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    Energia, al Consiglio Ue accordo sul pacchetto di misure contro il caro bollette

    (Teleborsa) – Al Consiglio Energia straordinario di Bruxelles i ministri dei Ventisette hanno raggiunto un accordo sul primo pacchetto di misure contro i rincari dei prezzi energetici che la Commissione europea aveva proposto il 14 settembre scorso. L’annuncio è arrivato via Twitter dalla presidenza semestrale di turno ceca del Consiglio Ue. “I ministri hanno raggiunto un accordo politico sulle misure per mitigare i prezzi elevati dell’elettricità: riduzione obbligatoria della domanda di elettricità (5%), tetto ai ricavi di mercato dai produttori di elettricità infra marginali (ossia quella generata da fonti rinnovabili e nucleare, ndr) e contributo di solidarietà dai produttori di combustibili fossili”.In questi ultimi due casi, le risorse raccolte verrebbero redistribuite ai consumatori (famiglie e imprese) più vulnerabili, per compensare i rincari. La discussione tra i ministri continua ora sulle altre proposte, fra le qua sostenuta dall’Italia e altro 14 Stati membri (fra cui Francia, Spagna e Polonia) – avversata dalla Germania – di stabilire un tetto al prezzo generalizzato per tutte le forniture di gas all’Ue, da qualunque provenienza, comprese quelle di gas naturale liquefatto Gnl. La Commissione europea, da parte sua, ha presentato un “non paper” che sostanzialmente boccia il “price cap” generalizzato per il gas come soluzione troppo complicata, contraria alla logica di mercato, suscettibile di far aumentare la domanda, che invece va ridotta, e soprattutto rischiosa per la sicurezza degli approvvigionamenti. I ministri, inoltre, hanno sul tavolo anche una serie di nuove proposte che la Commissione ha prospettato nel suo “non paper”, alcune delle quali non sembrano soddisfare in particolare il fronte favorevole al “price cap” generale sul gas. L’Esecutivo comunitario ha confermato di voler imporre un tetto al prezzo solo per il gas russo importato (che è ormai diventato residuale nell’approvvigionamento dell’Ue, rappresentando oggi il 9% delle importazioni rispetto al 40% dell’anno scorso). In più, la Commissione ha annunciato che elaborerà e lancerà un nuovo indicatore per il mercato del gas, che verrebbe affiancato al Ttf di Amsterdam, e sarebbe dedicato specificamente al Gnl. Un’altra proposta della Commissione, completamente nuova, è quella di imporre un tetto al prezzo del gas usato per generare elettricità. LEGGI TUTTO

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    RAEE professionali, Polimi: “Solo il 5-10% è riciclato correttamente”

    (Teleborsa) – Nel settore dei RAEE professionali solo il 5-10% dell’immesso sul mercato viene raccolto e riciclato dai sistemi ufficiali dei produttori. La gestione di questa tipologia di rifiuti, infatti, è troppo spesso svolta da operatori del libero mercato, ovvero soggetti informali i cui metodi di raccolta, trattamento e recupero degli stessi non sono né tracciati né rendicontati. La naturale conseguenza è l’insorgere di un’organizzazione frammentata con entità di piccole e medie dimensioni dove si nascondono pratiche ai limiti della normativa ed export non controllato. È quanto emerge dallo studio “Quantificazione dei flussi di Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) nel settore delle stampanti professionali” realizzato per Erion Professional da Margherita Pero, Antonio Masi e Margherita Fabbri del Dipartimento di Ingegneria Gestionale del Politecnico di Milano, con la collaborazione di Isabella Capurso dell’area Consulting di Interzero Italy. “L’Unione Europea (D. Lgs. 49/2014) ci chiede un obiettivo di raccolta del 65% tra RAEE domestici e RAEE Professionali, rispetto all’immesso sul mercato nei tre anni precedenti. Registriamo a oggi – spiega Daniela Valterio, presidente di Erion Professional – un gap superiore al 50%. Un divario sul quale il settore dei RAEE professionali deve intervenire, soprattutto perché il tasso di raccolta è tutt’oggi irrilevante rispetto a quello dei rifiuti domestici”. Lo studio ha evidenziato che il fenomeno dei flussi paralleli colpisce particolarmente il settore delle stampanti professionali che, a differenza di altre tipologie di apparecchiature, hanno un primo ciclo di vita relativamente breve (circa 3/4 anni) divenendo poi merce appetibile per mercati terzi. Su 500mila pezzi immessi sul mercato ogni anno (25mila tonnellate), complessivamente ne vengono gestiti in Italia solo il 44% (circa 220mila pezzi), pari a 11mila tonnellate. Di queste però, solo il 5-10% entra nel canale formale, l’unico in grado di operare secondo i principi dell’economia circolare garantendo gli obiettivi di recupero e riciclo e favorendo il re-inserimento delle materie prime seconde in nuovi cicli produttivi. Un altro 44% viene esportato o come RAEE (circa il 7%) o come bene ancora funzionante da destinare al mercato dell’usato (37%), tipicamente in aree del Secondo e Terzo Mondo, sfuggendo così completamente alla tracciatura dei flussi. Un altro 10% (50mila) viene lasciato in magazzino, comportamento riscontrato soprattutto dalle Pubbliche Amministrazioni; infine, il restante 2% viene donato a ONLUS.Dall’analisi emerge inoltre che, tra i principali aspetti critici legati al trattamento a fine vita, ci sono: difficoltà di gestione degli aspetti burocratici (molti step di processo spesso considerati difficoltosi e complessi), gli elevati costi legati alla gestione dello smaltimento e la complessità di recupero dei componenti dovuto al design del prodotto. Per la loro progettazione, infatti, le stampanti richiedono particolari procedure di trattamento. Tali processi hanno implicazioni sia sui costi di stoccaggio, sia di logistica. L’estrazione dei toner, ad esempio, è considerata spesso una pratica onerosa (a causa dei processi di macinazione del rifiuto e della successiva selezione delle materie) e questo potrebbe spingere alcuni a smaltire le macchine in maniera più sommaria ed economica.”È evidente la necessità di un maggiore controllo sui movimenti transfrontalieri di (R)AEE, sia affinché tali flussi – afferma Luciano Teli, direttore generale di Erion Professional – possano concorrere alla contabilità inerente ai target di raccolta imposti dal legislatore, sia allo scopo di intercettare quei movimenti oltre frontiera che sono irregolari e che, di fatto, concorrono al dumping internazionale”. LEGGI TUTTO

