3 Novembre 2022

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    Moda, Mediobanca: “Ricavi a doppia cifra nel 2022: Europa in accelerazione”

    (Teleborsa) – I grandi gruppi mondiali della moda hanno superato i livelli pre-pandemici già nel 2021 e proseguono la loro crescita anche quest’anno, con ricavi a doppia cifra e il mercato europeo in accelerazione. È quanto emerge dal nuovo report dell’Area Studi Mediobanca sul Sistema Moda Mondo che analizza i dati finanziari delle 78 maggiori multinazionali del settore con ricavi superiori a 1 miliardo di euro. Nel dettaglio, i dati dei primi sei mesi del 2022 hanno segnato per i maggiori player un incremento del giro d’affari del 15%. Il mercato europeo ha spinto di più (+24%) insieme con quello americano (+19%, trainato dagli Usa), mentre l’Asia è stata penalizzata dalle restrizioni legate al Covid-19 (+3%). Nonostante l’attuale scenario macroeconomico, per l’intero 2022 le aspettative restano positive: i primi dati, rilasciati in questi giorni, indicano una crescita media del fatturato del 18% (+15% a cambi costanti) nei primi nove mesi. Le multinazionali della moda sono supportate da fondamentali solidi e stanno incrementando i propri listini (+6% in media nel 2022) in risposta ai rialzi dei costi produttivi nonché alle pressioni valutarie. Già nel 2021 le multinazionali della moda avevano registrato un fatturato complessivo di 497 miliardi di euro (+26% sul 2020, superando dell’8,5% i livelli pre-pandemici), di cui il 57% generato dai player europei e il 33% dai nordamericani. Anche la redditività supera i livelli pre-crisi: l’ebit margin aggregato è al 15,8% dal 9,1% del 2020 e 13,1% del 2019. In rialzo, ma ancora al di sotto dei livelli del 2019, gli investimenti: +20,6% sul 2020 e -5,9% sul 2019. Solo i gruppi asiatici hanno investito con intensità superiore (+22,7% sul 2019), mentre i player europei si fermano al -6% e quelli nordamericani arretrano tre volte tanto (-22,6%). Al contrario, gli acquisti di azioni proprie si sono intensificati superando i livelli pre-pandemici (+31,6% sul 2019), con un’accelerazione per i gruppi europei quasi doppia rispetto a quelli nordamericani (51,7% vs 26,8%) cui, però, è attribuibile il 71% degli acquisti complessivi. La distribuzione di dividendi resta allineata ai livelli pre-crisi, con l’eccezione dei player europei che hanno remunerato gli azionisti in misura lievemente maggiore (+3,3%). Sul fronte patrimoniale, le multinazionali della moda si distinguono per una struttura finanziaria più solida rispetto alla media della grande manifattura (debiti finanziari sul capitale netto al 68,3% vs 88%), con i gruppi europei più capitalizzati di quelli Usa (59,7% vs 106,9%). Anche nel 2021 il colosso francese Lvmh, che annovera tra i suoi marchi Dior, Bulgari, Fendi e Loro Piana, si conferma al primo posto per ricavi tra i colossi mondiali della moda, con 64,2 miliardi. Seguono Nike (41,2 mld), Inditex (27,7 mld) che controlla Zara, Adidas (21,2 mld), EssilorLuxottica (19,8 mld), H&M (19,4 mld) e Richemont (19,1 mld). Prima tra gli italiani Prada (3,4 mld), al 33esimo posto in classifica, seguita da Calzedonia Holding (46esima posizione), Moncler (52esima) e Giorgio Armani (54esima). Fra i 35 gruppi europei della moda, l’Italia con le sue nove big è il paese più rappresentato a livello numerico, ma è la Francia, con una quota del 40% del fatturato aggregato, ad aggiudicarsi il primato per giro d’affari davanti a Germania (12%) e Regno Unito (11%), con l’Italia al 6%. L’incremento dei ricavi nel 2021, rispetto ai livelli pre-pandemici, vede primeggiare la britannica Farfetch (+90,5%) davanti alla statunitense Crocs (+87,9%). Farftech, fondata nel 2007, è anche la società più giovane, seguita dalle