More stories

  • in

    Bunge, fusione con Viterra da 18 miliardi di dollari (incluso debito)

    (Teleborsa) – Bunge, colosso del mondo agroalimentare che si occupa di supply chain, ha stipulato un accordo definitivo con Viterra, specialista nella movimentazione dei cereali, per fondersi con Viterra in una transazione azionaria e in contanti. La fusione di Bunge e Viterra creerà “un’azienda agroalimentare globale innovativa ben posizionata per soddisfare le esigenze di mercati sempre più complessi e servire meglio gli agricoltori e i clienti finali”, si legge in una nota.In base ai termini dell’accordo, approvato all’unanimità dai CdA di Bunge e Viterra, gli azionisti di Viterra riceveranno circa 65,6 milioni di azioni Bunge, per un valore complessivo di circa 6,2 miliardi di dollari e circa 2 miliardi di dollari in contanti, che rappresentano un mix di corrispettivi di circa il 75% di azioni Bunge e il 25% di contanti.Come parte della transazione, Bunge assumerà 9,8 miliardi di dollari di debito Viterra, che è associato a circa 9 miliardi di dollari di scorte altamente liquide facilmente negoziabili.Inoltre, Bunge prevede di riacquistare 2 miliardi di dollari di azioni Bunge per migliorare l’accrescimento dell’EPS rettificato. Gli azionisti di Viterra deterranno il 30% della società combinata su base completamente diluita alla chiusura della transazione e circa il 33% dopo il completamento del piano di riacquisto. LEGGI TUTTO

  • in

    Agroalimentare: “Graduale rallentamento della crescita dei prezzi agricoli”

    (Teleborsa) – Il primo trimestre del 2023, fa registrare una sostanziale stabilità del valore aggiunto agricolo, dopo il calo registrato nell’ultimo scorcio del 2022, ma le prospettive future risultano pesantemente condizionate dal decorso meteoclimatico che ha avuto la sua espressione più dannosa negli eventi calamitosi che hanno colpito ampie parti dell’Emilia Romagna nel mese di maggio. Secondo le indicazioni che provengono dall’ultimo report Agrimercati di ISMEA appena pubblicato, pur in assenza di una conta ufficiale dei danni, gli impatti sulle diverse produzioni nazionali potrebbero essere elevati, specie in considerazione di lunghi tempi per il ripristino di una situazione di normalità e della concreta possibilità, per alcuni frutteti, che si debba effettuare l’espianto e il reimpianto, che richiederebbe dai 3 ai 5 anni per l’entrata in produzione. Nelle quattro province più colpite dell’Emilia Romagna (Ravenna, Cesena-Forlì, Rimini e Bologna) – si legge nel report – si localizza, sulla scorta dei dati del 2022, oltre la metà della superficie investita a vite da vino regionale ( 4,5% della superficie a vite nazionale), il 64% della superficie regionale investita a frutta fresca (quasi l’8% del totale Italia), il 65% delle superfici regionali a piante da tubero (6% del totale), il 60% della superficie regionale a legumi secchi (4,5% del totale) e oltre un quarto della superficie regionale a ortaggi in pien’aria (3% del totale). Ancora più rilevante l’impatto sui seminativi considerando che la superficie a frumento tenero in queste quattro province rappresenta quasi l’11% del totale nazionale e quella a barbabietola da zucchero il 28% del totale Italia; meno rilevante l’impatto