More stories

  • in

    Automotive, ENEA: nuovi tessuti smart & green da fibra di carbonio riciclato

    (Teleborsa) – Elettronica integrata nei rivestimenti interni delle automobili grazie all’impiego di tessuti hi-tech realizzati con scarti di fibra di carbonio. È uno degli obiettivi del progetto di ricerca industriale Tex-Style che vede la partecipazione, tra gli altri, di Enea e del Centro Ricerche Fiat (CRF) come coordinatore.”Abbiamo messo a punto un innovativo processo che permette di produrre un filato elettricamente conduttivo a base di scarti di fibre di carbonio, in grado di essere integrato in tessuti e circuiti elettronici per sfruttarne le capacità di conduzione elettrica”, spiega Flavio Caretto, ricercatore del laboratorio Enea di Materiali funzionali e tecnologie per applicazioni sostenibili e responsabile del progetto per l’Agenzia.Grazie al filato hi-tech, messo a punto nei laboratori del Centro Ricerche Enea di Brindisi in collaborazione con l’Università di Bergamo, – spiega Enea in una nota – sarà possibile realizzare, ad esempio, un sistema di riscaldamento integrato nei rivestimenti interni di sedili e braccioli oppure cablaggi integrati con l’elettronica esterna per eseguire alcune funzioni, come l’accensione delle luci all’interno dell’autovettura. Per produrre questo tipo di filato, il team di ricercatori ha dovuto riadattare uno dei tradizionali processi di filatura e adeguarlo alla fibra di carbonio da scarto, proveniente principalmente dai settori industriale e aeronautico (oltre 50% di un aereo Boeing 878 è in fibra di carbonio).”Per le sue straordinarie proprietà di resistenza e leggerezza, la richiesta di questa fibra – sottolinea Caretto – è cresciuta a ritmi esponenziali in tutto il mondo. Recenti studi mostrano che la domanda globale di materiali compositi a base di fibra di carbonio è triplicata dal 2010 al 2020 e si prevede di superare le 190 mila tonnellate entro il 2050. Ma un utilizzo di questa portata ha determinato – e continuerà a farlo – una produzione di enormi quantità di rifiuti. Questa situazione ha incoraggiato noi ricercatori e la stessa industria a sviluppare nuove tecnologie per il riciclo delle fibre di carbonio, come dimostra il progetto Tex-Style. Con un duplice vantaggio a livello economico e di impatto ambientale perché si evita l’incenerimento o lo smaltimento in discarica di questo prezioso materiale”. Oltre all’innovativo processo di filatura, i ricercatori Enea hanno testato filati con diverse percentuali di miscelazione di fibre di carbonio e poliestere per ottimizzare la conducibilità elettrica e la lavorabilità. “Un’elevata presenza di fibra di carbonio nel filato garantisce proprietà elettriche superiori ma ne rende più difficile la lavorazione. Pertanto abbiamo dovuto trovare un compresso tra la percentuale di mix di fibre e la qualità dei semilavorati. Le prove che abbiamo condotto in laboratorio ci hanno suggerito che la percentuale di miscelazione che garantisce al filato le migliori proprietà sono il 40% di fibra di carbonio e il 60% di poliestere. Ora il prossimo passo da compiere – conclude Caretto – sarà di quello di trasferire la nostra innovazione dal laboratorio all’industria”.Oltre al settore automotive, grazie a un finanziamento complessivo di circa 10 milioni di euro, gli altri partner del progetto Tex-Style stanno studiando nuovi tessuti intelligenti e multifunzionali, a base di fibre naturali, bioderivate e riciclate, da destinare alla produzione di tessuti tecnici, alla moda e all’arredamento. A partire dalla combinazione di materiali sostenibili e intelligenti, infatti, Tex-Style aprirà la strada per il design di prodotti creativi di alta qualità e a basso impatto ambientale, con un’etichetta distintiva del made in Italy. Il partenariato del progetto si basa sul concetto di filiera che prevede la partecipazione di enti di ricerca (Università di Cagliari e Bologna, Enea , CRdC Nuove Tecnologie per le Attività Produttive Scarl), PMI e grandi imprese; tutte le fasi della catena del valore sono coperte e vanno dal design (Dreamlux, Centro Stile FCA, Let’s – Webearable Solutions Srl) ai materiali (Irplast, Technova), dalla produzione di tessuti smart (Let’s – Webearable Solutions Srl, Dreamlux, Apollo) agli utilizzatori finali per le diverse applicazioni (CRF/FCA, Let’s – Webearable Solutions Srl, Dreamlux), supportati da associazioni nazionali di settore nel campo della moda e dell’arredamento (Cosmob, Next). LEGGI TUTTO

