21 Gennaio 2022

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    Caro energia, ANFIA: “Misure insufficienti. Serve intervento strutturale”

    (Teleborsa) – Le misure previste dal decreto Sostegni non soddisfano le associazioni. Dopo le perplessità espresse oggi da Confartigianato e CNA anche Assolombarda e Anfia, l’associazione nazionale filiera industria automobilistica, si aggiungono al coro degli scontenti. “Il testo disponibile al momento in merito alle misure per contrastare l’emergenza energetica a nostro avviso presenta criticità rilevanti nel medio-lungo periodo – afferma Alessandro Spada, presidente di Assolombarda –. Se guardiamo l’immediato, valutiamo certamente positivo l’azzeramento degli oneri di sistema per il primo trimestre 2022 per le utenze con potenza disponibile pari o superiore a 16,5 kW, anche connesse in media e alta/altissima tensione perché coinvolge tutte le imprese. Certamente negativo, invece, il fatto che si tratti di misure relative esclusivamente al breve periodo e all’energia elettrica, senza dunque interventi sul gas che è la componente energetica che ha subito il rincaro più elevato e che rappresenta un vettore energetico ancora importante per il nostro Paese e sul quale riteniamo fondamentale, per esempio, aumentare la capacità di estrazione dei giacimenti nazionali passando dagli attuali 4 Mld di metri cubi per anno ad 8. Purtroppo – ha concluso Spada –, molte delle nostre proposte, sviluppate secondo una logica strutturale con impatti sul breve ma anche sul medio-lungo periodo, non sono state prese in considerazione”.”Dalle prime bozze circolate relative al decreto-legge sostegni, in tema di caro energia, sembra emergere che le misure prese in considerazione dal Governo sono congiunturali e non strutturali: una serie di interventi spot insufficienti a contrastare il rialzo di oltre 6 volte del costo del gas e di oltre 4 di quello dell’energia elettrica, che impediscono alle aziende, nelle prossime settimane, di poter soddisfare gli ordini che, pure, registrano abbondanti anche dall’estero. Occorrono, invece, interventi di forte e immediato impatto come accaduto in Francia e in Germania – sottolinea in una nota Anfia –. Nelle misure del decreto in bozza non troviamo riscontri alle proposte da noi avanzate, riguardanti in particolare: la cessione della produzione nazionale di gas ai settori industriali per 10 anni con anticipazione dei benefici finanziari l’anno 2022; la cessione di energia rinnovabile elettrica consegnata al GSE per un quantitativo di circa 25TWh e trasferita ai settori industriali a rischio chiusura ad un prezzo di 50 euro/Mwh; l’incremento delle agevolazioni per i settori energivori con riferimento alle componenti parafiscali della bolletta elettrica”. La criticità principale delle misure, scrive Anfia, “è la mancanza di un forte impatto immediato che dia modo di lavorare insieme al Governo, nei mesi successivi, ad un piano più strutturale e di lunga durata, ed espone tutta la filiera automotive, a cui gran parte delle aziende ad alta intensità energetica fanno riferimento, un ulteriore enorme fattore di rischio, oltre a quelli già presenti per l’accelerazione della transizione energetica”.”Quest’emergenza rappresenta, e non solo per la nostra filiera, una vera pandemia – commenta Roberto Vavassori, delegato Anfia per l’Energia – vista la gravità per il sistema economico italiano, di cui stiamo celebrando i risultati 2021, che, pure, rischiano di essere vanificati proprio dall’elemento energia. È qualcosa di inaccettabile. Intere filiere industriali hanno un elevato quantitativo di ordini da evadere ma, per via del caro energia, non riescono a decidere se produrre in perdita o fermarsi. Un altro paradosso è che a risultare avvantaggiati dalla situazione sono Paesi, anche europei, nostri concorrenti che non hanno la stessa dipendenza dal gas dell’Italia, che paga, quindi, il suo essere più virtuosa a livello di impatto ambientale. L’intensità e l’immediatezza delle misure abbozzate nel decreto-legge sostegni sono molto diverse da quelle che noi chiediamo di mettere in gioco. Occorre creare una situazione non dissimile da quella della Francia: riformulare il meccanismo di fissazione del prezzo dell’energia facendo giocare le rinnovabili (a presso calmierato a disposizione dell’industria manifatturiera), che oggi non sono considerate. Dal punto di vista della filiera produttiva automotive italiana, questo intervento è quanto mai urgente e indispensabile per varie ragioni: siamo stati fortemente colpiti, nel 2021, da una serie di fattori negativi che hanno determinato una chiusura d’anno a -20% del fatturato; siamo l’unica filiera dell’industria manifatturiera a cui è richiesto, a livello europeo, il raggiungimento di obiettivi ambientali ambiziosissimi in tempi molto rapidi; anche se non tutte le nostre aziende sono energivore, dipendiamo da catene industriali ad alta intensità di energia, che ribaltano i rincari su di noi; siamo di fronte a una decisione importante del Gruppo Stellantis, che non ha mancato di mettere all’indice il costo dell’energia per programmare un ingente investimento in Italia: una gigafactory, che, per definizione, vive di energia. Chiediamo, quindi, di mettere in campo misure che abbiano un impatto immediato nelle prossime settimane, per poi definire rapidamente, nei mesi a venire, quando la tensione si allenterà, delle misure strutturali”. (Foto: © sashkin7 | 123RF) LEGGI TUTTO