potenziale per mais, orzo e soia.Per quanto riguarda la zootecnia, è soprattutto il settore avicolo che potrebbe subire le maggiori conseguenze, dato che in quelle province si localizza l’80% dei capi della regione, che rappresentano ben il 13% dei capi nazionali. L’alluvione ha colpito pesantemente anche la filiera della carne bovina, dato che nelle province coinvolte sono censiti circa 8mila capi di razza Romagnola che afferiscono al circuito del Vitellone Bianco dell’Appennino Centrale Igp. In definitiva, un’area estesa e particolarmente importante per il settore dalla cui conta dei danni deriverà anche l’impatto più o meno rilevante sulla futura produzione del settore agricolo nazionale.Per quanto attiene invece alle dinamiche nazionali, si conferma nel primo trimestre del 2023 un graduale rallentamento della crescita dei prezzi agricoli (+7% su base annua in base all’indice ISMEA), dopo il + 14% del quarto trimestre 2022 e +21,5% di crescita media registrata nell’interno anno. A sostenere l’incremento delle quotazioni, è il comparto zootecnico a fronte di una lieve flessione di quello delle coltivazioni. Prosegue anche la tendenza all’aumento dei costi a carico delle aziende agricole, seppur in decelerazione rispetto alle dinamiche del 2022. Secondo l’indice ISMEA dei prezzi dei mezzi correnti di produzione il primo trimestre di quest’anno chiude con una crescita +14,3% su base annua, dovuta ancora in buona parte ai listini dei prodotti energetici (+28%), servizi agricoli (+22%) e dei mangimi (+19%).Sul fronte del consumo finale resta ancora elevata l’inflazione nel carrello della spesa degli italiani. Secondo i dati dell’Osservatorio sui consumi alimentari ISMEA – NielsenIQ nel primo trimestre di quest’anno i consumatori hanno speso in alimenti e bevande nel canale domestico circa due miliardi di euro in più (+8,6%) rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, evidenziando una crescita allineata al dato dell’inflazione di marzo rilevato da ISTAT per i prodotti alimentari e le bevande (+8,7%).Sulla scia degli aumenti dei prezzi e di una domanda estera ancora tonica, prosegue la tendenza positiva delle nostre esportazioni agroalimentari (+11,6% su base annua). Tra i prodotti di maggior successo all’estero si confermano paste alimentari, vini, caffè torrefatto, formaggi stagionati e prodotti da forno, per cui il valore dell’export continua a mostrare una dinamica molto positiva, in gran parte dovuta all’aumento dei prezzi, ma anche a volumi in crescita. Nei primi tre mesi del 2023 aumentano anche le importazioni (+12,5% su base annua), contribuendo ad aumentare il deficit della bilancia commerciale del settore.Infine, l’indagine trimestrale sulle opinioni delle aziende agricole e dell’industria agroalimentare del panel Ismea mette in luce un miglioramento della fiducia degli operatori rispetto al quarto trimestre del 2022, un ottimismo rivolto soprattutto all’andamento degli affari nei prossimi 2-3 anni e alle aspettative di produzione future. Tuttavia, resta elevata l’incidenza degli intervistati che dichiara di avere incontrato difficoltà nella gestione aziendale negli ultimi tre mesi a causa degli elevati costi di produzione e delle condizioni meteorologiche avverse. LEGGI TUTTO