  • in

    CPR: “Cyberattacchi verso l'Ucraina sono aumentati del 196%”

    (Teleborsa) – Gli attacchi verso il governo e il settore militare ucraino sono aumentati drasticamente del 196%, nei primi tre giorni di combattimento. Mentre quelli alle organizzazioni russe sono aumentati del 4%. Le e-mail di phishing in lingua slavo-orientale sono aumentate di 7 volte, di cui un terzo dirette a persone di nazionalità russa, inviate da indirizzi e-mail ucraini. Questi i dati relativi ai cyber-attacchi inerenti al conflitto Russia/Ucraina resi noti dal Check Point Research (CPR), la divisione Threat Intelligence di Check Point Software Technologies, fornitore di soluzioni di cybersecurity a livello globale.CPR avverte anche di e-mail malevoli con l’obiettivo di ingannare le persone che vogliono supportare la popolazione ucraina con delle donazioni. Per quanto riguarda il settore Governo/Militare dell’Ucraina, CPR ha osservato un aumento del 196% degli attacchi informatici nei primi tre giorni di combattimento, rispetto ai primi giorni di febbraio 2022. Lo stesso settore, sia a livello globale che in Russia, non ha riportato un aumento simile.CPR ha assistito ad una crescita significativa, pari a 7 volte, di e-mail di phishing nelle lingue slave orientali (russo/ucraino). Inoltre, un terzo di queste e-mail di phishing dirette a persone di nazionalità russa provengono da indirizzi e-mail ucraini, sia reali che falsi.”L’attività informatica – ha spiegato Lotem Finkelstein, head of Threat Intelligence di Check Point Software – si sta ampliando intorno al conflitto Russia/Ucraina in corso. Stiamo riscontrando un aumento di cyber attacchi da entrambe le parti, con governo e settore militare ucraino che risultano essere i più colpiti. È importante capire che l’attuale guerra ha anche una dimensione cyber, nella quale gli utenti stanno scegliendo da che parte stare, sin dal dark web fino ai social media. Esperti, criminali informatici, ricercatori white hat o anche aziende tecnologiche si stanno schierando, incoraggiati ad agire in nome delle proprie scelte. Vogliamo mettere in guardia, da e-mail malevoli, tutte le persone che cercano di inviare donazioni all’Ucraina. Controllate sempre l’indirizzo e-mail del mittente, verificate se è autentico e se ci sono errori di ortografia nel corpo del testo. Continueremo a monitorare su tutti i fronti questa attività informatica riguardante la guerra in corso”.CPR avverte anche di e-mail fraudolente ideate per racimolare denaro, sfruttando questa drammatica situazione. I destinatari vengono attirati con un invito per una donazione destinata a fondi di supporto ucraini falsi. Negli ultimi giorni, in Russia, CPR ha riscontrato una crescita del 4% dei cyber-attacchi per organizzazione, rispetto agli stessi giorni della settimana precedente. In Ucraina, la quantità complessiva di attacchi informatici per organizzazione è aumentata del 2%. LEGGI TUTTO