connazionali Boohoo (2006) e Asos (2000) e dalla stessa Crocs (1999). Hermès si conferma al primo posto sul fronte della redditività, con un ebit margin al 40,1%, davanti a Chanel (35,3%) e Lvmh (31,7% al netto della divisione selective retailing). Seguono Crocs (29,6%), Kering (28,4%) e Moncler (28,3%), prima italiana in classifica. L’impegno green della moda è guidato dai gruppi europei, più “sostenibili” di quelli a stelle e strisce. In generale, le multinazionali della moda si impegnano sempre più con incisività per un futuro più sostenibile e per la salvaguardia dell’ambiente. Mediamente diminuiscono le emissioni di CO2 (da 1.654 tonnellate di CO2 per un milione di fatturato nel 2020 a 1.194 nel 2021; -28%) e i rifiuti prodotti (da 2,9 tonnellate per un milione di fatturato nel 2020 a 2,4 nel 2021; -17%), mentre aumenta il ricorso alle fonti rinnovabili (dal 51,3% nel 2020 al 59,3% nel 2021) e la quota di rifiuti riciclati (dal 67,1% nel 2020 al 70,4% nel 2021). In controtendenza, e unico aspetto critico, l’incremento dei consumi idrici (da 328 m3 di acqua consumata per un milione di fatturato nel 2020 a 346 nel 2021; +5%), essenzialmente per i gruppi statunitensi (+12%) mentre quelli europei li hanno diminuiti (-11%).I big mondiali della moda hanno occupato quasi 2,2 milioni di persone nel 2021, in ridimensionamento dell’1,4% sul 2019 (+3,4% per i gruppi europei e -8,1% per quelli statunitensi). Di contro, sono aumentati i dipendenti nel paese di origine della casa madre (+52%) la cui quota sulla forza lavoro complessiva è salita al 38% nel 2021 (dal 31% nel 2019), a conferma delle recenti evidenze di integrazione verticale per rafforzare il controllo sulla filiera di prossimità, aspetto di particolare rilevanza nell’attuale contesto macroeconomico. Il 39% della forza lavoro delle multinazionali della moda ha mediamente meno di 30 anni: la maggiore concentrazione di occupati giovani è nelle statunitensi (55%), le europee si fermano al 37% e le italiane si collocano sotto la media continentale (32%). Il ricorso al part-time è più intenso nei gruppi Usa (50%) rispetto a quelli europei (22%), con le società italiane che registrano il valore più basso (8%) insieme alle francesi (9%). I player europei utilizzano più contratti a tempo indeterminato (85%) rispetto agli statunitensi (79%). Dall’analisi della varietà di genere nei board emerge che la presenza femminile cala all’aumentare del livello di responsabilità in azienda: la quota di donne sul totale della forza lavoro è mediamente pari al 64%, ma scende al 44% nei ruoli direttivi e al 33% a livello di CdA. I gruppi statunitensi hanno più consiglieri donna (38%) rispetto a quelli europei (33%). Ampiamente sopra la media europea si collocano i player francesi i cui cda sono composti per la metà da donne; i gruppi tedeschi si fermano al 29% e quelli italiani al 28%. Le meno rappresentate sono le donne giapponesi: solo una ogni dieci consiglieri. Le aziende cinesi fanno invece più ricorso alla forza lavoro femminile: il 76% del totale dipendenti è donna. Relativamente alla supply chain, i fornitori dei maggiori player mondiali della moda sono localizzati per il 62% in Asia, per il 29% in Europa e per il 7% nelle Americhe, con punte di oltre il 90% in Asia per il fast fashion e le calzature sportive. Il ricorso a fornitori asiatici è più marcato per i gruppi nordamericani rispetto a quelli europei (76% vs 44%) che concentrano nel Vecchio Continente oltre la metà dei propri fornitori (52%), seguendo una strategia di prossimità e maggiore qualità. Un segnale dell’eccellenza del Made in Italy è che mediamente oltre un quarto dei fornitori dei gruppi europei della moda ha sede in Italia, con picchi di oltre l’80% nella fascia alta del mercato. LEGGI TUTTO