  • in

    Fipe, Assobio e Ismea: la ristorazione guarda al biologico

    (Teleborsa) – Di pari passo con il crescente affermarsi del salutismo e della sostenibilità ambientale tra i driver di scelta degli italiani, il biologico trova sempre più spazio anche nei menu dei pubblici esercizi. Lo rivela un’indagine ISMEA realizzata in collaborazione con FIPE e AssoBio e presentata oggi in occasione dell’evento “Il biologico nella ristorazione commerciale”. Nell’ultimo anno, emerge dall’indagine, oltre il 50% dei bar italiani e quasi il 70% dei ristoranti hanno infatti proposto o impiegato nelle loro preparazioni culinarie cibi, bevande e materie prime biologiche, nelle diverse occasioni di consumo, dalla colazione agli aperitivi ai pasti principali, al fine di garantire ai propri clienti una scelta più ampia, servire cibo più salutare e qualificare la propria offerta.L’indagine è stata condotta nei mesi di settembre e ottobre 2022 presso un campione rappresentativo di bar e ristoranti nazionali e ha raccolto oltre 2mila interviste telefoniche. Più nel dettaglio, dei circa 111 mila bar attivi sul territorio italiano, uno su due ha in parte orientato la propria offerta verso referenze ottenute con metodo biologico, con un’incidenza più elevata nei punti vendita ubicati nelle città del Centro e Nord Italia e con un numero di addetti superiore a 6. Mediamente quasi il 20% di alimenti e bevande proposti presso questi esercizi è costituito da prodotti bio, con una rappresentatività maggiore per quanto riguarda la frutta, il latte e il vino. La colazione e l’aperitivo sono stati indicati dagli operatori come le occasioni di consumo più adatte all’inserimento di proposte bio, mentre sul fronte di prezzi, il prodotto biologico viene venduto a quasi il 15% in più rispetto all’omologo convenzionale, a causa dei costi più elevati per l’approvvigionamento.Dal lato ristorazione, i dati sono ancora più confortanti confermando un’elevata penetrazione dei prodotti biologici che trovano impiego presso ben i due terzi degli oltre 157 mila ristoranti attivi sul panorama italiano. Percentuali ancora superiori si rilevano al Centro Italia (oltre il 76%) e nel nord Ovest (69%), con un progressivo aumento dell’incidenza al crescere del numero degli addetti (dal 60% nei ristoranti con un solo addetto all’81% di quelli con un numero superiore a 49 addetti). All’interno di questi esercizi, il bio rappresenta oltre il 30% del valore degli acquisti, con punte del 42% nel caso delle verdure e del 34% dell’olio extravergine di oliva. Anche in questo caso il prodotto bio genera un sovrapprezzo di quasi il 17%, giustificato sempre da un surplus nei costi. Contorni e antipasti sono i piatti in cui la presenza di prodotti biologici riesce ad essere più significativa, ma in linea generale, rivelano i ristoratori intervistati, in quasi tutte le portate il biologico riesce ad essere impiegato nel migliore dei modi. In relazione alle prospettive nel prossimo futuro, oltre l’80% di ristoranti e quasi la totalità dei bar intervistati dichiara di essere intenzionato a confermare l’attuale politica di acquisto di prodotti bio, in termini quantitativi. Tra i primi, tuttavia, il 13,5% potrebbe prendere in considerazione la scelta di diventare un locale esclusivamente biologico, quota che nel caso dei bar si riduce invece al 6%. L’evento, organizzato da FIPE-Confcommercio, ISMEA e AssoBio, ha avuto l’obiettivo di delineare gli scenari nel canale Horeca , per il settore biologico, partendo dai nuovi valori che guidano le scelte di consumo: sostenibilità, ambiente, etica e remunerazione equa lungo la filiera. Ma anche rendere riconoscibile il ruolo fondamentale dell’agricoltura biologica in ambiti di grande attualità come la sicurezza alimentare, la sana alimentazione, la sostenibilità ambientale e il contrasto ai cambiamenti climatici. “La nostra attività di analisi è sempre focalizzata a cogliere le principali tendenze nei consumi alimentari e nella ristorazione – ha dichiarato Luciano Sbraga, direttore del Centro Studi di FIPE-Confcommercio –. L’attenzione alle produzioni biologiche è la testimonianza di come i consumatori oggi siano sempre più consapevoli della necessità di coniugare il proprio benessere e la propria salute con il benessere e la salute del pianeta rispettando il territorio, la stagionalità, la qualità e la sicurezza. Tutti valori promossi da FIPE con il Manifesto della Ristorazione presentato e sottoscritto lo scorso 28 aprile in occasione della Giornata della Ristorazione”.”Siamo molto soddisfatti di questo risultato. Ringraziamo ISMEA per aver investito in questo studio e FIPE per la preziosa collaborazione fornita – ha commentato Roberto Zanoni, presidente AssoBio –. Il lavoro che stiamo presentando, analizza in modo approfondito un settore importante, sia da un punto di vista economico, che culturale e dimostra quanto i consumi biologici si stiano affermando in canali come bar, ristoranti, hotel a testimonianza della sempre maggiore attenzione da parte dei consumatori verso prodotti che salvaguardano ambiente, salute e benessere. Auspichiamo che questa ricerca possa essere aggiornata nel tempo in maniera costante per monitorare un canale di vendita e un mercato in forte espansione”.”ISMEA rileva e analizza da anni le principali dinamiche degli acquisti alimentari domestici degli italiani, con riferimento sia ai prodotti convenzionali sia al segmento del bio – ha commentato Fabio Del Bravo, responsabile della Direzione Servizi per lo Sviluppo Rurale di ISMEA –. Per la prima volta questa indagine qualitativa, resa possibile grazie alla collaborazione con Fipe-Confcommercio, ci ha dato l’opportunità di allargare il nostro sguardo anche al fuori casa, un filone di indagine estremamente interessante, che speriamo di poter approfondire ulteriormente con analisi periodiche. In un contesto che vede un fisiologico rallentamento della crescita dei consumi di alimenti biologici tra le mura domestiche, dopo i tassi di incremento significativi a cui per anni il bio ci aveva abituato, il monitoraggio dell’Horeca, anche su aspetti di natura prettamente qualitativa può fornire, infatti, preziosi elementi per orientare le scelte della politica e della filiera”. LEGGI TUTTO

