensionali d’impresa, si manterranno superiori ai livelli del 2019, confermando il buono stato di salute del tessuto imprenditoriale manifatturiero. Secondo le elaborazioni dei bilanci effettivi del 2024, infatti, la quota di imprese con Roi superiore al 10% si è mantenuta molto elevata, pari al 44%, (nettamente superiore al 35% del 2019). Nell’orizzonte al 2027, il MOL in percentuale del fatturato potrà assestarsi su livelli di poco inferiori al 10% e il ROI, che stimiamo all’8,2%, potrà contare su una buona rotazione del capitale investito grazie al ritorno alla crescita del giro d’affari. Tali fattori potranno favorire la ripresa degli investimenti, unitamente al rientro del costo del debito.In questo scenario, le maggiori opportunità di crescita al 2027 si riscontrano per i settori legati alla doppia transizione, iniziando dall’Elettronica, con un fatturato deflazionato in aumento a ritmi del +2,2% medio annuo nel biennio 2026-27; il settore presenta buone prospettive di sviluppo legate alla digitalizzazione e all’intelligenza artificiale, pur risentendo della debolezza che caratterizza il comparto dei semiconduttori. Seguono Meccanica (+2,2%), sostenuta dal riavvio del ciclo degli investimenti in macchinari e attrezzature e dal contributo dei progetti legati al PNRR, e Autoveicoli e moto (+2%). Il settore è atteso recuperare terreno dopo la fase di difficoltà del 2025 (-9%, sempre in termini di fatturato deflazionato), ma continuerà a scontare una difficile transizione all’elettrico, in un contesto di domanda europea poco dinamica e di incertezza in termini di impatto delle nuove politiche tariffarie statunitensi sul funzionamento delle catene del valore automotive. Sopra la media manifatturiera anche l’Elettrotecnica (+1,9%), che proseguirà la sua fase espansiva legata alla transizione digitale ed energetica. Seguono nel ranking due settori caratterizzati da prospettive di domanda interna ed estera più brillante, quali Largo consumo (+1,7%), che include un comparto a forte vocazione all’export come la cosmesi, e Farmaceutica (+1,5%), che si inquadra, tra l’altro, come il settore più dinamico del 2025 (+3%), sostenuto dalla tenuta della domanda europea e dall’anticipazione delle vendite negli Stati Uniti nella prima parte dell’anno, di fronte alla minaccia dei dazi. Il mix più favorevole di domanda interna ed estera impatterà positivamente anche sui produttori di durevoli per la casa, Elettrodomestici (+1%) e Mobili (+0,4%). Gli Stati Uniti continueranno a giocare un ruolo chiave per la domanda di arredi Made in Italy di alta gamma, ma i rischi geopolitici spingeranno verso una maggiore diversificazione delle esportazioni. Nel caso degli Elettrodomestici, si tratta di una risalita da livelli molto deteriorati, sui quali impattano anche le pressioni competitive asiatiche. Si conferma positivo l’oulook per Alimentare e bevande (+0.7%) e una ripresa modesta interesserà anche il Sistema moda (+0,4%), che allo stato attuale risente della debolezza della domanda europea e della crisi di alcune filiere del lusso, con livelli produttivi ancora ben al di sotto del pre-Covid.L’evoluzione dei produttori di beni intermedi rimarrà debole, pur beneficiando della graduale ripartenza del ciclo manifatturiero europeo, scontando la fase di normalizzazione del ciclo delle costruzioni e il permanere di elevate pressioni competitive. Il quadro è eterogeneo, con qualche spunto di maggiore crescita per i Prodotti in metallo (+0,7) e un minor dinamismo per Metallurgia (+0,4%) e Altri intermedi (+0,3%). Chiudono la classifica gli Intermedi chimici (-0,5%) e i Prodotti e materiali da costruzione (-2%), che risentiranno maggiormente della frenata dell’edilizia residenziale, solo in parte compensata dal dinamismo dei progetti di infrastrutturazione del paese sostenuti dal PNRR. 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    Usa, scorte petrolio settimanali salgono di 5,2 milioni di barili