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    Commerzbank, nuovi accantonamenti ma prevede risultato netto 2021 in positivo

    (Teleborsa) – Commerzbank, una delle maggiori banche tedesche, ha affermato che la controllata polacca mBank ha effettuato accantonamenti per il quarto trimestre 2021 in merito ai contratti di prestito indicizzati in valuta estera per un importo di 2.006 milioni di PLN (circa 436 milioni di euro). “Il risultato operativo del quarto trimestre di Commerzbank è gravato da un importo corrispondente – si legge in una nota del gruppo bancario tedesco – Tuttavia, Commerzbank prevede un risultato netto positivo per l’esercizio 2021”. La somma aggiuntiva porta gli accantonamenti totali a circa 600 milioni di euro, in un momento in cui il gruppo è impegnato in un piano di ristrutturazione che prevede pesanti tagli alla forza lavoro. LEGGI TUTTO

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    Inflazione, Yellen: atteso sostanziale rallentamento nel prossimo anno

    (Teleborsa) – La segretaria al Tesoro USA Janet Yellen si è detta ottimista sulla ripresa economica degli Stati Uniti, in quanto l’inflazione dovrebbe diminuire nel corso del 2022 e la crescita essere significativa nel lungo termine. “Il mercato del lavoro statunitense è eccezionalmente forte – ha affermato in un discorso all’edizione visuale del World Economic Forum – L’anno scorso sono stati aggiunti oltre 6 milioni di posti di lavoro e il tasso di disoccupazione è di nuovo inferiore al 4%”. Yellen ha ricordato l’alta percentuale di lavoratori che lasciano il lavoro e che, storicamente, quando le dimissioni sono state elevate, “i lavoratori si sono spostati verso i lavori che preferiscono: per salari più alti e migliori condizioni di lavoro”.La componente dell’amministrazione Biden ha riconosciuto che la ripresa dalla pandemia comporta delle sfide. Yellen ha sottolineata che “l’offerta di lavoro deve ancora tornare ai livelli pre-pandemia”, “l’inflazione è una valida preoccupazione politica ed è salita a livelli che non si vedevano dagli anni ’80” e “i colli di bottiglia associati alla catena di approvvigionamento stanno aumentando i costi e frenando la produzione di automobili e altri prodotti chiave”.Sul fronte dell’inflazione, la segretaria al Tesoro USA ha affermato che “è importante notare che i professionisti che fanno previsioni pensano che l’inflazione diminuirà sostanzialmente il prossimo anno”. “Parte di questa visione è probabilmente guidata dall’aspettativa che la Federal Reserve continuerà a tenere conto di queste pressioni mentre adempie al suo duplice mandato – ha aggiunto – E come il Presidente Biden ha sottolineato più volte, l’amministrazione continua a cercare instancabilmente strategie per alleviare queste pressioni attraverso azioni come l’allentamento della congestione nei nostri porti e l’ampliamento dell’offerta di manodopera”. LEGGI TUTTO