  • in

    Alluvione: Enpaia sospende versamento contributi per le imprese operanti nei comuni colpiti

    (Teleborsa) – Il Cda della Fondazione Enpaia – Ente Nazionale di Previdenza per gli Addetti e per gli Impiegati in Agricoltura – ha deliberato la sospensione del versamento dei contributi previdenziali degli iscritti a Enpaia (Imprese, Consorzi ed Enti che esercitano attività agricola o attività connesse) che, alla data del 1 Maggio 2023, avevano sede legale o sede operativa nel territorio dei Comuni indicati nell’allegato del decreto legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 23 Maggio 2023.”Un’operazione importante e impegnativa per Enpaia – commenta il presidente della Fondazione Giorgio Piazza – messa in campo con grande senso di responsabilità nei confronti di tutti gli iscritti ed imprenditori, per dare loro un aiuto in questa situazione disastrosa che li ha colpiti e per una rapida ripartenza dei territori devastati dall’alluvione. La Fondazione Enpaia farà tutto quello che è possibile, adattandosi anche alle decisioni che prenderà il Governo”.La sospensione del versamento dei contributi – fa sapere Enpaia – verrà estesa per gli ulteriori Comuni che dovessero essere in futuro individuati dal Legislatore, ma è subordinata al vaglio dei ministeri vigilanti (e si riferisce alle scadenze che ricadono nel periodo dal 1 Maggio al 25 Ottobre 2023). I versamenti già effettuati nel periodo indicato non verranno rimborsati.Il versamento dei contributi potrà essere effettuato, senza applicazione di sanzioni o interessi, in un’unica soluzione entro il 25 Novembre 2023, oppure mediante rateizzazione, fino a un massimo di otto rate mensili di pari importo a decorrere dalla medesima data. La domanda per fruire della rateizzazione dovrà essere presentata entro e non oltre il 31 Luglio 2023.Sono sospese, fino al 25 ottobre, anche nuove azioni legali giudiziali o extragiudiziali, per il recupero dei crediti previdenziali (salvo quelle indifferibili per evitare decadenze e prescrizioni).I termini di pagamento, con scadenza nel periodo di sospensione (1/5/23 – 25/10/23) dei piani di rateizzazione in atto sono posticipati alla fine di tale periodo, con slittamento di tutte le successive rate dei piani di rateizzazione. La sospensione dei pagamenti non impedisce il rilascio del certificato di regolarità contributiva. LEGGI TUTTO