    (Teleborsa) – Nella settimana conclusasi il 31 ottobre 2025, le scorte di petrolio greggio commerciale statunitense (escluse quelle nella Riserva Petrolifera Strategica) sono aumentate di 5,2 milioni di barili rispetto alla settimana precedente, a fronte del precedente calo di 6,8 milioni e dei -2,5 milioni attesi dagli analisti. Con 421,2 milioni di barili, le scorte di petrolio greggio statunitensi sono circa il 4% al di sotto della media quinquennale per questo periodo dell’anno.Le scorte totali di benzina per autotrazione sono diminuite di 4,7 milioni di barili rispetto alla scorsa settimana e sono circa il 5% al ??di sotto della media quinquennale per questo periodo dell’anno. Sia le scorte di benzina finita che quelle di componenti per la miscelazione sono diminuite la scorsa settimana. Le scorte di carburante distillato sono diminuite di 0,6 milioni di barili la scorsa settimana e sono circa il 9% al di sotto della media quinquennale per questo periodo dell’anno. Le scorte di propano/propilene sono aumentate di 0,4 milioni di barili rispetto alla scorsa settimana e sono del 15% al ??di sopra della media quinquennale per questo periodo dell’anno. Le scorte totali di petrolio commerciale sono aumentate di 0,6 milioni di barili la scorsa settimana.I prodotti totali forniti nelle ultime quattro settimane sono stati in media di 20,3 milioni di barili al giorno, in calo dell’1,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Nelle ultime quattro settimane, la fornitura di benzina per autotrazione è stata in media di 8,7 milioni di barili al giorno, in calo del 2,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.I prodotti distillati forniti sono stati in media di 3,8 milioni di barili al giorno nelle ultime quattro settimane, in calo dell’1,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il carburante per aerei fornito è aumentato del 6,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.(Foto: Carlee Dittemore / Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Usa, ISM non manifatturiero ottobre sale oltre le attese a 52,4 punti

    (Teleborsa) – Si rafforza a ottobre il settore terziario americano. Secondo il sondaggio condotto dall’Institute for Supply Management fra i direttori acquisti delle aziende dei servizi, l’ISM non manifatturiero si è portato a 52,4 punti, dai 50,0 punti del mese precedente, risultando anche superiore alle attese del mercato (50,7 punti).Va ricordato che un indice superiore a 50 denota una fase di espansione degli affari e una prevalenza di ottimismo fra i direttori acquisti delle aziende.Guardando alle singole componenti, quella sull’attività aziendale sale a 53,4 punti da 49,9, mentre quella sui nuovi ordini sale a 56,2 punti da 50,4. Quella dell’occupazione sale a 48,2 punti da 47,2. Infine, la componente sui prezzi sale a 70,0 punti da 69,4.(Foto: Angelique Johnson / Pixabay) LEGGI TUTTO

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    Campi Flegrei, BEI approva finanziamento fino a 1,4 miliardi di euro per ricostruzione e messa in sicurezza