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    MEF, in asta fino a 4,75 miliardi di BTP-short e indicizzati

    (Teleborsa) – Il Ministero dell’economia e delle finanze (MEF) ha annunciato l’emissione di BTP Short Term, scadenza 29 novembre 2023 e per un ammontare di 3,25-3,75 miliardi di euro, BTP€i 5 Anni, scadenza 15 maggio 2026, e BTP€i 30 Anni, scadenza 15 settembre 2041. Questi ultimi due titoli di Stato saranno emessi per un ammontare di 750-1.000 milioni di euro. Il Tesoro sottolinea che i due titoli indicizzati vengono emessi per un quantitativo all’interno di un intervallo di offerta congiunto e pertanto l’importo offerto – sia minimo che massimo – è da intendersi come complessivo per i due titoli.I titoli vanno in asta mercoledì 26 gennaio. La data di regolamento è il 28 gennaio. Il meccanismo di collocamento utilizzato sarà quello dell’asta marginale con determinazione discrezionale del prezzo di aggiudicazione e della quantità emessa all’interno dei predetti intervalli di emissione. LEGGI TUTTO

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    Riforma del catasto, Spaziani Testa: “Impostazione fortemente patrimoniale”

    (Teleborsa) – “Il Governo ha messo nero su bianco che la revisione che propone ha il preciso scopo di predisporre un ulteriore aumento della già smodata tassazione sugli immobili. L’Analisi Tecnico-Normativa del Ministero dell’economia e delle finanze, che accompagna il testo del disegno di legge, evidenzia infatti che la revisione ‘è coerente’ con le raccomandazioni della Commissione europea che chiedono all’Italia di ‘compensare’ la riduzione della tassazione sul lavoro con ‘una riforma dei valori catastali’. Il testo presentato conferma questo obiettivo, attraverso un’impostazione fortemente patrimoniale. Di fronte a tutto ciò, il giudizio dell’associazione della proprietà edilizia non può che essere negativo. E i partiti che votassero questo testo dichiarerebbero la loro volontà di aumentare il carico fiscale sugli immobili, prime case incluse”. È quanto afferma il presidente di Confedilizia, Giorgio Spaziani Testa commentando il disegno di legge delega per la revisione del sistema fiscale approvato dal Consiglio dei ministri lo scorso 5 ottobre 2021, – attualmente all’esame della commissione Finanze della Camera – che, all’articolo 7, impegna il Governo ad attuare un’integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati in tutto il territorio nazionale, da rendere disponibile a decorrere dal 1 gennaio 2026 per realizzare, a partire da tale data, una vera e propria riforma. L’obiettivo della riforma è la costituzione di un sistema catastale basato, oltre che su una rendita parametrata ai valori di mercato, anche sul valore patrimoniale del bene, con un adeguamento periodico degli stessi valori. Un tema che ha generato una forte discussione facendo registrare posizioni differenti tra i partiti con il centrodestra che ha chiesto, compatto, lo stralcio dalla delega fiscale della revisione del catasto.Si dice che l’attuale sistema sia basato su estimi che rappresentano valori teorici dei canoni ormai desueti e superati. Qual è la situazione nelle principali città italiane?”La situazione è ovviamente molto diversa da città a città. Ma qualsiasi discorso sulle risultanze catastali – legate al valore o al reddito chesiano – non può prescindere dall’utilizzo che di quei dati vuol farsi. E poiché l’utilizzo è prettamente fiscale, la cosa da dire forte e chiara èche la priorità non è riformare il catasto, né rivedere gli estimi, bensì diminuire, e di molto, la tassazione sugli immobili, specie quella di tipo patrimoniale, rappresentata dall’Imu (e, di fatto, anche dalla Tari). In ogni caso, le rendite catastali, a differenza di quanto viene continuamente sostenuto, non sono affatto ferme, bensì continuamente modificate, da un lato attraverso operazioni di riclassamento che hanno interessato diverse città, dall’altro per singoli immobili in seguito a interventi di ristrutturazione”.Al di là di casi specifici – quali gli immobili attualmente non censiti o che non rispettano la reale destinazione d’uso; i terreni edificabili accatastati come agricoli; gli immobili abusivi – l’eventuale riforma , dal 2026 in poi, comporterà un incremento generalizzato delle tasse sugli immobili? Se sì chi verrà colpito maggiormente? E chi ne beneficerà?”Che cosa accadrà esattamente non lo può dire nessuno, per il semplice motivo che il Governo ha redatto una norma estremamente vaga e generica, che, qualora approvata, lascerebbe all’Agenzia delle entrate, visto che il meccanismo è quello della delega, mano libera per intervenire in qualsiasi direzione. Il dato positivo è che l’intero Centrodestra ha formalmente proposto – attraverso emendamenti sottoscritti congiuntamente dai leader di tutti i gruppi parlamentari interessati – di stralciare la revisione del catasto dalla riforma fiscale. Non può sfuggire il grande significato politico di questo elemento, che conferma l’intenzione di un’amplissima area politica di pretendere il rispetto della volontà espressa dal Parlamento il 30 giugno dello scorso anno, quando escluse il catasto dal documento di indirizzo al Governo per la riforma del fisco”.A suo avviso è necessario, entro i prossimi 5 anni, un intervento sul catasto? Nel caso quale strada, a suo avviso, sarebbe meglio seguire?”Ripeto: la priorità è ridurre la tassazione sugli immobili, a partire da quella costituita dall’Imu, che con i suoi 22 miliardi di euro l’annorappresenta un vero e proprio macigno su risparmi e investimenti di famiglie e imprese”. LEGGI TUTTO