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    UK, deficit partite correnti 2° trimestre si riduce a 33,8 miliardi

    (Teleborsa) – Diminuisce a 33,8 miliardi di sterline (5,5% del PIL) il deficit delle partite correnti in Gran Bretagna nel 2° trimestre del 2022, rispetto al disavanzo rivisto di 43,9 miliardi del trimestre precedente. Il dato, comunicato dall’Office for National Statistics del Regno Unito, risulta migliore della stima degli analisti che avevano previsto un rosso di 43,8 miliardi. Il deficit di beni è rimasto a livelli record, aumentando a 61,1 miliardi di sterline nel secondo trimestre 2022. Gli elevati prezzi del carburante continuano a incidere sulle importazioni poiché le importazioni di petrolio e altri combustibili sono salite a 29,2 miliardi di sterline nel secondo trimestre 2022, con un aumento di 4,4 miliardi di sterline rispetto al trimestre precedente. Anche le importazioni record di semilavorati (37,8 miliardi di sterline) e prodotti finiti (71,0 miliardi di sterline) stanno contribuendo a un deficit più ampio rispetto ai trimestri recenti.Anche i livelli di esportazione di merci sono aumentati, raggiungendo un record di 97,9 miliardi di sterline, poiché il commercio di semilavorati e prodotti finiti è aumentato di 8,9 miliardi di sterline rispetto al trimestre precedente. Il commercio di servizi ha rafforzato la sua posizione eccedentaria di 0,5 miliardi di sterline, aumentando a 36,1 miliardi di sterline nel secondo trimestre 2022, poiché le esportazioni sono aumentate a 91,7 miliardi di sterline e le importazioni sono aumentate a 55,6 miliardi di sterline. LEGGI TUTTO

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    UK, PIL 2° trimestre rivisto al rialzo a +0,2% su trimestre

    (Teleborsa) – Rivista al rialzo la stima preliminare per il PIL del Regno Unito del 2° trimestre dell’anno, che segnala una leggera crescita dell’economia britannica.Il dato rivisto e diffuso dall’Office for National Statistics (ONS) evidenzia un aumento del PIL dello 0,2% su trimestre, migliore del -0,1% indicato dalla stima preliminare e atteso dal mercato. Nel trimestre precedente il PIL era salito dello 0,8%.La variazione tendenziale del PIL è stata invece indicata a +4,4%, al di sopra del +2,9% della stima preliminare e del consensus.Le stime dell’ONS mostrano che il PIL del Regno Unito si è contratto di un 11% rivisto al ribasso nel 2020, riflettendo gli effetti delle restrizioni del coronavirus (COVID-19), mentre si stima che il PIL del Regno Unito si sia ora ampliato di un 7,5% rivisto al rialzo nel 2021.Il livello del PIL reale è ora stimato essere inferiore dello 0,2% rispetto al livello pre-coronavirus nel quarto trimestre (da ottobre a dicembre) 2019, rivisto al ribasso rispetto alle stime precedenti dello 0,6%. LEGGI TUTTO

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    Energia, a Draghi non piace la maxi-manovra tedesca: la crisi richiede una risposta europea