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    Repubblica Ceca, Banca centrale lascia tassi al 7%

    (Teleborsa) – Il Consiglio di della Banca centrale della Repubblica Ceca ha mantenuto invariati i tassi di interesse al termine della sua riunione odierna. Il repo rate a due settimane rimane al 7%, il discount rate al 6% e il tasso Lombard all’8%. Cinque membri hanno votato a favore di questa decisione e due membri hanno votato per aumentare i tassi di 0,75 punti percentuali.I tassi di interesse “sono a un livello che sta attenuando le pressioni della domanda interna – si legge nello statement – Stanno rallentando la crescita dei prestiti bancari a famiglie e imprese e quindi anche della quantità di denaro nell’economia”.Allo stesso tempo, il board “ha confermato la sua determinazione a continuare a combattere l’inflazione fino a quando non sarà completamente sotto controllo, ovvero stabilizzata sull’obiettivo del 2% – viene aggiunto – Ciò significa che i tassi di interesse rimarranno relativamente alti per qualche tempo”.Nelle nuove stime, l’inflazione raggiungerà circa il 20% entro la fine di quest’anno. Viene prevista una media del 15,8% per l’intero anno (la previsione estiva prevedeva un’inflazione per l’intero anno del 16,5%). Secondo le previsioni, l’inflazione dovrebbe scendere intorno al 2% in un anno e mezzo.La crescita economica rallenterà al 2,2% quest’anno (la previsione estiva per la crescita del PIL quest’anno era del 2,3%). La previsione prevede un calo dell’economia dello 0,7% il prossimo anno (la previsione estiva prevedeva una crescita del PIL dell’1,1%). LEGGI TUTTO

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    Bankitalia, economia in recupero ma resta gap territoriale

    (Teleborsa) – Nella prima metà di quest’anno la ripresa è proseguita in tutte le aree del Paese, i vari shock che hanno colpito l’economia hanno avuto effetti simili fra le diverse macroaree, ma al tempo stesso non vi sono segnali di riduzione dei divari territoriali. E’ quanto rileva la Banca d’Italia nel rapporto “L’economia delle regioni italiane. Dinamiche recenti e aspetti strutturali”, avvertendo che l’inflazione è fortemente salita nel Paese, risentendo principalmente del rincaro dei beni energetici.L’eterogeneità territoriale negli andamenti dell’inflazione si è accentuata nel 2022, con una perdita di potere d’acquisto più marcata nel Nord Est e nelle Isole, prosegue lo studio. Intanto i rincari di energia e materie prime hanno determinato un significativo aumento dei costi di produzione delle imprese. E circa la metà delle aziende industriali del Nord vi ha fatto fronte aumentando i prezzi di vendita. Le imprese dei servizi, invece, hanno più spesso rinegoziato i contratti di fornitura, ridotto i livelli di attività e compresso i margini. Secondo Bankitalia il credito alle aziende del Centro Nord ha accelerato, principalmente per effetto del rafforzamento dei finanziamenti alle imprese medio-grandi. I finanziamenti alle aziende dei dieci comparti a più elevato consumo di energia si sono ampliati in tutte le aree del Paese rispetto a un anno prima. L’aumento è stato più intenso nel Nord Est e al Centro. I rincari, tuttavia, non si sono riflessi sulla capacità di rimborso dei prestiti di queste imprese. Guardando alle famiglie, nel primo semestre di quest’anno i rincari dei beni energetici hanno colpito soprattutto le fasce meno abbienti. Secondo l’istituzione di Via Nazionale la povertà energetica, significativamente più alta nel Sud e nelle Isole, “tenderebbe ad aggravarsi”.Dal report emerge anche che nel 2021 e nella prima metà del 2022 l’occupazione è cresciuta in tutte le macroaree in Italia, grazie all’espansione del lavoro dipendente. Tuttavia nei mesi estivi le posizioni lavorative hanno segnato un rallentamento, soprattutto nel Mezzogiorno, anche in seguito alla forte frenata del comparto edile. Nel frattempo la partecipazione femminile al mercato del lavoro resta bassa, in particolare nel Mezzogiorno, dice Bankitalia. Il divario di genere si accentua tra i genitori di bambini in età prescolare, risentendo di una ripartizione disuguale degli oneri di cura della famiglia. Invece nelle province dove la disponibilità di servizi di assistenza alla prima infanzia è maggiore si osserva anche un più elevato tasso di attività delle madri di bambini piccoli.Quanto alla “pandemia” ha fortemente influenzato le preferenze abitative delle famiglie in Italia, che si che sono orientate verso alloggi più grandi, dotati di spazi esterni e situati in aree connotate da una più bassa densità abitativa. Secondo lo studio, i mutamenti più marcati, nelle regioni settentrionali, si sono associati alla maggiore possibilità di utilizzare forme di lavoro agile. Intanto, nonostante i rialzi nei tassi di interesse l’espansione dei mutui abitativi è rimasta ovunque solida. Mentre in tutte le aree del Paese nei primi sei mesi del 2022 è proseguito il rallentamento dei depositi delle famiglie. Il ricorso al credito al consumo è aumentato. Per i mesi a venire la rimodulazione o il venir meno di alcune misure che hanno sostenuto il settore nei mesi passati, potrebbe essere in parte bilanciato dal forte impulso del Pnrr alle costruzioni su alcuni segmenti, come gli asili nido o le scuole, coinvolgendo le stese aziende che finora avevano beneficiato di altri provvedimenti. LEGGI TUTTO