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    Gismondi 1754, ricavi in crescita del 48% nel 2021

    (Teleborsa) – Gismondi 1754 ha riportato un fatturato gestionale consolidato totale pari a 3.996.320 euro nel quarto trimestre del 2021, in aumento del 28,51% rispetto ai 3.109.850 euro del quarto trimestre 2020. Alla crescita del venduto hanno principalmente contribuito il canale Wholesale Europa (+135%) e USA (+186%), evidenzia in una nota la società genovese attiva nella produzione di gioielli di altissima gamma e quotata su Euronext Growth Milan. “Di particolare rilievo – viene sottolineato – le performance del negozio di St. Moritz (+1496%), che mitiga le difficoltà dei negozi di Portofino e Genova, che risentono in questa fase della tipica stagionalità delle location, così come Milano, che ha pagato anche le chiusure forzate del mall in cui è inserito”.Nell’intero anno i ricavi sono stati pari a 9.745.606 euro, in crescita del 48% rispetto ai 6.578.030 euro del 2020. La crescita del 2021 è stata spinta dal canale Wholesale europeo (+1.957.203 euro rispetto al 2020) e dal Wholesale USA (+1.002.769 euro rispetto al 2020). In flessione il Wholesale Medio Oriente, in attesa che ripartano a pieno regime i nuovi ordini. Per quanto riguarda le special sales, il 2021 si è chiuso in crescita del +16%, facendo registrare vendite per 3.952.188 euro. “Siamo di fronte a risultati straordinari, che certificano lo stato di crescita del gruppo e del brand a prescindere dal difficile periodo economico – ha commentato il CEO Massimo Gismondi – Tocchiamo quasi il +50% di crescita anno su anno e vediamo come tutti i canali di vendita hanno performato e contribuito in maniera positiva al raggiungimento di questi dati, segno dell’ottimo lavoro svolto in tutti i segmenti e del riconoscimento da parte dei clienti della qualità e della cura che mettiamo nella creazione di ogni nostro gioiello”. LEGGI TUTTO

