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    Assofrantoi: niente più olio extra vergine di oliva a meno di 11 euro

    (Teleborsa) – “La non sufficiente produzione italiana, il crollo di quella spagnola e l’aumento dei costi di produzione, faranno si che l’olio di oliva extravergine 100% made in Italy non si possa trovare a scaffale a meno di 11,50-12 euro per una confezione da 0,75 litri”. A dirlo è Paolo Mariani, presidente di Assofrantoi-Confagricoltura ad Askanews. Questi prezzi, decisamente più alti della media degli anni passati, potrebbero però “indurre il consumatore a consumare di meno quindi potremmo avere una ulteriore contrazione dei consumi. “D’altra parte, già da alcuni anni si sta verificando una riduzione dei consumi di olio extravergine, visto che siamo passati da 15 litri a persona all’anno a 12 litri”, spiega Mariani, aggiungendo che il settore potrebbe andare incontro a maggiori giacenze.”I prezzi della molitura, per la campagna 2023-24, saranno di 1,20-2 euro a quintale e, insieme ai 4,5-5 euro di costi di produzione, a quelli per imbottigliamento, packaging, trasporti e agli utili della Gdo (che pesa per il 30%), contribuiranno ad arrivare a un prezzo a scaffale pari a circa 12 euro per un olio evo 100% italiano”. “Il settore olivicolo in Italia ha bisogno di un piano olivicolo nazionale, di progetti di filiera, di promozione e di contratti di rete”, dice Mariani, sottolineando che “gli agricoltori piccoli e medi in qualche modo devono essere messi insieme”. Secondo Assofrantoi servono “filiere organizzate che distribuiscano la redditività all’interno della filiera tra agricoltori, trasformatori e imbottigliatori. Serve poi molta promozione e anche la capacità di comunicare la storia dell’olio exravergine italiano”. Il tanto desiderato, citato e mai realizzato piano olivicolo è sempre il convitato di pietra “in Spagna hanno iniziato nel 1970 con i piani olivicoli e noi parliamo ancora oggi della necessità di realizzare un primo piano olivicolo”, conclude Mariani. La produzione di olio di oliva italiano è stimata per il 2023-24 a 290mila tonnellate, +20% sul 2022 e al di sotto delle medie storiche. Un quantitativo che non copre il fabbisogno italiano tra export e consumi interni, che ammonta a circa 600mila tonnellate annue. LEGGI TUTTO

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    Nestlé, crescita vendite sotto le attese nei primi 9 mesi

    (Teleborsa) – Nestlé, colosso svizzero del settore alimentare, ha chiuso i primi nove mesi del 2023 con una crescita organica del 7,8% (inferiore alle attese degli analisti per un +8,1%), con prezzi dell’8,4% e crescita interna reale (RIG) del -0,6%. Le vendite totali sono diminuite dello 0,4% a 68,8 miliardi di franchi, con il cambio che ha diminuito le vendite del 7,4%. Le acquisizioni nette hanno avuto un impatto negativo dello 0,8%.”Il nostro portafoglio diversificato e le nostre offerte differenziate ci hanno aiutato a realizzare una forte crescita organica nei primi nove mesi dell’anno – ha commentato il CEO Mark Schneider – La crescita è stata guidata dai prezzi mentre continuavamo a navigare su livelli di inflazione storici. Il recupero del nostro volume e del nostro mix è in corso. Stiamo vedendo i vantaggi delle nostre iniziative di ottimizzazione del portafoglio e dei crescenti investimenti di marketing dietro i nostri marchi miliardari”.”Questi passi rafforzano la nostra fiducia che la crescita interna reale, la somma di volume e mix, diventerà positiva nella seconda metà dell’anno e diventerà nuovamente il principale motore della crescita in futuro”, ha aggiunto.Confermate le prospettive per l’intero anno 2023: crescita organica delle vendite tra il 7% e l’8% e margine di profitto operativo del trading sottostante tra il 17,0% e il 17,5%; inoltre, prevede che l’utile sottostante per azione in valuta costante aumenterà tra il 6% e il 10%. LEGGI TUTTO