  • in

    Vino, in Irlanda è legge etichetta con rischi per salute. Italia non ci sta

    (Teleborsa) – L’Irlanda adotterà un’etichetta per vino, birra e liquori con avvertenze come “il consumo di alcol provoca malattie del fegato” e “alcol e tumori mortali sono direttamente collegati”. La norma è stata notificata a giugno da Dublino a Bruxelles, che – con il periodo di moratoria che è scaduto a fine dicembre 2022 – ha confermato che le autorità nazionali possono adottare la legge.Il semaforo verde è arrivato nonostante i pareri contrari di Italia, Francia e Spagna e altri sei Stati Ue, che considerano la norma una barriera al mercato interno, e l’annuncio della stessa Commissione di iniziative comuni sull’etichettatura degli alcolici nell’ambito del piano per battere il cancro. Il ministro irlandese della Salute Stephen Donnelly ha dunque convertito in legge il regolamento che prevede l’etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie. Ne dà annuncio il ministero della sanità di Dublino.La legge si applicherà dopo un periodo di transizione di tre anni, dal 22 maggio 2026. “Sono lieto che siamo il primo paese al mondo a compiere questo passo e introdurre un’etichettatura sanitaria completa dei prodotti alcolici – ha dichiarato Donnelly – non vedo l’ora che altri paesi seguano il nostro esempio”. L’etichettata irlandese sugli alcolici ha sollevato le critiche di diversi Stati Ue, tra cui l’Italia, da Stati membri del Wto e dai produttori di bevande alcoliche perché una barriera agli scambi commerciali, “ingiustificata e sproporzionata”.Per Dublino, il forte consumo di alcolici è un’emergenza sanitaria nazionale e giustifica etichette che dovranno contenere: un avvertimento sui danni del consumo di alcol, un monito sul suo legame diretto con tumori mortali, la quantità di alcol in grammi (invece che in percentuale), le calorie, un pittogramma (uguale a quello già in uso) sui rischi per la gravidanza, e un link a un sito web su alcol e salute. Sono diversi i Paesi che si sono opposti alla misura, ritenuta sproporzionata, in scia al timore che possa creare frammentazione nel mercato interno, soprattutto in vista di un confronto a livello Ue in materia. La “preoccupazione”, infatti, è che l’esempio irlandese possa essere seguito da altri Paesi.”L’attacco al vino italiano a cui stiamo assistendo non ha nulla di scientifico, e a confermarlo sono i numeri ufficiali degli istituti di ricerca”. Lo afferma la Società Italiana di Medicina Ambientale (Sima) commentando la legge varata in Irlanda che prevede l’etichettatura degli alcolici con avvertenze sanitarie.”Non si comprende perché ci si concentri sui rischi legati al consumo di vino nascondendo ipocritamente sotto il tappeto le polveri sottili (PM10, PM2.5 e via di seguito) responsabili secondo l’EEA di oltre 400.000 decessi prematuri ogni anno in Europa – osserva il presidente Sima, Alessandro Miani – spiegando che “questo non significa voler sottovalutare il problema dell’alcol”. (Foto: Foto di Hermes Rivera su Unsplash) LEGGI TUTTO

  • in

    Federalimentare Giovani, Auricchio: “L’86,4% degli Italiani ha fiducia nell’industria alimentare”

    (Teleborsa) – “Il primo Rapporto Federalimentare-Censis è stato sviluppato ponendosi l’obiettivo di esplicitare il valore economico e sociale dell’industria alimentare italiana. L’analisi, quindi, non si è limitata a sottolineare la rilevanza dei numeri dell’industria della trasformazione, ma ha analizzato anche altre dimensioni”. È quanto ha dichiarato Guglielmo Auricchio, presidente di Federalimentare Giovani, in merito al primo Rapporto Federalimentare-Censis “Il valore economico e sociale dell’industria alimentare italiana”, presentato alla Camera dei Deputati.”In particolare, – commenta Auricchio – è emerso che l’86,4% degli italiani ha fiducia nell’industria alimentare ed è stata posta l’attenzione sull’interesse del consumatore verso il cibo italiano e sull’affidabilità che egli ripone nei grandi marchi, che hanno accompagnato la popolazione lungo la storia del nostro Paese, portando la tradizione culinaria e alimentare italiana ad affermarsi in tutto il mondo. È importante che questo dialogo dell’industria agroalimentare si sviluppi sempre di più anche con la politica, affinché il buon cibo continui ad essere una delle migliori bandiere della nostra tradizione”. LEGGI TUTTO