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    In rosso Wall Street. Pesante ribasso per il Nasdaq

    (Teleborsa) – Continuano i ribassi sulla borsa americana, con il calo più forte che è ancora quello del Nasdaq, entrato in correzione e su cui pesa il crollo di Netflix, che ieri sera ha deluso gli analisti per quanto riguarda i nuovi abbonati alla fine dello scorso anno e l’outlook per l’inizio del 2022. L’indice, pieno di titoli tecnologici, è sotto pressione da quando i rendimenti dei Treasury sono in netto aumento e sono cresciute le aspettative di una Federal Reserve più aggressiva nel controllo dell’inflazione.Intanto, si muove sotto la parità il Dow Jones, che scende a 34.530 punti, con uno scarto percentuale dello 0,54%, continuando sulla scia ribassista rappresentata da sei cali consecutivi, in essere dal 13 di questo mese; sulla stessa linea, si muove in retromarcia l’S&P-500, che scivola a 4.441 punti. In discesa il Nasdaq 100 (-1,33%); con analoga direzione, negativo l’S&P 100 (-1,06%). Scivolano sul listino americano S&P 500 tutti i settori. Nel listino, le peggiori performance sono quelle dei settori telecomunicazioni (-2,52%), beni di consumo secondari (-1,80%) e materiali (-1,61%).Rimbalza Peloton, che ieri ha perso il 23% dopo che sono state diffuse speculazioni sul fatto che interromperà temporaneamente la produzione dei suoi prodotti a causa del calo della domanda post-pandemia, prese di profitto su Schlumberger, che ha registrato un balzo dei profitti trimestrali grazie alla domanda di servizi petroliferi, e positiva Intel, che ha annunciato un investimento da oltre 20 miliardi di dollari per la costruzione di due nuove fabbriche di chip all’avanguardia in Ohio.Tra i protagonisti del Dow Jones, Nike (+1,33%), McDonald’s (+1,05%), Intel (+0,80%) e Procter & Gamble (+0,55%).I più forti ribassi, invece, si verificano su Walt Disney, che continua la seduta con -5,90%.Vendite a piene mani su Boeing, che soffre un decremento del 3,16%.Pessima performance per Visa, che registra un ribasso del 2,18%.Scivola Cisco Systems, con un netto svantaggio dell’1,69%.Tra i best performers del Nasdaq 100, Xilinx (+3,01%), Nxp Semiconductors N V (+2,24%), Texas Instruments (+2,05%) e Marriott International (+1,79%).Le peggiori performance, invece, si registrano su Netflix, che ottiene -21,11%.Sessione nera per Garmin, che lascia sul tappeto una perdita del 9,04%.In caduta libera Intuitive Surgical, che affonda del 7,49%.Pesante Mattel, che segna una discesa di ben -6,1 punti percentuali. LEGGI TUTTO

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    Dl Sostegni, l'appello delle associazioni: “Basta continue modifiche a Superbonus”