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    Kolinpharma, prescrizioni mediche in crescita nel terzo trimestre

    (Teleborsa) – Kolinpharma, società operante nel settore nutraceutico e quotata sul mercato Euronext Growth Milan, ha comunicato che nel terzo trimestre del 2022 il numero di prescrizioni mediche è stato pari a 185.122, in aumento del 13,1% rispetto a 163.727 del terzo trimestre del 2021 e in crescita del 16,8% in termini di valori rispetto all’analogo periodo dell’esercizio 2021. Nei primi 9 mesi del 2022 il numero complessivo delle prescrizioni mediche si attesta a 559.868, in crescita del 18,3% rispetto a 473.398 dei primi 9 mesi del 2021.Al 30 settembre 2022 il numero di Informatori Medico Scientifici (IMS) è pari a 80, rispetto a 89 del trimestre precedente che rispetto ai 85 IMS al 30 settembre 2021.”Il terzo trimestre del 2022 si chiude positivamente confermando una crescita a doppia cifra sia per quanto riguarda i valori che per quanto riguarda i volumi delle prescrizioni mediche – ha commentato la presidente Rita Paola Petrelli – Sono proseguite, e proseguono, le attività di sviluppo della Società, sia in ambito prodotto e ricerca scientifica che in ambito commerciale, come anche confermato dal recente accordo sottoscritto con AstaReal AB che ci consentirà di avviare le vendite in Cina, Hong Kong, Macao e Taiwan”. LEGGI TUTTO

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    Biesse, Intesa Sanpaolo lima target price e conferma Buy

    (Teleborsa) – Intesa Sanpaolo ha abbassato a 21 euro per azione (da 22 euro) il target price su Biesse, multinazionale quotata su Euronext STAR Milan e attiva nella tecnologia per la lavorazione di legno, vetro, pietra, metallo e materiali compositi, confermando il giudizio sul titolo a “Buy”.”L’attuale portafoglio ordini dovrebbe garantire una visibilità sulla prima parte del 2023, ma il rallentamento della domanda è ulteriormente accelerato, con l’acquisizione di ordini nel 3T22 in calo del 17,7% a/a – hanno scritto gli analisti – Il management ha confermato una visione prudente e incerta sulla domanda 2023, mentre i costi delle materie prime e dell’energia dovrebbero ancora incidere sulla redditività”.”Gli altri rialzi dei prezzi e le efficienze implementate attraverso il progetto “One Company” dovrebbero mitigare queste tendenze negative”, hanno sottolineato. LEGGI TUTTO

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    Dl Aiuti ter, arriva pacchetto emendamenti Governo