  • in

    Infusi, un mercato in grande crescita: 200milioni di euro, +20% sul pre Covid

    (Teleborsa) – In Italia cresce l’interesse e l’apprezzamento del pubblico per gli infusi. Pur essendo tradizionalmente meno diffusi rispetto alle abitudini di consumo soprattutto nei paesi del nord Europa, le bevande infusionali stanno riscuotendo un’attenzione sempre maggiore per gli effetti salutari e il consolidarsi della loro presenza nell’horeca di qualità. Si stima che il mercato nel nostro Paese abbia oltrepassato i 200 milioni di euro, con una crescita del +20% sul periodo pre Covid (Fonte AstraRicerche). La formulazione delle tisane a scopo salutistico resta un primato dell’Italia, grazie al canale professionale delle erboristerie (oltre 4mila) e alla nuova generazione di tecnici erboristi laureati, a cui la norma riserva l’attività di miscelazione estemporanea di piante officinali a scopo salutistico. Alle bevande infusionali è dedicata la Tavola rotonda in programma a Macfrut venerdì 5 maggio, dalle ore 11,15 nell’ambito di Spices&Herbs Global Expo, il Salone delle Spezie erbe officinali e aromatiche.”Il fascino dell’infuso. Abitudini di consumo, fattori qualitativi, tracciabilità della filiera: le leve per lo sviluppo del mercato del più caratteristico prodotto officinale”, questo il titolo dell’incontro che a Macfrut fa incontrare produttori e i principali attori del mercato italiano, alla ricerca di strategie comuni per rispondere nel modo migliore alle attese del consumatore. Moderata da Andrea Primavera, presidente FIPPO (Federazione Italiana Produttori Piante Officinali) e introdotta da Demetrio Benelli, direttore di Erboristeria Domani, la Tavola rotonda si apre con il saluto del sottosegretario di Stato al Ministero dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, Luigi D’Eramo. Intervengono Luca Fasano amministratore delegato Valverbe, Monica Borgogno sensory project manager Mérieux NutriSciences, Ezio Battaglia frate erborista della Antica Farmacia Erboristica Sant’Anna di Genova, Magali Pellissier incaricata Sviluppo e Parternariato Iteipmai, Istituto Tecnico Qualificato del Ministero dell’Agricoltura di Francia e Valentina Scariot, professoressa Associata Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari (DISAFA) dell’Università di Torino.Macfrut, Fiera internazionale dell’ortofrutta, si svolge al Rimini Expo Centre dal 3 al 5 maggio 2023. LEGGI TUTTO

  • in

    UE, Commissione propone nuove norme per commercializzazione alimenti

    (Teleborsa) – La Commissione europea ha proposto di rivedere le norme che riguardano la commercializzazione di una serie di prodotti agroalimentari, quali frutta e verdura, succhi e confetture di frutta, miele, pollame o uova, con l’obiettivo di aiutare i consumatori a operare “scelte informate per una dieta più sana e contribuire a prevenire gli sprechi alimentari”.Tra le proposte, c’è quella che riguarda l’etichettatura di origine, con norme più chiare e obbligatorie per miele, frutta a guscio e frutta secca, banane mature, nonché frutta e verdura rifilate, trasformate e tagliate (come le foglie di insalata confezionate). In caso di miscele, occorrerà riportare sull’etichetta il o i paesi di origine.In tema di sprechi alimentari le revisioni proposte riguardano sia i rifiuti alimentari che quelli di imballaggio. Ad esempio, per gli ortofrutticoli esteticamente meno attraenti (con difetti esterni, ma comunque adatti al consumo locale/diretto) venduti a livello locale e direttamente dai produttori ai consumatori è prevista una deroga dalle norme di commercializzazione.Per confetture e marmellate, il contenuto di frutta sarà portato da 350 a 450 grammi minimi (550 per i prodotti di alta qualità) per chilogrammo di prodotto finito. Con l’aumento del contenuto di frutta, ai consumatori verrebbe offerto un prodotto con meno zuccheri liberi e una quantità di frutta superiore a quella attuale.I succhi di frutta potranno recare la menzione “senza zuccheri aggiunti” per chiarire che, contrariamente ai nettari di frutta, i succhi non possono per definizione contenere zuccheri aggiunti, una caratteristica di cui la maggior parte dei consumatori non è a conoscenza”Le norme di commercializzazione sono la lingua comune tra i consumatori e gli operatori per sapere cosa viene commercializzato e per garantire una concorrenza leale per tutti nell’UE – ha commentato Janusz Wojciechowski, commissario per l’Agricoltura – Così come ogni lingua evolve nel corso del tempo, cambiano anche le esigenze e le abitudini di tutti i protagonisti della filiera alimentare. Vogliamo migliorare la trasparenza dei prodotti venduti ai consumatori e ridurre gli sprechi alimentari, valorizzando nel contempo metodi di produzione ancora più sostenibili e più sani per i produttori”.Alcune proposte sono aperte al riscontro del pubblico per un mese, per poi essere sottoposte all’esame del Parlamento europeo e del Consiglio. LEGGI TUTTO