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    Come cresce l’export agroalimentare italiano: la fotografia ISMEA

    (Teleborsa) – Numeri decisamente positivi per l’export agroalimentare italiano che è cresciuto del 7,6% all’anno negli ultimi 10 anni: un incremento medio annuo superiore a quello mondiale, pari al +5,6% nel decennio. E, per l’agroalimentare made in Italy, la quota di mercato è passata dal 2,8% del 2012 al 3,4% nel 2022.È la fotografia scattata dal rapporto sull’Agroalimentare italiano presentato oggi a Roma da Ismea. Il peso dell’export tricolore sulle spedizioni comunitarie si attesta al 10%, al pari di quello spagnolo, più contenuto di quello francese e tedesco. Ma in generale, e presso la quasi totalità dei principali paesi acquirenti, l’Italia ha migliorato il suo posizionamento competitivo. Nel triennio più recente, tra il 2019 e il 2022, le esportazioni agroalimentari italiane sono aumentate del 34%, superando il record di 60 miliardi di euro nel 2022 e, nello stesso periodo, le importazioni sono cresciute del 37%. La bilancia commerciale agroalimentare, aggiunge Ismea, è migliorata nel triennio, con il saldo in attivo nel 2020 e nel 2021; mentre nel 2022 il saldo è tornato in negativo, anche se di poco. Nel confronto con i partner europei, il settore agroalimentare tedesco è quello che mostra il maggior livello d’integrazione commerciale internazionale; la Francia, al contrario, è il paese più orientato al proprio mercato interno (vini a parte). LEGGI TUTTO

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    Commissione UE riduce limiti per nitriti e nitrati come additivi alimentari

    (Teleborsa) – Per garantire che gli alimenti sul mercato dell’UE siano il più sicuri possibile per i consumatori e proteggerli dalle sostanze cancerogene nell’ambito delle azioni previste dal Piano europeo di lotta contro il cancro, la Commissione europea sta fissando nuovi limiti per l’uso di nitriti e nitrati come additivi alimentari. Questi nuovi limiti significativamente ridotti proteggono dai batteri patogeni (ad esempio Listeria, Salmonella, Clostridia), oltre a ridurre l’esposizione alle nitrosammine, alcune delle quali sono cancerogene. Sulla base di una rigorosa valutazione scientifica dell’EFSA, i nuovi limiti sono stati approvati all’unanimità dagli Stati membri la primavera scorsa, si legge in una nota.”I nostri cittadini si aspettano la tranquillità che deriva da alimenti sicuri da mangiare, questa è sempre stata una pietra angolare del mio mandato – ha commentato la Commissaria Stella Kyriakides, responsabile per la Salute e la sicurezza alimentare – Oggi, fissando nuovi limiti per i nitriti e gli additivi nitrati negli alimenti, stiamo facendo un altro passo in questa direzione e realizzando un’altra importante azione nell’ambito del Piano europeo di lotta contro il cancro. Invito ora l’industria alimentare ad attuare rapidamente queste regole basate sulla scienza e, ove possibile, a ridurle ulteriormente per proteggere la salute dei cittadini”.(Foto: Louis Hansel on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    Pnrr, UE: via libera a 910 milioni di aiuti all’Italia per sviluppo agroalimentare

    (Teleborsa) – È stato approvato dalla Commissione europea – ai sensi delle norme dell’Unione in materia di aiuti di Stato – un regime italiano da 910 milioni di euro, finanziato in parte dal dispositivo per la ripresa e la resilienza, per sostenere lo sviluppo agroindustriale. La misura – rileva l’esecutivo Ue in una nota – “contribuisce al conseguimento degli obiettivi della politica agricola comune promuovendo un settore agricolo intelligente, competitivo, resiliente e diversificato”. LEGGI TUTTO