  • in

    Ricerca, Draghi visita laboratori Gran Sasso: puntare su giovani e donne

    (Teleborsa) – “È stata per me una grande emozione visitare i laboratori sotterranei e osservare da vicino gli esperimenti che vi rendono un punto di riferimento per la comunità scientifica mondiale”.Così il Presidente del Consiglio Mario Draghi in visita ai laboratori Infn del Gran Sasso, ringraziando per la “calorosa accoglienza” e sottolineando, rivolto ai ricercatori: “siete una delle grandi eccellenze del Paese. L’Italia è orgogliosa di voi”. “Quest’anno ricorre il 35esimo anniversario dall’inizio delle attività dei Laboratori del Gran Sasso – prova della lungimiranza degli investimenti in centri di ricerca e infrastrutture scientifiche. La loro realizzazione, su iniziativa dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare – ha aggiunto il premier – ha permesso all’Italia di affermarsi nella fisica delle particelle elementari negli anni in cui emergeva questo campo. Da allora, il Gran Sasso ha contribuito – e continua a contribuire – a molte delle scoperte più rilevanti della nostra epoca nei campi della fisica subnucleare, nucleare e astroparticellare. È un luogo capace di attrarre menti brillanti dall’estero e di valorizzare i nostri talenti”.”Realizzare il pieno potenziale della ricerca vuol dire puntare su chi è stato spesso ai margini di questo mondo: le donne. Per troppo tempo le posizioni di vertice nella ricerca scientifica sono state appannaggio degli uomini”, ha proseguito il Premier per il quale “sono ancora troppo poche le ragazze che scelgono studi scientifici e “solo una su 5 sceglie le cosiddette materie Stem”. Si investirà “oltre 1 miliardo” per potenziarne l’insegnamento”, anche per “superare gli stereotipi di genere” e portare la percentuale “al 35%”.Quindi un messaggio per il presente che guarda al futuro. “La ricerca deve essere al centro della crescita dell’Italia”. Con il Pnrr “investiamo oltre 30 miliardi in istruzione e ricerca”, ha detto Draghi. “La mia visita è servita a capire meglio quale sia il contributo” che si può dare alla ricerca. “Vogliamo sostenervi e agevolare il vostro lavoro, senza ingerenze, almeno nel mio caso. Creare le condizioni economiche e culturali perché possiate progettare e crescere. Facilitare le collaborazioni internazionali, di cui questi Laboratori sono un esempio virtuoso. E promuovere la cultura del merito”.Ad accompagnare il Premier, il premio Nobel per la fisica 2021, il professor Giorgio Parisi che ha sottolineato l’importanza di investire nella ricerca stabile, attraverso programmi che abbiano una continuità temporale. LEGGI TUTTO