    (Teleborsa) – Non è piaciuta al presidente del Consiglio Mario Draghi lo scatto in avanti della Germania sul dossier energia e la decisione di mettere in campo una maxi-manovra da 200 miliardi per sostenere famiglie e imprese tedesche alle prese con il caro-energia. Berlino infatti ha deciso di fissare un price cap interno al prezzo del gas – il sovrapprezzo rispetto al costo di mercato sarà pagato dalle casse dello stato – lasciando in qualche modo dietro i partner europei. Proprio all’unità europea ha fatto riferimento Draghi in una dichiarazione: “La crisi energetica richiede da parte dell’Europa una risposta che permetta di ridurre i costi per famiglie e imprese, di limitare i guadagni eccezionali fatti da produttori e importatori, di evitare pericolose e ingiustificate distorsioni del mercato interno e di tenere ancora una volta unita l’Europa di fronte all’emergenza”.Una posizione condivisa anche dalla leader di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni. “Mi pare che sia una questione che va affrontata tutti insieme”, ha dichiarato ai cronisti uscendo dai suoi uffici alla Camera. Meno dal suo alleato Matteo Salvini. Alla notizia del maxi intervento della Germania per contenere il caro bollette, il segretario leghista ha replicato immediatamente: “Urge intervenire anche in Italia, altrimenti le nostre aziende non potranno più competere e lavorare”.Oggi nel frattempo è in programma a Bruxelles la riunione fra i ministri dell’Energia europei nel Consiglio. “Davanti alle minacce comuni dei nostri tempi, non possiamo dividerci a seconda dello spazio nei nostri bilanci nazionali. Nei prossimi Consigli europei dobbiamo mostrarci compatti, determinati, solidali – proprio come lo siamo stati nel sostenere l’Ucraina”, è il messaggio finale lanciato dal presidente del Consiglio. LEGGI TUTTO

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    Giappone, fiducia consumatori settembre cala a 30,8 punti

    (Teleborsa) – Peggiora il sentiment dei consumatori giapponesi a settembre 2022. Secondo quanto comunicato dall’Istituto di ricerca economica e sociale del Cabinet Office giapponese, l’indice di fiducia si è attestato a 30,8 punti, dai 32,5 di agosto. Al deterioramento dell’indice hanno contribuito le intenzioni di spesa (2,5 punti in meno) assieme alle attese sui redditi (-0,6 punti) e sulla situazione occupazionale (-1,7 punti). L’indice resta al di sotto della soglia di 50 punti, evidenziando la persistenza di un clima negativo fra le famiglie del Sol Levante. LEGGI TUTTO

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    Giappone, vendite dettaglio agosto migliorano a +4,1% a/a

    (Teleborsa) – Crescono più delle attese le vendite al dettaglio in Giappone. Secondo quanto reso noto dal Ministero del Commercio Internazionale e dell’Industria (METI), le vendite ad agosto 2022 sono salite del 4,1% su base annuale dopo il +2,4% di luglio. Le stime degli analisti erano per una crescita del 2,8%.Su base mensile le vendite sono salite dell’1,4% dopo il +0,7% registrato il mese precedente.Quanto alle vendite all’ingrosso, riportano un +9,7% su anno ed un -0,5% su mese. Le vendite totali hanno evidenziato così un incremento dell’8,2% tendenziale e sono scese dello 0,1% su mese. LEGGI TUTTO

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    Cina, PMI ufficiale: attività manifatturiera cresce inaspettatamente a settembre

    (Teleborsa) – L’economia cinese registra risultati in chiaroscuro nel mese di settembre 2022, secondo i dati dei PMI pubblicati oggi da Pechino. Secondo i dati forniti dal National Bureau of Statistics, il PMI manifatturiero è salito a 50,1 punti dai 49,4 del mese precedente e risulta superiore ai 49,6 attesi, tornando sopra la soglia chiave dei 50 punti sotto la quale l’attività si contrae.Tuttavia, le interruzioni legate al COVID hanno continuato a pesare su altre parti dell’economia, con il PMI non manifatturiero cinese che è sceso a 50,6 a settembre da 52,6 del mese precedente. Il PMI composito cinese è sceso a 50,9 a settembre da 51,7 del mese precedente. Risulta invece in modesta decelerazione l’attività manifatturiera in Cina secondo il sondaggio mensile di Caixin/Markit. Il PMI manifatturiero è sceso a settembre a 48,1 punti, dai 49,5 precedenti e attesi. “Le condizioni economiche nel settore manifatturiero cinese sono leggermente peggiorate a settembre, poiché gli sforzi per contenere il COVID-19 hanno pesato sulla performance – si legge nell’analisi – La nuova produzione totale è diminuita per il secondo mese consecutivo, il che ha portato a un nuovo calo della produzione, mentre le imprese hanno anche ridotto l’attività di acquisto e le scorte”.La lettura di Caixin differisce da quella ufficiale per il perimetro delle aziende intervistate. Caixin esamina un focus group più piccolo composto da più imprese private, mentre il sondaggio governativo copre un focus group più ampio e le industrie per lo più di proprietà statale. LEGGI TUTTO