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    BF, assembla approva delega a CdA per aumento di capitale da 300 milioni

    (Teleborsa) – L’assemblea degli azionisti di BF, holding quotata su Euronext Milan e attiva nel settore agroindustriale, ha deliberato di conferire al consiglio di amministrazione delega ad aumentare il capitale sociale a titolo oneroso, in una o più volte, con eventuale articolazione in più tranche e in via scindibile, per un importo massimo complessivo (inclusivo di soprapprezzo) di 300 milioni di euro, mediante emissione di nuove azioni ordinarie, prive dell’indicazione del valore nominale, da offrire in opzione agli aventi diritto; la delega ha validità per un periodo di 5 anni a decorrere dalla data odierna.BF prevede che la delega possa essere esercitata, e l’aumento di capitale possa avere esecuzione, entro la fine del corrente esercizio, subordinatamente alla pubblicazione di un prospetto informativo di offerta e ammissione a quotazione, soggetto all’approvazione della CONSOB.L’assemblea degli azionisti ha anche approvato la proposta formulata dall’azionista Eni Natural Energies (titolare di una partecipazione pari al 5,315% del capitale), nominando Luigi Ciarrocchi alla carica di amministratore, a seguito di cooptazione.(Foto: Joao Marcelo on Unsplash) LEGGI TUTTO

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    “Nuove Tradizioni”, Fini presenta le novità del 2023

    (Teleborsa) – Gruppo Fini – brand di pasta fresca con oltre 110 anni di storia che vanta nel suo pastificio in provincia di Modena una produzione di oltre 4 milioni di chilogrammi annui – annuncia le novità del 2023. “Il nostro obiettivo – spiega Luigi Famulari, Chief Marketing Officer del Gruppo Fini – è di portare nella vita di tutti i giorni il gusto dell’autenticità, che per noi vuol dire fare le cose fedeli all’originale, ricercando ciò che è più genuino e naturale possibile, per offrire il gusto vero e riconoscibile dei migliori ingredienti, secondo l’autentico saper fare emiliano che ci contraddistingue”.Al centro il lancio della nuova linea di pasta fresca ripiena “Nuove Tradizioni” pensata – sottolinea l’azienda in una nota – “per stimolare la curiosità del consumatore a tavola con sette ricette che prendono ispirazione dal patrimonio gastronomico regionale italiano”. LEGGI TUTTO

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    Dieta, prezzi proibitivi: versione light dei prodotti costa il 45% in più

    (Teleborsa) – Al rientro, tra i buoni propositi di molti italiani, ci sono le diete. Ma anche la scelta di mettersi in forma ha i suoi costi a partire dalle visite specialistiche. La prima visita dal nutrizionista costa 97 euro, i controlli 50. Per il dietologo si sale a 155 euro per la prima visita e a 65 per i controlli. Oltre a ciò, come è noto, se si sceglie di seguire una dieta sarà necessario acquistare prodotti specifici, o almeno ipocalorici. Prodotti sempre più diffusi e consumati, i cui prezzi sono schizzati alle stelle soprattutto negli ultimi anni. L’O.N.F. – Osservatorio Nazionale Federconsumatori ha monitorato i prezzi dei prodotti light e di quelli proteici, per coloro che seguono diete low carb, rilevando costi estremamente elevati. Mediamente, su un paniere di 20 prodotti, – rileva l’indagine – la versione light costa il 45% in più rispetto alla versione ordinaria, i prodotti proteici costano, invece, il 164% in più rispetto alla versione normale.Prezzi che riguardano prodotti che si stanno affacciando sempre più al largo consumo e che, non sempre, trovano motivazioni realistiche per un divario così elevato rispetto alla versione classica. Spesso questi prodotti sono confezionati in formati più piccoli, per rendere più accessibile l’acquisto e meno evidente il divario, ma rapportando i prezzi alle medesime quantità la differenza appare evidente.(Foto: Louis Hansel on Unsplash) LEGGI TUTTO