  • in

    “Connected Consumer 2030”, Vodafone presenta il futuro della connettività

    (Teleborsa) – Sfruttata nel modo giusto la connettività può aiutare a risolvere una serie di sfide arrivando, entro il 2030, a creare un mondo più pulito, più verde, più sostenibile ed efficiente. Ma per raggiungere questo traguardo le compagnie tecnologiche devono prima prendere atto del fatto che al centro di questa sfida ci sono le persone. Questo il messaggio che emerge dal “Connected Consumer 2030” (CC2030), il nuovo report di Vodafone Smart Tech presentato questa mattina in collaborazione con The Future Laboratory. Il rapporto esplora 5 tendenze chiave che guideranno il futuro della connettività sfidando l’impatto del cambiamento climatico, la riduzione delle risorse naturali e l’invecchiamento della popolazione. Il documento prevede un futuro in cui l’innovazione nella sanità connessa, nelle smart cities, nella sostenibilità e un uso etico delle nuove tecnologie aiuteranno a risolvere sfide epocali e a migliorare la vita di tutti i giorni. Ad esempio, grazie alla “natura connessa”, secondo l’indagine, si potrebbero ridurre di un terzo le emissioni globali, mentre, i dispositivi intelligenti potranno diventare indispensabili nel settore sanitario per rilevare, monitorare e prevenire malattie.La connettività sarà inserita negli alberi, nei prati e persino negli oceani consentendo un monitoraggio costante dell’ambiente. Va in questa direzione la recente partnership di Vodafone con Defra e Forest Research volta a investigare come la tecnologia a “banda stretta” Narrowband-IoT (NB-IoT) può aiutare a monitorare la crescita degli alberi supportando la ricerca sul ruolo degli alberi nel contrasto al cambiamento climatico. Nel futuro presentato dal rapporto di Vodafone ci sono veicoli a guida autonoma, ologrammi pubblicitari, specchi del bagno dotati di sensori in grado di controllare la circolazione sanguigna e di rilevare eventuali anomalie nel colorito, e “smart speakers” in grado di inviare automaticamente una richiesta di prescrizione al medico in caso rilevino suoni come colpi di tosse o starnuti.Nel 2030 inoltre – si legge nel report – “saremo in grado di controllare i nostri wearable col pensiero”. Nel 2030, secondo le stime di Martech Advisor, ci saranno 125 miliardi di dispositivi connessi a livello globale e la nuova realtà connessa ci porterà a interagire quasi 5mila volte al giorno (in media ogni 18 secondi) con un dispositivo intelligente. “Appare dunque evidente – sottolinea l’indagine – che le soluzioni intelligenti facilmente integrabili nella vita delle persone saranno una presenza chiave del prossimo decennio”. In tale scenario, rileva il rapporto, “i dati personali diventeranno una vera e propria valuta che i marchi dovranno pagare oppure offrire in cambio una experience di alto livello”. “Nel corso degli ultimi due anni la connettività è diventata parte della nostra vita quotidiana permettendo alle persone di essere vicine ai propri cari e alle cose per loro più importanti aiutando a risolvere le sfide di tutti i giorni – ha affermato Lutfu Kitapci, managing director Vodafone Smart Tech –. Le evidenze emerse dal Report Connected Consumer 2030 mostrano come il ritmo della trasformazione stia crescendo. Con le nostre soluzioni di connettività noi siamo al centro di tale trasformazione e abbiamo il compito di aiutare governi, imprese e consumatori ad affrontare le più grandi sfide della società”.”Ci attende un decennio di cambiamenti esponenziali. La connettività – ha spiegato Chris Sanderson, co-founder The Future Laboratory –. La connettività rappresenta la chiave di questa trasformazione e costituisce l’elemento in grado di mostrarci cosa la società è in grado di fare. La tecnologia non trasforma la società, la società trasforma sé stessa usando la tecnologia”. ùValentina Contini, founder Innovation Lab at Porsche Engineering and report contributor says, “Una volta che i cittadini e le infrastrutture sono connessi tra loro – ha affermato Valentina Contini, founder Innovation Lab at Porsche Engineering – si attiva una visione olistica della geografia e delle persone che vivono in diversi territori. Questa visione creerà esponenziali opportunità per un cambiamento positivo”. LEGGI TUTTO

  • in

    Privacy, Google lancia “Topics” per limitare targeting pubblicitario

    (Teleborsa) – Google lancia un nuovo sistema per proporre pubblicità mirate agli utenti. Dopo le critiche rivolte al piano FLoC (Federated Learning of Cohorts) da parte di attivisti e autorità di regolamentazione della privacy in Europa e negli Stati Uniti per le aperte violazioni della privacy, “Topics” è la nuova proposta ideata dal motore di ricerca per sostituire il sistema basato sui cookies.”Topics – fa sapere Google – si inserisce all’interno dell’iniziativa Privacy Sandbox che ha l’obiettivo di migliorare la privacy web degli utenti e sostenere allo stesso tempo un Web gratuito basato sulla pubblicità”. La principale caratteristica è la possibilità per gli inserzionisti di avere accesso a un numero limitato di argomenti sulle attività svolte dagli utenti sul browser. Topics, consentirà agli inserzionisti web di scegliere come target ampie categorie di utenti, ad esempio quelli interessati al “fitness” o ai “viaggi”, invece di raggrupparli in migliaia di coorti con cronologia di navigazione simile. Gli argomenti vengono conservati solo per tre settimane, dopodiché vengono rimossi automaticamente. Il processo avviene interamente sul dispositivo utilizzato senza coinvolgere server esterni, compresi quelli di Google. Quando una persona visita un sito che utilizza Topics, Topics condividerà con il sito e i suoi partner pubblicitari solo tre argomenti, uno per ognuna delle tre settimane precedenti. Attraverso questo sistema, i browser offriranno alle persone una trasparenza e un controllo significativi sui dati condivisi. Per Chrome in particolare – spiega Google – “stiamo creando dei controlli che consentano agli utenti di visualizzare gli argomenti individuati da Topics e rimuovere quelli che non interessano, oppure disabilitare completamente la funzione”. (Foto: © Ken Wolter/123RF) LEGGI TUTTO