    (Teleborsa) – Depositato in Commissione speciale alla Camera il pacchetto di emendamenti del governo al decreto aiuti ter che dovrebbe approdare in Aula martedì prossimo. Le proposte di modifica riguardano l’estensione della garanzia all’80% sui mutui prima casa per gli under 35 fino a fine anno anche nel caso il cui il tasso del finanziamento sia superiore a quello medio trimestrale pubblicato da Mef. Spazio anche alla proroga al fine 2023 del termine di adesione alla procedura di riversamento del bonus ricerca e sviluppo e al 16 dicembre quello per il pagamento e una misura sui finanziamenti Simest alle imprese nell’ambito del PNRR.Nel pacchetto presentato dal governo anche la norma che fa confluire nel decreto aiuti ter il testo del dl che ha prorogato al 18 novembre gli sconti sulle accise dei carburanti. Non c’è invece la norma sul rinvio a giugno prossimo delle multe per chi non si è vaccinato. LEGGI TUTTO

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    Stellantis: Maserati può essere brand standalone, ma per ora nessuna decisione

    (Teleborsa) – Stellantis non prevede di rendere Maserati un marchio autonomo in tempi brevi. Lo ha detto il CFO del colosso italo-francese nel corse della call con gli analisti che ha seguito la pubblicazione dei conti del terzo trimestre 2022. Per Maserati “siamo concentrati sulla crescita del brand per farlo diventare un brand forte del settore lusso – ha spiegato Richard Palmer – In futuro c’è la possibilità che diventi un asset interessante come standalone: ha un suo network ed è un business molto indipendente. È una possibilità, ma al momento nessuna decisione in questo senso è stata presa e siamo concentrati sull’esecuzione del piano di rilancio”.”Il team di Maserati sta facendo un buon lavoro – ha detto in un altro passaggio – Sono molto positivo sulla capacità di Maserati di fare margini come un marchio di lusso”. “Credo che sia importante mantenere un buon ritmo di lanci di nuove auto e Grecale è il primo passo da questo punto di vista’, ha aggiunto Palmer.Allargando lo sguardo a tutto il gruppo, nato dalla fusione tra PSA e FCA, ha detto che “continua ad avere una forte domanda in Nord America ed Europa, ma se devo dire cosa mi preoccupa di più è l’Europa dal punto di vista macro, perché ha una situazione più difficile”.Sempre analizzando le aree geografiche, ha detto: “Vediamo una domanda forte in Nord America, ma ci sono più problemi di chip rispetto all’Europa”. In Europa invece “la situazione macro è più difficile, ma registriamo una buona domanda. La situazione dei chip è migliorata. La produzione è aumentata del +26% nel trimestre, ma non si è tradotta tutta in un aumento delle consegne che sono cresciute del 14% per problemi di logistica e trasporto”. LEGGI TUTTO

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    AIEA: “Nessuna prova di bomba sporca in centrali ucraine”

    (Teleborsa) – Gli ispettori nucleari non hanno trovato prove di “attività nucleari non dichiarate” in tre centrali in Ucraina. Lo ha affermato l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea), citata da Sky News.L’Ucraina, infatti, ha chiesto agli ispettori di visitare le sue centrali nucleari per smentire le affermazioni della Russia secondo cui Kiev intende utilizzare una “bomba sporca”. “La nostra valutazione tecnica e scientifica dei risultati che abbiamo finora è che non c’è alcun segno di attività e materiali nucleari non dichiarati in queste tre località”, ha affermato l’Aiea, aggiungendo che saranno analizzati campioni ambientali prelevati.Citato da Tass, il segretario del Consiglio di sicurezza russo Nikolaj Patrushev oggi aveva accusato Kiev preparare una ‘bomba sporca’ non senza la partecipazione dell’Occidente, mettendo in guardia sul rischio che la situazione si trasformi in un disastro se non verrà fermata.Nel frattempo, il ministero degli Esteri russo ha presentato all’ambasciatrice britannica a Mosca una “decisa protesta”, accusando Londra di addestrare forze ucraine a scopo di sabotaggio nel Mar Nero e nel Mar d’Azov. Lo riferisce l’agenzia Tass. “Siamo in possesso di informazioni che la Marina britannica ha fornito alla parte ucraina droni sottomarini”.Secondo Mosca, azioni britanniche quali l’addestramento di militari ucraini a scopo di sabotaggio in mare, portano “la minaccia di una escalation della situazione e possono provocare conseguenze imprevedibili e pericolose”. “Tutta la responsabilità delle conseguenze dannose” che potranno derivarne “ricadrà interamente sulla parte britannica”. LEGGI TUTTO