    (Teleborsa) – Le associazioni di categoria si scagliano contro il giro di vite contro le frodi sui bonus in edilizia previsto dal decreto Sostegni ter. Nel testo figurano, infatti, “misure di contrasto alle frodi nel settore delle agevolazioni fiscali ed economiche”. In particolare, la misura riguarda la cessione del credito prevedendo che questo sia cedibile una sola volta “senza facoltà di successiva cessione”. Per i crediti già oggetto di cessione al 7 febbraio è possibile una sola ulteriore cessione. La violazione delle nuove norme determinerà la nullità delle cessione del credito.”Le continue modifiche della disciplina – sottolinea il presidente di Confartigianato, Marco Granelli – creano incertezza sul mercato con l’effetto di bloccare le operazioni, anche quelle che non presentano profili patologici. Inoltre, limitare ad una sola cessione il trasferimento dei crediti potrebbe determinare un rallentamento delle operazioni di acquisto da parte degli operatori finanziari che sono prossimi al raggiungimento della loro capacità di ‘assorbimento’ in compensazione dei crediti stessi”.”L’ennesima modifica alla normativa dei bonus fiscali, contenuta nella bozza di Dl Sostegni-ter, sopprime le ulteriori cessioni dei crediti. Basta con i continui cambiamenti al funzionamento del Superbonus. L’incertezza delle regole, anche con provvedimenti retroattivi, scoraggia il mercato e le imprese più serie – afferma il presidente dell’Ance, Gabriele Buia –. Giusto l’obiettivo di contrastare le frodi ma non si possono colpire continuamente migliaia di cittadini e di imprese corrette impegnate in interventi di riqualificazione energetica e sismica, che ora dovranno necessariamente rivedere le condizioni contrattuali con i proprietari, generando migliaia di contenziosi e un blocco del mercato. Ogni mese ci troviamo di fronte a qualche nuova norma che genera confusione e rischia di fermare i cantieri. Contro le frodi, abbiamo chiesto da tempo regole chiare per evitare speculazioni, come l’introduzione di prezzari di riferimento per tutti i bonus e un sistema di qualificazione delle imprese, visto il recente proliferare di operatori improvvisati. Ma finora, al di là, di qualche buon proposito non si è fatto nulla, mentre in questo modo si colpiscono le imprese serie. Con questa ultima modifica sarà ben difficile per le imprese cedere i crediti e di conseguenza saranno penalizzate proprio le famiglie più bisognose”.Anche la CNA giudica “in modo negativo” l’ennesimo intervento che modifica criteri e procedure dei bonus edilizi. “Le continue modifiche – – sottolinea la CNA – producono disorientamento tra le imprese ed i clienti e rischiano di paralizzare il mercato della riqualificazione edilizia”. “Ci auguriamo che l’ipotesi di una stretta sulla cessione del credito per i bonus edilizi prevista dal Dl Sostegni ter sia destituita di fondamento. Se così non fosse ci troveremmo costretti a prendere atto che il governo ha deciso di rinnegare sé stesso, gettando imprenditori e famiglie nel caos e bloccando un settore trainante per l’intero Paese, come lo è l’edilizia – commenta il presidente di FederlegnoArredo, Claudio Feltrin –. Una decisione davvero incomprensibile, oltre che ingiustificata che renderebbe di fatto inapplicabile l’opzione dello sconto in fattura, da parte di tutti gli imprenditori, grandi e piccoli, i quali, proprio sulla base di quanto deciso con la legge di bilancio di fine anno hanno pianificato investimenti e un piano di lavoro. Chiediamo al governo un immediato chiarimento affinché non venga prevista nessuna modifica all’attuale meccanismo di cessione del credito, tra l’altro, dal governo stesso recentemente deliberato”.Sul fronte energetico, moderatamente positiva, da parte di Confartigianato e CNA, la valutazione sull’intervento da 1,2 miliardi contro il caro bollette per tagliare gli oneri di sistema che gravano sulle piccole imprese con potenza installata superiore a 16,5 kw/H. “Le misure in materia di energia adottate oggi dal Governo con il Dl Sostegni ter vanno nella direzione di attenuare l’impatto del caro-bollette sulle piccole imprese, in continuità con i provvedimenti già assunti nei mesi scorsi. Ma – osserva il presidente di Confartigianato – si tratta di interventi di carattere temporaneo. Il prossimo e irrinunciabile passo da compiere con rapidità consiste nella riforma strutturale della bolletta elettrica, eliminando gli assurdi squilibri che oggi penalizzano i piccoli imprenditori, costretti a pagare il 49% degli oneri generali di sistema per finanziare una serie di agevolazioni tra cui quelle agli energivori”. “È una misura utile ma che non risolve la situazione di allarme provocata dai forti rialzi dei costi energetici” commenta la CNA ribadendo la “necessità di definire misure strutturali per ridefinire le bollette”. LEGGI TUTTO