  • in

    Cybersecurity, TWT: +134% di investimenti da parte delle aziende italiane

    (Teleborsa) – Le aziende italiane hanno più che raddoppiato gli investimenti nei servizi di cybersecurity (+134%). L’87% delle imprese italiane, infatti, utilizza servizi di cybersecurity. Il 61% ha iniziato a usarli solo nell’ultimo anno. Il 26%, invece, li utilizzava già da tempo, mentre un’azienda su dieci che attualmente non li usa vorrebbe investire nei servizi in futuro. Con la pandemia anche il panorama degli attacchi informatici ha raggiunto livelli mai visti prima e le aziende ne sono consapevoli e sono corse ai ripari per proteggersi dagli attacchi e dalle minacce provenienti dal web che sono sempre più frequenti e numerose. È quanto emerge dall’indagine sulle sfide del cambiamento tecnologico nelle medie (tra i 50 e i 250 addetti) e grandi (oltre i 250 addetti) aziende italiane svolta da TWT, azienda italiana attiva nel settore delle telecomunicazioni, insieme all’istituto di ricerche demoscopiche Eumetra MR.”La battaglia per il contenimento della minaccia informatica è ormai deflagrata, come gli episodi di cronaca riportano sempre più frequentemente – ha rilevato Emanuele Bergamo, chief IT & Innovation officer di TWT –. La figura dell’hacker ha completato la transizione verso una metodica criminale. È imperativo per ogni C-level del settore condividere il senso di urgenza nel ridurre drasticamente la superficie d’attacco interna ed esterna della propria organizzazione allocando investimenti adeguati. È parte integrante dell’attività di business il prendersene cura”.Sono all’ordine del giorno – rileva il sondaggio – le notizie che riguardano aziende ed enti pubblici vittime di cyber reati e di furto di dati. Il data breach – ovvero la violazione dei dati, intesa come perdita o come impossibilità di accedervi – è una delle sfide e delle preoccupazioni che riguarda le più svariate aziende in termini di settore, dimensioni e fatturato. Le minacce virtuali, inoltre, sono sempre più evolute e sofisticate e colpiscono le imprese che non si sono ancora attrezzate con protezioni adeguate. Lo testimoniano anche i dati in possesso della Polizia Postale secondo cui solo nel 2020 gli attacchi informatici in Italia sono aumentati del 246%. L’aumento dei cyber attacchi è dovuto, in particolare, anche alla diffusione improvvisa e capillare dello smart working in modo poco sicuro e dell’uso di dispositivi personali e reti domestiche che hanno di fatto aumentato le opzioni di attacco a loro disposizione. Nella prima metà del 2021 – secondo l’ultimo rapporto del Viminale sulla criminalità – sono avvenuti 800 reati cyber al giorno: dati da cui emerge come l’Italia sia tra i Paesi più colpiti al mondo.In tale scenario TWT ha voluto indagare chiedendo alle aziende quanto siano a conoscenza dei sistemi di cybersecurity utili a proteggersi dalle minacce degli hacker e quali precauzioni abbiano introdotto. Dalla ricerca realizzata da TWT si percepisce come le aziende italiane siano a conoscenza dell’importanza dell’adottare sistemi di cybersecurity, anche perché la transizione digitale richiede infrastrutture e servizi avanzati e di facile uso. L’indagine mostra come il 90% delle imprese