    (Teleborsa) – La Banca europea per gli investimenti (BEI) ha approvato un finanziamento fino a 1,4 miliardi di euro a favore della Repubblica Italiana per la ricostruzione e messa in sicurezza degli edifici e delle infrastrutture situati nella zona dei Campi Flegrei, colpiti dagli eventi sismici che interessano l’area dal maggio 2024. La firma del Contratto di Progetto relativo all’intera approvazione della BEI è stata annunciata oggi da Nello Musumeci, ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, e da Gelsomina Vigliotti, vicepresidente della BEI. La firma della prima tranche dell’accordo di finanziamento con il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), che coprirà gli stanziamenti previsti per le annualità2025 e 2026 e quota parte del 2027, è invece attesa entro la fine dell’anno.Il finanziamento, strutturato come prestito quadro, verrà sottoscritto prossimamente con il MEF attraverso due programmi distinti, che prevedono interventi per la ricostruzione e la riduzione del rischio sismico degli edifici residenziali privati, nonché per la ricostruzione e la messa in sicurezza di edifici pubblici e infrastrutture nei Comuni di Napoli, Pozzuoli e Bacoli.Nel dettaglio, fino a 550 milioni di euro potranno essere destinati al comparto privato e fino a 850 milioni di euro al comparto pubblico. L’attuazione degli interventi sarà coordinata dal Dipartimento Casa Italia, responsabile delle misure a supporto del patrimonio abitativo privato, dal Dipartimento della Protezione Civile, responsabile del coordinamento e della pianificazione delle attività di gestione del rischio sismico e vulcanico, e dal Commissario Straordinario per i Campi Flegrei, incaricato di dirigere gli interventi su edifici pubblici e infrastrutture.I lavori, la cui conclusione è prevista entro il 2032, mirano a ridurre la vulnerabilità sismica degli edifici, a riparare i danni già causati dagli eventi più recenti – incluso il terremoto di magnitudo 4,6 del 30 giugno 2025 – e a rafforzare la resilienza degli immobili secondo gli standard internazionali di build-back-better.Oltre a migliorare la sicurezza e la resilienza dell’area metropolitana di Napoli, l’operazione contribuisce a potenziare la gestione del rischio e la capacità di adattamento ai cambiamenti climatici. Grazie al prestito della BEI, il Governo italiano potrà ridurre il costo complessivo degli interventi e mobilitare ulteriori risorse, facendo di questo progetto un modello di riferimento anche per future iniziative in altre aree del Paese soggette a rischio sismico e idrogeologico.L’iniziativa consolida la partnership tra la BEI e la Repubblica Italiana al fine di sostenere la ricostruzione post-sismica, il rafforzamento della sicurezza del territorio, interventi di adattamento climatico e il miglioramento della resilienza contro futuri eventi meteorologici estremi. Tra le operazioni precedenti, si segnalano i 4,75 miliardi di euro approvati dalla BEI a favore della ricostruzione nelle Regioni del Centro Italia colpite dai terremoti del 2016 e 2017, nonché la linea di finanziamento fino a un miliardo di euro destinato alla ricostruzione nell’Isola di Ischia a seguito della del sisma del 2017 e della frana del 2022 che hanno colpito l’isola.”La firma di questo accordo – ha dichiarato Musumeci – rappresenta un altro passo fondamentale per garantire la sicurezza dei cittadini e dimostra l’attenzione, senza precedenti, che il Governo Nazionale presta per l’Area dei Campi Flegrei. Il sostegno della Banca europea per gli investimenti è la conferma della fiducia nelle capacità dell’Italia di affrontare con serietà e visione di lungo periodo le sfide legate al rischio sismico e vulcanico”.”Con questo accordo – ha commentato Vigliotti – la BEI rinnova il proprio impegno al fianco del Governo italiano, non solo per sostenere gli sforzi di ricostruzione post-disastro sismico, ma anche per rafforzare la prevenzione e l’adattamento ai cambiamenti climatici. Dall’Italia Centrale a Ischia, fino ai Campi Flegrei, finanziamo interventi che vanno oltre la semplice riparazione dei danni, contribuendo a rendere i territori più sicuri e resilienti. È una testimonianza concreta di come la finanza europea possa proteggere le comunità e rafforzarne la capacità di affrontare le sfide del futuro”. LEGGI TUTTO

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    Usa, PMI servizi ottobre a 54,8 punti, in rialzo su settembre ma inferiore al preliminare