italiane abbia un livello medio-alto di conoscenza delle tematiche della cybersecurity. Sono pochissime (10%) le aziende che affermano di avere una conoscenza bassa. Il tema della cybersecurity, quindi, è tenuto molto presente e desta interesse nella cultura delle medie-grandi imprese italiane che conoscono, quindi, i rischi da evitare e le misure che è necessario adottare per tenere alta la guardia nei confronti di queste minacce. Quasi metà delle aziende intervistate (48%, ma 52% tra le grandi) cambia le password mensilmente. La restante porzione del campione le cambia trimestralmente o semestralmente. Ciò indica l’estrema attenzione delle imprese nel difendersi e non lasciarsi hackerare account personali o cloud di lavoro. In questo senso, il 40% delle aziende organizza corsi di aggiornamento sulla cybersecurity rivolti ai propri dipendenti con una cadenza almeno semestrale e il resto con una cadenza annuale, proprio per responsabilizzare ancor di più i propri addetti.Per sviluppare i servizi di cyber security, le aziende utilizzano per lo più figure esterne (69%), meno di un terzo (31%) utilizza figure interne. In caso di attacco o minaccia al sistema di sicurezza resta il dubbio su quanto sarebbe responsabilità dell’azienda fornitrice dei servizi e quanto dell’impresa. Per il 18% sarebbe totalmente responsabilità di terzi e solo per il 3% sarebbe totalmente responsabilità interna, mentre per la grande maggioranza degli intervistati (79%), occorrerebbe valutare i singoli casi e comunque la responsabilità potrebbe essere di entrambe le parti. Tra i servizi legati alla cyber security la maggior parte delle aziende ha adottato sistemi per la protezione del computer durante la navigazione (91%) come antivirus, antimalware, firewall, e sistemi per la protezione degli accessi a computer e documenti aziendali (88%) come password e autenticazione a due fattori. Meno di frequente (19%), benché largamente conosciuti (dal 65%), vengono impiegati strumenti di monitoraggio intelligente. Mentre, i sistemi di sicurezza dotati di intelligenza artificiale vengono impiegati ancora meno (solo dal 2%, anche qui però con una conoscenza assai diffusa da parte del 69% degli intervistati). Anche questo dato – si legge nel rapporto – dimostra la considerevole prudenza e scrupolosità adoperate anche se con tecnologie non sempre all’altezza della minaccia. Gli hacker e i cyber criminali, spesso, infatti sono più veloci a innovarsi e a usare metodi evoluti per introdursi nei sistemi aziendali di quanto non facciano le imprese come testimoniato dalla bassissima percentuale di quelle che hanno adottato soluzioni dotate di intelligenza artificiale, l’ultima frontiera della sicurezza informatica.In generale – conclude l’indagine – viene dato un giudizio molto positivo dello stato attuale dei servizi di cybersecurity, sia per la sicurezza, sia per l’utilità, sia per la facilità di utilizzo da parte di nove aziende su dieci. Un dato che lascia ben sperare riguardo a una sempre maggiore e capillare adozione di sistemi di cybersecurity, ormai indispensabili da parte delle aziende, avanzati e che siano in grado di prevenire e contrastare anche le più moderne minacce informatiche. LEGGI TUTTO

  • in

    “Gluten safe”, ENEA brevetta glutine detossificato per alimenti adatti a celiaci e intolleranti

    (Teleborsa) – Un processo per produrre glutine “detossificato” adatto ad alimenti per celiaci e intolleranti al glutine con proprietà nutrizionali e organolettiche superiori a quelle dei prodotti gluten free attualmente sul mercato. Lo ha brevettato un team di ricercatori del Laboratorio Biotecnologie dell’Enea grazie al fondo Proof of Concept (PoC) e all’integrazione di competenze che vanno dall’immunologia all’ingegneria proteica e dalle biotecnologie alla biochimica.La proteina “detossificata” – spiega Enea in una nota – viene prodotta utilizzando cellule batteriche o vegetali che, adeguatamente istruite con i metodi della biologia molecolare, diventano delle vere e proprie “biofabbriche”.”Pur restando strutturalmente molto simile a quella naturale, per poterne mantenere le caratteristiche più interessanti durante la panificazione o la produzione di altri prodotti da forno, – sottolinea Selene Baschieri, ricercatrice e inventrice del brevetto insieme ai colleghi Marcello Donini, Chiara Lico, Carla Marusic e Silvia Massa – questa nuova proteina non viene riconosciuta da parte degli anticorpi presenti nel siero dei pazienti celiaci. La nostra invenzione permetterà di realizzare alimenti di nuova generazione definibili come gluten safe che andrebbero ad interessare tutti i soggetti affetti da celiachia, una malattia immuno-mediata che colpisce in Europa circa l’1% della popolazione”.Ad oggi la maggior parte degli alimenti per celiaci vengono formulati utilizzando la farina di cereali che non contengono le proteine del glutine, a cui è però necessario aggiungere additivi per migliorare la consistenza e l’appetibilità del prodotto finito (ad esempio la gomma di guar). Altre metodologie prevedono la rimozione/scomposizione del glutine con metodi chimico-fisici, con risultati che però non garantiscono l’ottenimento di un prodotto del tutto innocuo. LEGGI TUTTO

  • in

    Intelligenza Artificiale, via libera del CdM a Programma Strategico 2022-2024

    (Teleborsa) – Potenziare il sistema di Intelligenza artificiale in Italia. Questo l’obiettivo del Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale (IA) 2022-2024 approvato in Consiglio dei Ministri e frutto del lavoro congiunto del Ministero dell’Universita’ e della Ricerca, del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale. In linea con la Strategia Europea, il Programma delinea ventiquattro politiche da implementare nei prossimi tre anni per potenziare il sistema IA in Italia, attraverso creazione e potenziamento di competenze, ricerca, programmi di sviluppo e applicazioni dell’IA. Queste politiche hanno l’obiettivo di rendere l’Italia un centro sull’intelligenza artificiale competitivo a livello globale, rafforzando la ricerca e incentivando il trasferimento tecnologico. Per rispondere a queste sfide sono state individuate le fonti di investimento europee e nazionali per sostenere ciascuna politica. “Il sistema italiano della ricerca e della formazione e’ pronto a guidare il potenziamento di questo settore – ha dichiarato il ministro dell’Università e della Ricerca Maria Cristina Messa –. La strategia è una straordinaria occasione di crescita competitiva: creiamo le condizioni per i giovani italiani, soprattutto donne, che decidono di investire in corsi di studio e nella ricerca sull’intelligenza artificiale di poterlo fare, ai massimi livelli, rimanendo nel nostro Paese. E stimoliamo scambi e incontri anche con tanti ricercatori provenienti da tutto il mondo”. “Con il Programma Strategico per l’Intelligenza Artificiale puntiamo a colmare il ritardo nello sviluppo e nell’adozione di soluzioni innovative in questo ambito tecnologico, dando nuovo impulso alla transizione digitale del nostro sistema produttivo – ha aggiunto Giancarlo Giorgetti, ministro dello Sviluppo economico –. L’intelligenza Artificiale è lo strumento con cui il nostro Paese nei prossimi anni vuole rafforzare l’interazione tra centri di ricerca e impresa, in modo da creare le premesse per uno sviluppo basato sulla capacità di innovazione”. “La strategia è la base per lanciare programmi e investimenti concreti per rendere l’Italia competitiva a livello internazionale e con un sistema pubblico più efficiente – ha concluso Vittorio Colao, ministro per l’innovazione tecnologica e la transizione digitale –. Prevediamo programmi di accelerazione per le start-up che propongono soluzioni innovative per le PA e iniziative ad hoc per alzare notevolmente la qualità di processi e servizi pubblici e migliorare il rapporto cittadini-Stato. Su questo punto lavoreremo di concerto con il Ministro per la Pubblica Amministrazione utilizzando anche investimenti presenti nel Fondo Innovazione”. LEGGI TUTTO