    (Teleborsa) – L’indice S&P Global US Services PMI Business Activity Index ha registrato un leggero rialzo a ottobre, salendo a 54,8 punti dai 54,2 di settembre, rimanendo al di sopra della soglia critica di 50,0 punti, che fa da spartiacque con tra espansione e contrazione. Il dato risultata tuttavia inferiore ai 55,2 punti della rilevazione preliminare e del consensus.L’indice S&P Global US Composite PMI, che tiene conto della variazione del PMI manifatturiero, è salito a 54,6 punti dai 53,9 di settembre. Anche in questo caso, però, il dato risulta inferiore al preliminare e alle previsioni degli analisti, entrambi a 54,8 punti. Chris Williamson, Chief Business Economist presso S&P Global Market Intelligence, ha commentato: “I dati PMI definitivi di ottobre confermano che l’economia statunitense è entrata nel quarto trimestre con un forte slancio. La crescita dell’ampia economia dei servizi ha accelerato, accompagnata da una migliore performance del settore manifatturiero. Nel complesso, l’attività economica sta crescendo a un ritmo commisurato alla crescita del PIL, che si attesta a un ritmo annualizzato di circa il 2,5%, dopo che un’espansione altrettanto solida è stata segnalata per il terzo trimestre.Sebbene la crescita sia trainata principalmente dai settori dei servizi finanziari e della tecnologia, l’indagine rileva anche segnali di miglioramento della domanda da parte dei consumatori. Tuttavia, vi sono segnali che indicano che l’aumento di nuovi affari avviene a scapito dei fornitori di servizi, costretti ad assorbire la continua e elevata crescita dei prezzi di input per rimanere competitivi. I clienti spesso respingono gli aumenti dei prezzi, soprattutto nei mercati rivolti al consumatore. Sebbene si tratti di buone notizie in termini di inflazione, questa mancanza di potere di determinazione dei prezzi suggerisce una domanda di fondo debole e profitti inferiori.Anche le aspettative delle imprese per l’anno a venire sono diminuite drasticamente e si attestano ora su uno dei livelli più bassi degli ultimi tre anni, poiché i segnali di cautela nella spesa da parte dei clienti sono accompagnati da una maggiore incertezza politica ed economica. Tuttavia, i tassi di interesse più bassi hanno contribuito a compensare alcuni dei cali di fiducia delle imprese, a cui probabilmente si aggiungerà il taglio dei tassi del FOMC di ottobre”.(Foto: Julien Gaud / Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Lottomatica, acquistate 20.000 azioni proprie

    (Teleborsa) – Lottomatica Group, nell’ambito del programma di acquisto di azioni proprie, ha comunicato di aver acquistato, dal 27 al 31 ottobre 2025, complessivamente 20.000 azioni ordinarie al prezzo medio di 21,2039 euro per euro, per un controvalore pari a 424.078,80 euro.A seguito degli acquisti appena comunicati, l’azienda leader in Italia nel settore dei giochi detiene complessivamente 5.066.713 azioni proprie, pari al 2,014% delle azioni ordinarie in circolazione.Intanto, sul listino milanese, si muove al ribasso Lottomatica con i prezzi allineati a 21,46 euro, per una discesa del 2,98%. LEGGI TUTTO

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    Eni, buyback per 50 milioni di euro

    (Teleborsa) – Eni ha comunicato di aver acquistato, nell’ambito del programma di buyback, tra il 27 e il 31 ottobre 2025, complessivamente 3.147.279 azioni proprie (pari allo 0,10% del capitale sociale), al prezzo medio ponderato di 15,8867 euro per azione, per un controvalore pari a 50.000.023,53 euro.A partire dall’avvio il 20 maggio 2025 del programma di buyback, Eni ha acquistato 74.814.202 azioni proprie (pari al 2,38% del capitale sociale) per un controvalore complessivo di 1.080.047.861,05 euro.Considerando le azioni proprie già in portafoglio e gli acquisti effettuati, Eni detiene 166.424.529 azioni proprie pari al 5,29% del capitale sociale.A Milano, intanto, la Società del Cane a sei zampe presenta un andamento invariato rispetto alla vigilia e si attesta a 15,93 euro. LEGGI TUTTO

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    Leonardo risolve rapporto con CFO Alessandra Genco. Arriva Giuseppe Aurilio da Telespazio

    (Teleborsa) – Il Consiglio di Amministrazione di Leonardo, big italiano della difesa, ha preso atto che l’azienda ha raggiunto un accordo per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro in essere con l’attuale Chief Financial Officer Alessandra Genco. L’annuncio è arrivato in occasione della pubblicazione dei risultati al 30 settembre 2025.Nell’ambito dell’accordo è stato stabilito che Genco manterrà il ruolo di CFO, nonché quello di Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari, fino al 10 novembre 2025, restando comunque a disposizione dell’azienda fino al 30 novembre 2025 per garantire il completamento del passaggio di consegne già attivato in relazione alla sua sostituzione.Il Consiglio ha quindi proceduto alla nomina di Giuseppe Aurilio – attuale Chief Operating Officer di Telespazio – come nuovo Chief Financial Officer della società nonché Dirigente Preposto. LEGGI TUTTO